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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.
IL RICATTO
PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 3 IL RICATTO
Passarono sei mesi, ma gli affari non andavano bene, le vendite non sostenevano le spese e i
guadagni servivano a mantenere appena il loro livello di vita. Per quel periodo Salvatore non disse nulla, si limitò ad incassare quel poco che riuscivano a dargli restando ad aspettare.
Un giorno vennero invitati nel suo ufficio dove trovarono ad attenderli, lui, il contabile seduto sul divano e Clelia che uscì subito dopo averli fatti accomodare.
A seguito dei saluti e dei falsi sorrisi di convenienza, Salvatore gli fece presente il mancato incasso semestrale, al di sotto delle aspettative.
I coniugi Gometti cercarono di giustificarsi dietro la crisi, alle spese sostenute, ammettendo che quel poco che guadagnavano, lo spendevano per vivere, per i figli che studiavano e per pagare i fornitori.
" Ma lei può benissimo stare tranquillo!" Disse Roberto imbarazzato:" Vedrà! ...Le assicuro …
pagheremo tutto!... Ci dia ancora del tempo, questa crisi finirà prima o poi ?! "
" Cari miei!! "… Lo interruppe Salvatore.
" Sono sicuro del vostro impegno e onestà, ma dovete anche mettervi nei miei panni… La società che io presiedo ha dei soci e devo loro rendere conto come vengono investiti i soldi e perché non rientrano le uscite … e che garanzie ho ottenuto dal finanziamento da me erogato. Avete visto che per benevolenza vi ho lasciato un tasso molto inferiore a quello della banca."
Aggiungendo sorridendo: " E pensare che dicono che sono un usuraio, uno strozzino! ....” Puntualizzando subito:” Ma voi avete visto che non è così! ...Vero? "
" Si! ...È vero!" Rispose Beatrice per compiacerlo:" Ma lei ha il nostro appartamento e il negozio come garanzia …" Evidenziò.
" Certo!! " Esclamò Salvatore:" Ma anche voi converrete con me se dico che sono delle garanzie
troppo deboli. Non riuscite a restituire nemmeno quello concordato, mentre io ho pensato
nell'attesa della restituzione del vostro credito a qualcosa di più svincolante, come una caparra, una cauzione, un interesse pagato in natura, qualcosa, che comprenda... anche lei signora…"
Lasciò la frase in sospeso guardandola fissa con la sua faccia viscida e gli occhi da roditore.
Beatrice era disorientata, non capiva cosa intendesse dire con quel “...qualcosa che comprenda anche lei signora…"
"Ci dica! … Non capisco! … Che genere di nuovo accordo possiamo fare? ...Come possiamo essergli utili?... Cosa vuol dire... interesse pagato in natura ...? " Domandò irrequieta.
Lui con aria perfida continuò:
" Vedete!" Esclamò rivolto a Roberto:
"Quello che voglio consigliarvi, è un nuovo accordo, che mi assicuri eventuali vostri prossimi
mancati pagamenti. Dato che il nostro contratto non prevede assenze o ridotte restituzioni, bisogna fare in modo che questo periodo sia coperto da qualcos'altro che compensi, integri il ritardo."
Beatrice ascoltava silenziosa e attenta, mentre lui continuava:
"E visto che non avete nessuna garanzia utile da propormi per i mancati o ritardi rimborsi, oltre la vostra nobilissima parola si intende! ...Ho pensato prima di mettere all'incasso i vostri crediti, di chiedervi di darmi la completa disponibilità di vostra moglie. Cioè, io gli do la possibilità di continuare ad essere l’uomo di famiglia, di aspettare i ritardi dei vostri versamenti e lasciarvi al vostro tenore di vita e in cambio lei mi dà completo accesso a sua moglie. "
Ci fu un silenzio glaciale nella stanza, ora avevano capito chiaramente cosa volesse quello
strozzino...quel vecchio porco. Roberto aveva ascoltato stupefatto, incredulo, Salvatore gli stava chiedendo la disponibilità di sua moglie e con che presunzione e sfacciataggine lo faceva... e con che coraggio.
