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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

39 - LA DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.  

 

Note:

“I veri pervertiti sono coloro che reprimono i loro istinti sessuali invece che viverli liberamente.”

Tinto Brass.

 

 

CAP. 39      LA STANZA DELLA PERVERSIONE.

 

Dopo quella volta con Diego, nei giorni e nelle settimane successive, Valentina girò altri video porno. Tutti con attori diversi e ben dotati, uno di lesbismo assieme ad Alenka e ad un'altra ragazza, a leccarle e a farsi leccare la figa. Ne ha girato uno anche con Federico dove insieme venivano sodomizzati dallo stesso partner attore e altri video ancora più brevi etere andando ben oltre i quattro che aveva stabilito con Lea. In genere ogni video porno durava sui trenta minuti.

Lentamente con Juliana e Alenka che stava sempre con lei, Valentina aveva cambiato mentalità, era stata corrotta da loro e si sentiva un'altra ragazza, diversa da quella di prima. Si era abituata a girare video hard, oramai si credeva davvero un’attricetta porno ma il loro scopo ora che ce l’avevano in mano, era quello di farla diventare un oggetto di piacere, una macchinetta per fare sodi. Federico in quel periodo viveva con Dracu a casa di sua madre e le faceva sessualmente da donna a tutti gli effetti lavandogli anche gli indumenti e facendo da mangiare e gli piaceva.

Valentina viveva sempre con i genitori i quali non sospettavano nulla della sua vera attività, delle sue frequentazioni e della sua doppia vita da ragazza per bene studiosa e da attrice hard.  A loro diceva che nei pomeriggi andava a prepararsi con delle coetanee per i test di ammissione all’università e invece andava con Alenka al Macumba dove, sotto la direzione di Juliana, girava altri video porno per l’estero e guadagnava discretamente bene. Iniziava ad avere qualche migliaio di euro e a lei parevano tantissimo.

Nelle sere che era libera, si incontrava con Dracu, che la chiavava o a casa di Federico davanti a lui, o in auto, o in un localino malfamato che frequentava. Lo stesso Federico che ormai era un trans, quando non girava video o si prostituiva per loro con qualche anziano, era insieme a Dracu che riteneva il suo ragazzo. Praticamente Federico era la sua donna e lui (Dracu) il maschio di tutte e due, Valentina e Federico.

Spesso aveva assistito anche Rocco al girare dei video porno di Valentina, che osservandola si era convinto che potevano guadagnare molto di più da lei diversificando le sue prestazioni, e decise di sfruttarla anche in altri settori prima di farla prostituire. Molti clienti che vedevano i video, poi chiedevano di poter chiavare l’attrice e pagavano bene, ma prima di far prostituire Valentina

unica. in quel modo da escort, prima doveva provare la strada.

Lei incalzata dalla sua amica Alenka cedeva alle loro insistenze.

Valentina era bella, era la migliore attricetta che avevano, la loro numero uno, la perla della loro scuderia, ma doveva essere ancora affiliata bene, anche con percosse fisiche se fosse stato necessario, oramai la ritenevano una cosa loro, di loro proprietà come le altre ragazze che si prostituivano.

Sapendo che non era dell’ambiente e che era una ragazza pulita e di buona famiglia, Rocco si premunì e decise di farla iniziare ad esibirsi in un altro suo locale night club non il suo. Il Macumba che sarebbe stato era troppo a rischio per una ragazza così giovane, così chiese a un suo amico magnaccia che era il gestore di un night club di basso livello dall’altra parte di Milano, di svezzarla nella stanza del vizio, una stanza particolare che quasi tutti i locali notturni di infimo grado avevano. Si trattava di iniziarla in un ambiente simile a quello dove era già passata Roberta. All’inizio si era pensato soltanto per una sera per vedere un po’ come avrebbe reagito.

“Sai…” Disse Rocco a questo suo amico:” … sarebbe l’esibizione di una neofita, lo farebbe gratuitamente. È una ragazza molto bella, e ti informo che non è ancora addentro ai meccanismi delle esibizioni.” Gli disse Rocco allo smartphone.

“Stai tranquillo, non ti preoccupare, ci penserò io iniziarla!” rispose ridendo il suo collega magnaccia e si accordarono sulla serata.

Valentina con i soldi che guadagnava con i video, come tutte le ragazze giovani, si curava nell’aspetto e vestiva bene. Le piaceva apparire ed era una bellissima ragazza di 18 anni, magra, con i capelli biondi, lisci e lunghi sulla schiena. Gli occhi azzurri e la carnagione chiara, con l’aria da educanda, da ragazza per bene, raffinata e aggraziata.

Quello che la rendeva una splendida ragazza desiderata da tutti oltre al viso perfetto nei lineamenti e bellissimo, era soprattutto il corpo, modellato al punto giusto, ventre piatto, fianchi stretti, belle gambe tornite, culo alto e seno sodo, questo sommato al volto meraviglioso da brava ragazza, angelico, dolce, che la rendevano

In quel periodo iniziavano anche a girarle parecchi soldi per le mani. Aveva già guadagnato tremila euro, cinquecento euro a film e altri dovevano ancora averli. Su consiglio di Alenka aveva iniziato ad acquistare abiti e scarpe costose che teneva nella casa di Roberta dove abitava Federico e dove andava a cambiarsi d’abito quando usciva da casa sua. Frequentava settimanalmente il parrucchiere come Alenka, i capelli non se li lavava più da sola a casa come aveva fatto sempre, aveva acquistato anche lo smartphone nuovo di ultima generazione e tante altre cose che le piacevano. Iniziava a togliersi desideri ed i capricci che prima non poteva.

