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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 24 IL MUTAMENTO.

 

Note:

“Le donne sono ottime amanti, soprattutto quando tradiscono i mariti.”

Un esperto.

 

*******

 

Nelle settimane seguente ci sentimmo ancora con Ciro, sentì anche Laura e si parlarono anche tra loro direttamente a differenza della prima volta e ci accordammo su tutto, sul periodo, ancora giugno per sua comodità, che non essendoci sua moglie avrebbe avuto più tempo a nostra disposizione…, di nuovo un mese caldo, così avremmo passato una breve vacanza con nostro figlio al mare.

L’appartamento questa volta ce lo avrebbe prenotato lui, ci diede solo l’indirizzo e il numero di telefono dell’agenzia per ritirare le chiavi quando saremmo arrivati. Gli ricordammo che ci sarebbe stato anche Federico con noi, quindi di prenotarlo con una culla in camera, e per il resto, box e seggiolone, avremmo pensato a tutto noi.

D’accordo con Laura ci preparammo, lei aveva fatto tutti i suoi calcoli dei giorni fecondi in cui l’ovulazione sarebbe stata massima. Eccitato e contento la esortai:

“Preparati bene amore e fammi sapere quando sei pronta, che da ora a un mese riceverai nuove donazioni di sperma da lui, per una sorellina di Federico.” Lei abbozzò un sorriso facendosi brillare gli occhi.

Ero contento che mi avrebbe dato un altro figlio, aldilà dell’aspetto morboso e sessuale nei suoi confronti ero raggiante di diventare di nuovo padre. Bene se fosse stato una femminuccia, ma anche se fosse arrivato un altro maschio saremmo stati felici lo stesso, ne avremmo avuto due.

Volutamente tra noi, nei nostri discorsi, non so se per pudore o per una forma di educazione borghese tralasciavamo di conversare del lato sessuale della donazione, quello c’era, era importante, ma da buoni borghesi non ne parlavamo.

 

Dopo aver organizzato tutto e detto ai nostri genitori che andavamo in vacanza con il bambino l’ultima settimana di giugno, il 23 come d’accordo partimmo a metà mattinata, tra le raccomandazioni di suoceri e genitori per Federico.

Il viaggio fu tranquillo, appena arrivati alla Marina di Pietrasanta, andammo all’agenzia che ci aveva messaggiato Ciro a ritirare le chiavi e prendemmo possesso dell’alloggio, un nuovo appartamento più carino e moderno del precedente, sul mare, con una culla a fianco al letto matrimoniale, con soggiorno, cucina e bagno.

Mettemmo tutto in ordine, il box portato da noi con dentro i giochi di Federico in soggiorno, il seggiolone estraibile in cucina e negli armadi e cassetti della camera tutte le nostre cose e indumenti, e poi uscimmo a passeggiare con il passeggino sul lungomare.

Conoscevamo già il posto e ci faceva un certo effetto essere di nuovo lì con nostro figlio. Per sicurezza e non essere riconosciuti né importunati da chi conoscevamo già, cambiammo stabilimento balneare e andammo a prenotare in un’altra zona carina.

Facemmo le cose senza fretta e quel primo giorno ci riposammo, nel pomeriggio visto che faceva molto caldo andammo al mare con Federico a giocare con lui sulla riva e fare il bagnetto, il primo al mare.

Solo il giorno dopo telefonai a Ciro, oramai non lo chiamavamo nemmeno più il Donatore come facevamo le prime volte, ma per nome, come se fosse un vecchio amico o uno di famiglia, e c’era anche Laura con il bambino in braccio vicino a me che ascoltava.

Rispose quasi subito.

“Ciao!” Dissi sentendo la sua voce.

“Ciao Roberto!... Siete arrivati?” Domandò.

“Sì ... sì… tutto a posto, siamo arrivati ieri nel tardo pomeriggio ma eravamo stanchi e siamo andati un po’ al mare.”

“Avete fatto bene!... Tutto bene il viaggio?” Chiese.

“Sì un po’ lungo e fastidioso anche per via del bambino, ma tranquillo, ci siamo fermati due volte all’autogrill a cambiarlo che si era pisciato e a darle la pappa.” Dissi ridendo. “Laura come sta?” Domandò subito.

“Bene!” Esclamai. “È qui vicino a me con il bambino in braccio.” Le avvicinai il telefono e lo salutò: “Ciao Ciro!”

“Ciao bellissima, non vedo l’ora di incontrarti e rivederti.” Esclamò. Lei guardandomi sorrise imbarazzata ma compiaciuta.

Poi risposi io, ripetendo, visto che Laura mi aveva ridetto di farglielo nuovamente presente forse temendo che un po’ arrotondata non gli piacesse più:

“Guarda Ciro che ora è meno ragazzina e più mamma.” Guardandola mentre lo dicevo e lei mi sorrideva.

“Sì me lo hai già detto, me lo immaginavo, dopo la gravidanza… Ma ho tanto desiderio di rivederla.” Aggiunse. Facendola arrossire.

“Ehi… mi fai ingelosire…” Risposi scherzosamente di quei suoi complimenti e avances a mia moglie.

“Nessuna gelosia Roberto, massimo rispetto per te, solo qualche affettuosità, vi voglio bene lo sapete, a lei più di te naturalmente!” Disse ridendo.

Poi interrompendo quel discorso pronunciò:” Ci vediamo stasera per una pizza?” Guardai Laura che mi fece cenno di sì con la testa.

“Sì va bene!... Ma guarda che noi saremo in tre!” Esclamai anch’io scioccamente contento.

“Ottimo!”

“Solita pizzeria!?” Esclamò.

“Sì va bene!”

“Vi ricordate dov’è?”

“Sì!”

“Allora a stasera da Gennaro.” E ci salutammo.

“Ah… a proposito…!” Disse prima che chiudessi.

“Sì dimmi!”

“Ce l’ha ancora depilata tua moglie?”

“Il sesso intendi dire?” Domandai io.

“E certo, che cosa se no!” Ribatté ridendo.

“No…!” Lo informai: “Ha fatto ricrescere i peli. Ha una foresta ora!” Replicai ridendo.

“Stupido!” Esclamò mia moglie dandomi uno schiaffetto sull’avambraccio.

“Dille di rasarsela ancora se vuole, a me piace depilata! Anzi glielo chiedo io… Laura!” “Sì!” Rispose lei divertita.

“Se la rasi la preferisco, comunque fai tu, ti accetto come sei.” Inorgoglita di quella risposta replicò:

“Va bene… la depilo tutta e lo faccio per te!” E rise guardandomi, come dire: “Così impari!” Inutile dire che quel pomeriggio se la rasò subito completamente.

 

Avevamo un rapporto cordiale con lui, io oramai nel ruolo del cornuto felice e contento, e avvertivo che la nostra vita si stava impostando in modo diverso di prima, Laura era più smaliziata, meno timida e vergognosa, prova ne era il fatto che gli aveva subito detto che se la sarebbe rasata tutta per lui.

A me vederla così cambiata e in un certo senso disinibita, eccitava.

