I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

STORIE IGNOBILI

azz xxxxxx.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

UNA INCOMPRENSIBILE ATTRAZIONE

 

    “L'amore è il desiderio di ottenere l'amicizia di una persona che ci attrae per la sua bellezza e le sue qualità.”

    Cicerone

 

 

La mia è una storia strana, quasi incredibile e impossibile che possa essere accaduta davvero, ma è successa.

Sono un uomo di 43 anni, un assicuratore, felicemente sposato da oltre 15 anni con una bella donna di 40 anni impiegata di banca. Mi chiamo Antonio e mia moglie Luisa e in questo periodo si trova nell'età migliore per una donna, quella del passaggio dall’essere adulta alla maturità femminile del corpo.

Siamo una coppia della piccola-media borghesia italiana, tutte e due cattolici praticanti e molto religiosi, credenti, devoti e osservanti, fedeli l’un all’altro, una coppia di sposi che tiene più ai valori spirituali e interiori della vita, che alle soddisfazioni materiali che questa offre. Sessualmente anche per la mia educazione, non sono mai stato un grande amatore, ma una persona tranquilla nel fare l'amore, abbiamo sempre preso il nostro congiungerci più sotto l’aspetto sentimentale che carnale, quasi come un dovere coniugale reciproco. Lo stesso mia moglie, donna intelligente e mite. Praticavamo il nostro rapporto intimo ogni settimana, il giovedì sera a letto, senza lussuria ma con morigeratezza e rispetto morale. 

Sia io che mia moglie conoscendoci da ragazzini all’oratorio, siamo stati i primi sessualmente l’un l’altro. Lei è stata la prima e unica donna che ho avuto e posseduto carnalmente e io lo stesso per lei. 

Il sesso non è mai stato nelle nostre priorità di vita, ma è sempre venuto dopo la famiglia, il lavoro, il volersi bene e sempre coniugato a una forma di spiritualità interiore.

Non avevamo figli perché non arrivavano, anche se io eiaculavo liberamente in vagina. Nonostante le visite ginecologiche specialistiche e alcune cure ormonali praticate da Luisa i primi anni di matrimonio, i figli non sono arrivati, in compenso gli ormoni che assumeva per stimolare l’ovulazione l'avevano maturata fisicamente, ingrassandola un poco rendendola meno ragazza e più donna procace con il seno prosperoso che non aveva mai avuto prima. 

Accettammo quella situazione così com’era, quando il buon Dio avesse voluto, ci avrebbe fatto dono di un figlio e quindi continuavamo la nostra vita coniugale senza prole, ma con tanto amore tra noi soprattutto affettuoso. Oramai c’eravamo rassegnati e non ci pensavamo più alla genitorialità.

Vivevamo e ci comportavamo secondo la nostra educazione e i precetti cattolici, da coniugi credenti e osservanti.

 

Sia io che mia moglie lavoriamo in due settori e zone diverse di una grande città del nord, distanti tra loro e da casa nostra parecchi chilometri.

Io lavoro nel centro dove ho l'ufficio nella sede centrale, presenzio cinque giorni alla settimana escluso il sabato e la domenica. Nelle pause pranzo come anche mia moglie, non torniamo quasi mai a casa a pranzare se non per qualche motivo di necessità particolare. Anche perché abbiamo solo due ore libere, dalle 13.00 alle 15.00 e visto che anche mia moglie

non stacca dal lavoro per venire a casa, per via del poco tempo e del traffico che troveremmo nell'ora di punta, facciamo tutti e due uno spuntino veloce nei rispettivi bar della zona in cui lavoriamo e ci sentiamo allo smartphone, per poi incontrarci alla sera a casa a cena e raccontarci la giornata.

I nostri svaghi sono la tv, le passeggiate, qualche cena al ristorante e i film.

Sul lavoro, dopo aver pranzato, nell'attesa dell'orario di rientro, faccio sempre un giro nei dintorni, passeggio nei giardini o curioso nelle vetrine.

Quel dopopranzo passeggiando entrai nel bar della stazione dei treni a prendermi un caffè, appena uscito nel grande atrio tra autoparlanti che annunciavano gli arrivi e le partenze dei treni e il camminare veloce della gente, vidi un ragazzino, magro, non molto alto, carino, seppi dopo essere extracomunitario dell'est, rumeno, che vendeva abbigliamento maschile a braccio, pantaloni, camice e giubbotti.

Lo vidi voltarsi verso di me, osservarmi e allargarsi in un sorriso enorme, solare, affettuoso.

Mi colpì quella allegria nei miei confronti, lo guardai e risposi anch'io con un sorriso al suo.

Non so spiegare il perché di quella reazione, mi era venuta spontanea averla, forse perché lui mi sorrideva o forse perché era giovane. Non so!...

Non avevo idea di chi fosse né del perché gli sorridevo, ma come capita a volte…ebbi la sensazione del déjà-vu, che lo conoscessi, come se lo avessi già visto da qualche parte. 

Pensai che seppur non ricordandolo, dovevo conoscerlo per forza visto quel sorriso confidenziale che mi aveva fatto.

Tentai di dare un nome a quel volto, tentai di ricordare e riconoscerlo, di collocarlo in qualche contesto della mente, ma non ci riuscii, quindi lasciai perdere e mi diressi verso l'edicola.

Indugiai un po' sfogliando qualche rivista musicale… e sbirciando le copertine di quelle di gossip.

Acquistai i giornali anche per mia moglie, magazine di moda e sulla casa e mi diressi verso l'uscita e lo rividi fermo al suo posto, all'angolo del grande atrio che mi guardava e sorrideva, facendomi un segno di amicizia con la mano, una specie di saluto.

Mi avvicinai curioso e una volta vicino, lo guardai bene, era giovane, molto giovane, ma anche

molto bello, occhi chiari e capelli scuri.

“Vuoi comprare pantaloni!” Mi disse sorridendo appena fui vicino.

“No grazie! “Risposi guardandolo.

Insistette in un Italiano stentato:” Compra dai…! Sono belli e costano poco!”

Gli ridissi di no e le domandai:” Cosa fai qui!”  

“Vendo capi di abbigliamento a braccio, ai passanti.” Rispose guardandosi attorno:” E devo stare attento alle guardie. Perché non posso vendere, non ho il permesso, se mi vedono mi sequestrano tutto come è già capitato.”

Era un abusivo e le guardie della polizia locale lo controllavano, avendolo già più di una volta sorpreso a vendere e sequestrata la merce.

Iniziammo a parlare:” Mi chiamo Petru.” Disse sorridendo.

“Io Antonio.” Risposi. “Sei solo? Non hai i genitori? “Chiesi

“Qui in Italia no, sono solo, ma in Romania ho i genitori, tre sorelle e un fratello più grandi. Ora

vivo in una stanza da una famiglia di miei connazionali.” Mi informò. Chiacchierando facemmo conoscenza e ci salutammo e lasciammo con lui che insisteva che comprassi qualcosa.

“Dai compra! ...Dai!!” Ripeteva. Ma non acquistai nulla.

In ufficio ci ripensai, mi dispiaceva per lui che fosse costretto a vivere così. “In fondo avrei potuto acquistare qualcosa. Avrei fatto un’opera di bene.” Pensai.

Non so perché ma restai colpito da quel ragazzo, tanto che alla sera a cena ne parlai con Luisa e la informai:

” Sai! Oggi mi è capitato un incontro strano, particolare, con un ragazzo giovane e carino che

vendeva abbigliamento e mi sorrideva.”

“Hai acquistato qualcosa?” Mi domandò portandosi la forchetta con la pietanza in bocca.

“No.…ma lo avrei fatto volentieri, chissà… se lo rincontrerò lo farò.” Risposi.

“Fallo!” Mi esortò lei:” Sarà senz’altro un ragazzo disadattato, uno di quegli extracomunitari che girano per le stazioni bisognoso di aiuto. Se ritieni che lo merita, visto che ti ha colpito tanto, acquistagli qualcosa, è una forma di aiuto indiretto. Magari è un bisognoso.” Affermò.

Il giorno dopo all'ora di pranzo, dopo lo spuntino e aver telefonato a Luisa, uscii e passeggiai, e d'istinto mi diressi subito verso la stazione dei treni, con il desiderio inconscio di rivederlo. Giunto nell'atrio lo notai, era davanti ai sottopassaggi che portano ai binari, tra la confusione della gente che andava e veniva. Lo salutai e ricambiò con uno splendido sorriso, migliore di quello del giorno prima. Mi avvicinai e gli chiesi: 

“Hai pranzato? “ 

“Ho mangiato un panino.” Rispose.

“Vuoi che ti offra qualcosa?” Chiesi.

“No! ...No! ...” Esclamò e riproponendomi di acquistare dei pantaloni. Questa volta non dissi di no, chiesi:” Quanto vuoi?”

“Trenta euro!” Rispose:” Sono di stoffa buona. Guarda! Toccali! Costano 30 euro, ma per te

faccio 20euro.” Disse esortandomi ancora ad acquistarli.

“Ma non so se mi vanno bene. Hai la mia misura, il 48?” Domandai.

Guardò tra quelli che aveva nel borsone di nylon oltre che quelli  incartati sul braccio:

“Questi sono belli, sono 46, ma sono misure grandi vedrai che ti vanno bene.”

Vista la mia faccia dubbiosa perseverò: “Vanno bene! Provali ...provali! …Sono grandi!”

Vista la sua insistenza, mi faceva un po' pena e gli sorrisi:

“Ma dove li provo.” Domandai:” In mezzo alla strada?”

“No! tu vieni!” E mi fece segno la toilette vicina al sottopassaggio.

“Provali là, non c'è nessuno ora.”

Vista l'ora e la confusione di passeggeri che si diradava, mi guardai in giro, non avrei voluto, ma mi prese per il braccio e mi tirò verso la scalinata che conduceva alle toilette.

Inspiegabilmente lo segui, entrammo nella toilette che sembrava la conoscesse bene e mi portò in fondo.

Devo dire che i bagni delle stazioni e dei posti pubblici in generale mi hanno sempre fatto un po’ schifo, ma quel giorno feci un'eccezione. Vidi che i cinque bagni con la porta erano aperti e vuoti, mentre i due orinatoi a muro erano occupati, con un ricambio di gente veloce e incurante di noi.

Mi fece entrare spingendomi dentro un gabinetto ed entrò anche lui, chiudendo la porta dietro.

“Non resti fuori tu?” Chiesi imbarazzato.

“No!... Ti aiuto!” Rispose.

Eravamo nello stretto, ed ero imbarazzato a dovermi cambiare in un gabinetto davanti a un

Ragazzo, ma in un certo modo anche turbato.

“Ma quanti anni hai? Non sei mica minorenne?” Gli domandai vedendolo così giovane.

“No…no! Ho già compiuto 18 anni due mesi fa!” Rispose.

“Ne dimostri meno!” Dissi.

“Si lo dicono tutti!” Ribatté con il suo sorriso dolce:” Ma ce li ho…!”

Aiutandomi prese l'iniziativa, posò il borsone di abiti che aveva sul copri water chiuso, e con mio stupore, con praticità come se lo avesse fatto altre volte, portò le mani sul mio basso addome.

“No.… fermo che fai?” Esclami tenendogliele.

“Ti aiuto!” Rispose. 

“No, faccio io…”  Replicai.

Ma lui non dandomi retta con le mani mi slacciò la cintura, mentre io assurdamente divertito e stupefatto lo lasciavo fare, abbassò i pantaloni e si mise in ginocchio aiutando a togliermi le scarpe e a sfilarmeli dai piedi, appendendoli subito al suo braccio e passandomi dal borsone quelli nuovi da provare.

Quando fui in slip davanti a lui ebbi una strana sensazione, il cuore mi batteva forte, come una forma di turbamento ed eccitazione, sentii uno stimolo sul pene, lui si abbasso e mi infilò gli altri dai piedi e li tirò su, ma erano stretti, e nel cercare di tirare su e chiudere sul davanti la cerniera, mi toccò  senza volerlo più volte il sesso e sorrise senza dire nulla, notando la mia quasi erezione.

“Sono stretti!” Dissi.

“No! Sei tu che c'è l'hai grosso.” Ribatté subito ridendo e toccandolo, spingendolo dentro con la mano per far chiudere la cerniera. Alla fine a fatica ci riuscì, ma erano stretti che non riuscivo a respirare. E comunque vedendo la sua ostinazione a mettermeli gli dissi:

“Va bene! Sono stretti, ma li prendo lo stesso.”  Facendolo contento.

“Grazie! Grazie!” Rispose felice.” Puoi dire a tua moglie di allargarli un po'…! Sei sposato?” Domandò.

“Si...sì… va bene …” Ripetei.

Tirò giù la cerniera per togliermi i pantaloni, ma il mio cazzo nella compressione sua manipolazione involontaria era diventato duro, che prepotentemente spingeva negli slip in fuori, affacciandosi con la cappella tra l’inguine e la mutandina.  

Lui rise vedendola e con la mano toccò sopra. Stupidamente invece di allontanargliela risi anch'io.

È duro!” Esclamò.

Era davvero duro, mi ero eccitato, non era molto grosso, ma era eretto. Sorrisi.

All'improvviso mentre avevo i pantaloni alle caviglie e lui era abbassato per toglierli, allargò lo slip e lo tirò fuori completamente. Sorrise ancora nel vedere la mi asta libera con quel suo splendido sorriso.

Io ero imbarazzato

“Che fai? Gli domandai assurdamente eccitato e turbato.

Alzò il capo guardandomi, dicendomi:” Ti faccio un pompino se mi dai ancora 20 euro!”

Restai sconvolto da quella proposta, scioccato ma anche infervorato.

Mai avrei mai immaginato una situazione del genere, un’esperienza omosessuale con un ragazzo e meno che mai l'avrei mai creduta possibile vista la mia posizione sociale all’interno dei cessi della stazione.

Ero imbarazzato… e forse anche un po' spaventato dalla situazione, dalla sua audacia e sfacciataggine.

