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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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STORIE IGNOBILI
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
UNA MOGLIE DELUSA
(Storia di una moglie innamorata che si ritrova un marito cuckold.)
Michela e Gianni.
Note:
“La seduzione della mente è più fine e diabolica di quella del corpo.”
(Maria Mollica Nardo)
PARTE PRIMA.
Buongiorno, mi chiamo Michela,
sono una moglie delusa e scrivo perché negli ultimi anni la mia vita ha avuto una svolta assolutamente inaspettata.
Sono una donna italiana di 44 anni sposata da 11 con un uomo italiano di 50 e con due bambini, uno di 10 anni, l’altro di sei anni.
Sono nata nel 1982 da una famiglia cattolica, praticante e tradizionalista borghese, seconda di due figli, molto legata ai genitori con una sorella maggiore.
La mia vita è sempre stata serena, sia nell’adolescenza che nella maturità, ho frequentato ottime scuole, ed ero molto capace e brillante negli studi. Sono sempre stata una ragazza gentile e riservata, astro nascente dell’atletica leggera scolastica e per questo avevo vinto anche una borsa di studio oltre che a essermi modellata un corpo perfetto e longilineo, armonico in tutte le sue parti.
Si può dire che ero una ragazza invidiata, seria, responsabile e affidabile, che non si metteva mai nei guai come a volte capita alle studentesse. Qualche festa con le mie coetanee, ma non mi sono mai ubriacata anche se ci divertivamo, non fumavo, e men che meno mi impasticcavo come qualcuna del mio gruppo. Il mio sogno era determinato ad avere successo nella vita, sapevo quello che volevo da grande e come ottenerlo e niente nella mia esistenza sembrava essere fuori posto, anzi tutt’altro. Come si diceva qualche anno fa, ero un buon partito da sposare.
I miei genitori vivevano in una casa di proprietà di oltre 100 metri quadri, a quasi 20 anni avevo già l’automobile. Anche se ero corteggiata da molti ragazzi, ero presa solo per uno, Lorenzo, Lory, mio compagno di università, sembrava che c’era intesa tra noi, che andasse tutto bene, invece a 22 anni ci siamo lasciati, eravamo incompatibili di carattere, visioni della società e idee contrastanti e discordanti e pieni di differenze. Fui io a lasciarlo, non ritenendolo compatibile con la mia educazione, ma allora guardavo avanti.
Dopo la laurea e diverse prove professionali, a 24 anni incontrai quello che credetti l’amore (l’uomo) della mia vita. Si chiamava Giovanni, era bellissimo e alto e mi fece innamorare follemente. Lui era più grande di me, aveva 30 anni e faceva parte delle forze dell’ordine italiane (non dirò quali per riservatezza) e ai miei occhi apparve subito come l’uomo perfetto. Sapeva corteggiarmi, essere molto protettivo e appariva come una persona matura che mi dava sicurezza. Inoltre in divisa era bellissimo.
Aveva tutte le caratteristiche che ricercavo in un uomo e la nostra storia apparve davvero una favola e facemmo davvero sul serio. Giovanni mi si dichiarò già al nostro secondo incontro, come in un film romantico, me lo chiese sotto il gigantesco albero di Natale in piazza… in una Roma innevata e decorata a festa.
“Sono innamorato di te Michela, vuoi essere la mia fidanzata…” Disse. Naturalmente a quella richiesta sorrisi e mi sciolsi come una ragazzina e dissi subito di sì.
Ci frequentammo sempre più innamorati per due anni e alla fine venne dai miei genitori e chiese la mia mano in modo classico, dicendo che mi voleva sposare.
“Sono qui per chiedervi la mano di vostra figlia Michela, sposarla a più presto e renderla felice e madre dei miei figli.” Dichiarò.
Così l’anno dopo ci sposammo, avevo 26 anni e lui 32 anni, un bellissimo matrimonio da fiaba io con le mie amiche che mi facevano da damigelle e lui e i suoi commilitoni in uniforme.
Dopo il matrimonio andammo ad abitare in affitto, non perché non potevamo acquistarci un appartamento nostro, cosa che facemmo dopo, ma perché lui per la sua carriera si doveva spostare in varie province e regioni d’Italia e io da brava moglie lo seguivo.
In quel periodo, come si suole dire, viaggiavo davvero tre metri sopra terra e mi sentivo davvero la donna più felice e fortunata del mondo. Ero molto invidiata, anche dalle mie amiche e coetanee ad aver trovato un uomo così completo e per essere salita nella scala sociale essendo moglie di un ufficiale. Sembrava la trama di un film d’’amore, ma invece purtroppo non lo era…
I primi due anni fu un perfetto vivere in simbiosi, mi adorava era l'uomo che molte donne avrebbero voluto avere, insomma nulla faceva pensare che sarebbe cambiato qualcosa.
Dopo circa un anno e mezzo dal matrimonio ci eravamo trasferiti al nord per il suo lavoro e in Giovanni qualcosa iniziò a cambiare, ma non fu un cambiamento repentino il suo, mi si svelò un poco alla volta, giorno dopo giorno.
Iniziò con il dirmi scherzando:” Hai un look pulito e semplice, poco femminile e non mi piace molto.” Sorrideva quando lo diceva e io da ragazza innamorata gli chiedevo: “E come ti piace amore!? Come dovrei essere per piacerti di più?”
E lui continuava:” Un po' diversa, questo non lo gradisco molto, sei sempre in jeans larghi e maglioncini. Dovresti indossare anche gonne, anche corte e scarpe con tacco, essere più sexy insomma… più disinvolta, più donna, attraente e non la ragazza di campagna che sembri.”
Sorrisi a quella battuta” ragazza di campagna.” Mormorai: “Perché cosa c’è che non va? Non ti piaccio più così?” Risposi.
“Non stai male, sei sempre bella, anzi bellissima, hai un corpo perfetto e invidiabile con lo sport che hai fatto, quasi da modella ma sei poco signora. femminile. Appari semplice, comune, io ti vorrei più appariscente.”
Ero stupita da quella sua richiesta e un po' dispiaciuta gli domandai: “Che cos’è che non ti attira, che disapprovi in me?”
“Non disapprovo niente di te amore, te lo ripeto sei bellissima, ma ti vorrei più appariscente. Ti trucchi pochissimo…” Rispose sempre sorridendomi e stringendomi a sé mormorandomi mentre lo faceva: “… e te l’ho detto, indossi pantaloni e jeans non aderenti ma larghi, lo stesso con le maglie e maglioncini che non mostrano le forme, le tieni nascoste e con davanti quei disegni infantili…” Disse ridendo.
“Ma lo faccio per te amore, solo tu sai come sono sotto gli abiti…” Risposi orgogliosa stando al suo gioco. Ma lui continuò:
“Ma io ti voglio più audace, mi piace quando la gente ti guarda, anche i colleghi e pensano:< … che bella moglie ha Giovanni… è proprio un pezzo di figa…. Me la chiaverei…>”
Si, usò proprio quella parola volgare:” me la chiaverei…” Che mi lasciò disorientata che usasse quella espressione, non avendolo mai fatto prima e mai utilizzato nei nostri discorsi.
Passato lo stupore per quel termine, gli domandai: “Ma non sei geloso?”
“Ma no amore, anzi apprezzo quando ti guardano, mi invidiamo e pensano quanto sei bella. “Esortandomi:” Inizia a i vestirti con abiti più sexy tesoro, indossa anche qualche minigonna e non solo gonne al ginocchio e che ti fascia ed evidenzia quel bel sedere che hai. Metti un trucco più vivace, che ti risalta gli occhi, le labbra e il sorriso.”
All’inizio fui sorpresa e dentro di me contrariata da quelle richieste, la nostra coniugalità era sempre stata normale, convenzionale con alti e bassi come in tutte le coppie, lui non mi aveva fatto mancare mai niente, anche se a volte le sue attenzioni erano rivolte più al lavoro e agli amici o colleghi che a me. E quindi presi la cosa pensando che in fondo lui mi volesse tanto bene da mostrarmi agli altri, per dire a tutti:< guardate che bella moglie che ho e la amo…>”
Subito non mi allarmai da quel suo comportamento, anzi presi con apprezzamento il fatto che mi volesse sexy e volesse che altri mi guardassero, era come una forma d’amore che si manifestava in quel modo. E poi non mi costava nulla assecondarlo, in fin dei conti era mio marito a chiedermelo e poi eravamo in una città dove praticamente non ci conosceva nessuno. E così iniziai a truccarmi un po' di più e marcatamente, gli occhi, le labbra con rossetto che le evidenziavano. Lo stesso feci per gli abiti, iniziai a mettere qualche top. maglietta o vestito aderente sui fianchi e scollato davanti, che si intravvedeva la scollatura e la forma del seno di sotto. Lo stesso con le gonne, ne acquistai un paio giovanili e mini da signora che mi arrivavano a mezza coscia e anch’esse aderenti, che mettevano in mostra le anche, il sedere, la pancetta e le gambe su fino a metà coscia.
Nei vari spostamenti di località di servizio di mio marito, che avvenivano almeno una volta o ogni due anni in città e a volte in regioni diverse dalla nostra di residenza, essendo io la consorte di un membro ufficiale delle forze dell’ordine, si richiedeva il ricongiungimento della coniuge al luogo, che a volte era solo una proforma perché avveniva subito. Inoltre mio marito nella nuova città di assegnazione provvedeva anche a trovarmi un lavoro saltuario, stagionale, a farmi assumere tramite raccomandazione senza concorso in istituti pubblici o privati. Questo avveniva soltanto per chiamata diretta come precaria o stagionale presso i comuni o scuole di dove eravamo domiciliati in quel momento. Oppure da ditte private e serie della città stessa, con un lavoro attinente alla professione per cui avevo studiato tanto e mi ero laureata, dove mi rispettavano sapendo che ero la moglie di un ufficiale. Erano lavori trimestrali, massimo semestrali rinnovabili, ma che mi riempivano le giornate e mi gratificavano facendomi fare nuove conoscenze e amicizie. Ed era anche un modo di mio marito, che capii soltanto in seguito, per controllarmi, sapeva dov’ero, a che ora entravo e uscivo, con chi lavoravo e cosa facevo a una determinata ora…
A casa a volte mostrandosi geloso mi domandava del personale maschile.” C’è qualcuno che ti corteggia in ufficio o fuori?” Chiedeva sorridendo.
“Eh come vuoi che mi corteggiano…” Rispondevo io:” …sanno che sono tua moglie, che tu sei un ufficiale delle forze dell’ordine e hanno paura a farlo, si limitano tutti a sorridere e ad essere molto gentili…”
“Ma ti guardano? Sorridono?” Chiedeva fingendo indifferenza.
“Questo si, qualcuno mi ha offerto anche il caffè, ma sono seri, non si permetterebbero mai di farmi una avances, hanno paura di infilarsi nei guai o che tu l’arresti.” Rispondevo sorridendo scherzosa a mia volta. E domandavo: “E tu con le tue colleghe qui? Non ti corteggiano?”
“Qualcuna sì, ma io non ti tradirei mai Michela, ti amo troppo, se devo fare qualche trasgressione preferisco farla con te.” Rispondeva. E quello mi colmava di gioia ed ero fiera. Eravamo gelosi l’uno dell’altro o almeno così lui appariva, geloso di me e quello mi faceva piacere e mi riempiva di soddisfazione e giocavamo a provocarci… a crearci quelle piccole gelosie.
Giovanni era un uomo meraviglioso, riempiva le mie giornate ed era sempre pieno di attenzioni e ci punzecchiavamo a vicenda, ma lui di volta in volta alzava sempre l'asticella del limite. E una sera che eravamo a letto a fare sesso, nei preliminari accarezzandomi e baciandomi sulla pella iniziò a dirmi: “Sei bella amore… fai girare la testa agli uomini quando passi… A chiunque!”
“Oh sì!... con tutte quelle più belle di me che ci sono...” Rispondevo lusingata. E comunque mi faceva piacere sentirmelo dire da lui, mio marito che ero bella. Ma quella sera andò oltre dicendo: “Sono certo che anche sul lavoro qualcuno se potrebbe perderebbe la testa per te…”
“Oh beh... sì qualcuno c’è …!” Dissi con civetteria e lui sottovoce continuò:
“Facciamo un gioco, è solo un gioco amore… con chi ti accoppieresti di loro, dei tuoi corteggiatori?” Disse.
Restai sorpresa da quella richiesta: “Come un gioco?” Ribattei:” Non mi piacciono questi giochi Gianni…” Replicai.
“Ma si dai amore, non fare la bacchettona, è soltanto un gioco di fantasia tra marito e moglie… solo di fantasia e nient’altro. Tu mi dici da chi ti piacerebbe essere corteggiata e presa sessualmente eventualmente e io ti dirò di qualche mia collega…” Rispose.
“No, non mi piace questo gioco Gianni, io voglio te, solo te e nient’altro.” Ribadii.
Ma come detto precedentemente lui era un abile manipolatore e mentre mi accarezzava iniziò a dire…
“E’ solo un gioco amore, un pensiero che facciamo, non dobbiamo essere ipocriti, il fatto di pensare, fantasticare, giocare con la mente, non comporta niente, sono migliaia le coppie che fantasticano, e dopo tre anni di matrimonio e due di fidanzamento possiamo permettercelo. In amore tutto è lecito, sotto le lenzuola idem, ogni coppia si costruisce il suo modo d’amare, di esplicare la propria sessualità… e di giocare con il confine tra fantasia e realtà.”