Un pomeriggio Lea la chiamò nel suo ufficietto del night.

“Ciao bellina!” esclamò appena la vide.

Lei salutò educatamente “Buon pomeriggio madame!”

“Buon pomeriggio a te! Perché non fai un po’ di spettacolo dal vivo?”

Valentina restò titubante.

” Come spettacolo dal vivo?”

“Sì, davanti a dei clienti veri, non ad una telecamera!”

Valentina restò in silenzio sorpresa da quella richiesta ma Lea proseguì: “Ascolta ho una proposta da farti!”

Valentina non disse nulla ma dall’espressione del viso si notò chiaramente la sua meraviglia e la donna continuò: “Sei davvero molto carina sai… hai quel qualcosa che le altre ragazze non hanno. Perché non provi un po’ a esibirti, bellina!”

“Come esibirmi?  Ma dove?” domandò sempre più stupita.

“Ma se vuoi con le altre ragazze qui sul palco, fai qualche spogliarello con loro, il signor Rocco sarebbe felice e ti pagherebbe bene”

“Ma io non so…  se c’è gente che mi conosce…?”

“Oh non dire stupidaggini! Ti trucchiamo un po’ e se vuoi ti mettiamo una parrucca così non ti riconoscerebbe nemmeno tua madre. Non mi dirai che hai vergogna dopo i video che hai fatto?” le domandò.

“No questo no!... Ma…!”

“Su, passerai qualche serata diversa, vari un po’ quello che fai, come fanno anche le altre ragazze che fanno un po’ di tutto, un po’ di una cosa e un po’ di un’altra.” Poi vedendola silenziosa e titubante, fingendo perfidamente di essere comprensiva nei suoi confronti le comunicò” Per te che è la prima volta, ho un’idea migliore. Ti esibirai non qui ma in un altro night, in un altro locale di un nostro amico, in una stanza con pochi clienti “

“Ma io non so! ...” borbottò la ragazza.

“Ma solo una sera… uno spettacolo, così provi, vedi come si svolge e ti formi. In fin dei conti ti abbiamo anche insegnato a recitare, non ricordi?”

“Sì… lo so, signora, ma io vorrei smettere di fare video e apparizioni” Affermò sincera.

Lea diventò seria, ma da perfida qual era, rispose” Ma certo bellina! Allora fammi contenta, su, dai!”

Lei la guardò e mormorò: “Ma viene anche Federico?”

“Ma lascialo stare quel frocetto! Oramai le vostre strade sono diverse. Avrei capito se avessi detto che vuoi Dracu, ma lui… che te ne fai di un trans?!”

“Ma io gli voglio bene, mi dà sicurezza se c’è. Come sul set… mi sento tranquilla”

“Va bene se vuoi tu lo porteremo dietro!” esclamò rassegnata Lea.

“Dovrai vestirti sexy… ma per te non sarà difficile, qualunque cosa metti addosso ti rende erotica.” e rise.

Lei non si oppose e fu Lea che decise cosa avrebbe indossato, un abito leggerissimo e mini, delle scarpe con un tacco da 12 centimetri a spillo ed eleganti, di classe. Non le fece mettere nessun tipo di calze con la motivazione che faceva troppo caldo per mettere del nylon sulle gambe, ma il vero motivo era che doveva essere subito accessibile. Indossò solo un perizoma bianco che era visibile facilmente e che Valentina non nascondeva più. Una minigonna a metà coscia aderente con un lungo spacco posteriore e sopra una camicetta bianca con un reggiseno trasparente, traforato, a mezza coppa a triangolo. Alle labbra un lipstick rosso ma non fortissimo e volgare, un po’ di rimmel e mascara agli occhi.

Quella sera arrivarono nel locale dopo aver percorso la circonvallazione tangenziale della città.

Entrarono ed a ventina subito le parve un locale per bere. Notò persone ai tavolini che bevevano e chiacchieravano con un sottofondo musicale dolce e rilassante.

Girovagando con lo sguardo all’interno, vide il bar e assieme a Lea, Alenka e Federico si avvicinarono al bancone sedendosi su degli alti sgabelli per bere. Oltre loro, c’erano delle ragazze dai venti ai trent’anni vestite con abiti succinti, che sedute sugli alti sgabelli incrociavano le gambe scoprendole tutte volutamente fino agli inguini per mostrarsi, chi in calze a rete, chi nere o rosse e chi nude. Fumavano o bevevano parlando tra loro in attesa di qualche cliente.

Su quegli sgabelli, essendo vicine all’ingresso, al cliente in arrivo parevano in vetrina. Erano lì da sceglierne una e andare ad un tavolino. Chi entrava le guardava e puntava gli occhi ovunque su di loro perché erano anche carine.

A quella visione Valentina capì che tipo di locale era, una specie di Macumba, quello di Rocco che avevano da poco lasciato, ed arredato diversamente ma non disse nulla.

Alenka dalla sua borsetta prese il pacchetto di sigarette sottili, quelle da puttana di classe e le offrì, Federico non la volle, ma Lea e Valentina si, la presero. Lei aveva anche imparato a fumare. In quel locale si poteva fumare tranquillamente. Al contrario di Valentina, Alenka sapeva fumare in modo provocante, portava la sigaretta alla bocca con fare sensuale e provocante, guardando negli occhi i vecchi clienti.

