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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

– 

NOTE:

 

“Gli uomini diventano cattivi e colpevoli perché parlano e agiscono senza figurarsi l’effetto delle loro parole e delle loro azioni.”

(Franz Kafka)

 

Cap. 06 – Proposta indecente.

(Cattivi pensieri).

 

Dopo una decina di giorni, una fine mattinata, alla chiusura dell’agenzia assicurativa per la pausa pranzo, mentre uscivo dall'ufficio mi sentii chiamare: “Signor Carlo! Signor Carlo!”

Mi voltai curioso tra la gente e intravvidi tra un gruppo di persone che camminavano per i fatti loro quel tizio, quel Rocco, il tipo che alcune sere prime aveva a me e mia moglie bloccati con l'auto su quello stradone di periferia, obbligandola a passeggiare come una prostituta sul marciapiede.

Feci l‘indifferente. Vederlo basso agitarsi con la mano e guardare verso me, mi fece una strana

impressione, ma rivoltai il capo in avanti e cercai di allontanarmi in fretta sentendomi chiamare ancora per nome, sempre più forte, mentre sentivo la sua voce avvicinarsi:

“Signor Carlo! ...Signor Carlo!”  E mi inseguì, fino a toccarmi dietro.

Mi voltai e lo guardai, era proprio lui. 

Mi fermai per educazione:” Si mi dica! ...Chiama me?” Dissi facendo l’indifferente e fingendo di

non conoscerlo.

“Si!!” Rispose lui:”

“Sa è un po' che la chiamo!” Aggiunse.

“Mi spiace, non pensavo che chiamasse me...” Risposi mentendo:” ...a Milano sono in molti a

chiamarsi Carlo…”

Sorrise, come se avesse capito che avevo mentito, ma disse: “Vorrei parlargli due minuti tranquillamente se ha tempo...”

Ci osservammo negli occhi: “Ma guardi, credo proprio che noi non abbiamo niente da dirci sa! …. Io e lei non abbiamo interessi in comune! E se è per quella sera le ho già spiegato tutto.” Affermai deciso, rigirandomi per andarmene, ma lui mi fermò amichevolmente con la mano sull’avambraccio:

“Si lo so! ... E le credo!” Dichiarò:” Ma vorrei parlarle un attimo tranquillo, non si spaventi, non

ho nessuna brutta intenzione.” Aggiunse sorridendo in quella sua faccia brutta e butterata dall’acne giovanile.

Continuando a camminare si avvicinò di più appoggiando sempre la mano nell’avambraccio in

segno di cordialità e prendendomi per un braccio pronunciò:

” Venga, sediamoci a quel dehors ...” Facendo segno con il dito a un gruppo di tavolini di un

bar:” …e chiacchieriamo un attimo bevendo qualcosa. Stia tranquillo, le ripeto non ho nessuna intenzione malevole, ma voglio solo parlarle.” Ripeté.

Mi guardai intorno per vedere se eravamo osservati, era l’ora di punta e la gente andava e veniva veloce, non facendo caso a noi.

Non so nemmeno io perché lo ascoltai, forse la sua presenza imbarazzante e trasgressiva mi

turbava o inconsciamente mi attraeva, con quel suo atteggiamento grezzo e cafone che si sforzava di essere educato e persona per bene. E mi incuriosiva, emozionava ed eccitava sapere che era un magnaccia, e che era quell’uomo che quella sera aveva tirato su il gonnellino a mia moglie e le aveva scoperto e visto la figa. Era il secondo uomo che dopo me aveva visto la figa di mia moglie, anche se accadde in una circostanza particolare e non voluta, ma tutto ciò non mi faceva rabbia, ma bensì interiormente mi elettrizzava e seduceva.

“Se è per le fotografie, non ci interessa, può ricattarci, ne abbiamo già parlato io e mia moglie e

siamo pronti ad andare alla polizia, anche ad affrontare uno scandalo.” Dichiarai deciso mettendolo in guardia.

Lui sorrise e sempre con la mano appoggiata al mio avambraccio ribatté: “Nessuna fotografia signor Carlo stia tranquillo, ma se ci sediamo un attimo e mi ascolterà, capirà perché sono qui! “   

Curioso, lo assecondai e segui, attraversammo la strada e ci sedemmo fuori nel dehors di un caffè, in un tavolino ad angolo, appartato, ordinando due aperitivi come se fossimo vecchi amici o conoscenti da molto tempo, o due uomini di affari che nella pausa pranzo discutevano di lavoro. Sorseggiammo l’aperitivo e iniziammo a masticare qualche patatina.

“Senta! “Iniziò Rocco per niente imbarazzato:” Non si offenda, ma riguardo l’altra sera, sa quella è la mia zona, dove ho anche delle mie ragazze che battono e sinceramente avevo pensato che lei con sua moglie foste degli intrusi, un magnaccia e una puttana vera...Sua

moglie deve ammetterlo, aveva un abbigliamento che non lasciava dubbi e anche il vostro

comportamento al bar e quindi la mia reazione è stata di quel tipo, perché a volte vengono coppie da fuori con lui che porta lei a battere nella mia zona e rovinano la piazza con dei prezzi scontati…”

Lo osservai parlare con quella sua faccia rugosa e butterata e quei solchi sul viso che sembravano cicatrici, e alla luce del giorno erano più evidenti e spaventosi, con quei capelli tinti di nero che la esaltavano di più nei particolari e nella sua bruttezza.

Sorrisi dentro di me:” Forse lui nella sua bruttezza con i capelli tinti si sente bello e giovane…” Pensai.

Ma lui fece una pausa e continuò:

” … Lo chiedessero almeno quando verrebbero a battere nella mia zona, gli chiederei solo una piccola percentuale e li lascerei lavorare, ci sono tante madri di famiglia a cui lo stipendio non basta e devono arrotondare.” Dichiarò sornione proseguendo:” Come ha visto è una zona periferica abbastanza tranquilla e frequentata da numerosi clienti, e ci teniamo che resti così e facciamo un favore anche alla polizia, che come noi ci conta che rimanga calma, anche se trafficata da puttane.”

Prese la sigaretta elettronica e l’accese e iniziò a tirare:

“Sa !!...Sto cercando di smettere…la salute…. E provo con la sigaretta elettronica, ma a volte ne

fumo ancora qualcuna vera:” Pronunciò prendendo un pacchetto di Marlboro dalla tasca

porgendomelo per offrirmene una:

” No grazie! ...Ho le mie!” Risposi e incuriosito su quello che diceva, su quel mondo notturno di

prostituzione che inconsciamente mi affascinava e lo ascoltai, e mentre tirava e dava boccate facendo uscire fumo profumato di vaniglia, proseguì:

“Come avrà visto l'altra sera, in quel luogo non ci sono prostitute di colore, nigeriane e senegalesi per capirci, ma tutte donne bianche, proprio perché con i miei colleghi-amici ci siamo divisi le zone.”

Lo guardavo e ascoltavo con attenzione mentre boccheggiava con sicurezza e padronanza il fumo facendolo uscire a forza dalla bocca, procedendo nella sua escursione informativa a luci rosse.

“Ci sono le zone dove battono le rumene, le ucraine, moldave, quelle delle albanesi e altri settori della città divisi per gusti e per età, ma se le interesserà un altro momento le spiegherò bene, per ora torniamo al motivo perché lo cercata e lo voluta incontrare.”

“Come ha fatto a trovarmi?” Domandai.

Sorrise: “Dalle vostre carte d’identità, so come vi chiamate, dove abitate e anche dove lavora la

sua signora. Ma state tranquilli, è solo con lei che volevo parlare e non ho cattive intenzioni.”

Boccheggiò ancora il fumo e proseguì. “Detto questo ho pensato a voi in questi giorni. Sua moglie è una signora molto bella e attraente, è vera l’età che mi ha detto quella sera? “Domandò.

Mi turbava e preoccupava l'interesse di quell'uomo per mia moglie ma comunque risposi:

“Si! Ha quarantatré anni!”

“Però! Ma come gli ho già detto gliene davo di meno, li porta molto bene.”

Senza farglielo vedere e capire, mi fecero piacere quelle sue affermazioni su Roberta.

“Ma dica!  ...” Esclamai tornando alla motivazione per cui eravamo lì:” ...Visto che mi ha fermato e mi deve parlare, cosa mi deve dire?” Lo incalzai guardando l'orologio fingendo di avere fretta.

“Come le dicevo, ho riflettuto su di voi, sul vostro comportamento di quella sera, più che altro sul suo visto che la sua signora...Roberta vero? …” Chiese.

“Si Roberta!” Risposi. “Sembrava spaventata.”

“E lo era!” Ribattei.

“Anche lei?” Mi domandò.

“No, io ero preoccupato, ma non spaventato!” Precisai con sicurezza e con aria di sfida, dicendo una mezza verità per fargli capire che non mi intimoriva.

Sorrise e riprese il discorso.

“Comunque dicevo...dal vostro atteggiamento ho notato che vi piace esibirvi...”

Lo interruppi subito:” ...No guardi! ...Non ci piace assolutamente esibirci, è stata una piccola

trasgressione...” Precisai.