“Ma non mi vanno queste cose lo sai!” Dissi infastidita:” Sono contro la mia educazione, la moralità coniugale, a quello che mi hanno insegnato i miei genitori.” Ma lui proseguì:
“ Educazione, moralità, ma siamo marito e moglie io e te! I tuoi genitori...?! Ora loro non centrano più, siamo una coppia, una famiglia amore, i genitori non centrano e non devono centrarci niente con il nostro matrimonio, la nostra intimità coniugale. Siamo io e te che dobbiamo costruirci il nostro futuro, il modo di vivere anche sessuale. Quello che dico di fare sono solo fantasie sessuali che non hanno nessuna intenzione di concretizzarsi, desideri inconsci e immagini che non prendono forma nella realtà. Il fantasticare insieme dimostra un’affinità, complicità tra di noi che altre coppie non hanno.” Affermò. E baciandomi e sorridendomi allargandomi le gambe e mettendosi tra loro sopra di me mormorò:
“Dai… ora ti penetro, tu dimmi chi vorresti dei tuoi colleghi o conoscenti lo facesse, e pensa a lui, vedrai che sarà bello.”
“Ero sorpresa, incredula da quello che diceva, gli sentivo puntare il glande sulla vulva e ripetere:” Dai dimmi il nome?”
Non so nemmeno io perché, mormorai:” Giorgio…” E mio marito accarezzandomi sul viso e penetrandomi rispose:” Ecco brava… pensa a Giorgio che ti penetra per chiavarti ora… e non a me, è solo un gioco Michela.”
Mi lasciai trascinare, chiusi gli occhi e seppur ero contrario lo pensai davvero a Giorgio, mentre lui possedendomi con passione mi sussurrava parole volgari all’orecchio. “Chissà quante seghe questo Giorgio si è fatto per te… “Oppure:” Lasciati andare…godi mentalmente con lui, hai il mio permesso… “E frasi di questo genere.
Per la prima volta facemmo l’amore in quel modo, con un terzo virtuale tra noi, e sarà stata la novità, il suo modo di fare o l’eccitazione che aveva creato in me, che ebbi anche l’orgasmo a praticare sesso con mio marito in quel modo, e venni stringendomi a lui che continuava a ripetermi all’orecchio:” Sono Giorgio… sono Giorgio…”
Al termine pur avendo provato piacere a praticare sesso in quel modo, ero frastornata, delusa di mio marito che lo aveva proposto e arrabbiata con me stessa che avevo accettato. Ero pentita di averlo fatto, di aver davvero pensato a Giorgio mentre facevo l’amore con mio marito…e godevo. E per chiarezza e completezza, io con questo Giorgio che lavorava con me in quel periodo, non feci mai nulla di sessuale, realmente ci fu sempre e semplicemente un rapporto rispettoso.
Mio marito invece era soddisfatto, al termine mi accarezzò e baciò. Mi sembrava tutto così assurdo quello che avevamo compiuto.
Quella notte capii che in me era successo qualcosa.
Il mattino dopo mi sentivo strana, ma lui seppe coccolarmi e proseguire come se niente fosse successo. Quel pomeriggio, tornato dal servizio gli dissi:
“Ti voglio parlare Gianni…”
“Arrivo subito, mi tolgo la divisa, metto l’arma in cassaforte e sono da te.” Rispose.
Poco dopo fu in soggiorno in maglietta e jeans, e gli dissi:
“Io mi sento a disagio per quello che abbiamo fatto ieri sera…”
“A disagio con chi?” Ribadì lui.
“A disagio con me stessa, a pensare a un altro mentre facevo sesso con te mi ha creato malessere.” Affermai.
“Ma dai amore! Se lo fanno quasi tutte le coppie dopo alcuni anni che sono sposate…”
“Si, sarà così Gianni, ma a me non va!”
“Cos’è che non va dimmi, parlamene?” Mi domandò interessato del mio malessere.
“Pensare di essere con un altro mentre faccio sesso con te… io voglio farlo con te, perché ti amo Gianni e non pensando a un altro.” Risposi.
“Ma anch’io ti amo amore, soltanto che tu sei troppo conservatrice e moralista, allarga un po' la tua mente, è solo un gioco di coppia tra me e te, tra marito e moglie, un nostro segreto e nessuno saprà niente… È solo un pensiero quello che fai, un pensiero stupendo, ovviamente se anche tu sei consenziente, fa parte di quei desideri nascosti in noi, da fare uscire. Aiuta a decifrare i desideri dell'altro a complementare le nostre parti, valutarne l'attinenza e non è realtà amore, ma può essere lo spunto per fare una riflessione intima tra di noi. E poi dai Michela!... Piaceva anche a te pensare di essere con un altro, ti sentivo godere mentre consideravi lui al mio posto …”
“Ed è proprio questo aspetto che non mi va Gianni, che…” Ma lui mi interruppe dicendo:
“Che godevi anche tu a pensare a questo Giorgio? È questo che non ti va?!”
“Si, a parte che non andrei mai con lui…né con nessun altro…” Ma mio marito mi interruppe ancora.
“Ma guarda che l’hai scelto tu a lui, per me lui o un altro nella fantasia non importa…” Precisò.
"È solo una fantasia del momento Michela... A me invece piace, mi è piaciuto farlo in quel modo, certo da non farlo tutti i giorni ma ogni tanto lo si può fare, si può trasgredire…” Affermò. “Non è detto che per forza di cose deve essere un tuo collega quello che pensi, può essere anche un mio, un attore, qualcuno che ti piace, un conoscente, il negoziante dove vai a fare la spesa. È solo un gioco e se ci soddisfa che proviamo piacere a farlo, meglio. Veniamo solo eccitati dalla conversazione erotica, dalla fantasia e nulla più. E poi alla fine siamo sempre noi fisicamente a fare sesso, io e te. “Dichiarò.
Lo guardai, il suo ragionamento non faceva una piega dal punto di vista fantasioso e virtuale, era solo l’aspetto morale ed educativo del mio modo di pensare che me lo faceva considerare e affrontare in modo diverso, sporco.
“Sono solo fantasie sessuali che servono a innescare l'eccitazione e a tenere viva la coppia, ma anche se appaiono esuberanti per una ragazza come te, rimangono innocue nella testa. Non si ci tradisce mica realmente.” Ripeteva.
Lui rappresentava bene il suo punto di vista e io purtroppo non ero capace a fare altrettanto con il mio se non mettendolo sul discorso morale ed educativo. Mi resi conto che il suo era un invito per farlo ancora… Allora non lo sapevo, ma c’era il suo carattere narcisistica alla base della richiesta, dove io avrei dovuto diventare un oggetto che sottostava al suo desiderio sessuale, come lo gradiva e interpretava lui. In quel periodo aveva influenza e una forte personalità su di me, e soprattutto mi rassicurava rispetto alla mia inadeguatezza e capacità a considerare quella trasgressione.
Ci fu una discussione seria tra noi che durò parecchi giorni e settimane, dove io rifiutavo sempre di praticare sesso in quel modo, pensando ad un altro e lui a propormelo continuamente, ma alla fine per quieto vivere e amore accettai e alcune sere “giocavamo”, inducendomi a pensare di far sesso con un altro uomo.
In pratica in quel gioco, mi spingeva a identificare lui, mio marito con altri uomini. E mentalmente pur senza volerlo e quasi rendermene conto, lentamente creai in me un cambiamento e un’accettazione psicologica e morale, dove nella mia mente l’altro diventava attivo e potente sessualmente più di mio marito.
Ma anche qui, come per il trucco e vedermi con dei vestiti più sexy lo assecondai e quando avevamo rapporti sessuali, iniziò a parlare di me a immaginarmi e farmi fantasticare che facessi sesso con un altro uomo più attraente e senza volerlo arrivavo anche a provare piacere in quel gioco."
Ogni sera che facevamo l’amore e giocavamo sessualmente aggiungeva sempre qualcosa di più e di nuovo, passando da personaggi che conoscevamo a perfetti sconosciuti che incontravamo per caso, chiedendomi come lo preferissi, se dotato o no..., alto basso, magro, grasso e io conoscendo i suoi gusti e sapendo che gli piaceva sentirselo dire e che lo eccitava rispondevo:” Dotato, mi piace dotato…”
“Che ce l’ha grosso? Più del mio?” Chiedeva infervorato.
“Si!” rispondevo eccitata veramente anch’io da quel gioco trasgressivo:” Che ce l’ha più grosso e mi faccia godere di più di te.” Mormoravo con audacia e partecipazione a occhi chiusi. Devo dire che in quell’anno quel modo di fare sesso fantasioso prese anche me, a volte mi lasciavo andare immaginandomi davvero con qualcuno che mi piaceva, che avevo visto o conoscevo, godendo mentalmente con lui.
"In genere questi tipi di giochi o trasgressioni non sono mai scelti dalla donna, ma dall'uomo, dalla moglie vengono tollerati per non dire sopportati per il quieto vivere. È un tipo di fantasia tipica degli uomini, ma io allora non lo sapevo, non conoscevo quelle cose e per amore stetti al gioco, in fin dei conti era un qualcosa solamente nostro anche se mi turbava enormemente compierla. Specialmente quando con le sue parole e carezze a occhi chiusi mi portava realmente con mia vergogna ad avere piacere se non l’orgasmo pensando a un altro. Fisicamente era lui che mi possedeva, ma mentalmente ero sempre con un'altra persona e non con lui che provavo piacere.
Le settimane e i mesi passarono e ogni tanto insisteva con un suggerimento nuovo, aggiungendo sempre qualcosa di trasgressivo.
Ma una sera, dopo un quasi un anno che giocavamo in quel modo e praticamente l’avevo accettato e assimilato anche se contraria, Giovanni con una sua proposta passò il limite, la linea rossa come si suol dire, arrivando sorridendo e scherzando durante un rapporto sessuale in cui giocavamo “al partner mentale e alla moglie” come lo chiamavamo noi, a dirmi e sottointeso a propormi, che a volte l’immaginare di potermi guardarmi mentre praticavo sesso con un altro uomo davvero, sessualmente lo avrebbe soddisfatto più che farlo lui direttamente con me.
Restai incredula, delusa e scioccata da quella considerazione inaspettata ma probabilmente sincera. E la esternò in modo da chiedermi di soddisfargli quella fantasia. mi esortava esplicitamente a renderla reale, che avrebbe voluto guardarmi almeno una volta mentre lo facevo davvero con un altro uomo.
Subito pensai che scherzasse, ma alle sue insistenze gli risposi chiaro e tondo di no, che non sarei mai andata con un altro uomo che non fosse stato lui, nemmeno con il suo permesso … Gli risposi subito no:
“No Gianni, non insistere, smetti di pensare a queste cose. Non accetterò mai di avere un comportamento di questo tipo e praticare azioni del genere che sono contrarie a tutti i miei principi e poi mi fa schifo essere toccata da un altro uomo che non sei tu…” Gli spiegai chiaro il mio pensiero e il mio concetto a riguardo:” Già ho accettato di giocare al partner mentalmente per farti contento e perché ti voglio bene, ma il resto toglitelo della testa.”
Come sopraddetto avendo ricevuto un’educazione molto rigida ed essendo molto religiosa per me il sesso era sempre stato una forma di tabù nella mia vita e non avevo mai avuto fantasie particolari nemmeno da ragazzina in quel poco che mi masturbavo... Già avevo accettato a malavoglia per accontentarlo di giocare, a trasgredire inserendo un terzo virtualmente tra di noi, ma ora quella sollecitazione offensiva e depravata no… assolutamente no!
La sua richiesta in quel periodo la consideravo una perversione. Ma lui invece di desistere fu più chiaro, chiese anche di poter assistere al rapporto quando avrei fatto sesso con il partner.
“Non sei la prima, lo fanno anche altre donne…” Affermò.
Cercai di farlo ragionare e desistere in tutti i modi. E lui per risposta mi raccontò di qualche serata particolarmente piccante legata al suo passato, prima di conoscere me, con donne d’avventura, che aveva avuto e possedute e a detta di lui aveva osservato anche i suoi colleghi possederle davanti a lui. E ribadì il suo desiderio che mi sconvolgeva... In pratica perseverava con la sua realtà di vedermi davvero far sesso con un altro uomo.
Ero frastornata, fu un fulmine a ciel sereno quella affermazione e richiesta e allo stesso tempo la perseveranza con cui insisteva. Era assurdo… eravamo sposati da meno di quattro anni, io avevo 30 anni, lui 36 e mi proponeva quelle schifezze e comunque fossero stati anche quarant’anni di matrimonio a quella richiesta come già detto mi sentii offesa come moglie e come donna. Rifiutai categoricamente e in malo modo, e gli dissi:” Ma come ti permetti di dirmi queste cose Gianni, a farmi queste richieste? Io sono tua moglie, non sono il tipo di donna che fa queste cose, non sono una sgualdrina …”
“Ma è solo un gioco amore, non prenderlo male…” Ribatté cercando di calmarmi vista la mia reazione.
“E non chiamarmi amore quando parli di queste sconcezze e depravazioni… che mi fanno schifo.” Gli urlai nella penombra della stanza:” Valle a proporle a qualcun'altra a qualche donna d’avventura a cui fai i controlli alla sera e alla notte con i tuoi sottoposti… (mi riferivo alle prostitute che lui a volte mi raccontava…). Litigammo quasi e ci addormentammo senza parlarci.
