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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

METAMORFOSI DI UNA MOGLIE VIRTUOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

CAP. 19 LE VIBRAZIONI

 

 

29 Luglio - 48 ore circa alla fine della vacanza.

 

La giornata passò tranquilla e di quell’amplesso con il negro, nella mente mi ritornavano sempre le immagini forti e piacevoli dell’intensità degli orgasmi provati da Stefy e le dimensioni di quel pene enorme che la penetrava.

Emozioni così intense e perverse non le avevamo mai provate, nemmeno con i giochi erotici che faceva Corinne.

In quei giorni ero contento! E probabilmente anche Stefy, mancavano solo tre giorni e tutto sarebbe finito finalmente, saremmo tornati a casa.

Già a casa!... Ma in che modo ci saremmo tornati? Con Stefy che era diventata ES e io il suo protettore?

 

Quel tardo pomeriggio eravamo a casa di Corinne, erano tutti allegri, forse avevano bevuto qualcosa prima. Antoine aveva due scatolette in mano, una ridendo la passò a Corinne, che la prese e si avviò vicino a Stefy, l’altra la diede a Daniele.

Sulla scatola leggemmo, Tatoo- Piercing- Toy Sex.

La curiosità ci prese a tutti e due, che la osservavamo fissandola.

“Ma come pensai! … Non avranno di nuovo intenzione di tatuarla o di metterle qualche altro piercing... magari aggiungerne ai capezzoli?”

Fui tentato di chiederlo, ma non lo feci per non dare l’impressione di essere timoroso.

Non mi piaceva che la marchiassero nuovamente con tatuaggi o piercing, le avevano già rovinato la pelle e il corpo, per non parlare delle labbra del viso e della vagina che oramai erano slabbrate come una prostituta da bassi fondi... Se avessi saputo che finiva così, non avrei nemmeno incominciato o avrei smesso subito il gioco, purtroppo a nostra insaputa si era fatto più perverso di quello che avevamo immaginato.

Oramai iniziavo a ragionare come loro:” Forse…” Pensai:” … e solo la mia immaginazione che mi fa vedere il peggio delle cose. Vediamo prima cosa contiene quella scatoletta…” Mi dissi:

“Poi decideremo.”

Corinne ridendo, chiamò Stefy e le disse: “Tira su il vestito e fammi vedere la figa, siediti e allarga bene le gambe!”

Stefy ubbidì a quell’ordine e quando il vestito fu all’ombelico, si vide il suo sesso largo, quelle labbra protruse in fuori con gli anelli, slargate in modo abnorme, merito di Marcel.

Per un attimo restai fermo, le guardai il sesso, era davvero allargato, non più socchiuso dalle grandi labbra, sembrava quello di Corinne, non c’era più differenza, quel negro lo aveva ampliato tutto.

Corinne aprì la scatola

Conteneva un ovulo, lo guardammo incuriositi.

Un ovulo di metallo, grosso come un uovo di gallina.

“Ora te lo metterò dentro la figa.” Disse Corinne, continuando:“Questo è un ovulo vibrante a comando a distanza.”

Non capivo di cosa parlasse e neanche Stefy, eravamo tutti e due stupiti e sorpresi, non avevamo mai visto quel coso, ma ascoltavamo.

“Non ti spaventare ES!” Esclamò Corinne con un tono di voce rassicurante: “Non è niente che ti possa fare male... anzi!! Questo ovulo ti darà molto piacere.” E sorrise.

La sua era una informazione ironica, sapeva perfettamente che Stefy, non solo non conosceva quell’oggetto, ma come me, non lo aveva nemmeno mai visto.

“Scusi!... Ma come si usa madame?” ... Chiese Stefy curiosa.

“Come si usa…?” Rispose sorridente.

Lasciò volutamente la frase in sospeso come a far capire che certe sue domande erano ingenue.

“Diciamo!” Rispose sarcastica: “Che l’oggetto va messo nel luogo per il quale è costruito e non nella scatoletta.” E rise.

Stefy richiese meravigliata e sorpresa. “Ma dove madame?”

“La sua dimora è dentro di te!” E con il dito indicò il suo basso ventre, il suo sesso aperto e in vista.

“Cosa significa madame?” Domandò sospettosa e curiosa.

“Che il suo posto è in mezzo alle tue gambe... dentro la tua figa.”

Stefy restò stupefatta: “Significa che dovrò metterlo... lì dentro... madame?” Domandò ancora.

“Che la sua dimora è dentro la mia figa?”

“Sì!” Rispose. Corinne.

Stefy sapeva che era sua succube di loro, che doveva fare o subire qualunque cosa le avessero chiesto, anche di sottoporsi a tutti quei giochi erotici depravati e perversi che conoscevano, e restò in silenzio.

“Comunque ricorda!” Esclamò Corinne, “saremo solo io o Antoine a decidere quando tu lo possa mettere e soprattutto togliere e nessun altro, se no il gioco che vogliamo fare perderebbe significato.”

“Ricordi” chiese “quando fosti inanellata?”

“Sì!” Rispose Stefy.

“Ebbene!! Questo è un gioco divertente e piacevole che ha a che fare anche con l’inanellamento. Diciamo che è il completamento dell’utilità dell’inanellamento.”

Non capivamo e Stefy ebbe una espressione innervosita, ma a lei non importava.

“Mi piace!” Disse Corinne. “Quando hai queste espressività di orgoglio oramai domato, il tuo viso fa strane smorfie, ma oramai conosci chi sei diventata e non puoi più tornare indietro... e questo tu lo sai!” Esclamò: “E lo sa anche tuo marito! Tu oramai sei una donna che ama essere dominata, battuta, succube e lo senti!... Lo avverti dentro te e lo desideri! Giusto ES?”