“Ma lei a sua moglie la portata in giro in quella condizione...” Ribatté pronto e con sottigliezza

aggiungendo:” Forse lo desiderate inconsciamente senza volerlo ammettere…”

Non so nemmeno io perché stavo ad ascoltarlo e rispondevo alle sue domande, insidianti,

provocatorie e offensive nei nostri riguardi...e nonostante vedesse il mio viso infastidito, proseguì:

“Sa...io lo fermata perché volevo parlargli... per fargli una proposta!” Dichiarò.

“Una proposta?? Lei a me?” Risposi sarcastico:” Che tipo di proposta?” Domandai curioso.

E lui proseguì:

“Visto che gli piace mostrare sua moglie in atteggiamento, diciamo disabiliè.... perché non la porta qualche sera nel mio locale notturno! Come le avevo già detto io ho un night club sempre in quella zona, dove si balla e si fanno spettacoli e anche spogliarelli.

Si chiama < Il Macumba>. È un night club privato, dove si entra solo su appuntamento presentazione, e viene anche molta gente per bene e raffinata ...anche coppie!” Precisò. Dicendomi subito: “Sa, sua moglie è molto eccitante e bella. Non è giusto che solo lei si possa godere delle sue bellezze e della vista del suo corpo. E nel mio locale avrà modo di mostrala, esibirla e lei essere ammirata …. “Aggiunse, chiarendo: “La mia idea non sarebbe di farla venire come cliente, perché immagino non accetterebbe mai di frequentare un locale del genere come il mio, visto il caratterino e la filosofia morale che ha…” E sorrise:” …ma da subito farla lavorare, ad adoperarsi con le altre come accompagnatrice e servire ai tavoli i clienti vestita da coniglietta e poi, magari fare qualche spettacolino di esibizione con la mascherina sul volto per non essere riconosciuta; come fanno alcune signore per bene per mantenere l'anonimato. So che a lei Carlo piacerebbe, sarebbe un diversivo, un altro gioco trasgressivo per voi!” Si fermo e attese la mia risposta guardandomi in faccia.

Risi, non c'è la feci e mi misi a ridere, parlava tanto seriamente che non resistetti. “No, guardi signor Rocco, lei non ha capito chi siamo noi e non conosce mia moglie, Roberta non

farà mai quelle cose lì che dice lei, vestirsi da coniglietta e servire ai tavoli clienti viziosi e men

che mai anche se mascherata, fare uno spogliarello a un pubblico maschile dissoluto e traviato, mostrandosi nuda. Si vede che non la conosce proprio!” Dichiarai.

“Perché?... Provate! “Esclamò quasi ingenuamente. “Provare non costa nulla. Lo so che siete una famiglia per bene e coscienziosa e che sua moglie è una donna seria e morigerata dedica alla famiglia, alla casa e al lavoro, ma è proprio per questo che è eccitante provare, cambiare un pò la vostra routine coniugale. “

Lo guardai... anche se l'idea poteva essere eccitante per me e ammetto che pensare di vedere mia moglie vestita da coniglietta, servire quel tipo di uomini ai tavolini di un night, oppure fare un piccolo spogliarello mascherata non mi dispiaceva e mi attirava inconsciamente, ma non era fattibile. Non avrebbe mai accettato.

L’idea nel suo insieme era provocatoria e non era male per un gioco trasgressivo, quell'uomo

aveva un modo di fare tentatore, sapeva toccare le corde giuste, ma scossi la testa dicendo:

” Mia moglie non accetterà mai una cosa simile, è una donna coscienziosa, rispettata, ha una

posizione sociale nella vita e nel lavoro, è una madre affettuosa ...e una buona moglie fedele.”

Puntualizzai.” Quella che ha visto l'altra sera è stata una particolarità, un diversivo, era un’altra donna … lo ha fatto soltanto per compiacere me, non perché lei volesse farlo lei, è stato un momento, un caso che fosse vestita in quel modo, non sa quanto ho dovuto insistere perché lo facesse e alla fine mi ha accontentato, ma è stata una situazione estemporanea, che non si ripeterà mai più. Lo so! Non accetterà mai!!” Ripetei.

“E lei?” Rispose fissandomi negli occhi.

“Io cosa? “Ribattei guadandolo stupito.

“Lei accetterebbe?”

Con quella domanda mi spiazzò, aveva capito che forse a me sarebbe piaciuto, ma replicai:

“Non importa se io accetterei o no! Lei non lo farà mai! Se le facessi una proposta del genere …” Dissi ridendo divertito:” …mi caccerebbe fuori di casa.”

Quel Rocco mi osservò tirando e sbuffando fumo alla vaniglia, dicendo: “Chi la detto che sua moglie non accetterà e lo farà!? ...Le donne sono imprevedibili, mi creda Carlo che ne conosco tante.”

Lo osservavo e ridevo divertito dentro di me, brutto com’era, faceva anche il donnaiolo che

conosceva la psicologia femminile. “Più che puttane non conosce, sono quelle le donne che frequenta, altro che psicologia femminile!” Mi dicevo pensando.

“Però l'idea l'alletta …” Mi disse provocatorio improvvisamente:” …glielo leggo negli occhi. Sarebbe soltanto un gioco... e lei lo sa e lo farebbe. Provi Carlo! … Provare non le costa niente, se poi non ci riesce, può dire che ha sempre tentato un diversivo trasgressivo con sua moglie e non c’è riuscito.” Fece un’altra pausa facendo uscire una boccata di fumo e poi riprese: “La stimoli a venire nel mio locale, glielo faccia vedere, lo ha accontentato una volta non è detto

che non l'accontenti una seconda!” Affermò. 

Poi aggiunse pronto e sornione da persona esperta di questi giochetti. “Senta facciamo un patto io e lei…come un accordo per un gioco, io l'aiuto a disinibire un po' la sua bella moglie

e in cambio lei mi asseconda un po’. Sa me piacciono queste situazioni di trasformare donne per bene e moralmente chiuse in disinibite.”

Restai in silenzio, mi chiedevo cosa volesse da noi, cosa volesse quell'uomo con quelle proposte di accordi ingannevoli verso mia moglie e segreti tra me e lui.

“Ma perché le interessa così tanto mia moglie?” Gli chiesi prima di rispondere:” Lei cosa ci

guadagna o vuole guadagnarci da questa proposta?”

Diede una sorsata all’aperitivo e rispose:

“Come gli ho già detto a me piace disinibire donne serie e moraliste e giocare in questo modo, mi diverte sbloccare ed emancipare le signore per bene, le belle donne! Le mogli serie tutte casa e marito” Mi comunicò seguitando:” E sua moglie è davvero una bella signora, il tipo di donna che piace a me, altezzosa, superba, arrogante e attraente. “Continuando: “L’ho osservata bene l'altra sera, non le nascondo che mi attira molto fisicamente, ma anche per il suo carattere, per il suo modo d’essere, anche se non nutro speranze, immaginando che non sono il suo tipo, basta guardare lei Carlo, così affascinante, bello e aitante ...” Disse rivolto a me quasi con invidia e dispiacere.

Tutto sommato era sincero e curioso chiesi:

“Si, ma ammettiamo per un momento, solo per un attimo, anche se non è così che la situazione mi attraesse, ma io…! Io che dovrei fare?”

Mi guardò serio:

“Lei che è il marito dovrà lasciarmi sua moglie a mia completa disposizione perché io la possa

gestire e disinibire nel modo che le ho detto e poi dopo, sarà di nuovo sua.”

Quel “lasciarla a mia completa disposizione” mi gelò il sangue nella calda giornata di giugno. Ma ero sicuro che non si sarebbe mai arrivato a quello.

“Quindi lei lo farebbe solo per disinibirla, traviarla un po’ e nient’altro?” Chiesi, precisando:

“Niente sesso? “Fui chiaro.

“No niente sesso glielo prometto, solo disinibirla! “Rispose:” A meno che non sia lei a volerlo fare con me…!”

Sorrisi osservandolo, da una parte mi faceva pena, mia moglie non sarebbe mai andata con un uomo brutto e viscido come lui…con nessun altro che non fossi stato io, la conoscevo molto bene. Ma lui continuò:

 “Si tratta solo di disinibirla un po', come quella sera che l’ho fatta passeggiare un po' sul marciapiede, e dica la verità che gli è piaciuto vederla in quel modo!”

“Con lei non ci riuscirà! Non riuscirà a disinibirla!” Ribattei sicuro.

“Oh non è detto sa Carlo! Le donne come gli ho accennato prima sono strane, imprevedibili. Pensi che una volta una signora per bene e della buona società come la sua, d’accordo con il marito naturalmente, lo disinibita tanto, che l’ho portata fino a farle saggiare cosa si prova a fare una marchetta a pagamento in strada ...Davvero carlo! …” Disse serio e convinto:” … L’ho portata a prostituirsi…per una volta nella sua vita!” Ripeté.” E il marito guardava…”

Non c’è la feci:

“Ahahahahahaahha!!!!!!” Non riuscii a trattenermi e scoppiai in una grossa risata davanti a lui.

