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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
Vietato ai minori di 18 anni
LA PUNIZIONE (Conseguenza vera di un adulterio siciliano)
PREFAZIONE
Questa è una storia nata per caso, non cercata e voluta, che ha avuto delle conseguenze disastrose nella vita coniugale mia e di mio marito e il provvedimento che lui ha adottato per punirmi di un mio momento di debolezza sessuale è stato peggiore della motivazione per cui voleva castigarmi, ci ha scioccati entrambi e portato a non essere più noi stessi. Mio marito non immaginava che all'attuazione e visione di quella sua punizione avrebbe avuto una reazione inaspettata, che ci avrebbe condotti a far nascere e crescere in noi una nuova sessualità che fino a quel momento avevamo sempre condannato.
Buongiorno, voglio raccontare la mia storia, accaduta in una cittadina in provincia di Catania.
Mi chiamo Rosa Maria, ho 47 anni sono sposata da 23 con Massenzio un assicuratore e abbiamo un figlio di 21 anni. Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado o meglio conosciuta come scuola media.
Trascorrevo una vita monotona ma tranquilla tra casa, insegnamento e l’accudire mio figlio e mio marito. Una vita coniugale e quotidiana ripetitiva, sempre uguale. Sono sempre stata irreprensibile sui principi, d’altronde come mio marito e l’abbiamo insegnato anche a nostro figlio Luca. Sessualmente sono sempre stata una buona moglie, fedele al mio primo e unico uomo, mio marito. I rapporti intimi tra di noi si erano diradati molto, sia per il calo sessuale di mio marito, ma anche perché non risvegliavo più in lui l’interesse erotico e avevo appena terminato il climaterio (la menopausa).
Di aspetto anche se leggermente formosa sono alta e snella, vita stretta e fianchi larghi che danno il tipico aspetto curvilineo al mio corpo. Una bella signora a detta di tutti, anche dalle colleghe insegnanti e amiche. Ho anche un bel viso dolce e sensuale, occhi marroni, profilo regolare e capelli lunghi sulle spalle tinti color mogano in un fisico maturo nelle forme ma piacente agli sguardi e ai desideri maschili. Un seno appariscente e un fondoschiena come diceva mio marito anni fa, invidiabile, alto e pronunciato, due gambe lunghe con cosce snelle e tenere, ma senza cedimenti di tessuto alla cellulite, questo grazie alla cura che ho di me stessa e del mio corpo.
Di carattere sono sempre stata determinata e risoluta sulle mie idee e su quello che compio.
Mi sono sposata a ventiquattro anni, con l’uomo che amavo dopo essermi laureata nella Facoltà di Scienze della Formazione. Matrimonio d’amore, sentimenti e felicità, all'inizio Massenzio era fantastico, scherzoso e attento a ogni mia esigenza... Inizialmente, il rapporto con mio marito, soprattutto quello sessuale era idilliaco, naturalmente dopo la gravidanza, con l’età, il figlio, il lavoro e tutti i vari impegni le cose cambiarono lentamente e con il passare del tempo in lui la passione si spense e di riflesso anche in me. Lui passava il suo tempo libero tra calcetto, pesca, caccia, computer...trascurandomi sempre di più. Spesso guardandomi allo specchio, vestita ma anche nuda, mi valutavo e apprezzandomi pensavo:” Eppure ho solo 46 anni, sono ancora una donna piacente, attraente, calda e focosa, come una vera siciliana… E nonostante la mia età molti mi osservano e dicono spesso che ho un bel corpo e sono attraente.” Ma poi lasciavo perdere quei pensieri intimi e mi dedicavo alla casa, a lui e al figlio.
Gli sguardi degli uomini anche se ingelosivano mio marito mi facevano piacere, specie quando ero al mare con il bikini classico o a passeggio con un vestito aderente, ed erano molto eloquenti...mi mangiavano con gli occhi. I più audaci con il loro scrutare mi facevano ben capire che avrebbero voluto possedermi, non soltanto con gli occhi.
Ovviamente, come detto sopra sono sempre stata fedele a mio marito che è stato il primo e l’unico uomo della mia vita, anche se sessualmente mi cercava poco e solo per soddisfare sé stesso, per il suo piacere veloce e breve. Ma da buona moglie avevo sempre compiuto quello che ritenevo anche un dovere nel matrimonio, anche se non era più godimento carnale per me ma gioia coniugale e lo avevo sempre assecondato.
Dopo i primi dieci anni di matrimonio, le cose tra me e lui erano cambiate completamente, infatti, lentamente ha iniziato a desiderarmi sempre meno fino con il tempo a desiderarmi poco, e a non soddisfare più le mie esigenze di moglie e di donna, ma le sue, diventando un marito sempre distante, rilegandomi al ruolo di consorte bella e fedele, rispettata ammirata e stimata da tutti...
Anche se alcune volte mi sentivo vecchia e trascurata.
Lui del mio sentirmi trascurata non se ne accorgeva o peggio, semplicemente non gli interessava. Lui si ricordava di me solo quando aveva voglia di fare sesso, di sfogarsi, e avveniva in incontri settimanali, serali e sbrigativi, in genere il sabato sera e una volta venuto lui, era tutto finito. Provai varie volte a fargli capire le mie esigenze di donna e di consorte...ma a nulla servivano le mie provocazioni, il mio farmi trovare già sdraiata nel letto con la camicetta da notte trasparente o tirata su con le mie grazie in vista per lui. A volte mi mettevo a pancia sotto, mostrandogli il mio sedere nudo, maturo e ancora bello, a mandolino come mormoravano gli uomini che me lo osservavano, era tenero e bello e spesso mi facevo trovare volutamente senza mutandine...O ancora come vedevo nei film o alla tv mi facevo scorgere sotto la doccia lasciando la porta aperta in modo che mi vedesse nuda dentro il box, sotto l’acqua e che magari mentre mi insaponavo lentamente la pelle si avvicinasse a lavarmi la schiena.... Ma niente.... indifferenza, qualche battuta e poco più.
Siamo sempre stata una famiglia tranquilla, rispettata e stimata da tutti, con il nostro lavoro e il tran tran della vita coniugale.
Nostro figlio Luca universitario, era andato a studiare nel nord, a Milano all’università Bocconi. Per la prima volta dopo gli anni iniziali da sposini, restammo di nuovo soli io e lui e ritornammo ad essere una coppia e la nostra vita cambiò drasticamente senza di lui, soprattutto per me, non avendo più gli impegni famigliari giornalieri che avevo con il figlio. Niente fargli da mangiare, niente più panni da lavare, letto da rifare e camera da riordinare, con i pomeriggi oltre al lavoro vuoti, con l’attesa serale davanti alla Tv che mio figlio mi chiamasse allo smartphone per poi andare a letto.
Mio marito invece a differenza di me pativa meno quel distacco da nostro figlio e la solitudine che comportava. Lui passava il tempo libero nel suo studio a piano terra a praticare il suo hobby, il modellismo navale avendolo approntato un piccolo laboratorio, ed era fissato nelle sue ricostruzioni. Era meticoloso e aveva vinto anche dei premi. E le domeniche che non lavorava, invece di stare con me andava allo stadio con i suoi amici e colleghi a tifare il Catania.
Io quando lui era chiuso nel suo laboratorio o usciva e andava con gli amici, mi annoiavo, non sapevo come passare il tempo, anche perché le amicizie che avevo, essendo io di un’altra città siciliana erano poche, qualche collega, ma non mi piaceva frequentarle fuori dall’ambiente di lavoro, erano pettegole.
In quel periodo che eravamo ritornati soli, speravo rivivere con lui una nuova luna di miele, fare qualche viaggio io e lui da soli, essere più intimi, ma non fu così. Nell’ultimo periodo vedevo i miei anni passare senza che lui mi dicesse qualcosa di bello, di carino, mi desse qualche bacio o carezza. Lo capivo, lui era un uomo fatto così. Ma ci ha pensato il fato a movimentarmi e cambiarci la vita per sempre.
Una domenica mattina, dopo aver riordinato un po’ casa e fatto le mie cose, andai a farmi la doccia, e mentre mi asciugavo e facevo toilette, mi accorsi che il rubinetto del lavandino del nostro bagno iniziava a perdere, gocciolava. Provai a chiuderlo di più, stringendolo al massimo ma continuava a gocciolare, allora lo aprii e richiusi con energia più volte, ma feci più danno che bene, credo che stringendolo con forza ruppi maggiormente la guarnizione e iniziò a gocciolare di più. A pranzo informai mio marito: “Guarda che in bagno c’è il rubinetto che gocciola, poi macchia e rovina la ceramica…” Gli dissi da donna di casa.
“Hai chiamato l’idraulico?” Mi domandò con la sua voce che pareva un rimprovero e mi riportava completamente nel mondo quotidiano e alla mia solitudine.
“Si… l’ho fatto!” Risposi cercando di mantenere una voce normale e una tranquillità che non avevo in quel momento.
“Ho chiamato il nostro idraulico. ma essendo di domenica non risponde.” Lo informai: “Oggi è festa, e probabilmente non c’è, non lavora…”
“E me lo dici a me? …Chiamane un altro! “Rispose scocciato.
“L’ho già fatto ma non risponde nessuno!” Esclamai.
“Cristo…! Ma ci sarà pure qualcuno in provincia anche se oggi è domenica...” Ribatté lui alterato di quella mia insistenza.
“E dove lo cerco?” Chiesi io.
“E che ne so! Dove vuoi, chiedi a qualche tua amica… Sei sempre al computer, guarda se ne trovi qualcun’altro…!” Rispose scazzato aggiungendo:” Io non posso, tra poco devo andare allo stadio …” Mormorò. E finito di pranzare uscì per andare allo stadio con i suoi amici.
Come al solito di domenica pomeriggio restai sola in casa, andai nella piccola stanza adibita a nostro piccolo studio, accesi il pc, andai su Google e cercai alla voce idraulici di Catania e provincia e ne venne fuori un elenco. Ve ne erano parecchi e mi cadde l’occhio su uno in particolare che informava che era aperto 24 ore su 24. Cliccai ed entrai nel sito e notai che aveva molte recensioni e lessi:
” Sempre a disposizione, interventi rapidi e se voluti personalizzati ecc.…ecc.…” Ma non le lessi tutte le recensioni presa dalla fretta di trovare un idraulico. Decisi per il primo dell’elenco ... Presi il suo numero di telefono che era il più recensito pensando che per esserlo fosse anche più bravo degli altri e senza indugiare un attimo lo chiamai, con la speranza che qualcuno mi rispondesse e sarebbe venuto a mettere a posto il rubinetto anche se era di domenica ...
Anche se la situazione appariva difficile tentai. L’idea di sentire mio marito brontolare al suo rientro perché perdeva ancora e non avevo trovato l’idraulico mi infastidiva. Con lo smartphone, composi il numero e finalmente rispose al terzo squillo.
“Pronto l’idraulico?” Domandai.
“Si!” Rispose una voce giovane e simpatica dall’altra parte e gli spiegai: “Senta avrei un problema un rubinetto rotto che perde... può venire a riparalo?”
“Certo!... Mi dia l’indirizzo” Rispose subito aggiungendo:” Però dovrà pagare 50 euro solo per la chiamata… l’intervento è a parte.”
“E’ un po' caro…” Pensai:” Ma d’altronde è domenica… Va bene …” Risposi di sì e gli diedi l’indirizzo e lo aspettai. Mi comunicò che ci sarebbero voluti soltanto 20 minuti.
Nell’attesa che arrivasse e mi risolvesse la sgradevole situazione in cui mi trovavo, sparecchiai la tavola e rassettai e misi in ordine in cucina. Ormai erano le 15.00, mio marito era fuori da
un’ora, allo stadio con gli amici. Mi sedetti in soggiorno con il televisore acceso guardando e sentendo le notizie.
Quando sentii suonare il campanello del citofono mi alzai e andai a guardare chi fosse nel video citofono, e vidi che era lui…
“Pronto?” Dissi…
“Sono l’idraulico signora…” Rispose:” … è lei che ha chiamato?”
“Si venga!” E dal citofono stesso aprii il cancello elettrico per farlo entrare.
Entrò nel piazzale, e una volta dentro posteggiò l’auto e fece la rampa di scale esterne e io prima di aprire la porta d’ingresso della villetta, come faccio sempre quando viene un estraneo, mi assicurai di essere in ordine. Mi aggiustai un po’ la camicetta e la gonna per essere presentabile e sorridendo convenzionalmente aprii l’uscio di casa.
Mi si presentò di fronte un ragazzo giovane, con la sua borsa dà lavoro con gli attrezzi a tracolla e una valigetta in mano, dell’età di mio figlio circa, piuttosto belloccio…sul metro e settanta centimetri, fisico snello e sportivo, capelli corti nero corvini ed occhi scuri in un gran bel viso. Il tipico ragazzo mediterraneo in piena regola. Indossava una salopette di jeans con pettorina con logo della sua ditta e sotto di essa la maglietta, ai piedi gli scarponcini da lavoro completavano la sua figura da idraulico.
“Buongiorno! Dissi.
Vedendomi mi fissò intensamente prima di salutarmi, e mi sorrise rispondendo: “Buongiorno a lei!” E lo feci entrare.
“Dalla voce al telefono la pensavo più anziana… complimenti è giovane e bella!” Pronunciò subito appena mi vidi.
Abbozzai un sorriso di cortesia e di compiacimento e gli rivolsi uno sguardo in una frazione di secondo da fargli capire che il suo commento non mi interessava. Comunque entrammo e gli feci strada all’interno dell’appartamento in direzione del bagno. Per forza di cose vista la strettezza dell’entrata e del suo arredo con i miei infradito camminai davanti a lui, con la rigidità tipica dell’insegnante scolastica che ero, come mi comportavo a scuola con i liei alunni, immaginando cosa guardasse dietro di me, certamente il mio fondoschiena.
Lo accompagnai nel bagno e gli feci vedere il guasto.
Tirò giù la borsa a tracollo e la posò sul pavimento assieme alla valigetta e prima di incominciare a lavorare mi chiese: “Mi può fare un caffè!?”
Restai stupita da quella richiesta: “Per chi mi ha presa, per la sua serva?” Pensai indignata dal suo comportamento. Mi voltai e lo guardai, vedendolo sorridere come se nulla fosse con la sua faccia bella, simpatica ma da schiaffi, come se fosse una richiesta dovuta quella che mi aveva fatta. Ebbi l’istinto di mandarlo al diavolo, di dirgli: “Non sono la serva di nessuno io… il caffè se lo prenda quando ha finito di lavorare al bar…” Ma poi pensai:” È solo un ragazzo sbruffoncello che probabilmente non conosce nemmeno l’educazione. Lo guardai fisso negli occhi e controvoglia risposi: “Va bene!”
E tanto che lui abbassatosi e chiusa la manopola dell’acqua centrale del bagno, trafficava smontandolo il rubinetto, io aspettando che scendesse il caffè dalla macchinetta ritornai sull’uscio e vidi lui che mi guardava con un sorrisetto stupido, scemo che mi indisponeva.
Non dissi nulla per non discutere e per timore che mi piantasse a metà il lavoro, ma mi dava fastidio il suo atteggiamento che l’avrei mandato al diavolo. Quando fu pronto gli portai e passai la tazzina del caffè che bevve ringraziandomi, guardandomi ancora negli occhi in modo insistente e fastidioso.
“Lei non beve?” Mi domandò.
“No l’ho già preso…” Risposi.
“Ah peccato…” Affermò continuando a osservarmi.
Ricordo che pensai: “Ma guarda un po’ che tipo mi doveva capitare! ...Lo prenderei a schiaffi!!” Considerai d’istinto guardandolo con il suo sorrisetto scemo.
Non lo lasciavo solo nel timore che toccasse qualcosa, le mie creme, i miei profumi e lui vista la mia presenza sull’uscio cercava di parlarmi mentre lavorava, chiedendo di me, mio marito, ma non gli davo corda, fingevo di trafficare e mettere a posto qualcosa e non rispondevo.
Terminata la sostituzione della guarnizione riaprì l’acqua centrale e poi il rubinetto e non perdeva più. Funzionava.
“Tutto a posto signora!” Dichiarò.
“Bene mi dica quant’è!” Esclamai felice che se ne andasse.
Fece il calcolo con un foglietto e la penna nemmeno dovesse conteggiare chissà cosa, mi fece la fattura e mi disse.” Sono ottanta euro.”
Mi sembrava un po' caro per cambiare una guarnizione che sarà costata 10 centesimi e c’era stato solo una decina di minuti e inoltre si era fatto fare anche il caffè.
“E’ un po' caro.” Esclamai prendendo la fattura in mano…: “Non mi fa un po' di sconto?”
“No! Non posso...i prezzi sono fissi.” Rendendosi ai miei occhi ancora più antipatico e odioso di prima.
Comunque per non fare discussioni lo pagai. Lui prese i soldi in mano dicendomi: “Serve altro?” Con un sorriso talmente stupido che mi irritava e indispettiva.
Non capivo...” No! Non serve altro!” Risposi decisa e lo feci andare via accompagnandolo alla porta.
“Ma guarda che tipo!... Che deficiente!... Che stupido!... Se mio figlio fosse così, gliene darei tante…” Pensavo innervosita: “Ma stai tranquillo che non mi vedrai più…e in questa casa non ci metterai più piede.” Terminai con il mio pensiero.
Andato via l’idraulico, piena di nervoso per la situazione mi misi a preparare cena gettando contemporaneamente occhiate al televisore.
Quando mio marito verso sera rientrò mi chiese del rubinetto: “Hai trovato l’idraulico poi?”
“Si!” Risposi:” … Un ragazzo indisponente che l’avrei preso volentieri a schiaffi in faccia…” Dissi.
“Eh… e perché?” Domandò sorridendo…” Ma l’ha messo a posto almeno il rubinetto?”
“Si … sì… è tutto a posto. Ma lui era proprio odioso.
“Perché dici che l’avresti preso volentieri a schiaffi?” Mi domandò sorridendo divertito.
“Perché era un maleducato e un indisponete… Ho trovato uno stupido, una faccia da schiaffi!” Affermai.
” Comunque tutto a posto! Il lavoro lo ha fatto.” Precisai
Rise dicendo:” È quello che passa la domenica...” E andò tra le sue cose, nel suo hobby e riprendemmo la nostra vita coniugale di tutti i giorni.
Passo una settimana nella indifferenza dei nostri momenti comuni, lui a fare i suoi modellini e io a leggere riviste o guardare la tv, senza quasi mai uscire insieme, se non per qualche incontro con i parenti o qualche passeggiata. Anche alla sera a letto la nostra intimità era rada, fugace e veloce… dove quasi sempre io non provavo piacere o poco, ma lui si, godeva del mio corpo sfogandosi e svuotandosi i testicoli sulla mia pancia o la mia coscia.
La mattina del sabato seguente ero in bagno e mi accorsi che il rubinetto riparato gocciolava nuovamente. Credetemi, mi venne il nervoso, una agitazione:” Ma cosa ha aggiustato quello stupido incapace!?” Pensai subito. È presa dalla rabbia, visto quello che avevo pagato, presi il cellulare e rifeci il suo numero: “L’idraulico Enzo!” Esclamai appena sentii la voce dall’altra parte.
“Si!” Rispose.
“Sono la signora Rosa, l’avevo chiamata domenica scorsa … Si ricorda che la è venuto a cambiare le guarnizione al rubinetto del mio bagno?” Esclamai.
Ci fu una pausa di silenzio poi dichiarò: “Ah sì, quella bella signora nella villetta!”
“Si sono io!” Ribattei incurante del complimento.
“Mi dica ha bisogno d’altro signora ?!” Domandò con una voce stupida e sibillina che mi indispose immediatamente innervosendomi di più nel sentirmi ripetere quel:” Ha bisogno d’altro?”
Subito risposi inviperita cercando di mantenere la calma e il tono di voce socievole ed educato: “No! Non ho bisogno d’altro … ma il lavoro che ha fatto l’altra volta non va bene, il rubinetto perde ancora, di nuovo! “Replicai.
Resto in silenzio e poi rispose: “Ora vengo...”
Chiusi la chiamata seccata e infastidita, non lo avrei chiamato di certo quello stupido se non fosse stato per il fatto che gli avevo pagato un lavoro e me l’aveva fatto male, ne avrei cercato un altro di idraulico o mi sarei rivolta al solito che ci faceva i lavori.
Dopo mezz’ora sentii suonare al cancello.
Mio marito era nel suo laboratorio con i suoi giochini di modellino che non lo muovevano nemmeno le cannonate.
Lo feci entrare e subito mi disse: “Buongiorno!”
“Buongiorno!” Risposi per educazione mentre friggevo dalla rabbia. “Il lavoro che ha fatto l’altra volta non va bene, è stato fatto male.” Esclamai irritata.
Fece una faccia come dire… impossibile, guardandomi incredulo. Tagliai subito corto: “Venga guardi lei e me lo metta a posto per favore.” Ripetei determinata.
Entrò posò la borsa a tracolla con i ferri e mi disse memore della volta prima e dalla mia accondiscendenza precedente: “Mi può fare un caffè intanto che...” Non lo lasciai finire che risposi seccata.
“No! Non le posso fare il caffè perché la macchinetta è rotta. Mi faccia il lavoro per favore.” Lo esortai seccata. Mi guardò stupito e anche deluso del mio atteggiamento.
“Ti aggiusto io...” Pensai. “Altro che caffè, lavora e sparisci!” Considerai mentalmente guardandolo superba.
Lui in silenzio intanto che io poco distante guardavo, rifece tutto come la volta precedente, chiuse l’acqua, smontò il rubinetto e ricambiò la guarnizione dicendo con presunzione:” Il lavoro non è stato fatto male signora Rosa, io non faccio le cose malfatte… a proposito, si chiama Rosa? Un bel nome…” Disse come se volesse attaccare bottone:” Il nome del fiore dell’amore. Anche mia nonna si chiamava Rosa…è mancata…” Lo interruppi immediatamente dicendo:” Senta, per sua nonna mi dispiace, ma io e mio marito dobbiamo andare via, mi finisca il lavoro!” E mi allontanai.
Poi lavorando, come se parlasse da solo aggiunse:” Questa volta al rubinetto della bella signora Rosa gli sostituisco tutte le guarnizioni. La volta precedente non le ho cambiate tutte, ma solo quella che perdeva le altre non le avevo sostituite perché mi sembravano buone e per farle spendere di meno…”
Al termine fece le prove e funzionava, si chiudeva e apriva bene senza che gocciolasse e senza che io gli dicessi nulla, messi via i ferri di sua iniziativa fece il conto e la fattura, porgendomela e con quel sorriso idiota pronunciò:” Sono 80 euro signora. “
Lo guardai e risposi: “Io non la pago! L’ho già pagata l’altra volta, se lei ha fatto il lavoro male non è colpa mia ...” Affermai.
A quelle mie parole decise e risolute, perse la sua smorfia da deficiente belloccio che aveva sulle labbra quando mi guardava e parlava con me. Insistette un po', ma vista la mia determinazione lasciò perdere non prendendosela, dicendo:” Va bene, per questa volta alla bella signora è omaggio.” Prese la cassetta dei ferri mettendosela a tracolla sulla spalla, ridicendomi con quella faccia da schiaffi e il sorriso indisponente: “Serve altro?” Guardandomi negli occhi e sul seno…
Giuro che non so cosa mi trattenne da tiragli davvero uno schiaffo deciso e sonoro in faccia. Mi sono detta:” Ma possibile che sei così scemo da provarci con me che posso essere tua madre? Ma ti sei mai guardato? Sei un ragazzino…”
Lo osservai alcuni secondi con aria di sfida sostenendo il suo sguardo ottuso e gli chiesi.
“In che cosa consisterebbe questo < serve altro?>”
Mi sorrise e si avvicinò dicendo: “Bè una bella donna sola ha sempre bisogno di qualcosa… di qualunque cosa lei ha bisogno anche oltre il lavoro... io posso fornirgliela…” Troncò la frase amicandomi il sorriso da deficiente. Capii subito cosa intendesse.
“Guardi Enzo se ne vada prima che la prenda a schiaffi e chiami mio marito!” Dissi determinata togliendomi la soddisfazione e guardandolo con sufficienza. Restò sorpreso e deluso della mia determinatezza e reazione, soprattutto dall’avergli detto che se non se ne andava lo prendevo a schiaffi. Non disse più niente, ci rimase male.
Trovavo stupido, maschilista e irrispettoso il suo modo di proporsi:” Menomale che Luca non è così…” Pensai.
Lo accompagnai alla porta camminando dietro di lui dicendomi: “Ma guarda che tipo doveva capitarmi, non avrà nemmeno 25 anni e ci provava con me! Maleducato e irrispettoso. Ma per chi mi ha preso? Come si permette?” …E mi domandai per un attimo:” Ma come fa ad avere tutte quelle recensioni positive? Saranno senz’altre false.”