Ci furono vari chiarimenti da parte sua nei giorni seguenti, dove cercò di correggere il suo invito spiegandomi:” Ma guarda che non è detto che devi fare sesso con lui, ti può soltanto guardare o accarezzare nuda nel letto…” Era una sorta di marcia indietro a metà a quello che aveva detto quella sera.
“Non mi importa… mi fa schifo lo stesso sia ad essere guardata che toccare nuda da un altro uomo…” Esclamai irata e sempre offesa.
Mi davano la nausea quei discorsi che gli dissi…:” Ma come Gianni…? Sei un ufficiale di carriera, ben visto e rispettato da tutti e proponi a tua moglie, alla tua signora come mi chiami tu quando mi presenti ai superiori o alle autorità, di fare queste cose?”
Lui rispondeva che esageravo, che la facevo più grossa di quello che era, che ero retrograda e che avevo frainteso, ma invece avevo capito benissimo…
Nelle settimane seguenti mentre io gli tenevo il muso, lui sempre con il suo sorriso canagliesco non demordeva e continuava a propormelo in forme diverse.
Ai miei rifiuti giorni dopo smise di parlarmene, pensavo che avesse accettato le mie determinazioni e invece si distanziò da me. Smise di cercarmi come prima e diradò i rapporti sessuali e per alcuni periodi stette senza rivolgermi la parola e quando andava in servizio non rispondeva neppure alle chiamate che preoccupata le facevo al cellulare, diceva che aveva da fare, che era in missione e non poteva rispondere. L'espressione degli occhi era quella di una persona sempre arrabbiata e delusa di me. Purtroppo quel suo comportamento lentamente mi logorò psicologicamente, dovevo fare qualcosa e non rovinare il mio matrimonio, il mio amore in quel modo così stupido per una richiesta di trasgressione. E decisi di parlarne con lui seriamente, dicendomi da buona moglie cattolica: “Forse riuscirò a farlo ragionare, a portarlo a vedere la situazione come la vedo io… forse non è così tragica come la intendo io una proposta del genere…” E mi sforzai di capirlo, di vedere in modo diverso quello che proponeva, o meglio in modo meno sporco e perverso di come la mia moralità ed educazione me la facevano considerare.
Non sapevo come reagire a quelle sue insistenze e perseveranze e cercai di capirne di più cominciando a fargli mille domande:
“Ma perché amore vuoi che facciamo sesso in questo modo, io con un altro e tu che mi guardi e non tra noi stessi? Che c’è amore…?” E mi rispose:
“L’amore Miche (come mi chiamava affettuosamente lui), non viene minimamente intaccato, neanche il rispetto e la stima che ho di te, come penso e credo tu hai di me. Mi piacerebbe vederti soltanto una volta mentre fai sesso con un altro, oppure in una camera nuda nel letto che ti lasci osservare e se vuoi anche accarezzare…”
“Ma io non voglio fare queste cose con un estraneo.” Ribattei arrabbiata.” Ma Gianni… non sei geloso che un altro uomo mi veda nuda, visto che fino ad ora sei stato l’unico, veda le intimità di tua moglie e che mi guardi e accarezzi la tua consorte nuda? Non ti provoca gelosia?”
“Io sono geloso di te, ma proprio per questo mi piace mostrarti e condividere, perché ti amo e ti sento mia. “E senza proseguire nella conversazione e chiarimento che stavamo compiendo, cambiando discorso senza darmi spiegazione continuò: “Lo scegli tu il partner! Non sarai sola, io sarò lì con te che ti guarderò con amore e ti proteggerò come sempre. È solo una semplice trasgressione amore, proviamo. D’altronde hai avuto un altro ragazzo prima di me a cui hai dato la tua verginità e con cui hai avuto rapporti sessuali… “Dichiarò:” …quando sei venuta con me avevi già avuto almeno un altro uomo, e io non ho mai detto niente, non ti ho mai chiesto niente di lui, ti ho accettata come se il primo fossi stato io…”
“Ma che discorsi fai Gianni? È diverso! Con lui ero fidanzata si può dire e ho praticato sesso perché c’era una storia sentimentale, ci uscivo insieme.”
“Si certo, forse, anzi probabilmente lo amavi e le hai dato la tua verginità…”
“Ma cosa centra questo Gianni? Cosa vai a tirare fuori queste cose? Abbiamo fatto sesso perché ero una ragazzina universitaria ai primi anni e uscivo con lui…”
“Appunto…” Rispose subito pronto:” … con un altro non devi uscirci e frequentarlo, lo incontriamo soltanto e trasgrediamo nella forma che vuoi tu, hai tre possibilità da scegliere …e poi è tutto finito …” Alle sue insistenze mi crollò tutto addosso, possibile che non comprendeva che era una depravazione far accoppiare sua moglie con un altro uomo?
Moralmente non capivo il suo punto di vista laico, per me, per la mia educazione cattolica era assurdo, impossibile una cosa del genere. Era un’azione sporca accoppiarmi con un altro uomo che non fosse mio marito, per me seria com’ero era inconcepibile un atto del genere...
“A me fare sesso realmente con un altro mi fa stare male Gianni. “Pronunciai in una nostra discussione:” Perché non continuiamo così virtualmente con la fantasia a giocare al partner mentale e la moglie...?” Provai a dirle per farlo desistere dal suo proposito. Ma non ci fu nulla da fare. Le sue richieste andarono avanti per giorni ripetendo come un mantra quello che era la sua convinzione: “Secondo me nel provare almeno una volta, non c’è nulla di male… oltre che una trasgressione è una esperienza…”
“Esperienza che io non voglio fare!” Ribadivo decisa.
Fu durante quelle discussioni a tratti animate al limite del litigio e altri riflessive che mi resi conto che l’uomo che avevo sposato il dolce rassicurante e protettivo marito, si era trasformato in una persona trasgressiva e manipolatrice. A quel punto capii che c'era qualcosa che non andava in lui e in noi e rifiutai di acconsentire a quel suo desiderio, anzi minacciai di lasciarlo se me lo avesse ancora proposto. Naturalmente erano cose dette per dire, esclamazioni dettate dalla rabbia, perché lo amavo e mai l’avrei lasciato davvero, ero innamorata e non sarei mai stata senza di lui. L’avevo detto solo per intimorirlo e indurlo a rinunciare a quel suo proposito.
Un pomeriggio ci fu anche una discussione tra noi che degenerò in lite, eravamo in auto in una città limitrofa a dove prestava servizio, e sempre per quel discorso iniziammo a litigare. A dire il vero per onestà fui io che incominciai, volevo che non pensasse più a quelle cose… lui senza dire nulla, accostò e fermò la macchina al marciapiede, con mio stupore fece il giro aprì la portiera dalla mia parte e mi disse:” Scendi…”
Io pensavo che volesse camminare un po’ e chiacchierare e scesi, invece mi disse:” Siedi lì!” E fece segno con il dito a una panchina... Cosa che feci e mi accomodai e lui riprese: “Ora ascoltami bene amore, perché non te lo dirò più! … Io ti rispetto, sei mia moglie, e ti amo e voglio un futuro con te e dei figli. Desidero che tu sia una signora e non ti manchi niente e voglio che non fai niente che non vuoi. Io sono fatto così sessualmente…” Dichiarò serio:” Se mi accetti così come sono bene, d’accordo ne discutiamo, ne parliamo, ma se non ti va che non mi vuoi così, come hai detto tu puoi lasciarmi, trovartene un altro come piace a te… senza questi desideri sessuali. Sei una donna bellissima e non ti mancheranno le possibilità.”
“Io non voglio un altro. Dissi subito allarmata da quel discorso, era la prima volta che considerava di lasciarmi:” Io voglio te perché ti amo. Quelle parole che ho detto sul lasciarti se non cambiavi, non le pensavo davvero, le ho dette per rabbia, per farti desistere dalle tue convinzioni. Anch’io ti amo davvero e non ti lascerei mai …” Esclamai spaventata che facesse sul serio.
“Allora la scelta è soltanto tua amore, se vuoi me, mi devi prendere e accettare così come sono, se no, sei libera amore, io non ti impongo niente e non voglio che fai nulla che non ti va di fare e contro la tua volontà. “E dicendo cosi, chiuse la portiera del passeggiero, fece il giro, rientrò in macchina e con mia incredulità ripartì lasciandomi seduta nella panchina, ripetendo dal finestrino aperto dal mio lato:” Pensaci!”
Ero incredula, sconvolta, mi aveva lasciato davvero e incominciai ad avere paura e a piangere. Inutile dire che mi sentivo sconfitta, delusa, annebbiata e arrabbiata dal suo comportamento.
Lo amavo… ma era stato chiaro, era un militare ed era abituato a risolvere i problemi come voleva lui...in modo pratico e diretto.
Dopo dieci minuti tornò indietro, girò l’auto e si fermò davanti alla panchina con me ancora seduta che piangevo. Io vedendolo ritornare mi si aprì il cuore, non dissi nulla, mi alzai d’istinto, aprii la portiera e salii e lo abbracciai forte e partimmo in silenzio.
“Sono tornato indietro perché ti amo e non riesco a stare e vivere senza di te…” Pronunciò. A quelle parole non so cosa mi prese, mi voltai verso di lui e l’abbracciai incominciando a bacialo in viso e adire:” Non mi lasciare… non mi lasciare Gianni, anch’io ti amo…” Lui dopo il primo momento di sorpresa, fermò l’auto al margine della strada, mi abbracciò e ci baciammo in bocca a lungo. Con quell’episodio mi aveva fatto capire che dovevo fare una scelta, prendere una decisione.
Nei giorni seguenti che lui non c’era, era in missione, passai diverso tempo a chiedermi cosa gli fosse accaduto, perché era cambiato, a farmi anch’io mille domande, non sapendo che lui era stato sempre così e io non lo sapevo. Era passato da essere un fidanzato e marito modello, apparentemente geloso ad essere solo dopo tre anni di matrimonio prima permissivo nel mio look e poi ad essere trasgressivo sessualmente, anche se era pur sempre un marito amorevole.
Così riflettendo, arrivai al punto di colpevolizzarmi perché nei miei valori intimi, famigliari e sociali ero retrograda e moralista e non vedevo le cose come le altre donne, mogli e come diceva lui. Assurdamente pensavo che fosse colpa mia il nostro litigio, perché non avevo saputo affrontare quella situazione nel modo giusto, ragionando e discutendo invece di litigare, e volevo riparare, in fin dei conti lo amavo, gli volevo bene. Ragionai e mi convinsi che per portarlo a considerare la sessualità come me, dovevo inizialmente assecondarlo nelle sue intenzioni, solo in quel modo lo avrei ingabbiato. E una sera che dopo cena era seduto in salotto a guardare la tv, mi avvicinai di mia iniziativa e sedetti affianco a lui e accarezzandole l’avambraccio e la mano gli mormorai:
“Tu mi devi capire Gianni se io sono cosi! Sai come sono stata educata e qual è la mia moralità. Io ti voglio bene, ti amo tantissimo e non voglio litigare con te, men che meno lasciarti, assolutamente o che tu lasci me, ma capiscimi Gianni… aiutami ad aiutarti ed aiutarmi…”
Mio marito ascoltava in silenzio e io continuai. “Io voglio essere solo tua e di nessun altro uomo…” A quelle parole mi interruppe dicendo:
“E lo sei, sei solo mia e di nessun altro amore, se ti propongo certe trasgressioni è proprio perché ti amo. Credi davvero che se tu fossi nuda sul letto e un uomo ti guarderebbe e accarezzerebbe con me consenziente, cambi qualcosa riguardo l’amore tra me e te? “Proseguendo:” No, tu saresti sempre la mia regina, il mio amore e sarei geloso di te come lo sono, ma quello che propongo io è solo un gioco segreto tra noi, una trasgressione di coppia e nient’altro, come il parlarne mentre facciamo sesso.
Ascoltai in silenzio, rispondendo: “Oramai siamo insieme da alcuni anni Gianni e mi dà sicurezza sentirmi protetta da te e non è stato facile accettare l'entrata virtuale in gioco di una terza persona… ma fare sesso realmente o anche soltanto mostrami nuda a un estraneo no, assolutamente."
In quella conversazione calma e amichevole andammo avanti a discutere civilmente ripetendo io le mie convenzioni:” Non capisco come possa farti sentire sicuro un mio ipotetico tradimento. Io non voglio nessun altro all’infuori di te per fare l’amore e mi si spezzerebbe il cuore se tu volessi un'altra"
“Ma io non voglio un’altra Michela, non vorrei nessun’altra donna al di fuori di te, ma ti vorrei un po' come piace a me, che giochi e trasgredisci con me.”
Poi a un certo punto vedendolo sempre sicuro di sé domandai: “Lo vuole davvero che ti tradisca o è solo fantasia la tua?"
“Il mio e il tuo non sono un tradimento Michela, mettitelo bene in testa perché è importante convincersi e accettare questo. Noi non ci tradiamo. La tua sarà solo una trasgressione con tuo marito. La mia è una fantasia erotica da immaginare e realizzare nel vederti fare sesso con un'altra persona.
