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STORIE E RACCONTI EROTICI

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 DONATORE DI SPERMA                    

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

Note:

Le delusioni vanno affrontate, senza smettere di sognare o perdere la speranza in quello che stiamo facendo, mantenendo la voglia di agire e andare avanti.

Cap.4 TERAPIA-DELUSIONE-SPERANZA.                    

 

Dopo un periodo di una decina di giorni di sconcerto e depressione e averne discusso e parlato a lungo con mia moglie, con sua enorme gioia decisi di tornare dall'urologo e iniziare la cura che mi aveva consigliato per la fertilità e la sessualità.

Si, sembrerà strano, ma decisi di fare la cura per la fertilità maschile, proprio come fanno certe donne che non riescono a essere ingravidate, solo che nel nostro caso ero io che non riuscivo a ingravidare mia moglie. Psicologicamente non fu semplice accettarlo, sentirsi diverso dagli altri, ma lentamente con l'aiuto e la vicinanza di Laura ci riuscii.

Così preso l'ennesimo appuntamento privato nel suo studio, un pomeriggio andammo.

Fu felice di vederci, o almeno così si fece apparire. Una volta superati i convenevoli ci fece accomodare e conoscendo già tutta la situazione iniziò a scrivere e parlare.

E mentre scriveva gli dissi:

“Qui professore ci sono gli esami ematici che ha fatto fare a mia moglie.”

Guardò Laura le sorrise, li presi e le visionò:

“Come pensavo! Vanno tutti bene, non mi sembra il caso di approfondire e richiedere una visita ginecologica. Il problema è suo e cerchiamo di risolverlo.” E glieli ridiede indietro.

Laura aveva soggezione dei medici in generali per di più se erano di sesso maschile e parlava poco, quasi mai, annuiva solo e ascoltava.

Mi spiegò la terapia:

“Deve fare questi cicli di ormoni ...” Disse. “… l’obiettivo del trattamento è quello di migliorare la qualità del liquido spermatico determinando un aumento di probabilità di concepimento naturale. Se non avverrà e non sarà possibile, comunque potrete provare con le tecniche di fecondazione assistita.” E iniziò a spiegarci in cosa consisteva la terapia:

 “La terapia consiste in queste iniezioni che le prescrivo, dovrà farle tutti i giorni anche i festivi, se non conosce una infermiera che viene a domicilio o per motivi di riservatezza non vuole che si sappia, la mia segretaria le darà qualche nominativo. “E proseguì:

“Farà queste iniezioni per due settimane di seguito, per quindici giorni, come dicevo tutti i giorni. Poi sospenderà le altre due settimane successive e le riprenderà a fare per altre due per poi sospenderle nuovamente, andrà avanti così per sei mesi, alternando il periodo in cui non pratica le iniezioni con l'assunzione di integratori specifici ed antiossidanti di vitamina E, C, carnitina e altri componenti.

Sarà tutto a cicli alternati di 15 giorni per sei mesi, poi ripeteremo tutti gli esami.”

Con il morale un po' più sollevato lo salutammo, passammo dalla segretaria a pagare e ci diede il numero telefonico di una infermiera in pensione che veniva a domicilio, che Laura contattò subito.

 

Iniziai quella terapia ormonale a cicli che sarebbe terminata dopo sei mesi, a circa un anno dall'evento che mi menomò. A casa mi informai su internet e su siti specifici e la terapia che praticavo era a base di testosterone, l'ormone androgeno per eccellenza, secreto dai testicoli e in minor misura dal surrene, assieme al fsh, l'ormone femminile, che dovevano non so per quale processo chimico stimolare la fertilità e spermiogenesi, oltre che l’aumento della sessualità. All’inizio ci credevo e iniziai entusiasta.

Nei periodi alternativi come mi aveva consigliato lo specialista, feci uso di integratori dai nomi più stupidi e strani, a cui non credevo molto, ma che assumevo con il “…non si sa mai...” e dietro l'esortazione di mia moglie:

” … Vedrai che le medicine ti faranno fare tanti spermini.. “Diceva ridendo felice e scherzosa. Anche lei era entusiasta e ci credeva. Gli spermini era il diminutivo confidenziale e intimo che lei dava parlandone con me agli spermatozoi, in modo affettuoso.

Gli integratori erano soprattutto a base di vitamina “E”, e ne presi a chili, dalle compresse di “Evion Forte” a bustine granulate di “Più fertil… Spergin Forte… Fertilup… .” .

Con il risultato che i primi mesi della terapia ebbi sbalzi d’umori e depressione e dopo pochi mesi gli ormoni ad alte dosi mi fecero solo ingrassare e perdere i capelli senza alcun risultato rilevante sulla potenza sessuale e la procreazione.