Uscì e se ne andò... quel pomeriggio lo trascorsi a casa piena di soddisfazione e mio marito nel suo laboratorio a trafficare, finché non uscimmo e andammo al supermercato a fare la spesa.
Al ritorno, così, per curiosità dopo aver guardato un po' di televisione e letto qualcosa su una rivista, visto che ci pensavo andai a vedere sul pc le sue recensioni.
Entrai nel suo sito e osservai e mi resi conto che erano tutte femminili e lo elogiavano dicendo: <Lavoro eseguito in tempi velocissimi e professionali. Mi ha montato bene la caldarina spenta da tempo facendola funzionare subito di nuovo. Grazie Enzo. Anna.> E seguiva l’indirizzo email. Oppure: < La lunghezza del tubo che ha messo nella mia canalina è davvero riguardevole e ha iniziato a funzionare bene. Da raccomandare. Nunzia.> E indirizzo email. In un'altra:< È un installatore eccezionale, sa fornire materiale ottimo, forte e resistente che dura e fa funzionare bene l’impianto, specialmente se è un po' che non si usa. Consigliato. Caterina…> Ed email…
Non potevo credere a quello che leggevo, erano tutte recensioni con allusioni sessuali a quel tipo, il deficiente idraulico. Il tubo capii che cos’era, lo stesso come la calderina o canalina e anche il saper montare bene la caldarina e farla rifunzionare avevo capito che cosa intendevano, erano tutte allusioni alla sessualità.
Incredula e meravigliata di quello che leggevano e scrivevano quelle donne ragionavo:” Ma chi può scrivere queste cose? Soltanto delle deficienti come lui… Ma non si vergognano? E con che coraggio le postano…? Probabilmente saranno quelle signore con cui ci ha provato e ci sono state… Quelle a cui serviva altro…”
Ne lessi ancora qualcuna di quelle recensioni stupide, tra l’essere indignata e divertita:< Si è dimostrato una persona competente e disponibile, il lavoro è stato eseguito bene a regola d’arte. Angela.> E ancora: < Consiglio vivamente alle signore l’idraulico Enzo, che per montare il condizionatore nuovo a casa mia si è dimostrato molto competente e disponibile a ogni situazione. Michela.>
Continuavo a scorrere e mi divertivo a leggerle.
< Ha dimostrato grande disponibilità anche se il lavoro è stato più lungo del previsto per motivi non dipendenti da lui. Mi rivolgerò sicuramente ancora a Enzo in futuro e lo consiglio caldamente. Devo dire che è stato soddisfacente nello svolgere il suo lavoro. Voto 10 Consigliatissimo da oggi è il mio idraulico di fiducia per antonomasia! Lucia…>
<Mi sono trovata bene… lo consiglio. Luisa.> E a tutte le recensioni seguivano gli indirizzi email di chi le faceva che comparivano in automatico come mittenti.
“Che strane recensioni…” Pensavo sdegnata:” Ma non si vergognano? Senz’altro sono donne sposate e con figli…”
Chiusi il pc scuotendo la testa, scandalizzata da come potessero certi tipi di donne, madri e moglie essere senza morale e cadere così in basso. Poi ricordando che ci aveva provato anche con me pensai: “Mi deve aver preso per una delle sue recensitrici, per questo mi chiedeva sempre serve altro? Chissà cosa altro mi avrebbe proposto se le davo corda e lo assecondavo. “
Ero divertita e disgustata da quello che avevo letto, delle allusioni sessuali di quelle donne e di lui che ci provava con tutte le clienti come ci aveva provato con me, pensando che io fossi come quelle donne, probabilmente casalinghe mature e vogliose, insoddisfatte dai mariti e da appagare sessualmente. Un po' come ero io.
La domenica successiva mio marito andò ancora via con i suoi amici, era partito di mattina per andare oltre lo stretto a Reggio Calabria per vedere giocare la partita di calcio Catania-Reggina e sarebbe tornato a sera inoltrata.
Ero sola in casa e arrabbiata, per lui non contavo proprio niente ero solo una moglie disponibile a preparale da magiare, lavargli e riordinare la casa e i vestiti e passeggiare sottobraccio a lui in piazza per mostrami ai paesani di quanto ero bella, fedele e felice con lui.
Mi preparai e pranzai sola, aprii una bottiglia di vino rosso e guardando la Tv mentre pasteggiavo ne bevvi due bicchieri.
Poi finito di pranzare lavai e rimisi a posto i miei piatti, e come facevo sovente, presi il bicchiere, versai ancora del vino rosso, spensi la Tv in cucina, andai in salotto e accesi quella, e sorseggiando ancora pensavo a come potermi divagare e divertire, passare il pomeriggio. Le amiche non le volevo sentire con le loro litanie:” Oh poverina... ti lascia sempre sola…”
Chissà come e perché mi tornò in mente quell’imbecille, si, l’idraulico e le sue recensioni e sorridendo da sola sorseggiando il vino scossi la testa: “Chissà fino a dove si sarebbe spinto con me se gli davo corda ...” Mi dissi.
“A 25 anni si mette a corteggiare una di 46enne…” Pensavo e ripensavo alle sue battute, soprattutto a quel:” Serve altro…?” Sapendo bene cos’era l’altro che mi voleva servire…
Così sola, seduta sul divano con il televisore acceso sorseggiando il vino rosso, un po' per gioco e divertirmi, un po' per vedere cosa avrebbe detto, decisi di chiamarlo. Naturalmente dovevo trovare un motivo e pensai di inventarmi il fatto che la temperatura della doccia non era sempre costante, a volte veniva più calda improvvisamente e altre volte meno, ed era vero. E non senza emozione, divertita ma con il batticuore e la mano che mi tremava, come se giocassi da sola con me stessa, presi lo smartphone e lo chiamai.
Quella volta quando risposi fui più gentile…
“Buongiorno Enzo!” Dissi.
“SI! Chi è?” Domandò lui.
“Sono la signora Rosa quella dell’altra volta. Quella della villetta, ricorda? A cui ha cambiato le guarnizioni al rubinetto due volte?!”
A quella esclamazione si ricordò subito.
“Si rammento! La signora che se non me ne andavo via mi prendeva a schiaffi…” Disse lui risentito, facendomi abbozzare un sorriso:” Che c’è!... Non mi dica che perde ancora il rubinetto?”
“No… no! L’ho chiamata per una consulenza, lei aggiusta anche le calderine? Sa vorrei farle vedere un lavoro nel bagno… ma non so se è libero e può.”
Fece una pausa e rispose: “Se vuole vengo tra mezz’ora!”
“Bene… ottimo l’aspetto allora così le spiego!” Replicai stranamente agitata di quel gioco con il cuore che mi batteva a mille. Versai ancora un po' di vino rosso nel bicchiere e lo bevvi tutto d’un fiato.
Avrei voluto vedere se mi corteggiava di nuovo e fino a che punto sarebbe arrivato.
Nell’attesa giocando divertita con me stessa mi misi in ordine per essere presentabile, mi sciacquai la bocca che non alitasse di vino e lo ammetto, mi truccai un po'.
Quando suonò lo feci entrare e appena fu su in casa, in salotto, la prima cosa che gli dissi per sfotterlo fu: “Vuole un caffè Enzo?”
MI guardò stupito., quasi incredulo che glielo chiedessi e offrissi io.
“Beh si!” Rispose sorridendo e andammo in cucina e mentre lo preparavo mi osservava, mi guardava il corpo, la schiena e il sedere e non visto Il viso, il seno, senza dire nulla soltanto sorridendo da solo.
“Mi dica, sono a sua completa disposizione signora Rosa…” Affermò.
Mentre io osservandolo mi ripetevo:” È proprio uno stupido, starò un po' al suo gioco…”
Ero divertita e lo stavo accompagnando in bagno quando mi fermò e si avvicino a un calorifero e passando il dito sopra l’allaccio informandomi:” Questi perdono… non vede che sono umidi e hanno già fatto la ruggine, sarebbero da sostituire tutte le guarnizioni dei caloriferi finché siamo d’estate, prima che arrivi l’inverno e si rompono e si mettono a perdere e allagano la casa.” Effettivamente aveva ragione, nella giuntura c’era il filo umido di ruggine.
“Vedremo…” Dissi io con aria superiore, non avendo nessuna intenzione di cambiare le guarnizioni perché i caloriferi andavano benissimo e poi men che mai farle cambiare a lui che non consideravo un idraulico ma solo un pasticcione.
Accompagnato in bagno controllò tutto, continuando a guardarmi e seguirmi con gli occhi in tutte le parti del corpo, era divertente controbattere alle sue battute e metterlo in riga come pensavo io…
Fece un preventivo sommario:” Calcolando calderina e tutte le guarnizioni dei caloriferi… verrebbe…” Disse lui, ma io lo interruppi subito:
“Eh così tanto? ...” Risposi io sorridendo non facendolo nemmeno parlare.
Lui mi guardò stupito. “Non ho detto niente…”
E riprese:” Sarebbero…”
“E no…no...no… è troppo…troppo…voglio lo sconto… Abbassi la cifra!” Esclamai e mentre lo dicevo sorridevo divertita. Lo stavo prendendo in giro e se ne accorse, sorrise anche lui.
“Tutto sarebbe sui duemilacinquecento euro…” Esclamò.
“Ehhh…così tanti?” Enfatizzai non avendo nessuna intenzione di fargli fare il lavoro.
“Eh sì! Sono i prezzi di mercato. Se lo fa fare a un altro le prende di più, soltanto la calderina ecologica costa 1800 euro.” Affermò.
“Ma non mi fa lo sconto?” Ribattei io.
“Si certo, lei però mi mette la recensione sul sito…” Affermò ridendo.
A sentire quella richiesta risi dicendo.” La recensione come tutte quelle donnine che dicono che è bravissimo, unico…? “Affermai divertita. “Ma chi sono?” Domandai.
“Sono clienti che sono restate soddisfatte da me…” Rispose.
“Soddisfatte di cosa?” Domandai maliziosa con una smorfia di superiorità sul viso.
“Del mio lavoro… delle mie prestazioni...” Ribatté lui.
“Ah delle sue prestazioni… ma prestazione idrauliche o di altro tipo?” Chiesi continuando a giocare con lui.
“Anche quelle! Ma diciamo di tutto… tutto compreso.” Rispose serio.
“Eh ma non so!” Esclamai spiritosa e stupidamente ridendo:” Per mettere la recensione come quelle sue donnine dovrei vederla all’opera …Finora per quello che ho visto e ha fatto la recensione sarebbe negativa.”
Lui seguendomi nel gioco esclamò: “Ma se mi vede all’opera... poi la mette?”
“Non so… sa, io sono una insegnante, una professoressa di lettere, non una casalinga… e la mia varrebbe molto di più delle altre.” Dichiarai evasiva e su di giri con quella euforia stupida che mi aveva preso di prenderlo in giro:” Devo vedere se è soddisfacente…” Affermai.
Giocavo con lui come la gatta con il topo.
E mentre eravamo in cucina mi chiese ancora:” Mi fa un altro caffè…” Lo guardai negli occhi e sorridendo risposi:
“No… lo prenda al bar questa volta…” Replicai togliendomi piccole soddisfazioni interiori. Mi piaceva e divertiva provocarlo e umiliarlo. Ma lui pronto da ragazzo sveglio che era ribatté.
“Sono certo che lei lo farebbe meglio del bar, buono, caldo e gustoso proprio come è lei…” Scossi la testa e sorrisi. Ci provava davvero, ci stava provando veramente e mi lanciava quelle battute che nel gioco mi facevano anche piacere.
Poi si avvicinò di più sorridendomi e fissandomi negli occhi:” Lo sa che lei è veramente bella da far perdere la testa?” Non risposi, lo guardai in silenzio, ma mi resi conto che assurdamente mi piaceva essere corteggiata da lui.
Era il momento di chiudere quello stupido gioco, ma lui mi si avvicinò sempre con quel suo sorriso stupido da canaglia, e allungando il braccio mi toccò i capelli prendendone una ciocca tra le dita.
“Ha dei capelli bellissimi Rosa, sembrano seta.”
“Cosa fa? Mi tocca? Lo sa che potrei denunciarla per molestie?” Esclamai spiritosa.
Sorrise e lasciò cadere la ciocca dalle dita dicendo: “Si, lo so che potrebbe denunciarmi! Ma non lo farà perché lei vuole essere toccata da me…”
Il suo sguardo era talmente intenso che sembrava quasi attraversarmi, mi resi conto che avevo sottovalutato la sua personalità, lo pensavo più stupido ed invece fui io che feci la figura della stupida con tutti i miei inutili pensieri di poco prima volendo giocare con lui. Era a mezzo metro da me, mi scrutava, sembrava esitare, e mi resi conto in quel momento di essere in difficoltà e distolsi lo sguardo altrettanto intenso che gli stavo rivolgendo stupidamente guardandolo direttamente negli occhi.
Tutto accadde all’improvviso e in un attimo si trasformò, e l’esitazione che aveva manifestato sparì di colpo, con un avvicinarsi guadagnò la distanza di pochi centimetri che ci separava e unì il suo corpo sudato al mio. All’improvviso si strinse a me aiutandosi con le giovani e possenti braccia, cingendomi all’altezza dei fianchi, e mentre lo faceva, una mano scivolò più bassa e si appoggiò su una natica, e sentii il mio seno comprimersi contro il suo torace e la sua virilità già in erezione dura e gonfia premere e schiacciarsi contro il mio basso ventre, sul sesso.
“Che fa Enzo...?” Mormorai.
Ma il suo contatto all’accostamento fisico aumentava il mio calore e sconvolgimento, il cuore si mise a battere come impazzito, mi resi conto che ero eccitata… “Diooo…” Pensai: “Dopo tanti anni, mi sento ancora eccitata.” Sentivo una sorta di calore arrivarmi nella pelvi.
Nell’eccitazione il mio corpo stava reagendo, e avvertii quel forte calore arrivarmi direttamente in vagina, che sentii contrarsi e inumidirmi soprattutto sulla vulva. Avvertivo delle sensazioni che non provavo più da quando ero ragazza.
Lui probabilmente se ne accorse che ero eccitata, forse dagli occhi o dal viso che si era arrossato e mi bruciava, non so! Mi fece ancora un sorriso stupido, quella volta trionfale con un lampo di piacere e di desiderio che gli illuminava il volto.... Mi guardava con una espressione bramosa …e mi strinse ancora ...non mi staccava gli occhi da addosso! Un attimo dopo mi fu aderente, respirandomi sul volto... e nel mentre avvicinò le sue labbra alle mie… Ero come paralizzata, in trance, non ebbi la forza di dire nulla e non feci resistenza. Ero incredula di me stessa, e di colpo un istante dopo appoggiò le sue labbra alle mie e mi schioccò un bacio sulla bocca, nel mentre allungando le braccia intorno a me, mi abbracciava con dolcezza e passione.
Provai una sensazione meravigliosa che mi avvolse tutta…un senso di benessere e piacere ad avvertire le sue braccia stringermi, che erano anni che non sentivo più. Sentivo la sua lingua spingere tra le mie labbra chiuse cercando di dischiuderle, aprirle per entrare. Le sue mani frugarmi il corpo, una che mi accarezza il sedere per passare sul fianco e scendere in basso sul sesso per premerlo e sfregarlo sulla gonna, l’altra toccarmi i capelli, accarezzarmi la nuca e il collo. Provai una sensazione stupenda che avevo dimenticato da tempo che si riaffacciava ai miei sensi troppo a lungo sopiti… emozioni giovanili.
D’istinto non so perché assurdamente all’improvviso lo abbracciai anch’io mentre mi lasciavo baciare con la sua lingua in bocca, succhiare le labbra o leccarmi il collo .... Avvertivo le sue mani muoversi sempre più sul corpo, quella sul sesso abbassarsi ancora di più, prendere il bordo della gonna e alzarlo tirandolo su scoprendomi anteriormente senza che dicessi nulla o lo impedissi. Riabbassò ancorala mano e continuò accarezzandomi con le dita il retro coscia e le mutandine sulle natiche mentre avvertivo l’altra portarsi dalla nuca e/o sul davanti, ad accarezzarmi il seno, stringermelo con dolcezza...stropicciandomi i capezzoli. Fu come se avvertissi la scossa elettrica e mi lasciai andare. Avvertii il calore aumentarmi in tutto il corpo, in vagina, sul viso e iniziai ad andare su di giri, emettendo involontariamente dal piacere un:” Ooohhh!” seguito da sospiri e mugolii incontrollati che gli fecero capire che mi piaceva quello che faceva e che stavo godendo ad essere toccata da lui sul seno e il sesso e direttamente sulla pelle intima nel retro coscia, su fino alla mutandina e stringermi la natica.
Non smise di baciarmi, continuò sempre con dolcezza come se non volesse rompere quel momento staccandosi da me, quell’incanto che avevamo trovato. Sentivo sempre la sua lingua calda e insalivata in bocca cercare la mia, mentre le sue mani iniziarono a slacciare il cinturino della gonna e a sganciare la chiusura laterale della cerniera. E pochi secondi dopo sentii il tessuto scivolare sulle gambe e cadermi ai piedi...lasciandomi soltanto in mutandine.... Era incredibile quello che mi lasciavo fare, ma non riuscivo a pensare a nulla, né tantomeno a fermarlo. Il mio seno era incollato al suo petto…mentre una sua mano, non so quale, si infilò tra l’elastico delle mutandine e il ventre e scese dentro fino ad arrivare ai peli, iniziando a frugare con le dita tra essi alla ricerca del mio sesso caldo, toccandomela tutta, impastandola e sfregandola con le dita, sussurrandomi con la sua voce calda e giovane:” Sei bagnata.!”
A quelle parole come un automa lo strinsi di più a me, era vero, ero eccitata e bagnata e mi piaceva che mi baciasse in bocca e mi toccasse lì, sul sesso e il sedere, facendomi godere. E fu a quel toccare direttamente il mio sesso che iniziai a smaniare e a non stare ferma. Non capivo più niente.
Mentre lui mi limonava con dolcezza, d’istinto come se non fossi io scesi con la mano sui suoi jeans, dove la sua virilità premeva forte contro il mio pube, arrivai alla cerniera e lo toccai esternamente da sopra, lo sentii duro e prepotente spingere come se volesse rompere il tessuto dei pantaloni. Mettendo la mano tra il suo sesso e il mio pube lo accarezzai dolcemente intorno alla cerniera, ad apprezzare e godere tattilmente del suo gonfiore sessuale, forte, potente e prepotente. Era eccitato anche lui e parecchio... era vero che gli piacevo. Sentivo le sue mani sui fianchi che prese la mutandina per l’elastico iniziarono ad abbassarla e spingerla giù...scoprendo la mia mia vulva oramai umida.... Assurdamente non controllavo più la mia mente, non avrei voluto sentire quel desiderio, quelle sensazioni e praticare quegli atti sconvenienti e adulteri con lui, ma non riuscivo a impedirglielo. Pensavo una cosa ma ne facevo un'altra, arrivando inconsapevolmente a iniziare a prendere le spalline della sua salopette e tirarle di lato sulle braccia facendogliele scendere fino alle mani; e staccandole momentaneamente da me, ritornò subito a stringermi e accarezzarmi lasciando le bretelle penzolare sui fianchi. Gli abbassai la pettorina e triai giù la cerniera laterale, e subito con una sua spinta sui lati la salopette gli cadde ai piedi come la gonna era caduta ai miei ...Il contatto era molto forte, diviso soltanto dal velo sottile del tessuto delle mutandine e lo sentivo premere sul mio sesso. Nel mentre vivevo quel momento incantato le sue mani, preso l’elastico, e spinsero giù la mia mutandina che scivolò sulle cosce e le ginocchia, dove anch’esse ormai lasche, caddero come la gonna alle caviglie. Ci abbracciammo e baciammo ed eccitata mi lascia spogliare da lui, togliere la maglia sganciare e sfilare le spalline del reggiseno lungo le braccia fino a staccare le coppe dalle mammelle e trovarmele penzolanti sul torace e contro di lui, provando emozioni uniche nel farmi spogliare da lui e nel suo abbraccio e in meno di un minuto fui nuda completamente, con la mia pancetta da signora fuori e il seno bello e pieno con i capezzoli turgidi che pendeva davanti a lui... Enzo era restato in boxer e maglietta, ma eccitata e desiderosa come spinta da un impulso non controllabile prendendola per il margine inferiore la tirai sul torace, fino a fargli alzare le braccia e a sfilargliela da esse e dalla testa.
Lui continuava a baciarmi, si staccava allontanando il capo e mi guardava fissa negli occhi. Con decisione e incoscienza presa da quella smania gli abbassai i boxer...e mi comparve agli occhi il suo sesso…eretto...duro.... con il glande puntato verso me che osservai con imbarazzo e vergogna oscillare rigido davanti al mio sesso, tra i suoi inguini, con timore e desiderio. E mentre lui si chinava per sfilarli e toglierli dai piedi, gli accarezzai i capelli e la schiena.
Ormai nudi Enzo mi abbracciò di nuovo, con vigore, quasi brutalità, infilandomi nuovamente con forza la lingua nella bocca contro la mia a duellare con la sua. La sua mano mi frugava sopra i peli del sesso, fra le grandi labbra afferrando con due dita a forbice il clitoride ormai gonfio di eccitazione e titillandolo lo tirò verso il basso malgrado gli sfuggiva dalle dita tanto era intriso dagli umori. A sentire le sue dita manipolarmi il clitoride, una nuova scarica di adrenalina mi attraversò la vagina, la pelvi e il corpo arrivandomi al cervello mentre lui continuava a sorridermi e baciarmi, a limonarmi con me che come impazzita ricambiavo, come se fossimo due ragazzini innamorati, cosa che con mio marito non facevo più da anni.
Staccate le dita dal clitoride, fece scorrere le mani lungo i fianchi e risalì fin sotto le ascelle e di peso mi prese e alzò mettendomi adesa al muro, spalancandomi le cosce e cingendosi con le mie gambe intorno ai fianchi, con me consenziente, tenendomi su staccata dal pavimento e avvinghiata a lui per le natiche e le cosce.
Ad avvertire il suo glande duro contro i peli della mia vulva e spingere al centro della fessura vaginale, gli buttai le braccia al collo, forzandomi d’istinto con i gomiti sulle sue spalle per tirarmi verso l’alto, aiutata dalle sue mani che mi tenevano da sotto natiche. Strusciò il suo glande sulla mia vulva ormai schiusa e palpitante dal desiderio e dall’eccitazione di essere posseduta. Tenendomi su con una mano, con l’altra passò il glande per tutta la lunghezza della fessura, fino a quando fermatosi lo sentii insinuarsi tra i peli, contro e fra le grandi labbra e trovare subito la mia apertura vaginale, pronta e vogliosa ad essere penetrata da lui. Enzo probabilmente aveva esperienza di rapporti sessuali con signore mature. Quindi mi tirò per i glutei un po' con il bacino verso di sé, e quando il glande iniziò a penetrare smise di sostenermi con forza e mi lasciò delicatamente e per inerzia scendere lentamente con la schiena al muro, mi auto penetravo da sola su di lui che attendeva che il mio bacino e la mia vagina inglobassero il suo pene eretto, impalandomi sul suo bastone di carne calda e dura che mi riempì completamente.
Lo avvertii prima penetrarmi e poi dentro di me, duro e caldo riempirmi tutta avvinghiata dalle sue braccia e io con le mie sulle sue spalle, gemetti, piena della sua carne e del suo incredibile vigore. Mi teneva in braccio come fossi un fuscello, contro al muro della cucina, impalata sul suo cazzo, e iniziai a sentirlo muoversi su e giù, avanti e indietro incominciando a gemere.
Mi prese un po' così, in quella posizione a muro, poi forse stanco, tenendomi su di peso si staccò dal muro con me avvinghiata a lui, portandomi verso il divanetto e adagiandomi sopra, senza togliere il suo sesso eretto da dentro me e si inginocchiò sul pavimento. Mi spinse ad appoggiare il sedere sulla seduta e le spalle contro lo schienale, costringendomi a mollare la presa di braccia attorno al suo collo. Come se non fossi io mi abbandonai lasciva nella posizione in cui aveva voluto mettermi, sentendo il suo pene dentro me e il glande contro l’utero, mentre sempre baciandomi con la lingua, con l’altra mano iniziò a titillarmi un capezzolo, lo strinse e lo tirò, mi fece anche male, ma fu un dolore esaltante che mi stimolava l’eccitazione e il piacere, facendomi emettere gridolini di gioia. Intanto iniziando a muoversi dava forti colpi di bacino e mi possedeva con foga, facendomi godere e vibrare tutta, fino ad arrivare ad un intenso orgasmo, urlando tutto il mio piacere soffocato da anni a lui. Fu un rapporto intenso, ricco di piacere, esultavo perché lui mi piaceva, era bravo a fare sesso e a possedermi, con i suoi colpi ritmati del glande contro l’utero. Anche perché se non ero in astinenza, si può dire che erano anni che con mio marito non godevo più e poi forse contribuì anche quella circostanza di tradirlo in casa nostra con un giovane, farlo sul divano dove lui si sedeva a leggere o guardare la Tv mentre attendeva che preparavo cena o sparecchiavo. E mentre mi possedeva Enzo mi sussurrava parole belle, dolci:” Sei bella! Mi sei sempre piaciuta dal primo momento che ti ho vista… sento che ti amo…”
Il suo non era solo un rapporto sessuale fisico, ma con quelle parole, carezze e dolcezza lo faceva diventare intimo e mi coinvolgeva emotivamente. Mi piaceva sentirmi dire quelle frasi, che mi amava pur sapendo che non era vero e avevano soltanto lo scopo di far sesso con me… ma ero felice e non pensavo ad altro.
