I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

STORIE IGNOBILI

1 2 una storia sbagliataxxx.jpeg

 VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

UNA STORIA SBAGLIATA (Una storia di periferia).

 

Note:

“È una storia da dimenticare, è una storia da non raccontare, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale, cos’altro vi serve da queste vite ora che il cielo al centro le ha colpite, ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

È una storia di periferia, è una storia da una botta e via, è una storia sconclusionata, una storia sbagliata.”

F. De Andrè.

 

 

SECONDA PARTE.

 

 

 

Dopo quello accaduto restammo in auto a piangere abbracciate, non si aspettava che finisse così in quel modo, di essere picchiata, denudata, mostrata e umiliata in strada davanti a tutti, lei guadava il vuoto, non si muoveva e non parlava. Fui io a dirle: “Mamma andiamo a casa!”

Accese il motore e partimmo, facemmo un giro di pochi chilometri e arrivammo sotto casa, non parlava più, aveva lo sguardo vitreo. Era sotto shock, non diceva nulla, sembrava che guardasse il niente, poi scoppiò a piangere ancora e l'abbracciai nuovamente e insieme singhiozzando restammo abbracciate.

“Ti ha picchiata mamma! Ti ha picchiata quella strega!” Ripetevo.

Per farla scendere e salire su in casa, presi dal bagagliaio gli asciugamani che portavamo al mare, una, quella grande l'aiutai a mettersela come un pareo intorno al corpo e quella piccola come un foulard in testa che le copriva parte del volto e camminando veloce con me al suo fianco entrammo nel portone e nell’’atrio, chiamai subito l'ascensore e andammo su. Fortuna volle che non incontrassimo nessuno dei condomini.

 

Entrati in casa si cacciò sfinita sul divano a piangere ancora tutta bagnata di urina di Carmencita. Poi la sollecitai ad alzarsi che era sporca e che l’urina stava asciugando e iniziava a puzzare e l'avrei aiutata a lavarsi, e l'accompagnai sotto la doccia.

Passata la tensione nervosa iniziava a sentire il dolore, le faceva male persino l'acqua sui capelli e sulla pelle.

L'aiutai a lavarsi, la insaponai lentamente e delicatamente sotto la doccia, era piena di escoriazioni dappertutto, alle ginocchia, hai gomiti, sulla schiena e il sedere. La testa le faceva male solo a sfiorare i capelli e il cuoio capelluto sotto la lunga chioma, aveva delle chiazze vuote in testa, quella stronza le aveva davvero strappato letteralmente alcune ciocche dei suoi bellissimi capelli. E in alcuni punti si vedeva in vuoto. Ma probabilmente con i capelli, anche se meno, anche Carmencita era nelle stesse condizioni, anche mamma gliel'aveva tirati forti e tra le dita aveva avuto dei suoi fili neri.

Delicatamente le feci lo shampoo e la risciacquai con l’acqua a bassa pressione per non farle male. Poi uscita l’aiutai ad asciugarsi. Era piena di graffiate, sul collo, la schiena e le braccia, oltre che lividi, escoriazioni ed ecchimosi che le medicai. Le facevano male le dita della mano, forse slogate, il viso insieme agli occhi iniziava a gonfiare e aveva il labbro inferiore tagliato da qualche schiaffo, anch’esso gonfio. Ma nonostante le mie insistenze non volle andare assolutamente al pronto soccorso dell’ospedale, si chiuse in casa e in sé stessa a curarsi da sola. Tra lo shock, l’umiliazione e la paura le venne la febbre quella sera, scottava in fronte e in tutto il corpo. Telefonò al medico dicendo che aveva la febbre e mal di schiena, che era caduta e conoscendola gli diede quindici giorni di malattia, che io passai a prendere e portai il giorno dopo la richiesta al suo datore di lavoro, inventando una bugia, che era caduta nella scala.

A casa restai con lei e la medicai ogni giorno con delle creme che avevamo e altre ne acquistai specifiche, anche antibiotiche in farmacia. Andò a letto e io mi sdraiai vicino a lei a piangere, eravamo sconvolte e terrorizzate da quella donna, e mi sentivo in colpa, se mamma era stata picchiata e umiliata davanti a tutti da quella donna era per colpa mia e quel Juanito.

Restò a letto senza alzarsi e mangiare per due giorni. Aveva avuto uno shock terribile. Non rispondeva nemmeno al telefono alle amiche e colleghe che chiedevano notizie, ero io che lo facevo tramite lei con i parenti e le amiche. 

 

Dopo quell’episodio restammo scioccate, mamma soprattutto. Si diede malata e non volle uscire di casa, si curò le ferite e il cuoio capelluto che aveva delle chiazze vuote senza capelli.

Pensavo a come si sentisse, a cosa provasse oltre il dolore fisico, soprattutto quello morale e psicologico. La sua dignità, il decoro e il rispetto che aveva per sé stessa erano stati calpestati. Quella donna le aveva fatto vivere una sorta di gogna pubblica, l'aveva picchiata, umiliata, sottomessa davanti a tutti, mostrata, fatta toccare e battuta sulle parti intime, e esibita nuda e inoltre le aveva urinato addosso, il massimo spregio. Aveva vergogna, tutti l'avevano vista spogliata in quella lotta a suon di schiaffi e tirate di capelli, fino a rimanere completamente nuda e qualcuno l'aveva anche ripresa con lo smartphone. Si era dovuta inginocchiare davanti a quella megera sudamericana e chiederle scusa, perdono, degradarsi a baciarle e.…leccarle il sesso pubblicamente.

Mamma non volle assolutamente fare denuncia, la sollecitai, la esortai ma niente. Credo anzi certamente aveva paura, di più, terrore di quella Carmencita, come continuavamo a chiamarla tra noi, preferiva dimenticare, ma non era facile, quel disonore e quella mortificazione, quell’oltraggio al suo essere mamma e donna se lo sarebbe portata dentro tutta la vita e io anche assieme a lei.

 

 

Nei giorni seguenti lentamente si riprese, restò a casa quindici giorni, poi andò dal medico di famiglia a farsi visitare, dicendo che era stata aggredita da una sconosciuta che l’aveva scippata e cacciata a terra. Lui ci credette anche perché gli disse che aveva fatto la denuncia alla polizia, anche se non era vero e visto che non si era rimessa pienamente il medico gli diede altri quindici giorni di malattia.

 

In tutto stette a casa un mese senza lavorare, aspettò che le passò la faccia gonfia, le escoriazioni agli arti e le graffiate sul collo poi lentamente aiutata da me riprese la vita quotidiana e incominciammo a uscire. Io avevo sempre il figlio di quella sudamericana, quel Juanito che mi tormentava, mi seguiva e fermava, ma a mamma non dissi mai nulla.

Lentamente riprendemmo la vita di prima, a settembre io ripresi i miei studi e lei a lavorare. Tornai al liceo e mamma dopo un mese lentamente al suo lavoro con il viso sgonfio, ma con qualche segno, che nascondeva dietro al trucco. Anche alle colleghe sul lavoro disse di essere stata scippata e cacciata per terra. Per i capelli lentamente le passò il dolore, ma le restò il cuoio capelluto sensibile al passaggio del pettine e alcune zone glabre, vuote in alcuni punti, che lei nascondeva con gli altri capelli.  

In quel periodo non volemmo sapere più niente dei sudamericani, mamma cambiò i negozi e strada per non incontrarli, non passammo più dalla loro zona ma facemmo un giro più lungo.

Mamma aveva pensato anche di cambiare casa e quartiere, andare ad abitare e vivere io e lei da un’altra parte, ma non era facile, non si trovavano appartamenti vuoti da affittare e quei pochissimi che si trovavano volevano delle cifre esorbitanti che non potevamo permetterci, così decidemmo di restare lì, in fondo a parte l’accaduto ci trovavamo bene, la casa era bella e grande. A mamma capitò di intravvedere per strada Carmencita e lei a mamma, si guardavano da lontano, mamma quando la vedeva incominciava a respirare forte e tremare, aveva paura soltanto a vederla da lontano, abbassava lo sguardo e cambiavamo subito strada e andavamo da un’altra parte con lei che ci osservava da lontano. Però non diceva nulla mamma, non faceva gesti e proferiva contro Carmencita come faceva prima, restava in silenzio, ne aveva paura e si vedeva che era inquieta.

Questa è la storia vera di quanto successo a mia madre, il resto che si è sentito dire in giro sono accadimenti inventati.  L’unica cosa dopo quel fatto che capitò, fu che mamma era cambiata, anche nei confronti, diventando permissiva su tutto. La seconda parte della storia riguarda più me che mamma me, e ci ha cambiato la vita futura…

Vi racconto anche il resto così si ha completo il quadro e si saprà perché anche io sono cambiata così tanto.

E così continuai a narrare.

I soldi non bastavano mai, non era facile vivere con uno stipendio soltanto, quello di mia madre con me che studiavo, mio padre le passava poco e niente....

 

Mamma dopo quello shock era diventata paurosa e aveva timore di tutto, soprattutto di Carmencita che quando la incrociava, mamma cambiava marciapiede o se entrava in un negozio che c’era lei usciva subito abbassando lo sguardo. Quando non lavorava non usciva molto di casa dopo il lavoro, faceva vita sedentaria, prendeva anche dei calmanti e per questo era un po' ingrassata, ma era sempre bella.

Dopo qualche mese un giorno improvvisamente e inaspettatamente incrociandoci all’ultimo momento Carmencita la fermò per strada, c’ero anch’io con mamma che non lasciavo mai andare sola nel quartiere dopo quello che le era accaduto. Quando se la trovo davanti mamma impallidì e si agitò. Lei lasciando poco distante le sue connazionali e avvicinandosi da sola la salutò: “Ciao Francesca!” Le disse.

Mamma inquieta e tremante rispose educatamente:” Buongiorno Ana!!

Carmencita chiese il motivo del perché sfuggivamo quando la incontravamo:” Por qué huyes cuando me ves? Perché scappi quando mi vedi?>

Subito mamma rispose con voce tremante:” Ma no!... Si sbaglia è che devo andare da un’altra parte e non cambio strada perché c’è lei Ana…”

Ma Carmencita non ci credette e disse che aveva l’impressione che mamma quando la vedeva, scapasse.

Allora risposi io dicendo la verità:” Non si sbaglia signora che cambiamo strada quando la incontriamo, dopo tutto quello che è accaduto… non può essere diversamente.” Mia madre tenendomi per mano mi tirò il braccio forte stizzita, come a dirmi di non risponderle in quel modo, a non parlare così.

E Carmencita all’improvviso dichiarò” Quello che è successo è colpa tua Francisca, ti sei comportata male con me, hai iniziato tu lo sai a minacciarmi e spingere e io ho reagito e ti ho picchiata. “Senza entrare nei particolari della denudazione e tutto il resto.

Mamma a disagio mosse la testa, non le andava ricordare quelle cose e l’episodio, guardava sempre in basso intimorita e fu lei a dire:” Levanta la cabeza y mírame a los ojos Francisca cuando hablo. (Tira su la testa e guardami negli occhi Francesca quando ti parlo.” E mamma li tirò subito su guardandola intimorita.  

“Ti sei resa conto che è colpa tua quello che è successo?!”

Mamma restò in silenzio e poi la vidi annuire con il capo, anche se non era sua, si pigliava tutta la colpa per paura. E Carmencita continuò affermando:” A yo me ritengo soddisfatta dalle scuse che mi hai fatto davanti a tutti, di avermi chiesto perdono e di avere ammesso che eri tu che sbagliavi”. Aggiungendo:” Per me è todos finito, è todos chiuso…  se vuoi la mia amicizia te la do…!”  Dicendolo inoltre come se fosse una sorta di protezione:” E state tranquille che nessuno vi importunerà più…” E restò in silenzio davanti a mamma come ad attendere una risposta, mentre le sue connazionali poco dietro l’aspettavano. Non parlò del fatto che l’aveva denudata per strada, insultata e offesa, fatta toccare da uomini e urinata addosso, disse soltanto:” Dimentichiamo tutto Francisca e partiamo con la nostra amicizia. Per noi sudamericane l’amicizia è sacra…”

Tutto sommato non mi dispiaceva se facevano la pace, al di là di quello che era accaduto, almeno mamma sarebbe stata tranquilla, avrebbe potuto uscire di casa senza timore, anche da sola…  essere più serena, anche se questo significava cancellare in un colpo solo tutto quello che aveva subito.

Guardai mamma che era nervosa, quasi tremante di averla ancora davanti e non riusciva a sostenere il suo sguardo e presa dal timore pronunciò:” Si va bene! Dimentichiamo tutto quello che è successo Ana e diventiamo amiche!” Carmencita allungò la mano in segno di pace, mamma la sua per stringerla, ma invece prendendola e stringendola Carmencita tirò mamma a sé e l’abbracciò forte, dimostrandole affetto e la baciò sulle labbra con lo schiocco. Restammo stupite di quell’abbraccio e di quel bacio inaspettato, ma non dicemmo nulla, soltanto dopo parlandone tra di noi io e mamma, aldilà della perplessità pensammo che era un loro modo di fare pace così, dandosi il bacio… In quello stesso incontro ci invitò a darle del tu e a una festa di quartiere che si svolgeva il giorno dopo, della loro comunità, una specie di sagra. Una festa paesana che facevano i sudamericani, dove ci sarebbe stato da cenare, ballare con musica latino americana e divertirsi.

Mamma disse che non se la sentiva, cercò di sviare, ma lei insistette che era una bella festa e dovevamo esserci in quanto amiche, ed era un onore essere invitati alla festa, e che se non ci vedevano arrivare sarebbero venuti loro apprenderci, dicendo Carmencita che ci teneva all’amicizia di mamma e che ci fosse.

Alla fine accettammo. A casa mamma motivò quella accettazione di pace dicendo che quella gente li era meglio averla amica che nemica… ma si vedeva che la temeva.

Quella sera andammo e fummo accolti da tutti, mamma era timorosa che succedesse qualcosa, invece non accadde nulla, ci rispettarono, nessuno parlò dell’episodio di mesi prima. Carmencita volle mamma seduta affianco a lei nella tavola, una forma di onore che aspettava a persone che consideravano fare parte delle loro amicizie. Invece a me fecero sedere con i suoi fratelli e altri ragazzi a un altro tavolo, affianco a Juanito il figlio di Carmencita, quello per cui era successo tutto il casino tra mamma e Carmencita. Comunque fu una bella serata, subito Juanito mi chiese di ballare con lui, ma al mio dire che non ero capace a ballare i latino americani, si propose di insegnarmi.  Mamma vedeva che ballavo con Juanito, il figlio di Carmencita ma non disse nulla. Si cenò con cibi speziati, si bevve e si ballò tutta la sera. Anche mamma su richiesta di Carmencita fu fatta ballare nonostante non volesse e ballò anche lei con Juanito e Carmencita la fece ballare anche con suo marito Juan, per dimostrarle che non era gelosa e poi con altri sudamericani che si misero come mosche a corteggiarla e invitarla a ballare.

Dopo quell’incontro e quella sera le cose cambiarono, nei mesi seguenti si ci incontrava spesso per strada o in qualche negozio, noi salutavamo sempre con diffidenza nascosta, loro con il sorriso che a me pareva falso e con uno scopo ben preciso, che non era una amicizia disinteressata. Ma non capivo ancora in cosa vertesse il loro interesse per noi. Tutto sommato come diceva mia madre:” meglio averla amica certa gente che nemica.”

Alcuni giorni, mattina o pomeriggio, invitavano mamma da sola ad andare a casa loro a prendere il the, cosa che fin che c’è riuscita e ha potuto mamma ha declinato.