Essere diventata mamma o forse essere stata fecondata da un altro uomo e aver fatto sesso con lui l’aveva fatta diventare più estroversa ed emancipata, meno insicura e più determinata. Forse dentro di lei subiva l’ascendente che in fin dei conti lui era il padre biologico, vero, naturale di nostro figlio che aveva il suo stesso sangue e certamente provava qualcosa per lui, visto che era il suo maschio alfa, anche se continuava a dire di non amarlo, ma si vedeva dai fatti e dalle iniziative che era attratta fortemente da lui.

Anche fisicamente e nel look era cambiata come scritto sopra aveva messo su qualche chilo dopo la gravidanza che non era più riuscita a farlo andare via e vestiva in modo non dico più provocante, ma senz’altro seducente, e anche se mi piaceva vederla così bella, ammirata e desiderata da tutti gli uomini, da un altro lato mi intimoriva e faceva paura. Era assente, evasiva con me, quando parlavo al telefono con Ciro, voleva sempre salutarlo... Eravamo anche due incoscienti a essere lì con il ragazzino, io me lo sentivo, lei faceva la stupida con nostro figlio in braccio, sì che non capiva ma non era bello e pensavo quando avrebbero chiavato, a Federico dove l’avremmo messo?

 

Quella sera alla pizzeria arrivammo con Laura che spingeva il passeggino con all’interno Federico. Laura aveva indossato un vestito leggero nero quasi trasparente, che secondo lei la smagriva un po’ e la rendeva sexy. Effettivamente era molto attraente e seducente con zoccoli neri con brillantini di strass. Si era truccata, non molto ma quanto bastava a fare risaltare di più la sua bellezza, con un lieve passaggio di lipstick chiaro sulle labbra, poco ombretto intorno agli occhi che li risaltavano, e due orecchini ai lobi che spiccavano con il nuovo taglio di capelli. La faccia era un po’ più piena e rotondetta in confronto a tre anni prima, ma fascinosa e dai bei lineamenti.

Lui ci vide in mezzo alla gente e ci venne incontro con un sorriso a denti bianchi, era già abbronzato. Quando fummo vicini ci diede la mano, la sua stretta fu sempre forte, poi passò dietro di me a Laura, le strinse la mano che ricambiò con un sorriso e non tenne più la mano molla come la prima volta, ma se la lasciò prendere stringere forte e con piacere, acconsentendo che la tirasse verso lui senza porre resistenza lasciandosi abbracciare e baciare sulle guance, ricambiando sempre sorridendo. Un atto di affettuosità che non mi aspettavo da parte di lei. Non era più timida e vergognosa, sorrideva e si guardavano negli occhi.

Poi Ciro si abbassò sul passeggino, guardò Federico e ci fece i complimenti accarezzandolo sul capo:

“È bellissimo!... Ti assomiglia molto. Congratulazioni.” Disse guardando mia moglie: “Solo tu potevi fare un bambino così bello!” Affermò con lei che lo guardava con ammirazione.

” È anche merito tuo!” Esclamò mia moglie sorridendo per poi voltarsi verso di me e guardarmi con occhi dispiaciuti, pentita di quella frase che probabilmente le era fuggita nella euforia e sapeva mi faceva male.

Lui probabilmente intuendo il mio disagio si voltò verso me e mi strinse ancora la mano dicendomi: “Complimenti anche a te che sei il padre.”

Quella considerazione di me come padre mi piacque, anche se si notava che il legame tra loro era particolare.

“Beh come ha detto mia moglie è anche merito tuo se è un bel bambino.” Dissi io sorridendo, cercando di non passare per un guastafeste, ma dispiaciuto di quella scena e quelle parole di Laura, sapevo già che finiva così portando Federico, che sarebbe diventato un rapporto tra di loro genitori biologici.

Sorrise anche lui: “No! ...Il merito è solo della mamma.” Ribatté, facendo lusingare di più Laura.

Mia moglie contenta si affrettò a dire spiegandogli del bambino:

“Inizia a camminare, ma solo un po’, poi si stanca subito e vuole farsi prendere in braccio e incomincia a pesare...” E sorrise continuando: “…per questo porto il passeggino.”  E si chinò a pulire intorno alla bocca Federico che si era pasticciato tutto con un biscotto e, una volta fatto, gli diede il ciuccio dopo averlo messo in bocca lei e insalivato, e Federico iniziò a ciucciare.

“Prende ancora il ciucciotto?” Disse Ciro vedendolo succhiare.

“Sta smettendo…” Rispose Laura imbarazzata: “… ma se non glielo do piange.”

 

Ci fermammo fuori a chiacchierare un po’ del più e del meno. Lui era sempre uguale, magro, abbronzato con i capelli più grigi, soprattutto sulla tempia.

“Mi fa piacere che abbiate scelto di dare una sorellina a Federico e pensato a me... di venire qui …” Disse ancora.

Poi cambiando discorso, voltandosi verso Laura esclamò:

“Tu sei sempre uguale, sempre molto bella!”

“Eh… ho preso qualche chiletto con la gravidanza che non riesco più a perdere.” Si schermì lei.

“Ma no! Stai bene così, forse prima eri troppo magra.” Affermò Ciro.

“Beh io ti ringrazio del complimento, ma qualche chilo c’è!” Ripeté mia moglie deridendosi da sola.

“Beh allora io dico che in un modo o in un altro sei sempre bella.” E sorrise. Effettivamente Laura era bella anche da mamma con qualche chiletto in più.

Si avvicinò a lei e, come era nel suo stile di sedurre, allungò il braccio toccandole una ciocca di capelli, la guardò dicendo: “Hai tagliato i capelli?!” Tenendone alcuni fili tra le dita.

“Sì un po’, li ho accorciati dopo la gravidanza, sai avevano sofferto parecchio ed erano troppo lunghi e li perdevo e poi con lui in braccio me li tirava sempre.” Facendo segno con un sorriso a Federico.

“Stai bene, sia con qualche chiletto in più che con questo taglio che ti fa più signora... mamma direi.” E risero assieme. Scherzavano e facevano anche battute, con una confidenzialità che non avrebbe dovuto esserci e non mi piaceva, ma non dicevo nulla.

Dopo aver cenato con la pizza uscimmo e con la motivazione di portare Federico a nanna, ci salutammo dandoci appuntamento per il pomeriggio successivo a casa nostra dove sarebbe avvenuta la prima donazione delle tre programmate nel ciclo.

Le donazioni si sarebbero consumate al pomeriggio, con calma mentre il bambino dormiva, come alle signore per bene e non alla sera.

 

Il giorno dopo di quel caldo pomeriggio alle 15.00 suonò il citofono, era Ciro, gli aprii e salì.

Federico era in soggiorno che dormiva, avevamo spostato la culla dopo aver pranzato per avere il letto libero intorno.

Laura era nei giorni fecondi.

Lui entrò silenzioso, e Laura avvicinandosi a salutarlo gli sussurrò a bassa voce:

“Vuoi un caffè? … Te lo faccio!?”

“No grazie, l’ho appena preso al bar!” Mormorò, e andammo in camera tutti e tre, dove loro avrebbero fatto sesso… o forse mia moglie l’amore… essendosi invaghita di lui, per non usare un altro termine.

Erano pieni di desiderio l’uno dell’altro, e come furono soli in camera si baciarono subito con passione, si attaccarono sulle loro labbra e si succhiarono la lingua. Lui la baciò in bocca e sul collo. Sentivo nel silenzio il respiro forte e i mugolii che emetteva mia moglie esibendo la sua lingua fuori cercando la sua bocca, e la vedevo entrare in quella di Ciro, mentre le sue mani la frugavano sugli abiti, sul corpo e sul sedere, più voluminoso dell’ultima volta.