All’improvviso verso di loro si avvicinò un uomo distinto con giacca e cravatta che andò vicino a Lea e la baciò sulla guancia.

“Ciao!” esclamò

“Ciao!” rispose lei.

Lui di rimando salutò anche gli altri che erano assieme a lei.

” Ciao a tutti!” esclamò guardando le ragazze in viso invitandole a sedersi ad un tavolino.

“Vi faccio portare subito una bottiglia di champagne” disse sedendosi vicino a Lea facendo un cenno al cameriere che arrivò poco dopo con i bicchieri e la bottiglia.

Era molto ospitale ed amichevole. Riguardò i presenti notando subito la differenza fra Alenka e Valentina ed annuendo disse a Lea:

“È questa la ragazza di cui mi ha parlato Rocco!?”

“Sì!” Rispose la donna “Si chiama bellina!”

“Bellina?... Di nome e di fatto!” esclamò sorridendo, aggiungendo” Bene! Ancora una mezzoretta che arrivano i clienti e l’accompagniamo nella stanza.”

Lea sorrise” D’accordo, intanto beviamo.”

“È istruita?” domandò lui.

“No! È la prima volta. precisò Lea.

“Bene, ci penseremo noi!” asserì con un sorriso perfido ed appena lui si allontanò tutte le altre si misero a parlare e bere.

Valentina era preoccupata, non sapeva cosa l’aspettava e questo l’agitava.

“Ma che devo fare?” domandò a Lea.

“Nulla di particolare, sarai in una stanza con una decina di persone sedute di fronte a te, un uomo ti aiuterà a spogliarti e farà qualche giochetto erotico su di te. Tutto qui! Farai una cosa diversa dal solito. Non te ne pentirai, vedrai!”

Valentina ebbe un ultimo attimo di esitazione ma non disse nulla. La mezz’ora tra il chiacchierare e la musica passò in fretta e ritornò quell’uomo.

“Su andiamo!” disse guardando Valentina invitandola ad alzarsi.

La ragazza era agitata, si fece appoggiare la mano sul petto da Alenka sentì cuore battere fortissimo e guardò Federico.

” Che faccio?” chiese preoccupata.

“Vai!” rispose Alenka con un sorriso perfido. È solo uno spettacolo, uno spogliarello. Dai!”

Lei tirò un lungo sospiro mentre Lea si alzava dalla sedia insieme a Federico e si accinse a seguirli. Alenka subito dietro Valentina le infilò e passò con l’indice la polverina bianca sulla gengiva sotto il labbro superiore esclamando

“Vedrai che questa un aiutino te lo darà! e ricorda… “disse falsamente “stai tranquilla che non c’è niente di pericoloso. Ci siamo passate quasi tutte!” e nascondendo l’invidia” Sei bellissima! Vedrai che li ecciterai tutti!”

L’uomo che aveva conosciuto all’entrata del locale, la portò davanti a una porta di un piccolo corridoio e disse aprendola “Ecco, entra qui!”

Valentina titubante appena fu dentro sentì subito chiudere la porta dietro lei. Si trovò nella grande stanza divisa dalla illuminazione. Metà, la parte dove era entrata lei, illuminata con una pedana di legno sotto i piedi e che rialzata di 20- 30 centimetri dalla parte opposta, oscurata ed in penombra, da cui proveniva un brusio e vociare delle persone e si vedevano delle ombre sedute e in piedi. Al centro della pedana spiccavano delle corde pendenti dal soffitto e su un lato un grande specchio a muro ed un tavolo di legno massiccio con sopra altre corde e oggetti.

La stanza, illuminata dalla parte dov’era lei da dei faretti, le appariva poco rassicurante e capì che era il luogo dove probabilmente avrebbe dovuto esibirsi ma la sua attenzione fu attratta dal grande tavolo.

Si avvicinò e vide che vi erano disposti vari tipi di oggetti, li guardò bene e si accorse che vi erano strumenti di tortura. Sul grosso tavolo di legno vide delle manette per polsi e gambe, un collare con una catena, un guinzaglio. Appena sulla destra altri oggetti sessuali, vibratori di varie misure, pinze legate a delle catenelle dorate, corde, frustini di cuoio e di canna di ogni dimensione, catene, aghi, e altri numerosi strumenti di cui non conosceva l’utilizzo. 

Era attratta e intimorita da quegli strumenti. Li osservava in silenzio.

Si voltò e con sorpresa vide nella penombra davanti a lei schiarita dall’intensità della luce dei faretti aumentata, una decina di persone sedute sulle sedie che mormoravano e osservavano, e fu presa dal timore.

Nel frattempo Lea, Alenka e Federico erano entrati da una porticina secondaria in fondo alla grande stanza, dietro quella gente, da dove entrava il pubblico e si erano accomodati a vedere lo spettacolo in ultima fila, tra loro nella semi oscurità

Un rumore improvviso la fece sobbalzare e un senso di inquietudine la assalì. Valentina a sentire aprire la porta da dove era entrata lei deglutì e si girò di scatto.

Un’ombra minuta si sovrappose con l’uscio e la sua voce sprezzante ruppe il silenzio.

“Non sei ancora pronta!” Esclamò.