“Oui madame!” Rispose, aggiungendo: “Va bene!... Cosa devo fare?”

“Dovrai introdurre dentro la figa quest’ovulo e spingerlo in fondo, poi ti verrà messo un lucchetto di chiusura agli anelli...”

“Cioè!?” La interruppi io: “Vuoi chiuderle la vagina?” Domandai curioso.

Mentre Stefy a quella frase cominciava a provare una certa apprensione.

“Sì!” Rispose. “Devo mettere il lucchetto perché oramai Marcel gliela fatta diventare talmente larga, che se si alza in piedi senza averla chiusa, le esce fuori l’uovo dalla vulva!” E rise... aggiungendo: “Ma stai tranquilla, non ti preoccupare, non ti darà problemi, anzi, ti piacerà. Ho io tutto l’interesse che non ci siano inconvenienti e che tu non abbia delle complicanze. E poi ora è abbastanza larga anche dentro in vagina che un uovo è come se non ci fosse nulla dentro. Piuttosto, continui a fare le lavande vaginali?” … Domandò.

“Oh oui madame!” Rispose Stefy.

“Bene!” Dichiarò, aggiungendo sorridendo: “Quando sarete a casa vostra a Brescia, se non ti piacerà averla così larga, potrai farti fare un intervento di vaginoplastica, te la ricostruiranno nuova, come quella di una ragazzina vergine, ti toglieranno quelle belle labbra sporgenti, che mi pare di capire, a tuo marito non piacciono. “

“Davvero si può fare?” Chiesi io curioso...

“Certo!... Ci sarà dalle vostre parti qualche buon chirurgo plastico. Se no venite qui in Francia che ce ne sono molti. Sono capaci di fartela diventare di nuovo vergine.” E tornò a ridere da sola.

Curioso tornai a quell’oggetto e chiesi:

“Ma se gliela chiudi con quell’ovulo dentro, significa che non potrà più fare sesso?”

“Non è esattamente così! Potrà toglierlo quando vorrà e farsi chiavare da chi vuole. Ma voglio essere io e Antoine a decidere quando potrà togliere il nostro oggettino.”

E subito la esortò:

“Su ES!... Ora siediti sul divano a gambe divaricate e mettilo dentro la figa, introducilo, allarga bene le gambe, appoggialo sopra la vulva e spingi, oramai entrerà in vagina come niente.”

Seppur con apprensione, così fece Stefy. Si sedette su  divano, allargò bene le cosce e lo appoggiò davanti alla sua vulva a cosce aperte e le bastò spingere con un dito per farlo entrare, farlo inghiottire da quella grande bocca sessuale che era diventata la sua vagina.

“Ottimo!!” Esclamò Corinne: “Ora con il dito spingilo e accompagnalo in fondo”

Stefy ubbidì e lo fece.

Quella operazione in realtà fu più semplice di quello che si aspettava, provava solo un po’ di disagio a mostrare quel suo nuovo sesso spalancato, così deforme da come era prima, anche lei se ne rendeva conto…

“Stringi le cosce ora!” La esortò Corinne.

Ubbidì. Strinse le cosce sentendo un leggero senso di pienezza. Si sentiva strana con quell’ovulo interno alla sua vagina.

“Questa è per te! Aprila!” Le disse all’improvviso Daniele avvicinandosi. E le porse una piccola scatoletta in mano, l’altra che gli aveva dato Antoine.

Stefy non pensava certamente che fosse un regalo, ma era curiosa. Aprì velocemente la scatoletta e le apparve in tutto il suo splendore un lucchetto d’oro.

“Dono di Antoine!” Esclamò sorridente.

Rimase stupita a vederlo, era carino, lo prese in mano e si accorse dal peso che era d’oro vero. Non vide nessuna chiave che l’accompagnava.

“Come si apre?” Domandò curiosa.

Daniele prese fra le mani il gioiello e regolando alcune rotelline lo aprì.

“Ha la combinazione.” Disse.

Entrambi restavano in silenzio, guardando l’oggetto luccicante.

Passai una mano sul viso di Stefy, in un accenno di carezza e le dissi eccitato provalo.

Daniele le fece allargare di nuovo le cosce e si inginocchiò in mezzo ad esse, prese gli anelli di quella larga vulva e li avvicinò, li congiunse e passò il lucchetto tra loro chiudendolo con un clak!.

Ora le sue labbra erano serrate, come una cintura di castità, si vedeva solo una lunga fessura dai margini pieni e carnosi con un lucchetto in mezzo.

“Come ti trovi?” Chiese tirando leggermente verso sé il lucchetto e di conseguenza gli anelli e le labbra vaginali.

“Non mi crea problemi, ci sono abituata ad avere i pesi alle labbra vaginale, è pesante, ma sembra di non averlo neppure.” Rispose Stefy.

“Te la terrà chiusa! Intanto pisciare puoi farlo.” Esclamò Corinne ridendo “Ora è talmente larga che se ti alzi in piedi senza lucchetto, ti esce subito quell’ovulo”.

Daniele, eccitato inginocchio fra le sue gambe aperte, l’ammirò intensamente per qualche secondo, poi come colto da un raptus affondò il viso nel sesso invitante davanti a se.

Passò la lingua con maestria fra le grandi labbra umide scostando con la punta gli anelli che vi erano infissi, lambì ogni interstizio lentamente in modo estenuante.

Stefy non si aspettava quel trattamento, solitamente i rapporti o gli atti sessuali che aveva avuto con Daniele in passato, erano stati abbastanza rudi se non brutali. Ma lo lasciò fare.

Si lasciò andare alla carezza umida della sua lingua e al languore che la stava invadendo, era stupendo. Daniele era un esperto leccatore, “un lécher de chattes” (un leccatore di figa), come si dice in Francia e la stava portando in breve fuori controllo.