Aumentai di peso ponderale per via degli ormoni che mi facevano metabolizzare tutto, anche una caramella, ma anche perché a essere sincero mi rifugiavo nel piacere della gola e mangiavo, compensando così il diminuito desiderio sessuale.

Tutti davano la colpa del mio cambiamento fisico alla sedentarietà del matrimonio, ma io e Laura sapevamo che non era così. Mia moglie mi accettava, ma sapevo che ne pativa, fisicamente e d’aspetto non ero più il ragazzo di cui si era innamorata e aveva sposato.

I parenti e amici ignari di tutto dicevano sorridendo con malizia:

” Ehhh... vedi che la vita sedentaria fa ingrassare anche a te …”

Non ero più il ragazzo magro di qualche anno prima, e con Laura ascoltavamo i soliti luoghi comuni di chi aveva molta confidenza con noi e poteva permettersi di fare battute:

“Eh…vedrai che poi la vita matrimoniale farà ingrassare anche te Laura, specialmente quando tuo marito ti metterà incinta e ti farà venire un bel pancione... .” Diceva qualcuno e si rideva tutti noi controvoglia e forzatamente.

“Per ora non ne vogliamo figli …”

Rispondevamo mentendo e sorridendo, facendoci sentire quelle battute tristi dentro di noi, nonostante che ridessimo falsamente guardandoci negli occhi io e lei, e deprimevano soprattutto a me, che sapevo non era possibile ora ingravidarla, ma speravamo fortemente in un domani, quasi pregando che la cura desse risultati clamorosi.

L’unica persona con cui parlai del mio aspetto senza entrare nel merito e nei particolari fu mia madre, che mi disse:

” Anche tuo padre dopo il matrimonio è cambiato, è ingrassato e ha perso i capelli e tu sei come lui. Siete uguali”

Dimostrando di non capire niente, perché non sapeva che la mia era una motivazione diversa, farmacologica e lo sapeva anche Laura che mi era vicino e mi aiutava. Mi accettava e io per lei cercavo di fare di più e tutto.

 

Feci presenti questi problemi allo specialista che bimensilmente andavo a farmi visitare, che mi disse che la caduta dei capelli e l’aumento del peso ponderale era dovuto ai cicli di terapia ormonale che stavo praticando. Gli ormoni agivano sui recettori dei follicoli e di conseguenza sui bulbi piliferi indebolendoli. Prima facendo diventare fine il capello e poi lasciandolo staccare e cadere, lo stesso creavano deposito dell’adipe aumentandolo, ma mi rassicurò che sarebbe stata una complicanza momentanea per il periodo della terapia e poi mi sarei ripreso, ma non fu così. E mi ritrovai a soli 27 anni, robusto nell'aspetto da cambiare misura di pantaloni e abiti e fortemente stempiato con i capelli radi e fidi.

La mia bella chioma giovanile e scura non c’era quasi più, solo peli fini e radi in via di caduta in aree predisposte, particolarmente marcata nella regione frontale da sembrare molto stempiato con un inizio di calvizie vera e propria sul cranio, che mi avrebbero portato nel giro di pochi anni ad essere quasi completamente calvo sopra, da dover portare quelli rimasti attorno alle tempie e sulla nuca, rasati integralmente; ma soprattutto come dicevo, ad essere una persona completamente diversa fisicamente dal Roberto di alcuni anni prima che Serena aveva conosciuto e sposato. Non ero brutto, ma semplicemente in un anno ero diventato diverso e più grasso e lo vedevo fisicamente allo specchio quando mi osservavo e mi cambiavo, e lo sentivo quando mi piegavo o camminavo. Ero differente da quando lei si era innamorata di me e questo mi dispiaceva e preoccupava.

 

 

Tutto questo incise anche sulla mia personalità, il mio umore e modo di essere, pensavo di non essere più bello, di non piacerle più anche se non me lo diceva e confermava spesso il contrario baciandomi e abbracciandomi.

Pensavo che magari guardava e fosse corteggiata da altri ragazzi, più belli e che le piacevano più di me, e per la prima volta iniziai a perdere la mia sicurezza su di lei ed essere preso dal sentimento della gelosia e dal timore di perderla, che mi procuravano uno stato emotivo-affettivo di ansia, di sospetto quando la vedevo a lungo parlare e ridere con qualcuno.

Avevo paura che mi tradisse, che qualche altro la possedesse sessualmente, e per reazione mi creava un senso di possessività verso lei, la volevo solo per me, era mia Laura, era mia moglie anche se ero cambiato fisicamente, ma allo stesso tempo mi sentivo umiliato dal non riuscire più a farla godere come prima, a ingravidarla, e mi sentivo inferiore agli altri ragazzi e a lei, sempre bella e feconda.