Vedevo negli occhi di mia moglie l’eccitazione e il trasporto per lui, senza alcun imbarazzo per la mia presenza.

In quel momento io sentivo un calore crescere dentro di me, cercavo lo sguardo di mia moglie che però indaffarata e piena di desiderio era impegnata a farsi toccare e baciare da lui.

 

Ciro la baciò, le passò le braccia intorno al collo e le posò sulle spalle e la spinse giù, verso il basso. Lei lo guardò e capendo le sue intenzioni mormorò: “No dai! C’è mio marito!”

Ma lui aprendosi la cerniera e tirandolo fuori, riprendendo a spingerla giù le rispose:

“Stai tranquilla non dirà niente se me lo baci un po’.”

Spinta dalle sue mani si abbassò in ginocchio, lo guardò dal basso in alto con il cazzo fuori davanti al volto e lui le ripeté:

“Dai… baciamelo, leccalo un pò!”

Lei inginocchiata ancora una volta davanti a lui, in una posizione sottomessa e umiliante da sgualdrina, come quell’ultima sera sulla spiaggia, lo prese in mano e incurante della mia presenza leccò e baciò la cappella.”

“Brava… vedo che ti ricordi ancora come ti ho insegnato…” Mormorò accarezzandola sul capo:” …ora prendilo in bocca e succhiamelo un po’, su dai…” Sussurrò.

Sembrava che la supplicasse, e lei accompagnata dalla mano di Ciro sulla nuca, inserì il glande tra le labbra, iniziando a succhiarlo, spompinandolo un poco, energicamente con capacità e passione, certamente con il pensiero e la voglia di prendere nella figa quell’asta di carne dura e calda che aveva in bocca, che tante volte aveva desiderato nei nostri giochi sessuali serali e che era tre anni che gli mancava. Diede qualche succhiata e glielo fece indurire quasi subito e quando lui si sentì pronto la tirò su per le braccia e si baciarono ancora, limonandosi, incurante Ciro che lei glielo aveva preso in bocca.

 

Io, eccitato come non mai, mi ero posizionato in camera, sulla poltrona di fronte al grande specchio dell’armadio, vicino al letto, in modo da vederli su due prospettive, di lato e dietro, mentre loro due in piedi si stringevano e baciavano.

Ciro baciandola iniziò a spogliarla, mentre lei che tutto sembrava tranne che passiva lo lasciava fare, lasciandosi sfiorare ogni centimetro di pelle che le scopriva.

E subito iniziarono a toccarsi, scoprirsi e spogliarsi a vicenda.

Ciro infilando la mano sotto la camicetta, la palpò sopra il reggiseno e lo strinse.

Laura era accalorata, arrossata in viso, e lui eccitato le tolse rapidamente la camicetta, mentre lei ancora sorrideva, sempre baciandosi e stringendosi.

Sganciando la chiusura sul fianco le abbassò la cerniera e le sfilò la gonna, facendola cadere ai piedi e restare in mutandine e reggiseno, con il respiro teso e pieno.

A me venne incredibilmente duro a osservarli.

Stringendola l’accarezzò sui fianchi e sulle braccia fino a portare le mani dietro la schiena, sotto le scapole, urtando il suo sesso duro fuori dal pantalone e oscillante contro di lei, la sua vulva. Sganciandole la chiusura del reggiseno, e prendendolo per le spalline lo tirò avanti, verso sé, togliendoglielo dal seno e dalle braccia a mia moglie, facendole comparire quelle nuove mammelle, pallide e gonfie, non più da ragazza ma da mamma, che avevano allattato nostro figlio. Con suo imbarazzo si fermò a guardarle, quasi a contemplarle nella loro bellezza, poi sorrise e si chinò con il capo appoggiandole le labbra sopra ad avvolgerle il capezzolo e a succhiarlo, come aveva fatto Federico, nostro figlio quando si allattava; e lei glielo offriva.

Abbassandola Ciro introdusse la mano dall’addome dentro lo slip, sulla sua figa sentendola liscia e depilata e mentre le succhiava il capezzolo iniziò a stimolarle il clitoride, a titillarlo e a penetrala con la falange.

Laura era bagnata, con la vulva e la vagina ormai in fuoco che palpitava piena di desiderio, auto lubrificatasi per prepararsi alla penetrazione del suo cazzo e ad essere posseduta da lui.

Lei eccitata e per questo libidinosa, con smania iniziò a spogliare lui, a slacciargli la cintura del pantalone ed aprirlo e abbassarlo, a frugare con la mano e abbassare anche lo slip e prenderglielo ancora in mano eretto e oscillante davanti a lei e stringerlo piena di desiderio per lui.

Era rossa in viso e lo avrebbe voluto subito in vagina.

Ciro, staccandosi da lei si spogliò del resto velocemente, poi si chinò verso mia moglie, prese le sue mutandine per l’elastico e con dolcezza le abbassò, scoprendola tutta, fino a togliergliele.

Lasciandola nuda davanti a lui.

Io ero eccitato, quello che avevo fantasticato tante volte a casa, di rivederla con un altro, o anche con lui, si stava avverando e mi stava venendo incredibilmente duro nonostante il mio deficit erettile e di avere un testicolo solo. Così quasi inconsciamente, osservandoli, iniziai a toccarmi il sesso davanti a quella scena.

Io intanto seduto, vedevo e ascoltavo tutto. Sentivo le parole che le diceva Ciro, e mentre lei gemeva tra una linguata e un’altra, il mio cazzo sembrava esplodere. Me lo stavo già menando piano.

 

Da in piedi si distesero di traverso sul letto matrimoniale e mentre lui le alzava con una mano le braccia tendendogliele al di sopra della testa, con l’altra allargò le cosce e si fermò ancora a guardare la sua bella figa, leggermente arrotondata esternamente, lucida e depilata da poco, con quella linea di carne verticale dischiusa tra le grandi labbra carnose ed evidenti, liscia nel centro e verso gli inguini alla giunzione delle sue gambe tornite, e fece rizzare  di più il cazzo anche a Ciro, che gli oscillava sempre più veloce davanti.

Eccitato si mise tra le cosce di Laura, lo sfregò con la cappella lungo la fessura umida, lo appoggiò al centro e spinse con i reni, premette ed entrò in lei, dentro la sua carne, nella vagina e lo infilò dentro lentamente ma in un sol colpo.

Laura sussultò, si lamentò gemendo piano, si inarcò e lo strinse a sé riprendendo a baciarlo sul viso e sulla bocca.

Scorgevo da dietro il sedere di Ciro tra le cosce larghe di mia moglie dare colpi profondi, spingendo con forza il suo cazzo dentro lei, che iniziava a gioire.

Laura iniziò a godere piena di desiderio, non era più come la ragazza educata e moralista di tre anni prima che si tratteneva, ma ora si lasciava andare come una vera donna smaniosa. Dal piacere gli graffiava la schiena con quelle sue unghie affilate che io conoscevo bene, rischiando di fargli male e di prendersi ancora uno schiaffo in faccia come l’ultima volta in spiaggia adesa al muro che per quel motivo la colpì al volto con la mano. Lo afferrava per i fianchi e gli indicava come spingere, come preferiva essere chiavata, mentre lui, sopra di lei si muoveva e le sussurrava parole nell’orecchio che non riuscivo a comprendere, non capendo se erano volgari o d’amore e la situazione mi eccitava da morire!