In fin dei conti era sì un ragazzo, ma sempre uno sconosciuto, più giovane di me che parlava di

pompini nella toilette della stazione con molta naturalezza. E poi io ero felicemente sposato con Luisa, avevo la mia vita affettiva e sessuale con mia moglie, anche se come dicevo sopra, non era molto attiva.

In quel momento mi presero terrore, ansia, imbarazzo, confusione, era tutto contro i miei principi morali e religiosi… capivo solo che ero in una situazione spiacevole e che volevo fuggire, allontanarmi da quel ragazzo che era come un diavolo tentatore.

"No guarda… no! … Non mi interessa…lascia stare." Risposi.

"Dai su! Te lo faccio anche soldi! Non avere paura, sono maggiorenne, ho già compiuto diciott'anni due mesi fa. “Ripeté affinché lo lasciassi continuare. Proseguendo: “Mi piaci, sei buono e se vuoi te lo faccio, vedrai che ti piacerà, sono bravo.” Mormorò.

E dicendo così prima che pronunciassi ancora qualcosa, si infilò la cappella in bocca, iniziandolo a insalivarla e poi a leccare. 

Ero allibito. Restai fermo immobile mentre lui lo leccava iniziando a succhiarlo.

Era la prima volta che qualcuno mi faceva un pompino, neanche mia moglie me li aveva mai 

fatti, per educazione e problemi morali, solo qualche linguata da sposini un paio di volte, ma poi non le piaceva e decise di non farli più.

A un certo punto fui preso da una forte sensazione di calore al ventre e sul viso, mi piaceva che mi spompinava, lo faceva bene, succhiava e leccava molto meglio di quelle poche volte che lo aveva fatto mia moglie.

Le gambe mi tremavano, lui inginocchiato davanti a me con il cazzo in bocca che succhiava, io in piedi, con una mano tenevo la camicia tirata su all'ombelico per evitare che gli coprisse il capo e l'altra appoggiata alle piastrelle per mantenere l'equilibrio in quella strana posizione.

Passarono alcuni minuti mentre lui, bravissimo lo prendeva tutto in bocca succhiandolo, mentre con l'altra mano mi accarezzava i coglioni.

Mi sentii tremare tutto, mi irrigidii stavo per venire:

” Vengo! Sto venendo Petru!” Dissi nella speranza che si togliesse davanti, invece restò fermo,

inginocchiato, con la cappella appoggiata al viso e gli occhi socchiusi, e venni.

Gli venni sul viso e sulle labbra, impiastrandolo di sborra.

Terminato lasciò il cazzo ridendo.” Ti è piaciuto? “Mi chiese.

“Si! Si! “Farfugliai eccitato e sconvolto di quello che era accaduto.

“Sono contento. Mormorò Petru mentre recuperava la posizione eretta:" Scommetto che è la prima volta? “Chiese.

“Si! Si…! “Risposi.

“Si vedeva! Eri impaurito ed eccitato." A quelle parole mi sentii avvampare le guance.

“Sei venuto subito. Sei uno che sborra subito?” Mi chiese con irriverenza.

Ero imbarazzatissimo e probabilmente nonostante la mia età, il rossore sul viso e la mia espressione facevano trasparire il disagio e la vergogna.

“Non lo so! Non so quanto ci si sta a venire, quanto ci vuole.” Risposi sinceramente:” Io lo faccio solo con mia moglie.” 

“Ti fa anche lei i pompini?” Chiese sfacciatamente.

“No! ...Non più!” Risposi:” Ne ha sempre fatto pochi e da giovane.”

“La chiavi soltanto? “Domandò ancora.

Sorrisi:” Qualche volta!” Risposi.

“E tu?” Gli chiesi. “Tu sei gay?”

“Nooo!! “Rispose serio. “Ho la ragazza!”

“Hai la ragazza e fai i pompini agli uomini?” Domandai mettendomi a posto i pantaloni.

“Mi piacciono tutte e due le cose!”  Rispose sgrammaticando l’italiano.

Vidi una luce accendersi nei suoi occhi: "Davvero non l'hai mai fatto prima con un maschio…

mai? “Chiese.

Dalla tensione non riuscivo a proferire parola e mi limitai a scuotere nervosamente la testa mentre mi riordinavo i calzoni.

Ero scosso e sconvolto da quello che avevo fatto o meglio mi ero lasciato fare.

Rimisi dentro la camicia e mi abbottonai i pantaloni, ero confuso.

Io ero un uomo felicemente sposato con una bella donna da quasi vent'anni, ci volevamo molto bene e mi ero lasciato fare un pompino nei gabinetti della stazione da un ragazzo extracomunitario. Come se fossi un pervertito, un omosessuale.

Preso dallo sconforto e dalla vergogna per me stesso dissi: “Scusami! Mi sono ricordato che devo fare una cosa urgente.”

Uscimmo, tra alcuni passeggeri che urinavano a muro nei vespasiani, guardandomi con

disprezzo, vedendo uscire un adulto con un ragazzo dallo stesso gabinetto.

Mi diede i pantaloni provati in un sacchetto e lo pagai. Volevo dargli di più dei 30 euro dei

pantaloni pattuiti, dargliene 50, ma non volle, disse che quello che aveva fatto, lo aveva fatto perché gli piacevo io. E questo mi turbava e mi confondeva ancora di più.

Lo salutai e sconvolto mi allontanai sentendomi dire dietro le spalle:” Io ci sono anche domani e dopo se vuoi.”

Non risposi e me ne andai senza voltarmi, scosso e provato dall’accaduto, non riuscendo a togliermi dalla testa quel ragazzo, quello che era successo…e soprattutto il fatto che mi era piaciuto.

Mi precipitai fuori per perdermi subito nella folla. Non mi voltai mai indietro.

Non capivo perché era accaduto, senza una ragione apparente, senza un vero motivo… ero

terrorizzato di me stesso.  

Tornai al lavoro ma continuai a pensare a quello che avevo fatto.

Arrivato a casa, dopo cena osservando mia moglie Luisa ripensai all’episodio, ma non dissi nulla a lei dell’accaduto, giustificandomi da solo che in fondo mi era piaciuto e non c'era niente di male, era lui che aveva voluto ed era maggiorenne e chissà quanti altri ne aveva fatti per vendere i suoi indumenti. Non riuscivo a pensare ad altro. Mentre guardavamo la tv seduti sul divano ripensavo che in fin dei conti quel pompino mi era piaciuto e ricordando avvertivo l'eccitazione. Ma dentro di me il terrore che avevo per quello subito non diminuiva, ma veniva solo sovrastato dalla curiosità… dall'eccitazione… dal desiderio di scoprire… e di capire.

“Allora! Hai incontrato di nuovo quel ragazzo, il tuo amichetto oggi.” Sentii dire da mia moglie all’improvviso distogliendomi dai miei pensieri.

Mi voltai con un batticuore fortissimo:” Come fai! ...Come fai a saperlo?” Chiesi.

“Bè! Ho visto i pantaloni nel sacchetto dell’entrata.” Rispose sorridendo.

Fui preso dal sollievo, da una sensazione piacevole e strana.

“Si!” Risposi:” L’ho rivisto e acquistato i pantaloni.”

“Li 'hai provati almeno? Ti cadono bene? “Domandò.

“Si! Si! Sono appena un po' stretti, ma mi vanno, sapessi che avventura per provarli.” Dissi

ridendo.

“Perché?” Chiese Luisa.

“Mi ha portato nei gabinetti della stazione a provarli.”

“Dentro la toilette?” Domandò stupita con un sorriso.

“Si!” Risposi.

“Oddio Antonio!!” Esclamò lei.

“E pensa che alcuni passeggeri mi hanno visto entrare e uscire con lui, con un ragazzo. Chissà cosa avranno pensato.” Mormorai scherzandoci sopra:” Forse che sono un gay?” E sorrisi.

“Oh Dio mioo!!” Esclamò Luisa ridendo.

“Comunque è un ragazzo bisognoso, molto per bene.” La informai.

“Hai fatto una buona azione allora! “Esclamò.

“Si! “Risposi omettendo di dirle cosa era successo veramente dentro quel gabinetto.

Non ne parlammo più e nei giorni seguenti cercai di dimenticare, non riuscendoci. Mi ero proposto per salvaguardami dalle mie paure di non incontrarlo più.

 

 

Passò una settimana, poi un giorno nell'ora di pausa fui preso da una strana curiosità, un desiderio di rivederlo di nascosto per vedere cosa facesse, se fosse ancora la e vendesse ancora. Non mi sarei fatto vedere da lui e mi avviai alla stazione.

Da lontano lo vidi in un angolo, era sempre con il suo borsone che fumava. Nonostante la distanza e la confusione, mi vide e mi riconobbe, sorridendomi e salutandomi muovendo il braccio.

Oramai mi aveva visto, attraversai l'atrio e mi diressi verso di lui.

Petru era di fronte all'ingresso dei bagni, che occhieggiava chiunque entrasse per indurlo ad

acquistare qualcosa.  Appena mi vide sfoderò uno dei suoi esagerati sorrisi amichevoli e mi fece cenno di seguirlo.” Vieni!” Mi disse.

Lo vidi entrare nella toilette e come ipnotizzato lo segui… incurante dei 3 o 4 uomini che pisciavano negli orinatoi a muro… 

Entro in un gabinetto guardandomi, e posando il borsone in un angolo lasciò la porta socchiusa.

Aspettai che uscissero quegli uomini facendo finta anch'io di urinare e quando fui solo con il cuore che mi batteva forte mi avvicinai alla porta. Lo vidi in piedi che mi guardava:

“Vieni!” Sussurro facendomi cenno con la mano. 

Avrei dovuto fuggire, invece entrai e chiuse la porta con il chiavistello.

Senza dire nulla allungò subito le mani, mi slacciò la cintura e abbassò i pantaloni e si ritrovò il

mio cazzo già duro in mano. Senza quasi accorgermene avevo avuto l'erezione.

Lo vidi chinarsi e prendere nuovamente in bocca la cappella pulsante e gonfia, senza che io facessi niente per impedirlo.

Non avevo mai provato niente di simile.

Il calore e il movimento della sua lingua mi piaceva, anche il rumore umido del mio cazzo insalivato fra le sue labbra… era tutto nuovo ed eccitante.

Resistetti pochissimo e mi lasciai andare senza pensare minimamente a trattenermi e durare il più a lungo possibile, e sborrai contro il muro piastrellato.

Ero esterrefatto, sconvolto.

Non mi capacitavo, quello che facevo mi piaceva ed esaltava.

“Vuoi toccare il mio? “Mi disse al termine.

Avevo la bocca asciutta, le parole mi frullavano in testa scontrandosi le une con le altre, ero

incapace di articolare un suono e scossi di nuovo la testa, con gli occhi bassi.

"Stai calmo!" Disse lui sicuro di sé, nonostante la giovane età aveva una certa esperienza sessuale che io non avevo.

Petru mi prese la mano e l'appoggiò sulla patta dei sui pantaloni; sentivo un grosso gonfiore sotto, lo sentivo pulsare.

Era la mia prima volta che toccavo e partecipavo all'erezione di qualcun altro!!!

A un certo punto, slacciò la sua cintura e tirò giù i pantaloni e gli slip e mise la mia mano sul suo cazzo caldo e teso.

Mi sentivo umiliato.

Aveva un bel cazzo, duro, lungo e scappellato, era ben dotato per l'età. Glielo presi in mano.

Lo guardai e lo scappellai un paio di volte e fui avvolto dal suo odore, acre, forte, pungente di sesso che non assomigliava a niente che avessi mai annusato prima.

Ero sorpreso… meravigliato… di quello che facevo, lo scappellavo e osservavo i riflessi della

plafoniere al neon sul soffitto seguire la pelle lucida lungo tutta l'asta di carne.

Lui prese la mia mano e con la sua l'accompagnò su e giù, facendomi sentire la consistenza del suo giovane cazzo, duro come il ferro dell'incudine e nel mentre mi osservava sorridendo guardando i nei miei occhi.

" Con calma! Con calma! " Ripeté.” Lo devi solo accompagnare e lui scorre da solo.” Diceva

insegnandomi anche a masturbarmi.

“Prova a leccarlo! Mi chiese.  

Restai sorpreso da quella richiesta, subito dissi di no, ma lui insistette:” Dai prova!... Non c'è niente di male è come leccare la figa! Hai già leccato la figa a tua moglie?” Domandò sempre irriverente.

“Qualche volta da giovani.” Risposi.

“Ecco è uguale! “Rispose, ripetendo: “Prova a leccarlo!”

Esaltato e ormai prigioniero di quella situazione, ero diventato irrazionale. Abbassai il capo e per la prima volta in vita mia mi trovai un cazzo davanti alle labbra. Diedi una linguata e poi un'altra.

Lentamente me lo spinse in bocca dicendomi:” Succhialo!”

Eccitato mi inginocchiai come aveva fatto lui la volta prima e come un automa ubbidii a quel ragazzo che mi aveva stregato.

Con una mano sulla testa mi spinse verso di sé, accompagnandomi nei movimenti… e in pochi secondi mi ritrovai il suo cazzo fra le labbra, sentendo la sua cappella soffice e calda sulla lingua, con un sapore selvatico, conturbante… e poi il tatto… la sensazione tattile di quella cappella viva, pulsante, giovane che scivolava sulla mia lingua.

Avvertivo che era quello che volevo fare, quello che avevo sempre sognato.

Iniziai slinguandogli la cappella mentre con una mano lui mi masturbava.

Leccavo e succhiavo la sua asta bella liscia che volgeva in su e le palle gonfie e dure.

Non capivo più niente, ero inginocchiato davanti a lui e con le mani gli accarezzavo le natiche del suo bel culo sodo. 

Provavo una sensazione magnifica a sentire la sua giovane cappella in bocca, calda e vellutata.