Ne aveva bisogno, dopo la brutalità del pene di Marcel che l’aveva devastata, la dolcezza di quella lingua la estasiava.

La sua lingua girava sapientemente tra quelle protrusioni slabbrate, sul clitoride e il suo anello, sugli anelli labiali delle grandi labbra, per finire sulla sua fessura, tenuta unita in modo artificioso dal lucchetto. 

Stefy si lasciò completamente andare in attesa dell’orgasmo che sentiva salire prepotente sotto gli stimoli della lingua che continuava ad esplorale le parti più sensibili della vulva.

Daniele, mentre Stefy si abbandonava, continuando a leccare, allungò il braccio e spinse le dita fra gli anelli, forzando quella chiusura posticcia e si accorse che Stefy stava godendo, li introdusse senza alcuna fatica nella fessura dilatata e grondante umori, leccandola e masturbandola. Stefy sentì qualcosa entrare in lei, ma stimolata ancor più intensamente da quella lingua, perse il controllo e iniziò ad ansimare.

Lui continuò a stimolarla con le dita e con la lingua, facendola godere, finché si accorse che le contrazioni della sua larga vagina si stavano attenuando.

Lei rimase immobile scomposta sul divano, le gambe larghe e lo sguardo acceso di lussuria, con le mani appoggiate sul capo di Daniele.

Poi si toccò in mezzo alle gambe in un’intima carezza e trasalì.

Con il dito, toccò il lucchetto che era stato chiuso sugli anelli di piercing Esclamando introducendo il dito “Lo sento!... Sento l’ovulo dentro!”

Tutti sorrisero.

Daniele la guardava lascivo, scomposta sul divano, gli occhi smarriti, bellissima.

Anch’io ero eccitato da quella scena, ne era dimostrazione la mia erezione.

Vista l’ora, si era deciso che avremmo cenato al ristorante, tutti insieme e così Corinne la invitò a sistemarsi.

Stefy andò in bagno e contrariamente a quello che pensava non fece alcuna fatica a urinare e lavarsi le parti intime con quell’ovulo dentro e la fessura chiusa dal lucchetto, certo non poteva infilare più di tanto le dita fra le labbra della vulva, ma era sufficiente per una pulizia accurata esteriormente.

E poi non le dava sofferenza averlo dentro.

Si sentiva strana nella sua nuova situazione, non tanto per l’uovo che la riempiva, era tanto larga la sua vagina che a quello ormai ci stava facendo l’abitudine, ma per il lucchetto che pendeva e dondolava ad ogni suo movimento.

Ma anche per quello ci avrebbe fatto l’abitudine.

Corinne la fece piegare e le inserì nell’ano il bijou d’anus d’acciaio argentato e ridendo esclamò: “Così ne avrai due uova di metallo, uno in fica e uno in culo!” E rise soddisfatta.

Stefy sorrise pensando:” Chissà cosa avranno escogitato questa volta? “

Comunque sapeva che doveva soggiacere ad ogni loro volere, la chiave, o meglio la combinazione per liberarla la conoscevano solo loro e senza il loro intervento la sua vagina rimaneva occupata e chiusa. Con quel pensiero si rivestì in fretta, si infilò nel suo tubino rosso, provando una certa compiacenza ad avere quel lucchetto tra le cosce. Mise gli altissimi sandali laccati rosso fuoco, come le unghie dei suoi piedi.

Era quasi pronta, bellissima in quel vestitino scarlatto, aderente, che risaltava eroticamente tutte le sue forme corporee e le donava un’aria volgare e procace.

Andò a pettinarsi ancheggiando, mostrando i suoi glutei formati e pieni ondeggiare assieme a quell’abitino e ai passi che compiva.

Mi piaceva!... Sì! Mi piaceva, in alcuni momenti ero felice che fosse mia moglie.

Mise gli anelli e le collane, la cavigliera e quel bracciale dorato, di serpente a forma di spirale, che ogni volta che vedevo mi faceva venire le lacrime agli occhi, ricordandomi una Stefy diversa, bionda e seria... che non c’era più.

Eccola, era pronta ora, provocante e piacente, con il suo corpo maturo fasciato da quel tubino.

Il locale prenotato da Corinne era una dei più esclusivi ed eleganti della Costa Azzurra.

 

Giunti, dopo i convenevoli e i sorrisi di circostanza, tra gli sguardi dei clienti, tutti a osservare Corinne e soprattutto Stefy, ci avvicinammo al tavolo.

Ci accomodammo, Antoine si sedette di fronte a Stefy, tutta truccata, il suo abitino, aveva la gonna tanto corta, che sedendosi le era salita agli inguini, accorciandosi, restando tutta scosciata, affrettandosi imbarazzata a mettere le gambe sotto il tavolo, in modo da non far vedere le cosce e qualcosa di più.

Era bella con quei lunghi capelli neri e mossi, con due grossi orecchini ad anello pendenti come cornice al viso, che brillavano assieme agli occhi chiari. Quelle sue sopracciglia nere e fini ad ala di gabbiano, che le davano uno sguardo tagliente e sexy, si intonavano con il rimmel e l’ombretto intorno ai suoi occhi azzurri. E le labbra rosso acceso, come il nuovo collare regalatole da Antoine che portava ormai fiera su quel suo bel collo altero e superbo.

Guardandola Antoine dichiarò che voleva osservarla negli occhi, che era la sua piccola opera d’arte e gli piaceva ammirarla.

Aggiungendo, che le altre mogli che aveva avuto non gli suscitarono le stesse emozioni di lei.

Questo la fece sorridere.

Il ristorante era elegante, molto raffinato frequentato anche da molte coppie italiane, si sentiva ascoltando i mormorii. La cucina era curata e allettante, ed i piatti erano allietati dal panorama stupendo che si godeva sul mare. Era tutto meraviglioso.

