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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
All Right Reserved 2022
IX° Non desiderare la donna d’altri
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 33 PERVERSIONE
NOTE:
“Si può dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo sessuale qualche elemento che si possa definire perverso; e la universalità di questo fatto basta per sé sola a farci comprendere quanto sia inappropriato l'uso della parola perversione come termine riprovevole.”
Sigmund Freud
(Barbara)
In città si iniziava a mormorare su Beatrice, si diceva che era piena di debiti, che frequentasse posti e persone equivoche, che era stata abbandonata dal marito che era scappato con una ragazzina minorenne, e lei si era messa con un tale, un albanese che la faceva battere e i figli erano, come la madre, allo sbando. Le voci dicevano che Carlo era omosessuale e le figlie seguivano la strada della mamma e che addirittura Francesca facesse spettacoli hard e fosse incinta del giovane marocchino musulmano che lavorava da loro.
Tutte voci fatte uscire e messe in giro ad arte da Clelia, suo marito e i loro amici per isolarli ancora di più…
La famiglia di Paolo, il fidanzato di Francesca, lo venne a sapere e lui irato, le telefonò dicendo che le doveva parlarle, erano un po’ di giorni che non andavano più d'accordo, quelle strane voci che circolavano in città su sua madre, suo fratello e lei, avevano turbato la loro serenità e minato il loro rapporto amoroso.
Si videro verso sera nella piazzetta, al margine della strada, quando Paolo la incontrò, non le diede nemmeno un bacino, come faceva di solito.
Prese Francesca da parte, lontana da sguardi e orecchie e le parlò, le disse:
“Cosa sono queste notizie che circolano su di voi, le voci che si sentono in giro sulla tua famiglia, su tua madre e anche te, che si dice che sei incinta!” Esclamò irato.
Lei impaurita negava tutto piangendo, non poteva ammettere la verità, affermava solo:
“Non è vero niente Paolo, sono malignità messe in giro da qualcuno che ci vuole male…” E lo informò solo:” L’unica cosa vera è che i miei genitori si sono divisi, questo sì, è vero, hanno litigato e si sono lasciati. Mio padre è andato via, ma è una cosa momentanea, passeggera e presto torneranno insieme e forse è questo che dà adito alle voci sul conto di mia madre e su di me.”
Ma Paolo si lamentò:” In città tutti parlano di queste voci e anche io personalmente con vergogna per te le ho sentite dire riguardo la tua famiglia; di tua madre che viene spesso vista per strada o in negozio assieme a quella ex prostituta di Clelia. E di voi che frequentate gente strana.”
“Sono solo un po’ in difficoltà economica, c'è crisi e hanno chiesto un prestito alla loro società. Ecco tutto!” Gli spiegò Francesca.
“Sì!... Ma non c'è solo quello, si sentono anche allusioni, sul vostro comportamento, sulla vostra moralità.”
“La nostra moralità? Che c'entra?” ...Chiese lei.
“Dai Francesca!... Si sente dire che vi hanno viste anche in un locale malfamato di periferia.”
“Ma che voci Paolo?... Chi dice queste cose?... Cosa hai questa sera?” ... Cercava di minimizzare tutto lei per non litigare.
“Niente!... Non ho niente!... Ma non mi vanno certe cose e le voglio chiarire. Tu sai come sono fatto io e com'è la mia famiglia. Se dobbiamo sposarci dobbiamo essere limpidi e a posto.”
“Ma sì, certo!” … Rispose lei in apprensione. Ma aveva un presentimento, sentiva che stava per dire qualcosa di grave, che stava per succedere qualcosa.
“Allora!” ... Continuò lui. “Si dice che abbiate problemi economici ...e va bene, capita a tutti, fino qui niente, c'è crisi! Ma circolano anche voci abbastanza fondate che i tuoi frequentino il locale Macumba ... pieno di delinquenti e prostitute e che facciano cose strane. Sono stati visti, tuo padre con una ragazzina minorenne e tua madre a fare spettacoli hard. Qualcuno ha detto di aver visto pure te una sera!” ...Francesca diventò rossa in viso, cercando di nascondere la verità.
“A me?... No… no!... Si sbagliano!... Te lo giuro Paolo, non ci sono mai andata … credimi!” ... Lo implorò mentendo per paura della verità. “I miei genitori non so. Non credo!... Non frequentano certi locali!”
Paolo sbottò e continuò, mentre Francesca lo guardava con gli occhi umidi:
“E non è tutto… si dice anche che tu abbia avuto rapporti sessuali con quel marocchino che lavora da voi e addirittura che sei incinta di lui!”
“Francesca sbiancò in viso e balbettò: “No… no!!”
“Mi dispiace dirlo, ma è quello che si dice in giro e te lo dico solo per amore della verità, perché ti voglio bene e voglio chiarire tutto bene una volta per sempre. Ma dicono inoltre che anche tua madre se la faccia con quel ragazzino marocchino che avete in negozio, non che debba rendere conto ... se si è divisa da tuo padre, può fare quello che vuole... ma con un marocchino no!!!” Affermò
“Ma che dici Paolo!!” ...Esclamò indignata Francesca: “Sono tutte voci messe in giro per rovinarci la reputazione. Figurati se mia madre fa questo. Sono solo malelingue, di gente invidiosa che ci vuole male e mette zizzania tra noi... e la tua famiglia, i tuoi genitori. Come il fatto che io sia incinta del marocchino!” Esclamò Francesca d'impeto.”
“Sì!... Ma come mai con tutti i ragazzi disoccupati che ci sono in giro, hanno assunto proprio quel marocchino e musulmano per giunta?”
“Questo non lo so Paolo!... Penso che glielo abbia segnalato qualche associazione benefica!”
Rispose Francesca.
“Sì!... Ma non dire balle!!... Lo sanno tutti che è il figlioccio di quello strozzino, di quell'usuraio di Salvatore e di quella specie di moglie che ha!” … Poi proseguì:
“Sai che quel ragazzino è stato in galera, chiuso in riformatorio per violenza carnale, spaccio di droga, molestie sessuali e atti di libidine a ragazze e donne?... Lo sai?” ... Esclamò alterato.
“No! Non lo sapevo!” ... Rispose sorpresa Francesca, ed era vero.
“Già tu non sai mai niente.” ... Aggiunse lui.
“Ma scusa Paolo ... Hai voglia di litigare questa sera?... Cosa succede? ... Stai aggredendo me e la mia famiglia!”
“No!!... Non ho voglia di litigare, né di aggredire nessuno, ma chiarire tutto una volta per sempre.” Rispose. “Adesso mi dirai anche che non sai che il tuo fratellino si traveste da donna? …E che è sempre con la sua ragazza Martina assieme a quel marocchino?”
Francesca diventò rossa in viso con le lacrime agli occhi: “Ma che c'entra tutto questo con noi?”
“Centra!!” … Esternò collerico Paolo: “Perché si sposano anche le famiglie e non solo i figli, se mai dovesse accadere.”
A quelle parole a Francesca si gelò il sangue nelle vene e ripeté: “Come se dovesse accadere? ... È già tutto pronto per il matrimonio Paolo. Manca solo un mese.”
“Non lo so se ci sposeremo! …Ti parlo sinceramente Francesca, ti amo tanto e tu lo sai, ma ho dei dubbi, forti dubbi sulla vostra moralità. E poi anche i miei genitori sono scandalizzati da queste voci.” Continuando: “Chi erano qui tizi da galera che ti hanno salutato l'altro giorno?”
“Ma non lo so te l’ho detto!... Non salutavano me, mi avranno scambiata per un’altra.” Si giustificò, aggiungendo:” Senti Paolo, io ti amo e voglio vivere con te, sei l'uomo della mia vita, non trattarmi così. Ti prego!”
Ma oramai Paolo era diffidente, non si fidava più delle sue risposte.
“Trattarti così? ... Forse gli altri ... i tuoi nuovi amici ti trattano meglio?”
Francesca intuì che forse sapeva qualcosa, il cuore iniziò a batterle forte, aveva voglia di piangere, non sapeva che fare, cosa rispondere era impaurita.
Capì che era venuto per litigare, forse per rompere tutto e aveva paura, per questo preferiva restare zitta, per non irritarlo di più e non tradirsi. C'era il rischio che la discussione si accendesse talmente e degenerasse al punto da far rompere definitivamente il fidanzamento con tutte le conseguenze e il rapporto fra le loro due famiglie.
Aveva un groppo in gola e non riusciva a parlare. Restava in silenzio smarrita con gli occhi umidi e la voglia di piangere sul viso, incorniciato dai suoi splendidi capelli biondo-castano.
La gente che passava in strada, li osservava discutere. Lui per non farsi notare, la invitò ad andare in auto.