Un senso travolgente a sentire il suo prepuzio scorrere morbidamente tra le labbra e rivelare alla lingua una cappella grossa, umida e rosea. Un brivido stupefacente nel sentire incontrollate le ondate di piacere delle sue pulsazioni che salivano dai suoi testicoli e attraversavano tutta l'asta del suo cazzo fino alla cappella e sentirle nella bocca, sulla lingua ad ogni mio movimento della testa.

Dal basso lo guardai intensamente negli occhi, in un atto quasi d'inferiorità, per me era totalmente tutto nuovo quell'universo omosessuale.

Che sensazione meravigliosa sentirlo vibrare in bocca ad ogni ondata di godimento… ero quasi commosso nel sentirlo sbattere ritmicamente sul palato!

"Sei bravo! Ci sai fare per essere la prima volta. Li sai fare bene i pompini." Lo sentii mormorare guardandomi dall'alto in basso. I ruoli dalla prima volta si erano invertiti, ora ero io che facevo un pompino a lui.

Istintivamente esaltato e accaldato lo leccavo e lo succhiavo, lo coprivo di saliva. Sentivo le sue

mani sulla testa che mi davano un ritmo più veloce… quasi urgente, accompagnandomi.

Non smetteva di sorridere, mentre io preso da quella situazione continuavo a far roteare la lingua in bocca.

Mentre lo succhiavo inaspettatamente mi disse:” Vuoi provare dietro? “

Restai sorpreso e sbalordito.

“Vuoi incularmi? “Mi chiese.

Ero eccitato da quell'offerta, volevo provare, che c'era di più bello che fare il culo ad un ragazzo e per giunta con la ragazza in Romania.

“Non l’ho mai fatto!” Dissi.

“Nemmeno a tua moglie?” Chiese curioso sorridendo.

“No!” E scossi la testa.

Si girò e mi offri il suo culo, bello sodo giovane, senza peli, sembrava quello di una ragazza tanto era bello.

“Prova!” Mi esortò mentre si piegava in avanti:” Accarezzami il culo.”

Lo feci e glielo appoggiai sull'ano, divaricando i suoi glutei sodi aiutato anche dalle sue mani, vidi il suo ano aperto, lo appoggia e spinsi. Ma non ci riuscivo, non riuscivo a farlo entrare, a penetrarlo. Si piegava se spingevo forte. Tra la paura e la tensione non ci riuscivo, era come quando capita con una ragazza che dalla tensione non viene duro, era lo stesso e la mia erezione nonostante l’eccitazione e il piacere che provavo non era soddisfacente, non durava molto come la sua, ma soprattutto non sapevo come fare, così lasciai perdere e tornai a succhiarglielo.

“Vuoi che provo io??” Mi chiese.

“Come provi tu?” Domandai. 

“Si! ...Che te lo metto io nel culo. Sono bravo sai.” Affermò:” Prova è bello, io lo faccio certe volte, non cambia niente, vado sia con gli uomini che con le donne, lo già fatto altre volte a ragazzi e ragazze. Prova! ...Vedrai che ti piacerà!”

Era tutto assurdo, ma in quel momento esaltato avevo una voglia pazzesca di sentire entrare il suo cazzo dentro me, ma anche paura nel riceverlo, non lo avevo mai fatto, ma soprattutto avevo paura che poi mi piacesse.

Ero agitato, ansimante e sudato in quel piccolo gabinetto, il cuore mi batteva forte, quel ragazzino mi stava proponendo di prenderlo in culo, di provare a farmi sodomizzare da lui .

Senza dire niente, mi mise le mani sui fianchi e mi roteò il bacino, porgendole io il mio sedere.

E mi sollecitò:” Piegati in avanti e appoggia le mani sul borsone sul vaso del wc.”

Confuso e come stregato gli ubbidii. Lo sentii insalivarmi l'ano e appoggiare la sua cappella, spingere forte e deciso, e il suo cazzo senza piegarsi come il mio allargarmi l’ano con la cappella.

Spinse forte tenendomi per il fianco con una mano.

Lo sentivo premere, mi faceva male:” Nooo!” Gridai.

Mi spostai di pochi centimetri con il sedere in avanti cercando di allontanarmi e tirarmi su, ma lui mi seguì e spingendo più forte mi penetrò, lo sentii dilatare. Provai una sensazione di paura e piacere a sentirlo entrare nel mio ano.

“Mi fai male Petru!” Dissi.” Smetti per favore, tiralo fuori!”

“No senti dolore perché è la prima volta, vedrai che dopo ti piacerà e non sentirai più male.” Rispose lui.

Mise le mani sui miei fianchi e spinse ancora.

“No! No! Mi fai male smetti…smetti per favore!” Ripetei avendo la sua cappella già allargato l'ano.

Sentivo dolore.

Decisi di farlo smettere, ma prima che glie lo dicessi nuovamente e mi tirassi su, lui spingendo forte lo allargò ancora facendo entrare la cappella nel retto.

“Mi fai male! Mi fai male! Smetti!” Ripetei.

“Rilassati!” Fu l'unica cosa che mi disse accarezzandomi con una mano la schiena e con un colpo deciso lo sentii insalivato entrare tutto dentro, facendomi sussultare, inarcandomi e staccando le mani dal borsone sul vaso del wc, gridando.

“Fermo! ...Ora è dentro vedrai che non sentirai più male. Abbassati di nuovo:” Mi esortò smettendo di accarezzarla e accompagnandomi con la mano sulla schiena spingendomi il tronco in giù.

Restai fermo, lui spinse ancora e in un attimo il mio ano inghiotti tutto il suo cazzo fino ai testicoli e lentamente iniziò a muoversi.

Mentre si muoveva mi accarezzava la schiena dolcemente con la mano dicendo:” Fermo ora! ...Non muoverti che mi muovo io.”

In quella posizione scomoda ubbidii e iniziò a muoversi piano e poi sempre più forte, con vigore, fino a quando assurdamente e inspiegabilmente iniziò a piacermi e a diventare duro anche il mio cazzo nel sentire il suo nel culo. E allungando il braccio sotto il ventre, me lo prese in mano e iniziò a incularmi e a masturbarmi contemporaneamente. In una decina di secondi diventò tutto bellissimo.

Avevo perso la mia verginità anale a 43 anni, in un gabinetto della stazione dei treni, inculato da un ragazzo extracomunitario, fra gli odori d’urina e le scritte volgari sui muri.

Avevo dentro tutto il suo cazzo giovane, le palle battevano dure nel mio perineo e i suoi inguini sulle natiche. Mi sodomizzava e allo stesso tempo mi scappellava il cazzo facendomi una sega.

Il piacere aumentò. Piegato in quella posizione mi inculava e mi faceva godere. Iniziai a gemere dal piacere.

A lui non lo potevo vedere, ma lo sentivo accarezzarmi e dire:” Hai un bel culo Antonio, come quello delle femmine con pochi peli. Io l'ho fatto anche alle donne il culo sai?”  Continuando: “Faccio finta che tu sei una bella femmina e ti faccio godere." E rise stupidamente…

Quelle parole m'eccitarono da morire, mentre lui aumentava il ritmo delle spinte e il mio retto avvolgeva il suo cazzo bellissimo.

Ansimavamo, gemevamo e urlavamo assieme come due veri gay!

Finché dal piacere nuovo, bello e unico che avvertivo, non resistetti e iniziai a muovermi anch'io con il sedere indietro, accompagnandole sue spinte dentro di me, finché pieno di piacere sentendomi anche masturbare davanti urlai: “Vengo!”   

Sentivo lo sperma salire dentro me e arrivare pronto a uscire e la sua cappella dura correre dentro il retto, dentro di me. 

“Vengo anch'io!” Disse urlando Petru.

Mi inarcai eruttando il mio seme sulla sua mano e sopra il borsone degli indumenti sulla tazza del wc, mentre lui stringendomi per un fianco mi sborrava dentro.

Restammo per un po' attaccati come due cani in calore, ansimando. Sentivo il suo cazzo pulsare dentro, vibrare e la sua cappella gonfia dentro la pancia.

Non avevo mai goduto così intensamente e tanto, nemmeno chiavando mia moglie.

Quando ci staccammo, ci pulimmo alla meglio con dei fazzolettini. Sudati ci mettemmo a posto, tirammo lo sciacquone e uscimmo.

Lui rideva, ma io ero stordito pentito e disorientato, non mi riconoscevo più, mi ero fatto inculare da quel ragazzo nei gabinetti della stazione e mi era piaciuto, io, che ero sempre stato etero… 

Mi sentivo diverso, avevo paura ad ammettere a me stesso che mi era piaciuto di più farmi inculare da Petru, che chiavare mia moglie Luisa, era sconcertante quella scoperta quella sensazione che provavo.

Ero io, sempre io, ma non ero più lo stesso. Ero diventato omosessuale.

 

Continuammo a vederci anche nei giorni successivi, a incontrarci quasi quotidianamente, al punto che nacque una relazione tra noi.  Spesso acquistavo degli indumenti.

Ci incontravamo nella pausa pranzo e andavamo assieme nei gabinetti della stazione. Ci scambiammo i numeri di cellulare e ci avvisavamo quando incontrarci.

Iniziammo ad avere rapporti sessuali completi, dove lui era la parte attiva e io quella passiva, e mi piaceva esserlo. Ma non solo, a 43 anni mi ero infatuato di un ragazzino che ne aveva 25 meno di me.

I nostri incontri non erano solo sessuali, alle volte ci incontravamo nelle pause e lo invitavo a

pranzare con me in trattoria.

Decisi di aiutarlo, di farlo stare un po' meglio.

Ne parlai ancora con mia moglie Luisa di questo ragazzino conosciuto in strada, bello e simpatico, senza dirle nulla però del nostro rapporto sessuale.

“Sai, abbiamo fatto amicizia… si chiama Petru. Ci vediamo all'ora di pranzo e restiamo un po' assieme, gli pago il pasto, è molto simpatico. Le dissi, arrivando al punto che sorridendo alla sera lei mi chiedeva ignara di tutto:” Hai incontrato il tuo ragazzino oggi? “

“Si!” Rispondevo.  E al mio parlarne lei divenne curiosa.

“Qualche volta me lo devi fare conoscere.” Diceva ingenuamente con il suo sorriso dolce.

“Si rispondevo, te lo farò conoscere, vedrai piacerà anche a te! “Mentre lei scherzosa aggiungeva: “Devo esserne gelosa?”

“No!” Rispondevo divertito:” E' diventato solo un amico, un giovane amico extracomunitario, c'è un attrazione di affetto e simpatia e basta, non c'è nient'altro, ci incontriamo, parliamo, pranziamo assieme. Si fermerà in Italia solo pochi mesi e poi ritornerà al suo paese d’origine, la Romania.  Ma quando te lo presenterò, potrei diventare geloso io…” Ribattei per deviare eventuali suoi sospetti su di me.

“Ohh addirittura!” Esclamò.

“Ehh…  è un bel ragazzo e se ti corteggia?”

“O no… non mi corteggerà, potrei essere sua madre e poi chissà quante ragazzine avrà se è bello come dici.”

Ridemmo tutti e due, avevo timore che diventasse sospettosa, anche se la nostra vita coniugale non si basava sul sesso, ma sull'affetto, la tenerezza e il rispetto.

 

Gli incontri con Petru si susseguirono nelle settimane, fino a diventare mese.

Un giorno in una pausa pranzo gli parlai di mia moglie, gli dissi che vivevamo soli e senza figli, che la nostra era una vita tranquilla e che le avevo parlato di lui, che ci incontravamo tutti i giorni.

“Gli hai detto anche quello che facciamo?” Domandò stupito.

“No!... Questo no… non posso dirle queste cose, è mia moglie e non capirebbe, pensa che ci sia solo una bella amicizia tra noi. Comunque se vuoi te la posso presentare, anche lei vorrebbe conoscerti, se ti va qualche domenica pomeriggio possiamo invitarti a bere qualcosa. Però non gli devi assolutamente dire niente di quello che facciamo io e te. “

“Va bene!” Rispose.

 

Informai mia moglie che fu felice di conoscerlo e una domenica mattina andammo con l’auto davanti alla stazione, lui era lì fuori ad aspettarci, lo chiamai e lo presentai a Luisa.

Quando arrivò sorridente gli dissi:” Ecco, questa è mia moglie, la signora di cui ti parlavo.”

Mia moglie era una donna gentile e attraente d’aspetto, con un bel fisico adulto, appena accentuato dal tempo e da qualche eccesso dell'alimentazione. Capelli castano scuro, lunghi e mossi, occhi chiari sotto gli occhialai da sole, mentre sul lavoro e per leggere usava quelli da vista. Una bella signora, sempre ben tenuta in modo misurato nel vestire, poco trucco e con abiti sobri, che si dedicava anche al volontariato sociale con una associazione religiosa della nostra parrocchia.                           

Si presentarono con una stretta di mano.

“Ciao Petru…” Esclamò stringendogliela:” Mio marito mi ha parlato spesso di te!” Lui sorrise e la guardò.

Anche a lei fece una bella impressione e ne fu piacevolmente colpita e conquistata dai suoi modi di fare gentili ed educati e da quel suo bel sorriso giovane.

Andammo nel dehors di un bar poco distante e li tra le bibite e qualche dolce approfondimmo la conoscenza.

Nelle domeniche successive d’accordo e a volte su proposta di mia moglie, iniziai a invitarlo a casa a pranzare o cenare con noi e poi lo riaccompagnavo dove voleva lui, a volte fermandoci anche in macchina in un luogo appartato e sicuro a consumare un veloce rapporto sessuale, dove lui mi sodomizzava. Come dicevo mi ero infatuato di lui, mi sentivo attratto e mi soddisfaceva sessualmente, aveva saputo tirare fuori di me, quella parte omosessuale che ogni uomo ha, e scoprivo che mi piaceva, ma ero sposato e dovevo stare accanto a mia moglie, che amavo.

In fin dei conti verso di lui, facevamo quello che era parte della nostra educazione, del nostro essere persone religiose, un’opera buona, e anche mia moglie era d’accordo e condivideva l’interesse per lui sotto un aspetto sociale e caritatevole e accettò la sua frequentazione anche a casa nostra.