Non sapevo se quello che diceva fosse vero o no, ma non ci credevo che a una signora per bene e seria come mia moglie, l’aveva indotta e portata a prostituirsi...Era divertente.

Quando smisi di ridere mi scusai: 

“Mi scusi Rocco!” Gli dissi, mentre lui mi guardava serio:” Ma non ci credo! E comunque

con mia moglie non è possibile, non ci riuscirebbe mai...la conosco troppo bene, figuriamoci farla battere per gioco. Non riuscirebbe nemmeno a farla esibire nel suo locale o fare la cameriera vestita da coniglietta, figurarsi prostituirsi …” Feci una pausa e lo guardai, divertito, continuando: “Non entrerebbe mai nemmeno nel suo locale, non metterebbe piede in un posto simile “Pronunciai allietato della sua sparata sorridendogli ancora in faccia.

“Bè lei non ci può credere ...” Rispose:” …. ma io a quella signora, anche lei di buoni principi e moralista e seria, le ho fatto provare l’ebrezza della prostituzione, di battere il marciapiede sulla strada, di avvertire cosa si prova ad essere pagate per fare sesso. Naturalmente una sola volta, per gioco, e l’ha fatto, dopo averla disinibita.” Continuando: “Motivo in più per lei Carlo di accettare …. So che con la sua signora non sarà facile, lo ammetto, lei però lei mi dovrebbe aiutare un po’, dovrebbe stare un po' dalla mia parte, essere un po’ mio complice. Io mi farò aiutare dalla mia collaboratrice Lea e da qualche altra coniglietta del locale, e lei sarebbe informato su tutto e sarà sempre presente e vediamo che succede! Se funziona si va a vanti, se no ci salutiamo e sconosciuti come prima!” Disse ridendo anche lui.

Non nego che ero eccitato dall'idea che quel piccolo uomo, sbruffone e disonesto, capetto di un

gruppetto di puttane, provasse a disinibire mia moglie e chiedesse sfacciatamente la mia

complicità oltre che il permesso. Mi eccitava quella sua richiesta e che fosse lui a compierla, un piccolo delinquente e magnaccia, forse, anzi probabilmente se l’avesse fatta un altro, mi avrebbe offeso e indignato e l’avrei mandato al diavolo, ma lui no, inspiegabilmente mi eccitava. Sapevo che non ci sarebbe mai riuscito, che era impossibile cambiare la testa a mia moglie, e non credevo a quello detto su quella signora, ma quel gioco mi intrigava, mi attraeva e riflettevo.

“Lei vuole provare Carlo lo so! Lo sento e lo percepisco …” Disse guardandomi negli occhi:” … e sappia che sarà prima di tutto sempre presente e informato su qualsiasi cosa si farà e quando lo deciderà lei Carlo, si fermerà il gioco e non si farà nulla che non vorrete.” Aggiunse per rassicurarmi, e io preso da quella discussione domandai:

“Cioè lei dice in poche parole che io sarei il regista di tutto?”

“Si esatto!” Rispose precisando: “Certamente!... Ma mi deve aiutare. Lei venga pure nel mio

locale quando vuole qualche sera, con sua moglie o anche da solo, a vedere, a osservare, chieda di me all’entrata, di Rocco e non stia a pagare, sarà mio ospite e si farà un’idea...E soprattutto accetti che è solo un gioco, erotico, trasgressivo e diverso dal solito, ma solo un gioco innocuo e poi cerchi di convincere la sua bella signora a venire, non importa con che pretesto e che reazione avrà l'importante è che ci venga nel mio locale!” Pronunciò.

Mi sentivo elettrizzato da quella richiesta, dalla sua insistenza e dalla mia reazione eccitata.

Mi domandai se fossi veramente sicuro di quello che mi chiedeva e da cosa derivasse tutta quella sua sicurezza e tranquillità.

“Allora è d’accordo?” Domandò il mio interlocutore, quel Rocco precisando:” Sappia però che se riuscirà la disinibizione di sua moglie, sarà radicale e diventerà a tutti gli effetti un’altra donna…. Più compiacente e vistosa.” E mi guardò negli occhi in segno di sfida. Io sorrisi divertito, non conosceva affatto Roberta e il suo caratterino, ma mi eccitava ascoltarlo, che ci provasse.

Comunque mi alzai turbato dicendo:” Non è fattibile e comunque dovrei pensarci!”

“Ecco bravo carlo, ci pensi ...” Rispose lui:” ...e vedrà che l'idea le piacerà, è solo un gioco che farebbe all'insaputa di sua moglie... Non sa quanti mariti fanno queste cose. Quando decide o mi vuole parlare, mi chiami a questo numero di cellulare.” Mi informò passandomi un bigliettino di presentazione del locale con il suo nome e numero di cellulare.

” È il mio personale!” Aggiunse.

Feci per mettere la mano in tasca, ma esclamò:

“Pago io!” Alzandosi anche lui e dicendomi all’improvviso: “Ah!!... A proposito, fino dove potrei arrivare con il gioco?” Subito non capii... ma lui precisò:

“Fino in fondo...??” E sorrise.

“Cosa intende fino in fondo!” Chiesi curioso.

“Come quella bella signora borghese per bene di cui gli ho parlato, che ho disinibito prima di sua moglie? “Domandò.

Capii cosa intendeva dire e mi veniva da ridere.

Sorrisi divertito di quella sua sicurezza e sfacciataggine e risposi:

” A parte che non ho accettato e non accetterò mai, ma da giocatore e conoscendo benissimo mia moglie, certo, se dovessi giocare, se ci riuscisse, accetterei che la disinibisse fino in fondo.” Ribattei con una mezza smorfia divertita.

“Anche fino a prostituirla e farla battere come l’altra signora!?” Aggiunse lui chiaramente rispondendo al mio sorriso derisorio.

E io, allontanandomi sicuro di me e di mia moglie risposi stupidamente di:” Si!... Certo! Fino a farla battere se ci riuscirebbe.” Con una espressione divertita.” Ma non giocheremo mai a questo gioco!”

“Allora ci pensi, io aspetto che mi chiama! Sono sicuro che lo farà!” Esclamò allontanandosi per pagare. Quando tornò, ci salutammo e ci lasciammo e io andai a consumare un pasto in una tavola calda vicina, mentre lui spariva tra la gente frettolosa delle pause pranzo di Milano.

Di quell’incontro non ne parlai a mia moglie per non preoccuparla inutilmente, pero ci pensavo divertito e turbato:

“Le propri n matt chel lì!” Mi dicevo in dialetto milanese:” Venirmi a fare una proposta del genere, di fare trasgredire la mia Roberta, che non può non solo vederlo, ma nemmeno sentirlo nominare. Solo a sentire il nome Rocco le viene l’orticaria…” E ridevo dentro me continuando a ripensare alle sue parole. “Vuole farla vestire da coniglietta come quelle della rivista di play boy, farle fare lo spogliarello e addirittura farla prostituire. Le propi n terrun … non conosce Roberta.”

Ma qualcosa in me mi turbava, nei giorni seguenti lentamente iniziavo a pensarla in quel suo locale night e se dapprima lo facevo divertito con lo spirito di sbeffeggiare le richieste assurdo di quell’uomo, poi lentamente nei giorni e nelle settimane seguenti, iniziai a pensarlo eccitandomi.

Oramai eravamo giunti a metà giugno e Roberta alla sera veniva a letto, solo con la

camicetta da notte leggera, semitrasparente e corta a babydoll che le lasciava fuori le cosce, oppure in canottiera di seta e mutandine.

Spesso alla notte mi svegliavo per un motivo qualunque, e con desiderio scoprendola lentamente, togliendo il lenzuolo in silenzio la osservavo mentre dormiva, con il sedere in fuori, coperto solo dallo slip e le sue cosce belle, piene, lisce e lunghe. E la osservavo in silenzio senza svegliarla, lasciandola dormire, pensandola nel locale di quel tale Rocco, tra dei tavoli immaginari vestita con il costume da coniglietta a servire da bere a uomini volgari nel night di quel magnaccia. Presi a osservarla anche nei momenti intimi e la guardavo nuda, svestirsi o vestirsi quando veniva o si alzava dal letto e la immaginavo sempre in quel locale a fare lo spogliarello davanti a uomini vocianti che la incitavano... Oppure ancora fantasticavo la mattina quando la vedevo appena alzata in mutandine e canotta spettinata, mentre preparava

il caffè con i glutei carnosi e teneri a vista, che le uscivano dai bordi della mutandina. O anche vestita, tutta in ordine nei suoi tailleurini perfetti, mentre si accingeva ad andare al suo lavoro da impiegata postale o ad accompagnare Federico a scuola, e ammirandola assurdamente la pensavo nuda con una mascherina sul viso...davanti a tanti uomini vocianti che si esaltavano davanti a lei. 

Mi eccitavano quei pensieri anche se erano impossibile da realizzare e iniziai a fantasticare.