Ero certo sul suo amore, ma avevo il timore di perderla, il terrore che preferisse un altro a me, che mi lasciasse e che la vedessi qualche mese dopo abbracciata a lui, con il pancione da gravida al sesto -settimo mese, che sorridendo passeggiavano abbracciati assieme. Era un’ossessione, un incubo ricorrente che in quel periodo mi veniva spesso, quasi giornaliero e mi angosciava e struggeva al punto da sognarlo anche la notte, ma non gliene parlai mai.

Lei era sempre bella, forse ancora più bella di prima o così la vedevo io innamorato e i corteggiatori non le mancavano, quindi pensate a come potevo sentirmi e come vivevo quel periodo con tormento e malessere.

Meno male che erano tutte mie fissazioni e paure inconsce. Laura mi amava e capiva, e mi era sempre vicina nonostante non fossi più quello di una volta.

“A volte le dicevo: “Sono talmente cambiato che sembro un altro... ma tu mi ami ancora?”

“Non ancora...” Rispondeva sorridendomi:” ... ti amo sempre, di più, non ti ho mica sposato per i capelli o perché eri magro …” E mi stringeva forte e baciava.

Mi veniva da piangere quando esternava i suoi sentimenti, e mi aiutò a restare calmo, a non lasciarmi andare e mi tirò su il morale.

 

Con il tempo, durante quei mesi ci perfezionammo sessualmente con il nostro metodo, c’eravamo creati una nostra sessualità, un nostro modo di fare sesso, Laura mi capiva, a volte bastava un cenno o uno sguardo a quei suoi begli occhioni dolci e vogliosi e mi aiutava ad avere l’erezione, altre accarezzandomi e a volte masturbandomi prima della penetrazione.

Capitava anche che appena consistente lo infilavo dentro la vagina e dopo la penetrazione sentendo il caldo umido della vagina mi ritornava mollo, si afflosciava, ma continuavo a chiavarla e lei non diceva nulla, mi lasciava fare e lo muovevo con passione e amore anche così, la possedevo e lei nonostante le dimensioni ridotte e la poca consistenza si inumidiva di umori di piacere.

Si perché lei aveva tanto desiderio da godere anche in quel modo anche se non era proprio rigido, ma il paradosso era che lei più godeva e lo bagnava dei suoi umori caldi, più il mio pene fasciato dal calore della sua vagina perdeva rigidità rimpicciolendosi. Era umiliante, ma non mi importava perché quello era uno degli unici modi per fare sesso tra noi. E la chiavavo tenendolo in vagina con le dita, ma era lì sull’entrata e non oltre, finché non eiaculavo dentro.

 I nostri rapporti seppur radi erano soddisfacenti, come dicevo avevamo una nostra sessualità, fatta di carezze, rapporti sessuali completi e masturbazione, si perché la masturbavo ed eravamo soddisfatti, anche perché lei non era mai stata con nessun altro ragazzo, ero stato il primo e conosceva il sesso solo tramite me, non pensando quindi che ci fosse altro e meglio di quello che le proponevo e sapevo fare io, non pensava che il nostro fare sesso fosse limitato, ma per lei era normale.

Ci amavamo carnalmente, accoppiandoci e io eiaculavo liberamente dentro la sua vagina, non restando mai incinta. E pur sapendo di essere sterile, la speranza … dovrei dire il sogno di poterla fecondare, c’era sempre ed era l’ultima a morire. Lo facevamo ogni settimana circa ma ci bastava, anche se a me tormentava non darle di più.

Sapevamo entrambi che con la mia sessualità potevano essere compromesse le relazioni coniugali e diventare causa di crisi tra noi, ma affrontammo la situazione parlandone e con amore. Ci dicevamo tutto quello che sentivamo, pensavamo e speravamo, cercando di comprenderci e migliorarci.

Lei ripeteva spesso fiduciosa per infondermi coraggio ed ottimismo:

” Vedrai che forse con il tempo... e la cura giusta …” Ma anche lei ne era avvilita.

“Si con il tempo…” Ripetevo, ma ero pessimista, mi sentivo sterile, impotente… senza possibilità di avere figli miei e di riflesso anche lei ne pagava il prezzo. Non sapete quante volte maledissi quella partita.

 

Passati i sei mesi, rifeci ancora tutti gli esami, ma oltre a quello che avevo patito e la condizione psicologia solitaria che vivevo, la diagnosi fu nefasta, nessun miglioramento, anzi praticamente il quadro era peggiorato dal punto di vista della fertilità e quindi erano passati quasi i 12 mesi canonici per poter determinare definitivamente la mia sterilità.

Fu un trauma per me e anche per mia moglie, ero sconcertato, deluso dagli eventi e da me stesso, mi sembrava impossibile, non potevo mettere incinta mia moglie, fecondarla come chiunque altro, dopo che lo avevamo desiderato tanto e sempre, e programmato.