Si entrò in una buona confidenza tra noi, io di nascosto da Luisa avevo sempre rapporti sessuali con lui, ma non più nei gabinetti, era troppo rischioso, andavamo nel garage che avevo sotto la sede in cui lavoravo, chiudevamo la serranda, entravamo nella mia auto, ci chiudevamo dentro e dopo qualche giochetto orale, mi sodomizzava.

Gli davo anche dei soldi ogni tanto, lui non li voleva, ma gli facevo un regalo perché se li spendesse per sé, a volte 50 o 100 euro.

I mesi passavano e i nostri incontri famigliari erano diventati abitudinari tutte le domeniche, pranzavamo assieme o al ristorante o a casa nostra, dove preparava mia moglie. 

Petru veniva volentieri avendo preso anche un po' di confidenza con Luisa. Era quasi come un figlio per lei, visto la differenza d’età.

“Viene Domenica Petru che voglio preparargli i ravioli?” Mi chiedeva mia moglie.

“Certo che viene, non mancherà stai tranquilla, si deve essere innamorata dei tuoi piatti e di te!” Rispondevo scherzando.

Lei si scherniva:” Ohh!! Ma se figurati è un ragazzino...che dici?!”

Però le piaceva sentirselo dire, pensare che potesse essere vero che un giovane provasse attrazione per lei, la lusingava, in fondo Petru era bello come ragazzo.

“Non vedi come ti guarda! ...E poi me lo ha confidato lui.” Le dissi un giorno mentendo, provocandola.

“Oddio!!...Ma che fai gli parli di me quando non ci sono?” Disse ridendo.

“A volte si, dice che sei una bella donna!” Ed eravamo tutti felici. Lo dicevo per sviare eventuali pensieri   che poteva avere sulla nostra amicizia, quando scherzavamo e ci guardavamo negli occhi. 

A questo ci aveva portato l’essere senza figli a quarant’anni ad amare Petru sotto aspetti diversi, io fisicamente e a lei affettuosamente considerandolo quasi un figlio, con il desiderio di scherzarci, giocarci e abbracciarlo teneramente.

 

Si era instaurata un'amicizia tra noi tre. A volte alla sera, non più solo la domenica, ma anche nei giorni feriali, veniva a cenare da noi, stava un po' in casa a vedere qualche film alla tv o a sentire qualche spiegazione e consiglio che gli dava Luisa che voleva fargli aprire un libretto in banca per conservare i soldi e poi ritornava a casa sua, dai suoi connazionali.

La sua frequentazione di casa nostra, non destava nessun sospetto né da parte di mia moglie verso me, né da parte dei vicini che ci conoscevano troppo bene e come famiglia cattolica aperta alla tolleranza.

Nelle settimane e giorni seguenti quando con Petru ci incontravamo fuori nelle mie pause di lavoro all’ora di pranzo, lui ingenuamente mi parlava di casa mia, che era molto bella e le piaceva, e anche di mia moglie.

” Anche Luisa è molto bella!” Mi diceva:” È una bella signora. Ma come mai non avete figli? Non ne volete?”

“No Petru, non è che non vogliamo, tutt’altro, solo che non sono mai arrivati, credo che lei non ne possa avere, ha praticato anche delle cure, ma non è mai restata incinta.”

“Fai sesso con lei, la chiavi ancora?” Mi chiese all’improvviso.

“Poco…!” Risposi:” Meno di prima, anzi pochino. Quando ci riesco, perché adesso non mi piace

più chiavarla, non ho più quell'interesse sessuale verso di lei, nei suoi confronti ho un calo di desiderio, ma le voglio sempre molto bene.” Gli dissi

“E lei non dice niente che la chiavi poco? “Domandò irriverente.

“No, per noi conta l'amore, a lei il sesso interessa poco come a me verso di lei, sono altre le cose importanti per Luisa...”

“E lei non ti cerca?” Domandò ancora. 

Non sapevo neppure io perché rispondevo alle sue domande e tenessi una conversazione così intima e riservata. Ma mi divertiva ed eccitava parlargli della mia intimità sessuale e quella di mia moglie.

“Si a volte mi cerca sessualmente, ma la soddisfo più che altro con le carezze o con le dita, ma lei non ne soffre della mancanza di sesso, anche se non la chiavo per capirci…  le va

bene così, è sempre stata una donna seria dai principi sani, non di quelle vogliose.”

“Davvero?” domandò aggiungendo sempre sfrontato: “Ma in che modo lo facevate quando la chiavavi?” Sorrisi

Quelle domande, morbose soddisfacevano una sua curiosità giovanile, ma rispondevo contento di farlo felice.

“Lo pratichiamo normalmente, lei sotto e io sopra… come tutte le coppie che si amano.” Ribattei.

 

Un giorno mi disse apertamente:” Io la chiaverei Luisa! ...A me piace molto tua moglie.”

“Che dici Petru?” Replicai sorpreso:” È mia moglie!”

“Si lo so, ma a me piace. “Rispose ripetendo:” Io la chiaverei, chiavo anche le donne io, ho la

ragazza anche te l’ho detto.”

Sorrisi: “Non sei l'unico che vorrebbe farsela, sapessi quanti colleghi e conoscenti la

corteggiano.”

“E non sei geloso?” Domandò spontaneo.

“No!” Risposi deciso:” Perché la conosco bene, mi è fedele, è una donna seria Luisa.”

Mia moglie aveva più del doppio dei suoi anni, ma le piaceva a Petru, vedeva in lei la donna

perfetta, buona, bella e affettuosa un po’ come la mamma e la moglie.

Più di una volta in varie circostanze mi ripeté che le sarebbe piaciuta chiavarla, e io ridevo di quella richiesta perché la pensavo irrealizzabile, mia moglie piaceva a molti. 

Lo ripeteva anche durante i nostri rapporti sessuali, nel momento che mi possedeva analmente e una volta disse:

” Mi piacerebbe chiavarla, me la lasci chiavare Antonio?” Chiedendomi il permesso come se dipendesse da me fargli avere un rapporto sessuale. Provando io in quei momenti che lo diceva mentre dentro di me mi inculava, un piacere intenso, quasi morboso al sapere che Petru voleva chiavarsi davvero mia moglie.

Non perdeva occasione di farmi quella richiesta, come se fosse un gioco per lui, come se Luisa fosse una cosa mia e io potessi disporne come più mi piaceva, e dirle liberamente:” Luisa… stasera fatti chiavare da Petru! ...” E lei lo facesse.

A volte pensavo alla sua richiesta e mi intrigava ed eccitava, non mi sarebbe dispiaciuto se fosse avvenuto davvero. 

Era un pensiero assurdo quello che facevo, che non capivo nemmeno io perché si manifestasse in me che amavo mia moglie, eppure mi piaceva e divertiva pensare che Petru, quel ragazzo rumeno oltre che far sesso con me, avrebbe potuto farlo con mia moglie e far godere anche lei. In fin dei conti era un bel ragazzo anche se giovane e piaceva anche a Luisa.

A volte in ufficio riflettevo:

“Se lo facesse anche con lei, sarebbe tutto più facile, io potrei confidarle la passione che ho per lui e ce lo potremmo dividere.” Sinceramente non mi importava nulla se l’avrebbe chiavata anche lui.  E mi dicevo: “Perché non creare le condizioni che questo avvenga? Fare chiavare Luisa da lui!  In fin dei conti sodomizza me e se facesse sesso con lei non ci troverei nulla di male, non sarei geloso, dopotutto è un ragazzo non un uomo!” E questo nella mia mentalità traviata faceva la differenza. 

Mi eccitavano quei pensieri scellerati e assurdi, era come se la perversione mi avvolgesse, che il diavolo mi tentasse e non lo vedevo come un tradimento ma una trasgressione peccaminosa. Sapevo che era contro i nostri principi religiosi e morali, ma la tentazione e l’eccitazione erano più forte di me, ed ero certo che anche se avesse peccato come me, con il tempo li avremmo superati. E ci saremo riscattati. Mi sentivo immune al fatto di commettere un errore e un peccato così grande, in quel momento non lo consideravo tale.

La verità era che in quei momenti pensavo che le cose non sarebbero andate oltre un certo limite, che sarebbe stata solo una fantasia e basta e si sarebbe fermata li e che anche provando a realizzarla non si sarebbe mai concretizzata, e mi divertivo a immaginarla. 

 E con Petru spesso quando ci incontravamo spesso mi divertivo io provocandolo:

“Chissà!? Te la potrei anche fare chiavare a mia moglie se ti piace.” Gli dicevo scherzando ….

“Davvero?” Rispondeva trepido e speranzoso...” Si che mi piace!” 

“Chissà!?  Forse!?...” Ripetevo aggiungendo malizioso:” Ma tu hai già me! Cosa te ne faresti di lei? ...È una donna! “Sostenevo con un pizzico di spregio verso l’essere femminile, quasi fossi geloso di dovermi mettermi in competizione con mia moglie e di dover dividere Petru con lei.

Se tutto si fosse avverato sarebbe iniziata l’infedeltà nel mio matrimonio, e cercavo di convincermi che sarebbe stata solo una cosa passeggera che sarebbe terminata senza lasciare tracce, come e quando lo avessimo deciso.

Devo dire che mi stupivo di me stesso ad avere quei pensieri contraddittori, io, una persona seria, stimata da tutti con una buona formazione morale e spirituale e una buona vita da devoto osservante. Quello che pensavo per mia moglie era qualcosa che non ci si sarebbe mai aspettati da un uomo come me, e io stesso ne ero sorpreso di pensarlo, ma avevo scoperto il piacere dell’omosessualità e volevo viverla con Petro e con mia moglie e quando la coscienza mi infastidiva cercavo di anestetizzarmi per non ascoltarla dicendomi:” Anche i sacerdoti sbagliano e praticano sesso con donne o con uomini o tra loro, perché non dovrei io…”

E in fin dei conti consideravo: “Non mi dispiacerebbe davvero farla chiavare da Petru se ci tiene così tanto, anche per lei…adesso è parecchio che non abbiamo rapporti sessuali e poi la metterei in una condizione che se venisse a conoscenza di qualcosa tra me e lui, di non poter dire nulla e accettarla essendone anche lei partecipe. 

Pensavo in base ai miei desideri di quel momento, pur di fare felice Petru e accontentarlo, ero disposto a offrirgli sessualmente mia moglie e fantasticavo della sua presenza con Luisa, convincendomi sempre più ritornando a quel pensiero malsano:

“Potrei anche provare ad aiutarlo io, non sarebbe facile, anzi quasi impossibile conoscendo la sua moralità di mia moglie… ma provare non costa nulla.” Mi ripetevo:” È come un gioco!”.

E a lui dicevo ridendo quando ci incontravamo e appartavamo facendogli ventilare la possibilità: “Così ci chiavi tutte e due, marito e moglie.” 

“E' perché vi voglio bene.” Rispondeva malizioso e intelligentemente lui sorridendo.

Quel ragazzo mi aveva sconvolto la vita, non ero più io, mi aveva fatto diventare un mostro, perverso e omosessuale.

Riflettendoci sempre quando ero solo in ufficio, mi venivano in mente idee come:

“Luisa lo accetterà!... In fin dei conti anche lei è attratta da lui, sarà solo una trasgressione…. Non la ingannerò perché l’ultima scelta sarà sua… Agirà liberamente, è adulta, molto discreta e accetterà, Petru è giovane, bello e gli piace, lo capisco da come lo guarda in certi momenti. Nonostante sia un rumeno disadattato è così attraente, che ne verrà attratta anche lei.” E poi riflettendo mi dicevo: “La vita va vissuta ora che siamo ancora giovani, avremo tempo per pentirci ed espiare se mai ci pentiremo di quello che faremo.”  Ragionavo scelleratamente andando anche contro i miei insegnamenti e la mia stessa fede.  Vivremo nel peccato certo, ma sarà una situazione passeggera a fin di bene.” E sorridevo dentro di me, ormai avevo deciso.

Malato di passione per lui, mi facevo il lavaggio del cervello da solo a base di stupidità e fantasia, cercando di ammorbidire, ingannare e giustificare la mia coscienza e diluire il senso di colpa che provavo ad essere omosessuale, tradire mia moglie con lui e cercare di coinvolgere anche lei con Petru.

Sembrava una condizione impossibile, assurda da realizzare una situazione del genere e invece…

Un giorno era il compleanno di mia moglie, compiva 41 anni e avevamo pensato di andare via qualche giorno, ma poi per via dei suoi genitori che erano anziani e non stavano bene,

decidemmo di rimanere in città, pensando di andare a festeggiare la sera al ristorante.

Doveva essere una cenetta intima tra noi due, ma io pensavo a lui, ero infatuato di quel ragazzino e d’istinto e provocatoriamente le dissi:

” Sarebbe bello far venire anche Petru con noi e festeggiare il tuo compleanno anche con lui.”

Storse un po' il naso, non le andava averlo ogni momento con noi, specie nei momenti intimi, ma non rispose di no e vista la mia richiesta acconsentì:

” Ma non al ristorante!” Dichiarò quasi ridendo:” Non mi piace farmi vedere sempre in giro con lui, lo sai … poi la gente mormora e qualcuno già lo fa supposizioni assurde fra noi tre e io lavoro in banca, un conto è aiutarlo economicamente e dargli un po' d'affetto, un altro e fargli da mamma e portarlo in giro con noi.”  

Come voleva lei, decidemmo di festeggiare in casa, avremmo ordinato piatti già pronti e lei avrebbe fatto solo la sua specialità, la torta.

Ne informai Petru che fu felice di partecipare e mi chiese cosa potesse regalarle:

“Niente!” Gli dissi io: “Lascia perdere, già’ il fatto che ci sarai tu stasera sarà un regalo per noi. “Aggiungendo sinceramente e maliziosamente, ma contento di farlo felice: E se vorrai e ci riuscirai potrai mettere in atto il tuo desiderio.”