Mia moglie come tante volte avevo fantasticato a casa, era ancora sul letto chiavata dal donatore... che l’avrebbe fecondata di nuovo e io la guardavo davanti ai miei occhi libidinosi ed eccitati, godere desiderandolo.

La fantasia erotica delle nostre sere d’amore era diventata realtà, un’eccitante perversione tra le mura di quella casa in affitto che in quel periodo consideravamo nostra.

 

A un certo punto lui si mise a muovere più forte e lei a scuotersi tutta, tremava, ed ebbe un orgasmo come non ricordavo avesse avuto negli ultimi tre anni, come solo lui riusciva di farle avere. La intravidi spingere con il bacino verso il suo, allargare di più le cosce già aperte, prendersi in bocca la sua lingua e succhiarla mentre la chiavava, e poi l’inevitabile accadde. Lanciò un grido soffocato con la lingua insalivata di Ciro in bocca:

“Mmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!! Sssssssssssssssììììììììììììììì!!!!!!!!!!!”

E godette aggrappandosi a lui, mentre le riversava dentro la vagina quel fiume denso e bianco di sperma che stava eruttando abbondantemente dalla sua cappella, dentro di lei contro il suo utero, con fiotti caldi continui e ritmici, finché si svuotò completamente le vescicole seminali dentro lei. E con alcuni colpi profondi riempì nuovamente la figa di mia moglie di sperma, lasciando che il seme colpisse la cervice uterina e scorresse dentro di lei contro l’utero, fino all’ultima goccia.

Con quella eiaculazione l’aveva certamente ingravidata di nuovo, e mia moglie sarebbe diventata di nuovo madre.

Io masturbandomi incurante di loro schizzai sul pavimento pensando assurdamente dentro me: “Puttana!” In quel momento ero geloso, umiliato ma godente.

Tutto era finito per quel pomeriggio ed era stato più breve e passionale delle volte precedenti. Il piccolo dormiva e le altre donazioni sarebbero arrivate nei prossimi giorni.

 

Era tutto finito, con ancora io che avevo guardato mia moglie chiavare con lui mentre mi masturbavo nel vederli accoppiarsi, vivendo da esterno il loro amplesso, la sua donazione di sperma.

Ma non era più come le volte precedenti, non c’era più la magia della trasgressione, l’adrenalina del peccato. Eravamo tutti e tre consenzienti e loro sembravano amanti, e lei godeva liberamente anche davanti a me, senza più vergogna e pudore. Era eccitante per me e per lei, ma non come prima. Mancava la provocazione, l’indecenza la colpa, la vergogna e il peccato.

 

Al termine dopo essersi lavato e rimesso a posto, lui ci salutò, lo accompagnai e uscì, quando ritornai Laura era in bagno e il piccolo si era svegliato e piangeva.

La chiamai: “Laura Federico sta piangendo!”

“E lo sentoo!!... Dagli qualcosa, il ciucciotto o un biscotto al Plasmon, non vedi che sono in bagno! Segnur devo fare tutto io?... Nemmeno in bagno tranquilla posso stare?” Brontolò.

“Va bene… va bene!” Risposi e lo presi in braccio io.

Quella sera dopo una cena da soli al ristorante, passeggiammo con il bambino, lei volle andare nei posti che sapeva frequentava lui, con il desiderio inconscio di incontrarlo ancora, ma non c’era, forse era con gli amici o qualche altra. A essere nuovamente chiavata da lui, si era probabilmente risvegliato l’amore o qualche sentimento forte, intenso.

 

La mattina dopo mi alzai indolenzito.

“Che notte di merda ho trascorso. Ho dormito poco e male!” Esclamai a bassa voce senza che nessuno mi sentisse essendo solo in camera.

Mi alzai rincoglionito. Laura e il piccolo erano in cucina con lei che gli preparava la pappa. Dal terrazzo guardai fuori, sembrava una bellissima giornata di sole. Li raggiunsi in cucina e presi il caffè con loro.

Poi dopo colazione, tutte e tre assieme come le altre volte con il piccolo Fede, andammo in spiaggia e a mezzogiorno a pranzare al ristorante dei bagni.

Al termine del pranzo, mancava ancora un’ora buona prima della seconda donazione di sperma, e nell’attesa che come la volta precedente saremmo usciti dalla spiaggia per andare a casa, mettere Federico a nanna, noi lavarci, prepararci e aspettare che sarebbe arrivato Ciro per la seconda donazione, tornammo un po’ in spiaggia.

Giunti alle sdraio mettemmo Federico a giocare con la palettina e le formine, e ci sedemmo in attesa dell’ora del rientro, lei con cappello e occhialoni da sole e il suo bikini nuovo di una misura in più dei precedenti, soprattutto per il seno e il sedere.

Era nervosa, muoveva le mani in continuazione e sfogliava il giornale in modo svogliato guardando spesso l’orologio, mentre nostro figlio davanti a noi sulla sabbia faceva le formine. Pensavo che non vedesse l’ora di andare a casa per ricevere la donazione e fare sesso con Ciro e ne ero compiaciuto ed eccitato nello stesso tempo, quando dopo un po’ che eravamo lì seduti, sicura di sé esordì:

“Sono quasi le due e mezza…” Esclamò alzandosi: “… e a alle tre arriva Ciro! Prendi Federico su!” Mi esortò.

E vedendo che tardavo, impaziente lo prese lei e lo mise vicino a me dicendogli:

“Su ora gioca un po’ con il papà!” Mettendosi il copricostume.

E mentre io mi alzavo dietro lei e mi scrollavo dalla sabbia pronto per infilarmi i pantaloni, sorridendo ironicamente con voce ferma e decisa, tra il sottofondo del vociare di ragazzi poco lontano che si divertivano ridendo e scherzando tra loro in spiaggia o in riva al mare, mi disse con voce decisa:

“La donazione oggi la faccio da sola!”

Restai sorpreso, pensai di non aver capito, ero impegnato con i pantaloni in mano a infilare un piede e non la presi nemmeno in considerazione quella frase tanto era impossibile che Laura facesse una richiesta del genere.

E senza dire nulla, infilai la gamba nel pantalone, fu in quel momento che mentre cercavo di infilare l’altra sentii ancora ripetere: “La donazione oggi la faccio da sola!”

Alzai il viso e la osservai, e la vidi ferma a guardarmi da dietro gli occhiali scuri, con il suo cappello a falde con un sorriso beffardo che aveva il sapore di sfida:

“Come la fai da sola?... Che dici?” Ripetei fermandomi dall’infilare i pantaloni.

“Sì… hai capito... vado da sola a casa, intanto il bambino non dormirà oramai, non vedi come è vispo, perderemmo solo del tempo, e poi voglio provare a farlo da sola una volta, lo dicevi anche tu quando giocavamo a letto e facevamo sesso che ti piaceva se lo avessi fatto da sola!” Affermò.

Ero stupito e colto alla sprovvista da quello che diceva.

“Sì è vero, ma io lo dicevo così per dire…per gioco, per eccitarci non certo per farlo davvero.” Borbottai.