In silenzio seguì Paolo che salì in macchina per fare un giro e sbollire la rabbia.
Girando a vuoto, finirono in un parcheggio di un piazzale isolato a continuare il discorso.
Paolo spense il motore e stettero un po’ lì, con sottofondo musicale del cd, lei pensierosa per quello che aveva detto e preoccupata per la piega che aveva preso la conversazione, che doveva essere un chiarimento ed invece era degenerata diventato un litigio. Restava zitta, era meglio non contrariarlo e irritarlo di più. Parlava solo lui, si sfogava e lei in silenzio ascoltava, subiva.
Il suo carattere era mutato, se fosse stato tempo prima, avrebbe reagito eccome, avrebbe risposto indignata difendendo la sua famiglia, ora invece ne aveva paura, lo ascoltava con inquietudine e sofferenza.
All'improvviso arrivò a forte velocità un'auto rossa, che avevano già visto anche nella piazzetta prima di partire, si parcheggiò affianco alla loro con all'interno delle persone che li guardavano ridendo e gesticolando dal finestrino.
Francesca riconobbe alcuni volti che aveva visto quella sera nel locale il Macumba, erano gli stessi che l'avevano salutata per strada giorni prima con Vlade, il cuore le si fermò, lui non sene accorse, non li aveva ancora identificati.
“Andiamo via di qua!... Andiamo da un’altra parte.” ... Disse agitata.
“Perché?” ... Chiese Paolo stupito.
“Non mi va qui!... Non mi sento bene. Portami a casa per favore.”
Paolo stava per avviare il motore quando uno di quei ragazzi scese dall'auto e si avvicinò al finestrino, che Francesca si affrettò a chiudere elettricamente, ma lui a bloccarlo con la mano ed esclamare:
“Ciao Francesca!”
Paolo si voltò a guardarlo e lui tirò fuori il cazzo e iniziò a masturbarsi dicendo:
“Per te Francesca, come l'altra sera al Macumba!” ... Paolo restò di stucco, pietrificato: “Che sera?... Chi sono queste persone? Che significa?” …Chiese.
“Non lo so!... Non li ho mai visti!” … Rispose Francesca agitata, aggiungendo: “Andiamo via Paolo ti prego, ho paura, possono essere rapinatori.”
“Ma come non ci hai mai visto?” ...Gridò il ragazzo fuori che si stava masturbando. “L'altra sera non ricordi?... Eri tu quella bellissima ragazza, biondo-castano, occhi celesti, alta, seno non grandissimo ma sodo, gambe stupende. Quella bella fighetta giovane che, nuda si faceva succhiare i capezzoli, si lasciava leccare la fica, il culo e si lasciava chiavare da quel giovane marocchino?”
“Ma!... Ma! … Sta scherzando? ...Che dice?” ... Pronunciò Francesca sorpresa.
Ma quel tizio provocatore continuò con ironia:
“Ma sì!... Eri tu!... Non sei la dottoressa quella che tra qualche mese si deve sposare e tradiva il suo fidanzato con quel maiale albanese e il piccolo marocchino? … Ma cosa ti è preso!... Non mi riconosci più? ...C'ero anch'io quella sera nel locale a guardare.”
Francesca, gli occhi sbarrati non sapeva cosa dire, era terrorizzata da quella situazione, le prese un forte dolore allo stomaco dalla tensione.
“No!!... Non sono io!!” ... Farfugliò nel tentativo di difendersi:” Si sbaglia con un'altra!”
“Come non sei tu?... Ti abbiamo anche fotografata! “
A quelle parole si sentì morire, si sentì male e impallidì, disse a Paolo:
“Andiamo via ti prego ho paura, sto male. Portami a casa!”
Mentre fuori dal finestrino si continuava a vedeva quel ragazzo che si masturbava guardandola.
“Andiamo via … scappiamooo!” ...Gridò Francesca con rabbia quasi isterica: “Sono delinquenti!”
“Eh!!... Delinquenti!... Siamo tuoi amici e ammiratori e lo sai!” … Rispose svelto il ragazzo da dietro metà vetro.
“Andate via bastardi!!... Lasciatemi in pace, vi denuncio!” … Si mise a gridare nell'abitacolo piangendo in preda a una crisi nervosa, mormorando portando le mani sul volto. “Mi state rovinando!”
“Si certo, fallo pure se vuoi… Denunciaci!” ... Esclamò il ragazzo con sfida.
Intanto l'altro, girando intorno alla macchina andò verso il finestrino di Paolo, chiuso con le sicure delle portiere e mentre lui impacciato e spaventato cercava di dare l'accensione, gli attaccò sul parabrezza una fotografia stampata su un foglio di carta con Francesca nuda, dove con viso estasiato si stava facendo inculare da Vlade davanti ad altra gente.
“Tè!!... Prendiii!... Tieniii!... Guarda la tua futura moglie. Cornuto!” … Gli gridò forte.
Paolo la riconobbe, era lei, era Francesca la ragazza stampata su quei fogli.
E replicò a quella battuta che gli dava del cornuto:
“Non è mia moglie!!” ...Gridò irato ... “E non lo sarà mai!!”
Accese il motore e partì come una furia, con le foto cartacee di Francesca che staccandosi dai vetri svolazzavano.
“Così non eri tu quella?... E non ne sapevi niente di quello che fa tua madre vero?” Esclamò furioso mentre guidava.
“Ti posso spiegare Paolo!” …. Rispose Francesca piangente sull'orlo di un collasso nervoso.
“Non c'è niente da spiegare, sei una puttana!!” Le gridò in faccia: “Siete una famiglia di depravati, è tutto vero quello che si dice in giro ... e tu mi volevi ingannare sposandomi e poi?... Avresti continuato a farmi cornuto con quella gente. ... Sei una puttanaaa!!... Meriti di vivere con lorooo!” ... Gli urlò in faccia ferito nell'onore mentre guidava all’impazzata.
“Ma no!... Ascoltami!” ... Ripeteva Francesca. Ma a nulla servivano le sue parole.
Giunti nei pressi di casa sua si fermò: “Scendi!! ... Scendi da questa macchina!” ...Urlò ancora mentre lei cercava di abbracciarlo.
“Ma no Paolo!... Non fare così!... Non scacciarmi, non abbandonarmi. Ascoltami ti prego ... io ti amo!” ... Pronunciò piangendo. “Se mi ascolti un momento, ti spiegherò tutto!... Ti dirò la verità di cosa è accaduto.”
“Non c'è niente da dire!... Da spiegare!... Scendiiiii!!” ...Si mise a urlare dentro l’abitacolo prendendola per un braccio e spingendola a forza verso la portiera aperta da lui allungandosi su di lei.
Francesca reagì, ebbe una crisi isterica, piangendo e singhiozzando lo supplicò di non lasciarla:
“Ti prego ti amo!!... Non mi lasciare … senza di te sono persa!!... Aiutami Paolo, farò tutto quello che vuoi ...ma non mi lasciare ti prego!!” … Diceva tra i singhiozzi.
Ma lui con un gesto veloce si allungò ancora verso di lei fingendo di abbracciarla, invece la spinse forte con le mani sul sedere e il fianco, facendole mettere a forza prima una e poi l'altra gamba fuori dall'abitacolo. E con una spinta più forte la spostò dal sedile, facendola uscire, barcollare e cadere a terra seduta, e come fu all'esterno accasciata all’asfalto come una vera puttana scaricata, parti di scatto con la portiera ancora aperta che chiuse mentre veloce si allontanava, lasciandola sola, piangente, seduta sul marciapiede a singhiozzare disperata.
Successivamente si alzò con il sedere indolenzito dalla caduta sull’asfalto e un ginocchio con la calza rotta spelato, rientrò a casa piangendo, il suo mondo, il suo amore, il suo sogno era andato in frantumi, tutto il suo avvenire era distrutto, colpa anche di quei ragazzi mandati probabilmente da Vlade a comprometterla e a rovinarla per sempre agli occhi del suo amato.
Andò in crisi, si sarebbe dovuta sposare di lì a un mese e invece lui l'aveva lasciata.
Passava le giornate a letto a piangere senza mangiare, con il cellulare in mano e la speranza che Paolo la chiamasse o le mandasse un sms, ma niente. Lei provò una infinità di volte a chiamarlo, ma non rispondeva, l’aveva cancellata, “l’utente non è al momento disponibile.” ripeteva.
Dopo una settimana uscì da casa, per andare in negozio da sua madre e per caso lo rivide in strada, ebbe un tuffo al cuore, ma si rintristì subito, non era solo, era abbracciato alla sua migliore amica, si erano messi assieme e passeggiavano e vedendola da lontano cambiarono strada.