Ordinammo del pesce e dei gamberoni alla griglia.

“Stefy...” Esclamò Antoine ad alta voce: “… è una donna fortunata! È una bella donna, affascinante e piacente... Ha una condizione economica e sociale invidiabile, inoltre quello che ha imparato, con il tempo potrà trasmetterlo, educando altre ragazze e donne, diventando lei stessa una mistress come Corinne!” Proseguendo sorridente: “Puoi incominciare da tuo marito quando sarete a casa, istigarlo a portarti a farti chiavare da altri!” E rise...

Io restai in silenzio, non mi sarebbe dispiaciuto diventare io, l’Antoine di Stefy a Brescia.

Quello che avevamo imparato in questa vacanza era venuto a colmare la lacuna derivata dalla nostra educazione e cultura sessuale, che era stata sino ad ora inconsciamente tenuta repressa.

Antoine, oltre ad essere il master, il padrone di Stefy, sapeva anche essere un ottimo compagno di conversazione, era piacevole passare qualche ora con lui chiacchierando del più e del meno.

Anche Stefy lo ascoltava con attenzione parlare del suo lavoro, mentre gustava quegli squisiti gamberoni alla griglia.

All’improvviso vidi Stefy irrigidirsi, il viso sorpreso, appoggiare le posate sul piatto. Si sentì un leggero ronzio. Veniva dal basso ventre di Stefy.

Il ronzio e le vibrazioni improvvise all’interno della vagina la fecero trasalire e il boccone le restò in gola… Gli occhi dilatati dalla sorpresa, guardò interrogativamente Antoine che sorridente aveva un telecomando in mano che posò sulla tavola, tornando a gustare gli squisiti gamberoni alla griglia del locale.

Antoine rideva e gli altri sorridevano goduti.

Solo io non capivo ancora, ma vedendo Stefy così, in quella condizione le chiesi: “Stai male?”

Rispose: “No!... No!” Ma osservandola portarsi le mani sul sesso, capii che cos’era quel ronzio e chi le faceva sentire quelle vibrazioni dentro lei.

Capii anch’io cosa stava accadendo... Antoine metteva in funzione l’ovulo che era vibrante.

Antoine riprese il telecomando e lo riaccese, facendo riportare a Stefy le mani appena alzate, nuovamente verso il sesso.

“No!... Per favore no!... Non adesso!... La prego, la scongiuro!” Disse ad Antoine tossendo e deglutendo per non soffocare con il boccone che aveva in gola.

Ma era tutto inutile.

Sapeva che quando Antoine decideva una cosa, non c’era niente che potesse fargli cambiare idea.

“Continua a mangiare!” Le rispose tranquillo.

“Ma come faccio? Richiamo l’attenzione... Chissà cosa penseranno?” Esclamò lei disperata.

“Penseranno che sei una troia!... Che poi è la verità! Devi provare le sensazioni che ti dà quel gioiello che hai dentro la figa!” Ed esclamò sarcastico: “Cerca di darti un contegno, visto che ti stanno guardando tutti!”

Stefy voltandosi, si accorse che alcune persone dei tavoli vicini si erano girati verso di loro.

Come avrebbe potuto darsi un contegno e soprattutto mangiare facendo finta di nulla con quel coso che subdolamente vibrando la stimolava dentro la vagina in modo irresistibile.

“Almeno lo faccia vibrare rallentato!” Chiese supplichevole rivolta ad Antoine che non perdeva un dettaglio della forma e della reazione del suo viso a quella contrattura.

“Adesso!!” … Esclamò mostrandole il telecomando. “Ti faccio provare qualcosa di nuovo, voglio metterti alla prova, vediamo se riesci a mantenere l’autocontrollo.”

Stefy non riusciva più a deglutire alcun boccone, le si era chiuso lo stomaco, stava attendendo con ansia quella prova. 

Antoine aspettò che si avvicinasse il cameriere e quando questi rivolse la parola a Stefy per chiederle se non aveva gradito i gamberoni, visto che metà erano ancora nel piatto; azionò il telecomando da sotto il tavolo e la vibrazione dell’ovulo iniziò, spandendosi anche a tutti gli organi connessi, vescica e retto compresi…

Quelle vibrazioni modulate, oltre a procurarle piacere intenso in vagina, vibrando di riflesso sulla vescica quasi piena dal bere, stimolavano la minzione; e nel retto si spandevano, per risonanza sul plug di metallo, facendo vibrare anch’esso per induzione, dandole le stesse sensazioni nel retto che sentiva in vagina.

Era qualcosa di tremendo, di spaventoso e loro lo sapevano.

Tutta la sua pelvi e gli organi interni erano attraversati da onde elettromagnetiche, che la pervadevano e eccitavano dappertutto.

D’improvviso Antoine smise di fare vibrare l’ovulo, Stefy sospirò di sollievo, la vibrazione era terminata, anche se era durata solo pochi secondi, era stata intensissima.

Il cameriere notando che non mangiava i gamberoni, insistette ancora, le chiese se erano di suo gradimento o se voleva dell’altro.

Rispose seccata “Grazie… li finisco con calma!... I gamberoni sono buonissimi, li gusterò dopo con calma.”

Il cameriere si allontanò guardandola con sospetto, gli parve un comportamento strano quello di Stefy.

All’improvviso, di soprassalto, allibita, si accorse che l’ovulo dentro di lei aveva ripreso a vibrare di nuovo, spostandosi all’interno della vagina per effetto delle vibrazioni stesse…

“Antoine, la smetta per favore!!... La prego!” ... Lo implorò supplicandolo, mentre lui la osservava sorridente e divertito del risultato ottenuto. Poi si girò da Corinne esclamando solo:

“Madame!... La prego mi aiuti!!”