“Invece a me piacerebbe provare una volta a farlo da sola con Ciro, senza di te. Sei contrario?!...” Mi domandò, aggiungendo: “Tanto sai benissimo cosa facciamo!”

Ero sconcertato da quella sua richiesta e dal modo di comportarsi:

“No… non è che sono contrario ma…” E prima che rispondessi mi interruppe:

“Tu resti qui con Federico, io vado a casa ad aspettare lui, ricevo la donazione e ritorno, e restiamo ancora qui fino a sera.” Asserì con naturalezza, con la sua voce bassa, dolce ed emozionata.

La guardai silenzioso, incredulo di quello che avevo ascoltato, era assurdo quello che chiedeva, mi stava domandando di andare da sola a ricevere la donazione, a fare sesso con un altro uomo.”

“Ma… ma che dici Laura... sei impazzita?” Domandai.

“No perché?... Non sono mai stata più rinsavita di adesso!” Esclamò guardandomi da dietro gli occhiali scuri e sorridendo.

“Ma dai! … Vengo anch’io…” Riaffermai, con un sorriso come se scherzasse.

Ma lei ribadì pronta giocherellando con il tessuto del copricostume che aveva preso dalla sdraio e indossato, insistendo:

“Preferisco andare da sola Roberto, voglio provare una volta senza di te... te lo dico perché sono corretta e non voglio ingannarti.” Dichiarò.

La guardai in silenzio e poi sbottai:

“Ma che dici? ...Dico Laura sei matta?... Ti sei ammattita? Andare a fare sesso da sola con quello la, Ciro, uno sconosciuto praticamente!”

“No!... Non sono matta… Ci ho pensato vorrei provare senza te, e per questo non doverlo fare di nascosto ma con te che lo sai. Quante volte lo hai manifestato nei nostri amplessi serali di vedermi andare a letto con un altro anche senza di te? E poi lui non è uno sconosciuto.” Rispose decisa.

Non sapevo che dire, senza rendermene conto nella mia contrarietà, stavo dimostrando a lei e a me stesso la differenza tra l’idea e l’azione, la fantasia e la realtà o meglio la realizzazione di quello che avevo sempre detto e cercavo di infondere in lei e la gelosia che provavo a saperla realmente chiavata da sola con Ciro. Ero incoerente.

L’idea, era la fantasia di pensarla con un altro da sola a fare sesso e l’azione era la realtà che ci andasse e lo facesse davvero sesso con lui senza di me.

Vedendola determinata in quella scelta e richiesta chiesi: “Ma perché?... Dimmi almeno il perché vuoi andare da sola senza di me?  Lo abbiamo fatto sempre assieme… in tre, con io che guardavo.”

“Appunto!” Esclamò Laura: “Il mio Roby, non è un tradimento credimi, potrei tradirti come e quando vorrei e non solo qui ma anche da noi, a casa, con i nostri amici e conoscenti che mi corteggiano e fanno inviti pensando che io non lo dica a te, ma io non ti voglio tradire, ti sono sempre stata fedele, però vorrei solo provare una volta a fare sesso da sola con un altro uomo con il tuo consenso... avere questa esperienza…” Fece una pausa e proseguì:” …se avessi voluto tradirti, non te lo avrei detto, lo avrei fatto. Il mio è un voler provare quello che tu a letto mi hai detto tante volte.”

Ci fu una lunga pausa sotto il sole, tra il rumore delle onde e della gente che stava arrivando in spiaggia nelle prime ore del pomeriggio. Pensai che volesse dare a sé stessa una dimostrazione di indipendenza da me... da poter scegliere e decidere da sola qualcosa che lei voleva. Ma anche se a volte fantasticando avevo pensato a quella situazione di lei sola a far sesso con un altro eccitandomi, ora la vedevo come una sfida e avevo paura che tutto mi sfuggisse di mano.

“Non capisco perché non vuoi!?...” Disse contrariata: “Tu puoi restare qui con il bambino, tanto le hai viste come sono le altre donazioni e questa non sarà diversa da quelle precedenti, da quella di ieri, sarà uguale alle altre.”

“Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo, di cosa stai chiedendo Laura??” Domandai preoccupato.

“Sì!... Certo!”

“Ma sei innamorata di lui?” Esclamai a un certo punto preoccupato del suo atteggiamento.

“Oh senti Roberto! ...Finiscila un po’ con questa storia che sono innamorata di lui, ne abbiamo parlato altre volte e lo sai bene che non è così, non c’è niente, solo che mi piace, che c’è attrazione e intesa sessuale tra me e lui, ma niente di sentimentale…” Mormorò scazzata. Fece una pausa e riprese:” Se ti va di pensare questo fallo pure, pensami innamorata di lui, poi non lamentarti se finisce che a forza di sentirmelo dire lo divento davvero…” Affermò con una espressione infastidita.

Quella sua reazione e il modo di manifestarla mi spaventarono. Quella richiesta così sfacciata non era da lei, non l’avrei mai creduta capace di chiederla se non provasse qualcosa per Ciro che aveva vent’anni più di lei. Era sempre stata così timida e dolce, e anche se era vero che nei giochi l’avevo desiderata ed espressa tante volte quella situazione, ora che la richiedeva mi dispiaceva che la facesse, ma anche se da una parte mi addolorava e mi umiliava, dall’altra assurdamente mi eccitava vederla così risoluta e decisa ad andare a chiavare da sola con lui.

 

Io avrei dovuto aspettarla in spiaggia con il bambino mentre lei andava a farsi chiavare da Ciro con la scusa della donazione di sperma e a farmi cornuto volutamente, senza nemmeno che io assistessi o avesse una motivazione morale, e poi sarebbe tornata da me.

Aveva qualcosa di sottile, di perverso quello che mi proponeva e voleva fare.

Mi sentivo umiliato della sua scelta di escludermi e di scegliere di farlo sola con lui, ma nello stesso tempo mi sentivo attratto, accalorato dall’idea. Sapevo e lo sapeva anche lei, che se avessi accettato le cose tra noi sarebbero cambiate per sempre, sarebbe stato come se mi sottomettessi a lei e non sarei stato più solo io a decidere per noi ma lei… Il suo carattere oramai era cambiato, era diventata molto determinata.

Vedendo il mio silenzio, il mio stupore e la mia contrarietà esclamò alterata:

“Va bene dai... non vado da sola… vieni anche tu vestiti su!”

Ma lo disse in un modo irato come se fosse un rimprovero e un avvertimento, con violenza verbale: “Vieni… vieni pure... intanto vedo che ad essere sincere con te non si ottiene niente, vuoi sempre decidere su tutto.” Borbottò quasi parlando da sola, raccogliendo le palette e i giochi di Federico per metterli nella borsa da spiaggia, ripetendo: “Dai su!... Vestiti!”  Quasi scocciata e in malo, modo prendendo il bambino per la mano e tirandolo su per un braccio quasi di peso.

Era arrabbiata.

“Ma dai Laura... perché fai così? Siamo sempre andati assieme.” Ribattei io.