Lei fuggì piangendo, capì che a nulla erano valse tutte le intercessioni che aveva messo in campo per riconquistarlo, da sua madre, al parroco, non c'era niente da fare, lui non ne voleva più sapere di lei.
La conferma che tutto era finito davvero la ebbe un giorno, quando entrò in un negozio e vide la sua ex futura suocera che faceva acquisti, le si avvicinò educatamente per salutarla, quando si incontravano era sempre festosa con lei, le voleva davvero bene come ad una figlia.
“Buongiorno signora Lidia!” ... Esclamò Francesca sorridente, ma non ebbe risposta, lei si girò indifferente dall'altra parte ignorandola e senza dire una parola sogguardandola con sdegno uscì dal negozio.
Si confidò con sua madre Beatrice, che non sapeva cosa dire e fare, le dispiaceva, era delusa da Paolo.
Beatrice l'abbracciò forte e la baciò, lei non le disse la causa precisa della rottura, le accennò solo alle voci che circolavano su di loro.
“Oh le voci!” ... Esclamò Beatrice seccata: “Abbiamo cose più serie che stare dietro alle voci ora!”
Era cambiata sua madre, non era più la donna di prima, era diventata fredda e insensibile, Francesca era al corrente di cosa aveva fatto e cosa faceva, ma fingeva di non saperlo. Sapeva che le voci che circolavano su lei erano vere, compresa quella di Nabil, essendo lei stessa stata violentata da lui.
Oltre che una solidarietà verbale, Beatrice non le seppe dare.
A Francesca, la sua situazione personale la distolse completamente da quanto accaduto ai suoi genitori e a sua madre. Ora doveva pensava per lei, era in crisi, depressa e abbandonata dal suo fidanzato.
Fu la perfidia di Clelia a confortarla e consolarla.
Subdola la cercò, incontrandola giorno dopo giorno e in quella specie di ufficio in cui lavorava la iniziò e avviò all'uso di sostanze particolari, stimolanti che l'avrebbero fatta stare meglio, l'avrebbero tirata su di morale e fatto dimenticare Paolo.
“Su prendi un po' di queste pastigliette che le pigliavo anch’io quando ero depressa. Ti faranno stare meglio…” E fu vero, iniziarono a farla stare meglio, più tranquilla e distaccata, ma nei giorni seguenti anche ad essere remissiva e dipendente, e Clelia vedendola in quello stato condiscendente le incominciò a farle il lavaggio del cervello, assoggettandola:
“Non ti merita Paolo!... Tu lo ami, gli hai dato tutta te stessa, la tua verginità e mostrato il tuo amore e lui ti ricambia così, con l'inganno?... Ti ripudia!! È una colpa avere momenti di difficoltà finanziaria in famiglia? … Probabilmente non ti ama e non ti ha mai amato.” Le ripeteva facendo in modo che lo odiasse.
“Lui, il tuo ex, Paolo, diceva così perché pensava che eri benestante, ma ora che qualche malalingua lo ha informato in modo sbagliato, che avete problemi finanziari, ti ha lasciata subito e si è messo con la tua migliore amica. Non ti merita!... Ti rifarai, ti vendicherai di tutti e due vedrai!... Ora pensa solo a te, a divertirti e a dimenticarlo, ne troverai di migliori e quanti ne vuoi, sei una bella ragazza.” Aggiungendo perfida:
“Lo sai che Vlade ti cerca? ... Si è invaghito di te, ti vuole per lui.
Fatti vedere, lui ti aiuta ti fa stare bene economicamente e fisicamente, lui ha la cura giusta per la tua testa, per farti stare meglio e dimenticare Paolo. Ha aiutato anche tua madre, ora la fa prostituire in una casa di una sua amica Rumena, Vasilica.” Le disse perfida.
A quella parola si voltò e la guardò incredula balbettando:
“Mam-ma si pro-stitu-isce?” Domandò dispiaciuta ma in un certo senso non sorpresa.
“Eh sì poverina!... “Dopo che tuo padre è scappato con quella ragazzina minorenne, si è messa a lavorare per Vlade per pagare il suo debito, si prostituisce per lui in un appartamento, guadagna bene e nessuno sa niente!” Precisò: “E tu non dirglielo che te l’ho detto…” Aggiunse perfida, aggiungendo:” Se vuoi puoi farlo pure tu, naturalmente non con tua madre e lei non saprebbe mai niente. Guadagneresti molto, vivresti bene, l’aiuteresti a pagare i debiti, potresti permetterti le pastigliette che ti ho dato io, tutti i giorni, così staresti bene e avresti il tempo di pensare a come vendicarti di Paolo e della sua nuova fidanzata, quella smorfiosa che ha approfittato subito della tua difficoltà per portati via il fidanzato sotto le nozze... Magari è stata proprio lei a mettere in giro quelle voci su di voi perché ti lasciasse. ” Disse con cattiveria.
Francesca restò in silenzio a quelle informazioni a quella verità e a quella proposta, con gli occhi fissi nel vuoto, come se non avesse sentito.
Sentì ancora la voce di Clelia istigarla chiaramente:
“Fregatene della gente!!... Pensa per te!... Pensa per la tua vita. Diventa la puttana di Vlade e ti ricoprirà di soldi, di belle cose e sarai rispettata da tutti. Pensaci!... Lui ti darà tutti i giorni la sostanza che ti farà stare bene … e gratis se lavori per lui!”
Alla fine in preda alla depressione e quasi dipendente dal benessere artificiale che le procurava con la sostanza stupefacente, fu facile per Clelia circuirla.
Impaurita e smarrita le chiese:
“Ma quanto si guadagna?”
“Tanto… una come te guadagnerà tantissimo, una parte sarebbe per Vlade che diventerà il tuo magnaccia e ti proteggerà da tutto e una parte per te… una parte consistente. Prova! ...Prova un giorno… parlo io con lui, vedrai che poi ti piacerà farlo. Io l’ho fatta per quarant’anni.
Provi?” Le domandò ancora.
Soggiogata e confusa accettò…” Si provo…” Mormorò.
“Brava, vedrai che non ti pentirai.!” Le disse sorridendo:” Penso a tutto io, avviserò io Vlade.”
E come aveva fatto con tante altre ragazze prima di lei, anche di buona famiglia che aveva avviato alla prostituzione, la fece diventare davvero una puttana di Vlade.
Lei accettò e in seguito ne sarebbe diventata la preferita, e proprio perché superba e altezzosa come sua madre, se non di più, decisero di umiliarla e sottometterla fino in fondo, facendole fare atti di perversione estrema, fisici e morali, che l'avrebbero segnata per tutta la vita, cambiandola dentro per sempre.
Come a sua madre e come sarebbe toccato di lì a pochi giorni a Martina, Carlo e sua sorella Serena, decisero di corromperla perversamente moralmente, farla diventare come loro, complice delle loro male fatte e presto anche lei sarebbe diventata favoreggiatrice dei loro atti di perversione dimodoché non poterne tornare più indietro.
LA COMMESSA.
Francesca in quel periodo stava vivendo un periodo di forte tensione e cambiamento interiore come sua madre, oramai era settimane che era vittima e subalterna a quella gente, sapeva che nulla sarebbe più tornato come prima, che al suo fidanzato Paolo lo aveva perso per sempre e odiava tututti… tutto quello che le girava attorno. Non c’erano più per lei azioni buone o azioni cattive, c’erano solo azioni nel suo interesse. Era diventata la prima puttana di Vlade che le aveva detto:” Per ora venditi così, quando imparerai bene il mestiere, farò diventare anche a te una tenutaria, ti darò quattro ragazze da fare prostituire, ma ti venderai sempre anche tu e vedrai che alla fine ti piacerà farlo… ti piacerà essere puttana.”
Lei lo temeva e odiava Nabil e Clelia, ma temeva anche loro, sapeva che il suo star bene e vivere tranquilla dipendeva da loro. Non era certa ancora se quel maghrebino perverso l’avesse messa incinta davvero, ma Clelia come una buona mamma l’aveva rassicurata:
” Non vorrai fare un figlio olivastro tu che sei così occidentale e hai la pelle bianchissima? ...Se sarai incinta ti faremo abortire noi, stai tranquilla.” E lei ci credeva e si sentiva al sicuro da quelle parole e dall’amicizia di Clelia, proprio come sua madre.
Clelia sapeva anche della passione di Nabil per la nuova commessa, se n’era accorta quando era in negozio, la guardava sempre con lo sguardo perfido e pieno di desiderio:
” Ti piace eh… lo vedo da come la guardi… Provaci!” Le disse perfida un giorno che andò in negozio.