Le sere che facevamo l’amore, mi eccitavo tantissimo a pensare alle parole di quel Rocco, alla sua proposta oscena e mi veniva più duro, durissimo come il ferro e se ne avvantaggiava anche Roberta inconsapevolmente, con beneficio di quel mio stato di erezione e eccitazione, e facevamo delle chiavate fantastiche. La penetrazione avveniva in un attimo e quando le parlavo chiavandola di quella sera al bar o di quei tizi che ci avevano fermati che la guardavano desiderosi di lei, la sentivo godere e fremere, avvertivo gli spasmi della sua vagina sull’asta del mio cazzo, anche se ripeteva:

“Smettila dai Carlo…!! Non mi va di ricordare quelle cose lì!” Ma le contrazioni vaginali di

piacere, anche nel silenzio, la tradivano.

Avvertivo tra le labbra i suoi capezzoli duri che succhiavo e baciavo, e gli spasmi della vagina

farsi più forte e in modo diverso con i nostri pensieri peccaminosi, nel nostro silenzio e

nell’immaginario della nostra mente, godevamo.

Era vero, dopo quella sera i nostri rapporti sessuali e famigliari sotto un certo aspetto erano

migliorati, ci avevano caricati di adrenalina, e il merito involontariamente era di Rocco, che ci

eccitava, soprattutto a me. Avevo trovato il mio afrodisiaco naturale, che mi risvegliava e accendeva sessualmente, provocandomi erezioni solo a pensare quelle situazioni che aveva descritto, anche se lei provando la mia nuova virilità e avvalendosi del mio nuovo vigore, ebbe il dubbio che pigliassi la pastiglietta azzurra, ma la tranquillizzai con sicurezza:

“Non ho bisogno di queste cose amore!” Le dicevo quando mi chiedeva:

“Ma hai preso qualcosa? Qualche afrodisiaco?”

” No amore …” Rispondevo:” …mi basta pensare a te che mi viene duro!” Evitando di dirle il

modo con cui la pensavo e la causa dell’erezione. Lei era felice di eccitarmi ancora, era fiera di

riuscirci e di essere mia moglie.

Solo a pensare quelle situazioni, il cazzo mi diventava duro, e una sera, dopo aver bevuto un

bicchiere di più perché allegro, nel prepararci ad andare a letto, chiacchierando come facevamo alcune volte per eccitarci, aprendoci di più in verità interiori e in trasgressione, le chiesi:” Cos’hai provato quella sera a sentirti osservata e desiderata da quegli uomini in quel bar e in quel marciapiede ?!”

“Oh dai, Carlo!!... Lo sai che non mi piacciono questi discorsi, parlare di queste cose. Hai detto

che non li avresti più fatti!” Rispose.

“Soltanto per curiosità amore, lo sai che a me ha eccitato tutta la serata vederti osservata e volevo sapere se anche a te aveva provocato lo stesso effetto?”

Roberta rispondeva senza guardarmi, continuando a mettere in ordine il soggiorno, e poi passati in camera iniziando a spogliarsi, si voltò e mi guardò:” Eccitata no! Ma turbata si!” Esclamò, precisando subito:” Intanto sia chiaro, non lo farò mai più!!!” Lasciai cadere l'ultima risposta e mi concentrai sulle prime:

” Turbata in che senso?” Le chiesi:” Vuoi dire che ti piaceva essere guardata ?!” Precisai.

“Be sì! Non so come dire, era una sensazione nuova, quegli uomini mi spaventavano, erano

orrendi, vecchi, però il sentirsi desiderata da sconosciuti...erano sensazioni nuove per me, che non so spiegare, che però non voglio più scoprire né provare e se possibile ricordare, specialmente alla mia età... mi spaventa provare queste emozioni nuove e strane.”

“Alla tua età? “Risposi stupito e divertito:” Ma se sei una quarantenne. Sai cosa mi ha detto un

signore giorni fa! ...Che ne dimostri meno!” Evitandole di dirle che quel signore era Rocco, il tizio che ci aveva fermato con l'auto e che mi fece quella indecente proposta.

“Oh sì!” Ribatté compiaciuta. “Con tutte le donne più belle che ci sono!... Quel signore avrà

bisogno certamente degli occhiali!” Esclamò ridendo, però sentendosi lusingata e provandone piacere a sentirselo dire.

E ulteriormente le domandai sorridendo:

“Ti faresti mai chiavare da un altro uomo Roberta? Uno degli uomini di quella sera? “

Si voltò di scatto scandalizzata dicendo:” Ti se mat... (sei matto) “In milanese.” Figuriamoci! Se penso a quell’orrore di persona (riferendosi a Rocco) sto male! Ma cosa ti salta in mente? Né con quelli né con nessun altro, mi basti tu e avanzi anche. Non ti tradirei mai! Sai che ti amo e che sei l'unico oltre che il primo uomo della mia vita.”

Quelle sue precisazioni mi fecero piacere e mi inorgoglirono e confermarono se mai c'è ne fosse stato bisogno la mia sicurezza riguardo al suo comportamento, alla sua moralità e fedeltà in quel gioco, se mai un giorno avessi scelleratamente accettato la proposta di Rocco. Ma capii anche che aveva paura di scoprire cose nuove e nuove emozioni, per timore che le piacessero e non si controllasse.

D’altronde a quarant’anni non conosceva molto del sesso se non quello che le avevo insegnato io. Sapevo che le sue risposte erano sempre negative o avvilenti alle mie domande e richieste, e non avevo il coraggio di andare avanti e farne altre. Me ne accorgevo alla sera quando facevamo l’amore, rammentandole nel momento del piacere quegli atti, quelle facce e quella sera passata. Al suo disappunto, quasi disgusto del ricordo, non corrispondeva nella sua mente la volontà di ammissione che quelle situazioni di cui non voleva sentire parlare e le davano avversione, le provocassero piacere. Si svelava silenziosa e involontaria in lei la reazione piacevole del suo corpo con le contrazioni vaginali e le secrezioni umide dettate dal godere a quel pensiero.

Quelle emozioni che avvertivamo chiavando e silenziosamente fantasticavamo ognuno

indipendentemente dell’altro, facevano parte di quei desideri mai espressi, né realizzati che

ognuno di noi aveva, ma reprimeva per moralità e rispetto reciproco, sia i suoi che miei, e che

spesso per essere realizzati trovavano sfogo nel rapporto sessuale pensando a loro, a quella gente, ma facendolo ognuno all’insaputa dell’altro, come tradendoci virtualmente. Oppure come capitava a volte quando lei non ne voleva sapere di avere rapporti sessuali e la mia eccitazione era forte, trovavo rifugio nella masturbazione solitaria, che ero ritornato a praticare. Ma era peggio, perché con la mente mi faceva rivivere e desiderare di più quei momenti e quello chiesto da Rocco.

Spesse volte mi ero trovato in quei giorni, eccitato con il cazzo duro e il desiderio di lei, che non voleva chiavare perché era stanca o aveva mal di testa o avrebbe dovuto alzarsi presto al mattino successivo; masturbandomi pensando a lei e a quelle fantasie malate ma eccitanti di Rocco, e che ormai cinquantenne, la mia età matura mi spingeva ad avere quei pensieri.

In quelle settimane, sembrava che la nostra intimità sia sessuale che affettiva avesse trovato la

sintonia giusta, una spinta di passione e amore. E dopo una sera di sesso, la vedevi felice al mattino dopo canticchiare lavandosi e vestendosi, mettendosi in ordine i capelli, guardandosi orgogliosa allo specchio.

Sembrava che tutte e due avessimo superato quel turbamento per quanto accaduto quasi un mese prima.

Ma una notte dopo aver fatto l’amore, (come chiamavamo noi romanticamente il fare sesso),

verso le due, non so perché, mi risvegliai accaldato e non riuscii più a prendere sonno.

Mi alzai facendo attenzione a non svegliarla e passeggiai per la stanza, faceva caldo ed era

scoperta, con una canottiera da notte di seta leggerissima che le arrivava ai lombi, mostrando le mutandine, e tra esse e la canottiera, una striscia della sua pelle pallida e vellutata, e la guardai dormire beatamente.

Io invece ero sveglio, non riuscivo a prendere sonno e pensavo alle parole di Rocco senza riuscire a togliermele dalla testa.

Andai in cucina, presi un bicchiere di acqua fresca e diedi due sorsate, poi passai in soggiorno e mi avvicinai alla finestra a osservare la vita della notte fuori dai vetri.

Lo confesso quell'accordo e quei riferimenti sessuali e di umiliazione di mia moglie nell'intesa

ipotetica e scellerata che mi aveva fatto quell’uomo, non mi dispiacevano, ma anzi, mi

eccitavano. Provavo rincrescimento a pensare mia moglie a fare quelle cose dette da quell’uomo, a fantasticare di farle fare la serva ed esibirla nel night. Riflettendo al buio della camera, capii che in un certo senso dovevo cedergliela perché la disinibisse mentalmente per farle compiere quello che diceva lui.

“Ma come farebbe?” Mi chiesi.

Io ero sicuro che mia moglie mai avrebbe accettato di fare quelle cose sconce e volgari che

Chiedeva Rocca ma anche lui mi sembrava altrettanto sicuro di riuscirci.