“Smettila!” Esclamai io ad Antoine, vedendo Stefy in quello stato. “Dai! Per favore!!… È in disagio e si vergogna. Non vedi che la osservano tutti?”

Mentre Stefy stringeva le cosce come a difesa alle vibrazioni, fremeva e sul viso aveva il godimento e gli occhi offuscati da un piacere osceno che non riusciva a reprimere. Vedendola in quello stato esclamai:

“È terribile!!... Ma come è possibile?... Come fai? Gode come se qualcuno la stesse scopando!” ...

“Chiavando!” Precisò lui ridendo volgarmente e confermando la mia domanda con un sì!!

Aggiungendo: “Di più!... Gode molto di più che ad essere chiavata!”

Quello stimolo che la pervadeva, che l’attraversava, era innaturale, molto più intenso di prima, era irresistibile, Stefy si accorse che stava per perdere il controllo di sé stessa, stava per godere, per avere l’orgasmo.

Era allucinante quello che provava, non poter dare libero sfogo alle sensazioni che riceveva, ma invece dover cercare di reprimerle. Come erano allucinanti le espressioni estasiate del suo viso, delle sue labbra e della sua bocca, incuranti di chi la osservasse.

Non era piacere, era una tortura.

L’ovulo imperterrito continuava a vibrare instancabile dentro di lei e di riflesso stimolava il retto e la vescica, il piacere stava montando impetuoso, non avrebbe potuto rimanere impassibile.

Antoine si accorse che l’agitazione di Stefy sulla sedia era troppo evidente e cominciava a destare sospetti ai vicini che la scrutavano, guardò fissamente Stefy seduta davanti a lui e quando si accorse che a bocca aperta, spalancava gli occhi in preda all’orgasmo, fece scattare il telecomando.

Click! Il movimento dell’uovo terminò, Stefy si morse le labbra era in preda agli spasmi dell’orgasmo, ma terminò di agitarsi sulla sedia.

Rossa in viso, sudata, lo sguardo fisso nel vuoto, ansimava, cercò di darsi un contegno frugando nella borsetta.

Non ebbe neppure il tempo di recuperare un fazzolettino che alzò la testa di scatto, un nuovo movimento si stava verificando all’interno della sua pelvi, si sentiva scoppiare.

“No!!” … La prego!... La prego in ginocchio monsieur Antoine… farò tutto quelle che vorrà, che mi chiederà, ma questo... qui no!... La supplico!!”

Antoine non l’ascoltava, lei cercò di concentrarsi per non sentirlo tremare, ma quell’ovulo stava vibrando sempre con intensità crescente. Si rese conto che era impossibile ignorarlo, una vibrazione del genere la sentiva dappertutto dentro al suo bacino, i segnali che sentiva dentro di lei erano inequivocabili. Provava piacere e stimolo...

Antoine rideva, Corinne e Daniele sorridevano, io ero curioso ed eccitato di quello che accadeva, la guardavo seduta in quella sedia in mezzo a tante persone per bene come lo eravamo stati noi, in balia di quell’uomo.

“No! Questo no!” Sussurrò rivolta ad Antoine “Non lo faccia! … Non lo faccia vibrare ora.” Come ad acconsentirgli di farlo dopo: “Più tardi, in un altro luogo accetto tutto! La supplico!”.

Sentiva l’ovulo vibrare e muoversi per effetto delle vibrazioni all’interno di quella ormai grossa vagina, appoggiarsi alla parete vaginale aderente alla vescica e trasmetterle oltre che le sensazioni piacevoli, anche le vibrazioni, che, piena degli abbondanti liquidi bevuti, la stimolavano a fare la pipì. Non riusciva più a trattenersi, doveva andare in bagno.

Se non andava in bagno se la sarebbe fatta addosso.

Chiese il permesso di andare alla toilette facendo il gesto di alzarsi.

“Non ti muovere!! Le ordinò Antoine.”

“La prego!!” Esclamò con gli occhi umidi. “Mi lasci andare!!”. Poi rivolta a Corinne: “Mi aiuti lei madame!”

Ma lei non si mosse.

Guardava anche me e Daniele, ma sapeva che non contavamo niente, che l’unico che poteva far cessare quel piacevole supplizio era Antoine e forse Corinne.

Non avevo mai visto Stefy così supplicante e supplichevole.

Antoine lasciò che l’ovulo vibrando raggiungesse la sua massima intensità, godendo delle espressioni di Stefy che cambiavano man mano che l’ovulo dentro di lei modificava posizione e aumentava di intensità…

Stefy lasciò andare qualche lacrima di sofferenza, cercava con tutti le sue forze di resistere, anche analmente iniziava ad avere lo stimolo, le pareva di essere incinta da tanto si sentiva gonfia. Aveva il ventre in fiamme.

La pipì cominciò lentamente a defluire. Non riusciva a trattenerla, bagnò il vestito e iniziò a colare giù dalla sedia, era una sofferenza atroce cercare di trattenerla insieme al piacere che provava, ma non ci riusciva.

Godeva come l’ultima delle troie, dimenticando di dove si trovava, di chi era e di cosa stesse facendo. Venne scossa da un orgasmo incontrollabile. Riversò la testa all’indietro con gli occhi bagnati.

Poi si ritirò su, dritta, si morse il labbro inferiore ansimando.

D’istinto con le lacrime agli occhi, si alzò. Si alzò di scatto e corse, incurante dell’ordine di Antoine e degli sguardi dei clienti che la seguivano, andò verso la toilette, mentre sentiva il rivolo incontrollato uscire da lei farsi più intenso e incominciare a scendere sulle cosce.

Entrò in quella toilette come un fulmine, sbatté la porta e si sedette sul water, fortunatamente era senza slip e l’ovulo dentro di lei non vibrava più, probabilmente era fuori della portata del telecomando, così che, poté liberarsi con un profondo piacevole sospiro di sollievo.