Subito non rispose, ma poco mentre cercava di mettere la maglietta al bambino mormorò:

“E potremmo farlo ancora se tu fossi diverso…”

Non capii appieno il senso di quella frase, ma replicai per averla fatta arrabbiare quasi scusandomi con tono remissivo, aggiungendo:

“Ma sai che a me piace vedere... vederti mentre lo fai, lo sai…”

Lo dissi come se fosse una implorazione per non farla andare da sola da lui e portarmi a vederla chiavare da Ciro.

Ma lei senza voltarsi rispose: “Potresti avere modo di vedermi in altre occasioni far sesso con altri se vorresti!” Esclamò indecentemente, aggiungendo sicura e sfacciata, dimostrando quanto fosse determinata:” Questa volta dovresti solo immaginarmi, pensarmi… e magari chiederti cosa farei con lui!”

“Cosa faresti?” Domandai subito.

“Quello che facciamo sempre anche quando ci sei tu…” Rispose.

“E se lui ti chiedesse di più!?” Domandai.

Restò in silenzio.

“Valuterò! Non è che se non ci sei tu una cosa la faccio e quando ci sei no!” Replicò.

A quel punto ormai sconfitto mi sentivo vinto, la guardai con impotenza, era bella e in quella sua risolutezza e arrabbiatura, pareva di una bellezza nuova, perversa, aggressiva con la sua aria decisa e sicura che non le avevo mai visto, anche se quei suoi modi di fare determinati mi indisponevano. Ma quel voler andare da sola mi eccitava e non so cosa mi prese, forse la consapevolezza che mi volesse fare cornuto dietro la donazione e me lo dicesse in faccia senza nasconderlo, e all’improvviso preso da un turbamento morboso le chiesi:

“Quando tornerai, mi racconterai tutto però?... Mi dirai cosa hai fatto con lui?”

“Se ti fa piacere, certo!” Rispose subito chinata cercando di fare passare la maglietta nella testa di Federico: “Perché non dovrei? Non abbiamo e non voglio avere segreti di nessun tipo con te, specialmente in questo campo.” Affermò.

E allora prendendole la maglietta del bambino dalle mani dissi:

“Va bene!... Va bene… facciamo come vuoi tu, vai pure, mi fido di te, mi racconterai tutto al ritorno o stasera... Io resto qui con Federico, tu vai da sola con lui, ricevi la donazione... e torna.”

Mi guardò in silenzio senza mai togliersi gli occhiali che le rendevano il viso enigmatico, difficile da interpretare.

“Ne sei convinto?” Mi domandò determinata.

“Sì!” Risposi altrettanto deciso:” Vai tranquilla…”

“Non è che poi fai scenate, mi tieni il muso o peggio litighiamo?”

“No… no… vai tranquilla, mi racconterai cosa hai fatto quando tornerai.”

Abbozzò un mezzo sorriso nascosto e trionfale, avevo ceduto e con quell’acconsentire cambiava per sempre la nostra coniugalità sessuale:

“Vedrai che non ti dispiacerai di avermi detto sì…” Affermò per incoraggiarmi e giustificarsi.

 

Alla fine accettai, lei mise gli zoccoli da spiaggia e annodò il prendisole a pareo davanti al seno si avvicinò al bambino dandogli un bacino:

“Ciao amore!...  Fai il bravo con papà, non farlo arrabbiare che la mamma torna presto!”

E inaspettatamente lo stesso fece con me, si avvicino e mi baciò sulle labbra.

“Ciao...” Mi disse accarezzandomi sul volto:” Ci vediamo tra un’ora! Mi raccomando stai attento a Federico, non farmi stare in pensiero, fallo passeggiare e dagli il ciuccio se fa i capricci.” “Certo stai tranquilla, vai serena.” Le mormorai pensando: ”… si  vai pure serena a chiavare che io resto qui con il bambino…”

Si voltò dandomi le spalle e si incamminò lungo la passatoia, e restai sotto l’ombrellone con Federico a guardarla mentre si allontanava indossando il suo cappello bianco, fasciata dal pareo colorato. La vidi da dietro, con il suo bel culo sotto il tessuto che dondolava sensualmente ai passi malfermi degli zoccoli con il tacco sulla sabbia e sulla passerella, e si avviava per andare a ricevere la donazione di sperma da Ciro, a chiavare con lui da sola. Vedevo le sue scapole scoperte dietro al pareo, muoversi voluttuosamente come piccole ali di un angelo di cui ero innamorato e attesi.

In fondo alla passerella si voltò a togliere la sabbia dagli zoccoli e mi sorrise, mentre io e Federico la salutavamo con la manina e lei ricambiava.

Mi si strinse il cuore vederla andare via così decisa e praticamente felice di far sesso da sola con il donatore come voleva lei, ma era anche una mia scelta e mi eccitava.

Mi sedetti sulla sdraio con Federico davanti che giocava e attesi il suo ritorno leggendo, guardando l’orologio e pensando a chissà cosa stessero facendo in quel momento senza di me e quello struggimento mi tormentava, eccitava e appagava, ritornando poi a calmarmi e di nuovo a leggere e giocare con mio figlio, per poi ricominciare ad agitarmi e a ripensarla tra  le sue  braccia a godere.

Alle 16.30 la vidi arrivare. Ritornò ancora con il pareo, gli occhiali e il cappello bianco, come era andata via, e con un sorriso largo mi salutò:

“Ciao!”

“Ciao!” Replicai guardandola.

Prese Federico subito in braccio e lo baciò:

“Sei stato bravo amore o hai fatto arrabbiare papà?” Gli chiese mentre lui le sorrideva felice di rivedere la mamma.

Poi lo rimise giù sulla sabbia a giocare, si tolse il pareo e si sedette in bikini sulla sdraio prendendo una rivista, mentre Fede giocava con paletta, secchiello e formine. Non una parola su quello che aveva fatto, sulla donazione.

Fui io a chiedere: “Come è andata?”

“Bene!” Rispose con un sorriso.

“Avete ...” feci una pausa e continuai: “...avete praticato la donazione?”

“Sì!” Rispose con un mezzo sorriso sulle labbra, ritornando nel silenzio dell’indifferenza.

“Ma non dici niente?... come è andata!? Avevi detto che parlavi, mi dicevi …” Sbottai.

“Cosa devo dire? … È stata come le altre volte che c’eri anche tu…”

Poi vedendomi serio e deluso, sorrise e toccandomi l’avambraccio e accarezzandomelo mormorò:

“Ti racconterò tutto stasera a letto, vedrai che ti piacerà di più ascoltarmi che qui.” E rise.

“Ma lui ti ha detto qualcosa che non c’ero io? Avete parlato? Come hai giustificato la mia assenza?” Chiesi.

“No… non ha detto niente, le solite cose, abbiamo parlato del più e del meno e non vedendoti alla sua richiesta di dove eri, ho risposto che avevi preferito restare in spiaggia con il bambino …”

Poi mise giù la rivista dicendo: “Ufff che caldooo!” E prendendo Federico per la manina lo esortò:

“Vieni con la mamma amore andiamo a bagnarci un po’ i piedini in riva al mare. “E incurvata verso il basso e di lato tenendolo per la manina e con il secchiello andarono a riva.

 

Alla sera facemmo sesso, lei ad occhi chiusi e io chiedendole com’era stato con lui senza di me che li osservavo, cosa avevano fatto... facendo le sue risposte aumentare la mia eccitazione.

Era tutto cambiato, non era più la stessa e io lo stesso di quando eravamo arrivati, ora era lei che dirigeva tutto e io avevo paura che mi lasciasse.”