 

Passò ancora qualche mese ed entrammo nell’anno nuovo e un pomeriggio di primavera che finii prima di studiare e saltai delle lezioni pomeridiane perché la professoressa era assente, tornai a casa prima. Aprii con le mie chiavi e quando entrai intravvidi dalla porta della camera socchiusa mamma che si vestiva, che si stava tirando su la gonna. E con mio stupore poco dopo dietro lei comparì Carmencita, anche lei in camera di mamma che si aggiustava un gonnone zingaresco tipico delle sudamericane, uscire salutandomi e dicendo senza che io le chiedessi nulla:” Sono venuta a portare una crema per i dolori a tua mamma e gliene ho spalmata un po', lo frizionata sulla schiena e sui lombi. Restai stupita che fosse venuta a casa nostra e soprattutto che mamma l’avesse fatta entrare e in camera. Ma quando andò via alla mia richiesta di spiegazioni mamma a disagio si giustificò dicendo imbarazzata:” Come sai, siccome ho mal di schiena, e Carmencita è esperta di massaggi, li pratica anche ai suoi e alle sue connazionali, gentilmente mi ha portato una crema prodotta da loro e me l’ha spalmata e praticato dei massaggi nella zona lombare.” Aggiungendo con un mezzo sorriso:” Lei non solo da schiaffi, ma è esperta e compie anche massaggi per il dolore.”

Quando le chiesi se non considerava inopportuno che venisse a casa nostra a fare i massaggi dopo quello che aveva fatto, rispose:” Ma stai tranquilla Sabry, siamo diventate amiche, c’è confidenza e affiatamento ora tra noi. Anche io qualche volta sono stata a casa sua.

In fondo è gentile, anche le sue connazionali e poi come sai io qui non ho amicizie   e tutto sommato al di là di quello che è successo, apprezzo il suo interesse per me, per noi. “Proseguendo:” Abbiamo parlato anche di quello che è accaduto e di come ci siamo comportate e ragionando mi sono resa conto che è stato anche colpa mia che l’ho provocata.” E se lo ripeteva sempre in ogni occasione come a convincersene e rimarcarselo, d’altronde erano le uniche persone con cui fuori dal lavoro mamma aveva conoscenza e preso confidenza. Una cosa però non mi tornava, il perché per fare i massaggi per il mal di schiena mamma si tolse la gonna? Sarebbe bastata tirarla giù sulle cosce e su la maglia e non restare in mutandine davanti a lei? E poi perché farsi massaggiare la schiena in camera e non sul divano in soggiorno? Comunque non ci feci caso, pensai che essendo tra donne essere in mutandine tra di loro non comportava nulla, anche a me capitava nello spogliatoio con le mie amiche di scuola. Pensai che fosse stata soltanto attenzione, una gentilezza, una premura femminile che spesso noi donne abbiamo tra di noi.

Vedendola tranquilla quei giorni, mi rassicurai.

A inizio primavera arrivò il giorno che dovevo partire con alcune mie coetanee studentesse e con la classe per andare a fare uno stage di studio in Inghilterra, per favorire l’orientamento sul lavoro, da prendere e sarebbe durato fino a settembre e una volta rientrata, l’anno dopo avrei dato la maturità. Ma non ero felice, non mi andava, volevo restare con mia madre, avevo un brutto presentimento a lasciarla sola con l’amicizia di quella gente, ma lei mi rassicurò:” Vai tranquilla amore, non succederà niente, quello che è stato è stato… oramai te l’ho detto siamo diventate amiche e mi guarderò bene dal litigare ancora con lei. Non voglio certo prenderle di nuovo…” Ma la vedevo passiva a Carmencita quando si incontravano, come regredita nei suoi confronti. Non volevo partire, non ne ero entusiasta anche perché non mi piaceva fare lo stage, ma su sua sollecitazione lo feci.

Stetti a Londra tre mesi con altre ragazze. Con mamma ci sentivamo allo smartphone tutte le sere e devo dire che la sentivo sempre di buon umore e sorridente, dicendomi che qualche pomeriggio andava con Carmencita o a casa sua o a fare qualche passeggiata.

 

Quando ritornai dopo tre mesi era giugno, avrei dovuto fermarmi due settimane e ripartire per altri tre mesi fino a settembre per terminare lo stage.  Quando la rividi mamma era un'altra donna, dopo quasi un anno da quell’episodio aveva ripreso a truccarsi e a vestirsi in maniera giovanile. Ero felice per lei, contenta con mamma che si tenesse e si curasse un po'.

Rividi Carmencita e i suoi figli che mi invitarono a casa sua, ma non andai, e Juanito che sapendomi ritornata, mi invitava sempre per qualcosa, passeggiare, giri in moto, ballare, inviti che declinai tutti con suo disaccordo.  Passai le due settimane di vacanza che dovevo restare in Italia a casa con mamma, ma al momento di ripartire non volli, non mi piaceva proseguire altri tre mesi lo stage, volevo restare in Italia e con mia madre e glielo dissi:” Voglio stare qui, continuare in istituto a studiare.” Oramai frequentavo il quarto anno del liceo scientifico e dopo varie discussioni mia madre accettò.

Pensai di starle vicino per aiutarla a riprendersi bene e proteggerla, a tenerla lontana da quella gente, invece senza rendermene conto venni anch’io risucchiata da quelle persone.

A volte andavo anch’io con mamma a casa di questa Ana, Carmencita, erano disordinate, vivevano in molti in un appartamento anche se era grande. Quando ero lì con loro, mamma si appartava con Carmencita a parlare, le sentivo ridere, non capivo il motivo perché non voleva che ci fossi anch’io con loro e restavo con la sorella di Juanito, la terza figlia di Carmencita mia quasi coetanea essendo di un anno di età meno di me. E restavo con Juanito stesso e i loro amici e amiche tutti coetanei anche se non mi piaceva. Lui mi faceva anche regali di cose probabilmente rubate da qualche parte o pagate con soldi degli scippi. Non è che mi soddisfacesse molto restare con loro, non mi piaceva il loro modo di essere, di parlare, gesticolare, rapportarsi. Capii che Juanito, il figlio di quella che io continuerò a chiamare Carmencita e non Ana come si chiamava realmente, era il capo di quella banda di sudamericani dedita ai furti, gli scippi e altre cose. Non mi andavano come persone, mi davano una sensazione di sporco con la loro pelle bruna, sembravano sempre sudati. Dentro di me li odiavo a tutti per quello che avevano fatto a mamma, anche se a volte fingevo e sorridevo, Juanito lo odiavo più degli altri, se potevo lo schivavo, come sua sorella che sembrava una zingara. Ma non mi interessava, mai e poi mai mi sarei messa con un tipo come lui, avevo altre aspirazioni e altri corteggiatori, italiani e puliti. 

 

Un giorno degli ultimi, prima della fine dell’anno scolastico, all’uscita dell’istituto, saranno state le tredici, salutai le amiche, misi libri e borsa nel bauletto esterno, presi il motorino e mi avviai verso casa. Oltre a metà strada una moto mi superò ad alta velocità e mi fece segno di fermarmi. Sotto il casco integrale riconobbi Juanito il figlio di Carmencita, quello per cui mamma aveva iniziato quel litigio ed era stata picchiata e umiliata. Ricordo che pensai:” Ancora!!” Aveva ripreso a importunarmi. Comunque, mi fermai e mi disse di scendere.” Ti devo parlare!” Esclamò.

Misi la moto sul cavalletto e scesi:” Che c’è?” Domandai guardandolo scocciata. Si tolse il casco, scese anche lui dicendo:

“Vieni sediamoci qui!” … C’era un muretto.

Appena fummo seduti esclamò:” Voglio che tu diventi la mia ragazza Sabrina…”

Restai sorpresa da tanta sfacciataggine, lo guardai e gli risposi:” Ma io non voglio essere la tua ragazza, siamo diversi io e te…” E aggiunsi subito per non offenderlo:” …non di pelle o etnia intendiamoci, ma di carattere, di idee e modo di vedere le cose…”

“Be queste cose si cambiano… puoi diventare come me.” Disse.

E non riuscendo a fargli capire con le parole che non mi andava lui, che non lo volevo come ragazzo, né tanto meno imparentarmi con la sua famiglia di prostitute, perché tali reputavo sua madre e le sue sorelle, probabilmente un po' perché ero a disagio da quella proposta diretta, un po' perché avevo paura di lui come di sua madre, per non offenderlo e farlo desistere, gli dissi:” Ma io ce l’ho già un ragazzo…” Anche se non era vero.

Lui si irrigidì dicendo:” Chi è?” 

“Un ragazzo che frequenta l’istituto!” Risposi.

“Lo lasci!” Disse arrogante e prepotente.

“E perché dovrei lasciarlo? Io non lascio nessuno!” Risposi.

“Perché voglio diventare io tu hombre…” Replicò.

In quel momento ero scombussolata, avevo fame e volevo andare a casa e per togliermelo davanti gli dissi:” Ci penserò!” Ma lo pronunciai solo per potermi allontanare. Presi il motorino, lui la moto e partimmo e mi seguì finché non arrivai a casa. Nel tragitto pensavo:” Ma che prepotente, maschilista e possessivo, a dire che posso cambiare e diventare come vuole lui e che dovrei lasciare il ragazzo che gli ho detto che frequento, soltanto per mettermi con lui. Se lo scorda…”

Arrivata su c’era mamma dalla pausa pranzo dell’ufficio, avrebbe ripreso alle 15.00. Le diedi il bacino come al solito e ci sedemmo a tavola a pranzare e la informai, le dissi quello che era successo…

“È ritornato alla carica Juanito. Mi ha aspettata fuori dall’istituto e mi inseguita in moto e a metà strada mi ha fatto fermare.”

“Ah e che voleva?” Mi chiese evasiva.

“Ha ripreso a importunarmi mamma. Mi ha detto che vuole uscire con me, che diventi la sua ragazza…”

“Ah!” Esclamò ancora guardandomi sorpresa e diversamente dall’anno prima e minimizzò:”

“Importunata è una parola grossa Sabry, si è soltanto dichiarato. E tu che le hai risposto?”

E quella fu la prima anomalia che riscontrai del suo cambiamento nel sentire parlare mia madre, in un altro contesto mi avrebbe detto:” Lascialo perdere, non metterti con quella gente lì…è pericolosa.” Invece mi chiese: “E tu cosa hai risposto?”

“Gli ho detto, anzi gli ho fatto capire che a me non va, non gli ho detto che non mi piace come ragazzo perché non vorrei fare come l’altra volta, ma gli ho detto che ho un altro, anche se non è vero…”

Mamma sorrise:” Perché gli hai detto così?” Domandò.

“Per allontanarlo, non mi piace come ragazzo...”  E qui ci fu la seconda anomalia sul cambiamento di mamma che invece di dirmi:” Hai fatto bene! Lascialo perdere, la prossima volta non fermarti più!” Pronunciò: “Be lui in fondo si è dichiarato, tu le piaci, le sei sempre piaciuta è più di un anno che ti corteggia…”

“Importuna mamma, per non dire che mi molesta, non corteggia.” Precisai.

Lei mi guardò masticando il pranzo e dicendo:” Non usiamo parole grosse Sabry, per me ti sta corteggiando, con quei termini che usi anche il nostro litigio fu causa di quello…”

“Appunto!” Dissi io, ma mia madre continuò, con una terza anomalia dicendo:” Non dobbiamo avere pregiudizi verso queste persone, li avevo anch’io e sbagliavo…” Pronunciò aggiungendone una quarta apparenza di cambiamento:” In fondo cosa c’è di male se ci esci qualche volta con lui, lo conoscerai meglio e poi deciderai con calma, senza pregiudizi come rapportarti con lui.”  Ero sorpresa da quelle risposte che mi dava e le dissi:

“Ma a me non piace, non mi va come persona…”

“A volte quelle che ci piacciono sono quelle meno adatte a noi, guarda me con tuo padre, ci piacevamo da morire e guarda come siamo finiti, che non ci parliamo nemmeno più.”

Praticamente mi stava dicendo di uscire con lui, con Juanito e poi valutare e decidere se continuare. Restai in silenzio, non mi aspettavo una reazione e una risposta così permissiva da parte di mamma, sapendo che fino all’anno prima odiava quella gente. E pasteggiando le chiesi:” Ma tu mamma non saresti contraria…”

“Se ci esci insieme a lui?... No, basta che anche tu lo voglia…!” Rispose.

“Si ma lui mi ha chiesto esplicitamente che vuole che diventi la sua ragazza… io non voglio assolutamente.” Aggiunsi.

“Cosa c’è di male ad avertelo detto?  Dovrebbe farti piacere Sabry, apprezzarlo, ti ha esternato i suoi sentimenti, probabilmente è innamorato di te, lo è sempre stato e poi non è un brutto ragazzo…”

“Si, ma ha un modo di fare, un carattere che non mi piace… e poi non voglio per ragazzo un sudamericano che non amo…”

“L’amore… oh Sabry! Sei nell’età giusta, anch’io…” Stava dicendo e la interruppi:

“Si lo so anche tu con papà eravate innamorate pazzi e poi vi siete lasciti e non potete più vedervi, ma lo avrai raccontato cinquanta volte. Ma questo cosa centra?”

“Centra, perché essendoci passata io ti do dei consigli.” E ripeté:” L’amore, non deve mica essere per forza un colpo di fulmine al primo sguardo, ci sono amori che nascono con la conoscenza. la frequentazione e il vivere insieme e sono quelli che durano di più, tutta la vita. Quelli al primo sguardo sono fuochi fatui… che vivendo insieme muoiono e svaniscono invece di crescere. L’amore può nascere anche dopo e se non nasce, resta affetto, tenerezza e rispetto che valgono tanto come l’amore se non di più… Queste sono cose che si aggiustano Sabry…. Se una persona non si conosce non si ci può mettere e dare un giudizio e dire di esserne innamorata. Viceversa se la si conosce vivendoci può nascere un legame.”

Restai in silenzio e incredula del suo discorso, ma lei alzandosi per prendere la pietanza, mi sfregò affettuosamente la mano sui capelli dicendo:” Io con te sono onesta Sabry, io non sono contraria se ci esci qualche volta... ma devi essere tu a decidere, io ti posso solo suggerire di conoscerlo di più! E comunque io rispetterò sempre ogni tua decisione e sarò sempre con te… ricordalo.”

Quando si risedette le dissi:” Ma io mamma non ho mai avuto un ragazzo, non ho mai fatto niente con nessuno se non qualche bacio…”

Sorrise dicendo:” Ma cosa devi fare? Sei ancora vergine?”

“Si!” Risposi.

“Be non è detto che devi arrivare a quello se ci esci insieme, come capita con tutte le ragazze lui ci proverà senz’altro, ti bacerà, accarezzerà se vorrai, in questo non c’è niente di male, ma poi se aspirerà di più, starà a te fino dove farlo giungere e fermarlo. Se non vuoi non lo fai…E poi come corri, sei già arrivata al sesso … ai rapporti sessuali.” Esclamò ridendo e facendo ridere anche me:” È proprio vero che voi ragazze pensate sempre a quello…”

“Ma no mamma, è che io non l’ho mai fatto, ho sentito dire dalle amiche, visto qualche foto e clip sullo smartphone della compagna di banco …” A quel punto alzandosi mi abbracciò baciandomi in fronte. “Se vuoi ti posso aiutare io, consigliarti come comportarti con un ragazzo, darti dei suggerimenti e dirti la mia opinione, io sono disponibile a istruirti visto che per moralismo non l’abbiamo mai fatto primo e davo per scontato che sapessi, e non soltanto come mamma, ma soprattutto come un’amica più grande…”

“Certo se mi consiglierai e mi istruirai sarò felice…” Risposi e tacitamente compimmo quella forma di intesa confidenziale.

In fondo ero contenta che lei mi spiegasse, mi guidasse e conducesse in quel mondo per me in parte sconosciuto, chi meglio della propria madre può farlo? Ma non sapevo che sarei stata influenzata e suggestionata da lei fino a persuadermi. Se un comportamento lo dice la mamma di compierlo in un determinato maniera, si presuppone che lo faccia per l’interesse della figlia e sia il meglio per lei, ma non sempre è così… non mi rendevo conto che mia madre non era più la stessa e che quella Carmencita l’aveva rovinata e soggiogata. Capivo che lei non era contraria a che uscissi con Juanito, anzi in alcuni momenti mi pareva quasi accondiscende, che mi esortasse a frequentarlo anche se non mi andava e non mi piaceva e mormorai:” Allora se mi ferma ancora accetto di uscire con lui? Di fare una passeggiata?”

“Ma si Sabry, uscire con un ragazzo non comporta niente… uscirci insieme non è un matrimonio e che te lo devi sposare, serve soltanto a conoscerlo di più…”

“Però non voglio diventare la sua ragazza…” Mormorai e precisai:” Io per quello che lo conosco adesso non mi va, neanche come si veste, da tamarro, sembrano tutti usciti dal letame!”