Lo stringevo a me e godevo con lui. Sentivo che mi impalava e gemevo e ansimavo in un orgasmo esplosivo Mi strinsi di più a lui baciandolo tutto sul volto, gli occhi, il naso, la fronte. E a un certo punto pronunciò: “Vengo anch’io, godo di te…”
“Non venirmi dentro…!” Mi affrettai a precisare.
“Stai tranquilla. Ho già dei figli e non ne voglio altri…” Pronunciò con la sua faccia da schiaffi.
E dopo essersi mosso rapidamente e profondamente, baciandomi lo sfilò fuori lucido dei miei umori di godimento mentre la mia vagina si contraeva ancora dal piacere di averlo avuto dentro di essa e avvertii i suoi schizzi di sperma caldo sull’addome, arrivando con i suoi getti giovani e virili a colpire e macchiarmi il seno. Ero stravolta, incredula, in quell’ansimare di piacere post amplesso, mi resi conto che mi ero concessa sessualmente a lui, all’idraulico, a quello che consideravo un deficiente.
Restai un momento ferma in quella posizione seduta sul divanetto della cucina a gambe divaricate ancora ansimante, sussultante e sporca del suo sperma guardandolo incredulo.
Lui tiratosi su mi guardò con un sorriso trionfante in quella faccia veramente da schiaffi. Prese dalla tavola il rotolo di scottex, ne strappò alcuni pezzi e me li passò.
“Pulisciti…” Disse. Mentre lui faceva lo stesso con il suo glande.
Solo allora realizzando appieno mi prese la vergogna… Mi alzai pulendomi l’addome e presa dal pudore di essere nuda davanti a un altro uomo che non era mio marito, mi coprii il sesso con la mano e le mammelle con il braccio. Raccolsi i vestiti e scappai in soggiorno. Ero sconvolta.
Mi rimisi le mutandine e il reggiseno, e rivestii con la gonna e la maglietta, mi sarei lavata in seguito. Mi pettinai anche, avevo il viso e tutti i capelli disordinati.
Tornata di là lo vidi, lui era a posto, rivestito con la sua salopette. In quel momento desideravo solo che andasse via… che sparisse, non lo volevo vedere più.
“Soddisfatta?!” Esclamò sorridendo. Non risposi, capì che ero frastornata.
“Bene… sono cento euro per il preventivo.” Disse:” Va bene così o vuole la fattura?”
Scossi il capo in modo negativo, emettendo un flebile no e con le mani tremanti lo pagai in contanti sollecitandolo a uscire.
“Bene, io allora vado, il mio numero di telefono ce l’ha, se vuole ancora i miei servigi, se le serve altro mi chiami. “Pronunciò con un sorriso superbo e arrogante.
L’accompagnai e prima che aprissi il portoncino che dava al pianerottolo della rampa di scale esterne che portava al vialetto della villa, si voltò all’improvviso baciandomi ancora sulle labbra, con lo schiocco, che io sorpresa non impedii, dicendomi ancora: “Sei stronza ma sei bella, mi piaci più di tutte le clienti che ho avuto… spero di rivederti… chiamami.”
Ammetto che quelle parole nel senso di colpa che provavo mi fecero piacere, ma ero sconvolta non mi illudevo, non lo volevo più vedere e probabilmente le diceva a tutte le clienti con cui aveva rapporti sessuali. Uscì sorridendomi ancora, prese il furgone, gli aprii il cancello elettrico con il telecomando e se ne andò.
Rientrata sconvolta e incredula di me stessa tornai in cucina ero frastornata, mi sentivo ancora la vagina dilatata e umida e il corpo sporco dal suo seme, e attonita, impressionata e stravolta mi risedetti sul divanetto dove poco prima avevamo fatto sesso.
“Ma che ho fatto?” Mi dicevo:” Mi sono concessa a lui come una sgualdrina… come una delle sue donnine delle recensioni… non sono stata capace di controllarmi e respingerlo. Per la prima volta dopo venticinque anni che siamo assieme ho tradito Massenzio, mio marito. E se lo dice in giro che ha fatto sesso con me?” Ragionavo:” Negherò, dirò che si inventa tutto.”
Tremavo a quei pensieri ed ero ancora pervasa nel corpo da quel piacere provato con Enzo:” È un ragazzo…” Riflettevo:” … ha solo qualche anno in più di mio figlio Luca…” Mi ribadivo. Però seduta sospiravo forte come a cercare di provare a sentire nuovamente quel brivido che mi aveva fatto provare lui. E cercavo una giustificazione a quel mio comportamento.
“Se Massenzio non mi avesse trascurata e avrebbe avuto più attenzioni per me portandomi con lui, questo non sarebbe successo.” Pensavo:” Non mi sarei mai e poi mai concessa a un ragazzo…” E consideravo cercando una ragione alla mia condotta e cercando di giustificarmi.
” Se è accaduto e anche colpa sua… così impara a trascurami…”
Ma dentro di me non sapevo se essere soddisfatta o no di quello accaduto.
“Certo che se sapevo che sarebbe finita così, non l’avrei mai chiamato, non avrei iniziato quello gioco stupido… Mi sono lasciata prendere dalla superbia, l’ho sotto valutato… e ho sopravvalutato me stessa.” E ricordando mi dicevo: “Però è stato bello… è stato bravo a fare sesso… con Massenzio non l’ho mai fatto così intensamente e non ho mai provato tanto piacere e godimento.”
Con quei pensieri contrastanti mi alzai e andai in bagno a fare la doccia, sentivo la pelle dell’addome tirare rinsecchita dallo sperma asciugato che mi aveva eiaculato sopra… Mi lavai tutta e rimisi in ordine e preparai cena.
Mio marito rientrò verso le sei e mezza, non gli dissi nulla che avevo chiamato l’idraulico. Scambiammo le solite parole e poi si andò a chiudersi nel suo laboratorio con i suoi modellini. A l’ora di cena lo chiamai, cenammo guardando la tv della cucina, poi seguì la telefonata con nostro figlio e lui ritornò nel suo laboratorio a giocare con i suoi modellini e io seduta da sola in divano in soggiorno a guardare la televisione e a pensare all’accaduto.
Ricordo che in quel momento tra i lampi colorati del televisore pensai:” Se lo merita proprio di essere tradito…cornuto… È un brav’uomo, non mi fa mancare niente ma proprio non mi considera, per lui sono un oggetto.”
Sere dopo mi cercò per fare l’amore e io come sempre da buona moglie fui pronta, ma non avvertivo nulla con lui, per provare qualcosa dovevo pensare a quando facevo sesso con Enzo e mi tornava in mente lui.
Dopo alcuni giorni decisi di rivederlo, scoprii che lo desideravo sessualmente. Così pensai, che dovevo trovare una motivazione a che lui ritornasse in casa e da me, e pensai al suo preventivo.
“Perché no…” Mi dissi:” In fondo sono davvero da cambiare calderina e guarnizioni… sono vecchie se non si rompono ora si rompono tra qualche anno.”
Così giorni dopo una sera mentre mio marito era nel suo laboratorio con i suoi modellini entrai anch’io e mi sedetti vicino a lui a guardare che lavorava e a domandargli tanto per chiacchierare cosa stesse facendo e che cos’era quell’attrezzo che aveva in mano… Lo facevo di rado perché non voleva avermi attorno quando svolgeva il suo hobby, andavo da lui solo proprio quando mi sentivo sola. Dopo alcuni minuti di chiacchiere famigliari presi coraggio e dissi in dialetto: “Massè… Qui in casa ci sono parecchi lavori da fare, è più di vent’anni, da quando è nato Luca che non facciamo nulla, c’è da ritinteggiare l’entrata, cambiare la calderina che l’acqua arriva un po' calda e un po' fredda, tutte le guarnizioni de caloriferi che perdono, con il rischio che si macchiano le piastrelle di ruggine o peggio si rompano i tubi e allaghi tutto. Anche gli altri rubinetti hanno le guarnizioni che perdono e gli scarichi dell’acqua certe volte rimandano odore…” La feci più grande di quella che era.
“E falli fare questi lavori, fai mettere a posto! Me lo dici a me? Queste sono cose di casa e ci devi pensare tu. Non sono mica idraulico io e poi sei tu la regina della casa che devi vedere e provvedere a queste cose e decidere.” Dichiarò:” Io di queste cose non mi voglio interessare, non mi piace… Trovati il pittore e l’idraulico, dillo Paolo!” Esclamò.
Paolo era il nostro solito idraulico anziano e fu in quel momento che mi feci coraggio e dissi:” Più che a Paolo il lavoro lo farei fare a quel ragazzo che è venuto l’altra domenica a mettere a posto i rubinetti…”
“Quale?” Chiese senza staccare gli occhi da quello che faceva:” Quello che volevi prendere a schiaffi?” Disse sorridendo.
“Ma si…” Risposi minimizzando:” È vero è uno sbruffoncello, ma il lavoro lo fa bene, è solo giovane un po' indisponente…ma è la sua generazione, è giovane ha più meno l’età di Luca e sarebbe il caso di aiutare uno giovane che si è sposato da poco e ha appena messo su famiglia.” Affermai.
“Ma fai come vuoi, per me l’uno o l’altro è uguale veditele tu queste cose. Pensaci tu, sei tu che devi seguire i lavori.” Dichiarò.
Ero felice, stranamente e assurdamente ero felice perché avrei fatto ritornare Enzo a casa nostra e probabilmente rifatto sesso con lui.
“Mi farò fare un preventivo…” Aggiunsi accarezzandolo affettuosamente sulla nuca. E uscii lasciandolo assorto alle sue cose.
Giorni dopo una sera mentre cenavamo, fingendo di avere contattato Enzo gli dissi: “Ho sentito quel ragazzo l’idraulico Enzo, è venuto e ha visto tutto il lavoro che c’è da compiere, il preventivo è di 3500 euro...” Non so perché ma gli dissi mille euro in più. Aggiungendo subito per giustificare la cifra:” .... ma cambia la calderina completamente e i tubi che sono quelli che costano di più, solo la calderina costa 2000 euro e poi tutte le guarnizioni dei caloriferi che sono da svuotare staccare, rimontare e da ricaricare d’acqua e questo lavoro va fatto ora che è estate e che i caloriferi non si adoperano. Ricontrollerà i rubinetti e rivedrà tutti gli scarichi per gli odori e inoltre metterà un manometro al contatore per la pressione dell’acqua.”
“Va bene. Se per te è giusto… D’altronde un po’ di manutenzione bisogna farla alla casa.” Rispose lui:” C’è da fargli vedere e cambiare anche il rubinetto del laboratorio… ma quello fallo fare per ultimo, sai che non voglio che ci entri gente quando non ci sono io.”
“Va bene …” Risposi:” … intanto farà i lavori in più tempi per non darci fastidio, verrà quando saremo in casa noi per non dovergli dare le chiavi della villa e il codice dell’allarme, quindi procederà solamente il pomeriggio che io sono in casa dal lavoro. Una volta cambiata la calderina che è la più urgente proseguirà poi con calma, concorderemo i tempi e stanza per stanza svuoterà i caloriferi e cambierà le guarnizioni… Poi all’ultimo quando avrà finito lui, chiameremo il pittore e tinteggiare.”
“Si… si…ma fai tu queste cose Rosa… interessati tu. Io non ne voglio sapere, lo sai che non mi piace interessarmi della casa.” Ero felice che l’avrei abbracciato.
Il giorno dopo telefonai ancora a Enzo… ormai il suo numero lo avevo memorizzato sotto idraulico 2.
“Buongiorno…” Dissi appena mi rispose e sentii la sua voce:” Sono Rosa la signora della villetta, sa che l’altra domenica mi ha fatto quel lavoro…”
“Si… si certo… ricordo bene, non è restata soddisfatta?” Mi domandò con voce sibillina e spiritosa.
E riprendendo a giocare con lui risposi: “Si…sì…. sono restata soddisfatta, ma la chiamavo per quel preventivo che mi aveva fatto riguardo agli ulteriori lavori che ci sarebbero da compiere … Ecco con mio marito abbiamo deciso di farglieli fare.”
“Ah sì!” Rispose con voce allegra:” Allora passo un momento per concordare il lavoro.”
“Va bene…” Replicai:” … quando passa?”
“Mi dica lei anche domani pomeriggio verso le 15.00 se vuole.”
“Va bene, a domani pomeriggio allora.” E chiudemmo la telefonata.
L’indomani pomeriggio all’ora prestabilita Enzo arrivò con la sua salopette e la pettorina, mio marito non c’era, era al lavoro, mi preparai e truccai, volevo apparire bella e giovane anch’io. Quando suonò aprii il cancello lasciandolo entrare con il furgone nello slargo davanti casa e lo attesi sul portoncino dell’entrata. Lui scese, si avvicinò e mi sorrise e io ricambiai.
“Buongiorno…” Dissi.
“Ciao…” Rispose lui dandomi del tu con una confidenza mai data prima.
Entrato chiusi il portoncino, mi voltai e passai davanti camminando per fargli strada, quando dietro all’improvviso avvertii la sua mano posarsi sulla natica afferrarla forte e stringerla dicendo:” Però è davvero bella e morbida, hai un bel culo sai Rosa.” Esclamò.
Ecco, quelli erano i momenti in cui era indisponente e l’avrei preso davvero volentieri a schiaffi, ma non dissi nulla e camminando lasciai che me lo tastasse e stringesse. Quel subordinarmi a lui e ai suoi atteggiamenti volgari mi irritava ma eccitava anche.
Giunto in salotto si accomodò sul divano dicendo subito sorridendo dispoticamente:” Mi fai il caffè!” Come se fosse un ordine, qualcosa dovuto e fossi la sua serva. Avrei voluto urlare e picchiarlo dalla rabbia per come si comportava, nemmeno mio marito mi trattava in quel modo, lui mi chiedeva educatamente:” Mi fai il caffè per favore Ro…” Ma non dissi e feci niente.
Mi guardò con la sua aria di superiorità con il suo sorrisetto scemo e io mi voltai e andai a prepararglielo, mentre lui seduto osservava la tv e sfogliava alcune mie riviste femminili. Come una cameriera gli portai la tazzina del caffè con la zuccheriera su il vassoio, che bevve di gusto seduto mentre mi guardava. Assurdamente accettavo quella situazione di subalternità a lui a un ragazzo che aveva più di vent’anni meno di me e poteva essere mio figlio.
Finito di sorseggiare il caffè mi sedetti seduta di fronte a lui nella poltrona e dandogli del tu anch’io ed educatamente dissi: “Allora Enzo, ho parlato con mio marito per quel preventivo che mi avevi fatto, siamo d’accordo che ci fai i lavori tu, che ci cambi la calderina e tutte le guarnizioni ai caloriferi; che compi i lavori che avevi detto, ma devi venire soltanto quando ci sono io in casa, il pomeriggio o le giornate, Massenzio non vuole che diamo la chiave a gente estranea e poi c’è l’allarme…” Enzo mi interruppe dicendo:” Per me va benissimo, io non potrò venire tutti i giorni, ho altri lavori concorderemo qualche giorno prima.”
“Bene Enzo allora devi dirmi solo quando vuoi iniziare?” Le domandai allegra.
Sorrise ancora, ma decentemente, quella volta, con risolutezza.
“In settimana …” Rispose:” … ma il prezzo?” Domandò.
“Il prezzo va bene quello che hai chiesto non ti preoccupare…” Ribattei:” Se vuoi un acconto!”
Eh sì, un acconto mi farebbe comodo, devo comprare il materiale e poi sono sposato e ho due figlie per ora…” E rise…
“Ti do mille euro d’anticipo.”
“Va bene!” Disse Enzo. E gli feci un assegno.
“Però a farli tutti questi lavori ci vorranno settimane, anche più di un mese.” Precisò.
“Va bene, verrai quando potrai, concorderemo di volta in volta i giorni o pomeriggi che vadano bene a tutti e due, e dovrai telefonare a me.”
“Si ma quando non c’è tuo marito…” Affermò sorridendo e alzandosi mi prese per mano tirandomi su, facendo alzare anche a me in piedi di fronte a lui che mi guardava negli occhi.
” Come sei bella oggi…” Esclamò e si mise vicino, tanto vicino che avvertivo il suo respiro sul volto.
Il cuore mi batteva fortissimo, sì accostò tanto e mi baciò sulle labbra e nella bocca. Un lungo bacio passionale lingua a lingua abbracciati, poi staccandosi mi domandò:” C’è tuo marito?”
“No…” Risposi sorridente:” Se no mica ti baciavo…Rientra verso sera.”
“Bene!” Ripeté, domandandomi:” Dov’è la vostra camera?”
“La nostra camera è là…” E le feci segno alla porta e lui senza dire niente mi tirò per il braccio.
Quando vidi dove mi voleva portare mormorai: “No in camera no!”
” Si! Invece dove lo fai con tuo marito …” Rispose lui: “Così quando ci sarai sopra a dormire o farai sesso con lui penserai a me.”
“No andiamo in cucina sul divanetto come l’altra volta…” Esclamai. Ma non ci fu niente da fare, mi prese e tirò per il braccio in camera e verso sé riprendendomi a baciare in bocca.
Ero scioccata di me stessa, dal mio comportamento, avevo iniziato scherzosa per prenderlo in giro ed ora mi trovavo con Enzo verso camera mia desiderandolo e pronta a fare sesso con lui e confusa lo seguii.
Mi sdraiò nuda nel nostro letto matrimoniale, dove facevo sesso anche con mio marito e dove avevamo concepito nostro figlio e cominciò a toccarmi, accarezzarmi e a spogliarmi.
Eccitata mi lasciai spogliare, con Enzo che osservava man mano che denudava il mio corpo, finché non si presentò la mia pelle pallida, le forme evidenti e le curve piene, il ventre leggermente prominente, il sedere pieno e tenero e le mammelle prosperose e pendenti con areole larghe e capezzoli proporzionati. La mia nudità era al suo sguardo, ed era allo stesso tempo materna, sessuale e scandalosa, un insieme di significati in uno soltanto, artistica come una pittura di bellezza e di perfezione estetica nella sua maturità, ma anche espressiva e pornografica.
Si fermò ad ammirarmi continuando a parlare:” Sei una venere sensuale e misteriosa hai le forme tornite ed allettanti…” Ripeté eccitato pure lui. Mi osservava ed ero felice e piena di vergogna ad essere osservata nuda da lui, da quel ragazzo, ma ero anche appagata di poter essere contemplata nelle mie nudità da lui, orgogliosa del mio corpo maturo, del mio seno arrotondato e pendente che offrivo a lui. E grazie all’abbraccio che avevamo, ne innalzava e amplificava le carnose mammelle e le areole con i capezzoli.
“Beh!” Esclamai imbarazzata e vergognosa: vedendo che mi fissava con stupore:” Che c’è…non ti piaccio?”
“Te l’ho detto, sei bellissima…” Rispose continuando a contemplarmi.” …uno splendore di carne adulta che se fossi un pittore invece che un idraulico fisserei per l’eternità sulla tela la tua magnificenza. Sei un vero splendore, un esemplare di bellezza femminile luminosa e splendente della tua maturità…hai il sedere alto e pieno e le curve vistose ed eccitanti. Vita stretta e fianchi larghi come la tipica donna siciliana.”
“Dai non esagerare Enzo, so che non è vero e questi complimenti con me non funzionano.” Ribattei a disagio.
“Non scherzo Rosa, sei esaltante, eccitante, sembri invitare a chi ti ammira a servirsi e godere di te e del tuo corpo armonico.”
“Oh sei anche poetico, non lo sapevo…” Replicai vergognosa sorridendo.
“Sono tante le cose che non sai di me, ma vedrai che a mano a mano le conoscerai …” E rise con una smorfia canagliesca. Dopo avermi decantata, quasi mi saltò addosso, eccitato si abbassò a baciarmi il seno e leccarmi e succhiarmi entrambi i capezzoli, come se si allattasse alle mammelle, dandomi scosse che mi facevano impazzire. Di seguito scese verso il basso strusciandomi la lingua sul ventre baciandolo e leccandolo fino a che arrivò sopra i peli del sesso, davanti a me, avvicinò la bocca iniziando a baciarlo e leccarlo.
Devo dire che lui nei nostri incontri me la leccava spesso, mio marito al contrario non l’aveva quasi mai fatto, nemmeno da giovane, diceva che poi la saliva con gli umori della leccata che deglutiva non volendo le faceva venire i bruciori di stomaco. Enzo invece…. aveva una lingua che andava dappertutto dentro e fuori sui peli e gli inguini, sembrava un pennello e mi faceva godere, avere orgasmi anche con la sua bocca.
Mi baciò i peli assieme alla vulva, iniziando a leccare e succhiare il clitoride. Lo succhiò e morse dolcemente, e mi penetrò la vagina con la lingua, facendomi impazzire con le dita tra i suoi capelli neri, poi tornò a stimolare il clitoride con una mano e con l’altra mi infilò le dita in vagina sussurrandomi con un sorriso sarcastico:” Sei già bagnata…” Dandomi una emozione di vergogna.
Nel leccarmi la sua lingua era frettolosa e il mio clitoride stava scoppiando, e continuò a leccarmi tutta la vulva. Il mio sesso stava esplodendo di piacere, lo desideravo, avevo voglia di fare sesso, volevo che mi penetrasse, desideravo essere sua. Con il dito medio continuò a titillarmi Il clitoride che non era mai stato così turgido e gonfio. Lo aveva talmente stuzzicato e succhiato come i capezzoli che me lo fece venire grosso e duro. Si spogliò velocemente sempre contemplandomi, e sdraiandosi al mio fianco abbassò il capo e riprese a leccarmi e succhiare i capezzoli alternandoli, mentre con le dita mi titillava sempre il clitoride procurandomi un primo orgasmo molto intenso ad avvertire la sua suzione e il dito medio battere tamburellando sul clitoride. Successivamente si staccò dal seno ansimando e continuò a guardarmi, i suoi occhi erano pieni di voglia di desiderio di me, come i miei di lui.
Mi allargò e piegò le gambe e si mise tra esse. Quando si ruotò per un momento vidi il suo cazzo oscillare duro ed eretto trai peli neri, quel cazzo che mi voleva avere, prendermi, come io volevo lui. Mi desiderava penetrare. Il glande svettava orizzontale e verso l’alto con il glande e l’asta mi puntava come un grosso dito come a dirmi in dialetto siciliano attia! (A te!) Ora arrivo…!
Ero impotente ed eccitata, e quello stato di impotenza e malessere mi piaceva tanto.
Prima sentii ancora le sue dita sul mio sesso, subito dopo avvertii il suo glande frugarmi tra i peli, cercare e trovare la fessura tra le mie grandi labbra vaginali carnose. Lo sentii appoggiarsi al centro di esse, un attimo e subito lo avvertii premere lentamente con intensità e pressione continua sempre maggiore. Lo sentii spingere, divaricare la vulva, entrare, prima il glande, la testa e poi dietro essa il corpo, l’asta, finché non fu tutta dentro da sentire i suoi inguini pelosi battere sui miei altrettanto pelosi… Sussultai, fu come se mi mancasse l’aria a quella intrusione, avvertii un vuoto al cuore, aprii la bocca e girai il capo e gli occhi verso l’alto a guardare quel soffitto della mia camera che in oltre vent’anni non avevo mai visto in quel modo e che lui, il soffitto, ora vedeva me tradire mio marito.
Mi penetrò in quella posizione classica del missionario iniziando a muoversi e sentendolo andare su e giù dentro di me iniziai a godere di nuovo, a stringerlo contro di me a sentire il suo corpo la sua lingua giovane sulla mia pelle matura. La camera dove ci trovavamo malgrado fosse grande e spaziosa era calda da morire, sudavo, nella grande finestra ci batteva il sole per tutto il giorno e lui in quel momento era sopra di me, e nel rapporto sessuale e il godere mi sentivo sempre più accaldata. Rivoli di sudore mi scendevano sul ventre da sotto le mammelle e mischiandosi con il suo sudore mi solleticavano il ventre. Gemetti ancora tutto il mio piacere in un orgasmo ancora più intenso del precedente, la mia vagina si mise a contrarsi ritmicamente all’inverosimile attorno al suo cazzo che sentivo energico e virile muoversi dentro e arrivare all’utero e urtarlo, e poco dopo godendo ancora entrambi un orgasmo intenso venimmo quasi all’unisono. Lo sfilò fuori schizzando subito il suo piacere bianco e filamentoso che finì dal mio ventre a sopra il seno con una eiaculazione abbondante, mentre lui mi guardava trionfale, e io dalla vergogna e umiliazione di aver ceduto a quel ragazzo abbassai lo sguardo.