Alla luce vide un uomo, non bello, con qualche chilo in più che si posava sul suo addome creando una pancia visibile e i fianchi rotondi, aveva un naso irregolare aquilino sul suo viso vagamente medio-orientale. Grandi labbra carnose e occhi profondi. Valentina lo osservò, e lo sguardo di lui si posò su di lei dandole una prima, frettolosa occhiata. Pareva che non gli interessasse la sua bellezza.

L’uomo le si avvicinò e senza dire nulla le passò due dita dalla parte del dorso sulla guancia. Valentina avvertì un brivido perverso e l’uomo le sorrise.

“Togliti le scarpe!”  La esortò con voce calma e tagliente. Aveva il timbro di voce profondo dei fumatori e la sua presenza portava con sé un leggero odore di tabacco.

Lei ubbidì, sfilò le scarpe di vernice con il tacco vertiginoso che le aveva fatto calzare Lea e sentì sotto i suoi piedi il freddo ruvido del pavimento di legno, che in quella stanza e con la sua tensione al massimo le dava una forma di freschezza che saliva sulle sue gambe tornite.

“Togli tutto! Lasciati solo lo slip!” Esclamò autoritario.

Lei pensando che doveva fare uno spogliarello lo assecondò, si tolse tutto lentamente e appoggiò a una sedia vicina, mostrando ai presenti il suo seno sodo con i capezzoli turgidi, restando solo con il perizoma che a parte quei due triangolini di stoffa, quello posteriore alto quasi ai lombi che lasciava le natiche scoperte come se fossero nude, con un filo di stoffa che si perdeva dentro il solco intergluteo. E quello anteriore un po’ più grande che le copriva la figa, sembrava nuda.

Lui prendendola per un braccio la portò vicino al tavolo, prese un collare di pelle nera, intarsiato di borchie metalliche d’acciaio, lo aprì e glielo porse in mano. Lei lo prese sentendone il peso e avvertendone la pelle leggermente ingrassata, che profumava di cuoio.  La fece voltare verso lo specchio che era alla parete e togliendoglielo dalle mani, spostandole i lunghi capelli biondi e passandolo sotto di essi, glielo mise al collo. Valentina era spaventata ma turbata, provava una forma di eccitazione a sentire il collare di cuoio sulla sua pelle. Sentì una sorta di brivido invaderle la pelvi e la vagina e i capezzoli si inturgidirono.

Poi prese il guinzaglio e lo agganciò all’occhiello, lasciandolo cadere contro il suo torace, e mentre la catena le rimbalzava sul seno, si diresse guidata da lui sul tavolo e rimane senza fiato quando vide che prese un paio di manette d’acciaio e un frustino anch’esso di pelle nera dotato di molte strisce di cuoio arrotondate, arrotolato su sé stesso. Con un colpo della mano lo srotolò e notò che lo maneggiava bene, sembrava leggero da come lo muoveva, ma aveva un’apparenza consistente, le strisce di cuoio erano ruvide e presto le avrebbe sentite sulla pelle.

Quell’uomo si avvicinò posteriormente a lei, le portò le mani dietro e agganciò la prima chiusura delle manette al polso e poi la seconda all’altro. I mesi le manette e non appena sentì scattare la chiusura, Valentina soprassalì e si trovò ammanettata e si rese conto di non avere nessuna possibilità di libertà, che non poteva più tornare indietro, si ritrovò inerme nelle mani di quello sconosciuto, poteva solo proseguire avanti ora.

Il pensiero di quello che sarebbe avvenuto la spaventava, avvertiva brividi sulla pelle, ma il suo sesso sempre più caldo, quasi bagnato. 

Senti la sua presenza dietro di sé, accompagnata dal suo respiro caldo e maschile affannato sul collo e su il collare, ma non osò girarsi, stava realizzando quello che stava avvenendo.

Quell’uomo si fece ancora più vicino, e lei sentì l’odore acre e pungente delle sigarette intorno a sé e sui suoi abiti. A un certo punto mentre le accarezzava le spalle si divincolò come a voler scappare, ma lui lesto la bloccò per le braccia, ora che la sua presenza era vicina e le sue mani sul suo corpo avvertiva una forma di eccitante paura che l’assaliva.

“Dove sono? Cos’è questa stanza e questi strumenti? Che intenzioni avrà?” Pensava.

Lui le appoggiò la mano ossuta sulla sommità del sedere, facendola fremere silenziosamente, continuando a far scivolare la mano verso il basso e in avanti girando sul fianco, fino ad arrivare al suo sesso.  E dalla vita della gonna infilò le dita nello slip e senza preavviso, le scostò in avanti passando un dito sulla vulva, sulla fessura e glielo infilò brutalmente tra le grandi labbra, dentro in vagina. Valentina nel sentirsi penetrata da parte del suo dito sobbalzò e trattenne un grido. Mentre nella semi oscurità quel pubblico perverso seduto con in fondo Lea. Alenka e Federico la osservavano attenti e viziosi mormorando. 

Tremante di quella situazione imprevedibile e sconosciuta per lei, deglutì istintivamente la saliva e si stringe su sé stessa con le braccia, come a chiudersi per proteggersi da sola, come aspettandosi una punizione fisica.

Lo sconosciuto le portò e appoggiò entrambe le mani sui glutei. Erano mani grandi con dita lunghe e ossute e si lasciò sfuggire un sospiro di piacere nell’avvertirle stringere le natiche e trattenne un grido di sorpresa.