Capì subito senza dire quale e mi sorrise. 

“Ma come devo fare?”

“A non so!... Questo devi vederlo tu, puoi provare, ma non so se ci riuscirai, comunque se vedi che non vuole le tue avances, lascia perdere tutto se no si irrita e dopo è peggio, è capace di mandarti anche via!”

“E come faccio a farle accettare le mie avances?” Mi domandò.

“Non lo so! Io ti dico solo che puoi provare, ma non so dirti come e stai attento, lei è diversa da me.”

“Va bene! Penserò qualcosa.” Mormorò.

Quella sera si presentò a casa alle 20.00, portò lo stesso un regalino a Luisa, niente di particolare, un foulard colorato, che apprezzò molto. E del vino, vino rumeno.

Ringraziandolo per il regalo mia moglie gli disse:

“Hai portato anche il vino? Ma noi non beviamo non te la detto mio marito?”

“No! Comunque solo mezzo bicchiere, è vino buono della mia terra che conservavo per una occasione speciale e questa lo è!” Affermò.

Luisa sorrise e andò in cucina a preparava i piatti mentre io leggevo nello studio, tornando vidi che aveva già aperto il vino e versato nei bicchieri in ogni posto. 

“La vorrà fare ubriacare.” Pensai vedendo che aveva riempito oltre la metà i bicchieri.

Dopo le chiacchiere ci sedemmo a cenare. Fu una cena molto bella, tra foto, risa e scherzi a Luisa. Con Petru era come se fossimo ritornati giovani anche noi.

Al termine mangiammo la torta di Luisa e seguirono i complimenti di Petru sulla sua bontà.

Avevamo bevuto il vino, Luisa non era abituata e lo fece per cortesia verso di lui che lo aveva

portato e ne aveva bevuto mezzo bicchiere a calice complimentandosi per la bontà del vino della sua terra.

Quando ci alzammo da tavola, ci girava la testa a tutti, era davvero forte il vino, si sentiva dopo, e tagliava le gambe.

Io mi alzai da tavola e mi sedetti sul divano, mentre lui chiese a Luisa di mettere della musica per ballare.

“Ma se non sto in piedi…” Rispose lei ridendo:” … e tu mi vuoi fare ballare? C’è già la tv accesa! “Esclamò.

Mi alzai io e misi un cd nel lettore di quelli che piacevano a me e mia moglie e che ogni tanto ascoltavamo e abbassai il volume del televisore lasciandolo acceso.

Lui guardandomi la tirò per il braccio e lei lo seguì divertita. 

In quell’attimo mi guardò come a chiedermi il permesso e io tornato a stravaccarmi sulla poltrona acconsentii con un cenno quasi impercettibile del capo e iniziarono a ballare alzando le braccia e muovendo tutto il corpo. Si divertivano, Luisa era allegra, rossa in viso dalla agitazione del ballo e per il vino, sembrava una ragazzina accaldata e piena di voglia di svagarsi, ogni tanto barcollava ridendo come se stesse per cadere, ma era subito pronta a tenersi al tavolo o a Petru.

La vedevo strana, assente, evasiva, come non era mai stata, rideva spesso e sinceramente mi domandai se non avesse messo qualcosa dentro il vino, perché anch’io mi sentivo euforico con mezzo bicchiere di vino.

Poi Petru senza dire nulla mise i lenti e spense la luce del lampadario, lasciando solo quella

lampeggiante e grigia del televisore, prese Luisa per le mani che subito si schernì non volendo, ma poi cedette e iniziarono a ballare allacciati.

Luisa era in pantofole ed era poco più alta di lui.

Io sul divano, mi godevo la scena, con un pizzico di eccitazione, in fin dei conti non mi dispiaceva che lui ballasse e stringesse mia moglie, non ne ero geloso, perché a lui lo sentivo mio tanto quanto mia moglie, una cosa mia, il mio amante e anche se avesse allungato una mano su Luisa, come desiderava fare, non l’avrei consideravo oltraggioso, perché erano entrambi miei, sia mia moglie che Petru.

Ma quello che mi stupiva era il comportamento di Luisa, così aperto e permissivo, che non aveva mai avuto neanche quando beveva un poco a qualche cerimonia, si era sempre controllata.

Nel vederla in quella situazione, davvero pensai che avesse messo qualcosa nel vino, ma non ne avevo la certezza e mi riproposi di chiederlo.

Durante quel lento la strinse a sé, sfregandoceli cazzo duro sul pube e lei mi guardava

Imbarazzata pensando o sperando vista la semioscurità che non me ne accorgessi e sorrideva dinoccolando la testa, e io contraccambiavo il sorriso tranquillizzandola, mentre le mani di Petru la stringevano sui fianchi e si muovevano sulla schiena accarezzandola.

Petru era giovane ma porco, già svezzato, per niente l’avevo conosciuto in un gabinetto pubblico alla stazione dei treni a praticarmi un rapporto orale. Più di una volta pensai:” Chissà che vita sessuale deve aver avuto per essere già così esperto e sudicione così giovane.”

Lei accaldata e sempre più impacciata e confusa, mi guardava e io le sorridevo sempre come a

esortala a proseguire.

Era eccitata, si vedeva e io che la conoscevo bene glielo leggevo in viso, quel ragazzino in fondo era bello e simpatico e le piaceva e la toccava.

Continuò a ballare lentamente presa da quel senso di confusione che probabilmente le dava il vino, piegando stordita la testa sulla sua spalla.

Io mi alzai appesantito e guardai Petru, ci scambiammo uno sguardo e mi allontanai, mi misi in un punto della stanza dove non mi vedessero.

Quando tirò sul capo dalla sua spalla non c'ero più.

Petru a quel punto, accarezzandogli la schiena gli avvicinò le labbra sulla bocca per cercare di

baciarla.

Luisa si irrigidì, indietreggiò il capo, ma lui le misi una mano dietro la nuca spingendola verso di sé. Mia moglie cercò di voltarsi per non baciarlo, ma tenendole la testa per la nuca gliela rimise dritta portandola di fronte a sé, e la tenne ferma cercando di baciarla per forza.

Complice quella brezza alcolica poco dopo le loro labbra si unirono Luisa non le cacciò indietro e subito dopo la lingua di Petru entrò velocemente nella bocca, intrecciandosi con la sua. Mia moglie d’istinto cercò di tirare ancora indietro il capo senza riuscirvi e alla fine arrendevole si lasciò baciare con la lingua in bocca e quasi inconsciamente ricambiò il suo bacio, slinguandosi sempre di più, mentre io osservavo in piedi dietro lo stipite della porta.

Continuarono a ballare baciandosi, lei sotto l'ebbrezza del vino arrendevole si lasciava trasportare.

La mano di Petru scese tra le sue cosce e le tirò su la gonna salendo dietro fino a fermarsi sopra lo slip bianco con pizzo che copriva il suo sedere, accarezzandoglielo.

Mia moglie ebbe un sussulto:” Che fai?... No! ...Non mi toccare…” Farfugliò.

Ma lui sempre ballando e baciandola sulla bocca e sul collo spostò la mano davanti alzando su la gonna anteriormente, appoggiandogliela sul sesso  accarezzandolo e sfregandolo e contemporaneamente ballando spingendo lei indietro verso il divano, fino a farle battere i polpacci sul bordo lasciandola cadere seduta su di esso.

“Nooo…” Sentii dire. “Questo nooo!” 

Ma lui si sdraiò sopra di lei e la baciò, mentre le sue mani frugavano il suo corpo, il suo seno.

Sapeva che non doveva perdere l'attimo, che non doveva perdere tempo a spogliarla.

“Ti accarezzo solo un po'!” Le sussurrò:” E basta, non facciamo niente, mi piaci tanto tu.”

Forse rassicurata da quelle parole o perché le piaceva essere toccata sul sesso o perché ancora non aveva la forza di reagire, non pensando più a me non vedendomi, confusa si abbandonò e lo lasciò continuare. Petru l'accarezzava sulle gambe sopra e dentro le cosce salendo sempre più con le dita, fino ad incontrare sugli inguini il margine lasco del pizzo del suo slip.

Strofinava la sua mano sulla sua figa coperta dalle mutandine, premeva al centro eccitandola e intanto la baciava.

Lei annebbiata da quella situazione e alla sua risolutezza che spingeva con la mano tra le cosce per dividerle e aprirle, divaricò di più le gambe agevolandogli involontariamente il compito di accarezzarle l’interno. Lui riuscii così a scostarle il pizzo e lo slip e infilare prima le dita e poi la mano sotto e con gesti rapidi spostarlo di lato dal punto in cui le copriva il sesso, mettendolo nel solco dell’inguine, iniziando a toccarle la figa scoperta. Continuò ad accarezzarla e manipolarla con le dita, dandole una scossa e un fremito a tutto il suo corpo maturo e astinente.

Petru proseguì ad accarezzarle la vulva, mentre il cd lentamente suonava. Prima piano, muovevo il dito all’esterno lungo tutta la superficie della sua vulva pelosa, poi accarezzando l’interno delle cosce, salendo fino all’ombelico, per poi ripassare alla figa.

Luisa si stava lasciando andare, complice e vittima del desiderio e dell’astinenza sessuale che aveva, era eccitata, stordita e le piaceva sentire la sua mano fra le cosce e le sue dita sul sesso e istintivamente aprì ancora di più le gambe offrendogli la vista della sua fica pelosa, dischiusa e bagnata di umori.

Avrei potuto fermarlo, ma non lo feci, mi piaceva vedere anche mia moglie peccare, macchiarsi di una colpa morale e sessuale come me, e restai lì fermo a guardarli, fu lì, in quel momento che capii che Petru l’avrebbe chiavata davvero.

 Con le dita iniziò ad accarezzarla sulle grandi labbra vaginali con movimenti circolari, penetrando il suo antro sessuale con il dito, baciandola sulla bocca e succhiandole le labbra. Lei, dopo avere appoggiato la fronte alla sua, spingeva la testa sfregandola alla sua, ormai confusa s stava disinibendo del tutto eccitandosi sempre più.

Petru premeva con il dito sul suo clitoride e un altro in vagina, la sentiva calda e umida che iniziava a bagnarsi, così spinse il dito medio dentro, facendola sussultare poi due, anche l’indice, e continuò a masturbarla penetrandola con più dita, mentre io semi nascosto dallo stipite la osservavo. 

Luisa ansimava, lei, nonostante la piacevolezza di quelle giovani carezze era ancora rigida, non si chiedeva dove fossi io e se la osservassi, forse non capiva, ma si lasciava andare desiderosa a lui.

Vedevo che provava piacere, stava con il capo appoggiato sul bracciolo del divano e il viso rivolto in alto.

La sua figa era grossa, gonfia e da buona cattolica praticante piena di peli e sporgeva palpitante dallo slip spostato di lato sull’inguine, in tutta la sua bellezza naturale e matura ricoperta dai peli scuri che lasciavano intravvedere sotto di essi il pallore delle grandi labbra vaginali vogliose e carnose… Era molto bella, ed era eccitante osservarli. Ma a me non interessava il lato sessuale di Luisa era come se fosse irrilevante il suo iniziare a godere. A me interessava Petru, il mio amante, che riuscisse a chiavarla e godere lui soprattutto, in modo da legarlo a noi. 

Petru si adagiò sopra lei baciandola sul collo con il sottofondo musicale e il dialogo muto delle immagini che scorrevano alla TV e senza farsi notare slacciò la cintura e abbassò i pantaloni un poco, lo tirò fuori dalla parte superiore dello slip facendo uscire il su cazzo duro e lungo che io conoscevo bene per averlo già provato. E senza dirle niente, accarezzandola e tenendole lo slip con forza spostato sul margine dell'inguine, appoggiò il suo glande sulla fessura, premette e lo spinse internamente. E prima che Luisa realizzasse quello che stava avvenendo, che non erano più le sue dita ad accarezzarle la vulva, ma la sua cappella a spingere su di essa, sentì il suo cazzo che le stava entrando in vagina, e con un colpo la penetrò.

Mia moglie sussultò:” Nooo...che fai? ...Questo nooo!!”  Esclamò, ma era troppo tardi e oltre quelle parole non disse più nulla, era bagnatissima in vagina e in preda all’eccitazione.

In seguito ci riflettei molte volte, come dicevo sopra avrei potuto impedire quella penetrazione, ma oltre che hai motivi sopracitati, avevo deciso di donarla come premio a Petru, come prova d'amore perché lui facesse sesso con me, certo che l'avrebbe apprezzato e mi sarebbe stato riconoscente.

Io al riparo dello stipite continuavo a guardare lo spettacolo eccitato.

Lei non se l'aspettava questo finale… non fece nemmeno resistenza, farfugliò ancora qualche no pudico, dettato più dalla vergogna di essere chiavata da un ragazzino che poteva essere suo figlio, che dalla volontà di non farlo.

Ma lui oramai iniziava a chiavarla, a muoverlo dentro lei avanti e indietro, infilandoglielo tutto e incominciando a darle piacere e farla godere, finché Luisa lasciandosi andare completamente lo attirò a sé, inarcando la schiena e stringendogli le gambe sui fianchi.

La chiavava bene, Petru era giovane e bisex ma ci sapeva fare anche con le donne e io lo sapevo per esperienza personale, e con colpi regolari e non troppo veloci, facendola sussultare continuò a chiavarla.

Io sudato e timoroso entrai in soggiorno e mi avvicinai, fermandomi di fianco a osservarli. Lui mi guardò, sorrise maliziosamente con una smorfia di trionfo sulle labbra come faceva sempre e continuò a chiavarla. 

Luisa socchiudeva e apriva gli occhi vedendomi in piedi vicino a lei guardarla, ad accarezzarla, ma non diceva nulla. Guardava me e guardava lui, poi li richiudeva e godeva infilandogli le dita tra i capelli, mentre Petru apertole la camicetta e tirato fuori dal reggiseno le sue grosse e calde mammelle bianche, iniziò a leccarle succhiandole i capezzoli e massaggiandole piano. 