“Sabry non dire queste cose e non parlare così che non voglio… e poi lo sai anche tu visto che a volte l’ascolti la canzone di De Andrè, dai diamanti non nasce niente e dal letame nascono i fiori…”

“Mmm sarà! Si vede che De Andrè non ha mai conosciuto la famiglia di Carmencita…”

“Sciocchina! Questo lo vedrai tu dopo quando l’avrai conosciuto meglio… se continuare a frequentarlo, oppure no…” Quella chiacchierata finì lì, mamma si alzò e andò al lavoro e io sparecchiai e lavai i piatti.

Il giorno dopo un giovedì all’uscita dalla scuola mentre stavo rientrando a casa ed ero davanti al portone sentii il rombo della sua moto di grossa cilindrata e lui arrivare, scendere e togliersi il casco. Ci fermammo a parlare sotto il portone e lui con una tempestività che era strana, mi chiese di uscire con lui quella sera stessa… Da come parlava pareva cambiato, era educato, istruito come se avesse ascoltato il discorso che avevo avuto con mia madre, o come se lei lo avesse riferito a Carmencita e questa a suo figlio di come comportarsi con me, ma allora non pensai a quello, mi pareva soltanto una casualità la sua richiesta, infatti diceva.” Usciamo, soltanto per conoscerci meglio, senza impegno da parte tua, così potrai valutarmi in modo migliore e poi con calma decidere e fare le tue scelte. Io ti amo Sabrina e vorrei che tu diventassi lamia ragazza e se te lo dico è perché ti rispetto: “E my corason pulsa por ty…” Era anche simpatico.

Alla fine accettai di uscire con Juanito anche se ero contraria e non mi andava, lo facevo solo per assecondarlo, accontentarlo e in parte accontentare mamma che ci teneva, visto i consigli che mi dava e arrivata su in casa la informai:” Mi ha fermato sotto il portone Juanito!”

“Ah... e cosa voleva?” Chiese non sapendo o facendo finta di non sapere.

“Uscire con lui stasera.”

“Se vuoi vai, sono convinta che non accadrà niente di spiacevole e se non nascerà nemmeno una simpatia, un discorso tra voi, almeno desisterà e ti toglierà dalla sua testa… questa è la mia opinione.” E alla sera mentre dopo cena mi preparavo mi diede delle indicazioni:” Vistò che è la prima volta che esci con un ragazzo, anche se non ti piace, non essere rigida come un pezzo di legno e maleducata con lui. Sorridigli, fagli capire che anche tu sei interessata a uscire con lui.” Parole che significavano di aprirmi amichevolmente con lui.  E continuò mia madre:” Se ti fa qualche avances, come fanno tutti i ragazzi non essere scortese…”

“Che tipo di avances?”  Domandai.

“Se ti stringe, se ti dà qualche bacetto o lascia che glielo dia tu, intanto finisce tutto lì, oppure con gentilezza e garbo lo fai desistere. È facile, si fa come con tutti i ragazzi che allungano le mani per toccare. Vedi tu cosa fare, devi pensare che anche se ti fa due carezze sulle cosce non succede niente se non tu non vuoi provare e conoscere qualche emozione nuova. Cerca di non sembrare una ragazza che è uscita dal convento…” Disse ridendo, facendo sorridere anche a me.

“Avrà poco da accarezzarmi le cosce visto che indosserò i jeans…” Risposi.

“Ma perché Sabry, una sera che esci e vai a ballare fatti bella, ti ho già preparato la gonna sul letto…”

“Ma i jeans mi stanno bene, sono aderenti e sono comodi e mi piacciono…”  E mamma lo sapeva, e glielo chiesi:” Come mai mi hai preparato la gonna mamma?!”

“Perché hai delle belle gambe lunghe e affusolate Sabry, non ce l’avevo nemmeno io belle come le tue alla tua età. Falle vedere, mostrale, ci sono tante ragazze della tua età che le hanno storte e tu che sono perfette le nascondi con i jeans?”

“Ma non so mamma sono indecisa… andiamo in moto, con la sua e io sono dietro lui e mi svolazza tutto il gonnellino posteriormente…” Risposi.

“Oh le dici di andare piano e tieni il gonnellino con una mano.” Poi come se decidesse lei e io fossi sempre una ragazzina disse: “Su ora togli questi jeans che hai e metti la gonna, vedrai che starai meglio e farai un figurone, dammi retta!”

“Ma non la mini però?” Le dissi.

“Ma no, ti ho preparato nel letto il tuo gonnellino svasato, vedrai come starai bene… Almeno sei più femminile, carina…ti vedono le gambe che ce l’hai bellissime… lasciatele guardare, vedrai che poi piacerà anche a te mostrarle e lasciartele osservare. E poi sono contenta anch’io di avere una bella figlia ammirata, sono orgogliosa di te Sabry.”  E sorrise.

Era strano il suo comportamento di quella sera. Sembrava che ci tenesse a quell’incontro tra me e Juanito, lasciandomi per quel suo modo di fare sempre il dubbio che tra altre casualità che allora avvenivano e che ragionai in seguito, che la sua intenzione fosse un’altra, di favorire Juanito a conquistarmi e a diventare la sua ragazza. Assurdamente a facilitarlo a vincere le mie resistenze e contrarietà su di lui. Ma quella sera non pensavo a queste cose, e poi era mia madre a dirmi di comportarmi in quella maniera, ed era impossibile che mi facesse fare qualcosa per agevolare lui, non lo consideravo proprio in quei momenti. Era stato per causa mia quando Juanito mi molestava che mamma aveva litigato con sua madre Carmencita venendone picchiata brutalmente con tutto il seguito. E allora non potevo immaginare che ci fosse non dico una complicità, ma neanche una forma di intesa tra loro, tra Carmencita la madre di Juanito e mia madre a che io diventassi davvero la ragazza di suo figlio e mi avesse sessualmente. Era qualcosa di assurdo, impensabile che mamma favorisse Carmencita e Juanito per avermi, invece di proteggere me come aveva già fatto che non lo volevo. E poi perché? Per che motivo avrebbe dovuto farlo se anche lei aveva sempre odiato quella gente?  O era andata fuori di testa o come io lo ero di lei, mamma era influenzata da Carmencita. Appariva come se mia madre mi offrisse a Carmencita e di conseguenza a suo figlio. Però il dubbio mi rimase e lo risolsi solo mesi dopo durante l’estate.

 

Quella sera seduta in moto dietro a Juanito con il gonnellino che svolazzava dietro e a tratti non riuscivo a tenere giù mostrando senz’altro le mutandine ai passanti o a chi era dietro me, lui mi portò in una discoteca vicino ai giardini del parco Lambro. Lasciata la sua moto al posteggio, ci incamminammo per raggiungere il locale, una discoteca affollata delle più famose di Milano e facemmo una passeggiata di circa cento metri. Non c’ero mai stata ma quando entrai vidi che era un posto davvero incantevole e spettacolare.

Stava arrivando l'estate, eravamo a metà giugno e le serate iniziavano ad essere tiepide.

Nonostante il distacco tra noi io ero discorsiva e solare con lui, come mi aveva detto di essere mamma, non rigida… pareva una serata sdolcinata, tiepida, con la luna piena tra le cime degli alberi e i tetti delle case di Milano. All’interno del locale l’atmosfera era incantevole, sembrava tutto un sogno, Juanito era educato, pulito e in ordine e non aveva la bandana che di solito portava, ma i capelli corti nerissimi e questo mi piaceva.

Io ero vestita in modo elegante, una gonna beige leggera, svasata sopra al ginocchio, con una camicetta rosa che lasciava intravvedere un seno minuto ma sodo, con due sfere che sembravano arance. Indossavo uno slip bianco di seta traforata coordinato con il reggiseno e un paio di scarpe da sera scure con poco tacco ma eleganti con strass sopra. I capelli lunghi e castano-biondo li tenevo liberi e vaporosi, come una cornice sul mio viso, con due occhi che probabilmente brillavano festosi anche al riverbero delle luci della discoteca. Avevo al collo la catenina d'oro e ai lobi due piccoli orecchini pendenti a forma di cuore, a gancio regalo di mamma. Su consiglio di mamma mi ero messa il suo profumo che era gradevole, intenso, di una fragranza speziata e dolce, molto buona.

Come diceva mamma ero davvero bellissima ed elegante, tutta perfettina da piccolo borghese, come mi piacevo io, anche se quel look mi faceva sembrare un pò snob e mi distingueva molto da Juanito, sua sorella e i suoi amici. Difatti notavo che molti coetanei, coppie e single ci osservavano con stupore, come a chiedersi cosa ci facesse una bella ragazza come me, bianca e occidentale insieme a un sudamericano colombiano.

Entrati nel locale lo seguii e ci dirigemmo a lato della sala da ballo, dove c’era il gruppo maggiore dei suoi connazionali o gang come venivano chiamate e anche sua sorella mia coetanea, salutò alcuni suoi amici sudamericani dandosi il cinque con la mano e facendosi vedere con me, ma non presentandomi a loro. Ricordo che pensai:” È maleducato ma meglio così se non mi presenta, almeno non conosco altra gente come lui.”

Tra di loro parlavano lo spagnolo stretto, con me e il barista un misto di italiano e spagnolo. C'era una penombra caotica e calda e poco dopo esserci seduti cominciammo a danzare un po' di tutto, facendomi il gruppo ballare tra loro anche i balli latino americani che non ero capace, avendoli ballati soltanto con Juanito la sera della sagra… e che sorridendo ma rabbiosa dentro di me fingevo di cercare di imparare. E la sorella mi incitava:” Muovetes! Muoves le piernas y culos (Muoviti! Muovi le gambe e il culo.)”  Con la gonna leggera che mi svolazzava da ogni parte.

Poi vennero i lenti e prima che io tornassi a sedermi Juanito mi prese la mano e mi tirò a sé, e restammo a continuare a ballare. Durante il ballo era molto sensuale, mi abbracciava e stringeva accarezzandomi con la mano la schiena, anche se io la muovevo lateralmente insieme alle scapole per fargliela togliere. Ma invece continuò dandomi baci superficiali sui capelli e sul collo, senza che io in quella penombra dicessi nulla se non spostare le testa per allontanarlo. Di seguito iniziò a strusciarsi, a farmelo sentire duro contro il sesso, io mi staccavo, ma lui con la mano sulla schiena mi spingeva e riportava contro sé, e mi stringeva Non mi piaceva quel ragazzo e nemmeno il suo odore di sudore selvatico, diverso dal mio, non volevo che mi toccasse e soprattutto che si strusciasse su di me il sui sesso contro al mio, doveva stare al suo posto, un palmo di distanza almeno. Devo dire però che quello strusciamento era eccitante, forse perché ballando mi ero accaldata o forse perché su esortazione di sua sorella avevo bevuto anche qualcosa di alcolico, era la prima volta che un ragazzo ballando me lo strusciava e faceva sentire duro contro il sesso. E pur contrariata lo lasciavo fare, intanto non gli avrei concesso niente di più, ma almeno come mi aveva consigliato mamma avrei provato un po' di piacevolezza anch’io.

Dopo aver ballato anche i lenti stanchi, tornammo a sedersi al nostro tavolino dove vidi arrivare, sua sorella che trafficava con i bicchieri e su sua sollecitazione bevvi un altro drink un pò alcolico. Non ero abituata a bere alcolici, si può dire che ero astemia e lui certamente lo sapeva bene, ma accettai di trasgredire un po' in quel contesto soltanto per provare qualcosa di diverso del solito in quell’ambiente. Soltanto dopo, alla fine della serata mi chiesi cosa fosse e cosa ci avesse messo dentro la mia bevanda quella strega di sua sorella, brutta e antipatica come sua madre Carmencita. Certo non era qualcosa che annebbiava la vista e non ti facesse capire niente, al contrario, capivo tutto benissimo, l’unica cosa diversa e che mi sentivo accaldata, infervorata e non ho mai capito se fosse stato veramente il poco alcol bevuto o qualcos’altro riversato nel mio bicchiere da lei. Non ho mai saputo cosa fosse, comunque anche se esaltata rimasi sempre vigile durante la serata.

Con quel caos faceva caldo dentro e c’era molta confusione, su richiesta di Juanito uscimmo per fare due passi all’aria fresca, ero molto accaldata e mi girava la testa, lui mi prese a braccetto sorridendo e io lo lasciai fare.

“Perché non andiamo a sederci un po' nei giardini sull’erba al fresco!” Mormorò Juanito guardando il parco e dicendo:” La sotto gli alberi l'aria è più fresca!”

Non mi andava di appartarmi con lui, ma passeggiando al suo fianco quando fummo davanti ai giardini mi prese la mano e mi tiro a sé dicendo:” Dai!... Ci sono altre coppie sparse sull’erba che prendono il fresco, non vedi!? Chiacchieriamo soltanto un po' e poi ce ne andiamo.”

Veramente quelle coppie non prendevano solo il fresco, ma amoreggiavano con baci e carezze.

Comunque per non sembrare scortese e rigida come un pezzo di legno, come diceva mamma acconsentii e vedendomi accalda e sudata aggiunse: “Ti faccio prendere una boccata di ossigeno…” E sorrise ancora.

Ci avviammo al chiarore della luna, finché nel semibuio non sentimmo l’erba sotto le scarpe. Ci sedemmo sotto un grande platano, lui molto cavallerescamente ed educatamente si tolse la maglia e la mise sotto il mio sedere per non farmi sporcare la gonna di erba.

Subito parlammo del più e del meno, io ero sempre accaldata e osservavo in alto il cielo e le stelle tra i rami degli alberi, quando all'improvviso Juanito mi passò il braccio sulle spalle tirandomi velocemente a sé cercando di baciarmi in bocca.

Fui sorpresa da quell'abbraccio non voluto e inaspettato, cercai di allontanarlo esclamando:

“No…Ma che fai Juanito? …Non voglio!!"

Anche se ero accaldata e forse eccitata dallo strusciamento del ballo e da quello bevuto, tentai di fermarlo, spingendolo con le mani sul torace per allontanarlo da me, ma non ci riuscì.  E i miei sforzi resero più sensibile la mia debolezza e nello stesso tempo fecero ondulare il mio corpo contro quello di Juanito, che lo strinse eccitato.

“Ma no che fai! Dai!... Non voglio Juanito!” Ribadii:” Portami a casa!”

Ma, lui senza dire nulla mi prese sul petto per la camicetta tirandomi forte a sé:” Ma che fai?” Mormorai. E all’improvviso e inaspettatamente mi schiaffeggiò ripetutamente forte sul viso, più volte, fino a farmelo bruciare e diventare rosso.

Sorpresa cessai la mia resistenza esclamando: “Basta!... Basta!!...Non picchiarmi Juanito!" Proteggendomi con il braccio come aveva fatto mia madre con la sua e accarezzandomi bruciore sul viso come i bambini.

" Allora permani quieta!"... Esclamò lui serio in spagnolo e spingendomi sulle spalle mi fece sdraiare con la schiena sull’erba. Ero attonita, incredula del suo comportamento ma lo temevo. Mi sentivo agitata, turbata da quello che stava accadendo, ero come stordita probabilmente da quello che avevo bevuto, ma ragionavo ancora e non volevo che Juanito mi scoprisse e accarezzasse le gambe.

"No!! ...Che fai Juanito?... Lasciami!!... Non voglio che mi tocchi in questo modo!!…” Esclamai. Mentre lui spostandomi i capelli indietro cercava di baciarmi e leccarmi sul collo, fino ad arrivare a sentire la sua lingua arrivare all'orecchino.

Non sapevo che fare, avevo paura che mi piacesse quello che mi faceva, che mi eccitasse e per risposta o difesa, non so, cercai di tirarmi su e alzarmi.  Ma lui mi spinse giù di nuovo, sorridendo mi immobilizzò i polsi con una sola mano portandomeli sopra la testa contro l’erba dicendo:” Si no te lasci amar da mi a te prendo a bofetade…!! (Se non ti lasci amare da me ti prendo a schiaffi!)” 