Valentina lo vide avvicinarsi al tavolo, prendere il frustino rigido e accostarsi nuovamente a lei, e quasi lo presagisse si preparò al colpo della staffilata, che le arrivò inaspettatamente davanti, dritto tra le gambe, sulla gonfia e pulsante vulva facendola sobbalzare e gridare provocandole una scarica di dolore immenso nonché si sentì invadere di paura ed anche di adrenalina. Le tempie iniziarono a pulsare e le si appannò la vista ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare che un altro colpo forte e deciso le arrivò dietro, sul sedere e la sua schiena si inarcò posteriormente contraendo ogni muscolo del corpo che divenne rigido per il dolore. Colpì ancora più volte facendola urlare e piangere avvertendo, con le poche forze rimaste, il dolore ed un brivido sottoforma di piacere correre sulla pelle invadendole la pelvi e la vagina, procurandole una sorta di orgasmo doloroso, interrotto e ripreso da più colpi ben assestati che si susseguirono davanti e dietro.

Poi all’improvviso smise di torturala e, proprio sul punto dove era stata colpita sul sedere e sulla figa, si mise ad accarezzarla mentre le baciava la schiena e le spalle.

Valentina non riusciva a fermare le contrazioni dei muscoli, tremava dal dolore e dal piacere che le era esploso all’improvviso sotto quella tortura fisica e psicologica.

Quell’uomo si allontanò da lei piangente, prese i capi e slacciò la corda che pendeva da due grossi anelli di metallo dal soffitto, lei era anche legata e tenuta ferma ad altri due grossi anelli al muro. Lui la fece scendere piano prese le sue mani ammanettate davanti e fece passare la corda tra esse legandola poi la tirò su in alto tirandola facendo restare Valentina appesa a braccia tese. Dal tavolo di legno prese il gatto a nove code e girandole attorno le passò le code sul corpo, la schiena e le cosce, la figa e il sedere già indolenziti e sofferenti, con lei quasi nuda a sentire il cuoio delle strisce della frusta che nel rossore della cute parevano fresche e suadenti accarezzarle la pelle.

Le fece una sorta di massaggio inebriante, dirigendo con sensibilità le strisce di cuoio ad accarezzarla nei punti giusti il corpo, morbido, giovane e piacente di Valentina. Fece scorrere la pelle del frustino sulla pelle delle sue braccia, attorno al suo collo, al collare, le solleticava le ascelle, l’accarezzava e le procurava belle sensazioni.

Prendendolo con la mano, con un gesto secco e deciso, le strappò lo slip leggerissimo. Il pubblico sussultò e mormorò con un:” Ooooooooooohhhhhhhhhhhhhh!!!!!” di meraviglia.

Valentina era nuda, completamente nuda di fronte a lui e davanti a quella gente perversa e, nonostante avesse già fatto video hard, provava un misto di vergogna, paura e incredibile eccitazione che la agitava e la faceva ansimare involontariamente e profondamente.

“Adesso ti frusterò fino a farti godere!” esclamò la voce profonda e calda” … e se non godrai continuerò a frustarti finché non godrai, potrai interrompere solo se godrai. Ricordalo!”

Valentina tra sé pensò “Cosa vuol dire ti frusterò fino a farti godere? Come si può godere a essere frustati?”

Il primo colpo la sorprese in mezzo a quell’attimo riflessivo di smarrimento quando la sua mente intimorita era impegnata a valutare.

Sentì il colpo, ma non fu doloroso, trattenne il respiro in attesa del secondo, che arrivò leggermente più doloroso del primo. Un altro colpo il terzo e urlò. Sentì le calde lacrime salate scivolare sulle guance e finire nella bocca e poi arrivò un altro colpo e un altro ancora che le lasciò sfuggire un gemito di forte dolore che già suonava come gemito di godimento. Un:

”Ahhhh!!!!!!” indistinguibile mentre il suo corpo appeso penzolante, dondolava in avanti per i suoi colpi.

Lui si fermò un attimo ascoltandola ansimare. Era eccitato e l’idea far crescere il piacere nella ragazza insieme al dolore ed al desiderio che in lei si esaltava e riprese a colpirla, questa volta la frusta sulla pelle per Valentina fu subito dolorosa.

Erano colpi regolari che diventarono ritmici, più veloci e sempre più intensi. In mezzo al rumore sordo sulla pelle da parte della frusta che sibilare si sentiva, ad ogni colpo, i gemiti.

Valentina in quegli attimi percepiva l’affanno del respiro eccitato dell’uomo dietro sé. Serrò le labbra per sentire meno dolore mentre la pelle del suo culetto, come le cosce e la schiena, si striavano di righe rosse orizzontali.

Ogni centimetro della sua cute era in fiamme e le sembra di non poter restare in quella posizione innaturale un istante di più. Si sentiva morire e sentiva le lacrime scorrerle sul viso e la rabbia salirle dentro.

“Basta!... Basta! … Per favore!” gridò per poi serrare i denti ma la sua voce era come persa dentro a quella stanza.

Non capiva perché le facevano fare quella prova, quello spettacolo.

Un altro colpo le arrivò all’altezza delle cosce, dove la pelle era fresca e intatta. Un altro colpo più in basso ancora, dietro le ginocchia, dove la pelle era più morbida e questo le fece male.

Portatosi d’avanti, l’ultimo e leggerissimo colpo la raggiunge sul sesso depilato e gonfio di eccitazione e di dolore e la sensazione che provò fu come un tappo che esplode, il colpo sembrava rispondere a un desiderio inconscio, profondo che sentiva dentro di sé, un desiderio che era sempre stato lì ma di cui non era consapevole di averlo fino a quel momento.