Mia moglie minimizzava cercando di sollevarmi moralmente, ma era triste e rassegnata anche lei, in quei momenti ci si sentiva vecchi....

Andai letteralmente in depressione, non mi interessava più niente, sorridevo alla gente, ci mostravamo una coppia unita, felice ma dentro eravamo tristi, avevo anche pianto e sono certo che in silenzio e senza farsi vedere da me lo aveva fatto anche Laura. In quel periodo uscimmo poco.

Passai settimane, mesi demoralizzato e scoraggiato anche se mia moglie mi era vicino a cercava di infondermi ottimismo.

“In fondo i figli non sono tutto nella vita se ci amiamo.” Diceva.

Detto da lei che li aveva sempre desiderati e fatto una ragione di vita, suonava blasfemo e purtroppo ne risentirono anche i nostri rapporti sessuali e interpersonali. Ma lei mi era sempre vicino con amore.

 

Nell’ultima visita il professore ci consigliò di riprovare dopo sei mesi, ma lasciammo perdere, non feci più nessuna cura, ogni tanto ancora ora faccio lo spermiogramma, ma è sempre negativo, oramai sono all'azoospermia, l'infezione lentamente con i suoi postumi ha ucciso tutto e mi ha reso sterile…. Dopo un paio di mesi, al termine dell'estate ne parlammo tra di noi, sia dal lato sessuale che quello della fertilità.

Una sera sul divano, passandole il braccio sulle spalle e tirandola a me stringendola dissi:

“Mi dispiace amore di aver distrutto pur non volendo i nostri sogni. Non sono più attivo come prima e non potremmo avere figli nostri!”

“Per me va bene così Roberto! “Rispose appoggiando la testa sul braccio:” Sei il mio unico uomo e mi soddisfi così e non voglio altro.... Se Dio ha deciso così per noi dobbiamo accettarlo.” Sospirò e continuò: “Sessualmente mi va bene così, sei stato il mio primo e unico uomo e sarai anche l'ultimo.”

La strinsi più forte a me. In effetti oramai avevamo il nostro mondo e metodo sessuale, cercavo di soddisfarla sempre e quando non riuscivo completamente con il rapporto sessuale, completavo il suo piacere oltre che con la penetrazione, con la lingua, leccandogliela anche se non mi piaceva farlo o accarezzandola e masturbandola con le dita fino a farla venire e soddisfarla.

Il nostro rapporto intimo era fatto di dolcezza, tenerezza e carezze e per noi andava bene così e ci bastava da non cercare altro.

Lei era una moglie meravigliosa, ci amavamo molto e mi accettò così com’ero.

Non avevamo mai avuto stranezze sessuali particolari in testa e non ne avevamo, sembrerà strano, ma fino ad allora non avevamo mai visto un video porno, iniziai dopo, saltuariamente come stimolante per eccitarmi e a volte li vedeva anche lei con me pur non piacendogli, eccitandoci entrambi nel vedere quegli uomini dotati e virili fare sesso.

Ma noi ci accettavamo come eravamo e come dice il proverbio:” Chi si accontenta gode!” Anche se era un godere a metà per entrambi.”


Non potere avere figli mi procurò sofferenza e attivò una crisi esistenziale, sia individuale che di coppia, particolarmente difficile, la prima che vivevamo. Trasferendo la mia depressione e il malessere a Laura, che già viveva di suo un disagio e un tormento personale e che comunque si rivelò molto più forte e preparata di me nell’affrontare la situazione che era causa di un sentimento vuoto enorme nella nostra vita.

L’incapacità mi evocava sentimenti complessi e profondi, di inferiorità e umiliazione verso mia moglie, facendo emergere l’origine della mia depressione, con ansia, sentimenti di vergogna e fallimento per non potere ingravidare mia moglie e assieme alla scarsa virilità mi portava all’auto isolamento.

 

La prima reazione che ebbi alla diagnosi di infertilità fu quella della perdita di fiducia in me stesso e in tutto quello che mi circondava. Era come una forma di sfiducia infantile che mi faceva confidare nell’esistenza di un qualcosa superiore a me.

Il mio corpo non rispondeva più alle aspettative dei nostri desideri e programmi di generativista, perché era escluso dall’ordine naturale della procreazione che hanno tutti gli esseri viventi. Lo sentivo come un corpo infertile e vecchio, che anche nella forma incrinava la mia identità oltre che il mio vivere, ma soprattutto quella di mia moglie.
Ledeva il significato della vita sessuale. La finalizzazione forzata dei rapporti coniugali alla procreazione rischiava di impoverire la nostra carnalità e intimità dal punto di vista affettivo e interpersonale. Affrontavo l’attività sessuale che spogliata della sua potenziale funzione procreativa la vivevo come meccanica e priva di senso e gioia. Il pensiero giornaliero costante e intrusivo dell’infertilità, mi faceva sentire come se il medico fosse permanentemente presente nella mia camera da letto e mi dicesse come fare, cosa fare, come se io e Laura fossimo senza intimità
Ciascuno dei due era invaso da dubbi, da pensieri e incertezza verso l’altro che potevano mettere a dura prova l’unione coniugale, anche nei casi in cui la comune sofferenza tendeva a mantenere la reciproca dipendenza e a unire.