Fu un rapporto sessuale intenso, profondo e passionale.
Al termine ci voltammo supini, io tra la vergogna e il piacere di essere stata sua nel mio letto matrimoniale, incredula di aver fatto l’amore con lui, di essermi lasciata possedere da quella faccia da schiaffi, ma non ero pentita soltanto mi vergognavo. E in quella sorta di benessere post amplesso, soddisfatta e passata l’estasi, lo accarezzai sull’addome e continuando quello stupido gioco gli chiesi se gradisse qualcosa di fresco, o se al contrario voleva ancora qualcosa di caldo. La mia era una battuta maliziosa naturalmente, neanche troppo velata. Mi rispose sorridendo:” Caldo ce n’è abbastanza, ma se il caldo che mi offri tu è quello che penso io, allora favorirei volentieri.” E sorrise.
Non gli risposi, sorrisi anch’io con la mia pelle pallida attaccaticcia dal sudore.
“Enzo ne avrebbe ancora voglia…” Pensai fra me, e mentre sorridendo continuavo ad indossare i panni dell’oca giuliva, del ragazzo con la tardona, gli chiesi:” Cosa pensi di me ora che mi hai avuta!?”
Si girò e mi guardò intensamente, rispondendomi:” Sei una donna meravigliosa, unica, calda, che ti accendi come un fiammifero se vieni accarezzata e diventi un lago fra le cosce se godi. Hai le fiamme in figa. Comunque penso che oltre che bella sei una donna seria, intelligente, trascurata dal marito e io se sono qui con te è perché provo attrazione e mi sto innamorando di te...”
“Oh non dire parole grosse…” Risposi.
È vero!” Ribadì sorridendo con la sua faccia di bronzo. Con te è diverso che con le altre, sento qualcosa dentro di me…” Non era vero niente, probabilmente lo diceva a tutte quelle che si portava a letto, ma non mi interessava che fosse vero o no, mi piaceva sentirmelo dire che era innamorato di me, come io mi stavo infatuando di lui. Ero felice, avevo un’amante giovane che diceva di amarmi, nessuno sapeva niente perché avevamo la fortuna di farlo in casa senza rischi di essere visti e scoperti. In seguito per il futuro avrei pensato a qualcosa, a qualche luogo discreto…
Iniziammo una relazione tra di noi e nei pomeriggi che poteva continuò a venire e sostituire o riparare le guarnizioni e naturalmente facevamo sesso insieme. Sfacciato com’era mi prese in varie posizioni, era irriverente anche nella sessualità.
Dopo una settimana che veniva, un pomeriggio all’improvviso ridendo mi prese di peso:” No Enzo ma che fai!? Sei pazzo!” Le dissi ridendo anch’io mentre lui portatami in camera mi sdraiava nel letto gettandomici sopra.
Non mi diede tempo neanche di riprendermi che balzò di scatto e iniziò a spogliarmi con me consenziente, lo stesso fece lui e quando fummo nudi si sdraiò sopra di me e allargandomi le gambe si mise tra di esse, lo posizionò al centro della fessura tra i peli, spinse tra le grandi labbra e lo introdusse facendomi sussultare alla sua penetrazione, infilandolo nella mia già umida vagina. A quella introduzione appoggiò le mani sulle mie gambe, mi stringe le cosce unendole e le tirò su appoggiando i polpacci sulla spalla sinistra, iniziando a possedermi in quella posizione volgare detta dell’incudine laterale mai provata da me, con incredibile foga e veemenza. Mi sbattè con un vigore eccezionale, sentivo i suoi inguini contro la parte inferiore delle mie natiche morbide, finché un inaspettato orgasmo mi prese ed urlai di piacere. In quella posizione nel sentirmi spostare le gambe unite da una spalla all’altra lo avvertivo tutto in vagina e mi sentivo percuotere l’utero e il ventre a colpi di quella cappella giovane. Nel tenermi unite le gambe di conseguenza lo stesso avveniva alla vulva che stringeva e univa le grandi labbra vaginale e quindi la fessura che si formava, con il suo cazzo eretto dentro che mi chiavava. In quella posizione dell’incudine laterale e quella maniera avvertivo un incredibile sensibilità sulle pareti vaginali che strette mi si contraevano in spasmi di piacere attorno alla sua grossa asta. Godevo come una pazza a sentirlo possedermi in quel modo forse giovanile ma senz’altro osceno e brutale, urtarmi l’utero e quasi tirai un sospiro di sollievo quando si ritrasse di colpo, tolse le mie gambe dalla sua spalla, le abbassò e allargò di nuovo e si mise in mezzo a esse, strusciando il glande sulla giunzione delle grandi labbra su fino al clitoride, per poi nell’orgasmo eiacularmi sul ventre.
Intanto i giorni e le settimane passavano, mio marito non si accorgeva di niente, vedeva il lavoro che proseguiva e delegava tutto a me e diedi anche degli acconti a Enzo, senza nemmeno chiedergli la ricevuta. Così un altro pomeriggio mentre lavorava dietro ai caloriferi, piantò tutto e venne da me:” Fammi un caffè va!” Mi disse sfacciato. L’avrei mandato al diavolo, ma andai in cucina a prepararlo e mentre ero girata verso la macchinetta lo sentii alle mie spalle prendermi per la vita, mi voltai e lo vidi contro di me, mi abbraccio sussurrandomi:” Ti voglio!”
“C’è il caffè quasi pronto!” Risposi.
“Dopo!” Disse con voce decisa e la sua faccia irrispettosa:” Ora voglio qualcosa di più caldo e dolce…”
“E che cosa?” Domandai ingenua non capendo.
“Le tue labbra! Quelle del volto e quelle della figa…” Disse. E mi strinse ancora per la vita verso di lui.
Continuai a guardarlo negli occhi con rabbia e desiderio, lui abbassò di poco il capo avvicinandosi e unimmo le nostre labbra, la sua lingua come ogni volta che ci baciavamo si intrufolò all’interno della mia bocca, saettando veloce, come un piccolo pene. La muoveva in un bacio appassionato ed io risposi di conseguenza, la accarezzai con la mia e la succhiai come fosse un glande, mentre le sue mani stringevano entrambe le mie natiche con forza, affondando le dita nella mia carne tenera.
Sentivo il suo cazzo che premeva con maggior vigore contro il mio ventre, tanto che oltre la consistenza quasi ne avvertivo la lunghezza. Muoveva i fianchi lentamente per strusciarmelo sopra il sesso e farmelo sentire bene. La sua lingua abbandonando la mia bocca calda, mi leccava le labbra e senza tornare in essa, seguiva il mio volto spostandola verso il basso, sul collo e dietro l’orecchio, dando inizio ad una lunga ed incessante leccata sulla mia pelle bollente. Il mio collo era alla portata delle sue labbra, oltre che leccarlo lo baciò e lo morse dolcemente facendomi impazzire e le mie narici diventarono pregne del suo pungente odore di maschio siciliano infoiato.
Finalmente le mie mani si decisero ed abbandonarono la posizione inerme lungo i fianchi e salendo si insinuano lateralmente sotto la pettorina della salopette che quel giorno essendo a torso nudo era l’unico indumento che le copriva il torace, e con i palmi gli accarezzai la pelle sudata del suo torace e palpai la dura consistenza dei pettorali. Con le unghie, gli occhi negli occhi e sorridendo gli titillai i capezzoli e poi salii a slacciargli la chiusura delle bretelle a spalline, una volta fatto l’aderenza dei nostri corpi non permetteva alla salopette di cadere, così dovetti essere io a tirarla verso il basso per liberargli il torso da adone. Le sue mani intanto slacciata la chiusura e aperta la cerniera mi abbassarono la gonna, e senza neanche curarmi di trattenerla, la lasciai spingere e scivolare da sola sulla pelle sudata e quando il margine superiore oltrepassò le anche, cadde di colpo per inerzia attorno alle caviglie, lasciandomi in mutandine la parte inferiore e più preziosa del mio corpo. Sempre abbracciata sollevai i piedi per toglierla tra essi e l’allontanai con un calcio, mentre le sue mani tornarono a palpare con foga il mio sedere tenero. Una di loro si fece più intraprendente e scivolò al centro, accarezzandomi con un dito l’interno del solco intergluteo sudato fra le natiche. Una lieve scarica di eccitazione mi attraversò il corpo quando arrivò e superò all’ano, poi impazzii di piacere quando raggiunse il perineo e lo premette, massaggiandolo con forza, mentre il suo dito vi scorreva sopra perfettamente lubrificato dal sudore e dai copiosi umori che continuavo a secernere la vagina e affacciarsi alla vulva.
Era eccitato anche lui come me se non di più, frenetico, completamente rapito dalla libidine, in preda ad una sfrenata agitazione mi scostò di colpo da davanti a lui e tramite i fianchi pieni e carnosi, mi prese per le cosiddette maniglie dell’amore e mi ruotò con la faccia alla parete. In una frazione di secondo sentii un fruscio e il rumore metallico delle fibbie della chiusura e regolazione delle bretelle della salopette sul pavimento attorno alle sue caviglie. Mi sentii prendere per i fianchi e tirare a lui, finché non sentii il mio sedere battere sul suo cazzo e lui spingermi in avanti ad abbassarmi con il tronco a farmi appoggiare con le mani alla parete. E in quella posizione sconveniente senza volerlo gli porsi di più il sedere, proprio come voleva lui.
Sentii che mettendomi le mani si fianchi prese l’elastico delle mutandine e le abbassò alle ginocchia in quella posizione sconcia. Avvertii il suo grosso glande a posteriore appoggiarsi e premere sulla fessura della vulva e allargarmi le grandi e piccole labbra e con facilità penetrare e risale con il glande e poi con l’asta la vagina fino a toccarmi l’utero, facendomi emettere un lungo gemito di piacere, sentendomi completamente riempita in vagina dal suo cazzo, avvolto strettamente dal calore delle mie sensibili e ben lubrificate pareti vaginali.
Enzo con me in quella posizione, assestò bene la sua e poi cominciò a muoversi e possedermi con foga in quella maniera quasi in piedi, era incredibile, semieretta con le braccia quasi tese e le mani appoggiate al muro, sporgendo il sedere in fuori mi facevo possedere vaginalmente. I miei gemiti si tramutano subito in gridolini di godimento, una manciata di minuti e cominciai a fremere e ansare e un calore improvviso mi riempì e si espanse in vagina, ed innescò il mio fragoroso e bramato orgasmo. Il ventre mi si mise a muoversi impazzito e la vulva si contrasse ripetutamente facendomi gemere a squarciagola tutto il piacere che stavo provando in quel momento.
Anche lui godeva ed era sull’orlo dell’orgasmo, avvisandomi lo sfilò e si ritrasse, e abbassò il pene che incominciò a eiaculare il suo seme riversandolo in un copioso rivolo bianco sul retro coscia che scendendo mi solleticava l’interno della gamba destra. In meno di dieci minuti consumammo quel bramato amplesso, ma il mio fuoco non è ancora spento, mi rifiutavo di accontentarmi di quella sveltina, anche se il piacere era stato intenso. Mi girai di nuovo verso di Enzo e finalmente lo vidi con la salopette e lo slip ai piedi e la sua asta eretta oscillare verso di me, con ancora una goccia di sperma sul meato uretrale, lui era veramente bello da poter fare il modello o lo spogliarellista e non capivo come mai facesse l’idraulico.
Ero tanto infatuata di lui che mi leggeva come un libro, la sua mano destra mi prese dietro la nuca, e mi tirò a sé ma non per baciarmi, anche se la spinta era lieve, cercava di spingermi ad abbassarmi in ginocchio. “Abbassati…!” Mormorava.” Abbassati…!” Con voce seria e decisa. Assurdamente mi eccitava essere trattata in quel modo, a volte rasentava il maltrattamento e l’umiliazione, altre mi coccolava e io mi immedesimavo nel ruolo dell’adultera e mi concedevo senza tabù. E glielo succhiai e per la prima volta in vita mia avvertii una goccia di sperma sulla lingua.
Si, perché avemmo rapporti anche orali, lui iniziò con me leccandomela e poi lentamente pretese che io facessi lo stesso, non spesso, ma qualche volta lo feci, glielo leccai e succhiai. La prima avvolta accadde un pomeriggio che ci stavamo preparando per un rapporto sessuale, lui era già nudo e io ancora con la mutandina addosso pronta a togliermela, all’improvviso mi fermò restando uno di fronte all'altro nell’attesa di proseguire e iniziare il nostro amplesso sessuale... aveva il cazzo eretto e oscillante. Non riuscivo a staccargli gli occhi da sopra...ne ero ipnotizzata, affascinata vederlo così, eretto, prepotente, orgoglioso, virile e oscillante, niente in confronto a quello di mio marito per dimensione e consistenza. Lui se ne accorse...restò in piedi come una statua davanti a me...infine mi appoggiò una mano sulla spalla accarezzandomela e lentamente mi spinse verso il basso.... Mormorai soltanto:” No Enzo…questo no! Non voglio.” Ma su sua sollecitazione e il premere della sua forza mi inginocchiai, assecondai la sua labile spinta e pochi secondi dopo ero in ginocchio sul pavimento ai suoi piedi, di fronte al suo carnoso scettro davanti a lui…con il naso a due centimetri dal suo cazzo. Enzo mi guarda dall'alto in basso con il solito sorrisetto stupido...in quel momento ero agitata ed eccitata e lui mi invitava a leccarglielo e a prenderlo in bocca.
” Su fammi un bocchino…” Diceva:” Fammi vedere come fanno i bocchini le insegnanti, le professoresse di scuola…”
Mentre mi avvicinava la cappella alle mie labbra...lo guardai dritto negli occhi...dal basso in alto, in una posizione di inferiorità e di sottomissione. Voleva che vedessi bene il suo desiderio di farmelo leccare...glielo leggevo negli occhi. Su sua sollecitazione lo impugnai alla base con la mano, mentre avvertivo i miei fluidi e umori vaginali inumidirmi la fessura della vulva.
Appoggiai una mano al suo ginocchio ed avvicinai le mie labbra alla sua cappella…le socchiusi e accolsi con un lungo sospiro il glande in bocca... ed iniziai a leccarlo, succhiando e ingoiando la saliva. Un delicato ma ben chiaro gemito mi uscì dalle labbra mentre prendevo aria e continuavo a leccare con uno stordimento pazzesco la sua cappella. Lui mi appoggiò una mano tra i capelli ed iniziò a farmi dondolare con dolcezza sulla sua asta dura e virile con il glande in bocca. Ero eccitata come una pazza mentre iniziavo un dolce su e giù con la cappella nella mia bocca, aiutata dal movimento che mi faceva compiere lui con la testa...in un continuo susseguirsi di:” Brava…così! ... Vai bene… Continua…! Vedrai che imparerai bene!” Che accompagnavano la mia fellatio, il mio rapporto orale a lui. Inutile negarlo, mi piaceva succhiarglielo, non lo avevo mai fatto prima con mio marito ma in quel modo mi piaceva, inginocchiata davanti a lui .... Osservavo e la sua virilità sotto i colpi della mia lingua e della suzione delle mie labbra. Il suo cazzo aveva un sapore denso di sesso, unito al sapore dei miei umori e del sudore. Ero sempre stata contraria a questo tipo di sessualità, di prenderlo in bocca e avere rapporti orali, anche da giovane, mi faceva schifo mettere in bocca l’organo da cui gli uomini urinano. Ma lo leccai e succhiai, il sapore del cazzo con i miei umori mi piaceva e su sua esortazione mossi la lingua come mi diceva di fare lui, con forza e nel frattempo con il naso vicino lo annusavo pur non volendo, soffocandomi da sola della sua essenza densa e odorosa. Su sua indicazione contemporaneamente gli massaggiai i testicoli che sentivo turgidi dentro allo scroto.
Proseguii un po', e lo sentii aumentare di volume e durezza nelle mie labbra,
e nella mia bocca divenne di un turgore marmoreo. Lo sentivo gemere e godere…il ritmo lo decideva lui con la mano appoggiata sulla mia testa… e alternava affondi a farmi compiere leccate brevi... Lo avvertivo in bocca che quasi mi soffocava.
Lo tenni in bocca a lungo, lo coccolai con la lingua, lui mi passò la cappella su tutto il viso, le gote, il naso, la fronte, guardando divertito la mia espressione di appagamento totale vedendo la sua soddisfazione sul volto. Poco dopo si fermò, l'asta era durissima...segno che era vicino a eiaculare…andai su e giù con dolcezza…lentamente con la bocca...pur non sapendo come fare volevo farlo impazzire come lui leccandomela aveva fatto stupendamente impazzire me. Leccai i testicoli, ...l'asta, la cappella…delicatamente con colpi con la punta della lingua sul glande...lui iniziò a sbuffare finché si inturgidì e incominciò a eiaculare. A sentire il suo seme arrivare e colpirmi sul volto, istintivamente dalle mie labbra uscì un ohh… di stupore e incredulità, aprii le labbra rimanendo a bocca aperta e nel mentre appoggiai la lingua sotto il suo glande…Lo leccai piano piano mentre caldi schizzi di sborra mi arrivavano in bocca e altri mi arrivarono sul viso…sulle guance...sul nasino. Lui godeva intensamente…rantolava dal piacere e intanto affermava che ero brava.
Gli ultimi schizzi mi colarono dalle labbra mentre lui risprofondò in poltrona vinto da un orgasmo magnifico. Mi rialzai e ad avvertire il gusto di sperma denso e caldo.... e iniziai a sputare… Lui restò in poltrona inebetito...e poi si alzò, quindi prendendomi per un braccio mi sollevò e mi rimise in piedi. Sorrideva:” Ora è tardi, vai a finire il lavoro che se no mio marito se ne accorge che fai poco…” Pronunciai.
“Dopo!... Ora vieni continuo io…
Mi fece sedere nella poltrona al suo posto, si avvicinò, mi prese le mutandine per l’elastico dicendo:” Alza il culo!” E come lo feci, facendole scivolare sulle natiche e le cosce le tirò giù alle caviglie togliendomele. Mi divaricò le cosce e mettendo la testa tra esse iniziò a baciarmi e leccarmi la fica con passione e desiderio. Ci sapeva fare Enzo anche se era giovane, mi leccava proprio bene alternando colpi con l’apice della lingua al clitoride ad affondi a lingua piena dentro le mie grandi labbra...Godevo mentre mi leccava...Con due dita iniziò ad aprirmi le labbra vaginali e scappucciando e scoprendo il clitoride leccò anche quello. Pochi attimi ed iniziò a tempestarmelo di colpi con la punta della lingua, alternando al succhiarlo con le labbra, mi stava facendo impazzire...non vedevo l'ora che togliesse la lingua e ci mettesse il cazzo!!! Mi leccava ancora...Quella volta alla fine poi non facemmo sesso, ci soddisfacemmo così, ci rimettemmo in ordine e tornammo ognuno alle nostre cose, lui il lavoro io la casa.
I giorni e le settimane passavano, il lavoro progrediva e anche i nostri incontri insieme al suo lavoro concordato proseguivano, anche se a volte quando ero sola venivo presa dal rimorso, e mi avvilivo, perché tradivo Massenzio che nonostante tutto gli volevo bene. Non dico che lo amavo come da giovane ma sentivo rispetto per lui, in fin dei conti non mi aveva mai fatto mancare niente, mi aveva sempre rispettata e come si dice da noi portata con orgoglio sul palmo della mano, e anche perché aveva l’età di mio figlio due anni di più e spesso mi trovavo eccitata ma a disagio. Ma erano ripensamenti momentanei che duravano poco e che poi mi passavano. Se decisa mi dicevo:” Non lo voglio vedere più, ora basta! Ha l’età di Luca e sto rischiando e non voglio tradire Massenzio…” Dopo mezz’ora lo ripensavo di nuovo. A vedere il suo numero di chiamata sul display dello smartphone, mi illuminavo.
Un pomeriggio dopo aver svuotato l’impianto dell’acqua dei termosifoni e sostituite tutte le guarnizioni provò il funzionamento e non c’erano perdite. Dandomi una manata nel sedere mi chiese di fargli un caffe, andammo in cucina feci il caffè e lo bevemmo, lui si sedette su una sedia, faceva caldo. Sorridendo mi guardò con dolcezza pronunciando eccitato..." Ora ti voglio possedere…sei favolosa Rosa, mi ecciti...!!" Si alzò, passò dalle spalle le bretelle della salopette e abbassò la pettorina con lo slip fino alle cosce e si risedette sulla sedia, aveva il pene in mano ed in erezione.
Lo guardai un attimo...era delizioso!! Enzo era a cosce aperte, seduto, con il cazzo dritto ed eretto come un obelisco che era una meraviglia, e se lo accarezzava con la mano. Appariva come un delizioso paletto di carne dura che svettava da un ciuffo di peli neri, tra le sue cosce. Ero in estasi al solo a guardarlo, finché sentii dire:” Vieni! Siediti, siediti su di me, siedi sopra…” Lo guardai con il pensiero che se mi sedevo su di lui quell’asta mi avrebbe impalata, il suo cazzo sarebbe entrato tutto nella vagina con la cappella contro l’utero.
All’improvviso semiti dire:” Spogliati…”
Lo osservavo negli occhi con il suo sorriso da canaglia e come in tranche mentre mi avvicinavo, su sua sollecitazione allargai le gambe e andai a cavallo alle sue che misi le sue cosce unite sotto e tra le mie larghe. Con una mano impugno il cazzo prese la cappella e la appoggiò alla mia figa, poi appoggiandomi le mani sui fianchi lentamente inizio a farmi scendere su di lui. Mentre scendevo iniziai ad abbracciarlo e a baciarlo con passione in testa, lo sentivo entrare in me, era come se lui volesse che sentisse come godevo a prenderlo nella figa! In quella posizione. Scesi lentamente su di lui e mentre lo facevo sentivo la vulva che si schiudeva...e l’asta che centimetro dopo centimetro all’entrata del suo cazzo che si faceva strada in me…La mia vagina abbondamene lubrificata dal piacere provato accolse il suo cazzo senza resistenza. Un lungo e profondo “Aaaahhhh!!!” Mi uscì dalle labbra quando avvertii il suo glande toccare l’utero e i suoi testicoli appoggiarsi al perineo, segno che l’avevo preso tutto fino in fondo alla vagina…Mi ero impalata superbamente tutta su di lui quasi da sola. L'immagine che con vergogna ma piacere immaginavo era di una signora matura carina, seduta su di Enzo e impalata dal suo cazzo...che si faceva chiavare superbamente...
“Alzati e abbassati…!” Mi sussurrò lui, non avendolo mai fatto io in quella posizione che non sapevo nemmeno come si chiamasse. E Iniziai dietro i suoi suggerimenti a muovermi facendo leva sulle mie cosce. Lui mi accompagnava sostenendomi per i fianchi, mi baciava e leccava i capezzoli ed il collo....Io lentamente guidata da lui iniziai ad andare su e giù su quel magnifico paletto di carne che era entrato in me...e a ogni affondo sentivo la vagina divaricarsi e al termine della corsa il glande urtarmi l’utero spostandolo leggermente in su ....Non immaginavo di poter godere così tanto in quella posizione che a volte avevo visto nei film e che avevo sempre considerata squallida e oscena, da donnacce, e invece godevo ad impalarmi su di lui come facevano le donne nei film....Me lo sentivo contro l’utero e su fin nel pancino ed ogni volta che scendevo a sedermi sulle sue cosce unite era un piacere immenso!
Appoggia le mani sui suoi avambracci che mi tenevano per i fianchi ed iniziai a spingermi verso di lui...colpo su colpo mi impalava con forza.... procurando anche un rumore sordo e osceno dell’aria che usciva dalla vagina quando scendevo. Sentivo il suo sesso incollato al mio, unito, come se fossero un tutt’uno...i suoi testicoli che strusciavano sulla parte inferiore delle mie grandi labbra...lo stavo veramente prendendo tutto ...e dio come godevo quando mi spingeva a forza su di lui tenendomi i fianchi! Andammo avanti così parecchi minuti...mi possedeva magnificamente...All’improvviso si fermò di colpo.... esortandomi ad alzarmi. Capii che stava per venire. Mi sollevai e il suo cazzo uscì dalla figa, e restai in piedi davanti a lui a osservare ansimante che con due colpi della mano eiaculasse, sparando in aria come un vulcano la sua lava bianca composta di sperma.