Godeva Luisa, dalle sue labbra sentii uscire suoni gutturali misti a sospiri e gemiti che non avevo mai ascoltato prima nei nostri rapporti sessuali. 

“Arrgghhh!!!...Aaaahhh!!!… Aaahhh!!!… Sssss!!…Mmmmmhhh! … .”  Che cercava di fermare e non pronunciare, ma non ci riusciva continuando ansante a gemere, fino a esclamare volgarmente:” Ssssiiii!!!…Così… spingilo… ooooohhhh!!!! “Gemendo e mugolando sotto quel ragazzo che aveva fatto godere anche me.

Mi dispiaceva vederla così, averla corrotta, rotto la sua moralità e fatta peccare, ma ne ero felice per lei, finalmente godeva e chiavava macchiandosi del peccato e della perdizione pure lei.

Godeva con il cazzo di Petru dentro di essa. Tra la sua carne. Lo attirava a sé con le sue mani sulla schiena, baciandolo e cercando la sua lingua, gemeva ed ululava piano, quasi timidamente e timorosamente, vergognandosene di quel godere sonoro, illegittimo e impuro.

Conoscevo il piacere che avvertiva, avendolo provato anch'io da lui a sentirlo dentro me. 

Era sconvolgente vederla in quella posizione a gambe larghe sul divano, con la gonna tirata su all’ombelico, senza neppure togliere le mutandine. E in quello stato, lei una signora matura, borghese, religiosa, seria e per bene, dedita al volontariato sociale, abbracciata a quel ragazzino extracomunitario che la chiavava, avendo me vicino.

La mia presenza, seppur in un primo momento l’aveva fatta sussultare e intimorire nel sapersi osservata da me mentre mi tradiva con lui,  e forse vedendo la mia non reazione e il  mio  guardare silenzioso quasi accondiscendente del suo adulterio, la indussero a lasciarsi andare di più.

Petru aumentò il ritmo della sua chiavata, e lei aumentò il volume e l'esclamazione dei suoi gemiti di piacere. Oscenamente lui lo tirava fuori dalla vagina duro, eretto e bagnato dei suoi umori di piacere e dopo averle strofinato la cappella sulla fessura tra le grandi labbra e i peli, la penetrava ancora e continuando a chiavarla. 

A un certo punto afferrandola per le caviglie si portò verticalmente davanti al suo petto sulle spalle le gambe divaricate di mia moglie, spostandole maggiormente con due dita le mutandine di lato, con forza da tenderle quasi a romperle, continuando a chiavarla profondamente in quella posizione, avvertendolo lei tutto dentro fino in fondo. E come invasata, dal piacere, l’ebbrezza e la confusione mentale, iniziò a gemere e godere:

“Aaaaaahhhh!!! ...Aaaaahhh!!!! Siiii!!… Siiiii!! … Aaaaaah... aaaahhh ...ahhhhh!!”

Non la riconoscevo più.

Urlava e si dimenava così tanto con la schiena sul divano, che pensavo le stesse facendo male, o che fosse in preda ad una crisi isterica; ma non era così e la situazione seppur nell’indifferenza nei suoi confronti eccitava anche me. 

La sbatteva forte toccandole certamente l’utero con la cappella, mentre lei premeva le gambe intorno al suo collo e lui stringeva con le mani le mammelle facendola urlava sempre più:

“Aaaaaahhhh!!! Aaaaaahhhhh!!!!! Siiii...Godo!!! Non fermarti!!! Godoooooo!!! Aaaaah!!!

aaaaaah!!!!! È bellissimooo!!...Mi piace…. Lo sento tutto!!! ...Ooooooohhhhhh!!!!!”

Finché ebbe un orgasmo violento, esplosivo, che non aveva mai avuto con me, scuotendosi tutta come un fuscello, abbracciando e baciando quel ragazzino di Petru dappertutto, sul viso sugli occhi, sul naso come presa da un raptus...erotico.

Gemeva come una matta, la sua figa era un lago, si sentiva anche lo sciacquio nei movimenti all’interno della sua vagina. La vedevo fremere e riempirsi di brividi e capii che

era venuta in un orgasmo inaspettato e devastante, mai provato prima, mentre lui orgoglioso e trionfante nella sua giovane età mi guardava fiero per averla fatta godere.

I gemiti di Luisa si placarono un po’… ma continuava a muoversi con il bacino verso lui, per sentire ancora di più la sua asta dentro di lei.

Petru si fermò, sapeva controllarsi, faceva molto caldo quella sera, prese fiato e senza uscire dalla sua fica, allargandole le gambe si tolse i suoi piedi dalle spalle appoggiandoli sul divano e riprese lentamente a chiavarla nel modo classico, allargandole bene le cosce.  Per avere più comodità prese in mano le mutandine dalla posizione inguinale laterale e con forza le tirò più volte a sé fino a lacerare il tessuto con uno strappo. Poi le prese tra le dita e continuò a strapparle a due mani con quel suono secco e violento di stoffa che si rompeva, fino a lacerarle definitivamente e tirandole, spezzare l’elastico e toglierle da lei e con la mano gettarle a terra lasciandola senza, con in mostra la sua foresta di peli scuri divaricati che mostravano l’entrata della vagina color corallino. Senza più dover tenere le mutandine di lato, iniziò a chiavarla meglio, facendola godere e gemere ancora più di prima. 

Ero meravigliato per la sua resistenza senza eiaculare, va bè che io venivo quasi subito quando lo facevo con mia moglie, ma ormai era quasi un quarto d’ora buono che la chiavava.

Luisa ebbe ancora con un altro orgasmo, scuotendosi e gemendo come una invasata. Godeva e lo stringeva a sé e lo baciava di nuovo dappertutto.

Anche lui venne, si inarcò, lo tirò fuori veloce e riversò il suo piacere sotto sforma di sperma con schizzi violenti, che le arrivarono a colpire la gonna arrotolata sotto all'ombelico e al basso addome.

 

Al termine erano ansimanti, lei restò sdraiata e Petru inginocchiato tra le sue cosce aperte. C’era solo silenzio, sospiri ansanti e la voce di sottofondo della musica del cd che continuava ad andare ripartendo  da sola al termine,  con le immagini di qualcuno  al televisore che dialogava con un’altra. Eravamo tutti pieni di imbarazzo e disagio, finita l’enfasi ci prese la il disagio e l’imbarazzo per quello che era accaduto. Lui si tirò su e si pulì, Luisa si alzò barcollante e piena di vergogna, e tirandosi giù la gonna a coprire la sua nudità corse in bagno, gettandomi un’occhiata confusa.

Io ero lì fermo, quasi incredulo che tutto era accaduto davvero e iniziavo ad aver paura del dopo. 

“Cosa succederà ora?” Mi domandavo.

 Non ero preparato al dopo, ad una eventuale reazione negativa di mia moglie. Come dice il proverbio:” Tra il pensare e il fare c’è di mezzo il mare.” E dovevo inventarmi qualcosa velocemente, prima che uscisse dal bagno.

Petru mi guardava sorridente e soddisfatto di averla chiavata. Gli dissi sottovoce:

“Vai pure… è meglio che quando esce siamo soli io e lei, poi domani ti faccio sapere.”  E l’accompagnai alla porta prima che lei uscisse dal bagno e se ne andò con l'accordo che ci saremmo visti l'indomani.

“Ci sentiamo domani ...grazie di tutto.” Mi disse felice dandomi un bacio sulla guancia, forse non capendo la situazione che avevamo creato. 

Sarebbe stato un bel regalo di compleanno per Luisa, ma non sapevo come l'avrebbe presa una volta uscita dal bagno.

Sentendo l’acqua scorrere, spensi il lettore cd e mi sedetti sul divano dove poco prima loro avevano chiavato e alzando un poco il volume mi misi a guardare la televisione.

Uscì dopo venti minuti circa in accappatoio di spugna, profumata di bagnoschiuma, aggiustandosi i capelli asciugati con il phon, e senza guardarmi a testa bassa corse subito in camera a mettersi a letto, senza dire nulla. Anch'io andai a letto e mi sdraiai silenzioso al suo fianco mentre mi dava le spalle volevo parlarle ma non ne ebbi il coraggio e in silenzio da buoni borghesi ci addormentammo, senza dire nulla.

 

Il giorno dopo era domenica, quando ci svegliammo avevamo mal di testa per quello bevuto. C'era solo silenzio tra noi e il rumore del poco traffico matutino domenicale che filtrava dalla finestra. Era come se non fosse successo nulla. Una volta alzata per prima cosa sparecchiò la tavola e mise tutto in cucina nel lavandino mentre la caffettiera si scaldava e io la guardavo in silenzio, poi andò prima in bagno a fare toilette. Ero teso, agitato e preoccupato del suo silenzio, del suo distacco a quello che era accaduto, dovevo dire qualcosa, parlare… In quel mentre che pensavo lei tornò dal bagno e andò in camera per prepararsi ad uscire e andare a messa e mentre si vestiva e io controllavo sul fuoco la caffettiera dissi ad alta voce:

“Dobbiamo parlare Luisa …di ieri sera.”

Non ebbi risposta.

Quando vestita tornò in cucina e prese la tazzina del caffè tra le mani gli dissi:

” Non possiamo comportarci come se non fosse accaduto niente. Ci amiamo, ti amo, dobbiamo parlare, quello che è successo ieri sera è stato sconvolgente ... mi dispiace, ma non deve incidere fra noi. Quello che ti ha fatto Petru è grave … “Feci una pausa e continuai:” Non so cosa mi abbia preso, ero ubriaco e ti ho lasciato sola con lui. Anche tu eri alticcia e…” Dissi per giustificarmi:” …non siamo abituati a bere, e probabilmente lo era anche Petru. Ma il fatto che avevamo bevuto ed eravamo ubriachi non è una scusante. Potevo impedire che ti prendesse, ma non l’ho fatto, non so perché. Forse il vedere che ti divertivi a ballare con lui ed eravate allegri e scherzosi mi ha portato ad allontanarmi e quando ti ha preso e ho visto che provavi piacere mi ha indotto a non intervenire.” E come a motivare il mio non intervento continuai:” Lui forse se ne è approfittato, le piaci e si è lasciato prendere dalla voglia di averti, ma è un ragazzo, ti desiderava è chiaro che ci provasse. La colpa non è sua, è mia… solo mia.  Ti chiedo perdono per quanto è accaduto Luisa!” Dissi aggiungendo subito:” Come ti senti? Ti ha fatto male? ...”

Mi guardo da seduta:

“No!” Rispose sorseggiando il caffè osservando dentro la tazzina.

“Come ci dobbiamo comportare con lui ora?  Lo dobbiamo allontanare? È andato via all'improvviso senza salutarti, si è spaventato, ha paura di te ora...” Dissi mentendo.

Scosse le spalle sorseggiando il caffè e staccandola dalle labbra fece un sorriso.

“Paura di me?” E rispondendosi da sola disse:” Non ne deve avere, capisco anch’io che è un ragazzo, credo che l’abbia fatto senza l’intenzione di farmi del male, di farci del mae …” Si corresse. E guardandomi seria negli occhi mi chiese: 

“Tu cosa pensi? Il mio non è stato un tradimento anche se ho partecipato, come dici tu eravamo tutti alticci. Ma tu non sei geloso? “

“Geloso!?”  Ripetei. Subito tergiversai e riflettei, poi decisi di dire la verità che mi avrebbe capito e risposi:” Di lui no! ...È un po' come uno di famiglia, un amico…” 

“Solo amico?”  Domandò guardandomi fissa negli occhi. Non ce la feci più a mentire e mantenere il mio segreto e con gli occhi lucidi sedendomi sulla sedia anch’io le dissi la verità.

“Si il rapporto con lui è più di un’amicizia!” Replicai guardandola a mia volta, e vedendo che lei continuava a osservarmi in silenziosa, preso da quella situazione di verità e comprensione confessai e pronunciai: “Anch'io ho avuto rapporti sessuali con lui.”

“Lo sospettavo dall’amicizia morbosa che hai per lui. “Replicò:” Del tuo attaccamento e desiderio di vederlo e averlo tra noi…”

 “Non so come sia successo Luisa ...mi piaceva e mi sono trovato travolto, ho scoperto che mi piaceva fare sesso con lui e ho continuato, per questo non ti ho più cercata sessualmente né accarezzata. Io ti voglio sempre bene, ti amo, ma ora è un amore diverso, non più carnale. Ma ho scoperto di essere così! Forse sono diventato omosessuale… “Affermai sempre seduto sulla sedia piegato in avanti con le mani sui capelli.

Lei era sorpresa, non se l'aspettava la mia confessione, pensava solo che ci fosse una forte attrazione da parte mia. E domandò:

“Hai avuto rapporti completi con lui?”

“Si!” Risposi.

“… Vuoi dire che ti ha penetrato? Che sei…” Chiese interrompendosi.

” Si!” Ammisi:” Ma non so come è successo, non so perché ma attrae...e mi sono lasciato andare. Non ti ho mai voluto dire niente perché non ne avevo il coraggio e per non farti soffrire.” Mormora. Mi ero finalmente liberato del mio segreto con mia moglie.

“Mi guardò seria e scosse la testa.” Non sapeva cosa dire era perplessa, incredula.

“Ha abusato di noi…di tutte e due!” Esclamò con una smorfia di stupore.

“Cosa facciamo Luisa? Lo allontaniamo?” Dissi guardandola negli occhi.

“Tu cosa vuoi fare?” Rispose.

“Non so quello che vuoi tu. Non mi pongo nemmeno il problema, se devo scegliere scelgo te senza indugi. Quello che dici tu per me va bene!” Replicai mostrandomi costernato. E vedendo il suo sguardo serio su di me e il suo silenzio che appariva severo aggiunsi provocatoriamente:

“Lo invitiamo ancora?  O è tutto finito tra noi? ...Gli dico di non farsi mai più vedere da noi?”