Lui continuava a colpirla, a percuoterla leggermente sulla fighetta depilata e liscia che involontariamente iniziò a contrarsi in spasmi di dolore e piacere e lei all’improvviso avvertì, con inaspettato stupore, l’orgasmo iniziare il suo percorso fulmineo all’interno del corpo come se si espandesse sulla superficie in fiamme della sua pelle e della sua figa, come se si perdesse in mille rivoli per poi riemergere in superficie alla sommità del suo piacere. I capezzoli erano turgidi e dritti e non capiva se stava piangendo o godendo e venne.

Valentina venne inaspettatamente e venne ancora. Una sensazione mai provata prima la pervase in tutto il suo essere donna, mente e corpo e la scosse dondolando appesa alla corda.

Lui si avvicinò, le mise la mano sinistra sulla figa, la accarezzò e la penetrò con il dito medio lungo e ossuto per masturbarla mentre con la destra e il frustino in mano la colpiva sui fianchi delle cosce e sui glutei.

In quel momento si accesero le luci della stanza e Valentina vide in volto quel pubblico depravato che la guardava e in fondo Lea, Alenka e Federico che la osservavano con attenzione Sentì il braccio dell’uomo tirarla a sé mentre continuava a masturbarla e baciarla sulla schiena formando un percorso di piccoli baci lungo la colonna vertebrale.

 

Quell’uomo la guardò come se possedesse occhi nuovi, come se non avesse visto ragazza più bella ed eccitato accarezzava il contorno del suo viso, passando un dito sulle labbra la baciò. Fu un bacio timido, delicato, esplorativo sulla bocca, ma che in pochi istanti si trasformò in ardore. Essendo vicinissimi i loro odori corporali si incontrarono quasi mischiandosi penetrando forti nelle narici. Si erano incontrati, lui le accarezzò il corpo e si avvicinò di più slacciandosi i pantaloni tirando fuori il cazzo duro. Senza fatica la penetrò e la possedette così, in piedi, legata e penzolante.

La chiavò rabbiosamente, con foga. Non aveva mai avuto una ragazzina così bella a sua disposizione. Era bravo a usare il cazzo come la frusta e se ne rese contò anche Valentina che durante la chiavata godeva.

Quell’uomo non era per nulla rigido e algido come sembrava in apparenza all’inizio, ma caldo e capace. La chiavò fino a farla godere e venire, poi la ruotò su sé stessa, appesa, e prese le natiche, le allargò, entrando in lei da dietro, sodomizzandola. La ragazza, anche se le misure sessuali erano inferiori a quelle di Dracu, provò piacere.

L’uomo le leccò la schiena, la afferrò e le strizzò le mammelle ed i capezzoli.

A quel punto ci fu un applauso, uno scroscio di battere le mani.

Era legata, ma non completamente immobile, con una parte del volto appoggiato al braccio teso. Era a conoscenza di correre un rischio nelle mani di quell’uomo, ma invece di desiderare di sottrarsi a quello che stava succedendo, avvertiva l’eccitazione salire in lei e diffondersi nel suo corpo.

Quell’uomo le mise il dito che le era entrato dentro sul labbro inferiore sussurrando vizioso” Leccami le dita puttanella!”

Lei non rispose e non si mosse mentre lui con l’altra mano di scatto afferrò una ciocca dei capelli biondi sulla nuca tirando portandole la testa leggermente all’indietro e in alto causandole l’apertura delle labbra e leggermente contorcere il corpo per la forte trazione che esercitata sulla sua chioma bionda.

Leo intimorita gli succhiò il dito indice e medio guardandolo negli occhi malvagi e ipnotici e tutto attorno diventò irreale.

Sentì il suo respiro vicino e la voce sussurrarle” Ora ci divertiamo un po’ bellina!”.

La slegò e le tolse le manette facendola inginocchiare davanti a lui.

Prese dal tavolo una corda da cinque metri, La passò tra le mani più volte per assaporarne il piacere tra le dita, la leggera abrasione sulla pelle e il fruscio che arrivava all’orecchio. Si chinò vicino a lei e le prese i polsi unendoli dietro la schiena stavolta senza manette ma con la sola corda. Li tenne fermi con una mano mentre con l’altra le sfiorò il viso e il collo con la corda tra le dita.

Lentamente le legò i polsi stringendoli. Le prese i lunghi capelli e li attorcigliò a coda per legarli con la stessa corda tirando la testa verso il basso. Poi spingendo il volto verso l’alto la fece alzare. La corda tratteneva i capelli uniti legati ai polsi dietro la schiena, la bocca era aperta dal timore e dalla sorpresa da dove usciva un lungo sospiro di alito caldo.

La appese nuovamente, le legò strette le braccia con un’altra corda attorcigliandola attorno, e con un'altra fece lo stesso per ogni gamba lasciando le divaricate in un gioco di Bondage, e la issò su dritta all’anello sulla trave del soffitto. Lo strattone nel tirarla su per staccarla da terra fu deciso e Valentina provò un dolore allucinante alle spalle e alla schiena essendo penzolante. Arrivava al pavimento di legno a malapena con le punte dei piedi. Sentì il dolore irradiarsi lungo la colonna vertebrale e prima che potesse dire qualsiasi cosa, lui inserì un morso d’acciaio in bocca, come quelli messi ai cavalli, che le usciva dai lati con cinghie di cuoio da allacciare dietro la nuca, un morso per bloccare la mandibola come fosse un animale.