Sembrava non finisse più di uscire il suo zampillo dorato tanto era piena.

Mentre era seduta e urinava, ripensò a quello che le stava succedendo e si accorse che era eccitatissima, bagnata non solo di pipì, asciugò la sua intimità dagli abbondanti liquidi che le erano usciti nel godimento, provando un brivido di piacere nell’accarezzare il lucchetto.

Pensò che quello sarebbe stato il momento ideale affinché l’ovulo si riaccendesse donandole, nella solitudine e nell’intimità di quel gabinetto, il piacere liberatorio che era stata costretta a reprimere in sala. 

Quando terminò, se l’asciugò con la carta igienica, nella fuga non si era presa neanche la borsetta, l’asciugò bene, asciugò gli anelli e il lucchetto, si mise in ordine il miniabito e passando davanti allo specchio si guardò e si aggiustò i capelli.

Tornò al tavolo sotto gli sguardi indifferenti dei commensali, Antoine la stava aspettando sorridente.

Nel sedersi notò che la sedia presentava al centro un alone più scuro segno inequivocabile di quello che era successo poco prima, dell’urina persa.

Antoine la guardò negli occhi e le disse: “Mi hai disubbidito!”

Lei tremante si scusò si scusò dicendo: “Mi perdoni monsieur, è stato l’istinto a farmi disubbidire, ho perso il controllo, me la sarei fatta addosso e qui ci sono molti Italiani...” Fece una pausa guardando anche Corinne e aggiunse: “Mi capisca!”

Corinne intromettendosi le disse: “Sarai punita per questa tua disubbidienza!... Più tardi!”

Antoine la osservava, lei era smarrita, tesa, ogni tanto lo accendeva lasciandolo vibrare qualche secondo e poi lo spegneva, facendola sussultare guardandola negli occhi, giocava come il gatto con il topo.

Poi lo mise in tasca dicendo: “Per ora basta!”

Finimmo di cenare, era tardi.

Al termine ci alzammo con il cameriere che ci spostava le sedie, quando spostò quella di Stefy vide la macchia di urina, la guardò negli occhi severo, lei arrossi fortemente, il cameriere aveva capito che era pipì, lei si girò e veloce si mise davanti a noi.

Uscimmo, salimmo tutte e cinque in macchina e andammo verso Nizza.

Daniele guidava veloce con i finestrini aperti, l’aria entrava e ci scompigliava tutti i capelli e vestiti, io ero dietro seduto tra Stefy e Corinne e a quel loro profumo intenso e dolciastro che mi stordiva.

Girammo un po’ con l’auto per la città, sul tardi, probabilmente su ordine di Antoine, Daniele svoltò una strada a destra e si portò in un piazzale vicino al porto dove ci fermammo.

Era un piazzale per Camionisti, per le loro soste e nelle attese dei carichi e scarichi delle varie merci...

“Qui!!... Sarai punita! Espierai la tua penitenza per aver disubbidito.” Disse Antoine rivolto a Stefy, che con sguardo preoccupato e sconcerto sul volto si guardava attorno, cercando di capire in cosa consistesse la sua punizione.

C’era solo buio e automezzi pesanti, allineati in fondo.

Corinne la fece scendere… quando fu fuori dall’auto, Antoine le ordinò di spogliarsi completamente nuda, cosa che eseguì subito guardandosi in giro e le fu facile, dovette togliere solo il vestitino.

Quando fu completamente nuda su quegli alti sandali, Corinne le fece allargare bene le gambe, aprì e tolse il lucchetto dagli anelli delle labbra vaginali. Le chiese di spingere e con il palmo della mano rivolto in alto sotto il suo sesso ancora bagnato di urina e piacere, vide affacciarsi l’ovulo tra quelle labbra larghe; e infilando appena due dita dentro, lo prese e lo estrasse facendoselo cadere sul palmo della mano. Lo fasciò in un fazzoletto e lo mise nella sua borsetta, poi la fece girare e piegare in avanti ed estrasse il plug anale.

Corinne si portò dietro l’auto, apri il portellone e le passò della lingerie, dicendole di indossarla, di restare solo con calze, reggicalze e i suoi sandali a tacco alto e di iniziare a passeggiare verso i camion.

Stefy ci guardò... era ancora eccitata da quello che era successo al ristorante...

Pensò che dovesse fare la passeggiatrice, l’esibizionista e iniziò a indossare la lingerie.

Restò solo con reggicalze e calze di seta nere disegnate e traforate, che assieme al reggicalze di pizzo, creavano un contrasto molto sensuale con il pallore della sua pelle. L’aria seppur nella tarda ora era ancora calda, in giro non c’era nessuno, solo i fari di qualche auto in lontananza che correva veloce…

La invitò a passeggiare, cosa che fece, pian piano si avviò verso quei mastodonti di metallo, Corinne, restò vicino all’auto a osservarla.

Camminava, titubante, ancheggiava sui sandali, andò avanti verso i camion.

Quando fu vicina si girò verso di noi esitante, non c’era nessuno in giro, tutto buio.

Antoine all’improvviso suonò un colpo di clacson che ci fece sussultare.

Poco dopo si aprì una portiera e nella luce della cabina di un camion si vide un uomo seduto che la guardava incredulo.

Scese nel piazzale e la osservò, nel frattempo dal buio ne arrivò un altro e poi un altro ancora, anche loro stupiti da quello che vedevano, sembrava un sogno per loro, trovarsi all’improvviso, in piena notte davanti una bella donna così … nuda praticamente, solo in reggicalze e calze nere che la rendevano più sexy e provocante.

Stefy si voltò verso di noi e ci guardò timorosa e smarrita.