Ci fu una lunga pausa silenziosa, con un suo lungo sospiro che durò parecchi secondi: 

“Sei tanto preso da quel ragazzino e legato a lui che vorresti continuare a rivederlo!? Anche dopo quello che ha fatto con tua moglie?... Al punto da offrigliela ancora se vorrebbe, è così? È vero Antonio?”

Non sapevo cosa rispondere, mormorai solo:” Guarda Luisa che a me interessi solo tu! Se tu non vuoi più vederlo, non lo incontriamo più e con il tempo cercherò di tornare quello di prima. Faccio quello che mi dici tu!”

“Fai quello che dico io? ...Lo vuoi incontrare ancora?... Portarlo in casa?... Sai cosa significa questo non solo per te?! Io sono una donna che non ha più sessualmente suo marito… sai cosa accadrebbe?” Pronunciò. Non risposi, ci fu un lungo attimo di silenzio.

“Ce lo divideremo Luisa, anche tu avrai rapporti sessuali con lui se vorrai. “Esclamai all’improvviso.”

Mi guardò seria e subito dopo rise ...” Invitalo!” Esclamò:” Se non sei geloso …”

La guardai, capivo cosa intendeva dire con quel:” …se non sei geloso…” Che anche lei avrebbe praticato sesso con Petru.

“E tu lo sei se fa sesso con me?” Le chiesi.

“Di un ragazzo?... Nooo!!” Rispose alzandosi e posando la tazzina nel lavandino:” Come tu non lo sarai certo di me…”

Quella discussione finì lì senza altre parole, mi preparai anch’io, uscimmo e andammo a messa. Mi sentivo sollevato, ora sapeva la verità e avevamo tacitamente creato una forma di nostra intesa, un accordo silenzioso.  Durante la messa, nel corso dell’omelia religiosa dei salmodi, mentre cantavamo in coro con le mani appoggiate alla balaustra della panca, lei cantando mi posò la mano sopra la mia, accarezzandola. Capii con quel gesto che aveva accettato anche lei quella situazione che involontariamente si era creata e ci saremmo condivisi Petru io e mia moglie. La giornata la passammo dai suoceri e verso sera senza parlarne più, rientrammo a casa.

 

Il giorno dopo alla mattina, chiamai Petru su lo smartphone che gli avevamo regalato e lo invitai: “Stasera se vuoi, vieni pure a casa nostra.” Dissi.

“Le hai parlato?” Chiese.

“Si! …Se le un po’ presa, ma vista la tua giovane età ti ha perdonato.”

“Ma sei sicuro?” Ripeté.

“Si me lo ha detto lei che non devi avere nessuna paura, anzi, quando vieni, tu chiedile scusa del tuo comportamento, fai vedere che sei dispiaciuto.”

“Va bene allora stasera vengo!” Rispose.

Quella sera quando arrivò, suonò il citofono, aprii il portone, lo feci salire ed entrare in casa, era intimorito, si avvicinò a mia moglie seduta in salotto davanti alla TV dicendole: “scusami Luisa… è stato il vino a farmi avere quel comportamento. E lo avuto perché lei mi piaci, mi sei sempre piaciuta dalla prima volta che t’ho vista!” Disse.

“Quanti anni ha tua madre Petro!” Chiese Luisa seria cambiando argomento.

“Mia madre?... Quarant’anni!” Rispose stupito.

“Io ne ho quarantadue di anni!” Ci fu silenzio, poi aggiunse maliziosa:” Potrei essere tua madre, ho più anni di lei.”

Lui era in imbarazzo, non sapeva che dire, guardava me e lei.

“Vuoi che me ne vada?” Domandò.

“No siediti! Stai un po’ qui con noi a guardare la televisione.” Lo invitò, togliendomi dall’apprensione.

Si accomodò sorridendo, ci accorgemmo tutti, che i nostri rapporti personali erano cambiati da quella sera, non più solo amicizia, ma qualcosa di più, anche intimità, ora lui aveva avuto rapporti sessuali con tutti e due.

Quella sera restammo davanti alla tv a guardare un film, mia moglie come faceva di solito gli portò una bibita e dei salatini che a lui piacevano molto, poi si sedette in silenzio e lo guardava, con lui distratto intento a guardare il film.

Mi chiedevo cosa pensasse e credevo che la serata sarebbe passata così, con una sorta di sua diffidenza, invece…fui io per rompere nuovamente il ghiaccio mettendomi a parlare degli indumenti che vendeva, dicendo:” I pantaloni e le camice che vendi sono di stoffa buona.”

“Lo so! Non vi frego!” Replicò consumando i salatini. 

Sorrisi e mia moglie forse per entrare anche lei nel discorso e dire qualcosa accenno continuando a guardare la TV:

 “Invece a me hanno fregato, ho comprato due paia di pantaloni classici di gabardine da mettere in ufficio, ma hanno un difetto nel filato, la trama è irregolare e difettosa in alcuni punti.”

“Strano!” Disse Petru voltandosi verso mia moglie:” La gabardine non dovrebbe avere difetti di trama, nemmeno se lo lavi.” 

“Lo so! Per questo dico che mi hanno fregata, ma stai tranquillo che non mi vedono più in quel negozio…. “E poi rivolge dosi a me aggiunse per farmi capire dove li aveva acquistati: “Dalla Anna sai…”

Sbarrai gli occhi era un negozio rinomato in città.

“Non sarà gabardine…” Ripeté Petru, aggiungendo all’improvviso spiazzandoci:” Fammeli vedere.”

“Eh … ma sono in camera nell’armadio…” Mormorò innocentemente Luisa.

Poi come intendendo qualcosa che non volevamo dici, ci guardammo in silenzio negli occhi io e mia moglie, al chiarore dei lampi dello schermo del televisore, credo che il cuore battesse forte a tutte due.

“Faglieli vedere!” Esclamai io.

Mia moglie mi osservò, poi si alzò e si diresse in camera per prenderli.

“Vai a vedere anche tu!” Dissi a Petru, che si alzò e nel momento che lo faceva lo presi per una mano e gliela accarezzai bisbigliando:” Io non mi muovo di qua!” E la seguì.

Mia moglie entrò in camera accendendo la luce e lasciando la porta aperta, dove si vedeva dal salotto mezzo letto e l’armadio di fianco. Quando in camera voltandosi si vide anche lui dietro a lei e che io non c’ero restò sorpresa, ma non disse nulla, aprì le ante e tirò fuori i pantaloni mettendoli sul letto e glieli mostrò facendogli vedere la parte difettosa. Dal salotto li sentivo parlare.

“Hai visto?” Disse mia moglie segnando con l’unghia laccata dell’indice il tessuto difettoso.

“Si, questo è gabardine ma è stato trattato male!” Esclamò Petru.

“E l’ho pagato dei bei soldi!” Aggiunse mia moglie mostrandogli anche l’altro.

“Devi comprare da me, io se vuoi posso avere anche indumenti femminili, io non vi frego, vi voglio bene!” Affermò:” Ogni giovedì mi riforniscono lo sai.”

Luisa sorrise a quel “vi voglio bene” e mentre parlando ne ripiegava uno per rimetterlo via, Petru aprì l’altro in tutta la sua lunghezza e larghezza, tenendolo a braccia tese davanti a lui guardandolo e dicendo maliziosamente:” Ma ti vanno grandi?”

“Eh magari! “Rispose mia moglie:” Mi vanno stretti invece!” Abbozzando un altro sorriso.

Seppur giovane e impacciato, avendo la parlantina buona nel commerciare e vendere i suoi abiti, Petru replicò: “Esagerata non ci credo, provali!”

Ci fu silenzio a quel “provali” lei guardava Petru, gli piaceva, le cose stavano prendendo un senso imprevisto e che non pensava ma voleva, e probabilmente si sentiva attratta da lui e scherzosa domandò: “Perché cosa vuoi guardare?” 

“Come ti stanno!” Replicò lui.

Lo guardò ancora, sapeva che la richiesta di quel ragazzo era maliziosa e provocatoria a che lei si togliesse i pantaloni davanti a lui. Lui sorrideva e la osservava.

” Ma dove li tolgo qui!?” Domandò mia moglie.

“Si… io non guardo.” Disse ridendo facendo il segno con la mano di coprirsi gli occhi.

Era tutto intricante ed eccitante, sapeva come fare Petru con la sua falsa ingenuità. Ci fu ancora silenzio e a un certo punto vidi mia moglie venire verso la porta e all’improvviso la vidi chiudersi, probabilmente spinta da lei con la mano, attutendo con la chiusura le voci all’interno.

Non mi mossi e restai seduto, immaginavo che probabilmente Petru come aveva fatto con me nei gabinetti della stazione, facendole provare i pantaloni ci avrebbe provato anche con lei, ed ero curioso di vedere.

 

Dopo pochi minuti mi alzai, mi avvicinai silenzioso alla porta e sentii dei fruscii e la voce filtrata di mia moglie e la sua. Curioso mi chinai sulla serratura a spiare e vidi mia moglie 

con la gonna già tolta e con addosso già i pantaloni di gabardine, che sorridendo le mostrava che non si chiudevano per via della pancetta, dicendole:

“E poi mi sono stretti, tirano un pò da per tutto vedi!”  Rigirandosi e mostrandogli i fianchi e il sedere adeso nella la stoffa aderente. 

“Anche a me tira guardandoti!” Esclamò volgarmente ridendo facendo lo stupido e facendo sorridere anche lei. Mia moglie lo osservò con uno sguardo tollerante della sua battuta irriverente. Poi si voltò dicendo:

” Dai …visto che hai voluto che li indossassi ora aiutami a toglierli!” Lo esortò tirandoli giù a fatica dal sedere scoprendolo e sedendosi nel letto:” Prendili dalle caviglie e tira giù!” 

Una manovra che facevo anch’io quando metteva i jeans stretti.

Petru li tirò giù scoprendole le gambe, lasciandola seduta in mutandine, e posandoli di fianco si portò avanti contro di lei.

“Che fai?!” Mormorò mia moglie.

“Ti voglio baciare perché mi piaci!” Esclamò. E spingendola indietro senza che dicesse nulla la sdraiò sul letto e si adagiò su di lei e iniziò a baciarla dolcemente in viso e sul collo.

Prendendo il bordo inferiore della maglia, la tirò su sfilandola dalle maniche e facendola uscire dalla testa, spettinandola, come quando ballavano le alzò su il reggiseno senza sganciarlo, facendo uscire ancora le sue grosse mammelle pallide. 

Luisa timida e vergognosa come era sempre stata, non diceva nulla e lo lasciava fare e d’istinto, forse per pudore sdraiata sul letto portò il braccio piegato sugli occhi coprendoli con l’avambraccio lasciandolo fare, mentre lui iniziava a spogliarla completamente nuda.

Fui preso dalla contentezza e dall’eccitazione a vedere mia moglie, una signora matura per bene, in balia di Petru quel ragazzino rumeno che la stava spogliando interamente, senza fermarlo e dire nulla, facendola vergognare di sé stessa.  E continuai a guardare. 

Prendendo l’elastico delle mutandine esclamò ridendo:

“Alza il culo!” 

Lei lo fece, e lui le tirò giù le mutandine fino ai piedi e gliele tolse, vedendo io di profilo il suo corpo sdraiato con le gambe penzolanti giù dal letto verso il pavimento e il bosco di peli neri in rilievo sulla sua vulva pallida.

 Inginocchiatosi sul materasso Petru si avvicinò e l’aiutò a tirare su il busto e sganciandole il reggiseno glielo sfilò dalle braccia gettandolo a fianco, sdraiandola nuovamente, con lei che non si opponeva e non si copriva più il viso, ma lo guardava fisso in volto.

Lui scese dal letto, e spostandosi sparì di lato dalla vista del buco della serratura, per comparire subito dopo completamente nudo davanti a lei, con la sua asta eretta e oscillante, allargarle le gambe sempre nel suo silenzio e adagiarsi sul suo corpo. Lo osservai prendere l’asta in mano e portarla in mezzo a quella folta peluria scura che aveva mia moglie tra le gambe, muovere il glande su di essa come a dividerla e premere, spingere al centro e penetrala facendola sussultare all’introduzione, iniziando a chiavarla mentre lei lo abbracciava.

La stava chiavando di nuovo, ero eccitato e anche assurdamente contento che la chiavasse. Mi tirai su e non li guardai più, avevo il cuore che mi batteva forte e provavo una sorta di compiacimento a che Petru la stesse chiavando di nuovo, segno che tra noi iniziava qualcosa di nuovo, a tre, e anche lei faceva parte del mio peccato e non mi interessava guardarla, l’importante era che Petru fosse nostro, ce lo saremmo diviso io e lei, come poi fu.  

Mi andai a sedere davanti al televisore, e dopo oltre venti minuti sentii aprire la porta e li vidi uscire, prima Petru e poco dopo lei, già vestiti e venirsi a sedersi anche loro sul divano, senza più parlare di stoffe e pantaloni. Mia moglie silenziosamente si sedette e si rimise a guardare la TV, lui mi osservò con un sorriso trionfale.

 

Su richiesta di entrambi Petru ritornò ancora altre sere a casa nostra e lentamente entrò a far parte di noi, della nostra coppia e della nostra vita. Una sera possedeva me sodomizzandomi mentre Luisa guardava la tv o faceva finta di farlo, e un’altra sera possedeva Luisa mentre io ero davanti alla TV. Seppur giovane era il nostro maschio.

Continuammo ad avere rapporti sessuali, sempre meno nascosti e più visibili tra noi, consci che entrambi eravamo amanti di Petru, ma soprattutto fu con Luisa che pian piano si instaurò una vera e propria relazione sessuale, che lei accettò nonostante avesse oltre vent’anni in meno di lei.

 

Passarono i giorni, le settimane e i mesi e arrivammo al punto da essere tutti e tre coinvolti in uno strano triangolo, un ménage a tre, anche se gli incontri sessuali erano sempre separati, mai tutti e tre assieme Con lui avevo parlato, gli avevo detto di farlo pure senza preservativo, ma di   non eiacularle in vagina a mia moglie, anche se sapevo  che non c’erano  rischi e accettò.