Sembrava un gioco tra noi, tra due innamorati e all’improvviso senza ragione mi schiaffeggiò ancora più volte sul volto dicendo parole incomprensibili in spagnolo, fiaccando ogni mia reazione e resistenza, facendomi arrossire e bruciare ancora di più la pelle del viso fino a farmi esclamare di nuovo: No fermati Juanito! ... Basta!... Non schiaffeggiarmi!” Non sapevo se scherzasse o facesse sul serio, so soltanto che gli schiaffi sulla pelle mi bruciavano. Non sopportavo il dolore fisico, non ero abituata, non avevo mai ricevuto uno schiaffo nemmeno da mia madre e quel sudamericano si permetteva di schiaffeggiarmi... Allora pensai che come mi diceva mia madre, forse Juanito mi voleva soltanto baciare e per togliermi da quella situazione imbarazzante e impropria gli dissi:” Solo un bacio pero Juanito… ma non in bocca…” Pensavo di quietarlo in quel modo. E mi lasciai sdraiare ancora sull’erba e accarezzare il seno dalle sue mani.

Allungando la mano provò di nuovo a tirami su la gonna e divaricare le gambe e lo lasciai fare, non so nemmeno io perché, era piacevole sentirsi accarezzare le cosce, e mettendosi in ginocchio davanti a me, mi abbracciò per il sedere, portando entrambe le mani da dietro sotto le natiche e tirando con vigore mi staccò dall’erba strisciandomi giù con il sedere sulla sua maglia verso lui, tirandomi su la gonna completamente a scoprirmi le mutandine.

Non reagivo, mi sentivo come intontita, non ne ero capace, non avevo la forza, la voglia e avevo anche paura a farlo, vista la sua decisione di accarezzarmi e baciarmi al costo di prendermi perfino a schiaffi.

Io restai immobile e passiva per lo stordimento del drink bevuto o da quello che probabilmente avevano messo dentro, ma più che altro per il turbamento che provavo a sentirmi accarezzata le cosce da lui, era bello e mi piaceva. Lo stesso sentirmi baciarmi sul collo con eccitazione e brutalità. E aprendomi con forza la camicetta fece saltare alcuni bottoni e infilò una mano sul petto tirandomi in su il reggiseno, lasciando uscire il mio giovane seno sodo e pallido, mostrandolo ai suoi occhi in tutta la sua bellezza per poi prendere in mano in mano una mammella. Quando fu fuori, subito Juanito chinò la testa su di essa senza che io dicessi nulla, ed essendo la prima volta che vivevo quella esperienza ed emozione pensai:” Lo lascio fare ancora un poco visto che mi piace sentirmelo manipolato e dopo smetto, la rimetto dentro…”  Lui prese le mammelle tra le labbra, iniziando a baciarle con furia, le leccava e succhiava entrambe alternandole. Era spaventoso era la prima volta che mi accadeva che mi baciassero il seno e i capezzoli, e mi piaceva e lo praticava con maestria, non so se fosse bravo, non sapevo giudicarlo non avendo ancora mai fatto niente di sessuale di così spinto con un altro ragazzo, so soltanto che assurdamente mi piaceva. Probabilmente Juanito era abituato a succhiare i capezzoli delle sue coetanee o delle puttane come sua madre che frequentavano casa sua, e intanto con l'altra mano alzandomi al massimo la gonna davanti fino all’ombelico, prese l’elastico e a fatica iniziò a tirarmi giù le mutandine.

Era infervorato ed eccitato e io turbata, accalorata e irrazionalmente accondiscendente. Mi tirò su la gonna oltre all'ombelico e accarezzandomi il seno continuò a baciarlo e leccarlo. Poi si tirò su a baciarmi il collo e poi le labbra, introducendo la sua lingua nella mia bocca, mentre con la mano tra le gambe, spostando la mutandina di lato, cercava di introdurmi un dito dentro la vulva. Ero assente in uno stato emozionale particolare di stordimento, eccitazione e agiatezza, stavo provando qualcosa di nuovo che mi piaceva, che gradivo.

Volevo alzarmi, ma lui mi teneva sdraiata premendo sulle mammelle con il suo torace sudato e con il suo peso del corpo, e spingeva la mia schiena sull’erba, lasciando libero il bacino ai movimenti.

Io distesa per la posizione ero praticamente sulle mie mutandine che premevo con i glutei sopra la sua maglia contro l’erba. Juanito provava, ma in quella posizione non riusciva a toglierle, le tirò più volte ma non venivano sotto il peso del mio corpo sul sedere, sentii che mormorò:” Alza il sedere! Leva el culos…!”

Non volevo farlo, alzare il sedere, sapevo cosa sarebbe successo se mi avesse tolto le mutandine ... Poi non so che cosa mi prese, lui mi toccava sempre il sesso e avvertii un gran caldo in me e pensai:” Ancora un poco, me le faccio soltanto togliere e poi basta, gli dico di smettere che non voglio…” E con quel pensiero d’istinto staccai il sedere dalla sua maglia e in un attimo prese per l’elastico sentii le mutandine scivolare giù dal bacino alle cosce scoprendomi completamente la vulva soffermandosi a guardarla facendomi vergognare. Poi con degli strattoni decisi riuscì a farle scendere fino alle ginocchia, e da lì gli fu facile con me ferma tirarle giù alle caviglie senza resistenze, osservando sorridendo il mio sesso. Come dicevo, mi vergognavo che mi guardasse la vulva, ma allo stesso tempo mi piaceva che lo facesse, per la prima volta me la vedeva un ragazzo e provavo vergogna ed eccitazione a mostrala, oltre che accaldata mi sentivo esaltata. 

 

Allungandosi in basso insieme al braccio non senza fatica tirò la mutandina più giù, mentre io con la mia passività e il non fare niente involontariamente lo agevolavo a toglierle, a sfilarle dalle mie gambe e dai piedi insieme alle scarpe. E Juanito prendendole come un trofeo, come aveva fatto sua madre Carmencita con quelle di mamma quando nel litigio gliel’aveva strappate, le gettò sull’erba lasciandosi andare sdraiandosi su di me.

Ebbi un sussulto avvertii paura ed eccitazione a sentirmi senza mutandine, ed ero anche piacevolmente turbata che quel sudamericano di Juanito volesse accarezzarmela, in fondo anche mamma mi aveva detto:< Se ti fa qualche carezza intima lasciatela fare, non succede niente se tu non vuoi e non sarà una carezza sulle cosce o un po' più in su a comprometterti…> Dentro di me non volevo che me la toccasse con le dita, ero vergine e non avevo mai fatto niente di  sessuale prima, e non volevo….ma mi piaceva sentire il suo dito accarezzarmela lungo la fessura vulvare tra le grandi labbra vaginali e ancora scelleratamente pensai:” Ancora un po'  e poi  basta, lo spingo indietro e mi alzò…”

Lui con possesso fece scivolare la sua mano libera sul mio basso ventre, sugli inguini, sul sesso ad accarezzalo e io a sentirmela toccare con le sue dita, l’avvertii contrarsi e palpitare la vagina, non avevo mai provato niente di simile toccandomi da sola. Mi baciava sul volto e sulle labbra senza più che io lo allontanassi. Fece scorrere ancora il dito sulla fessura tra le grandi labbra facendomi sussultare…

E pur provando piacere nel mio stordimento piacevole gli bloccai la mano sussurrando:” Non l’ho mai fatto Juanito, non voglio farlo…” E lui rispose:

“E la primera volta? Sei vergine?”

“Si!” Risposi:” Ho paura… non voglio farlo… andiamo via, torniamo a casa...”

Ma lui rispose:” Tieni el cono húmedo, te gustafartela tocar…” (Hai la figa bagnata, ti piace fartela toccare…)

Volevo andare via, farlo smettere, ma iniziavo a provare piacere e non volevo provarlo con Juanito, ma i capezzoli mi erano diventati dritti e turgidi, come due chiodi, segno che ero eccitata e lui li vide. Mi accorsi che stavo entrando in uno stato di gradevole benessere, sia per l'alcol bevuto, che per le carezze e manipolazioni esperte di Juanito. Pensavo alle parole di mia madre:” Non essere rigida Sabry…” Ma pensavo anche alla verginità, alla mia prima volta che non volevo certo donare a Juanito, un ragazzo sudamericano che non amavo.

In quel momento di smarrimento e riflessione, sdraiata sull’erba non lo vidi, guardavo in alto il cielo stellato e le cime scure degli alberi che si muovevano, ma penso che fu in quel momento che Juanito non visto si slacciò la cintura e sbottonò pantaloni tirando fuori il suo cazzo già eccitato e oramai dritto, lungo e duro dal toccarmi.

Oramai ero arrendevole e lui con slancio aprendole si rimise tra le mie cosce, ero in preda alla stanchezza e a quella forma di benessere ed eccitazione che mi invadeva ad essere toccata da lui, e di quell’ebbrezza assurda, irrazionale visto che non volevo e Juanito non mi piaceva, ma che iniziavo a provare ed apprezzare e non avevo la forza e né la voglia di fermarlo.

Ero come in trance, confusa e incredula di quello che mi stava capitando, che fosse proprio un sudamericano il ragazzo che si sarebbe preso la mia verginità e mi avrebbe posseduta sessualmente per la prima volta. Ero ferma, non pensavo più a dirmi:” Ancora un po'…” sapevo che mi ero spinta troppo oltre, ed ero come in attesa che mi accadesse qualcosa che sapevo mi avrebbe cambiato la vita.

Juanito vedendomi smarrita portò ancora il suo torace sul mio, mentre con la mano libera si prese il fallo e appoggiò la sua cappella sulla vulva.  Dio appena lo sentii sulla mia fessura vulvare mi irrigidii spaventata, lo guardai in silenzio ma non lo allontanai e lui mormorò parole d’amore:” Mio corason, mi querida…” E baciandomi sulla bocca lo strusciò lungo la fessura vulvare varie volte.   Lo sentii pennellarmi con il glande tra le grandi labbra. A quel punto non ero più io, irrazionalmente lo volevo, lo desideravo, sapevo che era un sudamericano che non amavo e non mi piaceva, che era il figlio di Carmencita, ma lo volevo, incoscientemente bramavo che mi penetrasse in quel momento, che lo facesse. Non cercai di fermarlo, incredibilmente mi piaceva che mi prendesse sessualmente.

Sentii le sue dita umide di saliva passarmi sulla vulva, sui peli e tra le labbra vaginali insalivandola bene, lubrificandola insieme ai miei stessi umori che avevo prodotto con il piacere.

Ero agitata, rossa in viso accaldata e sudata, capivo che stavo compiendo qualcosa di sbagliato, di irreparabile e in alcuni lampi di lucidità mi chiedevo:” …Ma come sono giunta a questo punto se non volevo? ...” E fu proprio mentre formulavo quel pensiero che sentii il suo glande puntare e premere al centro della fessura della vulva, caldo e duro, e mi mancò l’aria. Ebbi un tuffo al cuore:” Ora avverrà…” Pensai impaurita ed eccitata:” Sarò sessualmente sua, sarà il mio primo ragazzo…” E irragionevolmente consideravo…” … Ora diverrò davvero la sua ragazza…”

Volevo e non volevo il rapporto sessuale, capivo che mi stava deflorando, ma eccitata e godente volutamente lo lasciavo fare. All’inizio spinse dolcemente la cappella, cercando di scongiunge le mie grandi labbra vaginali, ancora verginali e unite. Premeva in modo continuo finché non si dischiusero facendo entrare solo la cappella tra loro. Era sdraiato sopra di me che mi guardava negli occhi e sentivo il suo glande pulsare tra le grandi labbra vaginali, lo guardavo anch’io negli occhi, silenziosa, ansiosa, vogliosa e lo avvertivo spingere ed entrare sempre un po' di più, finché non si fermò e si appoggiò, era giunto all’imene. Restò un momento immobile e poi all’improvviso diede un colpò di reni e sentii il suo glande come una testa d’ariete rompermi l’imene, lacerarlo ed entrare con forza in vagina completamente sverginandomi. Sentii un dolore lancinante come una stilettata che mi fece sussultare e gridare un ahhh…. di sofferenza.

Realizzai che mi aveva deflorata, che era entrato ed era dentro di me. Avvertii la sua asta di carne calda, dura ed eretta penetrare per la prima volta con virilità in me, allargare le grandi labbra vaginali penetrando sfregandole sulle pliche delle pareti vaginali.

Sussultai di dolore e di piacere a quella introduzione. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare esclamando un:” Oooohhhhhh!!!!” Reclinando con la bocca semichiusa il capo indietro sull’erba, girando gli occhi in alto verso il cielo scuro stellato e la cima degli alberi, tenendomi inconsciamente abbracciata a lui, stringendolo forte a me e con le dita quasi a piantargli le unghie nella pelle e nella carne.

Juanito iniziò a muoversi sapientemente avanti e indietro dentro di me, e dopo pochi secondi il dolore passò sapeva praticare sesso, prima piano, poi sempre più veloce ...mi stava possedendo, folando come dicevano loro o chiavando, come si dice volgarmente in italiano, fermandosi ogni tanto per farmelo sentire duro e lungo dentro di me pulsare prepotente ed eccitato, per poi riprendere a muoversi. Io non sentivo più male, ma caldo in vagina e sulla vulva, e piacere.

Non potevo credere che mi ero concessa, verginità compresa a quel sudamericano di Juanito, il figlio di Carmencita per cui lei aveva picchiato e umiliato mamma e lui non era da meno di sua madre avendo schiaffeggiato anche me.

Oramai non c’era più resistenza in me ma soltanto dissenso interiore per aver donato la mia purezza a lui, ma in quel momento non mi interessava se era stato Juanito a sverginarmi e mi stava chiavando, so soltanto che mi piaceva essere chiavata da lui e godevo. Si godevo… di mia volontà iniziai a godere... a godere, a stringerlo a me e a baciarlo e le mie mani per reazione salirono piano sulla schiena di Juanito fino a cingerlo sul collo e baciarlo in bocca, e lui mettermi la lingua dentro la mia, incrociare le lingue e mischiare le nostre salive. Intanto le mie cosce, senza intenzione, per la reazione al piacere che provavo si aprirono e allargarono sempre di più, avvinghiandomi subito dopo ai suoi fianchi e accompagnando il ritmo delle sue spinte in vagina con i movimenti del mio bacino verso di lui. Consciamente e volutamente partecipavo a quell’amplesso, era la prima volta che avevo un rapporto sessuale completo con penetrazione, e mi piaceva, era molto bello…godevo, mi piaceva chiavare.

I miei muscoli prima tesi e rigidi, in quell’amplesso si rilasciarono piacevolmente sotto i colpi e il godimento che mi procurava l’asta eretta di Juanito in vagina.

Non c'era più diniego o preoccupazione da parte mia, ma partecipazione e assenso.

Lui mi penetrava contento, soddisfatto e felice di avermi fatto sua, osservandomi godere con lui e sotto di lui. Mi chiavava facendomi sussultare dai fremiti e ansimare dal godere fino a gemere, soffiare graffiarlo, e per essere la prima volta fu bellissimo.

A ogni colpo della sua asta che ricevevo contro l’utero, con gli occhi chiusi mi scuotevo dal piacere e lui mi sussurrava all’orecchio parole dolci in spagnolo che capivo e non capivo in preda a quello stordimento e gioia, e mi lasciavo andare tra le sue braccia.

Mi aveva resa donna, mi accarezzava e palpava entrambe le mammelle, sempre possedendomi a gambe larghe posizionato tra loro.

In quella posizione lo sentivo tutto dentro me lo sentivo battere sull'utero, dare colpi profondi contro, che sentivo di riflesso in addome, era una sensazione meravigliosa, lo sentivo talmente tanto che in pochi minuti mi arrivò subito un orgasmo esplosivo.

“Ooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!... Ssiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!” Urlai sotto quel platano stringendolo forte a me. 

Non capivo niente, gemevo, ansimavo, godevo, abbracciandomi a lui, a Juanito. Il mio capo si tirò su, ad occhi chiusi cercò la sua bocca che trovò davanti a sé e iniziò a baciare, istintivamente a slinguare in modo scoordinato e incapace in preda a una esaltazione e godimento che pensavo non esistesse. Sentii con la lingua i suoi denti, la mia bocca calda succhiare la sua lingua insalivata, in un bacio bocca a bocca prepotente e profondo.