“E se fosse vera la storia di quella signora borghese che mi aveva detto? Che l’aveva disinibita al punto che la portata a prostituirsi? E se ci riuscisse con Roberta? “Pensai.

Per un attimo un brivido gelido mi passo sulla pelle dandomi una sensazione di paura mista a

piacere.

“No! Roberta non farebbe mai quelle cose, piuttosto …lo denuncia…” Mi risposi contento.

Ma avere quei pensieri, quei desideri e aver parlato con quell’uomo, Rocco, a sua insaputa e alle sue spalle, con lei ignara di tutto in un certo senso ingannandola, mi dispiaceva, ma allo stesso tempo mi eccitava enormemente immaginarla in quelle situazioni. E mi consolavo e giustificavo di avere quei cattivi pensieri e desideri perversi, con il fatto che non solo lei non avrebbe mai accettato…ma era impossibile che si avverasse la situazione fin dall’inizio, e mi confortavo scusandomi con me stesso per ingannarla e mi discolpavo e assolvevo così!

Sapevo che non si sarebbe mai realizzato quanto fantasticavo, che non sarei mai giunto alla fine delle mie immaginazioni di vederla coniglietta servire ai tavoli o addirittura fare uno spogliarello, o peggio l’impossibile, prostituirla o farla “battere” come diceva lui. Era inattuabile e irreale quello che proponeva, probabilmente anche se avessi accettato, non saremmo nemmeno partiti con quel gioco. Eppure mi eccitavo e masturbavo mentalmente a pensarlo.

Ma l’idea di mia moglie tra le braccia di un altro uomo, o che potesse avere atteggiamenti sessuali con lui o quel Rocco, mi elettrizzavano follemente e non riuscivo a togliermeli dalla mente, anche se sarebbero restati per sempre solo una fantasia.

Ricordavo che fin dai primi giorni di matrimonio, quando lei giovane era nel fiore degli anni e nel pieno della sua bellezza e mi capitava di cogliere gli sguardi libidinosi di altri uomini su di ella che la desideravano, provavo una fitta di gelosia e di eccitazione, ma prevaleva sempre la prima emozione in quegli anni, la gelosia. Ora tutto era cambiato, si erano invertite le parti, e avvertivo prepotentemente la seconda emozione, l'eccitazione che sovrastava la prima.

Quella notte, camminando nel soggiorno e pensando con il bicchiere di acqua in mano, me lo

toccai sopra lo slip, c’è l'avevo di nuovo duro per l'eccitazione a quei pensieri, mi scoppiava.

Infilai la mano dentro lo slip dall’elastico e dalla parte inguinale scesi e lo toccai e lo presi in

mano, era di nuovo eretto e duro, un pezzo di ferro, erano anni che non mi capitava che mi

venisse così duro. Avrei voluto ritornare in camera, a letto vicino a lei e chiavarla di nuovo anche se avevamo finito da poche ore, andare di là scoprirla, tirarle giù le mutandine e piantarglielo dentro la figa, godere e farla godere; anche se con questo nuovo tipo di eccitazione l’erezione durava poco e eiaculavo subito. Ma sapevo che non avrebbe voluto, si sarebbe arrabbiata, dormiva, si era giù fatta la doccia e lavata e se l'avessi svegliata perché ero eccitato e volevo chiavarla ancora, mi avrebbe mandato al diavolo.

Mi avvicinai socchiudendo la porta e guardai nella camera di nostro figlio Federico, dormiva.

Roberta era nella nostra, sul nostro letto matrimoniale girata posteriormente, mezza scoperta e quasi nuda, mostrandomi le spalle sensuali e il sedere assieme alla schiena.

Feci qualche passo per distrarmi da quei pensieri che non volevo avere ed entrai nella stanzetta studio, mi sedetti sulla poltroncina girevole e accesi il computer, e nell'attesa che si programmasse, mi fumai una sigaretta guardando il fumo sbuffato salire verso l’alto trapassando il fascio di luce della lampada. Quando il computer fu funzionante, misi le cuffie e andai sul sito Porno Lupo, cercai un video con una donna che assomigliasse più possibile a mia moglie Roberta, come corpo e come taglio, lunghezza e colore dei capelli. Quello era un mio piccolo segreto, mi divertivo eccitavo a vedere video porno dove la protagonista assomigliasse molto a mia moglie, e che si lasciasse o venisse chiavata da qualcuno e io mi masturbavo pensando che fosse lei realmente e quella notte feci così, lo guardai.

Visionai il video di una quarantenne simile a mia moglie e dopo aver assistito a lei chiavata da due uomini dotati sessualmente, quasi contemporaneamente e alternandosi, immaginando che la pornostar fosse Roberta, non resistetti più, mi presi il cazzo in mano chiusi gli occhi e iniziai a masturbarmi, desiderando fortemente in quel momento massimo dell'eccitazione, che Rocco la disinibisse davvero e la svezzasse come diceva lui. Immaginando che la chiavasse anche…facendola diventare veramente disinibita, una puttana fino in fondo, che lui portava a battere come quella signora che mi aveva detto di aver fatto.

E a quel pensiero non resistetti più, avendolo duro come il ferro e masturbandomi forte come un ragazzino, per la seconda volta quella notte sborrai, con getti potenti che caddero non più

sull’addome e la coscia di mia moglie come durante la chiavata, ma sulle mie gambe e contro la scrivania mentre in mente assimilavo il viso di mia moglie in costume da coniglietta a quello di Rocco.

Dio che piacere che provai…ebbi come una scossa elettrica.

Al termine ero sconvolto, oramai ero arrivato a pensare e a fantasticare che lui la svezzasse

davvero e ne godevo e lo facevo sia quando la chiavavo o mi masturbavo per lei. Era diventato una fissazione, non riuscivo più a togliermi dalla testa quelle immagini e pur non volendo come un pensiero intrusivo inopportuno che compariva improvviso, pensavo sempre al gioco che mi aveva proposto Rocco, alle sue parole:” È un gioco... soltanto un gioco… e lei Carlo lo sa! Provi… provare non le costa niente, se poi non ci riusciamo, potrà sempre dire che ha tentato”.

 Ed era diventata una ossessione, quella proposta nell'interpretarla e nel fantasticarla, con al centro sempre mia moglie.

Quell’idea mi prendeva sempre più, il pensarla e fantasticare, era come averla ceduta realmente un po' a lui e in un certo senso era già un inizio di trasgressione e svezzamento mentale verso mia moglie. Il pensarla con Rocco e ricordare le sue parole umilianti su di lei, mi eccitava e infervorava, era come profanarla nella sua intimità, nella personalità, nella mente, come aveva fatto facendola passeggiare sul marciapiede quella sera.

Quella notte dopo essermi masturbato, mi prese il desiderio perverso di infrangere e violare quella sua rettitudine morale, quella sua innocenza e purezza etica e coniugale che avevano sempre ostacolato le mie fantasie e i miei desideri. E eccitato mi riproposi di coinvolgerla anche a sua insaputa nel gioco con quel Rocco. L'eccitazione che provavo a pensarla così a disinibire, era forte, troppo grande e non riuscivo a contenerla.

Tornai a letto e mi sdraiai vicino a lei, si era voltata dalla mia parte e ora tra la penombra le

vedevo il viso e osservavo i suoi bei lineamenti che piacevano tanto a Rocco, sentivo il suo

respiro e vedevo le mammelle, belle e grandi, muoversi assieme alle escursioni toraciche. Mi

avvicinai e le diedi un bacio sulla fronte e avvertii nella narice il suo profumo inebriante che mi stordì, l’amavo. Mi lasciai cadere indietro con la testa sul cuscino e mi addormentai vicino a lei.

Il giorno dopo quando fui in ufficio, come facevo spesso presi il bigliettino da visita che mi

aveva dato quel Rocco ma non mi soffermai soltanto a guardarlo. Quella mattina dopo parecchie riflessioni, come se fossi in uno stato di smarrimento psicologico, presi lo smartphone e istintivamente feci il suo numero e lo chiamai al cellulare:

“Buongiorno! ...Il signor Rocco?” Chiesi quando sentii la voce.

“Si chi è lei?” Rispose.

“Sono Carlo, non so se si ricorda di me, abbiamo chiacchierato al bar… un mezzogiorno ...”

“Ah sì !!... “Mi interruppe:” ...Ora ricordo! E’ il marito della signora Roberta, avevamo parlato

della sua bella moglie. C'è ne ha messo del tempo a decidersi a chiamarmi, quanto è passato ?!”

Chiese.

“Una ventina di giorni!” Risposi io.

“Avevo perso le speranze … sa!” Disse ridendo:” Spero che mi darà una bella notizia ora?”

“Si, ma preferire parlarle a voce, direttamente con lei come l'altra volta. “Lo informai.

“Ma certo! Va bene! …. Vuol venire nel mio locale?”

“No preferisco un bar, se è d’accordo, ci vediamo in quello dell'altra volta. Io finisco di lavorare

alle 17.00 oggi, se lei è libero e può…”

“Ma certo!... Sposto un paio di impegni che avevo per oggi e alle 17.00 sarò lì!” Esclamò.