Un impeto di ira scosse la coppia. Beatrice scattò in piedi inviperita urlando:
“Come si permette?!...Brutto serpente schifoso e bavoso, cosa crede che io sia?... Che sono forse come sua moglie Clelia? La sua moglie-segretaria- puttana! ...Lo sanno tutti cosa faceva prima, è per questo che lei si ritiene autorizzato a farmi delle proposte oscene e turpi come lei? Come si permette di trattarmi come una puttana? "
Nell'ira, si avvicinò alla scrivania fronteggiandolo come una furia. Era splendida nella sua
indignazione, nella sua collera, con il viso contratto e gli occhi azzurri fiammeggianti di rabbia.
Roberto strinse i pugni talmente forte, da farsi diventare bianche le nocche delle mani, alzandosi anche lui con occhi che sembravano volessero uccidere, inveì contro Salvatore, mentre Beatrice prendendo degli oggetti sulla scrivania ingiuriandolo glieli tirò addosso.
"Porco! ...Bastardo!!...Laido!!...Essere immondo...!" Lo insultò.
Quel trambusto fece alzare il contabile e richiamò Clelia, che rientrata nell'ufficio di Salvatore,
prese anche lei una dose di insulti, il meno volgare era lurida e vecchia puttana puzzolente, schifosa, e lo stesso fu per il contabile.
Roberto prese per il braccio Beatrice dicendole di uscire da quel letamaio e si avviarono verso la porta, continuando a proferire ingiurie e vocaboli sconci rivolti a quei tre, mentre Salvatore li osservava silenzioso senza scomporsi.
" Non so se vi conviene! …” Esclamò Salvatore:" Ricordatevi del prestito e della società, il
finanziamento lo pretenderò subito e tutto." La coppia a quelle parole si fermò su l'uscio.
"Come? ...Cosa? " Disse Roberto farfugliando.
"Avete capito benissimo!! ... Domani mattina porterò tutto il vostro finanziamento all'incasso." Rispose Salvatore.
Ci fu silenzio greve, i coniugi Gometti si fermarono e si girarono verso la scrivania di Salvatore.
" Cosa significa? Chiese Roberto.
"Il finanziamento è per il pagamento del debito con la banca e noi appena potremo lo salderemo." Disse inviperita Beatrice. " E lei lo sa!!"
"Certo ma finora siete stati morosi nei pagamenti o avete versato cifre irrisorie e io posso chiedere la risoluzione del contratto e la restituzione immediata della somma." Rispose Salvatore sarcastico. “Oppure!!...Potete cercare qualche altro che vi finanzi .....qualche società...qualche banca." Aggiunse beffardo.
"Lei non può fare questo!" Asserì Beatrice.
" Ohhh si!! …Certo che posso!" Ribadì Salvatore:" E vedrete domani!"
"Andremo alla polizia! ...Da un avvocato!... Non cederemo a questo ignobile e schifoso ricatto."
Urlò Roberto furioso:" E la quereleremo per offesa verso mia moglie."
"Andate pure! ...Ci vedremo in tribunale!!…Io intanto domattina chiederò l'incasso dei miei soldi e subito!"... Esclamò sogghignando sicuro Salvatore.
" Questa è una minaccia! ...Un ricatto!!…Una costrizione ...una estorsione fisica e psicologica nei miei confronti! “Gridò agitata e piena d'ira Beatrice.
"Pensi come vuole, ma è così!" Rispose Salvatore.
I coniugi Gometti si guardarono in viso, incapaci di replicare, di reagire.
Riflettendo e valutando in pochi secondi, capirono la situazione in cui si trovavano.
Un senso di angoscia cominciò a impadronirsi di loro, non si sentivano più tanto sicuri, si stavano accorgendo del tranello a loro teso, adirati tornano verso la scrivania cercando di capire cosa volesse di preciso da loro.
" Ci dica chiaro… cosa vuole? Che genere di nuovo accordo vuole fare? "... Gli urlò quasi in faccia Beatrice.
Salvatore da dietro la scrivania la guardò con calma libidinosa, gli piaceva vederla così infervorata, selvatica e arrogante... da domare. Pensava a quando l’avrebbe ammaestrata, sottomessa e mostrata, a quando l’avrebbe costretta a spogliarsi nuda alla presenza di altre persone, ad aprire le gambe a imporle atteggiamenti osceni e vergognosi. A quando l'avrebbe offerta per essere chiavata da altri uomini. Era questo che voleva lui, che lo eccitava assai più che godere personalmente delle sue prestazioni. Non le interessava chiavarla, possederla personalmente, anche se non lo escludeva, a lui interessava sottometterla, umiliarla, diventarne il padrone, vederla posseduta da altri che sceglieva lui e schiava.