Quella sera venne a letto, si tolse la leggera vestaglietta trasparente restando solo con lo slip, come me, la notte era calda e avevamo acceso il deumidificatore non essendoci aria condizionata. Lei era distesa vicino a me, nella penombra con la piccola abatjour accesa che leggeva. Sentivo forte l’odore buono della sua pelle, il suo profumo.

Inspirai profondamente e le ricordai quello detto nel pomeriggio in spiaggia prima della donazione.

“Allora cosa avete fatto!” Esclamai eccitato.

Lei sorrise: “Sei curioso…” Esclamò.

“Sì!” Risposi.

E accarezzandomi sul braccio iniziò a raccontare.

Io alle sue parole ricambiai, iniziai a toccarla e toccarmi, finché lei disinvolta e provocante come non lo era stata mai, eccitata anch’ella dal dovermelo riferire, giunse con la sua mano sopra il mio sesso, me lo prese in mano e mentre mi riportava del loro incontro mi masturbava. Fu bellissimo sentire i particolari di come aveva chiavato con lui.

Io in silenzio mentre lei a bassa voce mi esponeva tutto, sempre più eccitato dal suo resoconto, di cosa gli aveva fatto Ciro senza di me la stavo ad ascoltare.

A un certo punto ce l’avevo duro e volevo chiavarla anch’io, volevo dimostrare in quel momento sia a me stesso che a lei che ero un uomo, il suo uomo e che lei è mia moglie, la mia donna.

Volevo fare l’amore con lei. Mi avvicinai di più, la toccai sul seno e scesi con a mano sui fianchi.

La osservavo ed esploravo il suo corpo con le dita e il suo volto con lo sguardo. Aspettavo che anche lei eccitata si concedesse a me quella sera, come aveva fatto nel pomeriggio con Ciro e mi dicesse: “Vieni Roby… amore mio. Facciamo l’amore!”

Allungai ancora la mano sul seno e lo toccai, lo accarezzai, era bello, grande, caldo e pallido con il risalto dal rossore dell’abbronzatura attorno e i capezzoli rosa turgidi e dritti che si muovevano alle escursioni respiratorie.

Lei si voltò verso di me. Io d’istinto avvicinai la bocca per baciarla, ma lei invece mi diede un bacino leggero sfiorandomi le labbra con le sue e capendo le mie intenzioni mi sussurrò: “No Roby, scusami ma non mi sento stasera, ho preso troppo sole oggi e sono stanca… e ho la pelle irritata che mi dà prurito dappertutto, lo facciamo domani, ma ora ti soddisfo lo stesso come piace a te.” Esortandomi eccitata: “Vieni qui… più vicino a me! Ti posso chiamare affettuosamente il mio cornutino…” Disse con un sorriso timido.

Restai sorpreso da quella richiesta, era la prima volta che mi dava del cornuto, anche se mi chiedeva solo di chiamarmi cornutino in modo affettuoso. Passato lo stupore acconsentii

E porgendomi la mammella come quando allattava Federico mormorò: “Dai succhia mentre io ti masturbo.” E muovendo la mano iniziò a masturbarmi chiedendomi:” Ti piace se nei nostri giochi ti chiamo o ti dico cornuto?”

“Si!” Mormorai annuendo i capo e pensando che in quel comportamento ci fosse lo zampino di Ciro, che glielo avesse detto lui di chiamarmi così, sapendomi diventato cuckold e che mi piaceva esserlo, ma non le dissi nulla.

Fu un momento meraviglioso, con il suo capezzolo turgido dal sapore di mamma tra le mie labbra che succhiavo, il cazzo duro nella sua mano che mi masturbava e la sua voce che raccontava quello che avevano fatto, come l’aveva penetrata e chiavata e in che posizione, e scoppiai in un orgasmo fantastico in quella situazione materna, ed eruttai in alto sperma. Sborrai violentemente in aria getti bianchi del mio poco seme sterile, mentre la sua mano lo muoveva e teneva stretto e l’altra mi porgeva la mammella e il capezzolo che le mie labbra succhiavano estasiato.

Gli schizzi volarono in aria e poi ricaddero nel letto e su di me. Ero venuto, ero soddisfatto. Mentre mi baciava in fronte con amore, vergognandomi per quella condizione di sottomissione e averle dato il permesso di chiamarmi cornuto nei nostri giochi, mi staccai da mia moglie che disse:

“Ora dormiamo!”

E dopo un bacino sulle labbra si rigirò dandomi le spalle, porgendo il viso alla culla di nostro figlio che dormiva.

Capii che non voleva essere accarezzata, toccata e aveva sonno, ed era inutile insistere lo sapevo, la conoscevo bene e mi rassegnai, anche se mi veniva voglia di infilare la mano sotto le sue mutandine e provare ugualmente ad accarezzarla sulla figa, tentare, ma si sarebbe arrabbiata, lo sapevo e rinunciai.

Nella penombra guardai la sua schiena nuda, il suo bel sedere prominente proteso verso me che pareva mi chiamasse, invitasse, come se si volesse offrire, e osservavo come a dormire solo con lo slip le donasse sensualità.

Il suo rifiuto a fare sesso con me, anche se cortese e motivato, mi lasciò un vuoto.

La guardavo di spalle rilassata, e pensavo a quello che mi aveva raccontato, a Ciro che l’aveva baciata, leccata e chiavata, e vedevo la sua elegante figura sdraiata e la prima abbronzatura che ancora rossa la copriva.

Laura aveva la pelle chiara, che arrossiva e si irritava facilmente rischiando sempre di scottarsi, ma pensai che eravamo al mare da solo tre giorni e che presto quel rossore della cute come gli altri anni, sarebbe diventato dorato e omogeneo. L’uniformità del rossore dell’abbronzatura era interrotta dal bianco delle zone intime ricoperte dal costume. La forte differenza tra il bianco e la parte colpita dal sole dava ancor più risalto alla sua pelle pallida levigata al suo culo che osservavo.

La guardai: “A volte essere innamorati della propria moglie può essere anche brutto.” Pensai.

Mi misi a dormire e mi girai e rigirai nei miei pensieri, immaginandola con lui e sentendola respirare addormentata vicino a me.

 

La mattina seguente ero demoralizzato, sia per come mi aveva trattato la sera precedente, come se fossi stato un fanciullo da accontentare e da allattare, e quel chiedermi affettuosamente e scherzosamente di potermi dare del cornuto, sia perché dopo il loro ultimo incontro solitario avevo notato che mia moglie era di nuovo persa per lui, al punto da dirmi ragionando: “Forse era meglio che non si cercasse il secondo figlio!” Visto che le aveva risvegliato dentro la passione per lui.

 

Ora era di nuovo fecondata da lui e sarebbe diventata ancora mamma, ma avevamo deciso di fermarci qualche giorno in più, una decina invece dei cinque programmati, approfittando della situazione per fare una vacanza con il piccolo.

Mentre eravamo a casa con il bambino mi arrivò un messaggio da Ciro.

“Ti aspetto al dehors dei vostri bagni, non dire nulla a Laura.”

Era un messaggio strano, voleva vedermi da solo e che lei non lo sapesse, così intanto che lei trafficava con il bimbo e le sue cose dissi.