Dentro di noi in quei momenti vivevamo la mia infertilità, l'impossibilità di avere un figlio come un lutto e questo mi spaventava.

 

La nostra vita in quel periodo si divideva tra l’attività nel mondo sociale, famigliare e di lavoro, dove tutto in apparenza continuava come prima, e la vita privata dominata dal nostro “segreto” della mia infertilità, in cui tutto era sospeso e difficile se non impossibile da controllare.

In particolare, tutte le occasioni sociali che proponevano la presenza di bambini, rievocano in me e Laura il cosiddetto fantasma della “culla vuota”, facendo riemergere di continuo la mia impotenza a generare.

Evitavamo le occasioni sociali in cui si incontravano bambini, come compleanni, festeggiamenti, festività, tutto quello che era occasione per incontrare i bambini “degli altri”. Vedere bambini era un’esperienza dolorosa. Era preferibile declinare l’invito che partecipare, senza alcuna gioia, ad eventi e celebrazioni piacevoli e vitali per tutti gli altri.

Evitavamo le relazioni familiari e sociali di confronto con il mondo popolato dagli “altri”, quelli che avevano avuto bambini, e che non facevano altro che proporli; al parco, al cinema, ai supermercati, le strade erano piene di bambini e delle loro immagini utilizzate per ogni cosa. I compleanni, le feste, le celebrazioni, ci creavano disagio e sofferenza, e acutizzano la percezione della nostra diversità. Lo stesso quando ci capitava di incontrare donne gravide, giovani ragazze come Laura con i loro pancioni di sei-sette mesi… lei guardava il ventre delle gravide con un sorriso, forse di invidia e poi voltava il capo, io avrei voluto essere capace come il loro marito o fecondatore chiunque fosse stato.

Vivemmo la nostra crisi insieme e separatamente, fatta di emozioni, comprese le crisi di pianto e la rabbia solitarie.

Me la prendevo con me stesso e mi accusavo di tutto. Mi facevo catturare dai “cattivi” pensieri su di lei e possibili amanti e fecondatori, che non facevano che peggiorare le cose dentro di me, mentre mi occorreva rasserenarmi e concentrami sul futuro.

 

Passo un altro anno, e divennero due dall'estate dell'incidente, mi calmai e rassegnai ad essere com'ero, ad accettarmi con le mie limitazioni sessuali e l'infertilità, e mentalmente con l'aiuto di mia moglie mi ripresi e mi allontanai da quella forma depressiva e riprendemmo a vivere e a uscire.

Lentamente e apparentemente eravamo tornati ad a essere una coppia normale, lavoravamo e ci divagavamo e praticavamo attività fisica, lei in palestra ed io a correre.

Pur avendo oramai una fisionomia diversa, mi sentivo in forma. Iniziai su sollecitazione di Laura a rilassarmi e muovermi un po', a seguire uno stile di vita corretto, mangiando sano e facendo dieta e ginnastica e nei mesi persi parecchi chili. Praticavo sport leggero senza strafare visto il mio inconveniente che in certe situazioni anche sportive mi limitava e non potevo fare come e quel che volevo.

Fisicamente mi ripresi, non ero più un figurino, ma meglio di come ero diventato dopo la cura ormonale lo ero, purtroppo per i capelli non ci fu nulla da fare, praticamente dal bel ragazzo che ero diventai quasi calvo sopra e rasato attorno e li portavo così, facendomi radere dietro e intorno da Laura, che lo faceva divertita e diceva che gli piacevo anche così completamente rasato.

Lei invece era sempre bella, più di prima, era più donna, con lo sguardo e gli occhi da felina che incantavano contemporaneamente al suo sorriso ingenuo e malizioso. Ed era osservata e ammirata da tutti e ne ero orgoglioso anche se geloso e tormentato che altri ragazzi me la desiderassero; ma scoprii nel tempo che mi piaceva che la guardassero e che sapessero tutti che fosse mia, solo mia... mia moglie, invidiandomi. E ne provavo un piacere sottile a mostrarla, con lei ignara di questo mio piacere morboso che si univa all'umiliazione e all'eccitazione che provavo nel sapermi limitato sessualmente verso di lei.