Con quel tornare indietro e quella richiesta di chiarimenti la preda era entrata nella gabbia, ed ora Salvatore doveva solo riuscire a chiudere la porta intrappolandola.
Con calma ed esperienza già vissuta li affrontò!
“Sta a voi decidere! ...Vedo che siete contrari. Ma avete capito che non vi conviene reagire così.
Invece io vi propongo un accordo molto vantaggioso e chiaro che non saprà nessuno.
Io attendo i ritardi del vostro rimborso... dei vostri debiti e mantengo la vostra attività nel
negozio, il vostro tenore di vita di sempre a voi e ai vostri figli, lo studio, gli abiti e il benessere e nessuno saprà mai niente.
In cambio di questo signor Gometti, la sua signora Beatrice sarà completamente asservita alla mia volontà, senza limiti. Lo ribadisco, senza alcuna limitazione. Qualunque disobbedienza verrà considerata come una rottura del nostro nuovo accordo e quindi mi riterrò autorizzato a prendere le necessarie misure e incassare il finanziamento. "
"Lei è pazzo! Se pensa che mi sottometta a lei!" Urlo Beatrice tremando per la tensione e per la
provocazione ricevuta.
Dentro di sé pensava:" Sottostare a quell'uomo disgustoso, schifoso... mai! … Mai!... E poi mai!!
...Piuttosto la rovina... andrò a fare la lavapiatti!!" Ma si sentiva impotente, in trappola, incapace di reagire di mettere in atto quello che valutava.
No!... Non era possibile!... Non poteva credere che queste cose che sentiva dire o leggeva sui
giornali capitassero proprio a lei.
Il silenzio incombeva sulla stanza come un velo.
Il Sig. Salvatore rilassato, dondolante sulla poltrona girevole, accese il mozzicone di sigaro toscano che era sul posacenere e iniziò a boccheggiare fumo puzzolente in aria, guardandoli con i suoi occhi da topo e una smorfia indefinibile di piacere sulle labbra. Sapeva di avere la situazione in mano.
Disperata Beatrice si sedette sulla poltroncina portò le mani sul viso e in preda allo sconforto e all'impotenza scoppiò a piangere, prima lentamente, poi singhiozzando forte, era intimorita da quelle parole. Con i gomiti appoggiati sulle cosce, le mani sul viso e il torace scosso dai singhiozzi, piangeva e le lacrime le scendevano sulle guance.
Piangeva forte, mentre Roberto impotente restò in piedi, fermo e pallido.
Entrambi si sentirono sconfitti, capivano che aveva ragione lui e sapevano di non poter chiedere aiuto a nessuno. Comprendevano che erano in balia di quell’uomo, di quell'essere schifoso e che per Beatrice sarebbe iniziata una realtà di sopraffazione e soprusi.
Ma doveva sottostare per la sua famiglia, per i suoi figli.
Ora dovevano solo sperare nella generosità del loro ricattatore.
Salvatore li guardò soddisfatto. Comprese che questo era il segnale della resa, l'abbandono
completo dei coniugi a quello che gli aveva prospettato.
Provava benessere nel sentire il suo potere su quelle due persone, una felicità indefinibile, era una situazione che aveva già vissuto molte volte con altre coppie e altre ancora ne avrebbe vissuto, negli anni si era costruito una esperienza di coppie per bene disperate e poi sottomesse.
I singhiozzi di Beatrice le davano piacere, non compassione. Quella donna, ammirata e desiderata da tutti, altezzosa, altera e orgogliosa, ora era lì davanti a lui singhiozzante, quasi a volerlo implorare. Ne sarebbero usciti solo a prezzo di grandi umiliazioni.
Salvatore avrebbe avuto nelle sue mani la moglie di Roberto, facendola diventare la sua schiava e il tutto con l’approvazione del marito, era il massimo dell’eccitazione e del godimento.
Doveva solo aspettare i tempi giusti. Oramai il gioco era incominciato.
Salvatore e Clelia guardandosi con occhiate d'intesa, si sorridevano divertiti della disperazione della coppia. Beatrice li vide e rimase sconcertata da quell’espressione di derisione. Non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto questo, anche se sapeva con che persona aveva a che fare.