Pensando sapevo che se accettavo lo avrei fatto felice, ma dentro di me non volevo assolutamente anche se in alcuni momenti per il quieto vivere lo consideravo possibile e per tranquillizzarmi mi dicevo: < Lui comunque manterrebbe sempre il controllo su questo 'gioco, anche se non conosco il partner.> E avevo fiducia in lui da dirmi:< Non mi farebbe mai fare nulla con altre persone se non me la sentissi e non fosse tutto sicuro e programmato. E comunque sarei io a scegliere e decidere chi incontrare e come.>
E intanto lui nel conversare continuava a ripetermi:” Se c'è il consenso del marito, non è tradimento, è una scelta comune, solo una trasgressione. “E proseguiva;” Non sarà diverso di come lo facciamo noi. Io sarò vicino a te e alla fine ce ne torneremo a casa insieme e sarai felice anche tu, piacerà anche a te farlo ne sono sicuro!”
Ma io moralmente e coniugalmente non accettavo l’idea di tradire mio marito andando a letto con un altro, anche solo a farmi accarezzare o guardarmi nuda. E comunque io alla fine per salvare il matrimonio e la nostra unione e andargli incontro e accontentarlo in un discorso possibilistico posi come condizione:< Però Gianni se accadesse, voglio che sia soltanto un incontro occasionale e solo una volta, che il partner che porterai mi veda soltanto nuda ma senza carezze e altro…> E quella apertura fu l’inizio della mia trasformazione, perché lui non accettò la mia condizione o meglio da persona intelligente qual era la cambiò e perfezionò.
< No amore, quando tu deciderai, sarai nuda completamente e lui insieme a me assisterà, e oltre che guardare il tuo bel corpo ti accarezzerà. E tutto quello che verrà o non verrà dopo sarà frutto degli eventi e non di noi stessi.>
Significava che oltre alla visione del mio corpo nudo ed eventuali carezze, quello che avveniva dopo sarebbe stato frutto degli eventi come diceva lui, e quindi come lo interpretavo io di una mia decisione e scelta e non doveva esserci nessun altro tipo di contatto o rapporto sessuale tra me e il partner scelto se io non l’avessi voluto … E che avrei compiuto quella trasgressione soltanto quando mi sarei sentita pronta, quando avrei deciso io. Ci accordammo e accettai e
quello fu la nostra intesa.
Per farlo desistere davanti alla tv provai anche a dirgli: “Ma ti rendi conto Gianni del rischio che corriamo se si viene a sapere? Siamo una coppia rispettabile, stimata e ammirata. Tu sei un ufficiale delle forze dell’ordine, sarebbe uno scandalo se si venisse a sapere…”
“Questo non avverrà mai, penserò a tutto io... nessuno saprà mai niente.” Rispose sicuro di sé.
Quello che mi tormentava era il fatto che forse lo avrei compiuto, non perché non lo amavo o non potesse darmi quello di cui avevo bisogno sia sessualmente che coniugalmente, ma perché me lo chiedeva quasi come prova d’amore. Mio marito era il miglior compagno che si possa mai desiderare, in tutti i sensi, Quello che facevo era dovuto all’influenza e al carisma che aveva sulla nostra relazione e cercavo di vederla come una cosa positiva che avevamo deciso di comune accordo".
A quel punto mio marito allungò il braccio, lo passò dietro le mie spalle e mi tirò a sé, sul suo petto, baciandomi in fronte e sui capelli… Con quel gesto mi sentii sua, davvero la sua donna, sua moglie, protetta da lui e prese a coccolarmi. e io mormorai per assecondarlo:” Piano piano magari cambierò Gianni, accetterò un determinato modo nuovo di vedere sessualmente le cose, anche se non tutte e non è il mio modo di considerarle… Io ti voglio bene e non voglio perderti, voglio aiutarti a uscire da questa situazione che ti ritrovi e sono certa di riuscirci.” Pronunciai ingenuamente.
Non so nemmeno io perché dissi quelle parole, forse per accontentarlo, fare la pace con lui o forse perché ci credevo davvero di cambiarlo e riportarlo com’era prima sulla retta strada, non sapendo che lui era sempre stato così con quelle tendenze sessuali. Non so, ma in quel momento dissi quelle parole, purtroppo confidavo realmente di riuscire a cambiarlo e nella mia confusione pensavo anche che forse non fosse del tutto sbagliato come impostava lui il matrimonio e la nostra vita sessuale, anche se dentro di me restavo contraria e non ne ero assolutamente convinta a trasgredire in quel modo. E ascoltando le mie parole lui accarezzandomi i capelli e il viso sussurrò con la sua voce calda:” Si, vedrai che cambierai amore e accetterai le mie proposte, perché quando le capirai, comprenderai che sono richieste d’amore.” Mescolava l’amore con quelle porcate sessuali e depravate, ma allora non le capivo appieno o non le volevo capire proprio per amore, in fondo lui mi amava sempre. Ad un tratto mi tirò su di peso, mi baciò sulla bocca alla francese e mi sciolsi, lo abbracciai e facemmo l’amore sul divano, mezzi nudi e fu bello.
Dicendo quelle parole premonitrici, la sera prima mi aveva portato ad assecondare il suo gioco.
Riflettendo il giorno dopo, mi ripetei per autoconvincermi che se volevo cambiarlo, riportarlo a come era prima, inizialmente dovevo assecondarlo, stare al suo gioco e parlare di quello che diceva lui e certamente poi conversandone con calma avrebbe capito che sbagliava e sarebbe stato nuovamente geloso di me, della sua bella moglie, la sua signora.
E alla fine come detto sopra, proprio perché lo amavo troppo finii per accettare, cedetti, lo assecondai un po' e mi accordai con lui per farlo contento, un po' perché stanca di discutere e litigare, e un po' perché ero curiosa, volevo vedere se era davvero come diceva lui, che era così bello farlo, avendo avuto solo un altro uomo prima di lui.
Così nella ritrovata nostra nuova unione e nel nostro accordo, nel frattempo mi indusse a osservare con lui alla sera per gioco al computer su internet, materiale pornografico e a commentare quello che vedevamo che non descrivo nemmeno tanto mi vergognerei a farlo. Peni, vagine, posizioni sexy shop e tante altre cose e poi finivamo a letto a fare l’amore, a giocare e a parlare che lui, che mio marito fosse un altro uomo a fare sesso con me, fino a godere e avere purtroppo l’orgasmo… E quello mi turbava, provare piacere da quelle visioni sconce anche se non volevo.
Riflettendo su quello che proponeva avevo mille paure, sia a essere vista nuda da un estraneo e probabilmente accarezzata e soprattutto di essere riconosciuta anche se eravamo in un’altra regione.
“E se ci riconoscono?” Gli dicevo mentre lui pianificava tutto.
“Non ti riconosceranno perché tu sarai sexy, truccata …” Rispondeva. Ma dentro di me ero in confusione, smarrita, non conoscevo l’uomo a cui avrei dovuta mostrarmi, mio marito giocando mi chiedeva soltanto: “Come lo preferisci? Età, fisico, colore di capelli?”
“Ma non so!” Rispondevo imbarazzata e a disagio di quella scelta che mi chiedeva e lui di rimando rispondeva: “Penso che per te ci voglia un cinquantenne di aspetto gradevole. Per il resto poi vedremo, l’importante è che si muova come vogliamo noi …” Diceva.
Una sera dopo averli vagliati, scelti e corrisposto con loro, me ne fece vedere due su internet per mostrarmeli e quando ebbe il mio parere forzato positivo su uno dei due, lo contattò. Li contattava o rispondeva ad annunci su internet al pc, e questo alla sera e in seguito a letto giocavamo e facevamo sesso.
All'inizio il problema era stato capire come accontentarlo e assecondarlo, come unico paletto gli chiesi di non mostrami a qualcuno che ci conosceva e men che meno con suoi colleghi o sottoposti… Lui accetto, era anche sua intenzione che tutto fosse più riservato e segreto possibile.
Seppur non mi davo per vinta e visto che lui mi aveva introdotta in quel mondo depravato, un pomeriggio a casa al pc cercai del suo modo sessuale d’essere, visto che con il resto nella vita quotidiana e di rappresentanza era irreprensibile, attento, pronto e disponibile, presentandomi sempre ai conoscenti colleghi o superiori con orgoglio come la “sua signora.” Cercando al computer, mi imbattei in argomenti come il cuckoldismo e ne rimasi scioccata, Io non sono un medico, ma scoprii che purtroppo mio marito era proprio come descriveva quella sindrome che leggevo e approfondii. Mi informai di più, lessi su internet e mi documentai: voyeurismo, candualismo, cuckolding o triolagnia. Nonostante tutto capii che Gianni mio marito in fondo era una vittima anche lui di sé stesso, ed era un cuckold.
Una cosa era certa, mio marito mi amava sempre non smetteva mai di dimostrarmelo e riempirmi di attenzioni, specialmente dopo che ci eravamo chiariti e io avevo acconsentito a provare a compiere quello che mi proponeva lui. Era cambiato in meglio.
Una sera a sorpresa, mentre facevo la doccia e come diceva mio marito mi infighettavo per piacergli di più, dopo avermi fatta truccare e vestire in modo succinto, prima andammo al ristorante a cenare e poi mi portò in un club privè di scambisti, dove si incontrano coppie con la stessa mentalità e le medesime tendenze sessuali o speculari.
Quando entrai fui colpita dalle luci soffuse e colorate del locale insieme alla musica, ci sedemmo a un tavolino un po' appartato, ero agitata e mi osservavo continuamente attorno. Vedevo seduti al bancone uomini che mi sorridevano e c’era molta gente in eguale misura, uomini e donne, la maggioranza in coppia.
In quel contesto ero impaurita, stavo sempre vicino a mio marito e guardavo con disagio e vergogna quegli uomini e quelle donne che si guardavano e sorridevano a vicenda e a seguito di un cenno del capo si avvicinavano e si appartavano.
Ordinammo da bere e il cameriere ci portò un Martini bianco per mio marito e a me una margarita, che sorseggiando scivolava amabilmente giù per la gola, dissetandomi e dandomi una deliziosa sensazione di calore diffuso. Che vista la situazione e la condizione bevvi volentieri. Ero imbarazzata, impaurita e sconcertata del luogo, come se fossi entrata nel girone dantesco dei lussuriosi.
Un tizio al bancone mi scrutava, vedevo i suoi occhi di un colore indistinto guizzare interessati sulle mie gambe lattee e depilate, per poi guardare i miei con i suoi. Più di un avventore educatamente si avvicino a me sorridendo, facendomi segno di seguirlo o di potersi sedere con noi e in quel momento il cuore mi batteva all’impazzata. Ero tesa, turbata e inquieta e mio marito se ne accorse e mi sussurrò all’orecchio:” Stai tranquilla amore, non farai nulla stasera, ti ho portata qui solo per farti vedere che esiste un mondo parallelo al nostro e soprattutto al tuo, vicino a come la penso io, anche fatto di persone per bene. “
Ma al di là delle parole rassicurante ero agitata, anche se nessuno ci conosceva avevo sempre la sensazione di incrociare lo sguardo con qualcuno già visto o già conosciuto.
Dopo aver bevuto uscimmo e tornammo a casa e volle fare l’amore e constatai che era molto eccitato nel compierlo e mormorava:” Hai visto quanti uomini ti hanno fatto cenno e ti volevano chiavare? Quella situazione turbò anche a me non lo nego, lui mi faceva vivere con desiderio emozioni e sensazioni erotiche che io non volevo e non conoscevo. E constatavo che quando parlavamo di quello che dovevo fare si eccitava molto.
Dopo qualche settimana, visto che anch’io per amore nei suoi confronti (non certo per mia iniziativa) avevo preso in considerazione la cosa... acconsentii e dopo vari ripensamenti per accontentarlo, gli dissi che ero pronta.
“Sei pronta?” Ripeté sorridendomi.
“Si!” Risposi con la morte nel cuore, era un calice amaro quello che dovevo bere e volevo farlo subito e togliermi quel pensiero. Non sapevo come avrei dovuto fare, ma con stupore mi spiegò tutto lui: “Tu amore non devi fare niente, lascia fare tutto a lui, sarà ancora più bello, ti spoglierà lentamente e…. “
“Ma avevi detto che io sarei già stata nuda nel letto quando lui entrava? “Lo interruppi contrariata.
“Ma non cambia niente, se ti spoglia e sdraia lui sul letto o lo faccio io, meglio…” Ribatté.
“Ma io preferirei già farmi trovare nuda con il lenzuolo nel letto Gianni…”
“Su ora non fare la capricciosa, non cambia nulla se ti spoglia lui o ti trova già spogliata.” Affermò. Per me cambiava molto invece, ma non volli stare a discutere, probabilmente sarebbe stato come diceva lui, uguale e annuii.
Le sue doti manipolatrici erano più forte di me e logorata dalla sua personalità, impostazione e imposizione celata cedetti, ma decisi di non essere lucida perché sapevo che altrimenti non sarei riuscita a farlo, a lasciarmi spogliare da un estraneo e glielo dissi: “Io però amore non riesco, è più forte di me … mi vergogno.”
“Dovresti bere qualcosa prima di iniziare, qualcosa che ti disinibisca …” Pronunciò mio marito:” Un drink alcolico…”
“Dici?... Credi che serva?” Domandai.
“Ma certo, ti estranierà, ti calmerà e ti renderà distaccata da quello che farai.” Affermò.
E quella sera che mi apprestavo a soddisfare quella fantasia di mio marito e a fare ciò che mai avrei pensato di fare in vita mia, di concedermi sessualmente a un altro uomo, ero agitata.