Ero come folgorata da Juanito, come se lo avessi scoperto in quel momento, lo volevo, godevo di lui in una specie di delirio verginale, fremendo e tremando in tutto il corpo dall’essermi lasciata deflorare da lui. E fui sconvolta da un ennesimo orgasmo osceno, violento che arrivò a pochi minuti dal primo. 

“Oohhhhhh!!!!!!!!!!! Oooooooooohhhhhhh!!!!!!!!” Esclamai.

Quel suo iniziale approccio autoritario e padronale verso di me lo avevo accettato e si era trasformato in un rapporto sessuale e consensuale di gioia, passione e lussuria.

E a quel piacere incredibile che provavo, nei momenti di lucidità e razionalità seguiva subito un senso di grande vergogna.

Pensavo a mia madre, lei voleva che uscissi con Juanito quella sera, forse si aspettava o voleva che accadesse così, non so! Ma mi vergognavo a dirle che Juanito, il figlio della sua nuova amica Carmencita mi aveva sverginata e posseduta. Capivo anche che ora sarei stata la sua ragazza, dopo quello avvenuto non avrei più avuto il coraggio di allontanarlo, pensavo a mia madre se dirglielo o no e mi vergognavo, avevo timore che mi avrebbe detto:” Hai visto che ti è piaciuto Juanito… era questo che volevo dirti… Sapevo che finiva così!” 

In alcuni attimi di razionalità, non riuscivo a spiegarmi come potessi abbandonarmi e godere in quel modo fra le braccia di quel sudamericano…

Ma lui continuava… mi dava dei colpi decisi, profondi e a volte brutali in vagina, arrivando fino in fondo, battendo la sua cappella sul mio giovane e ancora verginale utero, fermandosi contro e premendo su di esso lentamente, spingendolo in su e in alto. E lo sentivo dentro di me grosso e duro e lo pensavo scuro come la sua pelle … e mi piaceva, mi piaceva da impazzire.

 A quel rapporto ebbi un altro orgasmo fortissimo, il terzo:

“Ooooooooooohhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!” Solo allora scoprii di essere una ragazza calda e pluriorgasmica…

 Ansimavo, sudavo, il respiro affannoso e caldo si mescolava con i gemiti di piacere, facendomi irrigidire e inarcare come se avessi le convulsioni, stringendo forte a me Juanito baciandolo in volto, sul naso, gli occhi la bocca, lasciandomi andare completamente nelle sue braccia.  A un certo punto sentii che si misi a muovere velocemente e poco dopo lo sfilò e mi eiaculò sulla coscia, riversando il suo seme vischioso e latteo, lo sentii caldo sulla pelle, mentre lui svettava al mio sguardo la sua asta leggermente scura e sporca sulla cappella del mio sangue verginale.

Ero estasiata in quella pausa, avevo provavo un piacere meraviglioso, mai avuto prima, mai pensato, che non sapevo che esistesse. Avendomi sverginata ero diventata donna, la donna di Juanito… ed era vero quello che diceva mamma, anche se non lo amavo lo guardavo con altri occhi, quelli di una ragazza conquistata non dall’amore, ma dal sesso e dal suo ruolo di capo nel gruppo di sudamericani

Quando finimmo vergognandomi mi tirai su coprendomi pudicamente le cosce, lasciando scendermi gonna a riparami mentre Juanito mi guardava dicendo.” Tu eres mi mujer ahora (tu sei la mia ragazza ora)” Ero smarrita da quello che mi era accaduto, ero stata deflorata e avevo praticato sesso con un ragazzo che non mi piaceva e di cui non provavo niente per lui. Non dissi nulla come ad acconsentire.

Mi aveva posseduta. Raccolsi sull’erba poco lontano gli slip e le scarpe. Prima di rimetterli, li sbattei per scrollarli che non ci fossero animaletti che ne ero terrorizzata, d’istinto piegai il capo verso il basso e mi guardai la vulva che mi doleva. La sentivo diversa, calda, bruciante, la vidi dilatata come non era mai stata, d'istinto le passai la mano sopra era socchiusa, entravano liberamente le dita, e quando me le guardai, le vidi sporche di sangue e scoppiai a piangere.

Ma lui mi strinse a sé e mi baciò in bocca, ero confusa, smarrita, ripeté:” Ahora eres mi chica”e poi lo ripeté sorridendo in italiano storpiato.” Adesso sei la mia ragazza…”

Mi pulii con dei fazzolettini di carta che avevo nella borsa e gettai nel cestino dei rifiuti pubblico, mi rimisi in ordine e mi aggiustai i capelli. Lui mi prese per mano e uscimmo dal giardino mentre entrava un'altra coppia. Pensavo che prendevamo la moto e mi portava a casa, invece tornò affianco alla discoteca, dove fuori c’erano seduti tutti i suoi connazionali, tutta la sua compagnia o banda di coetanei, anche sua sorella che mi guardava e sorrideva maliziosa come se immaginasse cosa fosse successo. E Juanito disse tenendomi per mano disse davanti a tutti: “Ahora Sabrina es mi chica y todos tienen que mostrarle respeto. (Adesso Sabrina è la mia femmina e tutti dovete portarle rispetto) e tirandomi verso sé, si mise a baciarmi, a limonarmi davanti a tutti, che gridarono e si misero a battere le mani… sua sorella per prima. Ero diventata la ragazza del capo di quella banda si delinquenti sudamericani.

Restammo un po' lì fuori dalla discoteca con loro e poi verso mezzanotte mi accompagnò a casa in moto, mi abbracciò e limonò ancora sotto il portone e ci salutammo per rivederci il giorno dopo.  Guardai il portone d’entrata sulla strada prima di accedere nell’atrio, dove poco prima ero uscita signorina e ora rientravo sua fidanzata. Senza rendermene quasi conto ero diventata la sua ragazza, e lo avevo accettato, ma non ero felice, non lo amavo, in un momento di confusione, debolezza e paura mi ero concessa a lui, ma mi sentivo vuota e avevo timore dirgli che non lo volevo e per questo l’accettavo.

Avevo la gonna e la camicetta sporca di erba e sapevo che mamma se ne sarebbe accorta. Giunta su in casa entrai e di corsa senza nemmeno farmi vedere da lei e mi chiusi in bagno. Mamma venne dietro la porta: “Tutto bene Sabry? Che succede? Sei entrata come una diavolessa.” Disse.

“Si tutto a posto mamma…” Risposi io da dietro la porta:” Sono entrata di corsa perché mi scappa, non ce la faccio più a tenerla, me la faccio addosso…”

“Ah! Va bene allora…” Rispose penso sorridendo, dicendomi:” Ti aspetto in soggiorno.”

“Si mamma, appena ho finito arrivo…” Replicai.

In bagno mi spogliai, con l’acqua cercai di togliere le macchie di erba sulla camicia ma non venivano via, gli misi del detersivo sopra e le infilai in lavatrice insieme ad altri indumenti convinta che sarebbero andate via. Anche le mutandine sporche di sangue verginale le lavai nel lavabo e poi le misi sotto ad altri indumenti… e chiusi l’oblò della lavatrice, mi feci il bidet, mi lavai le mani e uscii tirando l’acqua del water e andai in salotto, pettinata e lavata…

Come mi sedetti mi chiese sorridendo:” Allora come è andata con questo Juanito?”

Alzai le spalle dicendo:” Abbiamo ballato… c’erano anche i suoi amici e sua sorella.” Precisai. Mi vergognavo a dirle che avevamo fatto sesso.

“Ah bene! Come sono?” Domandò mamma.

“Ma loro sono in gruppo di dieci, quindici ragazze, sono bande… gang…” Dissi ridendo:” Lui è il capo.”

“Ah è un capobanda come sua madre, Carmencita… Quindi tu sei la ragazza del capo?!” E sorrise. Mi guardava, voleva parlare ma io non ne avevo voglia.

“Ma ora vado a letto che sono stanca.” Dissi a mamma. Ci demmo il bacino e andammo a dormire.

Quella notte nel letto pensavo:” Forse se avessi avuto i jeans invece che la gonna che mi ha preparato mamma, Juanito non sarebbe riuscito a togliermeli e quindi a deflorarmi.” E mi chiedevo:” Ma perché mi ha preparato la gonna? Va bene, voleva che mi facessi vedere le gambe che sono belle e anche accarezzare…” Ma sentivo che c’era qualcosa di anomalo nel suo comportamento, sembrava che Juanito fosse preparato.

 

Il mattino dopo mi alzai indolenzita, la colazione era pronta, mamma mi guardava, presi il caffè e i biscotti e partii per la scuola in motorino, che avrebbe chiuso due giorni dopo.

Quando ritornai alle 13.00 il pranzo era pronto a tavola, mangiammo e dopo alzandomi, vidi la gonna, la camicia e le mutandine lavati e stesi sul terrazzo e visto che li guardavo mamma esclamò:” Le macchie di erba sono andate via…” Osservandomi in silenzio.

Capii che aveva compreso tutto ed erano inutili i sotterfugi, lei mi aveva sempre capito e aiutata e dissi:” Ti devo parlare mamma.” Le chiesi.

 Ci sedemmo in cucina e intanto che faceva il caffè le raccontai la verità, iniziai dicendo:” Mamma, ieri sera io e Juanito ci siamo baciati…”

“Ah!” Esclamò sorpresa o probabilmente fingendo di esserlo visto che Juanito sapeva molto del discorso che io e mamma ci eravamo dette la sera prima:” Dunque se l’hai baciato ti trovi con lui?” Domandò.

Poi vedendo che tergiversavo aggiunse:” Guarda Sabry, ho visto la gonna e la camicia con le striature di erba quindi ti ci sei sdraiata sopra…” E poi seria aggiunse anche:” … e le mutandine con un alone che sembra sangue, e ho dedotto cosa è successo. Ora sono tua madre ma anche una donna e un’amica se mi vuoi parlare sono qui per ascoltarti e consigliarti… se tu credi che sia meglio che non lo fai, va bene lo stesso, lo accetto. Ma non credere che sia dispiaciuta se è avvenuto quello che immagino.”

“Cosa immagini!?” Domandai.

“Che Juanito ti ha reso donna e ha fatto sesso con te e ti ripeto se questo è il motivo della tua reticenza, non mi dispiace quello che è avvenuto.”

Ero allibita delle parole di mia madre, praticamente era contenta che Juanito, il figlio di Carmencita mi avesse sverginata, chiavata e diventata la sua ragazza…

E a quel punto avendo sempre parlato di tutto io e lei le dissi la verità, le raccontai tutto dall’inizio:” Io e Juanito ci siamo baciati o meglio lui mi ha baciata, siamo andati nei giardini e mi ha baciato ancora e ha iniziato ad accarezzami e a toccarmi, m toccava in tutto il corpo. Quando ho capito l’intenzione che aveva e cosa voleva fare gli ho detto di no, ho cercato di allontanarlo, ma lui mi ha presa e mi ha schiaffeggiata forte, sul viso, non me l’aspettavo e mi ha fatto bruciare le guance.”

“Probabilmente ci ha provato con te Sabrina perché si è eccitato… E tu gli dicevi di no che non lo volevi…” Esclamò mamma giustificandolo, aggiungendo: “Ma ti ha picchiata?”

“Picchiata no, almeno non so come valutare quello schiaffeggiarmi, però mi ha spaventata e fatto male.”

Lei mi rispose: “Comunque capita, quando c’è tanto desiderio e uno dei due non vuole corrispondere, ci sono anche delle donne che schiaffeggiano gli uomini...” Pronunciò ridendo:” …. e da fidanzati qualche schiaffo me la dato anche tuo padre perché non volevo fare sesso con lui…”

“E dopo l’ho hai fatto?” Domandai.

“Certo che sì! Dovevo scegliere tra gli schiaffi e fare sesso con lui e ho scelto la seconda, almeno era anche piacevole…”

Era assurdo, mi raccontava circostanze di lei e papà irrazionali e stava giustificando e scusando Juanito che mi aveva schiaffeggiata invece di imprecare contro di lui, e subito chiese non so quanto curiosa o preoccupata:” Ma ti ha mica violentata? Presa con la forza?”

“No, questo no mamma… però mi ha dato degli schiaffi, ed è stato come se mi sentissi obbligata, costretta a farlo…”

“Be sai Sabry, va a persone e a carattere, i sudamericani sono gente calda, sanguigna, caliente, si accendono subito per qualsiasi cosa. Hai visto Carmencita con me? Ora siamo amiche, ci frequentiamo…” Aggiunse maliziosa.” Probabilmente Juanito aveva voglia di te, ti desiderava.

E comunque quindi hai fatto con lui?” Domandò spostando il discorso dagli schiaffi a sé avevo praticato sesso.

“Si mi sono lasciata andare, mi ha sdraiata sull’erba e dopo avermi accarezzato mi ha presa, mi ha sverginata mamma e posseduta…!” Esclamai timorosa e forse delusa e le domandai:” Sei arrabbiata?”

“No, perché dovrei esserlo Sabry? Hai diciott’anni, hai fatto sesso con un ragazzo perché hai voluto farlo tu, sei grande, perché dovrebbe dispiacermi…? Che sia stato lui o un altro è stata una tua scelta e poi se devo essere sincera Juanito non mi dispiace, anche se è sudamericano è un bel ragazzo. E poi è capo di quella banda di scalmanati e tu sei la ragazza del capo…” Disse sorridendo, continuando: “Ti ci vedo bene insieme a lui. Come sai e hai visto con sua madre è gente sanguigna, l’unica cosa cerca di non farlo arrabbiare e andarci d’accordo. “Poi aggiunse: “E’ stato dolce almeno? Ti è piaciuto?”

“Si, a parte il momento della deflorazione che ho sentito un pò male, poi mi è piaciuto e ho partecipato…”

“Be questo è un buon segno, l’importante è che hai un bel ricordo della prima volta…”

“Questo sì mamma, sessualmente sì… Ma è stato un po' sforzato… però non sento di amarlo mamma, ho fatto sesso con lui non so nemmeno io perché e come se mi fossi smarrita, io non volevo ma poi mi è piaciuto. L’ho fatto anche se non c’era nessun legame sentimentale e affettivo tra noi.”

“Oh be questo non significa niente Sabry se non senti di amarlo ora, queste cose vengono da sole con il tempo, vedrai che ti innamorerai di lui, l’importante è che ti ci trovi con altre cose con Juanito, l’amore si forma da solo e viene e va… Non sai quante coppie che si giurano amore eterno dopo qualche anno scoppiano e si dividono, guarda me e tuo padre. Comunque l’importante è che a te sia piaciuto, che ti ha soddisfatta e non lo vedi come un rapporto sessuale negativo.”

“Questo no mamma, sessualmente mi ha soddisfatta…” Dichiarai.

E poi ancora cambiando discorso pronunciò sorridendo contenta:” Quindi adesso non sei più signorina, sei donna!”

“Si!” Le risposi imbarazzata vergognandomi.

“E quindi sei diventata la sua ragazza?” Dichiarò.

“Si!” Ripetei ancora io:” Anche se non ne sono entusiasta.”

“Bene l’importante che la prima volta sia stato bello e piacevole. Lui non è un brutto ragazzo e un sudamericano, ma se ci esci assieme e sei la sua ragazza come ti ho detto non mi dispiace Sabry.” Ripeté.” Lui sarà quel che è, ma i soldi non gli mancano mai, vedrai che ti farà stare bene…”

Guardavo mia madre mi sembrava assurdo quello che pronunciava, mi stava dicendo di continuare ad essere la ragazza di Juanito, che era contenta che fossi la sua ragazza, che mi avesse posseduta sessualmente lui e sverginata…anche se era un delinquente.

“E subito preoccupata come ricordandosi in quel momento mi domandò:” Dove ti è venuto Juanito? Mica dentro la vagina…?”

“No mamma, stai tranquilla, mi è venuto sulla coscia…” Risposi con un sorriso.

“Bene Sabry, non farti mai venire dentro sé no resti incinta lo sai…no…!”

“Si lo so mamma! E non ho nessuna intenzione restare incinta a 18 anni.” Era la prima volta che io e mia madre parlavamo apertamente di sesso.

“E se lo rifacciamo di nuovo?” Domandai.