“Eh ci proverei sì, ma ci vorrebbe qualcuna che mi aiutasse a stimolarla un po’, a renderla più accondiscendente, farle bere qualcosa che la ecciti…” Clelia capì subito al volo cosa intendeva e si perse in una risata sguainata dicendole:” Sempre con questi giochetti Nabil, ma quante ne hai chiavate così?”
Lui rise stupidamente… con il suo ghigno deficiente, e lei come se parlasse a un figlio dichiarò:
“Va be! ...Ti farò aiutare da Francesca, così la metteremo alla prova ed entrerà anche lei nell’ottica della perversione. Gli parlerò. Ah…però mi raccomando Nabil, fai in modo che resti soddisfatta questa sposina, ho una mezza idea anche su di lei di farle fare qualche altro lavoro…” Disse ridendo:” … qualche straordinario. Le italiane scarseggiano nelle nostre case di appuntamento, dobbiamo reclutarne altre. Sono quasi tutte dell’est Europa, slave e ora è un periodo che i clienti rivogliono le italiane, … sarà una forma di patriottismo…” E rise da sola aggiungendo:” … Intanto è giovane, ha il mutuo da pagare e la figlia piccolina da mantenere e hanno bisogno di soldi. Comunque poi mi dirai tu se ne vale la pena.”
Chiacchierarono ancora un po' e poi si salutarono.
Il giorno dopo Clelia chiamò Francesca nell’ufficio di quell’essere laido del signor Giovani e le parlò chiaro, senza tanti giri di parole:
“Senti, ho bisogno di un favore da te!”
“Un favore da me?” Chiese stupita Francesca.
“Si dottoressa e io mi ricordo sempre di chi mi fa i favori e di chi non me li fa quando gliele chiedo. Un domani puoi averne bisogno tu di un favore e io ti aiuterò!”
Era un parlare mafioso, che lei che era laureata in giurisprudenza non accettava e non le piaceva, soprattutto visto che era dottoressa la legge, ma aveva paura di Clelia, sapeva quanto fosse perfida e potesse diventare cattiva e farle del male a lei e a sua madre.
“Mi dica.” Dichiarò con la sua voce dolce:” se posso volentieri!”
“Si che puoi! Se no non te lo chiedevo.” Rispose seguitando:” Sai, c’è quel povero ragazzo di Nabil che si è invaghito della nuova commessa che è arrivata nel vostro negozio, visto che tua madre non ci va quasi più e fa un altro lavoro, come te… Ma sai, lui è brutto, non piace alle donne e poi è olivastro, magrebino, nessuna ragazza bianca si accoppierebbe sessualmente volontariamente con lui. Quindi tu dovresti aiutarlo.” Affermò decisa.
“Aiutarlo? ...Io?... Ma in che modo… come posso aiutarlo?”
“Ma si devi solo semplicemente fare prendere qualche stimolante a questa Barbara… Le dirai qualcosa che è per il mal di testa o quello che vuoi, oppure gliela metti in qualche bevanda a sua insaputa e aiutare Nabil a chiavarsela!”
Francesca a sentire brutalmente quella frase < … devi aiutarlo a chiavarsela…> in modo così osceno resto sorpresa e a bocca aperta farfugliando:” Ma come aiutarlo a chiavarsela? Ma se lei non vuole…”
“Oh se prenderà lo stimola vorrà vedrai, si scalderà anche lei e le verrà voglia di far sesso, tu devi solo stimolarla, farglielo prendere.”
Restò in silenzio e poi seria pronunciò:” Ma io non faccio queste cose, è illegale, è contro la legge e i miei principi morali… non ho mai fatto niente di simile e se accetto diventerei complice di Nabil…”
“E se non lo hai mai fatto prima lo farai ora dottoressa…” Disse sarcasticamente:” … perché te lo chiedo io… E se non accetterai ti farò finire a battere in strada, sul marciapiede…tra le rumene e albanesi a vendere la tua bella figa a venti euro la prestazione… e non in un comodo letto in una stanza al caldo.” Aggiungendo guardandola dritta negli occhi:” E te lo chiedo per l’ultima volta. Mi fai questo favore Francesca?”
Lei restò in silenzio, era allarmata da quelle parole, sapeva che lo avrebbe fatto davvero e la guardò in tutta la sua figura tozza e laida. Era soggiogata da Clelia e la temeva, dire no significava averla contro e finire a battere in strada con tutti i suoi conoscenti che l’avrebbero saputo e avrebbero fatto a gara per vederla e pagare per chiavarsela e chissà quali altre angherie le avrebbe fatto passare ed era stufa, stanca di essere brutalizzata di essere in crisi e di avere paura. E a testa bassa mormorò:” Va bene.”
“Brava! Vedi dottoressa che inizi a capire chi comanda e a collaborare, stai diventando una di noi. Non te ne pentirai, dovrai solo farle prendere una polverina, che altro non è che uno stimolante, se glielo dici o gliela darai tu che ti ammira la prenderà. E poi tra donne c’è più fiducia e puoi prenderla anche tu se vuoi, scalderà anche te e ti divertirai con loro, se vuoi puoi partecipare anche tu e farti chiavare ancora da Nabil.”
“Io con Nabil?” Mormorò ripugnata da quella considerazione.
“Ma si…” Aggiunse Clelia vedendo la sua faccia schifata a sentire il nome di Nabil:” … non fare tanto la schizzinosa, lo hanno visto tutti che godevi quando ti chiavava alla pecorina sul palco del Macumba e lo sai anche tu che ti piaceva. Comunque vedi tu, l’importante è che a questa sposina mentre la chiava Nabil tu la riprenda un pò e le fai qualche foto con lo smartphone…”
Lei non parlò più, restò in silenzio e annuì solo con la testa.
“Allora tieni pronta per i prossimi giorni, io intanto avviso Nabil che hai accettato e sarai sua complice e appena sarà tutto pronto procederete.”
E salutandola la lasciò.
Francesca aveva problemi morali e di principio, che dovette reprimere per non avere guai maggiori per lei e sua madre, e ancora non sapeva niente su suo fratello, sua sorella Serena e Martina, anche loro finite sotto l’imposizione di Nabil.
Dopo tre giorni un mercoledì che il negozio era chiuso per turno di riposo settimanale, Clelia disse a Barbara:” Ascolta cara, puoi venire in negozio nel pomeriggio che c’è da mettere apposto e in ordine dei nuovi arrivi, solo due tre ore. Ci sarà anche Nabil e la dottoressa Francesca, la figlia di Beatrice.”
“Certamente signora Clelia!” Rispose lieta ma ignara di quello che l’aspettava. Ed era anche contenta che ci fosse stata la dottoressa Francesca che lei ammirava seppur più giovane.
Quel pomeriggio si trovarono per primi in negozio, Francesca e Nabil, che lei guardò con disgusto. Lui le disse subito:” Allora sai tutto? Ti ha spiegato Clelia!?”
Lei rispose senza guardarlo:” Si! So tutto!” Pensando poi dentro di sé:” Questa sarà la prima e ultima volta che farò una cosa del genere.”
Dopo una decina di minuti si aprì la porta ed entrò Barbara, che sorridendo salutò:
“Ciao a tutti…”
“Ciao Barbara!” Rispose Francesca
“Ciao!” Disse Nabil aggiungendo: “Dai un giro di chiave alla porta che così non entra nessuno e gira il cartello sul vetro in chiuso.” Cosa che fece subito.
Quando furono vicini, Francesca la guardò.
Era alta, con i capelli mossi, castano mogano che le arrivavano alle spalle, occhi castani, un viso significativo e due orecchini ai lobi delle orecchie. Era un po' fuori peso per la gravidanza avuta un anno e mezzo prima, ma snella e alta, con il corpo piacente. Il seno procace le risaltava sporgente sotto il maglioncino attillato e metteva in risalto la forma ampia delle sue mammelle.
Vedendo Francesca la sposina accennò un sorriso, lei la guardò, era molto appariscente Barbara e nel sorridere mostrava i denti bianchi e regolari. E pensò tra sé osservandola:
” In effetti è una ragazza, molto bella. Capisco perché quella serpe di Nabil voglia farle sesso…” E sorridendole anche lei la lusingò: “Anche oggi sei molto bella Barbara.”
“Grazie dottoressa, ma anche lei è davvero uno splendore…” Rispose ignara di cosa le aspettava.
“Grazie! Ma io non ho un bel seno prosperoso come il tuo …” Replicò Francesca guardandolo e sorridendo, aggiungendo:” Che invidia che mi fai, è davvero bello e seducente.”
“Eh ma io ce l’ho così ora perché le mie mammelle sono piene di latte.”
“Stai ancora allattando?” Domandò Francesca curiosa.