“Io vado giù a prendermi il giornale! Passo dopo a prendervi e andiamo al mare!”

“Va bene, io intanto che ti aspetto metto in ordine e lavo Federico.” E d’accordo con lei mi avviai.

Quando arrivai al dehors lui era seduto da solo a un tavolino in disparte, mi fece un cenno e mi accomodai anch’io.

“Cosa bevi?” Mi chiese.

“Ma non so!... Una bibita!” Dissi.

“Un’aranciata!” Esclamò forte al barista scegliendo lui per me. E iniziammo a parlare del più e del meno come due conoscenti. “Allora vi piace qui!” Domandò.

“Sì è un bel posto! “Risposi.

“E potreste venirci in vacanza con i bambini!” Aggiunse.

“Ma vedremo!” Ribattei io.

“Siete davvero una bella coppia, affiatata, ne ho viste poche come voi.” Affermò:” E tu Roberto sei una brava persona, un bravo ragazzo…”

“Grazie!” Risposi.

E lui guardandomi e sorridendo esclamò:

“Le donazioni vanno bene, vedrai che arriverà una sorellina a Federico.”

“Speriamo!” Ribattei sorseggiando la bibita fresca.

Poi all’improvviso esclamò: “Ho voluto vederti da solo per due motivi.”

“Dimmi!” Replicai invitandolo a parlare.

“Il primo è per dirti che mi dispiace per ieri che è venuta sola, non ne sapevo nulla te lo giuro... credimi.”

“Sì ti credo. È stato un colpo di testa, lei è fatta così! Si è invaghita di te!” Precisai.

“Si, si è innamorata me lo ha detto!”

“Ah…!” Esclamai io.

“Tranquillizzati, non è la prima ricevente a cui capita, è già successo e vedrai che le passerà. Poi non mi piace parlare d’amore durante le donazioni, ma di sesso. Io ho moglie e figli e non mi interessano le amanti se vorrei potrei averle anche qui… qualche chiavata per metterla incinta va bene, ma niente amore…” Precisò. “Comunque non abbiamo fatto niente di particolare se questo ti può preoccupare, un rapporto normale come l’altro ieri. Gliel’ho detto che preferisco che ci sei tu quando pratichiamo le donazioni, non mi piace essere solo con la ricevente per due motivi: < Il primo perché sa di amanti e io non voglio storie d’amore individuali e anche se lei si è infatuata di me, non è assolutamente ricambiata e stai tranquillo su questo che non te la porterò mai via. E il secondo perché il marito, in questo caso tu, non mi dai assolutamente fastidio. E le ho detto che la prossima e ultima donazione preferisco che ci sia anche tu!>” Mi informò. 

“Ah… guarda la stronza, non me le ha mica dette queste cose!” Pensai. “Si è guardata bene dal dirmelo per non fare una brutta figura.”

“Grazie della considerazione.” Pronunciai sorridendo. Sorrise anche lui.

“L’altra cosa che volevo chiederti e visto che lei è innamorata di me e se volevo lo potevamo fare anche già ieri a tua insaputa, ma a me non va, preferisco che ci sia il consorte è se possiamo allargarci un po’!... Tu cosa ne dici?” Domandò.

“Allargarci un po’?... In che senso, che significa?” Risposi.

“Ma sì con Laura intendo…”

“Allargarci? … Davvero non capisco Ciro!” Esclamai. “Spiegami.”

“Allargarci, fare qualcosa di più! “Asserì.

“Ma sessualmente intendi?” Precisai.

“Sì!” Ribatté subito.

“Ma qualcosa di più cosa? L’hai posseduta più volte, ti ha fatto anche un pompino, quasi due con l’ultimo…”

Lui mi interruppe sorridendo e dicendo: “Dietro!”

“Dietro cosa!” Ripetei non avendo davvero capito.

“Ma sì, dai che hai capito dai, la voglio prendere dietro, il culo!” Esclamò.

Restai un attimo in silenzio poi mormorai a bassa voce:

“Vuoi fare il culo a mia moglie?”

“Sì! Ha davvero un gran bel culo invitante e desiderabile. Tu glielo hai già fatto?!”

Lo guardai unendo l’apice di tutte le dita della mano assieme e la mossi su e giù dicendo:

“Ma che dici! No… mai fatto! Magari gliel’avessi fatto, lo so che ha un bel culo, che glielo guardano e piace a tutti… ma per me è già tanto che riesca a chiavarla ogni tanto con le mie erezioni, figuriamoci farle il culo, e poi non vuole è contraria per principio a queste cose, sono immorali per noi…”

“È ancora vergine dietro?” Mi domandò.

“Sì!” Risposi annuendo.

“Bene ci penserò io, glielo faccio io il culo se vuoi, te la svergino analmente, l’ho già fatto ad altre…”

“Ma riceventi?” Domandai.

“Qualcuna con il permesso del marito, ma anche altre, mia moglie compresa.” Disse ridendo.

Ero stupito e turbato da quella richiesta.

“Te lo chiedo perché non voglio avere discussioni con te dopo che sei una brava persona, l’altra volta che non te l’ho chiesto per un pompino ti sei offeso e abbiamo quasi litigato. Ora te lo dico, se tu sei d’accordo proviamo, se no niente.”

Ero di nuovo confuso e allo stesso tempo contento che lui mi chiedesse il permesso per sodomizzare Laura... e quel considerarmi determinante per autorizzarlo a praticarlo mi piaceva.

“Ma lei non vorrà mai! … È contraria a queste cose per principio morale ed educazione, la conosco bene.” Lo informai.

“Mai dire mai!” Esclamò di rimando: “E’ in uno stato di infatuazione per me che credo che accetterà. Proviamo! … Se tu sei d’accordo provo.”

Fui preso da una strana eccitazione alle sue parole, Ciro che facesse il culo a mia moglie, lo ritenevo impossibile: “Anche da sposini con me era innamorata alla follia, però alle mie richieste quando ero ancora attivo e virile, ha sempre detto di no.” Pensai Comunque risposi guardandolo:

“Ma se ci riuscirai, mi lascerai guardare?”

“Vuoi guardare a tua moglie che le faccio il culo? Mentre te la inculo?” Esclamò.

“Si!” Risposi.

“Va buono!” Proferì in napoletano sorridendo. “Vedrai se anche tu mi aiuterai ci riusciremo.” Affermò.

“Aiutarti?”

“Sì quando glielo chiederò sarà davanti a te e tu dovrai esortarla a dire di sì, di provare, accettare!”

“Ma non so!... Non accetterà vedrai, ha paura!” Replicai.

“Proviamo!” Ripeté lui sicuro di sé.

Accettai, interiormente acconsentendo era come se la volessi castigare, punirla perché le piaceva Ciro e chiavava con lui, e volevo che subisse quella pratica per noi immorale, contro natura e animale, per sentirsi offesa e umiliata da lui.

Ci accordammo che il prossimo pomeriggio durante la donazione lui ci avrebbe provato davanti a me e io complice sarei intervenuto in suo favore.

“Tu però per ora a lei non dire nulla!” Si raccomandò.

“No… no stai tranquillo.”

Non era la prima volta che diventavamo complici per fare qualcosa a mia moglie, già tre anni prima durante le donazioni ci eravamo accordati perché lui la baciasse e la spogliasse nuda di sua iniziativa.

 

 

 

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