Ci salutammo e chiusi la chiamata sul mio iPhone, restando sul suo il mio numero telefonico.

Al termine mi tremavano le mani e il cuore mi batteva fortissimo, una scarica violenta di

adrenalina attraversò il mio corpo, un misto di eccitazione e benessere, come quando ci si

libera parlando, di qualcosa che ci opprime.... e per un momento pensai:

“Ma che ho fatto? ...Lo chiamato davvero?” Non mi rendevo conto che avevo iniziato un gioco che a me e mia moglie ci avrebbe portato alla depravazione.

Ma subito quello stato di tensione svanì e la respirazione e il battito cardiaco mi ritornò

regolare, facendomi apprezzare quello che avevo appena fatto, di telefonargli.

Quel tardo pomeriggio ci rivedemmo al bar precedente, nuovi saluti questa volta con una stretta di mano e ci sedemmo.

“Spero che abbia deciso di sì!” Esclamò subito sorridendo quel Rocco ordinando al cameriere due caffè.

“Si! ...Ho deciso di sì ...” Pronunciai esitante, quasi balbettante per l’emozione:” … di provare questo gioco che lei propone, però vorrei avere più dettagli e garanzie, che mi spieghi meglio come vorrebbe svolgerlo. Sa è mia moglie!” Dichiarai con una sorta di preoccupazione.

“Certo, ma non si spaventi è solo un gioco, vedrà che al termine sarà contento di averlo fatto,

si accorgerà che è molto eccitante per entrambi, per me cercare di disinibirla, ma soprattutto per lei che vedrà trasformarsi sua moglie sotto i suoi occhi. Come gli ho detto è soltanto un gioco, e con un po' di sua complicità, si inizia, si ci dà un obbiettivo e si vede fino dove si arriva.” Mi informò.

“E l'obbiettivo quale sarebbe?” Domandai curioso.

“L’obbiettivo finale del gioco sarà quello di portarla a battere! “Rispose subito freddamente e serio, lasciandomi sorpreso, ma anche eccitato dalla prontezza della sua intenzione e decisione.

A quella frase, e nel modo che la disse mi si gelò il sangue nelle vene, non so perché, ma mi sentii inspiegabilmente eccitato, il cuore iniziò a battermi forte … e a darmi il cardiopalmo.

Rocco mi guardò e rise dicendomi:

“Lo so che lei da marito, conoscendo sua moglie lo ritiene impossibile e forse lo è davvero, ma dobbiamo avere un inizio e una fine in questo gioco.” Rispose lui.

“La fine sarebbe quella di portarla a battere una volta, e l'inizio? “Domandai.

“L'inizio e incominciare a portarla nel mio night club, poi naturalmente non ci sono limiti se lei è consenziente.” Affermò mentre io scuotevo la testa.

“Di che genere non ci sarebbero limiti?” Chiesi intuendo già la risposta.

“Sessuali!” Rispose lui. “Se la sua signora ...” Si corresse subito” ... Roberta nella sua

disinibizione accettasse di fare qualcosa di diverso e trasgressivo, anche da sola o con qualche altro uomo, sempre di sua volontà e consenziente, lei però non dovrà impedirlo, se no sarebbe tutto lavoro inutile. “

“Mi sta dicendo che se durante la sua inibizione o emancipazione decidesse e volesse tradirmi con qualcuno io non dovrei fare nulla per impedirlo?”

“Si!” Rispose.

Ero eccitato ad ascoltarlo a quelle possibilità sessuali che ipotizzava e metteva nel percorso.

“Niente ricatti e imposizioni!?” Domandai io.

“No! Niente assolutamente, ha la mia parola ... “Correggendosi subito:” ...però siamo onesti,

qualche piccolo espediente dovrà esserci, ma niente di impositivo, se lei non vuole, non si potrà fare niente, sono sincero.”

“Quindi se si vorrà sospendere tutto potremmo farlo sia io, che voi Carlo, che sua moglie Roberta.” Restai pensoso e come dovrebbe svolgersi?” Domandai ancora più eccitato che interessato.

Come le ho detto l’altra volta, l’inizio sarà portarla nel mio locale e farle fare la coniglietta – cameriera, servire ai tavoli dei clienti, poi con il tempo e la giusta maturazione una o due esibizioni sul palco, da sola o assieme ad altre ragazze più giovani di lei …” Lo interruppi:” Nuda?! “Domandai.

“Si nuda!” Rispose “Uno spogliarello!”

Non resistetti e mi scappò un sorriso beffardo…:” Non farà mai spogliarelli mia moglie, è impossibile la conosco bene.”

“Però noi ci proviamo...” Ripeté serio fumando:” ...  e dopo il suo percorso al night per fine la porterò per una volta a battere in uno di quei marciapiedi dove ha visto le mie ragazze lavorare quella notte e fare provare a sua moglie l’emozione e il brivido di fare realmente una marchetta a pagamento con un cliente vero. E poi al termine dell’ultima prova, quella più eccitante sulla strada, la bella signora, cioè sua moglie ritornerà da lei Carlo, completamente disinibita, un’altra donna, e vedrà non avrà più i mal di testa quando la vorrà chiavare, ma sarà sempre disponibile. “Fece una pausa e sbuffò fumo per poi continuare: “Questo è il programma del gioco, si inizia ma non è detto che si arrivi alla fine, può terminare

molto prima o arrivare a metà, oppure fino in fondo, questo lo vedremo giocando...” Dichiarò sorridendo.

“E potrò smettere quando vorrò?” Chiesi ancora.

“Certo! ...Anche dopo un giorno soltanto. La moglie è sua mica la mia, io la svezzo soltanto come si fa con le cagnette, l’addestro a essere un’altra, diversa e disinibita, e dopo

quaranta giorni gliela ridò cambiata! Ma è lei che deciderà fino a che punto arrivare.”

“Quaranta giorni?” Ripetei.

“Si certo, quaranta giorni, il gioco non può andare avanti all’infinito, deve avere un termine temporale. Dopo quaranta giorni si ci ferma dove si è arrivati … tutto qui!”

E sorseggiando la mia bevanda pensai: “Quaranta giorni, poco più di un mese… Avremmo terminato il gioco ancora prima di andare in ferie.” Ma quel paragone di Roberta con gli animali mi inquietava, l’aveva paragonata a una cagnetta, però avrei potuto smettere quando avrei voluto, e mentre pensavo lui continuò:

“Tutto dovrà iniziare con un incontro a tre nel mio night club, così intanto vedrà l'ambiente e io le offrirò il lavoro da entraîneuse o se preferisce da cameriera vestita da coniglietta, partiamo da lì e vediamo se si avvia o si bloccherà tutto.” Dichiarò.

Pur essendo timoroso e inquieto ne ero affascinato, l’idea non mi dispiaceva, i chiarimenti li avevo avuti ma i dubbi mi restarono. Mi interessava la prima fase, l’inizio, perché intanto il resto ero certo non si sarebbe mai realizzato.

Lo guardai e riflettei un momento intanto che lui mi osservava e poco dopo accettai:

“Va bene! “Esclamai sicuro di me, già eccitato dal fatto di aver fatto un accordo con lui e di

farla entrare in un locale hard del genere, un night club dove non c’eravamo mai stati.

“C’è solo un problema!” Dichiarai.

“Quale?” Domandò.

“Come faccio a dirle di venire nel suo night? Non verrà mai, non accetterà mai una tale proposta da me, come faccio a dirle andiamo dal sig. Rocco, sai quel signore del bar e del marciapiede che ti ha tirato su il gonnellino e visto il sesso...

Non accetterà mai e non verrà mai!” Ripetei.

Restò pensoso, rifletté e poi affermò: “Qui allora caro Carlo, dobbiamo trovare un espediente, un piccolo inganno.”

“Quale? “Domandai.

“Dovremo fare così! Lei dirà a sua moglie che mi sono di nuovo fatto avanti io e che le ho

detto delle sue fotografie, che se le volete indietro, dovrete venire nel mio locale a discuterne

con me, al contrario se rifiuterà le dirà, che le posterò su internet, su You tube e face book …e sul mio sito personale.

” Restai in silenzio ad ascoltarlo e lui terminò. “Poi una volta che sarà la, nella tana del lupo...”

Disse sorridendo:” Vedremo il resto! “

Ragionai, l’idea poteva anche funzionare, non era male, avrei dovuto presentargliela a mia moglie nel modo giusto, come una minaccia.

Lui vedendomi pensieroso, mi chiese:” Che ne pensa?”

“Potrebbe funzionare ...” Risposi:” …ma, mi dispiace mentirle...”

“Oh Carlo… una piccola bugia per iniziare ci sta! ...Ha detto lei che se non c’è una motivazione valida sua moglie non viene di sua iniziativa nel mio locale. Eccola la motivazione! Potrà dirle se facesse resistenza che il sig. Rocco vuole mettere le sue fotografie di quella sera su internet e renderle pubbliche se non andiamo a parlare con lui nel suo night. Le dirà che dovrò farvi una proposta, senza dirle quale, al resto penserò a tutto io.”