“No, ora ho smesso, meno male, ha quasi due anni la piccola e ha iniziato con le pappette. Ma le mammelle continuano a produrlo.” E sorrise. E anche Francesca sorrise compiaciuta.
Osservandola notò una catenina nella scollatura del maglione, all’altezza del seno, che mostrava una targhetta d’argento con il suo nome, Barbara.
Indossava jeans con cintura rossa, aderenti, che lasciavano intravvedere le forme del suo sedere sporgente; che nel chiacchierare ruotandosi per posare la borsa sul bancone Francesca osservò. Era proprio un gran bel culo, ampio e formoso. E si accorse che a osservare quella protuberanza posteriore ai pantaloni, sexy e seducente, di quel bel sedere arrotondato, non era la sola, anche Nabil lo guardava con occhiate rapide e furtive ma piene di desiderio.
I jeans finivano dentro un paio di stivaletti neri completavano il suo vestiario.
“Allora da dove iniziamo?” Domandò Barbara piena di enfasi appena terminata la chiacchierata, mentre Nabil la guardava.
“Eh un momento…” La interruppe Francesca:” … prima andiamo a berci un bel caffè o un the e poi iniziamo. Tu cosa preferisci Barbara?” Domandò.
“Io preferirei il the, il caffè lo già preso a casa…” Rispose.
“Bene allora the per tutti a Nabil non glielo chiediamo nemmeno visto che noi donne siamo maggioranza.” Affermò sorridendo. “Vado a prepararlo…” Mormorò e si avviò.
“Oh no, vado io dottoressa…” Si fece avanti la bella sposina.
“Eh su barbara una volta che posso fare la domestica lasciamela fare…e smetti di darmi del lei e chiamarmi dottoressa, chiamami Francy!” Disse sorridendo scherzando e sorrisero tutti.
E intanto che Barbara, neo commessa chiacchierava con Nabil da dove iniziare a riordinare, Francesca andò in cucina.
Mentre Barbara apriva delle nuove scatole con il cutter, Nabil andò nella cucinetta nel retro del negozio da Francesca, che lo guardò con disagio. Prese dalla tasca qualcosa, allungò il braccio e disse:” Queste me le ha date Clelia… una devi darla a Barbara, vedi tu come usarla, l’altra se vuoi prendila tu, ti stordisce ed esalta solo un po'…” E le passò due bustine piegate in quattro con una polverina bianca all’interno. E vedendo che lei lo guardava seria e con disprezzo per quello che la obbligava a fare, aggiunse:” Fai come vuoi, se vuoi prendila se no lasciala lì!” E Uscì ritornando dalla commessa.
Francesca le prese in mano, provando disprezzo per sé stessa per quello che si accingeva a compiere, ma non se la sentiva di versarle la bustina nel the davanti a lei mentendole e dicendole che era per il mal di testa o per dimagrire, non ne era capace. Decise di mettergliela a sua insaputa e per darsi coraggio nel the suo ne mise metà, avrebbe avuto più coraggio e avrebbe vissuto quella condizione e quell’atto riprovevole senza apprensione e rimorso. Non per esaltarsi e partecipare, ma ben si per offuscarsi la mente e non realizzare che anche lei era complice e partecipava passiva a far sì che Nabil si chiavasse la commessa.
Quando arrivò nel retro con il the e chiamò anche Barbara erano già corretti con lo stimolante,
Si sedettero e bevvero tutti e tre, sotto lo sguardo di Nabil che continuava ad osservare Barbara.
Fu Francesca a dire: “Beviamolo subito che è bello caldo, così ci galvanizza...”
“Ne avrei proprio bisogno...” Disse Barbara. Sorseggiando il suo the mentre Nabil la guardava come il gatto guarda il topo.
“Eh buono!” Esclamò Barbara. Grazie Francesca!” Disse.
“Di nulla, vedrai che ti farà stare meglio questo the, ti accalderà solo un po'”.
“Ignara bevve tutto con gusto e poi si rimise a lavorare con Nabil, mentre Francesca dal bancone cassa li osservava.
Si portò sculettando meravigliosamente verso gli scaffali e ogni volta che faceva un passo i suoi glutei aderenti nei pantaloni si muovevano assieme alla gamba, s'alzavano facendo vedere il suo bel culo dondolare.
Nel lavorare per sbaglio, Barbara diede una botta ad un soprammobile messo lì per bellezza, che cadde.
Francesca arrivò subito e chiedendo: "Che succede?"
“Nulla!” Disse Nabil, non si è rotto niente e si misero a chiacchierare Francesca e Barbara
Intanto Nabil in silenzio le osservava tutte e due e sembrava riflettere mentre lo faceva, le metteva a confronto, Barbara era più grande di età e fisicamente e le misure e la taglia erano diverse. E dentro di sé sorrise:” Sono tutte due belle!” Pensò, ma diverse.
E in effetti lo erano e con loro mentalmente giocava a confrontarle con le misure degli indumenti guardandole:” Barbara la commessa avrà un 44 di taglia e una quarta di seno…” Si diceva.” Mentre Francesca probabilmente una 40 e una ha una terza, di reggiseno. I numeri di coppa non li conosceva nella sua ignoranza, ma sapeva che quello di Barbara era quasi il doppio di taglia di Francesca.
A quel punto Francesca si allontanò lasciandoli soli a riordinare e chiacchierare, spiandoli oltre gli scaffali interni a vetro, dove si vedeva abbastanza.
Si misero ad aprire scatole a scartare prodotti e dividerli, questo andò avanti quasi una mezzoretta. Lentamente mentre lavoravano Barbara si sentì accaldata, Nabil sempre vicino a lei le chiese: “Che hai?”
“Caldo!” Rispose lei.
“Certo con questo maglioncino lo credo che hai caldo. Toglilo!” La esortò.
“Eh ma sei matto! Non ho niente sotto, solo il reggiseno…”
“Embè! Fai conto che sia il pezzo superiore del bikini, io non ci faccio caso…” Disse Nabil.
“Si dal caso che ci faccia caso io…” Rispose:” … e non è un pezzo superiore del costume ma un reggiseno vero tutto lavorato e di pizzo…” E stranamente si sentiva accalorata.”
E lui per risposta chiese:” Che taglia hai?"
Barbara sorrise:” Sei curioso! Cosa interessa a te che taglia ho di reggiseno?”
Ma lui invece di desistere continuò:
“A occhio e croce una quarta! “Ribatté. Aggiungendo perfido:” Hai visto com’era invidiosa la dottoressa del tuo seno!? Ce l’hai bello, molto più del suo…!” Affermò.
Lei anche se erano discorsi fuori luogo sorrise.
“Si comunque ho la quarta abbondante.” Disse orgogliosa:” Anche se la mia vera misura è una terza abbondante, ora è così perché sono piene di latte.”
“Sono piene di latte ora le tue mammelle?” Domandò divertito.
“Si!” Rispose infastidita Barbara.
“Bello!” Esclamò Nabil.
“Eh sì bello…” Replicò lei:” … quando sono piene lo perdo dal capezzolo e mi danno fastidio, come adesso…”
“Come lo perdi?” Domandò.
“Si, mi esce dal capezzolo e macchio la coppa del reggiseno… come adesso.”
“E non puoi fare niente?”
“E dovrei allattare, ma mia figlia non lo vuole più, ha le pappette o svuotarle oppure tirare con il tira latte o a male rimedi se mi danno tanto fastidio che lo perdo, spremerle o nel lavandino o nel bicchiere…”
“E lo hai già fatto?” Chiese stupito.
“Si una volta per evitare l’ingorgo alla mammella, mentre con mio marito eravamo a casa di parenti.”
“E lo ha bevuto lui quello nel bicchiere?”
“No.…” Disse sorridendo:” … lo ha assaggiato ma a lui non piace, dice che è aspro.”
“Me lo fai assaggiare anche a me?” Disse subito Nabil.
“Ma che scherzi?! Sei pazzo?” Disse con un sorriso infastidito.
“Mi piacerebbe!”
“Scordatelo!”
Intanto l’effetto dello stimolante aumentava accaldandola sempre più e rendendola loquace con Nabil a confidarle cose intime che normalmente non avrebbe mai detto.
“Te l’ha mai succhiato tuo marito al capezzolo?”
“Ma dico sei matto? No di certo!”
“Ma tu cosa provavi quando te lo succhiava tua figlia?”
“Oh ma sei curioso!” Esclamò Barbara:” Queste sono cose intime da donna…”
“E dai! Dimmelo…” Disse con la sua voce di italiano non corretto.
“Cosa vuoi che provassi!? Le stesse sensazioni di tutte le donne, credo anche le marocchine…A volte fastidio e anche male, altre meno … ma dipendeva dalla situazione e dal momento. Ora basta parlare di queste cose!” Disse infastidita.” Lavoriamo!”