Purtroppo la disfunzione erettile, anche se meno accentuata, c'era ancora, anche se a volte riuscivo ad avere erezioni senza il farmaco cials. Più precisamente la libido c'era, l’ardore sessuale di possederla mi era tornato senza più il patema di dover provare qualcosa a me stesso e a lei, senza la preoccupazione e il pensiero di doverla ingravidare per forza.

Sessualmente le cose andavano meglio, ma non sempre ci riuscivo e in ogni caso l'erezione non arriva mai al massimo, specialmente il glande non riusciva a gonfiarsi fino al turgore e diventare rigonfio e rigido completamente, ma avevamo i nostri rapporti sessuali, quasi come una coppia normale e ci andava bene.

Come dicevo ogni tanto ripetevo lo spermiogramma con la speranza che si muovesse qualcosa, ma niente, sempre peggio. L'ultima diagnosi in confronto delle 2-3 precedenti confermò l'azoospermia, ovvero assenza si spermatozoi attivi.

 

Con calma, e distaccato riflettevo.

"Tutte le donne, già da piccole, hanno fantasie di gravidanza durante i giochi infantili, e quella fantasia dei suoi giochi non poteva realizzarsi, mentre io volevo che si concretizzasse per lei.

La nostra vita futura prima dell’incidente l’avevamo proiettata e impostata sui figli, quindi potete immaginare come vivevamo quell’aspetto. Lei lo voleva e io anche.

Avevamo fantasticato tante volte sui figli, sul numero, come li avremmo chiamati, vestiti e cosa le avremmo fatto fare da grandi.

Lei aveva un forte desiderio di maternità, glielo leggevo negli occhi e nello sguardo ogni qualvolta che vedeva un bambino e poi si girava a guardare me con un sorriso triste, smorto di accettazione della realtà. Sapevo che lo desiderava fortemente e ne soffriva in silenzio come me, anzi senz’altro di più, il suo istinto materno ne soffriva, era represso.

 

Me la prendevo con me stesso e mi accusavo di tutto. Come dicevo spesso mi facevo catturare dai “cattivi” pensieri e non facevo che peggiorare le cose, mentre occorreva concentrarsi sul futuro.

Avevo difficoltà psicologiche e parlarne con mia moglie e discuterne era il modo per iniziare a superale.

Dopo lunga riflessione solitaria e individuale, decisi di affrontarla e parlarne con lei per iniziare un percorso nuovo.

In quel periodo da buoni sposini ancora innamorati nonostante le traversie decidemmo di parlarne, aprirci, ma non fu facile, non trovavo mai il momento adatto, e non era semplice introdurre l'argomento sterilità e figli, avevo una sorta di timore alla sua reazione.

Non c'era mai stato fino ad allora un momento "giusto" più che per parlare per approfondire dei problemi delicati come quelli. O non c'erano le condizioni, o ero nervoso e ansioso e non me la sentivo.

Iniziai una sera che non uscimmo, dopo cenato seduto davanti alla tv le presi la mano dicendo:

” Sai amore...! Per me è difficile parlare di questo argomento, ma spero che mi capirai. Amo i bambini, mi piace guardarli piccoli che giocano e li trovo adorabili...” Continuando:” ... spero davvero un giorno, con te di poter avere una famiglia con dei figli."

Lei mi guardò e abbozzò un sorriso. Era difficile parlare di quell'argomento, lo facevo guardando in basso, evitavo il contatto visivo con mia moglie proprio perché mi sentivo a disagio e inferiore e oltre che imbarazzante era umiliante.

"Essere sterile mi rende molto triste...” Dissi:” ... perché mi piacerebbe tantissimo avere una famiglia un giorno, darti dei figli. Ma purtroppo come sai non è colpa mia. Io non voglio farti vivere una vita diversa da quella che hai sempre sognato, di avere dei bambini. Mi sorrise e accarezzò la mano baciandola.

 “Io vorrei parlare con te di questo.” Dissi.

 Mi strinse la mano mormorando: “Va bene!”

Continuammo a conversare del nostro progetto primario, quello di avere un figlio nel corso di una normale conversazione dopo cena, visto il momento di disponibilità di entrambi, avendo accettato e superato almeno apparentemente quel trauma e disagio della mia sterilità.

Era sempre stato nei nostri programmi e desideri e non ci rassegnavamo a restarne senza.

“Dobbiamo trovare la forza ricostruire la mia vita come vogliamo noi, siamo giovani…” Disse lei.

Quello fu il momento che incominciammo a parlarne liberamente tra di noi e la sua prima esclamazione fu:

 “Ma voglio dirti che anche se fosse impossibile, ti amerò sempre!” La strinsi a me e la baciai. Il nostro era un amore puro.

“Vediamo.... parliamone, informiamoci riservatamente. “Dissi.