“Certo se ti piace rifallo pure, l’importante come ti ho detto è che non ti venga dentro in vagina o sopra la vulva sui peli, stai attenta e se capitasse dimmelo subito. Prendi gli accorgimenti del caso, gli anticoncezionali.  Per il resto lo fanno tutte le donne sesso, e lo faccio anch’io!” Esclamò ridendo vergognandosene di dirmelo.

“Anche tu lo fai!? “Esclamai incredula:” E con chi mamma?” Domandai curiosa.

“Be però non dirlo a nessuno, è una situazione ancora riservata, mi incontro con un uomo che mi ha fatto conoscere Ana, la nostra Carmencita, un suo conoscente, d’altronde io sono sola, ho meno di quarant’anni, tuo padre vive per conto suo e lo fa con un'altra e io perché non dovrei farlo, non vivere anche la sessualità?”

“E come si chiama mamma?”

“Manuel…” Rispose.  Non dissi nulla ma ero contenta che avesse una vita sessuale anche lei.  

“Anch’io quando lo faccio prendo i miei accorgimenti…” Pronunciò.

“Che accorgimenti prendi tu mamma?” Domandai.

“Io ho messo la spirale e in più gli faccio mettere il preservativo… Ma poi queste cose te le spiegherò bene.” Disse ridendo. Ribattei soltanto:

“Ah ecco perché è un periodo che ti trucchi e ti fai bella, hai l’amante…”

“Si, ma non voglio dirlo a nessuno e anche tu Sabry non dirlo che non voglio che si sappia. La gente chiacchera troppo.” Annuii stupidamente felice che anche mia madre avesse un uomo con cui fare l’amore, e la possedesse.

“Com’è bello?... Ma è un italiano o un sudamericano?”  Domandai visto che gliel’aveva fatto conoscere Carmencita.

Sospirò e poi confermò:” Si! È un cinquantenne, è un sudamericano, lavora in giro per l’Italia del nord a volte viene a Milano e va a trovare Carmencita e ci incontriamo a casa sua e facciamo sesso lì… Lei gentilmente mi impresta l’appartamento.”

“Com’è un bell’uomo mamma…” Domandai ingenuamente.

“È normale Sabry, non bado al lato esteriore e anch’io come te non è che lo amo e sono innamorata di lui, quando ci incontriamo ci sto bene assieme, restiamo il pomeriggio o la sera nell’appartamento di Carmencita, a volte c’è anche lei e qualche sua connazionale e chiacchieriamo…. Non te lo presento perché prima di farlo voglio essere sicura di lui, conoscerlo bene, dovesse passare anche un anno o due… poi te lo presenterò.” Pronunciò sorridendo.

Non so perché ma ero felice, mi alzai e l’abbracciai, ero contenta per lei. Dopo tutto quello che aveva passato ora aveva di nuovo un uomo, anche se non sapevo chi era e cosa c’era sotto. Sapere che anche mamma aveva un maschio, anche lui un sudamericano, anche se non lo conoscevo, comunque qualcuno con cui faceva sesso, istintivamente mi spingeva a continuare ad avere i rapporti sessuali e sociali con Juanito anche se non l’amavo.

 

Dopo un paio di giorni Juanito mi chiese di uscire nuovamente con lui quella sera, era sabato e le scuole erano terminate, informai a mamma:” Avevi detto che mi istruivi sugli accorgimenti anticoncezionali, lui stasera mi ha chiesto di uscire e andare a ballare e vorrà rifare sesso, io mi sento in imbarazzo, che gli dico? Che faccio?”

“Vuoi fare anche tu sesso con lui ne hai voglia?”

“Si!” Risposi. E lei continuò:

“Se ti senti che ne hai desiderio puoi farlo benissimo…”

“Quindi posso continuare a farlo ad avere rapporti sessuali con Juanito?” Domandai a mia madre.

“Se ti piace praticarlo si Sabrina. Se ti piace avere rapporti sessuali con lui fallo pure, ma se riesci fagli mettere il preservativo così sei abbastanza sicura.”

“Tu glielo fai mettere quando lo fai con il tuo partner?” Domandai sorridendo stupidamente in quella discussione in intimità che non avevamo mai avuto prima.

“Si, l’ho facciamo anche noi con il preservativo, senza non lo faccio anche se ho la spirale, si è più tranquilli. Se vuoi te ne posso dare qualcheduno dei miei se li vuoi provare?” Mi propose.

“Eh ma se Juanito mi chiede come mai ho i preservati che gli dico?”

“La verità Sabry, gli dici: < me li ha dati mia madre, abbiamo parlato di te Juanito, sa che tra noi c’è una relazione e che abbiamo rapporti sessuali completi, le ho detto che mi piace fare sesso con te e lei mi ha detto per sicurezza adopera questi! E me li ha dati.> Vedrai che non dirà nulla.”

“Si grazie dei consigli e dell’aiuto che mi dai mamma…Ma come si mettono?” Domandai ingenua non avendoli mai visti.” Li mette lui da solo?”

Restò un po' a pensare e poi disse:” Alcuni se lo calzano da soli, non tutti, certamente Juanito saprà metterselo, ma per sicurezza sapere come si compie a metterlo non fa mai male, è meglio che impari, non si sa mai cosa accade nella vita. Vieni che ti spiego…” Mi esortò.

E dalla borsa prese un blister dei suoi preservativi dicendo:” Ne ho sempre uno in borsa perché se arriva all’improvviso Manuel…”  E in bagno prese un tubo di lacca spray per i capelli e mi esortò:” Guarda bene Sabrina, impara. Vedi come sono i preservativi? Sono dentro a dei blister.” Lo aprì bene con attenzione e tiri lo tiri fuori. E subito appena fatto mamma pronunciò:” È unto, vedi? Toccalo con il dito!” E lo feci con l’indice sorridendo:” Devi stare attenta con le unghie a non tagliarlo quando lo maneggi ….  Guardalo come è fatto, vedi? La parte che si srotola ha la forma del pene… e lo copre.”

“Si ma li ho già visti mamma, qualche compagna di scuola li aveva…, soltanto non so come si mettono. E questo palloncino piccolo sopra che cos’è?” Domandai osservando.

“Questo si chiama serbatoio, è una protuberanza, appunto serbatoio dove va lo sperma, quando l’uomo eiacula si riempie…” E continuò:” Una volta che hai l’anello di lattice in mano lo appoggi così… guarda … sul glande… fai finta che il tappo del flacone sia un glande o una cappella non so come la chiamate tra di voi giovani…?”

“La chiamiamo cappella mamma!” Esclamai ridendo vergognosamente.

“Bene, lo appoggi sulla cappella con il serbatoio in cima e tenendo l’apice con due dita, con le altre due dell’altra mano srotoli l’anello di lattice giù fino in fondo, alla radice dell’asta, così” E mentre lo compiva disse:” Hai visto? Hai capito Sabri come si mette il preservativo a un pene rigido e eretto??”

“Si…!” Risposi,

 “Bene ora prova a metterlo tu, fammi vedere. Ricorda che deve averlo bello duro ed eretto quando le metterai il preservativo…”

“E se non lo è?” Domandai ingenuamente.

“Lo muovi su e giù con la mano finché non gli diventa duro. Alcune esperte lo fanno con la bocca, ma tu ora attieniti a queste cose che ti insegno…”

Restai in silenzio, sembrava impossibile che io e mia madre ci parlassimo con quel linguaggio da strada di azioni sessuali, eppure lo facevamo. Non sapevo se essere contenta o dispiaciuta di quel modo di conversare e di quella lezione sessuale con lei, dove mamma mi insegnava insegnato a mettere, anzi a calzare come diceva lei educatamente i preservativi. Provai a metterne uno anch’io e sotto la sua guida ci riuscii e stupidamente ero contenta che mamma ni avesse insegnato a mettere i preservativi.

“Brava Sabry, si fa così! Hai imparato subito.”

Di seguito dal cassetto ne prese una manciata che ce ne saranno stati cinque o sei tutti uniti.”

“Questi tieniteli nascosti nella tua borsetta che non si sa mai e quando sei senza chiedimeli che te li do io. Almeno chiavi in sicurezza e siamo tutti tranquilli.” È stupita chiesi sorridendo:

“Ma quanti ne hai mamma?” E risi.

“Ma lei sorridendo seria mi passò nella mano quella manciata dicendo:” Se chiavi con Juanito o con un altro fallo sempre con questi…” Restai stupita della sua volgarità e dalla sua considerazione che potessi farlo con un altro oltre Juanito.

“E se chiede altro mamma?” Domandai.

“Per altro cosa intendi Sabry?” Rispose.

L’altra sera i ragazzi parlavano in spagnolo di farselo ciucare dalle ragazze, che poi vuol dire ciucciare, succhiare.

“Ciucciare cosa?”

“Il coso il conos come lo chiamano loro, il pene mamma!”

“Certamente avranno inteso in spagnolo il cazzo o la figa... Comunque senti Sabry, per capirci noi non abbiamo mai usato questo linguaggio volgare, ma ora dobbiamo farlo per intenderci. È il linguaggio corrente e appropriato, in queste discussioni e quindi tra noi possiamo farlo. E mi chiese, intendi come dicono lor di ciucarlo, succhiarlo, fare pompini Sabrina?” Domandò mia madre.

A sentire quella parola pompini pronunciata da lei restai a disagio… Ma risposi: “Si!”

“Be Sabry, replicò mamma, quasi tutte le ragazze lo fanno i pompini con i loro ragazzi, anche le mamme e le mogli, lo succhiano e loro le donne, fidanzate o mogli se la fanno leccare, è normale, lo facevo anch’io a tuo padre, glielo leccavo e succhiavo e lui me là leccava a me, poi con perfidia aggiunse: “Ma probabilmente io non lo facevo bene come la sua amante per cui mi ha lasciato…” Pronunciò stizzita. “Quindi se te lo chiederanno e a te va di succhiarlo prendiglielo pure in bocca…”

“Con il tuo partner che ci esci ora, quel Manuel, con lui glielo succhi?”

“A volte si Sabrina, dipende anche dal contesto e dalla situazione.

“Ma come si fa mamma, come si inizia? Io non l’ho mai fatto, mi insegni?” 

“Guarda Sabry io ti dico le cose essenziali quando ti avvicini a un uomo che ce l’ha mollo. Lo prendi in mano, lo scappelli tutto e ti avvicini, a volte sentirai un odore particolare che molti dicono sia di sesso, che poi è l’odore tipico del pene quando è eccitato, un po' come la nostra vulva quando ce la leccano, che a volte avvicinandosi è molto odorosa. Poi una volta che lo hai scappellato sempre tenendolo in mano inizi a leccare la cappella sopra e intorno come si fa con il gelato… e vedrai che incomincerà a irrigidirsi. In seguito ti infilerai la cappella in bocca senza farla toccare con i denti mi raccomando se no sentono male… La bagni di saliva e la succhi come se fosse un ghiacciolo e la lecchi come se fosse un gelato e vedrai che diventerà bello eretto e duro. E quando sarà pronto aprirai la bocca grande, grande, grande, come dice la dentista quando vai, e senza toccarlo con i denti lo prendi in bocca e lo succhi, gli farai un pompino o se vuoi chiavare prima gli farai mettere o gli metterai tu il preservativo e dopo te lo farai infilare in figa…  Così guarda!” Proferì mamma mostrandomi, prendendo il flacone della lacca e aprendo la bocca e mi spiegò. “Bocca aperta grande grande, grande… labbra in fuori, e senza toccarlo con i denti lo metti dentro (e così fece con il flacone) e lo succhi e gli muovi la lingua contro e attorno alla cappella…  Stai attenta che non ti eiaculi in bocca o in faccia… comunque anche questo c’è a chi piace!”

“Farsi eiaculare in faccia e in bocca?” Domandai. 

“Si! Questo dipenderà da te, se vuoi puoi provare a farti eiaculare in viso e vedrai se ti piacerà o no… Comunque io di queste cose non ne so molto Sabrina, devi chiedere a Juanito o sua sorella che sarà certamente pratica visto che parla sempre di ciucciar el conos.”

E visto che eravamo nel discorso, seppur imbarazzata e vergognandomi ne approfittai e le chiesi: “E se mi chiedesse di compiere rapporti anali mamma, che faccio? Li posso avere io?”

Era imbarazzata dalla richiesta di quelle informazioni e rispose: “Ma Juanito è un ragazzo sveglio su queste cose, saprà certo come sodomizzarti se vorrai, loro nella loro cultura la praticano molto la sodomia, basterà che gli dici di sì e lo lasci fare e compirà tutto lui come ha fatto davanti…” Aggiungendo:” … E anche per sapere qualcosa spiegazione di più sui rapporti anali se vorrai praticarli, chiedi a lei, a sua sorella che è senz’altro è pratica più di me…” E a quella risposta irriverente le domandai: “E tu mamma, anali li hai già praticati?”

Esitò, poi rispose sincera: “Come tutte le donne l’ho fatto qualche volta…”

“E com’è. È bello?”

“Vuoi sapere se si gode anche dietro? “Mi chiese mia madre.

“Si!” Risposi sicura io.

“Dipende, se è uno bravo ti fa godere più che davanti. La prima volta all’inizio fa un po' male, ma poi passa quasi subito e diventa piacevole sentirlo dentro muoversi…”

“E tu l’hai fatto con papà o anche con l’altro uomo, quel Manuel che ci esci adesso? Il tuo nuovo spasimante mamma?”

Sorrise.” Con tutte e due esclamò alzandosi…”

“Tutte due? E chi è stato più bravo? “Chiesi ancora curiosa.

Mamma si voltò sorridendo: “Il sudamericano è stato più bravo! Come ti ho detto la sodomia femminile fa parte della loro cultura e sono pratici!” Dichiarò divertita e quel discorso finì li.

Mia madre mi aveva istruita sessualmente, tolse il flacone della lacca e andò via, mi salutò con il solito bacino e tornò in ufficio al lavoro che iniziava alle 15.00.

Non avevamo mai compiuto discorsi del genere, tantomeno con gli esempi, ma lo aveva fatto per erudirmi, anche se era stato un linguaggio crudo e volgare, non da noi. Ero soddisfatta avevo una conoscenza che come diceva lei avrebbe potuto tornarmi utile e avrei affinato con l’esperienza. Iniziai una relazione affezionata e sessuale con Juanito, ero la sua ragazza e di più, lui era possessivo, a volte minacciava di alzarmi le mani addosso e di darmele se non facevo quello che chiedeva lui, ma sapevo come prenderlo, dovevo accontentarlo, fare come voleva lui.

Eravamo tutti appagati, Carmencita perché alla fine dopo aver picchiato mamma aveva ottenuto lo stesso quello che voleva, che io diventassi la ragazza di suo figlio. Io l’avevo accettato, seppur senza amore, comunque mi piaceva che fosse un capo banda e che facesse sesso bene. Anch’io fui risucchiata da loro, alcuni giorni frequentavo casa di Carmencita, dove in camera di Juanito facevamo sesso, anche se Carmencita e sua sorella erano in casa.

Era una situazione idilliaca, non erano loro, ma noi che ci eravamo integrati alle loro usanze.

Ma come sempre accadde le invidiose, le malelingue e le perfide mormoravano che mamma e Carmencita se la facevano insieme, che avevano rapporti lesbici… e che mamma si prostituisse con lei. Ne venni a conoscenza durante una discussione con una condomina, caddi dalle nuvole, sprofondai dalla rabbia e dalla vergogna se fosse stato vero, e minaccia quella signora che me l’aveva detto dicendole che l’avrei fatta picchiare da Juanito e dai suoi amici. Lei ritrattò tutto e si scusò, non la vidi più, ma intanto la gente mormorava e io avevo il dubbio.

Non avevo indizi che Mamma avesse rapporti sessuali diretti con Carmencita, a parte le voci che mormoravano, non avevo prove che fosse vero. L’unica volta che vidi mamma leccare la figa a Carmencita fu quando la picchiò e le pisciò addosso in strada, per il resto vidi quando facendo la pace Carmencita le diede un bacio in bocca, sulle labbra a mamma, e quando rientrando prima da scuola li trovai in camera da letto di mamma, entrambe in mutandine che si rivestivano lei e Carmencita. L’unica volta che le vidi insieme con la scusa del mal di schiena e della crema.