Ascoltando i discorsi poco lontana, curiosa Francesca si avvicinò:”
“Di cosa parlate di bello?” Domandò.
“Dell’allattamento!” Rispose Barbara:” Nabil è curioso e impertinente. Già io sono accaldata e in più si ci mette lui.”
“Tu vai di là a mettere a posto in cucina…” Lanciandogli uno sguardo e facendogli cenno con il capo:” … che questi sono discorsi da donne…e a te non interessano. “Gli disse e con un’occhiata d’intesa lo fece allontanare, chiedendo alla commessa.
“Non ti senti bene?”
“Mi gira un po' la testa e ho caldo.”
“ E anche a me, vieni siedi qui riposati un momento.” E le mise una sedia appoggiandosi allo schienale.
“E tanto che allatti?” Domandò.
“Ho allattato un anno e mezzo, ora sono due settimane che non allatto più.”
“Oh...!” Ribadì meravigliata Francesca:” Che bello!”
“Si, ma ora non allatto più si è svezzato, solo che continuo a produrre latte, la ginecologa mi ha detto che è un problema ormonale e le ghiandole della mammella continueranno a produrre, che quando si regolarizzerà smetterà autonomamente e di non prendere niente se posso, anche se ci vorrà un po' di più a cessare.”
“Quindi adesso ai latte ma non allatti più il piccolo?”
“si!”
“E come fai?”
“Eh quando è tanto che lo perdo dal capezzolo lo spremo nel lavandino, le svuoto un po’ e lo getto via…”
“Che peccato!” Esclamò Francesca.
“Eh sì!”
“Ma toglimi una curiosità, quando si allatta ci si eccita come quando lo succhia il proprio marito in un rapporto d’amore?”
Sorrise:” No… non così! Dipende…all’inizio no per le prime settimane, poi ti abitui e allora provi benessere a svuotarle a farle succhiare…”
“Quindi anche piacere?”
“Si è possibile, ma non a tutte le donne capita.”
“A te è capitato?” Domandò Francesca irriverente.
Sorrise ancora imbarazzandosi.” Si qualche volta, ma senza intenzione… è successo...”
“Ai raggiunto l'orgasmo? Come con un uomo?”
“No. Non proprio, però può soddisfare…” E sorrise arrossendo di quelle confidenze. Aggiungendo:
“Solo che quando capita resti sconcertata ti senti in colpa. L’ho detto anche alla ginecologa e mi ha detto che succede, che queste situazioni si verificano per azione degli ormoni. “
“Poi sbuffando come avendo una sensazione di mancamento si ventilò il collo con la mano
“Ti gira la testa?” Chiese Francesca.
“Un po' ho caldo!”
E avvicinandosi alle sedie Francesca le disse. “Togli il maglioncino.”
“Ma no…siamo in negozio…”
“Ma dai… intanto è chiuso e siamo dietro gli scaffali, qui non ti vede nessuno e Nabil è sul retro, siamo solo io e te, siamo tra donne.”
Senza dire più nulla e aspettare la sua risposta, Francesca lo prese per i bordi inferiori e lo tirò su.” Alza le mani dai…” Disse e glielo sfilò dalla testa facendola restare in reggiseno. La guardò dicendo:” Ce l’hai bello grande…”
“E perché adesso è pieno di latte e mi dà fastidio, mi tira il reggiseno e mi segna la pelle.”
“Allenta il reggiseno che starai meglio.” La sollecitò, e anche in quel frangente senza aspettare la risposta, che lei dicesse qualcosa, andandole contro come per abbracciarla le portò le mani sulla schiena e glielo sganciò facendogli provare un sospiro di sollievo.
Francesca sorrise:” Va meglio?”
“Si, un po' ma è la tensione interna che dà fastidio, dovrei svuotarlo.”
“Me lo fai vedere com’è…?” Le chiese iniziando quel gioco perverso.
Barbara allungò il capo verso il retro e Francesca disse subito:” Stai tranquilla Nabil è di là e non viene se non lo chiamo…Dio ho caldo anch’io…” Mormorò alterata anche lei dallo stimolante.
Barbara fidandosi con il suo aiuto lo portò in avanti staccandolo dalle coppe per mostraglielo, ma Francesca prendendo le spalline le tirò a sé facendogliele correre lungo le braccia fino a sfilarglielo e a toglierglielo completamente, facendo uscire due grosse mammelle, pallide con areole grandi e i capezzoli voluminosi turgidi e sporgenti. E guardando l’interno del reggiseno bagnato Barbara imbarazzata Mormorò:” Ho già bagnato, sto perdendo…”
Francesca sorrise: “Posso…?" Chiese.
E senza attendere il consenso le sfiorò un seno con la mano ad accarezzarglielo e al toccarglielo lei ebbe un sussulto. Ormai era accaldata.
Francesca sorrise e Barbara per giustificarsi di quella reazione pronunciò:” Mi sono diventate sensibilissime, prima che avvenga un ingorgo mammario di latte dovrei svuotarle un po', spremerle. C’è un recipiente?” Domandò.
E Francesca, senza rispondere sì o no, approfittando di quel suo stato di turbamento e impaccio, decise di mettere in atto quello che aveva concordato con la signora Clelia e gridò verso il retro…: “Nabil, porta un bicchiere o una tazza grande!”
Barbara pronta coprendoselo con la mano il seno disse sbuffando per lo intontimento e il caldo:” No.… non chiami Nabil…non voglio che mi veda il seno… mi vergogno.”
“Ma no dai, porta solo il recipiente.”
Quando giunse, con Barbara rossa e lo sguardo imbarazzato, Francesca togliendole le mani disse:” Tieniglielo un po' sotto il capezzolo che io provo a mungere…”
“Ma no dai … vado nel lavandino del bagno…” Mormorò.
Ma Francesca in quello stato alterato anche lei, diventata perfida come loro disse:”
“Figuriamoci, ti gira la testa, lascia fare a noi e non vergognarti. E tu…” Disse al marocchino:” … tienile in bicchiere sotto il capezzolo e gira di la testa dall’altra parte, non guardarle il seno.”
Nabil non disse nulla e lo appoggiò sotto tenendolo e girò il capo, mentre Francesca provava a spremere:” Si fa così?” Domandò intanto che le schiacciava.
“No bisogna premere dalla base verso il capezzolo …” Mormorò Barbara turbata da quella manipolazione.
Francesca provò fingendo di non riuscire, pronunciando:” Eh ma la base e grossa, è larga come si fa ci vorrebbero due mani…”
A quel punto sentendoselo manipolare con malizia, essendo sensibile di suo per il latte e in più per lo stimola portò il capo indietro lo schienale della sedia sbuffando, quasi ansimando dal caldo e dalla sensazione piacevole che avvertiva.
Nabil e Francesca si guardarono negli occhi e a quel punto fingendo di non riuscirci, anche lei eccitata e stordita disse:”
“E tu non stare così fermo…fai qualcosa…” E disse la frase magica che lui attendeva e dava l’avvio all’inizio:” …succhiaglielo un po' visto che così non riusciamo…”
A sentire quelle parole Barbara rabbrividì, tirò su il capo reclinato indietro dicendo:” No.…no… non voglio così! Non voglio che Nabil me lo succhia!”
Ma Nabil che non aspettava altro fu veloce, si accucciò inginocchiandosi al suo fianco posando il bicchiere sul pavimento e si gettò con le sue labbra carnose sulla mammella dicendo:” Faccio io!”
“No... no… no…!” Ripeté piena di vergogna Barbara cercando di tirarsi su, venendo rispinta a sedere dalla mano di Francesca.
“Ma si lascialo fare… “Mormorò:” …sei tutta sudata e tesa, te le ciuccia e te le svuota un po'. Non lo saprà nessuno che ti ha succhiato il latte…” E senza dire nulla, Nabil inginocchiato, prese il grosso capezzolo in bocca, tra le sue labbra olivastre e iniziò a tirare a succhiare… finché non sentì arrivare il latte caldo in bocca, allora fece cenno di sì con la testa a Francesca e iniziò a succhiare e a deglutire.
“Succhiagliele bene, cosi bravò. Com’è?” Domandò lei.
“Buono!” Esclamò staccandosi un attimo e annuendo, riprendendo subito in bocca il capezzolo a succhiarlo.
Francesca anche lei eccitata dallo stimolante su invito del gesto di Nabil con la mano sull’altra mammella:” Disse sorridendo stordita:” Quasi quasi l’assaggio anch’io. Me lo fai assaggiare un pò Barbara?”