A quelle manovre la sua vagina sussultò e si contrasse ancora liberando altri umori, ogni suo tocco, per quanto degradante, perverso e violento, la inebriava e le faceva desiderare di essere posseduta fino all’orgasmo.

 

Ormai legata e pendente, lui padrone del suo corpo le tastò le parti intime con calma e autorità e la masturbò di nuovo. Afferrò il clitoride tra le dita lunghe, lo strinse fino a far scendere una lacrima dai suoi occhi già lucidi e far uscire un urlo strozzato dalla gola.

Poi prese dal tavolo una coppetta di vetro collegata ad un aspiratore a pompa, lo appoggiò e aspirò sottovuoto il suo clitoride fino a deformarlo aumentandone il volume e renderlo sensibilissimo. Le gambe penzolanti tremavano a quella manovra mentre il clitoride veniva risucchiato e allungato con forza all’interno della coppetta.

Quando fu voluminoso e reattivo anche ad un soffio d’aria, l’uomo duro e impassibile, senza lasciare trasparire nessun tipo di pietà, tornò al tavolo, prese due catenelle dorate con un morsetto in un capo ed un piccolo peso da 10 grammi dall’altro e le pinzò alle piccole labbra che si estesero e allungarono verso il basso evidenziandosi uscendo oltre le grandi labbra. Le pinze ben strette erano posizionate ai lati, tenendo la vagina completamente aperta e pulsante di dolore ma anche di voglia.

All’improvviso Valentina sentì il palmo della mano del suo torturatore colpirla forte sulla guancia dandole uno schiaffo senza motivo. Lui andò nuovamente al tavolo e ritornò da lei portando in mano altre pinzette a morsetto, legate anch’esse tra loro con una catenella, Collegati ad esse vi erano appesi dei pesi di pochi grammi che applico pinzandoli ai capezzoli facendole male e poi lasciò la catenella fluttuare sul torace sotto il seno. Il peso del metallo strattonò di colpo le giovani non mature mammelle di Valentina allungandole i capezzoli. Lei trattenne un urlo istintivo di dolore per non ricevere un altro schiaffo. I capezzoli stavano subendo la stessa sorte delle labbra vaginali. Il corpo fremeva per lo sforzo in quella posizione ed anche per il dolore che provava con quei paesi, oltre alla consapevolezza di ciò che avrebbe ricevuto in seguito.

L’uomo si avvicinò con un altro morsetto a catenella con un piccolo peso, lo aprì e lo pinzò al suo clitoride. Lei urlò non capendo se il piacere e il dolore venisse dal clitoride sensibilissimo che le dava piacere e sofferenza nonostante le lacrime scendessero sul suo volto.

 

“Bene!” Esclamò l’uomo allontanandosi e guardandola, mostrandola a quel pubblico depravato.

“Ma non è ancora finita!” disse con un sorriso rivolto a loro.

Posizionò la ragazza con la schiena leggermente inarcata per favorire i suoi piani, non c’era una sola parte del corpo di Valentina che non le dolesse. Tornò al tavolo e prese un vibratore e tornò da lei, le divaricò leggermente le gambe, mise in funzione il giocattolo e lo appoggiò tra i pesi e le catenelle davanti alla vagina divaricata e spinse penetrandola a fondo.

Quell’elettrostimolazione vaginale la fece smaniare, contorcersi e gridare dondolando appesa e ruotando su sé stessa trasformando il dolore in piacere o meglio, avvertiva piacere nel dolore.

Il corpo era pervaso dal piacere di un godimento così intenso e forte che si trasformò in dolore e viceversa dopo pochi orgasmi.

Valentina restò da sola appesa a gemere di dolore e piacere, dimenandosi e oscillando gridando” Basta!... Basta il prego!” mentre il suo giovane corpo veniva squassato da orgasmi multipli di cui era vittima consapevole del dolore che si trasformava in piacere.

Stava godendo, godendo legata, appesa agli anelli, con i capezzoli, il clitoride e le piccole labbra pinzate e in trazione per effetto dei pesi, eppure iniziava a piacerle.

Sì, le piaceva, ne godeva. Godeva del dolore e della sofferenza che provava davanti a tutti ma soprattutto davanti a Lea, Alenka e Federico i quali la osservavano felici e soddisfatti. 

La sofferenza dovuta ai crampi, alla posizione scomoda in cui era legata e ai continui orgasmi l’avevano sfinita del tutto.

Davanti a loro, c’erano almeno una decina di uomini seduti, che osservavano. Alcuni con il cazzo fuori e in mano a masturbarsi o si accingeva a farlo. Lei sussultò piena di vergogna immaginando in che situazione si era cacciata.

Ma il compito di quell’uomo non era ancora volto a termine.

Lui era diventato il suo padrone ed in quel momento non era ancora soddisfatto.

Infatti si inginocchiò davanti a lei e lei senti le sue mani lubrificate da un gel farsi spazio con un dito nell’ano fino in fondo mentre con l’altra mano tolse il vibratore e lo appoggiò sulla sedia con i suoi abiti. Poi la accarezzò dolcemente, prima con un dito, poi due, tre dita, poi quattro, quando con maestria furono dentro la vagina, li unì e li ruotò. In quella manovra sconvolgente fece entrare l’intera mano fino al polso trasformando la mano in pugno allargando allo spasimo della rottura le labbra vaginali.