Il programma era che saremmo andati a cena e successivamente a casa del partner.
“Infighettati bene…” Mi disse mio marito:” … che voglio che fai colpo e tutti ti guardino.”
Quella sera uscimmo da casa. Io ero sexy e truccata, oltre aver bevuto vino durante la cena su sollecitazione di mio marito, ci fermammo in un bar e ordinò due whisky e iniziammo a parlare del più e del meno mentre io bevevo il mio e lui sorseggiava il suo, e al termine, scambiò i bicchieri e mi diede anche il suo ancora con dose completa dicendo:” Tieni, bevi anche questo che ti scalderà e disinibirà…” E lo feci, praticamente li bevvi tutti e due io ed ebbero un effetto di disinibizione e esaltazione su di me.
Fuori dal bar salimmo in auto, guidava mio marito, procedette per alcuni minuti e si fermò davanti a una palazzina, posteggiammo, scendemmo e camminammo, ero tesa, accaldata e anche stordita e turbata. Arrivati davanti al portone dello stabile vedemmo un uomo che ci aspettava.
“E’ lui!” Mi disse mio marito sorridendogli e salutandolo.
Lui ricambiò, salutò anche a me ma non risposi, non dissi nulla, lo osservai, non era bello ma era un tipo. Sorriso luccicante nella sua imperfezione dentale, occhi neri, capelli leggermente brizzolati. “Oddiooo!” Esclamai. Poi mi ripresi e sentii dire: “Ciao…” mentre mi dava la mano e diceva il suo nome che nemmeno ricordo più e io stringevo la sua.
Ricordo soltanto che era più vecchio di noi, un tipo, ben vestito. Dopo qualche parola ci invitò a salire e io sempre dietro e per mano a mio marito li segui sull’ascensore e nell’appartamento. Quando fummo all’interno c’era il televisore acceso senza volume e una musichetta di sottofondo con un bastoncino di incenso che bruciava. Ci fece accomodare e chiese:” Volete da bere qualcosa di forte, un liquore?” Mentre guardava me. Mio marito mi domandò:” Vuoi bere ancora qualcosa?!”
Risposi di:” No!” Ero già accaldata e su di giri così, e dopo aver chiacchierato tra di loro, si alzarono e io feci lo stesso seguendo mio marito e andammo nella camera.
Entrai in camera da letto guardando mio marito Gianni, era dietro di me e mi chiedevo:
“Dov’è finito il nostro amore per giungere a questo punto?”
La risposta era mel mio stato d’animo alterato, inquieto che mi faceva sentire e apparire diversa. Mi sentivo sola forse era l’assenza della sua voce calda e della sua mano che poco prima mi teneva stretta a lui. Ciò nonostante in quella situazione mio marito aveva generato in me una curiosità che inconsciamente mi spingeva a cercarla quella sessualità che voleva lui. Avanzai, piano, nella camera, sorpresa e incuriosita da quei rumori delicati dei nostri passi, dalla musica di sottofondo e dalla luce tenue che aveva messo. Nonostante fossi accaldata da quello bevuto, ricordo che appena superai la soglia della porta della camera, venni pervasa da un brivido generato dallo stupore e dalla meraviglia di quello che vedevo, vivevo e sentivo. Ci portammo verso il centro, quel tipo sicuro di se si slacciò la cintura del pantalone, che cadde con un fruscio sordo sulle gambe, fino ai piedi sul pavimento. Mi fissava con sguardo libidinoso e diabolico, fermo con le gambe leggermente divaricate e un mezzo sorriso in volto. Oltre la tensione, la vergogna e il timore che avevo a trovarmi in quella condizione, avvertii anche il turbamento di quella situazione, Il mio corpo era come se vibrasse dall’eccitazione dell’attesa del momento che arrivasse.
Si avvicinò guardandomi e mentre mio marito si mise di lato, iniziò a spogliarmi. Tirò giù il vestito dalle spalline sulle braccia, scoprendo il reggiseno bianco e traforato e la mia schiena completamente fino ai fianchi. E mentre quell’uomo spogliandomi mi guardava, io davanti a lui d’istinto abbassavo gli occhi con imbarazzo e vergogna. All’improvviso da altre mani sentii slacciarmi il gancetto del reggiseno sulla schiena e spingerlo in avanti. Mi voltai di scatto e vidi mio marito che mi sorrideva e mi baciò sul collo, era lui che lo aveva sganciato e subito il partner prendendolo davanti lo tirò a sé staccando le coppe dalle mammelle e facendo scorrere le spalline sulle braccia, fino ai polsi per toglierlo insieme a quelle dell’abito. Sentii il seno libero senza sostegno lasciandosi andare leggermente in basso, mentre tra vergogna ed eccitazione i capezzoli mi vennero turgidi. Quel tipo me li guardava con libidine e fui pervasa da maggior vergogna ma anche dall’eccitazione.
Si avvicino e guardandole prese le mammelle in mano, soppesandole le accarezzò, palpò e le strinse dolcemente dandomi dei brividi. Intanto mio marito osservandomi e sorridendo, si allontanò strisciandomi due dita sulla colonna vertebrale, facendomi spingere per reazione il seno più avanti verso lui, e mentre lo guardavo in silenzio si sedette sulla poltroncina da camera davanti a noi.
Ero nuda nella parte superiore, il busto scoperto e le mammelle libere o tra le sue mani, provavo vergogna e piacere simultaneamente lo ammetto, il calore in me aumentava maggiormente con quello che avevo bevuto, rendendomi smarrita e passiva.
Fermo davanti a me sentivo il respiro di quell’uomo, come credo che lui stringendomi la mammella sinistra sentisse il mio cuore battere forte. Mentre mi guardava in viso e io imbarazzata guardavo attorno, lo vidi piegarsi sulle gambe, abbassarsi e sentii prendere il vestito sui fianchi e tirarlo giù strisciandolo sulle cosce, lasciandolo cadere ai piedi restando soltanto con lo slip. Indossavo solo la mutandina, sottile, bianca e anch’essa ricamata e assurdamente mi sentivo eccitata di quella condizione.
Mentre ero lì, in piedi sulle scarpe con i tacchi, lui girò intorno a me guardandomi, successivamente lo sentii inginocchiarsi dietro, portando il viso all’altezza dei miei glutei. Con una mano sulla schiena mi fece sporgere un po’ in avanti e con l’altra battendo tra loro allargare le gambe. Ebbi una vampata al cuore “Dioooo… “Mormorai. In quel, momento pareva che mi mancassero le forze e mi cedessero le gambe, tanto che pensai:” Oddio mi cedono.” Ma restai ferma in piedi, iniziando a sudare.
Io come mi aveva istruito mio marito lo lasciavo fare senza reagire:” … Tu non dovrai fare niente amore, vedrai che farà tutto lui… Ti spoglierà, ti osserverà, ti farà qualche carezza e poi se vorrai sarà finito tutto.” E così mi comportai, ferma, tremante con il cuore che mi batteva a mille lo lasciavo fare. Lui spostandomi un po' lo slip mi baciò il sedere e prendendomi per le anche, tenendole forte e ruotandomi, mi portò con il sesso davanti a lui.
Quando fui con il suo volto davanti al mio pube, lo sentii spostare in basso lo slip con due dita, scoprendomi la vulva pelosa, e mi vergogno a dirlo era umido ed eccitato, desideroso di essere accarezzato, toccato. Di sua iniziativa sempre sotto lo sguardo di mio marito, passò due dita tra le grandi labbra, lungo la fessura della vulva verso l’alto, arrivando delicatamente fino al clitoride, senza mai toccarmi direttamente. Ancora avvertii brividi lungo la schiena e sempre accucciato mise le dita e incominciò a giocare dispettoso con il mio clitoride, lo premeva con il dito medio, lo ruotava tra l’indice e il pollice e a quella manipolazione sessuale mi lasciai sfuggire un gemito di piacere. Mi sentivo confusa, accaldata e anche agitata era come se fossi impaziente che finisse tutto per far cessare in me quella agitazione che avevo.
In pochi sapienti e agevoli movimenti. prendendomi per l’elastico mi abbassò la mutandina lentamente lungo le gambe, fino alle caviglie, la sfilò dai piedi e mi ritrovai completamente nuda davanti ai suoi occhi avidi. Subito avvicinò la bocca e avvertii il suo fiato sopra il sesso e sentii le sue grosse labbra che baciavano i miei peli e le grandi labbra vulvari. Labbra contro labbra, le sue labbra bucali e le mie vaginali. L'eccitazione sessuale improvvisamente aumentò il flusso sanguigno nell'area genitale e mi comportò la reazione fisiologica del gonfiore della vulva, delle grandi e piccole labbra vaginali. Lui senza dire niente tirò fuori la lingua e mi leccò tutto, la vulva, i peli e la fessura, facendomi con colpetti della mano tra esse allargare le cosce e di conseguenza aprendomi sempre di più la fessura vulvare. E avvertii la sua lingua grossa, viscida, ruvida e insalivata arrivare dentro la fessura e leccarla. Cose che mio marito non faceva mai. Avevo caldo, molto caldo e continuavo a sudare e vedevo sempre mio marito che comodo nella poltroncina in silenzio mi guardava.
Quel tipo un piede alla volta me li alzò e tolse scarpe, il vestito e li cacciò poco distante con le mutandine vicine, lasciandomi completamente nuda. Tiratosi su davanti a me mi guardò negli occhi tanto da farmi sentire a disagio e abbassarli, e camminando davanti e contro di me mi fece indietreggiare e mi spinse smarrita e turbata letteralmente verso il letto, fino a urtare con le gambe il margine e a farmici sedere sopra. Mentre lui sempre osservandomi proseguì a togliersi la camicia i pantaloni e gli slip restando completamente nudo davanti a me.
I suoi occhi infuocati di desiderio e libidine e i miei bassi dal disagio e dalla vergogna non si incontrarono, con curiosità femminile malcelata cercavano in quegli attimi il suo pene per vedere com’era, se grosso o piccolo e all’improvviso lo vidi, mi apparve già quasi eretto che oscillando gli penzolava davanti. Mi fece un effetto strano osservarlo, era di dimensioni maggiori di quelle di mio marito ed ebbi un sussulto, una vampata di vergogna e calore in viso e in corpo a vedere l’asta semirigida di quell’uomo che si ergeva pronta per penetrarmi; guardai mio marito, che seduto comodo sulla poltroncina faceva lo spettatore.
Il cuore mi pulsava rapido, il sottofondo musicale, l’odore d’incenso, il caldo esterno e interiore che mi facevano sudare, il mio smarrimento… in quel momento lui mi prese per la mano e mi fece sdraiare supina nel letto. Pensavo che osservasse il mio corpo, le mie intimità e l’accarezzasse come eravamo d’accordo, difatti con le sue mani grosse come un massaggiatore mi accarezzo in tutto il corpo, piedi e nuca sotto i capelli compresi, dandomi mille brividi eccitanti, soffermandosi a manipolarmi il seno, la vulva, il clitoride e l’interno delle cosce. In silenzio a occhi chiusi lo lasciavo fare, lasciavo che mi sfregasse i capezzoli con i polpastrelli e non dicevo nulla perché provavo piacere, godevo in silenzio delle sue mani. Per un attimo pensai a quello dettomi da mio marito nelle nostre discussioni e ammisi mentalmente:” È bellissimo, aveva ragione Gianni…”
Ebbi quasi un orgasmo soltanto ad essere accarezzata, che tenevo dentro di me, non lo esternavo se non con respiri lunghi e profondi ed escursioni del torace e delle mammelle. Quell’accarezzarmi andò avanti parecchi minuti, facendomi stringere le gambe che lui allargava accarezzandomi la vulva, facendomi sentire le dita cercare la mia fessura, la mia entrata.
Mio marito sempre seduto mi osservava morbidamente distesa sul letto matrimoniale, con la pelle chiara che falsata dal colore della lampada pareva irreale. A un certo punto mi prese le caviglie a allargò le gambe mettendomi in imbarazzo e facendomi vergognare di me stessa davanti a mio marito. Mi osservava le cosce divaricate e fissava il sesso peloso tra esse. Avrei voluto sprofondare dalla vergogna, ma ero eccitata. Si avvicinò quanto bastò perché io vedessi e sentissi le sue dita frugarmi tra i peli e il respiro farsi a mano a mano più veloce, più intenso, con la mia bocca ansimante che si dischiudeva ai sospiri profondi. Intravidi il suo volto congesto abbassarsi ancora sulla mia vulva, e sentii nuovamente la sua lingua che accarezza le labbra vaginali carnose…. Le leccava e succhiava. Scrutai mio marito che calmo mi osservava come a dirmi di proseguire, di lasciarmi andare.
A un certo punto percepii la sua grossa lingua insalivata e viscida lungo la fessura vulvare ebbi un lamento, assurdamente scoprii che mi piaceva avvertirla sul sesso, sentirmelo leccato da quell’uomo. E d’istinto senza volontà iniziai a gemere e muovere il bacino lentamente, al ritmo della sua lingua, mentre le sue dita incessantemente esploravano la mia vagina, mentre l’altra mano mi accarezza una mammella soffermandosi sul capezzolo, ormai turgido e sporgente all’inverosimile. In quel momento il tempo mi sembrava sospeso.