Lei smarrita e ormai eccitata da quella situazione che si era creata non rispose ansimando alle labbra di quel maghrebino che si allattava al suo capezzolo e Francesca prendendolo per un si, inginocchiandosi dall’altra parte prese la mammella sinistra e con lo sguardo allucinato mise in bocca il grosso capezzolo iniziando a succhiare finché non le arrivò il latte caldo in bocca, deglutendolo anche lei come Nabil. Staccandosi un momento per dire esagitata anche lei:” Buono!” Riabbassandosi ancora sulla mammella dicendo “Ti aiutiamo noi… se la tua piccolo non si allatta più te lo tiriamo fuori noi il latte…E poi è buono…” E prendendo il capezzolo tra le labbra si riattaccò e riprese a succhiare.
Era una scena tremenda, Barbara seduta sulla sedia a gambe divaricate, il grosso seno pieno di latte fuori e loro inginocchiati di lato a lei glielo succhiavano, avidi ciucciando si allattavano.
Quella suzione oltre che liberarle le mammelle dal latte in eccesso e dalla tensione che lo stesso le determinava, le provocò piacere…
Mugolava dal piacere e ansimava e Nabil perverso com’era, le mise la mano sul sesso, sopra i Jeans e iniziò a premere e rilasciare, mimando la spinta sessuale con le dita, facendole arrivare più sangue in vagina e sulla vulva facendola iniziare a godere, al punto da farle stringere le gambe per cercare di fermarlo.
E mentre le succhiavano i capezzoli e manipolavano il seno contro la sua volontà, inaspettatamente Barbara fu presa da un fremito di piacere irresistibile, ansimando e godendo e fu a quel punto che Nabil staccandosi con le labbra dal capezzolo disse:
” È pronta! “
Facendo con un gesto della mano staccare anche Francesca dall’altra mammella che tirò su il capo mostrando tutto il mento sbavato di latte. E tirandosi su in piedi, prendendo Barbara per la mano la tirò a sé dicendo: “Alzati!”
Lei agitata ed eccitata ubbidì, si lasciò guidare da lui, che la fece mettere in piedi con la schiena adesa alla parete e le grosse mammelle alleggerite da una parte di latte pendenti sul torace, con i capezzoli rossi e più grossi dalla suzione …
In piedi le slacciò la cintura dei pantaloni e subito di seguito il grosso bottone di chiusura e tirò giù la cerniera aprendoli. E prendendoli per i bordi sui lati, glieli tirò giù dai fianchi e dietro scoprendole il culo a fatica tanto erano aderenti e successivamente li tirò giù alle cosce, e poi più in giù alle gambe facendole alzare un piede alla volta e togliendoglieli assieme agli stivaletti neri. E come un trofeo tenendoli in mano, li cacciò sullo scafale.
Barbara rimase incredula con le mutandine, Francesca da parte osservava silenziosa, il suo compito, era finito ora era tutta di Nabil grazie al suo aiuto. Nabil tirandosi su le guardò le mutandine a slip di pizzo trasparenti e sotto di esso intravvide l’oscurità della peluria.
Avvicinato riprese a succhiarle un capezzolo, poi con la lingua iniziò a scendere, prima sotto il seno, poi sull'ombelico.
“Dio che vergogna…che vergogna… Mormorava Barbara agitata con il seno pendente e gonfio, non più indolenzito e svuotato in parte da un po' di latte.
Nel frattempo appoggiandole le mani ai fianchi, prese le mutandine per l’elastico e con dei strattoni brutali le abbasso sulle cosce scoprendole il sesso e osservandolo toccandoglielo, e dire:” Sei pelosa! Hai una foresta qui! Ora te la lecco” E abbassatosi tirando ancora più giù le mutandine, appoggiò le labbra su quella peluria materna e protettiva e tirando fuori la sua lingua di serpente, si mise a leccarle la figa.
Il suo naso e la sua bocca erano contro i suoi peli, ne sentiva l’odore forte dell’eccitamento ed esclamò:” Ce l’hai già bagnata! Ti piace…” Facendola vergognare di più.
La commessa silenziosa confusa e accalorata dallo stimolante si eccitava sempre a sentire le sue labbra sul sesso e la sua lingua spingere ed entrare nella sua fessura.
“Lo so che hai voglia! ...Voglia di me…” Disse Nabil vedendola eccitata e sentendola bagnata in vagina, continuando:” E anch’io ho tanta voglia di te dal primo momento che ti ho vista.” Immergendo sempre più la sua lingua viscida nella figa pelosa e bagnata della giovane sposina.
Lei d’istinto sentendosela stuzzicata dalla sua lingua, in preda al piacere appoggiò le mani sul suo capo, tirandolo per i suoi capelli quasi rasi, inconsciamente di più con la testa contro il suo sesso.
Nabil le leccava, succhiava e strapazzava bene il clitoride con le labbra, penetrandola bene con la lingua dentro la fessura, in vagina. La leccava bene, soprattutto le grandi labbra sotto i peli della fica. Mormorando ridendo:
“Scommetto che tuo marito non te l’ha mai leccata così…vedrai che te la ricorderai per sempre la mia lingua.”
Leccò e sentì il suo clitoride ormai gonfio di piacere tra le labbra, lo succhio ancora come aveva fatto con il capezzolo da farla gemere.
Inconsciamente la mano di Barbara sul suo capo lo tirava a sé per i suoi capelli corti, mentre lui accucciato davanti a lei, aggrappato con le mani dietro ai suoi glutei, stringendo tra esse il suo bel culo meraviglioso, pareva succhiarle tutto dalla vulva e la vagina.
Lei ansimava e gemeva, ma non diceva nulla, lasciava che gliela leccasse, mordesse, mangiasse, le piaceva. Francesca guardava forse rendendosi conto in quel momento di cosa aveva aiutato a compiere.
A un cenno con la mano che le fece Nabil, prese il suo smartphone e incominciò a scattare fotografie, mentre Barbara ansimava adesa al muro con la schiena e l sedere e il capo rivolto in alto, gli occhi socchiusi e la bocca aperta dal piacere.
A un certo punto si fermò, smise di leccargliela e si tirò su e guadandola in faccia nella sua espressione di piacere la baciò sulle labbra e le infilò la lingua in bocca e prendendola per i polsi la fece ruotare su sé stessa finché non fu con la faccia al muro, appoggiandole le mani alla parete.
Si slaccio i pantaloni e li lasciò cadere ai piedi, abbassò lo slip e tirò fuori la sua asta già eretta, lunga, rivolta in alto.
Francesca d’istinto la guardò e la vide che trionfante e sorridente Nabil la mostrava oscillante nella sua interezza, con la cappella circoncisa rivolta in su, sapendo che settimane prima, quella stessa asta che ora si accingeva a prendere Barbara, l’aveva posseduta dandole piacere. Purtroppo quell’asta era bella da vedere nel suo vigore e potenza, svettando virile nell’aria; peccato che appartenesse a quel marocchino.
Anche Barbara voltando la testa e girando gli occhi indietro lo vide e lo fisso sorpresa e impaurita osservandolo per un momento. Era così diverso da quello di suo marito per forma, dimensione e colore, con quel glande rosaceo che oscillando puntava da dietro dritto sul suo sesso appena leccato.
“Apri di più le gambe!” Le sussurrò accarezzandole la figa da dietro.
E lei a stento barcollandosi e tenendosi appoggiata al muro un piede alla volta le divaricò, restando con le gambe aperte, il culo in fuori e le mani appoggiate al muro.
Abbassandosi e piegandosi un poco sulle ginocchia da posteriore Nabil appoggiò il glande alla fessura ormai palpitante della vulva di Barbara, tra le grandi labbra e premendo e spingendo con il bacino lentamente le divaricò e lo fece entrare in lei, nella sua vagina umida e calda, seguito dall’asta di carne dura; facendola per reazione sussultare e inarcarsi indietro con la testa e il busto a quella intrusione.
La penetrò con il suo cazzo olivastro da posteriore, come nella tradizione integralista musulmana, come le donne islamiche, in piedi da dietro con le mani appoggiate alla parete o a qualcosa.
Entrò completamente in quella giovane sposa fino a toccarle l’utero e farla trasalire, con lei di spalle quasi in piedi, e passando un braccio davanti, con la mano iniziò a toccarle il seno di straordinaria bellezza, grandezza e morbidezza, dove con Francesca si erano allattati poco prima. Giocò con i suoi grossi capezzoli.
Poi, abbassandola, la portò sulla figa e mentre la chiavava, con le dita incominciò a accarezzarle i peli, a masturbarla esternamente, a titillarle il clitoride ormai gonfio e sensibilissimo, dandole scosse di piacere che le arrivavano al cervello.