Con la motivazione del lavoro, ci vedemmo quasi tutti i giorni e avevamo rapporti sessuali, devo dire che in quei quasi due mesi ebbi una vita sessuale di una intensità che non avevo avuto con mio marito in più di venti anni. Ogni incontro era una scoperta oltre che una apprensione ed eccitazione, sia nel modo che nell’essere. Variò qualche posizione che non conoscevo o non avevo mai praticato con mio marito, arrivai fino al punto di avere rapporti orali, lui su di me e io su di lui. Era un altro vivere per me, stupidamente mi sentivo giovane, piacente e felice di essere infatuata. Mi sentivo un’altra.
Cosi quasi per gioco, sapendo che ci teneva e un po' eccitata di finire anch’io in quell’elenco pubblico dell’harem professionale di Enzo, decisi di fargli una sorpresa e a sua insaputa misi la mia recensione sul suo sito, scrissi e pubblicai:
“Il sig. Enzo è molto professionale e capace, sa risolvere tutti i problemi che può avere una calderina mal funzionante o lasciata in disuso per molto tempo, è attrezzato e sa fare molto bene il suo lavoro. È molto disponibile anche nel risolvere i problemi sopraggiunti all'ultimo momento. Firmato Rosa”
E di seguito in automatico oltre la mail comparve anche il mio indirizzo di posta elettronica con cui l’avevo inviata con il testo scritto non più cancellabile da me, ma soltanto da lui... Ero convinta che tra altre decine di veri o falsi commenti, mai nessuna dei miei conoscenti lo avrebbe letto.
Ora aveva una ammiratrice in più, una medaglia in più.
Passò una settimana, un pomeriggio uscita da scuola dal consiglio di classe degli insegnanti a discutere degli esami e delle valutazioni e promozioni degli alunni, andai al supermarket a fare spese. Enzo era in casa che terminava i lavori avrebbe dovuto andare nel laboratorio di mio marito a mettere un rubinetto nuovo al lavandino e a posto lo scarico e c’era lui a controllare e lavorare sui suoi modellini. Fatto tutto tornai a casa, con il telecomando aprii il cancello elettrico scorrevole e man mano che scompariva all’interno del muro di cinta, nell’antistante posteggio del villino mi si presentò una scena incredula. Scorsi subito il furgone di Enzo e subito dopo l’auto di mio marito e loro tra di essi con mio marito furioso che preso per il bavero Enzo lo spintonava strattonandolo dicendole di tutto.
Enzo gli teneva la mano cercando di fermarlo, ma lui era furioso.
“Oh mio Dio… ha scoperto tutto…” Fu la prima cosa che pensai.” E ora?!”
Vedevo che alzava le mani verso Enzo per picchiarlo mentre lui oramai era con la schiena contro il furgone e non poteva difendersi.
D’istinto posteggia e scesi di corsa senza pensare a nulla, soltanto a fermare mio marito che non picchiasse e facesse del male a Enzo. Mi avvicinai lasciando cadere tutto a terra, chiavi, borsetta e telecomando del cancello, gli arrivai di spalle prendendogli il braccio e urlando:
” Non è colpa sua… è colpa mia. Sono io che l’ho circuito, lui ha solo risposto alle mie avances…” Dissi d’un fiato, pensando così che mio marito lo lasciasse.
A quelle parole vidi Enzo sbarrare gli occhi e fare cenno negativamente con il capo. Mentre mio marito allentando la presa dirmi: “Ma che dici Rosa?... “E dopo una breve pausa:” Tu e lui?... Tu e lui siete stati assieme?” Aveva lo sguardo incredulo e mi guardava.
In quel momento Enzo si divincolò si staccò la mano di mio marito dal collo e aprì la portiera del furgone esclamando: “Se le presa perché con il tubo da mettere al rubinetto gli ho rotto senza volerlo un veliero... non per altro...” Come ad avvertirmi e salì spaventato dalla furia di mio marito sul furgone, accendendolo e uscendo in retromarcia dal cancello andarsene, praticamente scappando, lasciandoci soli me e mio marito nel piazzale della nostra villetta con quello che impulsivamente senza volerlo avevo detto. Mio marito Massenzio si chinò, raccolse il mio telecomando a terra e chiuse il cancello.
Aveva una faccia incredula, cattiva. Mi resi conto di aver fatto un errore enorme, senza volerlo gli avevo detto di noi, di me ed Enzo, mentre il motivo del litigio era un altro, uno di quei suoi stupidi modellini che lavorando gli aveva urtato facendolo cadere e rompere e non perché sapesse di noi. Ma oramai…avevo fatto il danno.
Quando fummo soli ripeté:” Che dici tu e lui?... Siete amanti, avete fatto sesso?”
Balbettai:” No…no…!” Ma dai suoi occhi capii che non mi credeva.
“Dimmi la verità Rosa, mi hai tradito, mi hai fatto beccu? (cornuto)”
Il quel momento fu come se capisse tutto, che si svegliasse da un torpore mentre io terrorizzata mi rendevo conto di aver fatto uno sbaglio, di avergli detto tutto e non sapevo come rimediare.
Lui mi prese per il braccio dicendo: “Vieni dentro e dimmi tutta la verità che ti conviene, se no ti ammazzo…!” E tirandomi mi portò in casa iniziando a dire:” Ah te la facevi con lui? .... Con il ragazzo, l’idraulico? Mi hai fatto cornuto con lui… sei una puttana… sì una puttana… < Beccu mi facisti…> Cornuto mi hai fatto…” Che giù in Sicilia da noi è il massimo del disonore per il marito.
Spaventata dall’evento, dalla situazione e dalla sua minaccia non riuscivo a parlare, ero bloccata… stupidamente io stessa gli avevo detto che avevo una storia sessuale con Enzo.
E una volta in casa prendendomi per i capelli e tirandomeli mi cacciò a terra ripetendo:” Puttana…puttana…! Sei una puttana! Io t’amavo e tu mi facevi cornuto con l’idraulico, quel ragazzino, che prima o poi prenderò anche lui. Ma ora tu mi dici tutto…”
Mentre io seduta sul pavimento mi sfregavo la capigliatura tirata forte che mi faceva male e lui come si usa in Sicilia sfilandosi la cintura dei pantaloni iniziò a colpirmi con violenza, ripetendo sempre come una furia:” Puttana… una puttana… sei una puttana…Mi hai fatto cornuto…”
Cercavo di ripararmi dai colpi, anche se avevo l’abito mi faceva male, erano come frustate di cuoio, finché singhiozzando alzando le braccia verso lui che con gli occhi fuori e la schiuma alla bocca dalla rabbia continuava a colpirmi esclamai singhiozzando forte:” Basta… basta Massenzio, non picchiarmi più.”
Me le aveva date bene, picchiava soprattutto sul sedere e le cosce che la gonna tiratasi su aveva scoperte e le colpiva forte lasciandomi il segno e facendomi sussultare, saltare e piangere.
“Basta… basta... basta…” Mormorai con la voce rotta dalla paura e dal dolore.
“Ora mi dici tutto!” Esclamò prendendomi per i capelli e tirandoli talmente forte da farmi tirar su la testa e alzare in piedi, restandogliene qualche filo in mano.
All’improvviso disse: “Nuda! Spogliati nuda…! Nuda e dimmi tutto, voglio sapere tutto, se no a cinghiate ti piglio.”
Ubbidii, mi spogliai nuda con la morte nel cuore. Tolsi maglia e gonna ed esitai. Ma sentii ancora la sua voce:” Tutto …tutto… devi essere nuda come le puttane… come i vermi… “Esclamò.
Tolsi tutto anche il reggiseno e la mutandina e quando fui completamente nuda davanti a lui, iniziò con il dire:” E da quando lo facevate?” E intanto incominciò a colpirmi nuovamente con la cinghia piegata in due in mano o prendendomi a schiaffi sul viso…e tirandomi i capelli.
Non avevo mai pensato minimamente che mio marito potesse essere così violento da picchiarmi, non l’aveva mai fatto prima, anche nei litigi, era proprio un’altra persona dal marito che conoscevo e quello mi faceva paura.
“E dove lo facevate…dove?” Domandò continuando a colpirmi e darmi cinghiate che ormai nuda davanti a lui mi arrivavano dappertutto, seno, schiena, sedere, cosce e braccia con cui mi proteggevo. Ma se alzavo le braccia a ripararmi il seno e il viso, lui mi colpiva le cosce e il sedere, viceversa se le abbassavo mi colpiva il seno, la schiena e il ventre.
Ero sola, nuda in mezzo alla sala che mi colpiva. Mi vergognavo, ero umiliata, piangevo e singhiozzavo ma a lui non interessava continuava a battermi dicendomi impropri e facendosi domande quasi sé stesso:” E come lo facevate? Era bravo almeno?”
Poi all’improvviso pronunciò:” Leva le mani… leva le mani da lì davanti…” Dove io mi coprivo il pube:” … e allarga le gambe… allargale bene come facevi con lui quando ti fotteva…(chiavava)”
Non sapevo cosa volesse fare, ma non potevo fare diversamente che ubbidirgli le divaricai. E subito tenendo la cinghia piegata in due mi arrivò un colpo secco sul sesso da farmi male e piegarmi, spingendo indietro d’istinto il sedere.
“Qua…qua! Le devi prenderle, dove hai peccato, su questo sticchiu (sesso) da buttana…”
E continuò a colpirmi sulla vulva alterando i colpi con le cosce e il seno, sulle mammelle e i capezzoli. Finché ormai oltraggiata ripetei: “Basta…basta… Massenzio ti prego… perdonami…”
“Perdonarti? … Tutto mi devi dire. Ora siedi qui!” Esclamò forte, facendomi sedere sul divanetto e nuda a gambe unite singhiozzante mi accomodai mentre lui sedendosi con una sedia di fronte a me con la cintura sempre in mano esclamò: “Incominciamo.”
Ero terrorizzata, sapevo che aveva una rivoltella in cassaforte e questo mi inquietava.
“Al tuo amante poi ci penso io… Lo faccio parlare io…Quindi dimmi la verità che se le cose non combaciano peggio per te e lui…” E iniziò:” Quando hai iniziato a farmi cornuto?”
Risposi senza guardarlo in faccia, a testa bassa con qualche occhiata di sfuggita e con lo sguardo umiliato e sottomissivo al pavimento.
“All’inizio…” Dissi con il singulto del pianto che non mi faceva riuscire nemmeno a parlare, tirando su continuamente di naso il muco scuotendo il petto e di conseguenza le mammelle.
“L’hai conosciuto qui?” Domandò
“Si!” Feci cenno con il capo senza parlare, con gli occhi gonfi e il volto solcato dalle lacrime.
“Da quando è iniziato tutto?”
“Da quando è venuto a fare i lavori…” Borbottai tremolante.
“Come successe?” Chiese ancora.
“Non lo so… tu non c’eri, eri sempre via…” Parlottai a testa bassa senza guardarlo negli occhi.
“Stai a vedere che ora che mi hai fatto cornuto la colpa è mia!?”
E seguitai: “Quel pomeriggio ero sola a casa, avevo bevuto il vino rosso… e quando lui è arrivato…” E mi interruppi piangendo.
“Chi iniziò? “Domandò.
“Tutti e due, ma poi siamo stati presi dagli eventi…” Dissi prostrata.
“Dove lo facevate?... Dove ti fotteva?” Esclamò gridando. E alla mia esitazione alzò la mano con la cinghia e urlò:” Rispondiii…!”
“Qui sul divanetto o in camera…” Ribattei subito spaventata dalla sua voce e dalla sua rabbia.
“In camera nostra?” Ripeté sorpreso e indignato.
Annui abbassando il capo, scoppiando a singhiozzare con le mani in faccia.
“Puttana! Sei una puttana!” Gridò lui colpendomi con la cinghia:” Pure nel nostro letto lo avete fatto…buttana…”
Fece anche altre domande che ora non ricordo, so solo che fu un interrogatorio in piena regola, ora capisco quelle persone interrogate con violenza.
Poi si alzò…dicendo:” Da ora te ne vai a dormire in camera di nostro figlio, non ti voglio più vicino a me, poi vedremo, devo pensare a una punizione degna di te! “
E sentendomi in colpa e presa dallo sconforto esclamai:” Si Massenzio, puniscimi ma perdonami, perdonami.”
“Vedremo te lo devi meritare il perdono e certe cose non si possono mai perdonare. Intanto domani cerco questo Enzo e poi penso anche a lui…Vado domani perché se vado ora lo ammazzo!” Esclamò furioso. “Mi devo calmare… Tu avrai la tua giusta punizione da puttana per quello che hai fatto e mi hai fatto.” E dicendo così allungò la mano dicendo:” Ora dammi il tuo cellulare…”
Tremante glielo passai e se ne andò nel suo laboratorio lasciandomi nuda, seduta a piangere disperata.
Non so quanto tempo passò, ma non lo sentii più nel suo laboratorio. Mi alzai a fatica tutta dolorante, avevo tutto il corpo segnato dalle cinghiate che mi avevano lasciato sulla pelle chiara strisciature rosse e brucianti dovute al cuoio. Mi faceva male anche il cuoio capelluto tanto mi aveva tirato forte i capelli fino a strapparmeli e avevo il viso gonfio dagli schiaffi con gli occhi rossi dal pianto.”
Andai in bagno e mi feci la doccia, poi camminando curva per il dolore mi andai a rivestire, uscii a raccogliere la spesa sul piazzale e rientrai e con la morte nel cuore come un automa e non fosse successo nulla e seppur scioccata iniziai a preparare cena.
Voi vi direte:” Perché non sei andata via, perché non sei scappata…” Non lo so ero stordita, in fondo gli volevo bene, pensavo alla vergogna, che era colpa mia quello accaduto, che avevo fatto mio marito cornuto con un ragazzo. Se si fosse venuto a sapere guai, pensavo a mio figlio Luca, mi sentivo colpevole, ero io che avevo tradito mio marito e pensavo di meritarmi una punizione e poi il suo perdono.
All’ora di cena uscì dal suo laboratorio, mi guardò in modo cattivo.” La cena è pronta…” Dissi con voce tremante.
Non mi rispose nemmeno e si sedette a tavola. Avevo paura e lo servivo senza aprire bocca. Poi mentre in silenzio e distrutta restavo a tavola senza mangiare, ma pronta per servire lui se ne avesse avuto bisogno, pronunciò: “Tu da stasera non dormi più con me. Non sei degna di dormire con un marito onesto che ti ha sempre amato e fatto tutto per te! Dormirai sola nella stanzetta di Luca finché non ti avrò punito.”
Non gli dissi nulla, e con gli occhi rossi e gonfi di pianto sparecchiai e gli chiesi con voce tremolante:” Posso ritirami che sono stanca... o hai ancora bisogno di me?” Non mi rispose nemmeno, mi fece segno con la mano di allontanarmi… e dormimmo separati. O meglio non dormii niente quella notte, piansi, avevo paura che mi facesse del male e lo facesse anche a Enzo. Pensavo a mio figlio se fosse venuto a sapere che madre aveva...
Quella mattina mi alzai presto e gli preparai il caffè prima che uscisse a lavorare, ma lo sentii al cellulare che avvisava in ufficio che non andava.
“Si oggi non vengo, devo cercare una persona e mettere apposto alcune cose…” Sapevo che parlava di Enzo:” Si ci vediamo domani ciao.”
E chiudendola chiamata mi guardò:” Dove abita quel fetuso?” Mi chiese.
“Non lo so te lo giuro Massenzio… te lo giuro …” Risposi spaventata.
“Chi altro sa che mi hai fatto cornuto?” Domandò.
“Nessuno… te lo giuro…”
“Nessuno?” Ripeté lui.
“Si solo io e lui.”
Ora vediamo dove abita. Prendi il computer e aprilo…”
Presi il mio portatile e intanto che sorseggiava il caffè con me che lo guardavo cercò finché non lo trovò. Eccolo qui il cornuto…” Disse lui.
“Via… numero.”
Poi lesse le recensioni e la mia purtroppo essendo l’ultima compariva per prima, la lesse in silenzio e poi ad alta voce esclamò…” Sei proprio una gran puttana ... pure la recensione c’hai messo.”
A quel punto si alzò e non so cosa mi capitò, forse la paura o il rimorso per quello che avevo fatto. Mi cacciai in ginocchio davanti a lui piangendo e stringendogli le gambe:” Perdonami Massenzio…perdonami mentre singhiozzavo davanti e ai suoi piedi. Puniscimi…puniscimi ma perdonami”
“Levati!” Gridò e con un gesto della gamba mi caccio di lato:” Ti perdonerò solo dopo che avrai avuto la tua punizione, pagato il tuo debito con me e con Dio… e lavato il tuo peccato, non ora. Devi pagare con l’offesa e il disonore quello che hai fatto puttana…” Disse.
Vidi che andò in camera, aprì la cassaforte e trafficò e la richiuse.
Non so se prese la rivoltella, comunque uscì lasciandomi nel terrore dicendo:” Lo smartphone lo tengo io e guai a te se lo avvisi!”
“Non fare pazzie Massenzio, è solo un ragazzo, ha l’età di Luca, non rovinarti la vita per me, perdonami…” Lo supplicai.
Uscì con il mio smartphone in mano, ero terrorizzato che avesse preso la rivoltella e potesse sparagli. Tornò verso mezzogiorno, si tolse la giacca e andò in camera.
“Cosa vuoi mangiare …?” Dissi scossa.
Non rispose, esclamò soltanto:” L’ho preso quel cornuto, si è messo a piangere e in ginocchio davanti a me come hai fatto tu, chiedendomi di perdonarlo e ha dato tutta la colpa a te, che sei stata tua ad adescarlo… che gli hai telefonato. “Volevo dirgli che non era proprio così, ma preferii tacere e proseguì:” …Gli ho messo la pistola alla tempia e piangeva, poi è arrivata sua moglie, una ragazza incinta con un bambino per mano… che pure lei si è messo a piangere.
Le ho detto che fetuso è suo marito e che se solo lo rivedo attorno a te o qualcuno fa allusione a che si è fottuto mia moglie l’ammazzo…Piangente mi ha giurato che nessuno sa niente e saprà mai niente. Gli ho detto di togliere dal suo sito quello che hai scritto, più tardi controlla e dimmelo se lo fa.”
Avrebbe potuto farlo lui, ma mi voleva umiliare.
“Ora con lui l’ho aggiustata…sempre se non fa colpi di testa, poi l’aggiusterò anche con te…” Disse guardandomi incattivito.
Quel pomeriggio guardai sul computer, non c’era più la pagina di Enzo con tutti i commenti, tutto cancellato. Non sapevo che sua moglie fosse incinta e avessero già una bambina piccola.
I giorni ripresero, lui tornò subito al lavoro io lo feci dopo dieci giorni di malattia. In casa non perdeva occasione per darmi della puttana. Dormivamo sempre separati.
Dopo quasi un mese da quel giorno che involontariamente mi tradii, nostro figlio ci disse che sarebbe arrivato il lunedì successivo con la sua fidanzata del nord a presentarcela, una ragazza di Varese... Tutto doveva apparire normale, mio marito come me era un uomo che ci teneva molto alle apparenze, eravamo stati educati così.
E la mattina del giorno che arrivassero mi disse:” Da stasera torni a dormire con me… ma non credere che abbia cambiato idea su di te, lo faccio solo per nostro figlio, voglio che creda di avere una famiglia felice che si vuole bene e una madre per bene.”
Capivo dentro di me di aver sbagliato, di averlo offeso e disonorato, ma volevo riparare, volevo il suo perdono, mi ero convinta che la colpa era la mia ed era giusto che mi punisse.
Quando arrivarono mio figlio e la fidanzata, andammo a prendere all’aeroporto di Catania, baci e abbracci e poi a casa. Facemmo conoscenza di Daniela e passammo una bella serata. Poi loro come si usa al nord dormirono assieme anche se fidanzati e preparai il letto matrimoniale della stanza degli ospiti.
Quella sera dormii con lui, di nuovo a letto assieme a mio marito, nel silenzio del buio della stanza mi avvicinai a lui: “Massenzio perdonami ti prego, ho sbagliato lo ammetto… Puniscimi, ma parlami, perdonami… Non riesco a vivere nella tua indifferenza” Lo supplicai prendendomi tutta la colpa di tutto.
“Mi hai disonorato!” Esclamò dandomi sempre la schiena.
“Ma non lo sa nessuno …” Risposi…
“Lo so io e basta, vedremo in seguito…”
Da come parlava sembrava che volesse tempo per perdonarmi ed io ero disposta a dargli tutto quello che voleva, avrei aspettato certa di riuscirci a farmi perdonare, l’unica cosa che non capivo era quando mi dava della puttana e diceva:” Prima dovrai pagare per il tuo errore e poi vedremo.” Cosa intendesse dire.
Alche sentendomi assurdamente colpevole per rappacificarci gli dissi:” Hai ragione Massenzio, puniscimi, me lo merito, castigami, ma poi torniamo assieme, io ti amo sempre…”
“Vedremo dopo la punizione…” Mormorò e quella risposta mi diede la speranza di riallacciare tutto con lui e ritornare ad essere quelli di prima, di nuovo sua moglie, rispettata e stimata da lui.
Con la presenza di mio figlio, solo in apparenza ritornammo ad essere una coppia come prima, quasi perfetta, tanto che una sera facemmo pure sesso, gli era venuto ancora voglia di me.
Pioveva e c’erano i tuoni, lui sapeva che avevo paura, mi avvicinai a lui dicendogli:” Posso stare vicino a te, ho paura dei tuoni lo sai…”
Non disse nulla e mi avvicinai, non so come e perché, forse la mia vicinanza, il mio corpo caldo, il mio respiro, lui allungo il braccio e con la mano iniziò ad accarezzarmi sopra, sul sesso, il ventre e il seno. Non dissi nulla e lo lasciai fare, ero in mutandine e reggiseno. Sentii che mormorò solo:” Levati le mutandine.” Capii cosa volesse fare, e le tolsi subito, lasciandomi poi toccare e accarezzare sul sesso a mani nude e allargare le gambe. All’improvviso senza dire nulla si ruotò su di me tra le mie cosce divaricate, mi puntò il suo pene sulla fessura della vulva e incominciò a baciarmi in bocca ricambiandolo io. Lo spinse dentro, mi penetrò e iniziò a possedermi… mentre io lo abbracciavo e continuavo a ripetere:” Perdonami…perdonami Massenzio, io ti amo, amo te!”
Avemmo un rapporto sessuale frugale, veloce e come al solito fu sbrigativo, e al termine svuotò i suoi testicoli pieni di sperma sul mio ventre. Lo sentii godere poi rigirarsi e restare al buio sdraiato senza dire nulla. Di seguito si alzò e andò in bagno a lavarsi e al ritorno andai io a pulirmi dal suo sperma e lavarmi. Ero contenta di aver fatto di nuovo sesso con lui, significava che le piacevo sempre e iniziava se non a perdonarmi almeno ad accettarmi nuovamente.
Dopo una settimana ancora tra baci e abbracci li accompagnammo all’aeroporto di Catania dove partirono per Milano. Tornati a casa misi a posto la camera degli ospiti e poi gli chiesi per preparare:” Stasera dove vuoi che dorma io?”
Rispose solo:” Con me!”
Da una parte ero felice che tutto si stava assetando, speravo che mi chiedesse ancora di fare sesso, come avvenne in seguito e accettai. Riprendemmo ad avere rapporti sessuali settimanalmente, al buio, sempre allo stesso modo, mi veniva sopra, bacia e dopo averci dato con foga lo tirava fuori e mi eiaculava sul ventre, fregandosene del mio piacere personale, ma pensando solo al suo.
Passò ancora quasi un mese, tutto il ricordo dell’accaduto stava scemando, pareva che avessimo preso la vita di prima, quando un pomeriggio di domenica mi disse:” Fatti bella, truccati che vieni con me…”
“Non mi sembrava vero che mi chiedesse di uscire con lui e soprattutto la domenica, pensai che saremmo andati a passeggiare in qualche posto elegante e per fare bella figura voleva che ci fossi anch’io. Ero felice di uscire con lui, con mio marito Massenzio e forse di riprendere i rapporti coniugali di prima e lo accontentai, mi lavai i capelli e mi feci un trucco sobrio e leggero appena evidente, che si adattava alla mia pelle lattea e agli occhi scuri. Misi gli orecchini di perla a clips sui lobi, come la collana sul petto e un velo leggero di rossetto sulle labbra appena visibile che mi rendevano attraente e molto signora.
Indossai un tailleur firmato, di buona fattura, color rosa perlato, molto elegante, composto dalla gonna, che arrivava fino sopra al ginocchio, con piccolo spacco posteriore, sapendo che ai passi e nel salire le scale, si apriva un poco e valorizza le gambe avvolte nelle calze bianche in seta decorata, conoscendo che a lui piaceva quando ero attraente e guardata. E un paio di scarpe eleganti a tacco medio-alto, coordinate in tonalità con il vestito. Una giacca a manica lunga abbinata alla gonna ad arrivare a metà dei glutei, con colletto arrotondato, stretta sulla vita che metteva in evidenza i fianchi. E la borsetta a tracollo a catena lunga dorata che mi pendeva dalla spalla. Ero molto signora quarantenne.