Ad un tratto, la mia agitazione si arrestò sentivo la vagina internamente umida di umori ed esternamente bagnata dalla saliva delle sue leccate, vedevo che me la guardava, scrutava, fissava facendomi sprofondare nel disagio e nell’immoralità. Io sdraiata per la vergogna non guardavo, ma sentivo la vagina e la vulva reagire, muoversi e contrarsi e la immaginavo sotto la sua grossa lingua viscida, che pero mi dava piacere. D’improvviso avvertii un dito scivolare dentro che si muoveva insieme alla lingua, e mormorai solo:” No… questo no…” Ma mi morì in gola, era troppo bello sentirmela leccare per fermarlo e lui continuò facendomi sentire la scossa della mia eccitazione e vibrazioni nella pelvi, e godevo in silenzio con la mia signorilità avvertendo il suo respiro, il leccare, il succhiare e i baci insieme, e i gemiti della sua voce leggermente roca e spenta che esternava e rivelava tutto il mio godere, e la mia femminilità.
“Gianni!” Mormorai avvertendo il dito dentro la vagina che si muoveva, e pur se mi piaceva non volevo quell’intrusione nel mio sesso. È tutta l’estasi di quel leccare si interruppe al suono del nome di mio marito, non riuscivo a coordinarmi in quel godere assurdo e incontrollato. Avevo speso tutto il tempo della mia vita allo studio, al matrimonio a mio marito e a pensare quale fossero le cose importanti della vita, la casa, la sua carriera, i soldi, i viaggi, le macchine, gli amici, il lavoro. Ma troppo in fretta avevo vissuto quel periodo convenzionale e troppo tardi, a trent’anni provavo quelle sensazioni misteriose e trasgressive, quelle intangibili forze che mi attraevano verso il piacere che mi dava quell’uomo sconosciuto, come fossero la vera essenza della sessualità.
In quel momento pensavo a Gianni mio marito, a quanto tempo buttato via nelle discussioni, nei litigi nelle incomprensioni, per poi riprendersi ed amarsi e godere ognuno a modo proprio e scoprire che in fondo aveva ragione lui, che mi sarebbe piaciuto.
Osservandolo da quel letto mio marito sembrava più una maschera, uno spettatore anonimo e libidinoso che un coniuge che amava la propria moglie, e mi dicevo pensando tra le slinguate di quel partner:” Ho perso tanto tempo a farmi bella per te Gianni, a truccarmi, infighettarmi come dici tu, vestiti ricercati e sexy per attrarti, pavoneggiarmi come piace a te per che cosa? Perché poi tu mi mostra e offra alla libidine sessuale di un altro uomo?”
Ma nonostante tutto anche in quel momento non riuscivo a detestare mio marito, ma anzi lo amavo sempre, pensavo che in parte avesse ragione lui… e in quel momento amavo anche quel suo offrirmi nuda a un altro uomo per fargli compiere atti di libidine sessuale su di me.
Lo guardavo a Gianni, anzi, in alcuni momenti nella penombra lo spiavo in silenzio, in una specie di gioco perverso che stranamente mi stimolava e incuriosiva.
…. Distesa sul letto a pancia in su, quell’uomo continuava ad accarezzarmi le rotondità i fianchi e il sedere fin dove arrivava, stringendomi la natica nella sua mano, tra le sue dita, dandomi sensazioni eccitanti. Poi smise di leccarmela e si tirò in su, portò il volto sul seno gonfio e strabordante con i capezzoli turgidi circondati dalle areole rosa delle mammelle prosperose di cui ero tanta orgogliosa, che gli uomini nelle presentazioni ufficiali guardavano con desiderio dentro la camicetta o sotto il vestito. Un seno pieno e perfetto che piaceva a tutti gli uomini e che le donne mi invidiavo, e leccandolo, attaccandosi come un bimbo al capezzolo lo succhiava, lo assaporava come ad allattarsi dandomi scosse di piacere enormi dentro la mammella, che mio marito non aveva mai saputo darmi.
In quel momento tra il godere e la lucidità tanti pensieri mi passarono per la mente mentre in silenzio smaniavo con quell’uomo e guardavo mio marito seduto a osservarmi. Lo guardavo e ricordavo il nostro primo rapporto sessuale, il desiderio e la voglia del suo sesso che aveva fatto crescere la passione in me. Il suo modo di fare l’amore, così diverso da quello di quell’uomo che mi stava facendo godere, gemere e contorcermi dal piacere sotto le sue labbra e la sua lingua.
Poi smise, si tirò su mentre ero ancora distesa e estasiata da quella manipolazione e suzione mammellare… Pensai che fosse finito tutto e considerai:” Tuttavia non è stata male… Pensavo peggio.”
Lo vidi davanti a me, con la sua asta eccitata, eretta verso l’alto, virile molto più di quella di mio marito. “È finita finalmente…” Pensai, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare abbandonandomi sul materasso. Intravedevo mio marito sempre seduto a osservare. Pensavo che quell’uomo si vestisse e poi sarebbe toccato a me, invece con apprensione vidi che aprì un cassetto del comodino, prese un preservativo e apertolo, se lo appoggiò al glande, srotolandolo tutto giù fino alla radice, lasciando il serbatoio sgonfio, sul glande che pendeva.
“Ma che fa?” Pensai e guardai mio marito e trasalii nell’osservarlo, lo vidi che con lo smartphone acceso che ci stava riprendendo. Riguardai quell’uomo pensando:” Ma che fa abbiamo finito …”.
Ero accaldata nuda su quel letto, ancora eccitata anche se non avrei voluto esserlo. Guardandolo negli occhi e vedendolo avvicinarsi capii la sua intenzione.
“Non voglio… non voglio far sesso con quest’uomo, non voglio provare piacere e godere in questo contesto e con lui che non è mio marito.” Mi ripetevo mentalmente per darmi forza e scacciarlo. “E’ uno sconosciuto…”
Ma un certo punto si avvicinò maggiormente prese le caviglie divaricandomi le gambe mettendosi nudo tra loro, con il suo volto sopra il mio a farmi sentire il suo respiro. E lo vedevo in viso, negli occhi che mi guarda, che incrociavano i miei e il cuore mi batteva forte. Capii quel che voleva fare, che stava accadendo se non intervenivo, che mi avrebbe penetrata e posseduta e non volevo. Cercavo mio marito con gli occhi vedevo che guarda e non diceva niente, riuscii solo a mormorare nuovamente: “Gianni…!” E nel mentre sentii il suo glande ricoperto dal lattice del preservativo appoggiarsi tra le grandi labbra già lubrificate dalle leccate e prima che realizzassi o potessi dire qualcosa sentii premere aiutato dalla spinta del bacino e assurdamente e inaspettatamente lo sentii che si introduceva e affondava nella mia carne, dentro la vagina, dentro di me. “Noooo…” mormorai, ma non ricordo se lo dissi veramente o lo pensai solo mentalmente. La sua asta eretta era come una lama, bollente, sentivo che mi apriva la vagina e andava avanti senza fermarsi, su, fino a arrestarsi con il glande contro l’utero, a far arrivare i suoi inguini contro i miei. E iniziai a sentirlo muoversi e battere sull’utero.
D’’istinto a quella penetrazione provai calore e piacere e per reazione mi inarcai verso di lui che mi mise la mano dietro la nuca, sopra i capelli, tirandomi a sé e baciandomi in bocca introducendo la lingua, quella lingua grossa, ruvida e viscida che poco prima mi leccava la vulva. Avvertii il suo sapore strano, diverso da quello di Gianni mio marito.
Penetrata e posseduta mi sentivo smarrita, confusa, mio marito era seduto sulla poltroncina con la mano sul sesso ma ancora sopra i pantaloni che osservava quel tipo che oramai mi possedeva sessualmente. All’improvviso fui avvolta da una sensazione indescrivibile di calore in tutto il corpo, brividi sulla pelle e una scossa che dalla pelvi mi arrivò al cervello. E non mi importava più se non era mio marito quell’uomo e incominciai ad ansimare. Avrei voluto dirgli di muoversi più forte, ma mi vergognavo, lui mi guarda come se capisse che godevo con lui e continuò in silenzio a fare avanti e indietro, dondolandosi su di me e giocando con il mio piacere. Prese le mie gambe larghe e se le portò sui fianchi a stringerlo e in quel momento lo tirai a me, cercavo di fare come quando praticavo sesso con mio marito, ma mi accorsi che lui oltre a essere più dotato era più bravo di Gianni e continuò dando un ritmo frenetico all’amplesso e al mio piacere.
Chiusi gli occhi, lo sentivo dentro me, ero ebbra di eccitazione, di voglia, di bisogno di sentirmi piena, presa, persa. Non mi interessava più niente della mia moralità, educazione e di mio marito che mi guardava e inizia a farmi possedere più veloce, sempre più a fondo, a sentirne il glande contro l’utero e all’improvviso sentii che godevo, avvertivo l’asta in tutta la sua lunghezza dentro di me e involontariamente iniziai a gemere forte, non preoccupandomi se mio marito mi sentisse e godevo.
Lui mi baciava oltre che in bocca il viso, il collo, guardandomi mormorò con un filo di voce, roca e deliziosa: “Aprii gli occhi… voglio che mi guardi… che vedi che sono io e non tuo marito a possederti.”
Lo accontentai e lui continuò:” Lo senti? Lo senti tutto dentro?” Ripeté facendomi dondolare su e giù sul materasso e cigolare il letto.
Godendo e ansimando ma piena di vergogna, eccitazione e piacere risposi:” Si… sì… Ah…! Lo sento!”
In quel momento mi accorsi che si voltò guardando verso mio marito, accelerando il ritmo iniziando a spingere impetuosamente.
“Guardalo… guardalo mentre ti chiavo.” Mi sussurrava:” Guarda tuo marito che gode a vederti chiavare da me e lo stai facendo felice… Gli piace vederti chiavare con me…” Disse volgarmente. Ero confusa e stordita da quelle parole, ma percepivo che erano vere.
D’istinto abbassai il mento vedendo in fondo oltre il mio seno e l’addome la sua asta eretta fasciata di lattice che virile mi penetrava la vagina, entrava e usciva lucida di umori che mi procurava il piacere di quel rapporto sessuale maledetto, facendo avanti e indietro con impeto e passione. I peli pubici di quell’uomo sfregavano contro i miei a un certo punto si fermò, con i suoi inguini che appoggiavano ai miei iniziando a strusciare i peli contro peli. Involontariamente godevo, ansimavo e purtroppo per reazione istintiva al piacere che provavo lo stringevo a me. Sentivo la vagina calda, dilatarsi e contrarsi ripetutamente al movimento della sua asta internamente, l’avvertivo bagnata dai miei umori vaginali e del piacere che provavo ad essere posseduta da lui quello sconosciuto. L’umidità della vagina formatasi con l’umore del piacere permetteva alla sua asta eretta uno scivolamento perfetto e continuai ad ansimare forte a sentirlo duro e lungo dentro me, presa da quella passione con quell’uomo sconosciuto. Il mio respiro diventò più che pesante, ansimante. Con l’altra mano mi prese per il collo, cingendo con le dita parte inferiore del mio volto, mise la lingua sul collo a cominciò a leccare. Era un porco quell’uomo nel modo in cui praticava il sesso, e in quel momento scoprii che mi piaceva essere presa da lui...
Lo sentivo lungo e voluminoso dentro di me, da riempirmi con la sua carne dura completamente la vagina ansimando.
Non volevo provare piacere, né tanto meno godere con lui, ma non riuscivo a smettere di vocalizzare il mio piacere, nemmeno per un secondo con degli:” ooooohhhh!!!”. All’improvviso durante l’amplesso e il godimento mi infilò ancora la lingua in bocca è mi diede un bacio lussurioso, profondo, che mi esplorò la bocca, mi toccò il palato e la mia lingua con la sua. Impazzivo dal piacere. Mi accorsi che baciava bene oltre che fare sesso, diversamente, mio marito non era mai stato così bravo a baciarmi né a possedermi. Tolsi le mani dai suoi fianchi, avevo caldo, voglia, sudavo, provavo piacere e sentivo che dovevo muovermi, sfogarmi, le portai sulla sua schiena e lo graffiai sulla pelle, poi gli accarezzai le spalle, il dorso sudato, fino ad arrivare al sedere. Quando lo toccai, gli afferrai le natiche con decisione e godimento, iniziando inconsciamente a muovere il bacino contro e assieme a lui, facendogli aumentare ancora di più il ritmo forsennato degli affondi che dava dentro di me.
“Hai una bella figa stretta, bella signora.” Mormorò ansimando.
Non risposi… non dissi nulla ero stordita, estasiata.
Devo ammettere che purtroppo anche se ero contraria, il suo modo di fare sesso con spinte ritmate e baci profondi con la lingua, come dicevamo noi ragazze da giovani, mi fecero schiumare il cervello, intorpidendomi tutte le mie reazioni e i pensieri negativi. E mentre mi possedeva con veemenza sentivo il suo corpo su di me, il suo bacino pieno spingere frenetico e scoordinato tra le mie cosce aperte oscenamente, la sua asta eretta di carne dura dentro di me. Sentivo le sue parole che mi chiamavano “signora” con una sorta di educazione e rispetto in quell’atto lussurioso mentre mi faceva sua. Sentivo la sua forza maschile, virile e impetuosa invadere ogni particella del mio corpo a partire dalla vulva e la vagina.