Francesca in silenzio, eccitata e disgustata, osservava e scattava fotografie mentre Barbara godeva e lui la impalava con la sua asta di carne dura a posteriore, come era successo a lei sul palco. Le accarezzava la schiena e il sedere pallido con la sua mano olivastra, che creava un contrasto eccitante e morboso sulla cute.
Facendo scorrere la mano sulla sua pelle la portò alla nuca e infilò le dita tra i capelli scompigliandoglieli e facendola godere di più, tirandoglieli dolcemente a piegare a reclinare il capo indietro, fino a farla giungere a un orgasmo mai provato in quella posizione sessuale magrebina, da scuotersi tutta e adagiarsi con il lato del volto godente sulla parete su cui appoggiava le mani; mentre le gambe le cedevano dal piacere. Lei oramai era preda dei sensi e si lasciava possedere completamente da lui, mentre Francesca la osservava e riprendeva.
Lui però non raggiunse l’orgasmo, si fermò e lo tirò fuori dalla sua vagina calda e umida, lungo eretto e translucido di umori.
Francesca pensò:” Meno male è tutto finito…”
Ma non era così, le guardò il suo bel sedere che aveva sotto gli occhi, la prese per i fianchi tirandola un pochino indietro a sé, facendola piegare di più, mettendola a novanta gradi, e allargandole le natiche iniziò a bagnargli l'ano con la saliva e i suoi umori sulla vulva e subito dopo gli appoggiò la cappella e premette. Barbara a sentirla sull’ano esclamò:
“No li no! Non l’ho mai fatto!”
Ma lui incurante spinse lentamente facendola inarcare e ripetere:” No! Li no! Mi fa male…”
Era vergine e aveva paura a farlo e donare la sua verginità anale a Nabil, quel marocchino perverso.
Francesca osservava incredula pensando:” No questo no! Non era nei patti, non l’accetto. Vuole sodomizzarla!” Ma sapeva che non poteva fare nulla per impedirlo e presa dal rimorso per quello che aveva contribuito a compiere, come Giuda Escariota, sconvolta scappò lasciandoli soli in negozio.
Intanto la cappella di Nabil era appoggiata sul suo ano ancora vergine e palpitante, più stretto dalla paura e spingendo tra le sue lamentele fece entrare il glande e poco più, poi con un colpo deciso e profondo, facendola urlare lo fece entrare tutto, penetrandola analmente completamente, lacerandole per sempre gli sfinteri anali... E con le mani o sui fianchi o sulla schiena iniziò a muoversi avanti e indietro, inculandola.
Al primo dolore della penetrazione e della lacerazione brutale degli sfinteri anali, Barbara, complice lo stimolante, l’esperienza e la bravura di Nabil a sodomizzare, si lasciò andare e iniziò a godere analmente.
Lui la sodomizzò con desiderio e passione, sfondandole quel bel sedere che aveva visto tante volte sculettargli dentro i pantaloni o sotto la gonna davanti e attorno.
Glielo affondava dentro tutto al suo solco intergluteo, mentre la teneva per i fianchi dandole colpi ritmici e profondi a far battere i suoi inguini olivastri e scuri, contro le sue natiche pallide e tenere, penetrandola fino in fondo.
Le stava profanando il suo bel culo da sposina fedele, facendoglielo scivolare dentro, inculandola ai suoi gemiti ormai di piacere, tra mugolii ed esclamazioni, continuando a spingere e più andava avanti più lei ansimava di piacere, mentre le sfondava il culo da giovane sposa. E passandole nuovamente la mano davanti, mettendole le dita sul clitoride, la fece urlare eccitatissima di un doppio orgasmo… anale e clitorideo, che non aveva mai avuto prima, in una esplosione di piacere viscerale e cerebrale contemporaneamente, scuotendosi tutta e facendo scomparire in quella gioia perversa e maestosa, i piccoli godimenti che le procurava suo marito gli unici che sapeva darle e fino a quel momento lei aveva conosciuto.
Dopo una decina di colpi, spingendolo tutto dentro si fermò in punta di piedi adeso al suo sedere, e iniziò a eiaculare dentro inondandole il culo di sborra. Le venne dentro l’ampolla rettale, mentre con la mano le toccava il clitoride e quella foresta di peli scuri sulla figa.
Rimase con il suo cazzo dentro un po' a svuotarsi completamente, poi lo tirò fuori sporco di feci sul glande e ancora gocciolante di sperma dal meato uretrale.
Si staccò dal suo splendido culo lasciandola adesa alla parete, che lei scivolandole contro si accasciò sul pavimento ansimante.
Restò in quella posizione qualche minuto mentre lui andò in bagno a lavarsi il glande e l’asta sporca dalle sue feci.
Una volta messosi a posto e rivestito tornò da lei, e prendendola per un bracciò l’aiutò a tirarsi su in piedi e guardandola fissa negli occhi la baciò con foga sulla bocca, un lungo e bollente bacio, che lei sorpresa e smarrita si lasciò dare.
Si guardò attorno e vide che Francesca non c’era più, era sparita.
“Vieni ti accompagno in bagno lavati. Fatti il bidet e lavati le mammelle e la faccia …” Le disse.
Entrata nel bagno e vedendosi in viso allo specchio, realizzando quello che aveva fatto scoppiò a piangere e con una mano sull’addome, si sedette nel water ad evacuare feci pennellate dallo sperma di Nabil.
Barbara si lavò e lui raccogliendole la biancheria intima, i vestiti e gli stivaletti neri, la fece rivestire, aiutandola seduta sull’asse del water, facendole le solite raccomandazioni e minacce.
“Quello che è successo lo hai voluto tu! Sei tu che mi hai provocato e poi io sono più giovane di te di quasi dieci anni…” Le diceva, proseguendo: “Eri accaldata, avevi voglia e mi hai provocato, ti sei fatta leccare il seno… “E facendo pause studiate continuò:” Non dirlo a nessuno che hai chiavato con me e nessuno saprà niente, tutto sarà come prima, non è successo niente infondo, ai goduto a chiavare e farti inculare da me.”
E continuando a minacciare proseguì: “Hai visto anche te come hai goduto. Se lo dici, io dico che ci sei stata tu a incominciare a farti succhiare le mammelle…. E la dottoressa ti ha fatto anche le fotografie. E poi sei sposata da poco, hai una figlia piccola, cosa penserebbe tuo marito di te se sapesse che hai fatto sesso con un marocchino? Ti lascerebbe e la signora Clelia ti licenzierebbe.”
Usciti dal bagno restano fermi a parlare, Barbara non diceva nulla, ma era scioccata, le disse solo:” Vai pure a casa... ci vediamo domani... e non dire niente a nessuno.”
Lei ancora stordita se ne andò incamminandosi, ripensando all’accaduto, avrebbe voluto dire tutto a suo marito, ma poi pensò alle parole di Nabil, che se interpellato mentendo avrebbe detto altro. E forse non le avrebbe creduto suo marito.
Quando fu solo, telefonò a Clelia.
“Ciao! Ho fatto come mi hai detto! Ma la dottoressa (come la chiamava lui) è scappata…”
“Lo so!” Rispose Clelia:” … le è venuto il rimorso e si è pentita quando l’ha vista che la stavi per inculare. Lasciala perdere ora, le fotografie me le ha mandate. Si vede bene che la nostra sposina gode con te… Ora dov’è?” Domandò.
È andata a casa, le ho detto tutto, l’ho istruita e minacciata. vediamo cosa farà…”
“Si lo vedremo domani mattina, se ritorna in negozio a lavorare, vuol dire che è debole di carattere e con calma e tempo puoi proseguire a imputtanirla come si deve e prepararla per me. Se invece non viene vorrà dire che ha parlato con qualcuno, forse la mamma o il marito e ti vogliono denunciare, e attueremo sempre il nostro piano… che è stata lei a iniziare, che c’è stata e ha voluto essere chiavata da te.”
“Va bene. Ciao Clelia!”
“Ciao piccolo!” Rispose. E si lasciarono così.
La mattina dopo Nabil aprì il negozio nell’attesa di Beatrice che sarebbe passata a firmare delle bolle d’acquisto. Quando nell’attesa a un certo punto nell’ingresso vide entrare silenziosa Barbara. Era imbronciata con lo sguardo basso.
“Ciao!” Le disse Nabil.
Lei a bassa voce, quasi impercettibile con lo sguardo rivolto in bassò mormorò:” Ciao...”
E andò nel retro a posare la borsa e il giubbino e ritornare in negozio a continuare a rimettere in ordine le scatole del giorno prima…mentre Nabil silenzioso sogghignava dentro di sé, vedendola piegata a mostrarle ancora involontariamente quello splendido culo che le aveva preso il giorno precedente e che certamente avrebbe sodomizzato ancora.
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