Mentre i tre si avvicinavano a lei, un quarto aprì la portiera di un grosso tir e ne scese un uomo grasso e panciuto…

Stefy si fermò, si girò e guardò ancora noi che eravamo a una distanza di 15 di metri circa.

Gli uomini si disposero a semicerchio, la guardarono, si avvicinarono quasi contemporaneamente sempre più, fino a sentirne il suo profumo dolciastro.

Uno di loro le chiese: “Cerca qualcosa bella signora?” ...

Stefy si rigirò a guardare noi, in cerca di aiuto, era intimorita da quegli uomini.

Un altro esclamò: “Ma certo!!... Che cerca qualcosa… Non vedi che la bella signora cerca dei bei cazzi che la possono chiavare!”

E parlando si avvicinarono di più attorno a lei, fino a stringerla ad esserle addosso e toccarla, prima con timide carezze, poi sempre più audaci con palpamenti e frasi volgari.

“Per essere una puttana matura... è carina” Esclamò uno di loro, moro di pelle e di capelli.

“Quanto vuoi?” Chiese l’altro... Stefy capì cosa volevano quegli uomini, era agitata, si fece coraggio ed esclamò: “Niente!... Sono qui solo per esibirmi!”

“Esibirti??”

“Youuuuuuuu!!!! Ragazzi!!... Finalmente una tardona che la dà gratis!!!” Gridò il più giovane.

Iniziando ad accarezzarla, tastarla, stringerle il seno e il sedere mormorando:

“E guarda che bel tatuaggio che ha sopra!”

E continuò a toccare fino a metterle la mano nel sesso nudo e accarezzarlo… esclamando:

“È liscissimo!! Come il culetto dei bambini.”

E dicendo così all’improvviso introdusse il dito, iniziando a penetrarla, facendola per reazione piegare in avanti il capo e retrarre il ventre, sporgendo volgarmente il sedere indietro...

“Ohhh!!! Ohhhh!! Ragazzi!!... Questa c’è l’ha talmente larga che come minino deve averne preso mille di cazzi.” Esclamò

“Non importa!” Rispose il quarto uomo, quello grasso e panciuto: “A chi non piace la fica larga, può sempre dedicarsi al culo o alla bocca!!... Incularla e farsi spompinare! Guardate che labbra gonfie che ha! Sai come te lo succhia bene con quei canotti…” E rise dicendo accarezzandolo: “Ha un bel culo!”

A quel punto, inaspettatamente, due la presero sotto le ascelle e un terzo per le gambe, la alzarono di peso, sotto il nostro sguardo, portandola verso un’auto parcheggiata.

Stefy impaurita gridò: “No!! Ma che fate?” ... Ma oramai era tardi.

A vedere quella scena, preoccupato chiesi se non era il caso di intervenire... “Ma no!!” Esclamò Antoine: “Non le faranno niente di pericoloso, si divertono un po’!... La chiaveranno e inculeranno e qualcuno si farà spompinare e poi la rilasceranno.”

Nel frattempo mentre chiacchieravamo, la sdraiarono sul cofano di un’auto vicina ai camion, sotto un lampione e iniziarono a toccarla, accarezzarla e baciarla le allargarono le gambe e iniziarono a praticare libidine sul suo corpo, tutti assieme, chi le accarezzava la vulva e le faceva un ditalino e chi le stringeva e succhiava il seno.

Stefy gridava… no!... Non voleva essere presa da quei rudi e volgari camionisti, ci chiamava... Ma nessuno di noi si muoveva.

Io esclamai: “Dobbiamo fare qualcosa!... La stanno violentando.”

“Cosa vuoi fare?” Rispose Antoine... “La chiavano e l’inculano! Non lo fanno con violenza, ma con brutalità. Fa quello per cui è stata educata.” Aggiungendo: “Se vuoi andare tu a salvarla!... Vai!!... Ma stai attento... non gradirebbero una interruzione proprio ora sul più bello, qualcuno potrebbe tirare fuori il coltello oppure girare le sue attenzioni sessuali su di te. Su il tuo culo.” Disse ridendo.

Restai in silenzio e continuai a guardare assieme a loro, era sdraiata sul cofano a gambe larghe e si divertivano, la tenevano in due, uno per le gambe e l’altro per le braccia.

Si dimenava, cercava di divincolarsi per fuggire, non riuscendoci.

“È meglio che stai ferma, se non vuoi che ti capiti qualcosa di spiacevole” Esclamò il camionista a fianco all’auto.

Mentre l’altro, lo tirò fuori dai pantaloni, l’aveva grosso e nodoso, si masturbò un po’ e poi si avvicinò alle labbra del viso e glielo mise in bocca, lo stesso fece il quarto che era di fianco all’auto, lo estrasse dai pantaloni e si infilò in mezzo alle cosce allargate, si avvicinò alle sue labbra vaginali spalancate e con il pene duro e lungo, la penetrò, entrando in lei facilmente, dando colpi violenti…

“Cristo!!... Come ce l’ha larga!” Esclamò: “Non la sento nemmeno!”.

“Prova a incularla!” Rispose l’amico che la teneva, aggiungendo: “Sperando che non sia sfondata anche dietro!”

Stefy era passiva… non reagiva per timore che le potessero fare del male, accettava tutto purché finissero in fretta e se ne andassero.

Il camionista alle parole del collega, lo tirò fuori dalla vagina esclamando: “Eppure c’è l’ho grosso!! Ma lì dentro sembra piccino, non la sento.”

Poi con uno sguardo d’intesa ai colleghi, prendendola quasi di peso, la ruotarono, mettendola con il ventre sotto, sul cofano e le gambe larghe dritte a formare una vu rovesciata, contro il muso dell’auto, con i piedi a terra. 