Roberto con un ultimo scatto di orgoglio maschile, da marito geloso della propria moglie, provò a controbattere:
" State scherzando? ...Come vi permettete?... Io vi denuncio per ricatto! "
" Cosa vuol fare lei?" Rispose Salvatore sorridendo.
" Prego! ...Si accomodi!... Vada pure a denunciarci. Si metteranno a ridere, non avete nessuna prova e noi metteremo all’incasso il nostro prestito. E poi sappiate che nessuno vi farà fare niente che voi non vorrete, che non siate consenzienti."
" Ma lei così ci ricatta!!!...Volere avere diritto su mia moglie contro la sua volontà se no ci mette nei guai, è una sopraffazione! Una imposizione! Una violenza psicologica!" Esclamò forte Roberto.
"Ohh!!!...Smetta di cercare parole grosse per definire la partecipazione della sua signora alle
nostre richieste.
Ricatto?... Io chiedo solo il rientro delle mie somme! Se questo poi comporta dei problemi per voi come finire in mezzo ad una strada con le vostre belle figlie e il maschietto, sono affari vostri. Ridatemi il finanziamento e tutto finisce qui." Rispose con uno sguardo derisorio, mentre il contabile silenziosamente osservava e ascoltava tutto annuendo.
Poi all'improvviso cambiò tono di voce, divenne autoritario.
"Ed ora se la signora Gometti, vuole mostraci qualcosa delle sue bellezze nascoste, le saremmo
grati." Esclamò.
Beatrice rimase attonita a quella richiesta, non riusciva a capire cosa volesse di preciso.
Salvatore le indicò con il dito indice il centro della stanza:
" Là!!... Vada là!! ...Ubbidisca!!"
Un gelo mortale invase Beatrice, quel la parola “Ubbidisca! ", come un comando le rimbombava in testa umiliandola, oltraggiandola, doveva decidere o cedere o reagire.
La faccia contratta e le lacrime agli occhi, il cuore che le scoppiava dalla rabbia, guardò Roberto silenzioso, cedendo al comando, si si alzò dalla sedia sperando che lui facesse un gesto per fermarla, che non arrivò; questo la umiliò di più, ed esitante si diresse ubbidendo al centro dell’ufficio, passando davanti al suo sguardo impotente e svigorito.
"Era fatta! " Pensò felice Salvatore.
Rossa di vergogna, disperata, Beatrice si mise al centro dell'ufficio, di fronte al suo ricattatore a quell'essere infimo e ripugnante.
Sentiva lo sguardo viscido di quell'uomo su di lei, si sentiva scrutata in ogni dettaglio, valutata,
soppesata. Senza alcun ritegno Salvatore l'ammirava sfacciatamente, chiudendo ancora di più quei suoi piccoli occhi da rettile per metterla meglio a fuoco, pregustando lo spettacolo che di lì a poco gli si sarebbe presentato.
Dalla sua bocca oltre il fumo del sigaro uscirono alcune parole:
" Inizi a togliere la giacca e la camicetta signora Gometti...le dirò io quando fermarsi."
Beatrice imbarazzata non si mosse, il pudore e la dignità le impedivano di fare quello che le
chiedeva quell'uomo. Lei era una signora, non una donnaccia.
Nella stanza l'aria si era fatta tesa, suo marito in silenzio con il capo chino non la guardava più.
Il contabile sedutosi di lato a Salvatore impassibile e silenzioso attendeva.
Ma Beatrice restava immobile. Non aveva il coraggio né la forza di fare quello che gli chiedeva
quell’uomo.
Ad un certo punto, Salvatore irato, batté la mano forte sulla scrivania, urlando:
"Adesso basta.!!!... O mi ubbidisce ...o uscite dall'ufficio! "
Beatrice a quell'urlo trasalì, sentiva la testa girarle, aspettava un intervento di suo marito che non arrivava, chiuse gli occhi per estraniarsi da quella situazione come faceva da bambina, per fuggire mentalmente.
Era confusa, sentiva il cerchio stringersi attorno a lei e non aveva più la forza di reagire.
Sapeva cosa significavano quelle parole, se fossero usciti le sarebbe crollato addosso tutto il suo mondo, la sua vita che facevano e i figli.
Roberto silenzioso si sedette vicino e dal disagio, non la guardava nemmeno più.
Doveva decidersi. Si vergogna da morire. Non si era mai spogliata davanti a un uomo che non
fosse suo marito. Ora doveva spogliarsi davanti a quelle laide persone.