Ma non so se ci furono altre occasioni e se fosse vero quello che pensavo, forse si conoscendo Carmencita, sapevo che le piaceva mamma…Sinceramente non so, posso sospettarlo o forse in futuro scoprirlo, ma a che pro? E poi anche se fosse vero che Carmencita e mia madre se la facessero insieme, che faccio? Glielo dico che so o resto in silenzio? Decisi di soprassedere a questa conoscenza che non mi interessava e non le chiesi nulla.

Ma invece sul fatto che Carmencita si prostituisse glielo domandai.

 

Dopo qualche settimana un giorno che eravamo a casa insieme a preparare un dolce, domandai a mamma visto che era diventata molto amica di Carmencita e delle sue connazionali:” Ma mamma, è vero quello che diceva prima la gente del posto e ricordo che dicevi anche tu, che Carmencita è una prostituta?”

“Ma no amore…” Affermò:” … hai visto anche tu com’è Carmencita e comunque non credo facesse o faccia la prostituta. Se l’ha fatto sarà stato in passato e poi se lo fa ancora a me non interessa, può andare con chi vuole…”

“Ma anche a pagamento?” Ribattei io e mamma rispose:

“Ma sono affari suoi Sabry se si prostituisce, avrà i suoi motivi. Se lei e le sue amiche o le loro figlie si prostituiscono non dobbiamo giudicare… “

“Si ho sentito dire anch’io della sorella di Juanito, la figlia grande di Carmencita, che dicono che fa la prostituta anche lei come la madre, soltanto sai cosa c’è mamma? Che anche noi frequentandole rischiamo che ci additano di essere come loro e passiamo come prostitute amiche delle sudamericane…”

“E per te Sabrina sarebbe un problema passare per una prostituta o esserlo realmente visto che la sorella e la madre del tuo ragazzo lo fa?”

Restai in silenzio a quella domanda e poi mormorai: “Per me no, ma la gente mormora…”

“La gente…la gente… Sabry, la gente dice anche che mi prostituisco anch’io se lo vuoi sapere, soltanto perché frequento Carmencita e le sue connazionali e a volte vado a casa loro…”

“Lo hanno detto anche di te mamma?” Domandai sorpresa e incredula.

“Si, lo so! Soltanto che non hanno il coraggio di dirtelo apertamente e direttamente, ti parlano dietro le spalle, se no gli direi in faccia. Si mi prostituisco e allora? Cosa c’è?” Restai in silenzio da quella risposta e quel modo di affrontare l’argomento, non era tranquilla come pensavo, ma sull’attacco con aggressività, come se fosse vero e dovesse difendersi, e subito timorosa pronunciai: “Ma tu non lo fai però vero mamma!?”

“Ma no amore, ma vedi… “E mi fece uno strano discorso: … ammettiamo che io mi prostituissi davvero insieme a Carmencita come mormora qualche malalingua, per te cambierebbe qualcosa? Sii sincera Sabry!”

“Be mi dispiacerebbe mamma, non vorrei, ma ti vorrei bene come prima…”

“Vedi, ti dispiacerebbe ma però lo accetteresti?”

“Che tu ti prostituissi davvero con Carmencita?” Domandai ancora più stupita di quelle domande e risposte che non ne capivo il senso né il nesso nel nostro discorso.

“Si!” Rispose mia madre:” Se io mi prostituissi davvero con Carmencita.”

“Be te l’ho detto, mi dispiacerebbe mamma…” Ripetei

“E ma vedi che non rispondi Sabrina, sfuggi alla domanda che è quella che se tu sapessi che io mi prostituisco se mi accetteresti.” Disse ancora mia madre.

“Ma non so, certo ti accetterei mamma sei sempre mia madre indipendentemente da cosa fai!”

“Brava Sabry questa è una risposta matura che ti fa onore.

“Però non è così, vero…? Tu non lo fai mamma, non vai con gli uomini a pagamento… non fai la prostituta con Carmencita e le sue connazionali?” Ripetei.

“Ma chissà!!” Esclamò scherzando e ridendo: “Si o no? Devi essere tu a scoprirlo Sabry.” E rise ancora.

Quella risposta mi aveva lasciata dubbiosa, e nei giorni e settimane seguenti ci pensai e ripensai, non era da mamma comportarsi così, lei aveva sempre condannata e mai giustificato la prostituzione. Ricordavo bene anche che con quella Carmencita prima di litigare, le inveiva contro dicendole che era una prostituta, e ora pareva tutto cambiato soprattutto il suo giudizio su Carmencita e sulla prostituzione. E pensavo a quei preservativi che mi aveva dato e mi dava mamma, erano uguali e della stessa marca a quelli che adoperava anche la sorella di Juanito, visto che li aveva anche lei, come se avessero tutti la stessa provenienza…

Così un pomeriggio che sapevo che andava da Carmencita, dopo aver rimuginato dentro me per un’ora e mezza, andai anch’io a casa sua, intanto conoscevo l’appartamento, ci andavo anche a fare sesso con Juanito anche quando c’era Carmencita e a volte vedevo uomini andare e venire. Quando arrivai che entrai con la chiave che mi aveva dato Juanito, senza avvisare della mia presenza vidi Carmencita in mutandine nel corridoio, con quella pancia e il suo grosso sedere in fuori e mamma subito dopo uscire da un’altra stanza con una vestaglietta trasparente, con un uomo sudamericano dietro che le toccava e palpava il sedere; anche lei in mutandine senza il reggiseno. Capii subito cosa faceva, ma stranamente e assurdamente non ero sorpresa né sconvolta era come se fossi preparata, che me lo aspettassi, che lo avessi saputo sempre. Era come se quella chiacchierata tra noi fosse stata una sorta di sua confessione e me l’aspettassi che si prostituisse. Esclamai soltanto guardandola:” Anche tu mamma?” Ma non con sorpresa, bensì rassegnazione.

Lei appena mi vide ebbe un sussulto, mi guardò è mormoro: “Stasera Sabry…stasera a casa ti spiego tutto.”  

Subito appena mi vide, sorridendo si avvicinò un uomo che aspettava, mi toccò i capelli dicendo:” Cuanto cuesta la chica?” (quanto costa la ragazza?)  Queiro a ella!” (Voglio lei)” E mi guardava. Mentre mia madre era in silenzio. Assurdamente provai una strana emozione a venire scambiata anch’io per una prostituta come mamma e Carmencita, ma non di vergogna e biasimo per l’equivoco, ma di complimento, di considerazione per essere stata scelta. Ma con quel cliente e intervenne subito Carmencita che gli disse in spagnolo:” Ella aún no trabaja aquí... próximamente la encontri… a ora no! (Lei non lavora ancora qui, prossimamente se vuoi l’incontri… ora no!)” Spingendo quell’uomo nel soggiorno che fungeva da sala d’attesa… Aveva preso per una prostituta anche me e mi aveva preferito a loro, e Carmencita gli aveva detto che mi avrebbe trovata in seguito e mia madre a quella risposta non disse nulla… si avvicinò abbassando gli occhi e ripetendo:” (Stasera a casa ti spiego tutto Sabrina…)  E non disse nient’altro e rientrò nella stanza da letto con quell’uomo dietro, probabilmente un suo cliente. Vidi sull’uscio di un'altra porta Carmencita e una sua connazionale che mi guardavano in silenzio, ma anche loro non dicevano nulla, sapevano che toccava a mia madre spiegarmi che forse prima o poi sarebbe capitato anche a me e mi sorrideva.  

Uscii e me ne andai a camminare, mi sentivo vuota, avrei voluta avere un’altra reazione a scoprire che mamma si prostituiva davvero, e inveire contro tutti, ma quello che mi frullava in testa non era mamma, ma le parole che Carmencita disse a quell’uomo, che prossimamente avrei lavorato anch’io con loro, e lo dichiarò davanti a mamma e lei non disse nulla.

Avevo scoperto quello che forse sapevo già, che mamma si prostituiva qualche pomeriggio con le sudamericane, insieme a loro a casa di Carmencita che era una sorta di matrona. E avvertivo uno strano presentimento, come se anch’io stessi per risucchiata dal loro ambiente e facessero diventare anche a me come loro.

 

Quella sera a casa quando rientrò mamma subito non disse nulla, posò la borsa e la intravvidi andare in camera a mettere via i soldi che aveva guadagnato, vidi soltanto che erano parecchi biglietti da 50 euro, poi uscì e si infilò in bagno a lavarsi. Uscita pulita andò in cucina a preparare cena, dicendomi:” Cosa vuoi magiare stasera Sabry?” Mi avvicinai, era triste, aveva gli occhi umidi, la vedevo ansiosa e mormorai: “Vuoi che ci sediamo, che ne parliamo un po' mamma…!?”

Prese un bicchiere e ci mise un dito orizzontale di liquore, credo whisky dicendo:” Questo mi darà più coraggio di parlarti…” Poi ci sedemmo in soggiorno. 

Solo frequentando ed essendo la ragazza di Juanito capii cosa faceva mia madre con la sua, Carmencita… si prostituiva anche lei.

Mamma si faceva chiavare a pagamento, altro che amante Manuel che mi avrebbe fatto conoscere, capii che non c’era nessun spasimante e che erano quelli i suoi amanti, i suoi Manuel, gli uomini che la pagavano …. Quando ci sedemmo sul divano gli domandai cercando di non ferirla di più:” Ma come hai potuto mamma?”

“La depressione!” Mormorò subito a testa bassa.

“La depressione?  Che significa domandai?” E mi raccontò. Sorseggiando il liquore incominciò:

“Ero depressa Sabrina, a te non ho mai voluto fartelo sapere per non preoccuparti, eri tanto bella spensierata e stranamente l’unica persona con cui avevo contatti, che passava a trovarmi e che mi invitava a casa sua era Carmencita. Avevo paura di lei e ce l’ho ancora adesso quando vedo che si arrabbia, ma nello stesso modo che avevo paura provavo anche una sorta di attrazione, di ammirazione per lei, paradossalmente mi sentivo protetta da lei. Si lo so che è assurdo… ma è così, ancora adesso mi dà un senso di protezione di sostegno. E un giorno scoppiando a piangere mi confessai con lei di tutto, delle mie paure anche verso di lei, della mia depressione, di tuo papà, di te, i sacrifici per pagare l’affitto, le bollette e farti avere una vita dignitosa. Dei soldi che non bastavano mai, c’era sempre qualcosa da pagare all’improvviso e non ce la facevo più…e lei mi confortava. Mi imprestò anche dei soldi, con l’intento che glieli avrei ridati quando li avrei avuti:”

“Ti ha imprestato dei soldi Mamma…lei Carmencita?”  Le domandai.

“Si, ma a te non l’ho mai detto.”

“Quanto ti ha impresto?”

“Mille euro!” Pronunciò mamma.” Avevo preso a frequentare casa sua i pomeriggi che non lavoravo, andavo la, c’erano le sue connazionali, facevano il caffè o il the o bevevamo qualche liquore, e scherzavamo e si rideva anche, lei cercava di tenermi su il morale.

“Solo che io quei mille euro non riuscivo più a darglieli, nemmeno a 50 euro al mese, anzi per pagare la riparazione della macchina che si era rotta me ne servivano altri e glieli chiesi altri 300 euro per il meccanico. E lei me li diede.”

“Altri 300 euro?”

“Si.  Un giorno giù di morale andai a casa sua, mi fece entrare dicendo:< Sto lavorando Fransisca! Attiendi!> Era in una vestaglia con un paio di sue connazionali che conoscevo avendo preso il the insieme. Sapevo che Carmencita si prostituiva, lo sapevano tutti nel quartiere, e una di loro sorridendo mi disse:< Vuoi praticar qualche encontros anche tu? (vuoi fare qualche marchetta anche tu?)> E sorrise.

Capii cosa intendeva e dissi subito:< No grazie…> Ma lei insistette insieme alle sue connazionali:< Prova, non ti costa niente, tu ti sdrai e allarghi le gambe, fa quasi tutto lui. Lo compi a una volta… prova!> Nel frattempo Carmencita finito con il cliente si è avvicinata sorridente dicendo:< Te serve del dinero?> A un mio abbassare e cenno affermativo del capo anche lei mi propose insieme alle altre:< A prova! Se non te gustas non lo fai più! Nessuno saprà niente.> Si appartò con me mi imprestò altri 300 euro per pagare la rata del condominio insistendo ancora:< Prova! Noi lo facciamo saltuariamente, non sempre.>

<Come saltuariamente mamma?> Le chiesi curiosa.

< Si, c’è un signore italiano che prende gli appuntamenti e ci manda i clienti, in genere qui in casa mia, se no in quella di Juana, o in quella di Isabel o di Gladys… Oppure ci dà l’indirizzo e fingendoci badanti andiamo a domicilio del cliente, o ancora a volte viene un furgone e ci porta giù in centro  a Milano, in un appartamento vicino alla stazione centrale… a farci Follar (chiavare) con i clienti.> E rise dicendo:< Noi prendiamo 50 euro a prestazione, il resto va a loro, anche se fosse cento o più…> Quel pomeriggio dopo aver preso il prestito di Carmencita uscii e me ne andai, ma ogni volta che mi servivano soldi…” Non finì la frase.

“Andavi da lei… E così tu hai provato mamma?” La interruppi io.

“Si, una volta a casa di Carmencita, ero emozionata, ma è stato meno peggio di quello che credevo, bevvi del whisky come loro e pensò a tutto Carmencita, a prepararmi, spogliarmi facendomi restare in reggiseno e mutandine con una vestaglietta.  Quando arrivò il primo cliente mi batteva il cuore fortissimo, ma vidi che lei gli parlo, credo che gli dicesse che era la prima volta per me. Mi accompagnò in camera e sempre lei mi tolse la vestaglietta, il reggiseno e le mutandine e quando fui nuda, mi lasciò da sola in camera con lui e uscì dicendomi;< A sta calma e serena…>

Lui si denudò, mise il preservativo e si sdraiò sopra di me incominciando ad accarezzarmi fino a penetrarmi e consumare, con me che per reazione a quel rapporto a occhi chiusi partecipai.

Quando finii, che lo feci per la prima volta, mi esaltai, assurdamente e irrazionalmente ero contenta di esserci riuscita, era tanto che non avevo un rapporto sessuale con un uomo, anni e come ti ho detto fu anche piacevole, tanto che la sorella di Carmencita guardandosi entrambe negli occhi tra loro disse:< Dai qui ce n’è un altro che aspetta Francisca…> E mi spinse nuda soltanto con la vestaglietta nella camera con un altro cliente. E ho cominciato così, quel pomeriggio giorno ne ho fatte due di prestazione. Dopo due o tre giorni Carmencita mi ha mandato un messaggio sullo smartphone dicendo di andare che avevano gente, sono ritornata e l’ho rifatto con altri. Carmencita mi istruiva bene, mi sceglieva lei i clienti… era lei che mi seguiva.”

“Ma lo fai sempre mamma tutti i giorni?” Domandai.

“Ma no Sabry! Due o tre pomeriggi alla settimana, a volte quattro, ma raramente.” Rispose:” Mi avvisa Carmencita con lo smartphone. E poi dipende, come ti ho detto una o due volte al mese viene il furgone e saliamo tutte e io tra loro. Ufficialmente dicono che ci portano a raccogliere i pomodori invece ci portano in appartamenti a prostituirci … veniamo affittate per prostituirci.”

“Quindi non lo fai sempre, ogni due o tre giorni?”

“Si Sabry... martedì giovedì e sabato in genere…” Rispose mia madre.

“Per questo certi sabati non ci sei mai…Ma quante volte lo fai? Con quanti uomini?” Domandai curiosa, entrando anch’io attivamente e mentalmente in quell’argomento.

A quella domanda restò in silenzio e poi pronunciò:” Dipende, in genere un incontro ogni 20 minuti mezz’ora, dalle 14.00 alle 18.00 una decina al giorno …” Rispose.

Ero dispiaciuta, silenziosa e delusa ma non la condannavo per quello che aveva passato.

“Ma tu vuoi farlo o sei obbligata?” Domandai all’improvviso...