Lei sentiva quel pugno dentro rovistarla internamente nella vagina.

” Ma che fai!?” mormorò sentendosi piena. Non aveva mai preso qualcosa di così voluminoso nelle sue aperture sessuali. Le labbra vaginali intorno al polso di quell’uomo erano tese al massimo, al limite della rottura. Valentina sentiva il pugno dentro muoversi nella figa e l’affondare dentro le provocava dolore, piacere e godimento.

Lea soddisfatta guardava.

“Lo sapevo che nel giro di qualche mese avrebbe praticato anche il fisting!” Mormorò soddisfatta sorridendo a sé stessa.

Anche Alenka sorrise” Gli è entrato un bel pugno dentro! …e gode anche a sentirlo dentro”

“Sì, ormai è pronta per tutto!” Rispose Lea” Ma guardiamoci finire lo spettacolo.” Finendo di parlare felicemente.

Quell’uomo in ginocchio davanti a lei stava chiavando la giovane e bella Valentina con il pugno a ritmo ridotto o veloce facendola gridare e godere:”

“Aaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!…. Aaaaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!.... Ooohhhhhhhhhh!!!!!!…”

Quando finì, lasciandola ciondolante e inerte, lentamente tirò fuori il pugno tutto bagnato fradicio di umori e la vulva si dilatò tanto fino all’inverosimile facendo cedere i muscoli perianali, le grosse pieghe cutanee circolari delle grandi labbra, lasciandole la rima vulvare e la fessura socchiusa e dilatata per sempre.

Lei non lo sapeva che era rovinata per sempre, se ne sarebbe accorta in seguito.

In preda al dolore e piacere piangeva copiosamente. Ma le lacrime non ammorbidirono il suo padrone di quel momento bensì lo eccitarono ed anche quelle persone sedute ai tavolini che continuavano a osservare ridendo e chiacchierando noncuranti di quello che subiva mentre lei, nuda, penzolava.

In fondo le era piaciuto quel trattamento estremo.

Si detestava per aver goduto di quella situazione ma le era piaciuto.

Forse aveva proprio ragione Alenka che era una troia e non lo sapeva. Si era lasciata andare, scoprendo lentamente quel suo aspetto sessuale sconosciuto.

Non sentiva più nessun tipo di dolore come se non fosse accaduto nulla in quell’incontro. Non era più la Valentina di prima, ora le piaceva godere e soffrire. Aveva scoperto l’estremo e le piaceva. Si sentiva stranamente bene.

“Bene signori ora è finito!” è stato l’annuncio dell’uomo togliendo lentamente i morsetti con le catenelle e i pesi dal sesso e dai capezzoli, poi abbassò il corpo della ragazza, la tirò giù facendola sedere sul pavimento in legno, le slegò le corde e le tolse il collare. Era nuda piangente, con i segni delle frustate e delle corde strette sulla pelle ed anche dei pesi che le avevano allungato le piccole labbra vaginali e le avevano morsicato il clitoride ed i capezzoli. Soprattutto era stato quel pugno che le aveva dilatato la figa all’inverosimile. Altro che fighetta, ora a 18 anni aveva già la figa come una vecchia signora, grossa e larga.

I signori della sala zittirono e tutti osservarono Valentina. Alcuni si alzarono per uscire, altri si rimisero a bere loro calici e lei piangeva copiosamente, Lea, seguita da Alenka e Federico andarono da Valentina che aveva il corpo segnato. Con un cenno del capo salutò quel master e si avvicinarono a lei.

Lea la aiutò ad alzarsi e improvvisamente e perfidamente le diede un bacio sulle labbra e l’abbracciò forte facendola piangere sulla sua spalla mentre le accarezzava la schiena.

Alenka la aiutò a rivestirsi e salutato tutti, uscirono tenendola sottobraccio.

Tra gli applausi generali e la gente che usciva finì tutto.

Valentina diede solo uno sguardo di timore e attrazione a quell’uomo e si voltò verso Lea e gli altri del gruppo.

Lea prendendola per un braccio e dirigendosi all’auto, le disse " Sei stata Magnifica!”

Questo significava che tutto sarebbe continuato. Infatti ormai non era più Valentina ma Bellina e faceva parte della scuderia di Rocco.

“Mi resteranno i segni?” chiese con il singulto del dopo pianto.

“Ma figurati Bellina, un po’ di crema e vedrai che in qualche giorno va via il rossore e spariranno i segni. Tu comunque cerca di non farti vedere nuda dai tuoi genitori e se tua madre nota qualcosa dille che ti sei fatta male cadendo da qualche parte ma stai tranquilla, Alenka ti darà la crema” mentre la accarezzava sui capelli e sul viso. Prendendola per mano come una mamma, la condusse all’auto.

I loro volti erano pieni di sorrisi per lei a rassicurarla poiché era ancora in tensione.

Cosa sarebbe successo ora a Valentina?

Fu Lea una volta in auto, dopo aver chiuso le portiere e aver avviato il motore, a congratularsi e dirle” Bene Bellina! Ora non c’è più niente che tu non possa fare!”

Oramai Valentina non era più solo una ragazza pornostar, un’attricetta hard, ma era diventata molto di più: una loro puttana.

 

Si ringrazia il signor Angelo per la collaborazione a editare il testo.

 

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