“Si, bisogna che ci informiamo amore ...ci sarà pure qualche metodo.... “Aggiunse lei, mostrandomi ancora una volta il suo interesse e desiderio di maternità.

“Si!” Risposi io:” Bisogna conoscere tutto, non possiamo affidarci a una persona sola, bisogna che cerchiamo di più.” Ma Laura intervenendo precisò subito:

“Ma voglio che sappi Roberto, che io ti amo indipendentemente dall'avere un figlio, assieme a te ci vivo perché mi trovo bene, mi rispetti, mi metti a mio agio. “

“Ti amerò sempre …” Risposi io, ma lei proseguendo nel suo discorso continuò:

“Non mi importa anche se tra di noi non ci sarà un gran trasporto sessuale né grandi performances, per me andrà bene lo stesso, io ti amo così, ti voglio bene, mi fido di te e non ti lascerò mai!” Esclamò con gli occhi umidi.

Con lo spirito dei ventenni decidemmo di approfondire, di non arrenderci e di vedere ogni possibilità.

Ci aggiornammo per quel che potevamo e leggemmo su internet il più possibile sull’infertilità, e sulle altre coppie che avevano e affrontavano il nostro stesso problema di sterilità, oltre ai libri, riviste, consultammo siti specifici. E nella nostra semplicità capimmo tramite internet due cose semplici, che le strade per aver figli per noi erano due o l'adozione o la fecondazione assistita o artificiale, anche se non ne conoscevamo appieno le differenze tra le ultime due.

 

La scelta che avremmo dovuto compiere una volta conosciuto tutto sarebbe stata molto importante e poneva l'esigenza di approfondire e di avere una conoscenza in materia. Avremmo dovuto scegliere tra l'adottare, o ricorrere al trattamento della fecondazione artificiale o accettare di vivere senza figli.

Accanto alla sofferenza causata dall'infertilità, inoltre, esisteva un ulteriore fattore di stress dato dall'impegno dalla scelta che richiedeva un trattamento di fecondazione assistita o artificiale a mia moglie, cioè avere un figlio non mio.

 

Laura era infervorata e partecipe di quella discussione.

“Ci sono tante coppie che si vogliono bene lo stesso e non possono avere figli, possiamo vedere qualcosa di alternativo come diceva il dottore, siamo giovani. “ripeté.

“Qualcosa di alternativo cosa? “Chiesi accendendomi una sigaretta e tirando una boccata.

“L'adozione è un'alternativa?” Domandò.

“L'adozione no! “Esclami subito:” Non voglio avere un figlio completamente di altri, magari assegnato già grandino e comunque che tutti vengano a conoscenza che non è il nostro, non assomigli a nessuno dei due e che non ne possiamo avere per causa mia, iniziando a fare commenti e allusioni su di me e di te.”

Storsi il naso, adottare non mi andava Si eravamo giovani, ma non mi andava l'idea avere un figlio adottato. Ma capii subito che anche lei la pensava come me riguardo l'adozione.

“Si hai ragione!” Disse, come accadeva prima avendo quasi sempre condivisione nelle mie scelte.

Fui io a dire, possiamo approfondire sulla fecondazione assistita, sappiamo a grandi linee che cos’è, ma non nello specifico, potremmo informarci meglio, sapere che differenza c’è tra assistita e artificiale.”

“Si, va bene!” Replicò e io continuai:

“Forse è troppo presto per azzardare proposte, ma secondo me è la soluzione migliore, almeno si avrà un figlio che è tuo anche se non conosceremo il padre, lo porterai nove mesi nella pancia e sarebbe biologicamente tuo e io lo accetterei come mio, perché sarà nostro…l'amore supera tutto.” Mormorai sorridendo guardandola negli occhi.

Felice si gettò verso di me con uno slancio ad abbracciarmi e stringere baciandomi. Si vedeva che era felice davvero di quella scelta.

Decidemmo di provare a realizzare il nostro desiderio di avere un figlio e pensare di concepirlo con l'aiuto della procreazione medicalmente assistita.

La guardai e sorrisi:

” Anche tu, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, sei più propensa e coinvolta ad averlo con le procedure mediche... in modo che nessuno saprà mai niente.”

Sorrise restando abbracciata.

 

Ma conoscevamo poco di fecondazione artificiale o assistita, visto che non ci aveva mai interessato, sapevamo qualcosa più per sentito dire che c'era e si praticava, che apprendimento e conoscenza diretta e iniziammo, soprattutto io, a curiosare su internet coinvolgendo lei per farci una idea in proposito.

Parlammo molto di quello che leggevamo e vedevamo nelle nostre sere dedicate al tema dei nostri figli e ritrovammo un nuovo spirito, una nuova intesa, facemmo con calma ci mettemmo parecchi mesi a decidere una soluzione e fare una scelta.
Come dicevo, ci aggiornammo e leggemmo il più possibile sull’infertilità, sulle alle altre coppie che affrontano il nostro stesso problema.