“No! Non sono obbligata. Certo, loro non mi hanno mai obbligata, mi hanno solo suggerito di provare e Carmencita consigliato, sono io che ho scelto… Faccio sesso, sono stata anni senza farlo quando mi sono separata da tuo padre… e poi guadagno anche 500 euro a pomeriggio... in una settimana guadagno di più di quello che guadagno al mese lavorando da impiegata… e in un mese o pagato il debito di 1600 euro a Carmencita e mi è restato ancora dell’altro denaro.”  Affermò. Restai in silenzio.

Ma dubbiosa continuai a chiederle:” Ma sei sicura mamma che non sia stata Carmencita a spingerti a prostituirti? Mi sembra così subdola quella donna.”

“No, pensi così perché non la conosci, guarda che mi ha aiutato. Lei mi ha convinta sì è vero, mi ha indotta a provare, ma la scelta è stata mia.”

“Cosa intendeva dire a quell’uomo che mi ha scambiato per una prostituta, che per ora non lavoro con voi, ma prossimamente?”

“Oh l’avrà detto per tenerlo buono, per allontanarlo da te, in quel contesto ti aveva scambiata per una di noi e preferiva te…”

“Non è che ha intenzione di fare prostituire pure a me?!” Domandai.

“Ma che dici Sabry, io non vorrei, a meno che non sia tu a volerlo fare…nessuno ti obbliga, se un giorno vorrai provare anche tu come ho fatto io sarà solo una tua scelta…”

Restai basita da quella risposta, era proprio cambiata, un’altra, come poteva dire una madre quelle parole a una figlia? Praticamente considerava e lo accettava come possibilità che anch’io potessi prostituirmi e non ne era dispiaciuta.” E continuò:

“Carmencita è sempre stata sincera con me e io con lei, anche quando mi disse che tu piacevi tanto a Juanito.”

“Te lo ha detto lei? Avete parlato di me?” Le domandai stupita ma prevedendo che lo avesse fatto.

“Si, ma ne ho parlato come una madre, Carmencita mi disse seria quel giorno:< Ascolta Fransisca, ti devo parlare…> E andammo in camera sua, mi fece sedere sul letto e mi informò di cose che sapevo già, dicendo:< Sai tua figlia Sabrina piace tanto a Juanito, è sempre stato innamorato di lei. Lui la vorrebbe come sua ragazza, la tratterebbe e farebbe stare bene, come una principessa, come sai i soldi non ci mancano…> A quelle parole di Carmencita mi crollò il mondo addosso Sabry. Capii che era una di quelle richieste che non potevo dire di no e continuò …:<  Piace tanto a Juanito, lui la vuole corteggiare e visto i precedenti di quello che era successo tra noi per lei, ti chiedo se sei contraria a che Juanito ti corteggia la figlia?> Fu onesta e chiara nei miei confronti a parlarmi sinceramente.

“E tu che le rispondesti mamma?”

La verità Sabrina. Le dissi soltanto la verità: <Guarda Ana…>perché a lei la chiamo Ana come tutte le altre per nome …”

“E a te come ti chiamano mamma…?” La interruppi.

“Cesca… mi chiamano Cesca… diminutivo di Francesca ma lo pronunciano Sesca. Ma ritornando alla sua richiesta fui chiara con lei, le dissi la verità: <Guarda Ana, sinceramente come tutte le altre mamme per mia figlia aspiravo ad altro…>

Lei mi interruppe con sguardo cattivo dicendo:< Perché credi che mio figlio non sia all’altezza di tua figlia?>

< No, non ho detto questo Ana, ma io pensavo ad altro per lei, comunque non sono contraria a che tuo figlio corteggi mia figlia. Tuo figlio è anche un bel ragazzo, ma deve essere Sabrina a scegliere a decidere… > Precisai.

E Carmencita mi chiese:< Quindi la può corteggiare? Non hai nulla incontrario tu?>

<Certo che la può corteggiare!> Dichiarai. Che altro potevo dirle? E ripetei:< Se Sabrina corrisponde con lui io non ho nulla incontrario... >

< Allora se le chiede di uscire aiuta anche tu a Juanito!> Esclamò

< Aiutarlo io? E in che modo posso aiutarlo?> Pronunciai sorpresa. E mi chiese:

< La sera che escono insieme falle mettere la gonna e non i pantaloni…> Subito non capii quella richiesta e domandai:< Perché?>

< Perché si!... Così per lui è più facile… > Intuii cosa avevano intenzione di fare e mi domandò seria guardandomi fissa negli occhi: < Sei d’accordo?>

Ero agitata, volevo dire di no, ma avevo anche timore di Carmencita e pensai:< Se Sabrina mette la gonna, non segnica nulla… Non vuol dire che faccia qualcosa…> Mi prese la mano e mi disse:< Aiutami Cesca…! Se si mettono insieme staremo bene anche noi, diventeremo parenti...”

Come ti ho detto Carmencita aveva un forte ascendente su di me e risposi: < Si...sì… va bene…! Le farò mettere la gonna…> E lei mi strinse la mano.

Ed è Così che ti ho preparata la gonna, sapevo che quella sera Juanito ci avrebbe provato a fare sesso con te e se avevi la gonna ci riusciva meglio…per questo ti ha schiaffeggiata, per farti capire chi comandava.... Ed è così che ha iniziato a corteggiarti. Certo lo ha fatto a suo modo, alla sudamericana, io pensavo che lui ti piacesse. E poi ci fu il nostro discorso quando mi dicesti che lui ti aveva seguita in moto e ti aveva detto se uscivi con lui…”

“Veramente mamma lui ha detto in modo assolutistico:< Voglio che diventi la mia ragazza, la mia Chica…> e non: < vuoi uscire con me…> che c’è un po' di differenza…”

“Va bene, lasciamo perdere le sottigliezze Sabrina, tu sei uscita con lui, mi hai raccontato cosa avete fatto sessualmente e ne ho preso atto, anzi non ne sono dispiaciuta e che sei diventata la sua ragazza, ormai e non più una ragazzina Sabry… Se vuoi fare sesso lo puoi fare quando e con chi vuoi con lui o con un altro.” Dichiarò mia madre.

Sapevo, lo avevo intuito che c’era il suo zampino e di Carmencita in quello che mi era successo con Juanito. Restai in silenzio e tornai al discorso originale e le chiesi:” E ora che so che fai con Carmencita e le sue amiche che fai mamma continui o smetti?”

“Perché non dovrei continuare Sabrina…” Rispose pronta:” … se dovessi farlo tu un giorno non ti condannerei e non ti chiederei di smettere, sarebbe una tua scelta… e un’altrettanta tua scelta sarebbe decidere di smettere.”

“Io mamma?! Non lo farò mai quello che fai tu!!” Risposi decisa.

“In queste cose non bisogna mai dire mai Sabrina, adesso la pensi così, ma tra un mese o fra un anno cambia tutto… può accadere che cambi idea.”

“Come è successo con te mamma?  Non te ne faccio una colpa, ma hai cambiato personalità e carattere e anche comportamento. Prima odiavi questa gente e ora la elogi ti sei lasciata influenzare da Carmencita, hai cambiato non soltanto idea, ma anche moralità, sei diventata un’altra donna, prima condannavi tutte queste cose e ora le fai anche tu.” Feci una pausa e mia madre rispose finendo di sorseggiare il whisky.

“Carmencita mi ha soltanto aperto gli occhi, mi fatto vedere le stesse cose da una prospettiva diversa, e devo dire che ha ragione, tanti sacrifici per cosa? Per non avere nemmeno i soldi di comprarti un paio di mutandine che ti piacciono? Io… sì, forse hai ragione sono cambiata, mi prostituisco e accetto di farlo, non dico che mi piace e sono entusiasta, ma non per questo devi farlo anche tu, se lo farai sarà soltanto una tua scelta se vorrai.”

Era assurdo senza rendercene conto eravamo passati dal parlare della sua prostituzione alla possibilità che lo facessi anch’io, che se fosse stata una mia scelta lei l’avrebbe rispettata. Era tutto irrazionale, era mia madre a farmi quei discorsi, a parlarmi così, di possibilità di prostituzione per me. “E io senza reagire con un certo distacco dall’argomento in silenzio ascoltavo.

” Potrebbe essere lo stesso tuo Juanito a chiederti di prostituirti, come lo fa sua madre e sua sorella, e magari fartelo fare insieme a loro o soltanto con sua sorella… Sai Sabry, i sudamericani sono strani, sono gelosissimi della loro donna fino ad ammazzare una persona, ma poi sono capaci di farla prostituire…”

Restai in silenzio a sentire quelle parole…  non mi sentivo sconvolta ad ascoltarle, ma soltanto delusa, in un certo senso me lo aspettavo che lei e Carmencita avessero architettato tutto. Mi sentivo assente, indifferente a quello che diceva e domandai:” Dimmi la verità mamma, tu e Carmencita tra di voi avete parlato di questa possibilità che finisca anch’io a prostituirmi?”

“Lei scherzando qualche volta ha detto:< Portiamo anche Sabrina a follar con noi a tu fiia a prostituirse a chi! … (Potiamo anche Sabrina a chiavare con noi…e a tua figlia a prostituirsi con noi…)” Ma lo diceva scherzando.

“Però lo diceva? “Ribattei io.

“Si lo diceva…”

“E tu cosa rispondevi?”

“Quello che ti ho sempre detto, che dipendeva da te farlo, se volevi tu per me andava bene.” Ci fu una lunga pausa di silenzio e poi domandai:” E se me lo facesse fare anche a me Juanito? Se mi dicesse di prostituirmi per lui cosa faresti tu?”

“Niente Sabrina, ti accetterei come sei…”

“Anche se mi prostituissi?”

“Si… Cosa credi che Juanito con la mamma e le sorelle che si prostituiscono si faccia scrupolo di farlo fare anche a te che sei la sua donna!”

Restai in silenzio sorrisi, lei mi guardò e io domandai ancora:” E vera mamma che tra te e Carmencita c’è qualcosa di sessuale o di sentimentale?”

Si mise a ridere:” Ma chi te le ha dette queste cose Sabry?” 

“Lo dicevano e lo dicono in giro nel quartiere, anche la sorella di Juanito un giorno l’ha lasciato intendere…”

“Ma no Sabrina c’è soltanto cordialità ora tra noi, forse anche dolcezza, lei sa essere molto mamma sai, le piaccio come persona me lo ha detto e anche a me piace lei anche se è rotondetta…” E ridemmo insieme:” …, è soltanto molto attenta nei miei confronti, c’è affettuosità, ma niente di sentimentale, io il mio amore lo do soltanto a te Sabry che sei l’unica gioia della mia vita.” Ma io insistetti:

“È vero che avete anche dormito insieme?”

A quella frase diventò seria: “Senti Sabry, non voglio mentirti, non l’ho mai fatto né tanto meno voglio farlo ora.”

“E allora dimmi la verità mamma, qualunque essa sia l’accetterò, perché in tuo modo di fare è troppo subordinato a lei per essere soltanto paura nei suoi confronti, c’è senz’altro qualcosa di più tra di voi, forse anche sessuale?” Restò in silenzio, era imbarazzata.

“Se per te un bacio, una carezza è qualcosa di sessuale, allora sì!” Rispose.

“Be se il bacio è in bocca con la lingua e le carezze sono sulle parti intime e a volte quando non ci sono io tu ci dormi insieme credo che ci sia qualcosa di sessuale…” Restò in silenzio, non sapeva cosa dire, mormorò soltanto:

” Ma niente di sentimentale, soltanto affettuosità. Ma di queste cose non parlarne con nessuno per favore Sabry?”

“Hai paura che lo sappia suo marito?”

“Oh lui lo sa, come i suoi figli, ma non conta niente, è un ubriacone, comanda Carmencita in famiglia, è che non tutti i sudamericani accettano certi tipi di affettuosità, molti di loro come noi italiani sono contrari.” Aveva ammesso, a modo suo si era confessata e tutto sommato non la giudicavo.

La guardai in silenzio per parecchi secondi, mi domandavo come potesse aver fatto quello che aveva compiuto e piacerle Carmencita ed essere diventata così assoggettata a lei, tra paura, emozioni e amicizia nuova, al punto da offrire sua figlia a quella che un giorno era stata la sua peggiore nemica, che l’aveva picchiata, pisciata addosso, fatta prostituire e ora approfittando della sua situazione di inferiorità psicologica, eccedeva e sfruttava  sessualmente di lei, la stava imparentando con noi. Era imbarazzata mamma che le chiedessi qualcosa della sua intimità, invece in quel silenzio con incoscienza estraniandomi da tutto inaspettatamente mi alzai dicendo:” Mi cambio mamma!”

“E dove vai?” Domandò.

“Esco con Juanito, andremo con sua sorella e la sua compagnia a mangiare fuori.”

Lei mi guardò tranquillizzata che non me la fossi presa e avessi avuto una reazione negativa, ma anzi che accettavo o fuggivo a quella realtà. “Va bene Sabry, vai pure io preparo qualcosa di cena per me, non venire tardi mi raccomando che se non sei rientrata non dormo e ricordati sempre quello che ti ho detto…”

“Mentre uscivo mi voltai e la guardai facendo finta che non mi avesse confidato niente, dicendo con un sorriso compiaciuto:” Cosa mi hai detto mamma…?”

Lei mi guardò capendo la mia estraneità e disinteresse voluto alla sua domanda e rispose con un sorriso di raccomandazione: “Di usare sempre gli anticoncezionali Sabry se puoi…!”

“Ah!... Va bene! .... Si! …Ciao mamma ora vado…!”

Mi avvicinai, l’abbraccia con il braccio sul collo e le diedi un bacio sulla guancia, forte con lo schiocco e scesi le scale canticchiando mentalmente e in strada e salii in moto dietro Juanito che mi aspettava giù.

Non mi interessava cosa facesse mamma, o meglio si volevo saperlo, ma non la condannavo assolutamente. Eravamo cambiate tutte e due, profondamente cambiate, nei valori, nelle virtù e nella morale, eravamo altre persone da quelle precedenti e pensavamo in modo opposto a prima.

 

Oggi è così, mia madre saltuariamente si prostituisce con quella Carmencita per arrotondare, anzi guadagnare più del doppio dello stipendio. Lei è la più bella del gruppo, la più richiesta dai sudamericani, è bianca, bionda e molto voluta. Carmencita non è molto bella ed è giunonica o curvy come si dice in modo politicamente corretto, da sola guadagnerebbe poco, quella che tira il gruppo è mamma, l’italiana de mierda come la chiamavano prima. Io mi sono diplomata, ma non ho più continuato a studiare, non mi piace. Per ora faccio la commessa sottopagata in un negozio di abbigliamento. Sono diventata a tutti gli effetti la fidanzata ufficiale di Juanito, esco e certe volte dormo con lui, sia a casa sua che nella mia anche con mamma a casa e al mattino prima di andare in ufficio ci prepara il caffè.

Con lui c’è affezione e attaccamento, frequento la sua compagnia. Juanito mi ha sverginata e sessualmente compiuto altro, come diceva mamma, non soltanto davanti. È il mio maschio o meglio hombre e io sono la sua chica, non lo amo ma mi piace sempre più, lui è un capo. Come detto abbiamo rapporti sessuali completi e appaganti tutti i giorni o tutte le sere e dove capita, a casa sua o mia o luoghi insoliti. Pensate che in camporella lo abbiamo fatto anche sulla moto sul cavalletto, con me che fingevo di guidare senza mutandine e lui dietro me che mi penetrava e possedeva, sarà la giovane età ma ci piace fare sesso. So già che finirò come mia madre, anch’io verrò risucchiata da lei e dalla sua vita.  Aspetto che Juanito un giorno mi chieda di prostituirmi per lui o per sua madre, me lo ha già fatto capire … e mi sto preparando mentalmente ad accettarlo e mettere in pratica.

 

E questa storia di periferia, di due donne sole, che come tante altre storie di donne sole nessuno conosce e narra, e vengono vissute in silenzio nel decadimento morale e nell’indifferenza sociale... Risucchiate dall’ambiente degradato che le gira intorno e in cui vivono… sia esso, sudamericano, musulmano, slavo, per ora finisce qui.

 

 

Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a:

dressage1@hotmail.it

Grazie

 

 

I contenuti presenti sul blog "Immoralex" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine.

È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.

Copyright © 2019 Immoralex. All rights reserved.

.