Quando uscii dalla camera mi guardò, ero molto bella: “Ti piaccio così?” Dissi guardandolo sorridendo:” Truccati di più…cerca di essere più provocante “Mettine anche più!” Rispose serio e seppur sorpresa della sua richiesta che non aveva mai fatto, lo accontentai, alla console della camera ricalcai il trucco più evidente, e mi aprii un po' di più la camicetta sul davanti arrivando al limite del solco del reggiseno che si intravvedeva, per accontentarlo ed essere come voleva lui, provocante. L’abito lo avevo preferito ad altri, perché elegante e comodo in ricordo degli apprezzamenti da lui ricevuti in precedenza al mio adulterio.
Po uscimmo, pensavo che saremmo andati in centro a passeggiare sottobraccio, invece prendemmo l’auto e si portò verso l’entroterra.” Dove andiamo?” Domandai.
“Vedrai!” Fu la sua risposta e visto che ero stranamente e nuovamente allegra le chiesi:” È una sorpresa per me…?”
“Vedrai!” Fu di nuovo la sua risposta.
Arrivammo in una masseria in campagna dove c’era un casolare e intorno ad esso l’aia e dei cani alla catena che abbaiavano contro di noi.
“Che posto è questo?” Domandai.
“Ora vedrai!”. Ripeté ancora.
Quando arrivammo entrati nel cortile del caseggiato parcheggiammo l'auto e domandai:
“Dove siamo Massenzio?”
“Ora lo vedrai…” Rispose nuovamente.
Alcuni contadini extracomunitari nord africani, con Albanesi e Rumeni che probabilmente il titolare sfruttava per pagare meno stavano lavorando in campagna e mettendo a posto delle cassette di ortaggi e vedendoci nell'auto si misero ad osservarci in silenzio, soprattutto me.
Seppi poi che la masseria con i lavoratori extracomunitari per le campagne era una copertura alla sua vera attività del titolare che viveva ai bordi della legalità con i suoi affari sporchi, fino alla prostituzione.
Appena scesa mi scrutavano e per questo imbarazzata tirai su il foulard che portavo al collo e mi coprì il capo. Presi dalla borsetta i miei occhiali scuri e li mise per cercare di rendermi indifferente e anonima.
“Perché mi hai portata qua!? “Domandai infastidita da quelle occhiate e quei probabili commenti incomprensibili ma chiari, rivolti a me, Ero abbigliata in modo seducente e l'andatura con le scarpe con il tacco sulla terra non facevano altro che accentuare la movenza delle forme del mio corpo e del mio dondolio, suscitando altri commenti dei lavoratori.
All’improvviso sulla porta vidi un uomo e una nigeriana, lui lo riconobbi subito.
Era uno strano personaggio che a Catania e in provincia conoscevano tutti, già finito sui giornali per truffa e sfruttamento degli immigrati e per prostituzione, un personaggio ambiguo, 63 enne che viveva ai bordi della legalità ed era stato anche più volte in prigione. Il suo nome era Carmelo, ma lo chiamavano tutti abbreviandolo in Melo e i compaesani gli avevano dato il soprannome di “o Succio” che in dialetto siciliano significa il topo, per la sua forte fisionomia ed espressione facciale che lo faceva somigliante a un roditore. Un muso appuntito, occhi piccoli e arrotondati, un naso affilato e aquilino con due grossi denti incisivi e le orecchie a sventola. Con la pelle flaccida, pallida e rugosa.
Non era una persona di aspetto gradevole. Tutte le volte che lo avevo visto per strada o in giro era sempre mal rasato, curvo di spalle e sovrappeso, sempre sudato e trasandato con una calvizie abbondante. Dava un senso di disgusto e ribrezzo solo a guardarlo. Non era sposato ma ora conviveva con una nigeriana cinquantenne, una ex prostituta che lo accudiva e comandava i suoi lavoranti extracomunitari.
Anche lei aveva conosciuto più volte il carcere anni prima, per adescamento, induzione, favoreggiamento alla prostituzione e gestione di una casa di appuntamenti con ragazze extracomunitarie sue connazionali.
Anch'essa sfatta nel fisico in sovrappeso, molto formosa, straripava di grasso dai suoi vestiti. Il suo abbigliamento era sempre osceno, disordinato e sciatto. Un seno enorme e flaccido, la pancia prominente e un sedere grosso e molle tipico delle africane. Era trascurata, capelli corti e crespi color pepe sempre disordinati, spettinati e unti, la pelle del viso era coperta da un trucco volgare e malfatto per tentare di schiarirla. Aveva le labbra grosse e sporgenti che nelle sue grasse risate immotivate mostravano i denti cariati. Era grossolana e rozza nei movimenti, il suo parlare era un misto di italiano e dialetto siciliano sboccato e scurrile.
Lui mi guardava sorridendo con gli occhi, piccoli, scuri e quasi rotondi che con il maso aquilino in fuori lo facevano assomigliare proprio a un topo.
Quando fummo davanti salutarono mio marito e poi me e aprirono la porta a vetri facendoci entrare direttamente nella casa.
L’interno era formato da un’unica grande stanza anteriore con dietro altri locali. Alle pareti scaffali con pile di carte e giornali vecchi. Su un lato un piccolo salottino costituito da un divanetto centrale con due poltrone laterali e davanti un tavolino basso con bicchieri e riviste pornografiche a vista.
Capii subito che non era un posto per me e non prometteva niente di buono. Ero inquieta, e guardavo mio marito a cercare spiegazioni.
“Ma perché mi hai portato qui Massenzio che abbiamo a che fare noi con questa gente… andiamo via!” Esclamai sottovoce schifata dal luogo e da quelle persone.
Lui, quel Melo ci venne incontro, mentre io ferma in piedi cercavo di vincere il disgusto nell’osservarlo. La sua compagna nigeriana con il sorriso sulle labbra mettendo a posto le poltrone, ci pregò di accomodarci.
Vidi mio marito sedersi e di conseguenza seppur disgustata lo feci pure io.
La poltrona era molto bassa, tanto che sedendomi, sprofondai talmente con il sedere da far risalire la gonna fino a scoprire gran parte delle cosce.
Mi irrigidii quando alzando lo sguardo vidi il volto madido di sudore di Melo che mi fissava intensamente l’interno delle cosce dall’apertura della gonna.
Rossa in viso e imbarazzata, mi raddrizzai e tirai più che potevo la gonna alle ginocchia, appoggiando la borsetta sulle gambe strette e unite, impedendogli così la vista. Mi sentivo a disagio in quell'ambiente. Melo mi guardava attentamente, scrutandomi e apprezzando con un sorriso viscido l’abbigliamento che indossavo.
“Ecco siamo qui!” Disse mio marito. Io non capivo…
Questo Melo guardandomi esclamò:” Non sapevo che oltre che bella fosse anche puttana signora.”
Subito trasalii:” Come si permette!?” Esclamai e mi girai verso mio marito guardandolo e dicendo:” Che significa Massenzio? Come si permette quest’uomo di apostrofarmi così?”
“Non si preoccupi signora, la prima volta è sempre così. Vedrà!... che poi si sentirà meglio…!!
“Ma che dice?” Domandai a mio marito con l’intenzione di alzarmi e andarmene.
Oltre le parole scorsi in quello sguardo di Melo qualcosa di perverso e ambiguo che mi fece correre dei brividi lungo la schiena e mi pentii di aver accettato l’invito di mio marito.
Melo, con la sua faccia da roditore affermò: “So quello che ha fatto a suo marito, che è persona per bene e non meritava un disonore simile… La portata qui per la sua punizione e per espiare l’oltraggio che le ha fatto, e riparare l’offesa subita, il debito e riscattarsi con lui per quello che gli ha fatto! Io sono la sua punizione signora.”
Ero allibita a sentire quelle parole: …” Ma come?” Mormorai “Guardando mio marito alzandomi. E Massenzio alzandosi anche lui continuò: “Si Rosa… Sei stata con quel ragazzo, quel bastardello di Catania, l’idraulico, mi hai tradito, disonorato, offeso e fatto cornuto e questa è la punizione che meriti, che devi espiare e che dovrai pagare…. Dovrai accoppiarti con lui… con Melo …” Disse serio mio marito.
“Ma tu sei pazzo!?” Mormorai, alchè mi tirò uno schiaffo sulla guancia sotto lo sguardo compiacente di Melo, dicendo serio:” Guarda che non scherzo, questa è la tua punizione che meriti e che tu stessa hai accettato di avere ritenendola giusta una punizione.”
Ero incredula che fosse lui a parlare a chiedermi quello, mio marito. Dove era finita tutta la sua gelosia se ora per castigo mi chiedeva e imponeva di accoppiarmi con quel Melo. Non mi aveva già punito abbastanza da arrivare al punto di prendermi a cinghiate nuda per essere stata con quel ragazzo? E intanto Melo sorrideva approvante.
“Devi pagare il tuo sbaglio e il tuo errore Rosa e come voglio io…” Aggiunse mio marito:” Devi sentirti umiliata, schifata dentro e oltraggiata fuori come mi sono sentito io quel giorno.
“Ma Massenzio… Io quando dicevo che mi meritavo una punizione, che era giusta averla non pensavo a una cosa del genere… Che significa questo?” Balbettai sorpresa e incredula.
“Significa che dovrai accoppiarti con Melo, u Succio… come lo chiamano tutti.”
“No.… questo no…” Balbettai ancora:” …non lo farò mai.”
Mio marito senza dire nulla si avvicinò ancora a me e davanti ai presenti mi schiaffeggiò sul viso, prima a mano aperta sulla guancia e a ritorno con il dorso sull’altra guancia, dicendo:
” Tu lo farai…fai quello che dico io, devi pagare il tuo errore e l’offesa che mi hai fatto facendomi cornuto.”
Guardandolo incredula e sorpresa mi portai la mano sul viso a sfregarmelo per lenire il bruciore, mentre Melo incoraggiandolo diceva a mio marito:” Bravo! Si fa così! Ti deve rispettare e ubbidire, quando serve gliele devi dare se non ti ubbidisce.”
Ripetendomi mio marito guardandomi:” Lo farai…!”
“No!!” Mormorai ancora con gli occhi lucidi.
“E invece si, ora, qui, con lui sul divano…se no poi tutto può essere in peggio lo sai.”
“Ma perché Massenzio?... Che scopo ha farmi fare sesso con quell’uomo?” Lo supplicai piangendo.
“Ha lo scopo che devi provare davvero ad essere puttana… umiliata perché ti possa pentire veramente e purificarti di quello che mi hai fatto.”
“Purificare?” Balbettai incredula che avesse detto quella parola. “Non lo riconoscevo più, non era lui…. Avevo paura e mi veniva da piangere.
“Su ora spogliati e accoppiati con Succio…” Disse seria mentre la nigeriana sorridendo mi guardava.
“Nooo !!” Risposi decisa.
Mio marito mi guardò in silenzio e o Succio e la sua compagna guardarono lui…
“Ti conviene farlo con le buone Rosa se non vuoi farlo con le cattive…” Disse.” Lo sai che intanto poi lo farai lo stesso…” E interruppe la frase.
Mentre Melo intromettendosi pronunciò:” Lo facciamo qui! ...Sul divano signora… mettiamo un lenzuolo pulito…” E gridando alla nigeriana:” …, metti il telo che la signora vuole chiavare sul pulito…”
Ero pietrificata, mi sembrava di vivere un incubo.
Nel mentre la nigeriana arrivando aprì un lenzuolo pulito piegato, allargandolo e svolazzandolo in aria lo posò e avvolse il divano completamente, dicendo:” È pronto!”
Mi sentivo impotente, non sapevo che fare mi ricordavo ancora le cinghiate che mi aveva dato e solo al ricordo mi bruciava ancora la pelle. Avrei voluto fuggire, ma non potevo, ero in casa loro e anche se fossi riuscita a uscire ero circondata da campagne.
“Hai detto tu stessa che meriti una punizione e che io devo farlo e faccio bene a dartela.” Esclamò mio marito.
“Si, ma non così!” Ribattei.
“E come allora? Vuoi che ti lasci qui con il signor Melo e che stasera ti porti a battere a Catania in viale Africa?”
Non sapevo che dire e che fare.” No…no…no!” Dissi.
“Bene allora lasciati fottere(chiavare) da lui…”
PROVARE XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Mio marito in piedi vicino alla parete mi guardava serio e attendeva complice, senza dire nulla a quell’essere orripilante.
“Su, non faccia così signora, non è la prima e non sarà l’ultima che viene portata da me per punizione.” Esclamò ridendo Melo:” Vedrà che dopo le piacerà, mi desidererà… ma lo sa che ci sono state signore che poi sono ritornate di loro volontà a farsi chiavare da me…? “E rise, aggiungendo la nigeriana nel suo italiano stentato: “Si, è vero…”
“Ma intanto non lo saprà nessuno che si è accoppiata con me stia tranquilla, sarà un segreto proprio come quello che aveva lei con quell’Enzo. Soltanto suo marito lo saprà. E guardandomi pronunciò: " Come ho spiegato a suo marito nell’incontro preparatorio che ho avuto con lui, gli ho fatto presente che è la giusta punizione e la merita. Prima si è accoppiata con un ragazzo bello, giovane che le piaceva e ora si accoppierà con un maturo brutto che non le piace e le fa ribrezzo…e sarà proprio questa la punizione per lei, accoppiarsi con me…. Ma non si preoccupi, vedrà che poi le piacerà, mi stringerà desiderandomi fino a godere.” Ripetendo ancora con un ghigno perfido:” Vedrà poi mi cercherà!... desidererà! ... "
Quelle parole mi spaventarono… mi sentii distrutta nell'anima e nel corpo, volevo fuggire, ma capii che non ero in condizione di rifiutare nulla, mi ero autoconvinta che una punizione mi aspettava, ma non certo quella.
Poi cambiando discorso Melo mi disse:" Complimenti per il suo look, signora, bel tailleur a gonna con quelle calze sexy con le scarpe con il tacco e inoltre che buon odore ha, lo sento da qua che è profumata. Su! Inizi a spogliarsi nuda lentamente così l’ammiro. Intanto lo dovrà fare per forza, su…incominci…” Mi sollecitò.
Incrociai lo sguardo di mio marito che sfuggì al mio, non aveva la forza di guardarmi negli occhi. Ero tesa, inquieta, impotente, il viso tirato ero caduta in una trappola, la sua trappola.
Avrei voluto fuggire, gridare, ma a chi?... Non feci nulla, sapevo che non potevo scappare, che le conseguenze sarebbero state peggiori del male, terribili, disastrose, oltre che per me, per la famiglia e indirettamente mio figlio, sarebbe stato uno scandalo se si fosse saputo.
Con il viso in fiamme dalla vergogna osservavo sempre mio marito, che si era seduto come se fosse davanti al televisore, pronto per lo spettacolo.
Lo guardavo, era lì per cedere sua moglie ad un altro, ad un essere schifoso …in tutti i sensi... sia fisicamente che moralmente… che in paese faceva ribrezzo a tutte le donne. Lo odiavo in quel momento, ero delusa da lui, dall'uomo che avevo amato tanto a cui aveva dato tutta la mia vita e un figlio e che ora per punizione consenziente, mi offriva a quell’uomo per castigarlo di averlo tradito con un ragazzo. In quel momento lo odiavo e disprezzavo. Era un essere viscido anche lui come quel Succio, visto che ne era complice. Ma pensavo anche che non avrebbe mai avuto il coraggio di arrivare fino in fondo, che volesse soltanto spaventarmi… che tutto, si sarebbe esaurito in atti lascivi e osceni su di me, assieme a un gran spavento. Ma mi sbagliavo.
La nigeriana appoggiata a una parete con la spalla mi osservava sorridente, pregustandosi la scena come se sapesse già cosa mi sarebbe successo.
"Su!! ...Inizi!! Si spogli…Sa già come fare! Da questo momento risponde a me e non più a suo marito. Per un’ora l’ha ceduta a me…” Affermò Succio.
Lo guardai con disgusto, solo il sentire la sua voce stridula mi dava nausea, ma ubbidii, non potevo fare altro, d’altronde ero stata anch’io a dirgli che meritavo una punizione.
Fu la nigeriana che a un suo sguardo vista la mia esitazione si avvicinò a me da dietro e portando le mani in avanti prese la giacca per il bavero e la tirò indietro sfilandomela dalle braccia e togliendomela, senza che io dicessi niente o lo impedissi. Mi voltai di scatto dandole uno schiaffo sulle mani urlando:” Non si permetta di toccarmi…tolga le sue manacce…”
“E allora spogliati…” Disse seccato quel Melo dandomi del tu:” … se no lo farà Louta (così si chiamava la nigeriana) ti strapperà i vestiti uno a uno e ti picchierà, a lei piace malmenare le donne bianche, specialmente se sono belle signore serie e non prostitute…” E rise da solo, mentre lei vicino guardava e sorrideva perfidamente.
Che potevo fare? Ero rassegnata ad accoppiarmi con lui per fare finire tutto assurdamente iniziai a pensare anch’io che era la mia giusta punizione e su sua sollecitazione portando le mani al collo, arrendevole un bottone alla volta scendendo verso il basso sbottonai lentamente mi tolsi la camicetta. La nigeriana si avvicinò ancora facendomi segno di aiutarmi a sfilarla dalle braccia e non reagii più, la lasciai fare, si mise dietro di me e la sfilò come prima aveva fatto con la giacca. Una volta tolta se la poggio come un tovagliolo da cameriere sull’avambraccio in attesa che proseguissi. C’era silenzio, un silenzio sconvolgente, inquietante e perverso.
Restai con il reggiseno di pizzo traforato che mi ero messa per lui, mio marito, che sulle mammelle compresse lasciava intravvedere i capezzoli sotto il tessuto, pressando la parte inferiore e facendo tracimare fuori la parte superiore. Il seno grosso e gonfio dalla tensione e apprensione dei respiri agitati, muovendosi stava a fatica nelle coppe, sbordando fuori con la sua massa e il suo candore, apparendo più alto e molto sexy.
Ero tanto agitata che con le mani tremanti portate dietro la schiena tra le scapole, dalla tensione della situazione non riuscivo a sganciarlo. Fu la nigeriana che avvicinatasi posteriormente sganciò la chiusura gettando le spalline in avanti sulle braccia e in quel momento che si apriva e staccava le coppe dalle mammelle, provai un senso di sollievo e benessere per la decompressione. E cadendo in avanti e scivolando e abbassandosi sulle braccia restò pendente.
Lo conoscevo bene il mio seno, maturo, grande, bello e pallido, solcato da venuzze azzurre sotto pelle, con le due grosse areole rosa e i capezzoli turgidi e dritti.
Mettendosi di lato con le mani sul fianco mi sganciò la chiusura della gonna. Non senza pena e fatica, ormai rassegnata con un gesto delle mani, spinsi in giù la gonna aperta nella chiusura dalla nigeriana, e muovendo i fianchi lateralmente perché stretta la feci scendere sulle anche, lasciandola poi non più trattenuta dalla larghezza della mia pelvi cadere ai piedi, provando un senso di liberazione al ventre anch’egli non più compresso come una panciera dal tessuto aderente. Mostrando all'improvviso le gambe pallide, lunghe e mature fasciate da un paio di calze autoreggenti chiare, come aveva voluto mi mettessi mio marito.
Ero in mutandina, con una culotte bianca di tipo francese trasparente che sotto il tessuto lasciava intravvedere lo scuro della peluria pubica, facevano parte come il reggiseno della mia lingerie. Erano molto sexy che lasciavano intravvedere posteriormente la forma del sedere tondeggiante, studiate proprio per eccitare i mariti e gli uomini, e metteva in risalto le rotondità del corpo e il volume delle natiche, lasciando uscire dai margini inguinali dei ciuffi di peli scuri del sesso. Al centro era marcato dalla rientranza verticale del tessuto aderente, che evidenziava il lungo solco del mio sesso maturo, che cercavo di fare scomparire senza riuscirci, pizzicando il tessuto in avanti che non rientrasse.
“Mmmhh che bei fianchi carnosi e rotondi ha la signora, belli alti e pieni, con un sedere voluminoso e imponente. Un po' di pancetta ci sta bene è eccitante. È davvero una bella donna! " Disse Melo guardandomi, aggiungendo volgarmente ridendo: “Ha una foresta di peli tra le cosce… Perché non le rasa signora? Le puttane la portano tutta rasata la figa…”
Io ero ferma, agitata, al suo sguardo e alle sue offese, incredula di quello che stava accadendo, con il respiro ansioso che mi muoveva il torace, facendo nelle escursioni inquiete dondolare le mammelle. Bloccata dalla situazione ed esitante guardai verso mio marito a cercare comprensione e una sua reazione, ma quel Melo mi sollecitò: "Su!!...Continui signora! ...Vada avanti, prosegua, tolga anche la mutandina!"
Ero tesa, inquieta, gli occhi lucidi con la voglia di piangere, sudavo aiutata dalla calda temperatura e dalla tensione nervosa.
Spingendo un piede sull’altro mi tolsi le scarpe, mostrando il sedere, che non sfuggì agli sguardi silenziosi e viziosi di quella coppia, persone spregevoli che si posavano su di me. Mio marito mi osservava, sembrava fosse la prima volta che mi vedesse nuda in quello stato.
Su comando di quel Succio, ormai rassegnata ad accoppiarmi con lui per fare finire tutto in fretta, ma sempre con la speranza che Massenzio all’ultimo momento in un sussulto di orgoglio fermasse tutto, lentamente per il disagio e la paura, una ad una sotto il loro sguardo tolsi anche le calze autoreggenti, arrotolandole giù versò le caviglie, mi piegai e le tolsi dai piedi e mi ritirai su eretta. Subito dopo, d’istinto, con la morte nel cuore e piena di vergogna e un certo turbamento, senza quasi pensare, tirando un sospiro di coraggio, presi le culotte per l’elastico e lo tirai giù per sfilarlo, chinandomi alle caviglie per toglierlo dai piedi come avevo fatto per le calze, esibendo senza volerlo nel piegarmi, il sedere pieno e il seno pendente e dondolante sotto me, che fu percepito come un gesto erotico, anche se involontario.
Mi trovai nuda completamente in quella casa e ai loro viscidi sguardi. Con un senso di vergogna e pudore istintivamente mi coprii il seno e il sesso, come inconsciamente proteggermi da quegli sguardi lascivi e libidinosi.
Melo si avvicinò guardandomi negli occhi, mi prese con energia il braccio e lo scostò dalle mammelle, senza trovare resistenza. Le stesse fecce con la mano con cui mi coprivo il sesso, esclamando:" No! ...Non si copra signora Rosa. Si mostri! …faccia vedere anche a me e a mia moglie come ha fatto impazzire quel ragazzo con le sue bellezze. Per avere più di 40 anni, lei è una donna bellissima. Guardi!! ...Vede? … Ha ancora i capezzoli dritti e duri. È mica eccitata per caso? “Domandò sibillino con un sorriso perfido:” Le piacerà mica farsi vedere nuda da me davanti a suo marito?”
Non risposi, era vero, mi sentivo assurdamente strana, come stordita, avevo inspiegabilmente i capezzoli turgidi e dritti e per giustificarmi di quella reazione mi dicevo mentalmente:” Sono turgide per la tensione, e non per te vecchio perverso.”
Ma lui proseguì umiliandomi: “Non è che le piace e gode ad essere mostrata signora Rosa...? Forse lo sta scoprendo ora che le piace, ma vedrà che l'apprezzerà e quante altre belle cose piacevoli le farò conoscere e gradirà. "
Poi mi guardò il seno e i capezzoli e fissandomi negli occhi mi sorrise con la sua bocca storta e unta di saliva.
Avrei voluto sprofondare a quelle parole, mi sentivo umiliata, anche se pensavo che era dovuto all’agitazione e alla paura non avrei voluto che il seno mostrasse i miei capezzoli turgidi e che lui e loro fraintendessero, compreso mio marito fraintendessero ed esclamai arrabbiata: “Su sì sbrighi a darmi questa punizione cosi finiamo tutto e subito.”
“Oh la signora vuole essere chiavata subito da me … e io l’accontento allora! Ora la chiavo, la punisco signora Rosa, ma vedrà che la mia punizione le piacerà.
Con disgusto avvertivo la puzza del suo alito quando sorridendo mi parlava vicino. Con i suoi denti irregolari, probabilmente cariati, gialli di nicotina dal fumo delle sigarette che assieme agli alcolici e al suo stomaco gli rendevano un fiato fetido e stomachevole che congiuntamente al suo odore fisico, se lo portava addosso spandendolo per l'aria.
“Minchia…. Talia(guarda) Louta come risalta bene il triangolo di peli scuri tra la sua pelle chiara, assieme a quelle grandi mammelle bianche e pendenti che sporgono con i loro capezzoli dritti nelle due areole rosa. “Mormorò in dialetto siciliano alla sua compagna nigeriana che non parlava bene l’italiano ma il dialetto siciliano sì.