In quel momento seppur nel disagio e contrarietà, la mia voglia di farmi possedere diventò più forte e presi a spingere anch’io sempre più con il bacino verso di lui, d’istinto in preda al godimento che aumentava sempre più. Era assurdo irreale, era come se muovendomi lo chiavassi anch’io. Capii che quel godimento continuo mi stava annullando in lui, sentivo il piacere sottoforma di calore salire dalla mia pelvi e irradiarsi al ventre e chiudendo gli occhi mi lasciai andare alle sue ultime spinte profonde in vagina, sussurrandomi ancora:” Tuo marito ti sta guardando… è felice che ti chiavo…l’hai fatto felice, si sta masturbando…”
Ma non risposi, non dissi nulla, non mi voltai neppure a guardarlo, mi abbandonai a quell’individuo che stringendomi mi portò all’orgasmo, in un’esplosione di sensi e piacere. Non capivo più nulla, lo stringevo anch’io imprigionandolo contro me con le braccia sulla schiena e le gambe intorno alle sue tendendo stretto a me con le cosce sui fianchi e in quel momento mio marito non esisteva più, godevo soltanto e basta... Ad un certo punto, esplosi dal piacere e venni fragorosamente sotto i colpi inclementi del fallo di quell’uomo che mi percuoteva con il suo glande la cervice uterina e che dalla gioia che provavo mi faceva muovere e strisciare il sedere sul lenzuolo. Lo sentivo enorme riempirmi con la sua carne tutta la vagina, avvertii che stava per avere l’orgasmo anche lui, e lo avrebbe avuto eiaculandomi in vagina dentro il preservativo e quella condizione e quel pensiero che mi veniva con il suo sperma dentro seppur nel preservativo aumentarono anche il mio godimento.
A un certo punto tendendosi con il tronco e gemendo anche lui, dando le ultime spinte profonde, quasi si fermò inarcando il busto iniziando a eiaculare nel preservativo, dentro di me, contro il mio utero. Fu una emozione indescrivibile. Sentivo e immaginavo il suo fallo eretto fasciato nel lattice del profilattico con il suo glande eiaculare il suo sperma trattenuto dal preservativo contro il mio utero, in getti caldi, violenti e brutali che assurdamente mi davano gioia.
Sentivo il suo sperma depositarsi sull’utero, diviso soltanto da quel film sottile di lattice che era il preservativo. Fu tremendo pensarlo in quel momento e scoprire di godere maggiormente a quel pensiero. Il mio ventre ansimante si contraeva muovendosi assieme al sedere mentre lo stringevo e tiravo assurdamente a me e lui mi baciava sulle labbra socchiuse, e ne sentivo il sapore mentre succhiava le mie affamate di me. E intanto la mia vagina per reazione al piacere si contraeva intorno alla sua asta, che pulsante sentivo eiaculare e a occhi socchiusi immaginavo ampi fiotti di sperma in vagina, contro il mio utero trattenuti dall’involucro di lattice. Lo sentivo in vagina caldo e i miei umori come un torrente in piena aumentarono, mentre le sue mani mi stringevano le mammelle e strizzavano i capezzoli. Irrazionalmente godevo, gemevo e ansimavo imbarazzata, davanti a mio marito che soddisfatto e godente osservava, incurante che mi guardasse e sentisse il mio piacere uscire dalla bocca.
Scelleratamente godevo della sua eiaculazione calda che compiva dentro di me nel preservativo. Venimmo quasi assieme, prima io e poi lui.
Una volta eiaculato lo sfilò dalla vagina e si tolse da sopra me voltandosi sudato con la pancia in alto respirando forte, lasciandomi rossa in viso, ansimante, spettinata, calda e stravolta a gambe larghe con la vagina dilatata bagnata d’umori e il clitoride eretto come i capezzoli che spuntavano turgidi e duri sul suo seno. D’istinto respirando forte portai la mano su di essi e li toccai, li accarezzai. Mi voltai di lato con il capo e vidi lui e poco più basso la sua asta dentro all’involucro di lattice eretta come un obelisco piena di sperma anteriormente che oscillava ancora. Guardai quello sconosciuto a fianco a me con il pene eretto, tutto chiaro rivestito di lattice trasparente bagnato e lucido di umori del piacere che avevo provato io. Lo osservavo ergersi virile, prepotente e sfavillante di secrezioni vaginali con la parte anteriore del profilattico piena di sperma all’inverosimile che pendeva in avanti e verso il basso. Fui presa da una scossa di timore quando pensai che tutto quello sperma, se non era per il sottile strato di lattice che lo tratteneva, poteva essere riversato dentro di me, contro il mio utero ingravidandomi. E voltandomi ancora vidi mio marito sempre seduto con lo smartphone acceso in una mano e con il pene eretto e fuori dai pantaloni nell’altra, che masturbandosi aveva eiaculato anche lui e lo puliva con un fazzolettino. Per un attimo ci guardammo.
In quel momento in me i ricordi si susseguirono veloci e si mescolarono con la realtà, mio marito in piedi avvicinatosi, mi guardava sdraiata nuda sul letto a pancia in su assieme al mio partner. E mi osservava le gambe lunghe e affusolate, il viso con l’espressione ancora ansimante coricato di lato sul cuscino e confuso dai capelli lunghi e sudati che sembravano stati disposti a raggiera da un designer.
Avvicinatosi si sedette sul letto vicino a me e mi accarezzò la mano e poi la spalla, mormorai soltanto: “Gianni?!”
“Amore!” Rispose accarezzandomi sul capo.
Lo osservavo, accarezzandomi i capelli scompigliati mi sorrideva felice, felice che fossi stata sessualmente di un altro, felice che lo avevo reso cornuto consenziente.
Rimasi sul letto immobile, svuotata, incredula di avere partecipato a quel rapporto sessuale con un altro uomo, uno sconosciuto, ad aver goduto con lui davanti a mio marito che appagato mi stava vicino, come se quella reazione e metamorfosi sessuale in me non fosse mai avvenuta, ma fossi la moglie “normale”, “ordinaria”, “comune” e rispettata di un ufficiale delle forze dell’ordine.
Ancora eccitato dal rapporto sessuale che avevo compiuto, mi accarezzava i capelli e baciava il viso, il corpo, il seno, sul ventre, incurante che ero sudata, fino a scendere sulla vulva dilatata e umida di umore e di sudore con il suo odore denso sessuale e baciarmela; non volevo che lo facesse, avrei voluto fermarlo, ma ero stanca e spossata e non ci riuscivo. Me la baciò e leccò sulla fessura e sui peli umidi dopo che quell’uomo mi aveva posseduta, la ritenevo una pratica umiliante per lui e per me, ma mi aveva dato così poco tempo, che anch’io ancora accaldata, stupita e rapita dal suo comportamento seppur piena di vergogna lo lasciai fare. Sotto quella luce dell’abatjour in quel richiamo sessuale vizioso che mi aveva portato, in quell’atmosfera di peccato e trasgressione, e ora di affettuosità e tenerezza di due persone che si erano unite carnalmente…. ero assente, come ubriaca, mi sentivo un’altra.
Intanto quell’uomo alzatosi in piedi e toltosi il preservativo se lo puliva e sorridendo osservandomi silenziosa piena di imbarazzo e vergogna.
Dopo qualche minuto, mentre parlava con mio marito mi alzai anch’io, e come una ladra cercai e presi i miei indumenti e di corsa nuda, coprendomi con essi il seno e il sesso fuggii in bagno a chiudermi dentro a rivestirmi e riordinarmi, mentre loro chiacchieravano non so di cosa, ma penso di me. Appena entrata mi guardai allo specchio, ero stravolta, i capelli spettinati, sudati, il poco trucco sfatto dai baci e dalle leccate di quell’uomo. Le labbra senza rossetto perché me le aveva succhiate mi sembravano spente e gonfie. Non mi riconoscevo più, mi vergognavo di me stessa, ansimavo ancora e subito dopo sprofondai in un silenzio fatto di vergogna. Istintivamente abbassai la mano sul sesso, sui peli, erano bagnati dagli umori e dal sudore genitale che l’unione e lo sfregamento del rapporto sessuale avevano provocato. Me l’asciugai con la carta igienica e poi mi lavai… tutta, non feci la doccia, ma mi lavai a pezzi, feci il bidet, sul lavabo mi lavai le mammelle e alzando le braccia le ascelle e il petto sudato e poi più volte la faccia come a mandare via da me il sapore di quell’uomo. Mi pettinai e come un automa mi rivestii.
Si vestì anche quell’individuo mentre conversava con mio marito, perché quando fui pronta aprii la porta e uscii dal bagno lui era già vestito, e silenziosa andai istintivamente verso mio marito al suo fianco, con lo sguardo basso, mentre loro parlavano ancora.
Così per accontentare mio marito, ebbi un rapporto sessuale trasgressivo con un perfetto sconosciuto, il primo.
Ebbi tante parole, feci tanti litigi con mio marito e poi avevo accettato quello che aveva proposto e mi ero ridotta ad essere come mi voleva lui, ad acconsentire di unirmi sessualmente a uno sconosciuto. Ma quello che mi faceva più rabbia e tormentava, era che avevo goduto con lui, avevo provato piacere e quello mi scombussolava e m mi sentivo vuota.
Mentre andavamo via, mio marito era davvero felice, quando mi guardava leggevo nei suoi occhi una sincera euforia ad avermi fatta possedere da un altro uomo. Io in quel momento non so come mi sentivo, strana, offesa, indignata moralmente e come donna e soprattutto come moglie, ma anche euforica e certamente soddisfatta di aver provato piacere sessuale. Quella era l’emozione e la sensazione predominate in quel momento, di aver goduto carnalmente.
Assurdamente mi era piaciuto tantissimo essere posseduta da quell’uomo, era stato completamente diverso dal sesso che praticavo con mio marito, con quell’uomo mi sono sentita femmina e non moglie, posseduta come mai nella mia vita. Se dovessi fare un paragone sarebbe impietoso nei confronti di mio marito.
Ci salutammo con una stretta di mano, per educazione gliela diedi ma senza guardarlo in faccia, continuando a tenere lo sguardo basso. Ma lui quando me la strinse con uno strattone mi tirò a sé e mi baciò sulle labbra, a stampo, davanti a mio marito che stupidamente divertito osservava. Fu Gianni che salutando quell’uomo con me poco distante disse:” Hai visto che bella signora ti ho fatto chiavare?!...” Lui sorrise e annuì con la testa.
Andammo via con me in silenzio come una buona moglie a braccetto di mio marito Gianni.
Tornammo a casa, ero mezza stordita e silenziosa e lui non parlava, non diceva nulla, voleva farmi assaporare ancora quei momenti. A casa mi abbraccio e strinse baciandomi sulla bocca, poi andai a fare la doccia e stanca andai a dormire.
il mattino seguente quando mi svegliai, Gianni non c’era, era uscito a prendere il giornale e le brioches e io ancora a letto ripensavo all’accaduto, mi sentivo terribilmente in colpa perché avevo praticato sesso e avevo goduto con un altro uomo che non era mio marito e peggio, su sua richiesta e con lui che osservava. Mi sentivo sporca, disgustata da quello che avevo fatto.
Mi alzai e con il babydoll mi guardai allo specchio spettinata e senza trucco, mi vedevo e sentivo brutta. Quando rientrò mi sorrise, venne vicino a me che nel frattempo ero in bagno che mi stavo preparando per uscire, si avvicinò e mi baciò sulle labbra mostrandomi le brioches calde dicendomi: “Preparati amore che oggi è domenica e andiamo a fare una bellissima passeggiata, una gita, andiamo a pranzare fuori.”
Sembrava tutto normale per lui, come prima, anzi meglio di prima e io sinceramente non sapevo come comportarmi.
Per prima cosa gli chiesi di cancellare quel video che aveva fatto sullo smartphone perché il solo sapere che aveva registrato il mio rapporto sessuale con un altro mi metteva a disagio.
Ma lui si rifiutò:” Ma no lo tengo per me, ce lo visioniamo io e te nei nostri momenti intimi, ti farò vedere come godevi con quell’uomo.” Disse.
A quelle parole mi sentii sprofondare, era una frase terrificante da sentirsi dire dal proprio marito, perché in realtà io non avrei voluto assolutamente prestarmi a quel gioco.
Dalla ragazza determinata e piena di sogni che ero, mi trasformai in una signora disponibile, una moglie ubbidiente o meglio in una bambola senza anima che faceva tutto quello che chiedeva il marito. E quando mettevo in dubbio qualcosa o contestavo le sue scelte, lui sfoderava le sue arti manipolatorie, compreso simulare i suoi sensi di colpa, farmi sentire sempre in difetto o farmi credere che io dicevo e pensavo cose che non esistevano in una parola le fantasling come si dice in inglese.
Ma io amavo mio marito, a parte quella parentesi il mio matrimonio era felice in tutti i sensi, lui era attento, premuroso nei miei confronti sapevo e sentivo che mi amava davvero a anche se gli era venuta quella mania, o malattia sessuale, perché tale la reputavo allora, cercavo di capirlo e assecondarlo. Non conoscevo ancora cos’era il cuckodismo.
In tutti gli anni vissuti insieme abbiamo sempre fondato la ragione della nostra voglia di stare insieme su basi diverse dal sesso, quel sesso forte che lui non ha mai potuto offrirmi e me lo ha fatto donare da altri.