Due la tenevano tirata per le braccia, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, oramai passiva si lasciava fare tutto, mentre l’altro da dietro, sputando sopra al glande del suo pene, le allargò con le mani i glutei formosi, finché giunse a vedere il largo foro dell’ano e la penetrò posteriormente. Appoggiò e spinse.

“Com’è?” Chiese il collega. “Meglio!!” Rispose.

“È entrato subito e abbastanza largo, ma non come la fica... si può piacevolmente inculare!!” Esclamò…

 “Bene!!” dissero gli altri, “La inculeremo a turno!”

Uno di loro sorridendo con un ghigno perfido, si avvicinò a Stefy nell’orecchio:

“Ti inculeremo tanto e te lo allargheremo al punto che non sentirai più le scoregge e la cacca passare!” Esclamò volgarmente il più vecchio del gruppo, facendo ridere tutti gli altri.

Uno alla volta la incularono, eiaculando dentro lei, qualcuno preferì farsi fare un pompino.

Stefy pur di uscire in fretta da quella situazione, acconsentì, si lasciò fare quello che volevano, provandone anche una forma di piacere. Ma aveva paura del dopo...

Al termine come erano venuti si allontanarono, ma prima si divertirono, deridendola, esclamando: “Culona!!” Dandole delle pacche sopra il sedere. Continuando: “Adesso te lo abbiamo allargato bene e sei diventata una culona!! Ti abbiamo fatto venire il culo grosso!... Te ne accorgerai quando caghi!”

 E ridendo si allontanarono, lasciando Stefy appoggiata a quel cofano con il ventre sopra, il seno schiacciato contro la lamiera e le cosce ancora allargate.

Mentre l’ano dilatato e pieno di sperma, contraendosi, aiutava a fare uscire il loro seme, con un rivolo bianco e gelatinoso che colava, scendendo tra la fessura del sesso e sulle sue labbra vaginali, penetrandovi e in parte portandosi sulle cosce. Anche il viso con le sue grosse labbra era macchiato di sperma.

D’istinto si tirò su e si incamminò veloce, barcollando e ancheggiando come una vera troia verso di noi.

Poi si mise a correre come a fuggire da loro.

Era stravolta!

Quando arrivò, sentì un senso di protezione tra noi, Antoine le chiese ridendo se le era piaciuto, Corinne annuì per lei, esclamando: “È la punizione più bella che ti poteva capitare!... Hai anche goduto!!”

Lei era più vicina all’auto e la sentì anche godere a quegli uomini che la sodomizzavano a quella plebe di camionisti.

Le rimise sulle spalle il top, Corinne non la lasciò pulire, neanche in viso, mise solo un asciugamano perché lo sperma che colava fuori dall’ano, non sporcasse il sedile e partimmo.

Andammo a casa, era tardi e il corpo e il viso di Stefy erano sporchi.

Giunti, Corinne invitò Stefy a spogliarsi, in viso aveva le macchie secche dello sperma di quegli uomini, che come colla asciugandosi si era appiccicato e ringrinzito alla sua pelle.

L’accompagnò in bagno, le fece fare una doccia calda, per lavarsi bene, le passò del tantum rosa e le disse di farsi la lavanda vaginale. La fece mettere a gambe larghe sul piatto doccia e le infilò il doccino estraibile, aperto, dentro la vagina, in modo che l’acqua entrando a pressione la lavasse bene tutta.

Lo stesso fece con l’ano, la fece piegare in avanti, svitò il doccino e lasciò solo il tubo flessibile, lo cosparse di sapone, anche se non ce ne era bisogno e con attenzione lo introdusse a fondo nell’ano, facendo entrare parecchia acqua, come se fosse un clistere.  Ed estraendolo lentamente dal retto, le fece uscire parecchia acqua sporca di feci e di sperma dei camionisti, ripetendo il gesto parecchie volte e ogni volta Stefy dal retto, dava fiotti di acqua sporca a feci, aria intestinale e a sperma... che sembravano il piccolo zampillo di una sorgente

Le stava facendo un lavaggio continuo anale.

“Stai tranquilla!!” Esclamò Corinne aiutandola: “Faremo uscire dal tuo bel culo, tutto lo sperma di quei porci!” Continuando intanto a inserire il tubo flessibile, tenerlo pochi secondi e poi toglierlo…

Al termine del procedimento Stefy era pulita e disinfettata. Le introdusse un ovulo antiinfiammatorio in vagina e una supposta antiinfiammatoria per uso locale nel retto.

“Stai tranquillo!” Mi disse: “Che le insegno bene!... Anche come fare a proteggersi dalle irritazioni e dalle sborrate multiple e anomale!” E rise da sola.

 

Quella notte lasciai Stefy con Corinne, Antoine aveva impegni e anche lui non si fermava a dormire lì.

“Chissà dove va!?” Pensai curioso.

Mi riaccompagnarono in albergo.

Li raggiunsi la mattina dopo a casa di Corinne, Stefy era nella doccia. Quando uscì nuda, con gli anelli penzolanti alle labbra vaginali, il seno gonfio e adulto era bella …bellissima, il corpo maturo, il sedere pieno come i fianchi e il ventre leggermente protruso.

Si girò per prendere alcune cose sulla sedia e restai estasiato a vedere quel meraviglioso sedere, formato, bianco e morbido, con il suo tatuaggio, mi alzai e avvicinai e d’istinto lo accarezzai bisbigliandole nell’orecchio: “È bellissimo amore!... È magnifico!”

Si tirò su!... Si voltò e mi sorrise dandomi un bacio sulla guancia, esclamando… un:” Grazie!”

Iniziava una nuova giornata, una delle ultime, ancora due giorni e saremmo partiti.

Quel pomeriggio saremmo andati al mare e alla sera Corinne ci informò che c’era ancora una bellissima sorpresa per noi... ed eravamo curiosi.

 

 

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