“Spaventandola un po' potrebbe funzionare!” Replicai io scelleratamente e lui mi esortò:

“D’accordo!! La spaventi un pochino allora! Provi così! Poi mi farà sapere la sera che verrete nel mio locale, se è un giovedì e meglio, il sabato c’è più gente e confusione.” Tirò ancora fumo dalla macchinetta sbuffando fumo alla vaniglia, dicendo: “Il mio cellulare c'è la, io ho il suo. La sera che verrete ...perché sono convinto che riuscirà a convincerla. “Disse sorridendo.” Prima mi faccia uno squillo! ...E io preparerò tutto.”

Sorrise allungandomi la mano quasi a sigillare un patto, un contratto e mentre mi stringeva la mano ammiccando, avvertii un brivido perverso lungo il braccio e lui continuò: “Sarà una cameriera particolare… “E sorrise.

Le sue reali intenzioni erano chiare e si delineavano bene e la cosa mi turbava facendomi passare dall’eccitazione ad una fase di preoccupazione. Ma il mio stato d’animo, insieme a una

sensazione eccitatoria fisica e psichica, mi facevano restare con quelle sensazioni benevoli

, facendomi attrarre da quello sciagurato gioco.

Ci salutammo stringendoci la mano e restammo d'intesa così, accordandoci in quel patto scellerato e infelice su di lei, all’insaputa di mia moglie e di cui me ne pentii mille volte.

Ci lasciammo, e tornai a casa eccitato, quella sera dopo cena a letto fui un vulcano, all’idea di

Quell’intesa con Rocco, la chiavai per mezz’ora.

Quella sera ero iper eccitato, la osservavo nelle faccende domestiche e nel preparare cena, con occhi diversi, forse anche i miei libidinosi come quelli con cui la guardava Rocco quella sera sul marciapiede. La vedevo donna, moglie e madre, ma l’immaginavo vestita da coniglietta, lei così altezzosa e arrogante servire ai tavoli di un night club e stranamente quella sorta di umiliazione che provavo nei suoi confronti a pensarla così, mi dava piacere e soddisfaceva.

Mia moglie Roberta ignara non sapeva quello che era successo poche ore prima, che per gioco, mi ero accordato perversamente con Rocco, quel magnaccia, quell’uomo che lei non poteva sopportare e la intimoriva, e lo avevo autorizzato ad iniziare su di lei una sorta di disinibizione sessuale. Ero certo e sicuro che non ci sarebbe mai riuscito, ma solo il fatto che ci provasse, e in un certo senso di condividerla con lui, mi eccitava enormemente.

Immaginavo tutta la sua serietà, moralità e perbenismo, scontrarsi con un uomo disonesto,

immorale e sfruttatore di donne. Era come mettere assieme, due persone completamente diverse, una l'opposto dell'altra, il sacro con il profano ed ero convinto, che mai Rocco potesse riuscire in quello che aveva intenzione di fare. Non mi faceva paura, non so perché, forse la statura o la sua faccia butterata che anche se brutta sembrava da scemo, o il fatto che lasciasse che io decidessi come procedere il gioco e potevo decidere quando smettere, in qualsiasi momento che volessi io e lui non avrebbe interferito assolutamente. E che a detta di lui, se non fosse stato realizzabile quello che si era proposto, avrebbe lasciato perdere tutto.

E tutte queste cose, stupidamente mi rassicuravano, non rendendomi conto del pericolo che

Correvamo io e mia moglie.

Andammo a letto che erano le 23.00 circa, Federico era in camera sua.

Lei si spogliò e si mise la camicetta da notte leggera, quasi trasparente che lasciava

intravvedere le mammelle e i capezzoli visto che eravamo a giugno, lasciandosi soltanto le

mutandine. Nell’osservarla svestirsi, togliere il reggiseno e mettere la camicetta da notte guardai le sue mammelle grosse e pallide dondolare sul torace. Erano belle, gonfie, desiderabili e suscitavano pensieri morbosi.

Quando fu sdraiata vicino a me, conoscendola le dissi:

“Ti faccio un po' di massaggini sulla schiena amore?” Come chiamava lei le mie carezze.

Come ogni coppia, anche noi avevamo i nostri metodi e abitudini coniugali. Quella parola

< massaggini>, tra noi, nella nostra intimità era preludio, il segnale non concordato, ma sottinteso per iniziare il preliminare a fare sesso o l’amore come diceva lei. Roberta come al solito, si sarebbe lasciata accarezzare passiva la schiena, perché le piaceva e poi accaldata girandosi a pancia in su, dopo averle accarezzato il ventre e le mammelle avremmo finito chiavando.

“Si!” Rispose precisando:” Ma solo i massaggini non facciamo niente stasera, sono stanca e

domani mattina mi alzo presto.

“Va bene!” Risposi con intenzioni ben diverse:” Stai tranquilla, rilassati, pensa qualcosa di

bello!” E sdraiati tutte e due sul fianco nel letto, io dietro a lei, le alzai lentamente la camicetta

posteriormente, scoprendo il sedere, e le infilai tutte e due le mani fresche, sotto, facendola

irrigidire e iniziai ad accarezzarla sulla schiena, le spalle, la colonna vertebrale, i lombi e i

fianchi, mentre lei passiva e compiacente si lasciava piacevolmente manipolare.

Non parlava, il suo silenzio era sempre il segnale che le piaceva lasciarsi massaggiare …

Dopo un po' di minuti e averla scaldata sessualmente un po’, la feci girare dicendole.

“Te ne faccio un po' davanti sulla pancia!”   

Non disse nulla, si lasciò ruotare con il corpo e iniziai ad accarezzare la sua pancetta tenera,

intorno all’ombelico, salendo fino quasi ad arrivare al seno.

In quel momento pensavo a quello che era accaduto durante la giornata, a Rocco, al nostro

incontro e a quell’accordo scellerato che avevo fatto con lui. Mentre non sapevo a cosa pensasse lei nel lasciarsi accarezzare. 

Ero eccitato, mi venne duro subito a quei pensieri, a toccare la sua pelle vellutata e il suo corpo, nel sentirla fremere nella semioscurità della camera. Salendo ancora un po' con le dita sfiorai i suoi capezzoli turgidi, dritti come chiodi, le girai attorno con il dito, senza che lei dicesse nulla e lo impedisse. Era un segnale, il primo che era pronta, scesi lentamente con la mano, passai l’ombelico, la sua splendida pancetta da signora e arrivai al monte di venere accarezzandolo, e giocandoci con le dita le alzai l’elastico delle mutandine e insinuai la mano dentro di esse, sprofondando le falangi nella sua foresta di peli soffici e arruffati, iniziando a giocare con essi; mentre con l’altra mano le accarezzavo la coscia.

Il pensiero delle emozioni che avevo vissuto in quella giornata, la volontà di quell’uomo di

convertirla al libertinaggio, di esibirla nuda in pubblico anche se mascherata e di tentare di

avviarla alla prostituzione, congiuntamente al viso orrendo di Rocco che mi compariva davanti anche se non volevo, avevano l’effetto del viagra, aumentando la mia erezione e il mio desiderio. Ce l’avevo durissimo, non resistevo più.

All’improvviso preso l’elastico delle mutandine gliele abbassai, prima da un fianco e poi

dall’altro, cercando di tirarle giù, mentre era sempre sdraiata, e alternando con delle carezze

all’addome tirai giù anche la parte centrale di esse scoprendole la figa.

“No dai!!…” Mormorò con voce flebile e arrendevole, e per risposta ebbe una mia maggiore

azione con le dita sulla fessura umida: “Alza il culo dai!! Togli le mutandine...” La esortai

sussurrandole dolcemente.

Eccitata anche lei non se lo fece ripetere, piegò le gambe puntando i talloni e appoggiandosi con i gomiti sul materasso facendo leva alzò il sedere e io, con un colpo solo della mano da sotto, le tirai a mezza coscia e poi aiutata da lei le tolsi completamente. Si poteva dire che era quasi nuda.

Ripassai la mano larga sui peli della figa accarezzandogliela eroticamente, pensandola in quel

locale, probabilmente pieno di uomini e spogliarelliste. E insinuai con una spinta il dito medio tra le grandi labbra umide, giù fino in vagina, muovendolo avanti e indietro e iniziando a

masturbarla. Quel piacevole ditalino durò una decina di secondi, perché mi bloccò la mano prendendomi l’avambraccio. “Non così!” Mormorò. Capii che era pronta per la seconda parte.

“Allarga bene le gambe amore!” Le sussurrai togliendomi il mio slip velocemente e quando ebbi il cazzo duro ed eretto, libero e oscillante nell’aria buia, mi ruotai e mi misi su di lei, tra le sue cosce calde e larghe, assestandomi bene sopra, nella tipica e comunissima posizione coniugale del missionario. Appoggiando la cappella dell’asta della mia carne dura sulla sua fessura, tra i peli e le grandi labbra spinsi…. e la penetrai, non pensando ad un atto d’amore, ma a quella perversione che mi accingevo a compiere con quell’uomo.