Alcuni pomeriggi che ero sola in casa o momenti tranquilli sul lavoro riflettevo: “Ma ora che faccio??” Mi dicevo. “Non posso continuare a fare sesso con altri uomini con lui che mi guarda…” Ero insicura, mi sentivo dubbiosa.
Se moralmente condannavo quello che avevo fatto, psicologicamente lo giustificavo, è difficile condannare qualcosa per quanto brutta e orribile sia, che ci abbia procurato piacere. Era ignobile quello che avevo fatto, ma purtroppo e tremendamente in quel momento mi era piaciuto…
Lui era soddisfatto di avermi vista posseduta da un altro uomo e anch'io se devo essere sincera, avevo provato mio malgrado un turbine di sensazioni fisiche e mentali che non avevo mai sperimentato prima con Gianni. Mi era piaciuto farmi possedere da uno sconosciuto e ne avevo gioito e questo era pericoloso. Perché pur condannando il gesto che avevo praticato, mi sentivo soddisfatta e attratto da esso. Se pensavo a quei momenti, al ricordo mi sentivo vergognosa e imbarazzata, ma turbata, strana, come eccitata.
Quella che si era instaurata e avevo dentro era una "strana me”, diversa dalla Michela di sempre e che conoscevo e al contempo questo mi spaventava, mi chiedevo perché avevo reagito così, non mi ero alzata e lo avevo scacciato. Mi giustificavo di averlo fatto con il fatto che avevo bevuto, ma sapevo benissimo dentro di me che non era quello. Avrei non voluto godere con quell’uomo, che mi avesse lasciato un ricordo disgustoso, pessimo, spiacevole, terribile, che mi avesse fatta male, sia fisicamente che mentalmente e invece quando ci pensavo, non potevo fare a meno di avvertire che mi era piaciuto, era stato virile, dolce e vigoroso asseconda dei casi. Era come se aver praticato sesso con lui, sessualmente mi avesse rovinata per sempre.
Sapevo e sentivo in me che mio marito me lo avrebbe richiesto ancora di rifarlo, forse tra un mese, due, tre, un anno, ma lo avrebbe richiesto, era nella sua natura… e dovevo fare una scelta in me, e iniziai nelle settimane seguenti a riflettere… A volte sentivo un senso di vuoto interiore, di sconforto, sapevo che quell’incontro aveva cambiato oltre che la mia vita coniugale anche la mia sessualità. Quando facevo sesso con mio marito non potevo fare a meno di pensare all’amplesso con quel tipo che mi aveva fatto letteralmente volare e toccare il paradiso dal piacere, Gianni purtroppo non era al suo livello. Mi sentivo sconfitta di fronte alla realtà perché aveva distrutto la mia moralità ed educazione. Provavo vergogna di me stessa, ma come dicevo anche ricordi piacevoli. In una sera di sesso i miei valori morali si erano dissolti.
Mi chiedevo che tipo di persona volevo essere? Diventare?
Gianni era così, trasgressivo e non sarebbe cambiato, come aveva detto lui stesso nel nostro litigio precedente avevo due scelte, o lasciarlo e rifarmi un’altra vita con un'altra persona oppure diventare come voleva lui e vivere questa vita. Sapevo che era impossibile cambiarlo. Ma sapevo che se mi rassegnavo il resto della mia vita l’avrei vissuta con lui, come voleva lui, senza poter cambiare le cose. Ma in fondo con lui ero felice, lo amavo, era dolce, attento a me ai miei bisogni di donna e non mi mancava niente, rispetto, attenzione, eppure mi sentivo triste per non essere stata capace a impormi e invece di riuscire a cambiare lui, Gianni aveva cambiando me.
Alla fine scelsi di vivere con lui in quel modo che voleva lui, in fin dei conti era mio marito e mi amava e io l’amavo, non potevo immaginare la mia vita senza di lui, anche se dovevo accettare il suo trasgredire saltuariamente.
Alla fine pur con le mie riserve mentali e sempre con l’idea un domani di cambiarlo, mi conformai e rassegnai ad essere quella che non ero, la moglie di un cuckold o una Sweet come dicono gli addetti d queste cose. Sviluppai nuovamente fiducia in me stessa, tollerai il mio fallimento iniziale ed evitai pensieri vittimistici.
Smisi di fare paragoni tra me e le altre donne e moglie di ufficiali, perché ognuno aveva senz’altro i suoi pregi e i suoi difetti e il loro marito non era certo migliore del mio, io almeno il mio lo conoscevo bene ora. L’unica persona con cui dovevo confrontarmi era con me stessa, e così feci.
I giorni seguenti tornati a casa, riprendemmo la vita di prima, sembrava davvero che non fosse accaduto niente. Io gli preparavo la divisa, gli stiravo le camicie, le preparavo la cravatta i guanti in pelle nera e la nostra vita scorreva da innamorati. Si, da innamorati.
Soltanto a letto alla sera, a volte, prendeva lo smartphone e guardavamo o meglio dovrei dire imponeva di guardare anche a me con grande imbarazzo e vergogna mentre praticavo sesso con quell’uomo, come gioivo con lui, come lo tiravo a me concedendomi, commentandolo anche e facendolo commentare anche a me. Dicendomi come ero brava a godere così tanto, che lui ce l’aveva bello grosso, che ero una vera porcellona e tante altre cose che evito di scrivere…
Anche se devo dire che in seguito non mi ha mai giudicata, non mi ha mai rinfacciato o fatto sentire in colpa per quello che avevo fatto, anche quando litigavamo animatamente, coniugalmente mi rispettava, mi ha sempre rispettato perché ero sua moglie, la “Sua signora”.
Dopo tre mesi me lo richiese, dissi subito di no, ma meno convinta della prima volta che me lo aveva chiesto, ero più assuefatta e al contempo pur se non volevo si associava il ricordo del piacere che avevo provato e si collegava irrazionalmente e scelleratamente alla voglia di essere posseduta di nuovo da quell’uomo così virile e focoso. Il sesso con lui era stato tutta un'altra cosa che con mio marito.
Mi sentivo in colpa per avere quei pensieri, mi spaventava l’idea di desiderarlo ancora, mi eccitava ma mi faceva stare anche male.
Quando ho manifestato questa mia paura a mio marito, lui mi ha risposto sorridendo che sapeva già che sarebbe andata così, che anzi lo desiderava per me, che sperava che io mi sentissi appunto così "accesa", cosi hotwife e moglie di un cuckold verso il partner.
Da un lato mi piaceva esserlo, ma mi sentivo tutto fuorché una brava moglie. E amavo moltissimo mio marito e nessuno sarebbe, riuscito mai a rubarmi e portarmi via il cuore da Gianni. Lo amavo troppo.
Come dicevo la seconda volta quando mi chiese di rifarlo, ero contraria, ma feci molte meno resistenze della prima volta, purtroppo avevo il ricordo che se anche era un gesto immorale e perverso almeno era piacevole, gioioso, che mi era piaciuto e mi lasciai convincere facilmente e guidare da lui e mio marito lo apprezzò.
La seconda volta non fu con lo stesso partner anche se le modalità furono identiche, lo feci con un signore molto discreto anche lui dotato ed esperto, sempre con mio marito che mi osservava. E quel tipo fu davvero un signore nei modi e nel pensiero. I miei partner li preponeva lui e ci furono altri incontri con me oramai consenziente, in genere avveniva uno ogni due tre mesi, quattro o cinque all’anno a volte con lo stesso partner altre volte cambiandolo. Comunque era sempre mio marito a cercarli, lasciavo fare a lui e se devo essere sincera non mi ha mai delusa.
Non starò a scrivere e descrivere del secondo, del terzo e poi del quarto e quinto rapporto sessuale con partner scelti da mio marito che al di là di qualche mia apprensione e avversità personale si svolsero piacevolmente come il primo, godendo e provando piacere sessuale a compierli.
Dopo quell’ennesimo partner, per motivi di servizio di mio marito cambiammo regione e restammo un lungo periodo, dei mesi, circa quattro o cinque o forse sei, in cui non mi chiese più nulla. Poi si un giorno arrivò a casa, mi baciò sulle labbra abbracciandomi e dicendo: “Ti devo parlare! Voglio farti una richiesta.”
Subito pensai che volesse chiedermi di accoppiarmi nuovamente con un altro uomo e risposi:” Dimmi chi è?!…”
Lui si sedette vicino a me, mi prese le mani tra le sue mormorando:” Quello che devo chiederti è importante Michela.”
Sorrisi:” Dimmi!” Ripetei conoscendolo: “Hai trovato qualche altro partner per me?!
“No… Non è nessun partner e nessun incontro sessuale. Voglio chiederti se sei d’accordo, se anche tu vuoi fare un figlio con me, se vuoi un figlio da me… se lo facciamo insomma…” Esclamò agitato quasi balbettando.
Restai sorpresa, ebbi un tuffo al cuore:” Un figlio…?” Mormorai. E risposi d’impeto:” Certo che voglio amore…!” E gli cacciai le braccia al collo abbracciandolo e baciandolo dappertutto sul viso. Ero la donna più felice del mondo. Quella sera stessa facemmo l’amore e mi ingravidò eiaculando liberamente dentro di me il suo liquido seminale.
Quando fummo sicuri che fossi incinta, lo dicemmo ai parenti, agli amici, colleghi…e iniziai la mia gravidanza con amore.
La gravidanza fu tranquilla, mio marito mi era sempre vicino, l’arrivo di un figlio fu un evento emotivamente intenso non soltanto per me ma anche per Gianni. Ci preparammo al cambiamento di ruolo e di identità, non più solo marito e moglie ma anche mamma e papà. Ridefinimmo i nostri spazi e ne creammo altri in funzione del figlio per accoglierlo psicologicamente e non solo fisicamente.
Non nascondo che durante la gravidanza avevo dubbi e angosce tipiche della maternità che lui provvedeva a mitigare. Nei miei cambiamenti fisici della gravidanza, lui non si sentiva coinvolto anche se mi cresceva il pancione e il seno insieme al sedere diventando più grosso.
Come nella maggior parte dei casi anche Gianni avvertiva un minore desiderio sessuale, e un maggiore senso di tenerezza e accudimento verso di me e il piccolino nella pancia.
I primi tre mesi mi vennero i capogiri e nausea e iniziai a sentire un poco di tensione e più sensibilità al seno, che si preparava a sviluppare i condotti lattiferi e a ingrandirsi. I mesi seguenti iniziai a prendere peso e avevo sempre sonnolenza. Mi vennero problemi digestivi, gli ormoni rilassavano la muscolatura per favorire la distensione addominale, ma mi provocavano piccoli disturbi digestivi, stitichezza, flatulenza, bruciore di stomaco e reflusso.
Nonostante fossi felice, non fu facile per me la gravidanza dal punto di vista psicologico, iniziai ad avvertire e vedere che il mio bell’addome piatto si ingrandiva e protendeva in avanti e dovetti dire addio al mio giro vita da modella così tanto invidiato dalle amiche e conoscenti, così come le cosce e in seguito mi vennero le smagliature. Per limitare i danni utilizzavo una crema anti-smagliature che mi procuravano i cambiamenti rapidi di peso o volume corporeo.
Il seno in quei mesi cresceva e notavo il suo volume aumentare e diventare più sensibile e anche più pesante, iniziando a cambiare taglia di reggiseno, più grande di coppe per contenere meglio le mammelle e con spalline più larghe per migliorare la contenzione. L’areola mammaria divenne più scura e dal centro addome mi comparve una linea scura verticale, la cosiddetta linea alba. Il seno continuò a crescere arrivando al termine quasi a raddoppiare le sue dimensioni iniziali e le areole divennero sempre e più grandi.
Al sesto mese quando mi guardavo allo specchio non mi riconoscevo più, il pancione voluminoso, il seno altrettanto con grandi capezzoli e un sedere vistoso e soprattutto non stavo più bei vestiti ma dovevo portare abiti a gonna ampi, tipici delle donne in gravidanza, quelli premaman.
Continuai a prendere qualche chilo al ritmo di mezzo chilo a settimana, approssimativamente al termine della gravidanza con il mio bel pancione in totale ne avevo presi nove di chili, e tutti, amiche e parenti mi dicevano che era normale che poi li avrei persi. Avevo paura di non piacere più a mio marito e lo tormentavo sempre:” Ti piaccio ancora anche se sono grassa?” Gli dicevo pur sapendo la sua risposta.
“Si mi piace lo stesso, ma lo sai amore che non sei grassa, sei solo gravida e alla fine ti sparisce tutto…”
“Lo spero!” Dicevo preoccupata. Ma quello che mi interessava era il bambino.
Così nacque Simona, la nostra gioia e la nostra vita, una bambina bellissima che assomigliava tutta a Gianni, naso, bocca, colore degli occhi e dei capelli.” Sarà bella come te!” Disse subito lui lusingandomi. Quando detti alla luce Simona avevo 34 anni, ero già adulta.
Dopo aver partorito faticai non poco a riprendere la mia linea, il mio corpo era cambiato, stentava a ritornare quello di prima, il seno era grande e i capezzoli grossi e anche il sedere e le cosce restarono più voluminose, si aggiunga a questo una pancetta da signora che non riuscivo più a mandare via. E quella trasformazione fisica mi rese maggiormente insicura e pensavo di piacergli meno e di conseguenza mi legai ancora di più a lui.
Passarono sette mesi e avevamo assunto una ragazza, una babysitter che mi aiutava con Simona.
FINE PRIMA PARTE. CONTINUA…
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