Da come mi osservava sembrava che fossi in vendita e lui, quell’essere schifoso pareva il venditore e l’acquirente contemporaneamente.
“Bisognerà darle un prezzo…” Mormorò la nigeriana.
Io, silenziosa e umiliata ero scioccata da quelle parole e guardavo mio marito sapevo che quello era il prezzo che dovevo pagare per il bene della famiglia, perché tutto si acquietasse e tornasse come prima e lo subivo. E nella paura esaltante e concitata dissi rivolgendomi a mio marito:” Va bene la punizione che mi dai Massenzio, l’accetto e la subisco perché hai ragione, ma proteggimi dal resto, da altro… non farmi vendere a qualcuno.” La mia paura era dettata che sapendo che tipo fosse Melo mi avessero fatto chiavare anche da qualcuno a pagamento, come una prostituta vera.
E senza rendermene conto con quella frase spaventosa avevo ammesso che mi sarei fatta chiavare di Melo e che avrei accettato passiva la volontà di mio marito.
All’improvviso Melo si avvicinò e con una mano mi accarezzò i capelli color mogano, li prese portandomeli sul capo, dicendo: " Vediamo un po’ questo splendido collo di cui parlano tutti nei bar del paese...!" E lo osservò commentando:” Lungo, bello e pallido come il resto del corpo.” Gli passò sopra le dita ruvide facendole scorrere, dandomi un fremito di ribrezzo e turbamento, dove per estraniarmi da lui e da quello che provavo chiusi gli occhi.
" Si!! Davvero bello! Superbo!... Molto erotico! .... Un collo da cigno! “... Esclamò rilasciando cadere i capelli sulle spalle a coprirlo: " Le conferisce quell'aria fiera e altezzosa, da gran signora buttana che è, e che guarda tutti dall'alto in basso….
All'improvviso appoggiandomi le mani sui fianchi, Melo mi spinse sul divano ingiungendomi: " Salga sopra signora Rosa!”
Impaurita mi guardai attorno, cercavo mio marito, mi sentivo agitata, turbata, quella situazione che involontariamente mi scuoteva e alterava mentalmente e fisicamente, non avevo più voglia di piangere, ma ero smarrita e turbata. Non smettevo ci cercare con gli occhi mio Massenzio, pensavo, credevo che volesse solo spaventarmi e che all’ultimo l’avrebbe sospeso e impedito.
“Perchè non interviene a fermare questo mostro? Speriamo che lo faccia presto … non accetterà mai che sua moglie, la madre di suo figlio per tanto che ho sbagliato e peccato venga posseduta da un uomo del genere.”
Lui davanti a me mi fissava con gli occhi piccoli e lascivi che brillavano di desiderio e lussuria.
Stavo scoprendo mio marito sotto un altro aspetto che non pensavo, che mai mi sarei immaginato, diverso da quello che era sempre stato .... lo vedevo silenzioso e sudato, teso che osservava e lasciava fare a Succio.
Infervorato dall’avermi nuda davanti a lui, Succio si fece avanti e quando fu in prossimità del mio corpo mi annusò come un cane a sentire il mio odore. “Sdraiati sul divano e guardami bene.” Mi esortò toccandomi con quelle sue manacce schifose e callose. Per allontanarmi da lui e non vedendo l’ora che finisse tutto mi sedetti sul divano, si avvicinò e mi tirò su di peso le gambe adagiando anch’esse sul divano, spingendomi con il tronco indietro ad adagiarmi mentre la nigeriana metteva un cuscino da camera dove appoggiavo la testa. Lo osservavo con timore e agitazione.
Prendendomi per le caviglie mi divaricò le gambe esclamando: “Bene! ...ora è in posizione!”
Ero esitante, il cuore mi batteva fortissimo, volevo scappare ma avevo paura, mi sentivo assurdamente assente e partecipe e rivolsi ancora uno sguardo supplichevole a mio marito, mentre Melo mi osservava con un sorrisetto cattivo… Massenzio mi pareva assente, era silenzioso, non diceva niente a Melo, lasciava che facesse tutto lui.
“Divarica bene le gambe!” Esclamò la sua voce su di me forte e autoritaria.
Prendendomi per le ginocchia corresse e mi mise in posa ancora, tirandomi giù verso lui strusciandomi il sedere sul divano.
Umiliata cercai di mantenersi calma. Ero tesa, avevo caldo, paura, agitazione che si mischiava ad una strana forma di eccitazione, sudavo. Sentivo il cuore battermi forte all'impazzata. Avvertivo l’impulso di fuggire e mi sforzavo di controllarmi. Sapevo di non poterlo fare. Melo avvicinatosi, battendo l'interno delle cosce con la mano sempre più forte mi obbligò ad allargarle ancora di più, lasciandomi tremante in quella posizione volgare e sconveniente.
In silenzio sentivo vampate di calore al ventre e i peli della figa che si inumidivano lentamente aderendo alla vulva. Avvertivo che c’era qualcosa in me che non andava, che ero strana, non estraniata ma attiva e accaldata e mi dicevo che era per la temperatura estiva. Melo iniziò ad accarezzarmi libidinosamente il seno, magnificandolo con la sua voce detestabile:
" che bel seno Signora Rosa! Da vera femmina siciliana. Incantevole! ...Stupendo! E che belle cosce lisce e piene ha! E che bello sticchiu (figa) pieno di peli …” Mentre mio marito in silenzio ascoltava e guardava, sudando anche lui da quello che avveniva.
Subivo tutto passiva senza protestare... ma era una passività di rabbia, che mi faceva paura per qualche possibile mia reazione che non avrei potuto controllare. Con gli occhi umidi fissi nel vuoto cercavo di estraniarmi e mio marito che non potevo più vedere, perché si era spostato e si era messo in una posizione dietro di me, nascosto alla mia vista... Non potevo credere, capacitarmi che io fossi la protagonista di quell’avvenimento, che davvero per punizione del mio adulterio mi concedesse sessualmente a quell’uomo disgustoso.
Ero spaventata, subivo tutto, con la speranza che finisse presto.... dalla rabbia e dall'impotenza continuai a estraniarmi in silenzio, il sudore mi scendeva sulla fronte e sul viso rovinandomi il trucco, correndo e raggiungendo il petto fino al seno, ed io ero ferma in quella posizione, con il petto scosso dalle escursioni respiratorie affannate.
Melo eccitato, con il viso congesto dalla libidine che lo faceva sembrare un vero roditore, cominciò a palparmi il seno con una sua mano ruvida e callosa, mentre con l’altra mano mi accarezza la testa, scompigliandomi i capelli affettuosamente come si fa con una cagnetta obbediente.
“Brava… brava… così devi fare… devi ubbidire.” Esclamò.
Poi prese la mia mano curata e affusolata, dalle dita delicate ornate dagli anelli, con ancora all'anulare la vera nuziale e mi obbligò con forza tenendomi stretto il polso a posare la mano sull'apertura dei suoi pantaloni, facendomi toccare il gonfiore sotto di essi.
Con la morte nel cuore, vinsi la repulsione e toccai il suo sesso duro attraverso la stoffa che gonfiava e spingeva il tessuto all’altezza della cerniera dei pantaloni. Poi aperta sempre tenendomi per il polso mi fece infilare la mano a toccarlo direttamente dentro i pantaloni e sotto le mutandine.
Ero sorpresa e sconvolta, nonostante l’età, Melo era attivo sessualmente, c'è l'aveva duro e grosso, era virile e vigoroso a giudicare dalla consistenza.
Il contatto con quel cazzo caldo e rigido mi fece l’effetto di una scarica elettrica. Ritrassi subito la mano a quella sensazione viscida, ma tirando sul capo incrociai il suo sguardo con il ghigno satanico, e spaventata da una sua possibile reazione al mio gesto dispregiativo, la infilai nuovamente dentro per liberare dalle mutande il grosso pene di carne pallida. Ma schifata alla sua consistenza la retrassi ancora.
Lo vidi davanti a me slacciarsi la cintura e sbottonarsi i pantaloni lasciandoli cadere ai piedi e lo stesso fece con le sue mutande, facendo uscire da un ciuffo di peli grigi il suo cazzo eretto, pallido, grosso, lungo, nodoso e duro come lui con il glande color rosa vivo.
Lui rideva e a quel punto riprovò ancora dicendomi:” Prendilo in mano.”
Stavo ancora esitando quando lui vedendo che non lo facevo con forza mi prese il polso stringendomelo e portò la mano e l’appoggiò sopra l’asta, obbligandomi a fasciare il suo cazzo con le mie dita morbide e affusolate, con in primo piano nell’anulare la vera nuziale che brillava.
E con repulsione quasi obbligata lo feci e quando lo toccai, osservandolo restai stupita, come ipnotizzata da quell'asta di carne viva grossa calda e nodosa che niente aveva a che fare con quella di mio marito e nemmeno con quella di Enzo. Era di notevoli dimensioni, maggiori di quelle di Massenzio e dell’idraulico, quasi il doppio, lungo e dritto.
Anche mio marito ci guardava e lo guardava in silenzio come infervorato, non capivo se era in quello stato per la mia punizione o perché Melo si accingeva a possedermi.
"Sono sicuro signora Rosa che la sua bella figa si sta bagnando alla vista di questo bastone!" Esclamò con una punta di cattiveria sorridendo. "Ora vedremo? " Disse.
Trasalii...ero agitata, non volevo che mi toccasse, sia perchè il toccò di quell'uomo mi faceva ribrezzo, ma soprattutto perchè avevo paura che scoprissero dai miei umori vaginali che era vero che mi sentissi turbata.
Melo facendola scivolare sulla coscia la portò sul mio sesso e al suo tatto chiusi gli occhi e sussultai a quel tocco perverso, un brivido strano mi pervase tutta, un misto di disgusto e di piacere involontario mi percorse in tutto il corpo.
Con il pollice e l’indice, divaricò la fessura e le grandi labbra aprendole, e a quella manovra pronunciai un:" No!!... ".... Ma il mio sesso si aprì vergognosamente davanti agli occhi di quell’uomo e della sua compagna nigeriana, compreso mio marito che non vedevo più da quella posizione, ma immaginavo continuasse da dietro me a guardare eccitato, non più da spettatore passivo, ma da partecipante attivo e interessato.
” Massenzio…Massenzio...?!” Pronunciai agitata allungando il braccio teso dietro il mio capo:” Stammi vicino, non mi lasciare, ho paura…” La mia mano a posteriori era tesa indietro come a cercare qualcosa.” Massenzio…” Chiamai ancora spaventata agitandola finché sentii dire:” Sono qua!”
“Non lasciarmi sola…non lasciarmi…dammi la mano!” Esclamai. E non vedendo lui la sentii sulla mia, la afferrai subito e la strinsi forte a che restasse con me, che non andasse via.
Vidi Melo alzare il capo e guardare probabilmente lui dietro la mia testa e fare un cenno di consenso come a dirgli:” Va bene tienigliela.” E subito con la punta delle dita sfiorò la fessura della vulva per verificarne l’umidità.
" Lei è bagnata fradicia…” Mormorò e proseguì: "E’ bagnata la nostra signora Rosa! Le piace farsi accarezzare e toccare la figa!... Ci prova gusto...! Non si può negare l’evidenza! “
A sentire quelle frasi mi morsicai il labbro inferiore e strinsi con forza la mano di mio marito nella mia, non capendo se per reazione al piacere nascosto provato a sentire scorrere le dita di quel vecchio ignobile sulla mia fessura sessuale dischiusa o perchè dalla rabbia cercavo di resistere, per non dare soddisfazione a quel depravato di fargli capire che mi piaceva essere toccata lì, e godevo davvero, confermando con gemiti soffocati quello che diceva.
Mi resi conto che anche se non volevo, quel verme, mi dava una sensazione piacevole, molto di più di quando facevo sesso con Massenzio e con Enzo.
In quel momento capii che dentro di me ero eccita, e mi vergognavo enormemente, sentivo pulsare forte il cuore e vampate di calore mi arrivavano al viso e alla pelvi e avevo timore e vergogna di non riuscire a nascondere il piacere che si stava formando in me. ,
Melo con una mano mi accarezzava la figa, facendo scivolare sapientemente il dito tra la fessura, dentro la vagina, fino infondo, o titillando esternamente il clitoride duro e gonfio dall'eccitazione che usciva provocante tra i peli sulla commessura superiore delle piccole labbra umide. Come a giocare ritmicamente continuò a titillare il clitoride, come non aveva mai fatto nessuno.
A quel battere cadenzato ebbi un sussulto, una scossa di delizia in tutto il corpo, provavo piacere ed era inutile nascondermelo, mi accorsi che mi piaceva, un piacere indescrivibile, mai provato, sporco. Ma razionalmente cercavo di allontanarlo, di sfuggire a quei pensieri intrusivi e a quelle mani che mi stavano precipitando nella vergogna e degradazione più ignobile… quella di godere nella perversione con quell’uomo, un balordo e magnaccia soprannominato o Succio, davanti a mio marito. Avevo paura che un orgasmo incontrollato mi esplodesse dentro.
All’improvviso sommersa dalla vergogna, sempre stringendo la mano di mio marito sentii il cuore come impazzito battermi forte in petto e in gola, mentre una sensazione di caldo improvviso arrivava dolcemente in vagina.
Mi resi conto che contro la mia volontà stavo provando il piacere! .... Il mio corpo non rispondeva più alla mia mente, alla mia ragione e razionalità, ma andava per conto suo. Forse era la mia accettazione alla punizione che pur temendola pensavo di meritarmela ritenendola giusta, ma reagivo in modo strano, soprattutto il mio corpo. L’orgasmo mi colse all’improvviso, involontariamente insieme alla vergogna, quell'orgasmo temuto, ora stava arrivando ed esplodendo dentro di me, come un’onda immensa di fuoco saliva sul ventre e scendeva lungo le cosce, sommergendomi e paralizzandomi completamente. Mormorai:” Masse…” E d’istinto mi scossi tutta e pur tenendo la sua mano nella mia mi inarcai e gridai forte il mio piacere nella stanza, con tutto il fiato che aveva in gola, senza riuscire a controllarmi e frenarmi, abbandonandomi su quel divano.
Fui scossa dai fremiti di piacere per qualche minuto che mi fecero dimenticare il disagio, la vergogna e l’umiliazione che avevo ad essere lì con quell’uomo …. Mentre Melo con un ghigno vittorioso mi guardava trionfante godere.
Anche mio marito, Massenzio, sudato ed eccitato suo malgrado da una scena e reazione che non si aspettava, sempre tenendomi la mano mi osservava sconvolto, fissandomi, come se la situazione gli fosse sfuggita di mano e avesse come me sensazioni non programmate. Io ero piena di vergogna.
" Ora la chiavo signora Rosa! …E lo faccio con piacere visto che ha la figa in fiamme.”
Si avvicinò e riempì le dita di saliva e me le passò sulla fessura della vulva già bagnata d’umori e lo stesso fece su sé stesso, sulla sua asta di carne dura. Di seguito si sdraio su di me tra le mie cosce divaricate, sentii la sua pancia voluminosa, flaccida e sudata appoggiarsi contro il mio ventre a premerlo con il suo peso con il suo volto orrendo davanti al mio. Sussultai colta dal panico quando sentii il glande di Melo appoggiarsi all’apertura dischiusa della fessura della mia vulva, sui peli e tra le grandi labbra. Con le gambe tremanti, cercai di stringere più che potevo e istintivamente di ritardare quell'atto della penetrazione contraendo i muscoli inguinali e perineali, ma lui era tra esse e non riuscivo a stringere e resistere.
Non volevo più, ero terrorizzata, inconsciamente aspettavo ancora che mio marito tenendomi la mano intervenisse e fermasse tutto, che dicesse:” Ora basta! Lasciala stare…” E intanto in quello stordimento piacevole supplicavo Melo: " No la prego signor Melo!... La prego non mi faccia questo! ...Non voglio la supplico!! ...Farò tutto quello che vorrà, ma questo no!! ... La imploro.”
Ma la mia supplica lo eccitava di più, lo faceva gioire, lo mandava in visibilio.
“Sai quante donne mi hanno supplicato? Tante!” Rispose con un ghigno perfido:” E l’ho chiavate lo stesso tutte.”
All'improvviso mi misi a gridare:" Massenzio...Massenzio…. Dove sei? Perché mi fai questo ‘!"
Stringendogli forte la mano come s fosse un aiuto. Ma mentre pronunciavo quelle parole, Melo
con un movimento lento spingendo adagio e gradualmente mi penetrò, entrando dentro me, nella mia vagina ormai inconsapevolmente bagnata e calda. Avvertivo il suo glande fare da apripista all’asta di carne che spingeva e mi penetrava. Trasalii dalla sorpresa a sentirlo entrare, spaventata dalla grossezza di quel cazzo che era penetrato in me strinsi più forte la mano di mio marito e d’istinto girai il capo lateralmente per non vederlo in volto, ma Il pene di quell'essere immondo, viscido e schifoso, si era appropriato di me, del mio corpo e della mia carne, ed entrava e usciva dalla vagina dilatata e bagnata, provocando rumori osceni.
Alzando il capo vidi che Massenzio in silenzio tenendomi la mano guardava, non proferiva parola, sudava anche lui preso da quella scena lussuriosa. Forse non voleva credere ai suoi occhi che io provassi piacere, che Melo detto O Succio, stava chiavando sua moglie davanti a lui perché gliel’aveva portata e voleva lui e dentro me godevo, sentivo con vergogna la vagina contrarsi forte alla presenza del cazzo di quell’uomo.
Altro che punizione, ebbi l’impressione che anche se ero sua moglie, il vedermi godere posseduta da quell'uomo orrendo e viscido, io così bella e dolce, lo eccitasse enormemente, provocandogli probabilmente una erezione. Mentre io a quei movimenti della carne di Melo dentro me stringendo la sua mano in segno di protezione, non avevo più la forza di dire nulla, passiva mi lasciavo possedere, mentre Melo con il braccio allungato mi arruffava i capelli scompigliandoli affettuosamente, accarezzandomi il collo.
Dava colpi secchi e veloci.... profondi. Li sentivo brutali dentro me contro l’utero… al punto che con la voce spezzata e saltellante mormorai: "No!... Non così forte... la prego!... È grosso faccia piano. È! …È! ... Brutale! È disgustoso!... Mi sta brutalizzando! " Facendo morire quelle parole in gola, sopraffatte dal piacere incontrollato e involontario che stava arrivando imponente e prepotente e mi stava di nuovo invadendo.
A un certo punto non resistetti e gridai dal piacere soffocando l’umiliazione e la vergogna.
Melo eccitato si muoveva bene con padronanza, facendomi godere davanti a mio marito, che
mi sentiva gemere e godere, probabilmente incredulo, sconcertato, eccitato con il cuore in gola.
A un certo punto ansimando e soffiando dal piacere sentii qualcosa di strano in me, una forma di godimento che stava arrivando e mi pervadeva, un’onda calda nella pelvi:” No.…no…no…! “Pensai, avvertendo il corpo sganciarsi dalla mente, dalla razionalità e in modo indipendente incominciare a godere… Volevo essere rigida, ferma, staccata, ma non ci riuscii, iniziai ad ansimare, smaniare e presa da quella forma di orgasmo, lasciai la mano di mio marito e appoggiai le mie sulle spalle di Melo.
Tenendomi per i fianchi Melo detto O succio, mi possedette furiosamente, come non avevo mai provato in vita mia né con mio marito e né con Enzo. Il suo cazzo era nodoso e lungo e lo sentivo sfregare le pareti vaginali e il glande urtare contro il collo dell’utero. I suoi colpi a tratti brutali mi sobbalzavano e dondolavano sul divano, facendomi inarcare dal piacere, fino al punto che confusa dal piacere involontariamente lo abbracciai e lo strinsi a me… muovendo il bacino verso lui chiavandolo io. E tutto mentre Massenzio messosi da parte mi guardava.
Melo mi afferrò i seni e stringendoli rudemente, provocandomi una sofferenza che mi faceva godere di più. Si abbassò e li leccò e succhiò, poi con grandi colpi, rapidissimi, ormai avvinghiata a lui mi spinse verso l’orgasmo.
Contro la mia volontà, nella vergogna godevo e il mio corpo rispondeva d'istinto al movimento dei suoi colpi dimenandosi, soffiando e gemendo. Non rispondeva più alla mia mente. In quella stanza si udiva soltanto il rumore affannoso del mio ansimare e dei suoi gemiti e sospiri che parevano grugniti di un maiale.
La nigeriana sorridendo guardava eccitata la scena, il mio dimenarmi e godere come una ragazzina chiavata dal suo compagno.
Lui continuava ad andare avanti ed indietro in vagina, lasciando scivolare il suo grosso cazzo fra le labbra vaginali, gonfie e distese all’inverosimile, sbattendomi brutalmente la cappella contro l'utero e lo scroto con i suoi testicoli contro il perineo, facendomi oltre che godere sobbalzare a ogni colpo.
Sotto quelle spinte mi muovevo involontariamente eccitata e confusa, mentre Melo mi provocava dicendo: " Si muove bene signora Rosa …come le buttane!... Brava!... “E rideva proseguendo: “Ha una bella figa, stretta e calda e molto bagnata dagli umori del suo piacere e il cazzo anche se grosso scivola bene dentro. Ma non le ha insegnato niente il suo Enzo? .... Su! ...Muova un pò anche il culo, così imparerà a godere bene e a far godere gli uomini e vedrà che si congratuleranno con lei."
Era umiliante anche se oramai in quello stato sentivo a fatica le parole di incitamento, perversamente eccitata e godente respiravo soffiando affannosamente ansimando di piacere, gemendo con le mie mammelle tra le sue mani. Mi sentivo piena della sua carne nella vagina. Sentivo, andando avanti e indietro penetrare nella figa il cazzo di Melo allargandomela ed estendendola all’inverosimile, che lo affondava con furia, ritirandolo in fuori per poi penetrarlo di nuovo nella vagina bagnata, dilatata dal piacere.
E mentre mi chiavava, diventò sempre più volgare, arrivando a darmi del tu.
“Lo senti tutto, eh, puttana? Ti piace eh!! …Questo è meglio di quello di quello del ragazzino, il mio cazzo ha chiavato tante fighe di puttane e nigeriane che non riesci a contarle e ora chiava anche te come loro.? Anche tu sei come loro… una puttana!" Grugniva dandomi colpi profondi da farmi sobbalzare dal divano, sentendo la sua pancia voluminosa, flaccida e sudata battere e strusciarsi sul mio ventre a ogni affondo.
Mi prese i capelli in mano tirandoli in alto con forza, intanto che il suo torace di peli grigi sfregava sulle mie mammelle.
In quegli spazi tra il parlare, il gemere e il silenzio si sentiva solo il mio ansimare incontrollato e la sua voce che nel tirarmi i capelli a farmi male con ancora i postumi di quello che mi aveva fatto mio marito, nell’amplesso mi faceva godere.
Non so cosa mi successe, la mia mente non sembrava più mia, seguiva il mio istinto, il corpo godente e le sensazioni libidinose del mio cervello, e con voce flebile, rotta dal piacere che ormai si era impadronito di me e mi pervadeva in quel momento assieme al dolore sui capelli emisi un " Siii!” Come esclamazione di piacere.
Subito si sentì ancora la sua voce stridula eccitata:” Eh ti piace buttana…! Ti piace la minchia…ti piace essere fottuta(chiavata) da Melo o Succio come mi chiamate voi…” Era terribile, era vero, mi piaceva e dietro lui intravedevo la sua nigeriana, con il volto grasso e rotondo ridere della mia umiliazione e godimento e dalla parte opposta intravvedevo mio marito che in silenzio mi guardava accaldato.
Melo sdraiato su di me, tra le mie cosce divaricate appoggiato sui gomiti quasi a coprirmi con la sua carne molla, tirandomi più forte i capelli mi fece alzare il capo verso lui, mentre con l'altra mano mi batteva una mammella forte, schiaffeggiandola. Non capivo più niente. A quel punto chiusi gli occhi e gridai come a liberarmi da qualcosa che avevo dentro, era un grido d sofferenza che pareva un gemito godente:” Si! Siii! Siiii!!!” Gridai e la frase mi morì in bocca sotto un lamento di vergogna e di piacere che mi uscì dalla gola iniziando a muovere forte e ritmata la pelvi contro di lui.
" Brava godi!! Così devi essere! ...Ubbidiente e buttana !!...Sempre ubbidiente."... Affermò lasciandomi andare i capelli e smettendo di battermi, lasciando mammella pallida, arrossata e dolorante con la pelle in alcuni punti bruciante.
Assurdamente mi sentivo strana, godevo da quella punizione che non volevo e scoprivo piacermi, ero eccitata e bagnata e tra i gemiti e l’ansimare, si sentiva il rumore osceno del penetrarmi, dell’uscire del cazzo di Melo dentro di me. Quel ciak... ciak … come uno sciacquio. indecente e volgare del risucchio della penetrazione, che in un rapporto normale sarebbe stato fastidioso e sgradevole, con lui era diventato perversamente afrodisiaco e stimolante.