 Alcuni sere dopo cena loro ballavamo e danzando dal salotto finivano in camera e si appartavano mentre io come se nulla fosse mi guardavo un film…e in camera ridendo e spogliandosi nudi consumavano il loro rapporto carnale completo. Altre sere ero io che lo invitavo in camera mentre Luisa restava a guardare la TV, ci spogliavamo nudi e amavamo e possedeva analmente, mi penetrava come faceva con mia moglie e mi sodomizzava. Ma mai lo facemmo insieme, almeno in questo avevamo mantenuto una sorta di pudore. In quel modo tacito, ci sembrava di fare qualcosa di meno sporco, di mantenere una certa integrità morale e di rispetto verso noi stessi, tipica delle famiglie cattoliche benestanti. Ma invece era solo la tipica ipocrisia piccolo borghese di cornificarci a vicenda con lo stesso ragazzo, accettandolo e fingendo normalità.

Consumavamo sempre in camera, comodi, nudi sul letto, con la porta chiusa o socchiusa e a volte abbassando il volume della TV li sentivo chiavare e Luisa ansimare e godere con lui. Altre volte curioso li spiavo come un bambino dalla serratura, li osservavo e mi masturbavo pensando che Petru chiavasse me invece che mia moglie. Altre come dicevo sopra, la porta restava socchiusa, non so se volutamente o per caso. Comunque a volte quando andavano loro li spiavo chiavare e sono certo che mia moglie qualche volta ha fatto altrettanto con me mentre Petru mi inculava e forse masturbarsi ma non dire nulla.

Petru era diventato il nostro amante, coccolato e vezzeggiato da noi, non le mancava niente a volte le domeniche pomeriggio lo portavamo anche in gita con noi.

Io e mia moglie non parlavamo mai di cosa facevamo con lui, in una sorte di falso rispetto e pudore. Ci guardavamo solo negli occhi mentre ci accingevamo ad entrare in camera con Petru, quella era l’indicazione che avremmo avuto un amplesso con lui, che, nonostante la giovane età era molto virile e ce l’aveva duro come il ferro. Era diventato il nostro maschio, il nostro amante. Anche se so che preferiva Luisa e avere rapporti sessuali con lei, non mancava mai di sodomizzarmi quando glielo chiedevo. Credo che tutte e due sia io che mia moglie l’amassimo anche se avevamo ruoli diversi.

 

Come era inevitabile da quel giovane sporcaccione che era, nei suoi incontri con Luisa Petru oltre a spingerla ad avere anche rapporti orali tra loro che vidi spiandoli, le chiese anche di avere rapporti anali, voleva sodomizzare anche mia moglie, questo me lo confidò lui un giorno quando ci incontrammo a pranzare durante la pausa di lavoro. Chiese a me se ero contrario. E nel suo linguaggio volgare mi disse sfacciatamente quel giorno:

“Ti dispiace se faccio anche a tua moglie il culo?”

Restai un momento sorpreso e pensoso e poi risposi:

“Ma lo fai già con me dietro, perché vuoi farlo anche a lei?”

“Così! ...Mi piace farlo anche alle donne!” Disse, aggiungendo credo falsamente:” Ma stai tranquillo con te lo farò sempre, sei il mio preferito e ti voglio bene.”

Sorrisi, mi sapeva incantare.

“Allora sei contrario se glielo faccio?” Ripeté ancora.

“No! ...Se vuole lei, che è d’accordo no! Faglielo pure!” Risposi. Lui sorrise e io curioso aggiunsi:” Ma te lo ha chiesto lei di farglielo?”

“No…glielo proposto io, le ho detto che è bello, che si gode di più, che a te piace molto, che sono bravo…”

“E lei?” Lo interruppi.

“Lei non vuole, è contraria, ma io insisto e sono sicuro che ci riuscirò, per questo   ho chiesto a te se non hai nulla incontrario!”  

Finì che nonostante le sue obiezioni e resistenze, Luisa si fece sodomizzare anche lei da lui, Petru ebbe rapporti anali anche con mia moglie, sverginò anche lei. Una sera la vidi uscire dalla camera e andare in bagno a lavarsi e poco dopo uscire lui e venire in soggiorno mentre guardavo la TV, aveva un sorriso soddisfatto, più delle altre volte e visto che lo guardavo disse:

“L’ho fatto!” 

Capii subito a cosa si riferiva e lo scrutai senza dire nulla e fu lui a continuare:” Ho fatto il culo a tua moglie, anche a lei e alla fine le è piaciuto.” E sorrise. Non dissi nulla.

Quando mia moglie uscì dal bagno andò lui. Luisa dopo essere stata in cucina venne a sedersi in salotto, mi guardava come se avesse la coscienza sporca, ma non dicemmo nulla e continuammo quella relazione a tre normalmente.

Oramai Petru era il nostro amante, era passato più di un anno da quando iniziò quella storia a tre, era un po’ come un figlio-amante.

Ci disse che ci voleva bene e che Luisa le piaceva tanto, e l'amava e lei lo stesso come me si era infatuata di lui, quel ragazzino rumeno diventandone mamma e amante.

Gli davamo dei soldi settimanalmente, lo vestivamo e trattavamo come se fosse davvero nostro figlio e a volte si fermava anche a dormire da noi nella camera in più degli ospiti che avevamo e che nelle nostre intenzioni di sposini quando acquistammo l’appartamento, sarebbe dovuta servire per un nostro figlio che invece non era arrivato, diventando la stanza degli ospiti. 

Lui si comportava benissimo, da quando era con noi era sempre pulito, facendosi la doccia a casa nostra tutti i giorni, educato e rispettoso, soprattutto di Luisa, che come dicevo sopra oltre esserne diventato l'amante, le faceva un po' da mamma e a differenza di me lo redarguiva quando faceva qualcosa che non andava e lui si vendicava sottomettendola quando la chiavava.

Dopo vari mesi di quella relazione, Petru smise di vendere indumenti alla stazione dei treni, e tramite nostre conoscenze gli trovammo un lavoro stagionale in una ditta che operava per il comune, e su nostra richiesta ci giurò che sessualmente non sarebbe più andato con nessuno se non solo con noi, anche solo per una questione di igiene. 

Luisa le aprì un libretto di risparmio al portatore nella banca in cui lavorava, con un deposito

iniziale messo da noi di 1000 euro, sarebbe servito per aggiungere i suoi risparmi ed a inserirsi normalmente in società. Gli acquistammo anche un motorino nuovo per muoversi, dicendole che quando avrebbe preso la patente gli avremmo imprestato anche una delle nostre auto.

Era oltre un anno che veniva a casa nostra e alternativamente ci amava a turno, avevamo i giorni tacitamente stabiliti senza nemmeno deciderli, sia io che Luisa, anche se come dicevo sopra mi accorsi che in quel rapporto preferiva lei.

Oramai, era di famiglia, ci fidavamo, arrivammo al punto un giorno, visto che alla sera e qualche pomeriggio veniva da noi, per non farlo aspettare fuori alla pioggia o al freddo o sulle scale seduto sul gradino ad attenderci nell’attesa che rientravamo, di dargli le chiavi del portone centrale e di casa per accedere e aspettarci all’interno e gli facemmo anche vedere quando entrava, come disattivare l'allarme. Aveva tutta la nostra fiducia, in fin dei conti gli avevamo fatto solo del bene, lo amavamo entrambi sia io che mia moglie e lui ricambiava. 

 

Una domenica, ci invitarono a un matrimonio di una nostra nipote, naturalmente a lui non lo portammo, non potevamo, come avremmo giustificato la sua presenza in famiglia di quel ragazzo?

“Un amico di Luisa?... Oppure mio? O di tutte e due?” Così lui non venne, restammo d’accordo che ci saremmo visti poi alla sera.

La sera rientrando dal matrimonio avemmo una spiacevole sorpresa. Esterrefatti quando arrivammo a casa ed entrammo nell’appartamento constatammo era stata svaligiata, un vero e proprio trasloco… Tutti i soldi contanti che avevamo, i preziosi di Luisa, pc portatile, pezzi d'argenteria, quadri, tutto…i vestiti griffati di mia moglie e i miei, la sua lingerie e i suoi indumenti intimi, lenzuola, coperte e copriletti, nuovi e usati, lavati e stirati, tutto portato via. 

Senz’altro erano stati almeno due e purtroppo pensammo a Petru e a un suo complice amico o parente a ripulirci la casa.

Ci dissero i vicini che il pomeriggio quando uscirono videro lui, con un altro signore e una ragazza più o meno della sua età che entravano, ma non ci diedero peso conoscendolo e pensando che anche noi fossimo in casa.

Telefonammo ai carabinieri, venne solo una pattuglia a fare un sopralluogo invitandoci a fare l’inventario di cosa ci avevano rubato e il giorno dopo andare alla stazione dei carabinieri più vicina a fare denuncia contro ignoti.

Facemmo denuncia ma senza nominare Petru, non volevamo e non potevamo, avremmo

dovuto dare troppe spiegazioni di come mai quel ragazzo frequentasse casa nostra e avesse il codice per togliere l’antifurto sonoro. Sia per evitare uno scandalo se fosse venuta alla luce la nostra relazione sessuale, ma soprattutto non volevamo fargli del male, questa era la vera ragione. Gli volevamo molto bene e sia io che Luisa, ognuno a nostro modo lo amavamo, e il sentimento che prevaleva su di noi quella sera fu di dispiacere e delusione non per quello che aveva fatto e ci aveva portato via, ma per essere stato proprio lui derubarci e fuggire da noi come un ladro. Se avesse avuto bisogno o chiesto dei soldi io e Luisa glieli avremmo dati certamente, lo avremmo aiutato, non c'era bisogno di rubare.

Ripeto, avevamo l'amaro in bocca, gli volevamo molto bene, seppur in modo diverso, sia io che Luisa lo amavamo, quel ragazzino ci aveva cambiato la vita, aveva sconvolto i miei gusti sessuali fino a farmi diventare omosessuale e aveva trasformato anche mia moglie in una donna libertina e desiderosa di sesso.

Era come un figlio per noi Petru …. e ci aveva svaligiato la casa. Ma la reazione ancora più forte doveva arriva, a Luisa non arrivavano le mestruazioni, era in ritardo di più di un mese. Il dubbio ci assalì entrambi e una sera parlando le domandai:” Ma con Petru lo interrompevate, lo toglieva e veniva fuori?” 

“Si...sì...” Mi rispose sincera:” Solo gli ultimi mesi qualche volta ha eiaculato internamente…”

“Ma come, perché? Anche lui lo sapeva di non farlo…”

“Difatti è stato ultimamente, mi chiedeva com’era, come facevamo quando praticavo sesso con te e gli dissi la verità… che tu eiaculavi dentro…”

“E lui?”

“E lui mi domandò:< Ma non resti incinta?>

< No!>” Risposi e scherzando continuò:< Allora posso venire anch’io dentro?>

< Gli ho detto di no! Ma poi in quei momenti non so, forse qualche volta l’ha fatto…”

“Forse o l’ha fatto?” Domandai seri e deciso.

“L’ha fatto qualche volta…” Rispose.

“E se ti ha messo incinta?” Mormorai. Diventò rossa in viso… “Ma non è mai successo…” Balbettò.

“Fatti il test per la gravidanza…” Le dissi e così fece, ed era incinta… incinta di Petru. A 41 anni era incinta di un ragazzo di 19 anni.

In comune accordo accettammo quella situazione, di tenerlo come se fosse il mio, lo prendemmo come un dono di Dio... ed iniziò la sua gravidanza.

 

Da quel giorno, continuammo a non avere più rapporti sessuali, ma solo affettivi e sentimentali. Pur vivendo insieme e volendoci molto bene lo stare assieme tra noi ora è solo un’apparenza, come fratello e sorella. Anche quando è nata la bambina… ci ha cambiato la vita e resi genitori.

Lei ora è molto cambiata, anche di aspetto, esteticamente, è sempre religiosa ma si è disinibita, sessualmente nella riservatezza ognuno ha le sue storie. Quando ha l'occasione e qualcuno le piace che la corteggia, me lo dice e se anch’io sono favorevole risponde al sorriso.

Io invece cerco sempre qualcuno che mi sodomizzi e lei lo sa, a volte lo trovo e altre no, ma ho le mie conoscenze come mia moglie ora ha le sue. 

 

A volte alla sera a letto pensiamo a Petru, ne parliamo con nostalgia, non lo abbiamo mai più rivisto né sentito, nemmeno allo smartphone che gli avevamo regalato, cercandolo anche con messaggi. Non risponde, deve aver cambiato scheda sim e messa un'altra nuova con altro numero. Ho chiesto a qualche rumeno e rumena che vivono qui e che sapevo lui frequentava, ma nessuno sa niente, probabilmente è ritornato in Romania. 

Lo giustifichiamo sempre, ci diciamo che è scappato dalla paura, aveva bisogno di soldi ... ma noi glieli avremmo dati se li chiedeva, lo avremmo certamente aiutato.  Siamo convinti che è scappato non perché non volesse stare con noi, sicuri che anche lui ci amava e senz’altro si trovava bene, ma per necessità e paura, forse fuorviato da qualcuno.  

Avrebbe potuto farsi sentire in questi anni, una lettera anonima…informarci che sta bene, gli avremmo perdonato anche il furto, come abbiamo fatto, non erano certo quella quasi decina di migliaia di euro di valore che ci ha portato via a fare la differenza, essendo noi una coppia borghese e benestante, e avrebbe potuto continuare a vivere con noi, ad essere l'amante di mia moglie e il mio.

Chissà dove è finito?

Ci manca! Ma ci ha lasciato un bel regalo, un ricordo di lui.

Antonio e Luisa.

 

Ogni commento e suggerimento è gradito. Grazie.

Inviare a: “dressage1@hotmail.it 

Grazie.

 

. I contenuti presenti sul blog "Immoralex" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine. 
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. 
Copyright © 2019 Immoralex. All rights reserved