Decidemmo di provare a realizzare il nostro sogno di avere un figlio e ci informammo e valutammo tutte le possibilità che potevano esserci per soddisfare quel nostro desiderio al meglio, scartata l'adozione, restava la fecondazione assistita, ne aveva accennato anche l'urologo di questa possibile eventualità.

 

Rifeci un altro spermiogramma, ed era sempre negativo e con quello tornammo dallo specialista dopo quasi un anno dall'ultima volta che c'eravamo stati, ebbe piacere di vederci e dopo i preamboli e i convenevoli ci fece accomodare visionando ancora il mio spermiogramma. L'espressione del suo volto parlava per lui anche se era in silenzio e prima che dicesse qualcosa esclamai:

“Avremmo intenzione di provare ad avere un figlio con la fecondazione assistita.”

L'espressione del suo viso cambiò subito e ci guardò entrambi:

“Bene! Vedrete che diventerete genitori!” Esclamò sicuro con un sorriso, precisando.” Io non pratico queste tecniche, ma vi do l'indirizzo di una brava collega ginecologa qui di Torino esperta in materia che vi spiegherà tutto e vi indicherà il metodo migliore adatto a voi.”

“Metodo?” Risposi:” Perché ce ne più di uno? “Domandai.

“Eh sì! ...Ma sarà lei a spiegarvi tutto e consigliarvi, ma prima di andare da lei consiglio alla sua signora di fare questi esami ematici che ora le prescrivo, certamente gliene farà fare altri, ma intanto con questi avrà già un quadro clinico dell'ovulazione di sua moglie. Sono semplici esami dell'urina e del sangue per i dosaggi ormonali di LH, FSH, AMH per vedere se sta ovulando normalmente, si segni solo in che periodo mestruale si trova, le prescrivo anche il TSH e anticorpi tiroidei per valutare la funzionalità tiroidea.” E rivolgendosi a me disse:” E lei porti sempre anche i suoi.”

Uscimmo dallo studio e ci avviammo verso la segretaria per pagare, ma lui dall’uscio con la mano le fece cenno di non prendere nulla:”

Il dottore ha detto che va bene così!” Disse sorridendo.

Lo guardammo, ci sorrise e ci fece cenno anche a noi con la mano in gesto di saluto e ricambiammo entrambi.

È stato gentile!” Mormorò Laura.

“Si... con tutti i soldi che gli abbiamo lasciato l'anno scorso…” Mormorai pragmatico.

 

Fatti tutti gli esami, una volta che avemmo tutto e ci sentimmo pronti avendo già una infarinatura base su internet, prendemmo l’appuntamento dalla ginecologa per un colloquio informativo, per sapere come realmente erano le cose e cosa si poteva fare.

All’ora stabilita ci trovammo nello studio privato della dottoressa pensando di una semplice chiacchierata. Era una signora cinquantenne con i capelli chiari, biondo-cenere tendenti sul grigio, corti sul collo, di bella presenza ma robustina, che ci informò anche di essere una ginecologa di un ospedale del nostro capoluogo e in una clinica privata.

Ci fece accomodare e ci mise a nostro agio ascoltando il motivo per cui eravamo lì, partimmo dall’inizio e raccontammo tutto, e visionati i suoi esami che le aveva richiesto l’urologo, fece una visita ginecologica a Laura, la fece sdraiare sul lettino dietro il paravento e la visitò, le prese anche la temperatura basale per via vaginale intanto che le chiedeva quando aveva avuto le ultime mestruazioni, se erano normali o ritardavano.

Ci informò mentre Laura si vestiva per tornare a sedere e lei era già dietro la scrivania, su ciò che sapevamo già:

“Lei signora...” Disse a mia moglie:” ... non ha nessun problema fisiologico né anatomico all’apparato riproduttivo che è perfetto e quindi anche in base agli esami ematici che ha già fatto, alla palpazione, alle notizie di anamnesi che mi ha dato lei stessa, e alla temperatura basale, posso dire che è in grado di essere fecondata tranquillamente.” Fece una pausa e aggiunse:” ...In questa situazione un figlio con la inseminazione eterologa lo potrete avere benissimo in fecondazione assistita, con la PMA.”

“Eterologa!? PMA ?!” Ripetei tra il mio e lo stupore di mia moglie sentendo di nuovo quella abbreviazione già ascoltata e letta da qualche parte, ma non sapendo bene cosa significasse, almeno io.”

Con quella sigla iniziava la nostra odissea che ci avrebbe portato nei meandri bui e scuri di un mondo sotterraneo fatto di sesso, soldi e balordi che ci avrebbe risucchiato entrambi.

 

 

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