E mentre mi possedeva ritornò a proferire frasi volgari: “Senti … che rumore facciamo mentre chiaviamo?... Hai la figa tanto bagnata che sembra una pozzanghera. Ti sta entrando nella figa facilmente, senza più fatica. Te l’allargata un pò, da oggi ce l'avrà più ampia e burrosa!" Disse mentre con colpi me lo spingeva dentro a fare battere la cappella sull’utero. Mentre io ormai senza vergogna, sotto lo sguardo di mio marito e della nigeriana ero persa nel piacere, ad ansimare e fremere forte. Cercavo di bloccare i gemiti sordi e vergognosi di godimento che non riuscivo a soffocare. Il mio corpo non coincideva più alla mia mente, ma solo al piacere che lo sfregamento del suo cazzo in vagina provocava.
Melo accelerò il ritmo, ormai eccitato, continuando a proferire:" Se potessi vederti come sei oscena e volgare ora …. Proprio come una vera puttana… “Aggiungendo: “Non cercare di trattenerti, non servirebbe a niente. Avanti... Godi!... Godi ancora davanti a tuo marito... intanto lo sa che sei una puttana, ti ha portato qui lui per punirti. Guardalo! "Gridò. E prendendomi il viso in mano mi voltò il capo di lato verso mio marito, a osservarlo in piedi, eccitato con la mano davanti ai pantaloni a toccarselo. Proseguendo: " Tuo marito è lì che guarda sua moglie chiavare con me come le buttane che vengono qua…! E gode anche lui, il tuo Massenzio a vederti così, chiavata da me! O Succio!” Esclamò.
“Non è vero!” Mormorai umiliata, ma lo vedevo anch’io che si sfregava con la mano sopra la chiusura dei pantaloni osservandoci.
In quel momento a sentimi possedere da quella bestia lanciai un grido acuto di piacere, mentre gli occhi nelle orbite mi si giravano in alto e le palpebre si socchiudevano. Era l’orgasmo che mi procurava quell’essere schifoso che si stava abbattendo nuovamente su di me come una tempesta, sentivo il mio corpo fremere e tremare e la pelvi scaldarsi all’inverosimile…
Mio marito e nemmeno Enzo mi avevano mai fatto provare quelle sensazioni, quel piacere osceno e indecente, quel godere vero, sporco e anche perverso che mi stava procurando quella bestia di o Succio.
Non capivo più cosa stessi facendo in quel momento ero come in trance, mi dimenavo avvertendo che dal piacere muovevo volgarmente il sedere sul lenzuolo del divano, come in una danza erotica, strusciandolo, spingendolo di lato e in avanti verso lui, emettendo dei rantoli di piacere, mentre Melo continuava a chiavarmi con vigore. E di lì a poco, nonostante l’umiliazione, la vergogna e la mia volontà a non godere, sentì di nuovo arrivare dentro di me le onde calde del piacere che si spandevano per il corpo. Il respiro mi divenne ansante e breve e chiusi ancora gli occhi abbracciando scelleratamente e inconsciamente... Succio.
Non sapevo dove era mio marito e in quel momento non mi interessava.
Dopo il mio orgasmo, all'improvviso lui smise di dimenarsi, si fermò e irrigidì, io aprii gli occhi e vidi il suo volto congesto sul mio, la bocca aperta e il capo rivolto in alto e in quello stesso istante, come una bestia, dando colpi brutali, con un urlo e la bocca insalivata, lo tirò fuori riversando tutto il suo seme senile sul mio ventre.
Avvertii un piacere perverso a sentire una serie di schizzi violenti e caldi colpirmi la pelle e inondarmi il ventre, mentre fremente, tremavo dal piacere e faticavo a respirare.
Mi sentii sommersa dal piacere, dalla vergogna e dal disonore che mi invase tutto il corpo, anche i capelli doloranti davanti a mio marito Massenzio che in piedi mi osservava sconvolto.
Come folgorata dalla visione perversa di mio marito che mi guardava, godetti anche io in una specie di delirio fisico e mentale, pensando sconvolta dal nuovo orgasmo osceno che mi stava invadendo:” Guarda! Guarda questa tua punizione Massenzio, hai voluto tu farmi fottere da o Succio per castigo? E ora guarda …godo di lui, mi fa godere più te e mi tratta come una puttana vera… a me, tua moglie.” E a quel pensiero mi abbandonai sul divano scuotendo il capo, colta da contrazioni di piacere in vagina e in tutto il corpo, poi caddi in uno stato quasi comatoso in una sorte di trance. A quel piacere incredibile che avevo provato, seguì subito dopo una forma di benessere e poi un grande senso di vergogna, di forte umiliazione per aver goduto con quell’essere soprannominato o Succio.
Poco dopo lo tolse da dentro la vagina, restando in me il caldo piacevole dove era stata la sua asta di carne, avvertendo subito dopo probabilmente per la dilatazione una sensazione di aria fresca che entrava.
Finita l'estasi dell'orgasmo e capendo cosa era successo, mi detestavo ... mi disprezzavo per aver goduto con quell’uomo. E disprezzavo anche mio marito per avermi punito in quel modo concedendomi a Melo. Eravamo entrambi confusi, capimmo che le cose non erano andate come pensavo io e nemmeno lui a vedere la sua faccia, era sconvolto quanto me se non di più, ma era lui che aveva causato tutto quello, colpevole di avermi ceduta a quel mostro spregevole e non essere intervenuto e non io ad averlo tradito.
Ero arrabbiata con me stessa, non riuscivo a spiegarmi come potessi aver potuto abbandonarmi in quel modo e darmi a quell'essere ripugnate, provandone anche piacere.
Mi sentiva sporca ed umiliata e mi abbandonai ruotandomi con il viso verso lo schienale del divano per non vederli in faccia ed essere vista in viso.
Dopo qualche minuto quando tirai su il capo, vidi Melo vicino alla nigeriana che sorrideva, rimettere nelle sue mutande probabilmente sporche il suo pene enorme e poi mettersi a posto i pantaloni e mio marito che mi guardava in silenzio. Restammo a guardarci negli occhi molti secondi io e Massenzio, tanti, poi abbassai lo sguardo, quella punizione non era andata come volevo io ma neppure come voleva lui, doveva essere soltanto irrispettosa nei miei confronti ma qualcosa era cambiato e lo capivamo tutti e due dai nostri sguardi spenti, tristi, irriverenti e pieni di sfida e disonore per entrambi
Mi tirai su e guardai nella stanza, e mi sentii invasa da un odio indefinibile verso quelle persone, mio marito per primo. Mi sentivo derisa, offesa, umiliata, disonorata....
Realizzandomi vennero gli occhi lucidi che insieme al sudore sciolsero ancora di più il trucco, mentre nuda e seduta sul divano mi scrutavano.
“Si alzi pure, signora Rosa!” Esclamò improvvisamente la voce della nigeriana vicino a me. Con il suo aiuto mi alzai a rivestirmi, asciugandomi con lo scottex lo sperma abbondante del suo compagno sul mio ventre e sopra il mio sesso ancora dischiuso dal rapporto sessuale che lentamente si richiudeva. Mi sentivo morire, sotto lo sguardo e le mani nere della nigeriana che un piede alla volta come se fossi una bambina mi infilava le mutandine tirandole sulle cosce fino ai fianchi.
Mi rimisi addosso quello che mi passava lei, confusa e desiderosa di levarmi da quella stanza al più presto. Mi aiutò a mettere tailleur leggero e subito strinsi la giacca come a fasciarmi, come a proteggermi con il tessuto, cercando di mettere a posto i capelli con le mani, che comunque mi restarono spettinati. Non guardai e non parlai con mio marito, che in un angolo parlava con Melo. Mi sentivo offesa, oltraggiata, tradita da lui, mi aveva ceduta a quell’essere immondo, lo odiavo. Mi chiedevo come avesse potuto assistere indifferente, anzi eccitato a quella forma di violenza su di me senza intervenire, anche se ero consenziente ero sempre sua moglie …Anzi forse godendone lui stesso di quello che mi accadeva…Non lo perdonavo. Qualcosa si era rotto per sempre tra noi e lui lo aveva capito.
Continuavo a mentire a me stessa, per giustificarmi, assolvermi dal piacere provato, considerando quel rapporto una violenza sessuale, anche se in alcune fasi ne avevo partecipato e goduto pienamente e volontariamente, ma ero stata io ad accettarlo.
Presi dei fazzolettini dalla borsetta per pulirmi gli occhi, provocando un impiastro maggiore sul viso ma la nigeriana mi portò nel bagno a urinare e lavarmi la faccia che era impresentabile. Mi sciacquai il volto, lo pulii. E ritornai in quello stanzone senza trucco, avevo il viso pallido e gli occhi rossi e gonfi.
Vidi il solito sorriso odioso di Mele nei miei confronti, voleva stringermi la mano, ma tremante ritrassi subito la mia e mi voltai. Mio marito venne vicino a me, ci guardammo un attimo, salutò Mele stringendogli la mano come due vecchi amici.
“Ha davvero una moglie splendida Massenzio!... Bella e calda.” Sentii che diceva.
“Ora andiamo...” Rispose mio marito facendomi passare davanti a lui avviandoci verso la porta. Finalmente potevamo andarcene. Fuori il sole caldo del tardo pomeriggio estivo scendeva e ci illuminava.
Mi sentivo il sesso dolorante come una donnaccia, con gli occhi umidi, irata e arrossata in viso che sembrava che scoppiassi. Voltandomi verso l’uscio gettai un nuovo sguardo di disprezzo a Mele che invece sorrise, come i suoi braccianti e lavoranti che mi guardavano con il sorrisetto ammiccando tra loro, immaginandosi cosa avevo fatto la dentro.
Presi dalla borsetta gli occhiali da sole e li misi, mi davano un senso di maschera e di protezione agli sguardi, quella protezione che non mi dava più marito.
Attraversammo il cortile senza nemmeno guardarci e ci avviammo verso l'auto come due estranei.
Massenzio aprì le portiere con il telecomando ed entrammo, mise in moto e tra i cani alla catena che ci abbaiavano, velocemente ci allontanammo credendo io di ritornare a casa. Invece.
Ero in auto in silenzio mentre lui guidava, avevo voglia di piangere pensavo che saremmo ritornati a casa, invece sentii la sua voce dire.” Truccati bene con lo specchietto Rosa che andiamo in piazza a prendere l’aperitivo… l’apericena, come facevamo i primi tempi che eravamo sposati.”
Mi voltai di lato e lo guardai ripetendo con voce distante:” In piazza?”
“Si in piazza ci facciamo una bella passeggiata a braccetto…”
“No io non voglio non mi sento dopo quello che è successo…”
Lui mi guardò:” Fatti bella Ro… che andiamo in piazza a prendere l’aperitivo e poi a cena al ristorante.”
Come poteva chiedermi una cosa del genere dopo quello che era successo, che mi aveva fatto, come se non fosse accaduto nulla?
Quando vidi che imboccò la strada per il centro capii che stava andando davvero lì e d’istinto abbassai il prendisole aprii la borsetta e con la mini trousse con i trucchi portatili che avevo sempre nella borsetta senza dire più nulla mi ritruccai. Lo feci d’istinto non sapevo neanch’io perché, mi sentivo sporca, lurida dopo essere stata posseduta da quella bestia.
Messa a posto e pettinata mentre guidava arrivammo e posteggiò, e scesi prendemmo la strada della piazza, lui mi porse il braccio per prenderlo a braccetto, cosa che a malincuore feci.
Passeggiando incontravamo persone, conoscenti e amici che sorridendo ci salutavano e noi altrettanto sorridendo falsamente ricambiavamo, era tutto assurdo in confronto a quello successo un’ora prima.
Arrivati davanti al caffè c’era gente, conoscenti e vedemmo altre coppie di amici che sorridendo si avvicinarono: “Oh finalmente vi si vede un pò insieme…” Esclamò Nunzia una nostra amica: “Eh guarda che bella coppia che siete si vede che vi volete bene, perché ve ne state nascosti?” Aggiunse il marito.
Io sorridevo forzatamente, fingevo di essere allegra e felice con lui, ma dopo quello che era successo avevo la morte nel cuore, mi aveva fatta appena violentare da quel disgustoso di Succio… e ora sembrava che non fosse successo niente.
Ci sedemmo al dehors a prendere l’apericena tra saluti, discorsi vuoti e inviti a rivederci con chi incontravamo.
Trascorremmo un’ora che se non fosse stato per quello successo prima, sarebbe stata piacevole.
All’imbrunire ci alzammo, salutammo tutti e io e lui ancora a braccetto passeggiammo lungo il corso e il porticato a guardare le vetrine. Verso i venti pensavo che saremmo tornati a casa, volevo lavarmi, mi sentivo sporca, avvertivo lo sperma di Melo che asciugato mi tirava la pelle sulla pancia e mi sentivo il suo sapore sugli abiti e in bocca e l’odore di quella casa alle narici.
Mentre camminavamo sempre a braccetto gli dissi:” Andiamo a casa?!”
“No!” Rispose:” Andiamo a cena nel ristorante…” E con mio stupore mi portò a cena nel ristorante del centro, vicino ad altre coppie tra sorrisi e saluti.
Fu una bella cena, chiacchierammo di tutto meno che di noi e dell’accaduto, era come se lo avessimo rimosso. Dopo aver telefonato a nostro figlio Luca, ci alzammo, oramai erano le 21.30, uscimmo e questa volta dopo un’altra passeggiata andammo veramente verso casa, dove arrivammo alle 22.00 e pensavo che senza quell’episodio di O succio sarebbe stato un pomeriggio magnifico.
Arrivati a casa, posai la borsetta e mi avviai al bagno, ma prima di entrare mio marito mi fermò e disse:” Non lavarti… Rosa.”
” Come non lavarmi Massè, sono sporca…”
“Te lo chiedo per favore non lavarti, lo fai domani mattina.”
“Ma perché? Cos’è un'altra punizione? Non ho già pagato abbastanza?” Domandai
aggiungendo:” Mi sento sporca Massenzio, hai visto anche tu, sono sporca sulla pancia del suo sperma… ce l’ho sudata e fa odore…” Ma lui mi interruppe non facendomi finire la frase e ripetendo: “Non lavarti Ro… te lo chiedo per piacere lo farai domani mattina… Fammi contento.” Lo guardai, me lo chiedeva come un favore e non come una punizione.
Senza dire ne sì ne e no, m voltai dicendo:” Allora vado a urinare e a dormire.” E mi avviai a preparare la cameretta di nostro figlio, quando lui disse: “No… dormi con me stasera.”
Lo guardai ancora e ormai alle 22.30 stanchi andammo a letto. Mi spogliai lasciandomi quelle mutandine che avevo in quella casa, con ancora il ventre con lo sperma asciutto ringrinzito di Melo … e solo con esse mi sdraiai. Mi chiedevo perché volesse che restassi sporca, ma capivo che non era per umiliarmi, avvertivo che si era riavvicinato a me, dopo quel pomeriggio, mi aveva portato a passeggio in centro come un trofeo, come i vecchi tempi orgoglioso di sua moglie, avevamo preso l’apericena, parlato e chiacchierato con conoscenti e amici e poi la cena, magnifica in uno dei migliori ristoranti della città. Capivo che era cambiato ancora, ora mi considerava di nuovo, sentivo che voleva riallacciare con me e in fondo nonostante il disprezzo lo volevo anch’io, la punizione me l’aveva data, anche se ci aveva sconvolti entrambi. E allora cosa voleva per farmi andare a letto sporca?
Era stranamente gentile… avevo un presentimento ma lo allontanai subito dalla mente, era troppo sconcio. Lui dopo essere stato in bagno venne a letto, si sdraio al mio fianco, faceva caldo, si sudava. Restammo in silenzio al buio, illuminati soltanto dal chiarore che entrava dalla finestra, probabilmente ognuno a pensare a modo proprio quello che era successo il pomeriggio, Passò circa mezz’ora, poi proprio quando stavo pigliando sonno sentii la mano di mio marito che mi accarezzava il ventre sporco dello sperma secco e asciutto di Melo e le cosce.
Non dissi nulla e restai immobile e lo lasciai fare, in silenzio al buio senza parlare mi accarezzava. Sentivo le sue dita quasi tremanti e il suo respiro breve certamente era eccitato. Mi accarezzava ma pareva che avesse paura a farlo… E io mi chiedevo:” Che vuol fare? Accarezzarmi tutta sporca? E perché sapendo che lo ero mi accarezzava il ventre sapendo che c’era lo sperma secco di Melo?”
Mi toccò il seno scoperto e poi mi portò la mano sul tessuto della mutandina sul pube, e con voce tremante mi chiese:” Togliti le mutandine Ro...”
Esitai, non avrei voluto, ma mi accarezzò aggiungendo con la voce rotta dall’emozione:” Per favore…” Quel chiedermi per favore era una forma di rispetto che aveva ripreso verso di me.
Le abbassai, piegai le ginocchia e portai i talloni vicino alle natiche e facendo forza alzai il sedere e feci scorrere le mutandine sulle cosce, poi piegando ancora le ginocchia le spinsi fino alle caviglie per poi toglierle. Subito senza girarsi posò la mano sopra al sesso, senza accarezzarlo solo a coprirlo come a farmi capire che era suo. Me lo sfiorava… era sporco, con i peli sudati e attaccatici dai miei umori vaginali provocati dall’asta di Melo e anche fortemente odoroso di sesso e di sudore, ma continuava ad accarezzarlo con le dita e tutto sempre in un gran silenzio.
Sentii che mi allargava le gambe e capii che voleva fare sesso e dissi:” No Massenzio…Sono sporca, sono ancora sporca di Melo, è stato dentro di me, ce l’ho tutta sudata, odorosa...”
“Non importa, ti voglio così!” Esclamò rispondendo.
Ruotando e venendo sopra di me e mi penetrò con un respiro affannoso baciandomi il volto e incominciando a possedermi. Era eccitatissimo.
A un certo punto domandò con voce rotta dall’emozione mi domandò…” Sei arrabbiata per oggi?” Esitai e poi risposi: “Si... mi hai dato a quella bestia… mi ha dato della puttana davanti a te e tu non hai fatto niente…”
“Pero ti è piacito farlo con lui, godevi, ti vedevo…” Sentivo che parlando con la voce rotta dall’emozione si eccitava di più… e capivo perché volesse fare sesso.
“Non posso risponderti se no tu ti arrabbi con me e mi punisci di nuovo mormorai nel buio…”
“No.…no… te lo giuro Rosa...” Disse baciandomi improvvisamente il viso e accarezzandomelo, mentre io facevo l’offesa:” Dimmi la verità ti piaceva?... Ti piaceva essere fottuta do Succio?
Dimmelo non ti faccio niente Rosate lo giuro su nostro figlio…”
Capii che era un gioco perverso e si eccitava a sentirselo dire e in fondo eccitava anche me e per umiliarlo risposi:” Mi dai la tua parola?”
“Si…si te lo giuro…”
Restai in silenzio e poi mormorai: “Subito no, ma poi si… mi piaceva essere fottuta do U succio… e anche se non volevo godevo lo stesso…”
“Lo sapevo, ti vedevo…godevi…” Mi interruppe con la sua voce bassa, roca e tremante.
Quel discorso con lui stranamente eccitava anche me… e provai piacere nel dirglielo, ma lui era tanto eccitato che venne quasi subito tirandolo fuori ed eiaculando sulla pancia come aveva fatto Melo nel pomeriggio, sopra al suo sperma secco.
Finito quel breve rapporto sessuale gli chiesi: “Posso lavarmi ora, se no sporca mi si infiamma, si irrita?”
“Si…sì…” Pronunciò ancora eccitato e mi alzai e finalmente potei andarmi a farmi la lavanda vaginale con il tantum rosa e la doccia e lavarmi tutta. Poi tornai a letto e ci mettemmo a dormire.
Nei giorni seguenti sembrava un agnellino, mi guardava e mi girava intorno pieno di attenzione, pensai che si sentisse la coscienza sporca di quello che mi aveva costretto a fare e arrivò fino a chiedermi scusa per avermi preso a cinghiate. Pensavo che c’era dietro qualcosa a quel suo comportamento e lo scoprii la settimana seguente, quando la sera a letto mi cercò ancora e rifacendo sesso con me consenziente, tornò sul discorso di Melo…
Lo eccitava ricordare e sapere che mi aveva chiavato, parlarmi di lui mentre lo facevamo noi e mi chiedeva:” Ti è piaciuto allora?! Ti faceva godere?!” Capii che gli piaceva quella situazione di vedermi con Melo e forse anche con un altro.
Stetti al suo gioco, lo assecondai, le dissi di sì:” Si mi è piaciuto fare sesso con quel mostro, è brutto e sudato ma sa farmi godere…” E tutto quello lo avevo confinato in un rapporto di gioco sessuale diverso, di fantasia, ma tutto cambiò nel momento del piacere quando arrivò a chiedermi nel rapporto sessuale che stavamo consumando, entrambi eccitati, se lo avremmo rifatto ancora con Melo…
“Come farlo ancora con lui?” Mormorai sorpresa mentre mio marito continuava a muoversi dentro di me e a possedermi? “Andare di nuovo a casa sua ad accoppiarmi con u Succio? Con Melo?” Gli domandai con un tono basso e timoroso.
“Si!” Rispose con voce tremante.
“Mi vuoi di nuovo vedere posseduta da Melo?” Gli chiesi protetta dal buio.
Rispose un flebile:” Si…”
Avevo capito che avrebbe voluto e gli piaceva rivedermi con lui e lo lasciai sulle spine, non risposi nulla … e alle sue insistenze:” E tu?”
Rispondevo:” Vedremo…”
Certo era riprovevole ritornare ad accoppiarmi con Melo, anche se ad essere sincera ci sapeva fare sessualmente, sapeva far godere fisicamente e psicologicamente…
Non gli risposi subito, c i pensai parecchio a quello che mi proponeva per soddisfare i suoi istinti sessuali. Dopo una decina di giorni ancora alle sue insistenze risposi per provocarlo:” Se ci ritorno divento una puttana vera... è questo che vuoi Massenzio? Che tua moglie ritorni a chiavare con Succio? È questo che vuoi? “
Era imbarazzato:” No.…no… non voglio che diventi una puttana no… giuro.” Ripeté, ma io continuai:” Cioè tu mi lasceresti chiavare ancora da Succio?” Domandai:” Rispondimi sì o no!” Ci fu un gran silenzio che si tagliava con il coltello, per fortuna eravamo alla penombra in camera e non potevamo guardarci direttamente negli occhi se no saremmo sprofondati nella vergogna e poco dopo con la voce rotta dall’emozione e a disagio fendé il silenzio e mormorò: “Se vuoi anche tu…”
Seguirono altri secondi interminabili di silenzio l’aria era diventata pesante e calda a respirarla e ricordo che pensai:” La tua punizione era farmi accoppiare con Melo? Bene la mia mia punizione sarà invece sarà farti cornuto davanti a te, che io ne diventi amante di Melo e farmi chiavare da lui mentre tu mi guarderai nel disonore e nella vergogna …”
E dopo alcuni secondi risposi:” Va bene, accettò Massenzio, ma se tu mi chiederai scusa e se mi permetterai di andare anche con chi piace a me…” Altro silenzio interminabile in cui mio marito disse:” Ma ci sarò anch’io!”
“Se vuoi!... Se ti piace vedermi fottere con Succio o con un altro…”
Ancora silenzio e Massenzio mormorarono con la voce rotta dall’eccitazione:” Va bene ma non con quel ragazzo, Enzo.”
“No… a lui no, non lo penso nemmeno più, ce ne tanti di idraulici a Catania e provincia. Risposi volutamente.
“Allora organizzo?” Mi chiese.
“Organizza, ma non è sconveniente farci vedere andare a casa sua?”
“No, andremo a comprare le uova o la verdura…” Risposi.
“Va bene, ma digli id lavarsi…” Mormorai nel buio della stanza.
Mi diede un bacio sulle labbra dicendo:” domenica andiamo da Melo a comprare le uova, poi in piazza per l’apericena e al ristorante e poi veniamo a casa.” E facemmo sesso.
La domenica pomeriggio seguente l’accontentai e andammo di nuovo a casa di quel Succio e della sua compagna nigeriana a comprare le “uova”, ma quella volta fu diverso, la punizione era la sua…per castigarmi c’eravamo rovinati sessualmente lui diventando cuckold, o meglio come diciamo noi “beccù fistanti”, un cornuto felice e contento e io una libertina.
Evito di raccontare il seguito dove ci furono altri incontri con Melo e con qualche altro idraulico con lui che spiava da dietro la porta, non eravamo più gli stessi, pur essendo esternamente simile alla precedente la nostra vita privatamente e coniugalmente era cambiata. Io continuai a insegnare nelle medie e mio marito a essere impiegato.
Rosa.
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