La sentii umida e iniziai a muovermi su e giù iniziando a chiavarla. Lei passo le mani sulla

schiena accarezzandomela e la baciai in bocca con la lingua dentro, in un lungo bacio

passionale, come se fosse quello di Giuda, tradendola e vendendola sciaguratamente a Rocco.

“A cosa pensi?” Chiesi appena mi staccai con un sospiro dalle sue labbra umide della mia saliva. “A niente perché?... “Rispose correggendosi subito: “A noi due perché ti voglio bene!”

Sussurrò.

Non le volli dire né ricordarle nulla di Rocco perché il giorno dopo gliene avrei parlato e per

precauzione non volevo che collegasse le cose e preferii non dirle nulla. Ma mormorai: “Anch’io ti amo amore, sei tutta la mia vita ...”  E come un torello, iniziai a fantasticare e muovermi veloce, a chiavarla sempre con più

passione e soddisfazione.

Due-quattro-otto -dieci colpi veloci e profondi in vagina e la sentii stringermi di più, le sue dita sulla schiena e la vagina contrarsi, inumidirsi maggiormente e iniziare a gemere.

Continuai baciandola nel collo, accarezzandole le mammelle o i capelli, facendole uscire dalle

labbra un gemito di piacere: “Ghhhmmmmmm!!!!!! Aaaaaahhhhh!!!!””

Iniziava a godere, era vicino all’orgasmo. Mi misi a muovere veloce, quasi da far cigolare il

letto, e lei sotto di me a muovere il bacino al mio ritmo, facendola godere e stringere a me, in

un urlo di godimento: “Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!”

Era venuta...

Mentre io veloce lo tirai fuori eccitato, pensandola coniglietta o vestita da prostituta, e dalla

cappella del cazzo, come un vulcano, eruttai la mia lava bianca di piacere sulla sua coscia sinistra, come facevo sempre quando chiavavamo, praticando noi, il coito interrotto.

Le nostre chiavate erano brevi, duravano pochi minuti, poi io non resistevo a sentire il caldo

umido della vagina e venivo sempre, fin da giovane ero così.

Terminato l’amplesso restammo vicini ad accarezzarci e sbaciucchiarci, parlando sotto voce lei si avvicinò e mi baciò sulle labbra:

“Ti amo Carlo!” Bisbigliò: “Ultimamente sembri tornato indietro di vent’anni, hai avuto un

risveglio sessuale ...” Aggiunse accarezzandomi affettuosamente la pancia e i peli del torace, non sapendo, ignara, che il nuovo vigore sessuale che avevo era dovuto a lei e all’intesa che avevo fatto con quel Rocco.

Ci alzammo a lavarci, prima lei come al solito e poi io, quando tornai a letto, lei era già sotto il

lenzuolo, mi sdraiai anch’io e la baciai sulla schiena essendo rannicchiata di spalle, e mi girai in su con il torace. L’eccitazione e l’esaltazione per quello che avevo programmato con Rocco, era finita assieme alla chiavata, ora c’era solo la realtà e mi era tornata la preoccupazione di quel patto sciagurato che avevo fatto con lui e non ero sicuro di aver fatto una bella cosa:

“Ma intanto non ci riuscirà mai!” Mi dicevo per tranquillizzarmi e lenire il rincrescimento

che provavo quando non ero più eccitato, e mi addormentai vicino a lei, proprio come marito e

moglie e due persone che si amano.

Il giorno seguente in ufficio mi preparai mentalmente cosa dire e come comportarmi con mia moglie, studiandomi e preparandomi già alle sue possibili reazioni. Quando tornai a casa nel tardo pomeriggio nostro figlio non c’era, era fuori con Valentina la sua fidanzatina. Io feci la faccia impensierita e quando la vidi, mi finsi preoccupato:

“Che c’è Carlo?” Chiese Roberta.” Hai una faccia strana, sei stanco?”

“No magari fosse stanchezza.” Risposi.” Questo pomeriggio in agenzia ho avuto una brutta

sorpresa, una brutta visita!”

È ritornata la finanza?” Mi chiese preoccupata.

“Peggio!! Magari fosse venuta la finanza… invece si è presentato quel tizio di quella sera. “

“Quale sera? Che tizio?!” Domandò sorpresa e apprensiva non capendo.

“Quel tizio del bar e che ci fermò sul marciapiede, quel Rocco! ...Ricordi?”

“Oddio! Esclamò allarmata facendo memoria, portandosi la mano prima sulla bocca e poi sulla gola, dicendo allarmata:” E che voleva?”

“Vuole incontrarci per parlarci delle fotografie, ha detto che vuole farci una proposta! “Replicai.

“Lo sapevo! ...Lo sapevo! ...” Si mise a gridare mia moglie:” … Quel bastardo, quella carogna ci vuole ricattare!” Esclamò con un impeto di rabbia. “ E che facciamo ora?” Mi chiese guardandomi seria e angosciata.

“Non so!” Risposi fingendomi confuso.

“Andiamo alla polizia Carlo, denunciamolo!!” Esclamò.

Mi aspettavo quella richiesta da lei e mi ero preparato, finsi di riflettere per poi dire: “No amore! È troppo rischioso per noi, dovremmo spiegare, dire cosa facevamo là anche noi

quella sera, a quell’ora e se comunque ci credessero, rischiamo sempre uno scandalo se si viene a sapere qualcosa.”

“Come se si viene a sapere qualcosa? “Mi chiese stupita.

“Certo lo saprebbero gli agenti, loro negherebbero tutto, direbbero che eravamo noi a provocarli e tu a prostituirti, bisognerebbe mettere degli avvocati e lui avrebbe tutto l’interesse di sputtanarci per vendicarsi, hanno le fotografie ...E magari finiamo in qualche articolo del Corriere della Sera...” Risposi.

“Ma dicevi che se ci avrebbero ricatto li avremmo denunciati.” Dichiarò seria e delusa del mio nuovo modo di pensare. Tergiversai un po’, e poi dissi:

“Si, denunciarli, d’accordo, ma però non sappiamo ancora cosa vuole, non ha chiesto soldi, lui ha detto soltanto che vuole incontrarci per via delle foto e parlarci, ma non ha specificato perché e cosa vuole.”

“Cosa credi che voglia?? Soldi!!! “Esclamò quasi urlando. “Ci vorrà ricattare vedrai, vorranno dei soldi …” Ripeté aggiungendo:” Proprio ora che siamo in difficoltà economica...”

“Be prima di dare giudizi o di denunciarlo, dovremmo andare a sentire cosa vuole …” Affermai io.

“Andare a sentire cosa vuole quel delinquente? E dove dovremmo andare?” Domandò.

“Vuole incontrarci nel suo locale, quel night club di sua proprietà di cui parlava quella sera di avere quando ci invitò.” La informai.

“Cosaaa!!! Nel suo localeee!!!…Ma ti rendi conto Carlo…!!!” Ribattè agitata ripetendo:“No! No! No! ...Io in quel posto non ci metto piede ...non ci andrò maiiii!!!! In quei luoghi ci sono solo puttane, depravati e viziosi…”

“Lo so Roberta, hai ragione, non sono luoghi per noi, ma non abbiamo scelta. Io dico, andiamo almeno a sentire cosa vuole. Ha detto che vuole parlarci, che ha una proposta da fare! E

vediamo di che si tratta!”

Ci fu un lungo colloquio tra noi quasi una discussione, dove argomento per argomento raggirai

tutte le sue resistenze e alla fine si arrese e accettò, si lasciò convincere da me e convenimmo che saremmo andati nel suo locale a parlargli.

“Andremo Carlo, ma solo per ascoltare cosa ha da dirci … “Disse con dignità: …. e poi c’è ne

andremo via subito, e secondo cosa ci dice, ci comporteremo di conseguenza. E non escludo

anche di andare alla polizia! Noi siamo gente onesta…! Io sono una donna seria e rispettata, e

solo il pensiero di entrare in un locale del genere e rivedere la faccia di quell’uomo schifoso, mi fa venire il vomito!”  E domandò:” Quando dovremmo andarci?”

“Giovedì sera alle 21.30.” Risposi.

Non dissi più nulla, a malincuore aveva accettato, anche se dentro di lei fremeva di rabbia.

Quella sera la passammo tra silenzi, domande e risposte su quell’incontro, andammo a dormire con lei preoccupata e agitata e io tranquillo di essere riuscito a convincerla.

La mattina dopo tutto continuò come prima, lei si alzò con il muso, si vestì e andò in ufficio

postale a lavorare e io in agenzia assicurativa e quella mattina dopo il caffè del bar, avvisai con un sms Rocco dicendole che il giovedì successivo, tra due giorni, saremmo andati da lui nel suo night club alle 21.30.

In breve mi arrivò la risposta sempre con un sms:

“Bravo!! Sapevo che ci saresti riuscito! A giovedì sera alle 21.30.”

E quel giovedì sera, con lei tesa e scontrosa, ci preparammo ad uscire per andare.

 

 

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