Lentamente si tolse la giacca del tailleur lasciandola cadere a terra e cominciò malvolentieri a
sbottonare la camicetta, ma venne fermata con un gesto.
Salvatore esclamò sarcasticamente rivolto al marito:
"Se Roberto permette, vorremmo che la sua signora inizi a mostrarsi dalla gonna. Su!... Signora
Gometti ci accontenti …ubbidisca!"
Beatrice prendeva atto della passività e incapacità del marito a reagire a quell'uomo e seppur
riluttante portò le mani a metà gonna e facendo una piccola piega al tessuto tra le dita, tenendola tra l'indice e il pollice, iniziò a tirarla su lentamente, sollevandola piano piano, con qualche pausa d'esitazione, fino a giungere agli inguini, poi su loro richiesta ancora su.
Il silenzio tagliava l'aria, si sentivano solo i respiri forti dei presenti.
Anche Roberto si era girato a guardarla, era eccitante vederla così ubbidiente a quell'uomo.
I due bavosi la guardavano con gli occhi fuori, mentre Clelia soddisfatta sorrideva appagata.
Beatrice rossa in viso dalla vergogna stava ferma con gli occhi chiusi e la gonna tirata su.
Salvatore la fermò:
" Ora signora Gometti, la lasci pure scendere e la tolga completamente."
Beatrice abbozzo un:" Ma!!" Ma i loro sguardi erano espliciti, doveva solo ubbidire.
Rilasciò scendere la gonna, ma restò immobile.
" Su signora Gometti !" Disse La voce padronale di Salvatore.
"La tolga!!...Se la levi!!" Lei si girò verso suo marito, guardò ancora Roberto, cercava il suo
sguardo, la sua protezione, ma vigliaccamente ora che lei lo osservava era ritornato a testa bassa a scrutare il pavimento.
Sdegnata e risentita dal suo comportamento come per dispetto al suo disinteresse e silenzio, Beatrice portò le mani sul fianco destro e abbassò, la cerniera lampo, lasciando scivolare la gonna sulle cosce e cadere ai suoi piedi, poi su cenno del dito di Salvatore, con un movimento del piede la spostò di lato.
Era in mutandine, in piedi sulle scarpe, silenziosa, piena di vergogna e disagio, solo con la
Camicetta. Iniziava a sudare dal caldo dei caloriferi e dalla tensione nervosa.
Quegli uomini di fronte a lei la guardavano con il sorriso sarcastico.
Parlottavano tra loro facendo commenti volgari schernendola. E sogghignando il contabile esclamò:
“Ma come signora Gometti?... Fa tanto la provocante, la seduttrice e poi porta i collant come una casalinga qualsiasi? ...Anche se pregiati, sono più da donna di casa e non da gran signora di classe, fatale e incantatrice quale è lei! " E risero.
Il rossore che colorava le guance di Beatrice si estese a tutto il volto mischiandosi con l'umiliazione che sentiva dentro.
" Su cosa aspetta! ...Si tolga quei ridicoli collant. E tra l'altro sotto ha anche lo slip. Non sa che i
collant si mettono senza intimo?" Disse Salvatore e risero forte, accompagnati da una smorfia di Clelia.
Con gli occhi umidi e bassi, Beatrice oramai consapevole prigioniera di quei due esseri disgustosi cominciò a far scendere i collant dai fianchi, togliendo le scarpe e restando a piedi nudi sul pavimento.
L’emozione la tradì, nello sfilarlo dal piede si impigliò tra le dita, costringendola a piegare il
ginocchio per districarlo da loro e chinarsi di più con il tronco, offrendo con quel piegamento, la visione fuggitiva del suo magnifico culo, bello, carnoso, pallido, con la parte centrale degli slip affondata tra il solco delle natiche.
Salvatore e il suo contabile, non l’abbandonavano un istante con gli occhi. Quando si girò di fronte a loro, notarono il rigonfiamento del sesso sotto il tessuto, dovuto al triangolo di folto pelo.
Istintivamente Beatrice a quegli sguardi mirati strinse le cosce come a proteggersi.
Si pentì di avere indossato quegli slip e non le culotte come era solita fare, ma aveva messo anche i collant, quell’indumento intimo era piccolo e trasparente e non impediva ai suoi ricattatori di intravedere il suo sesso.
Il contabile la fissò vizioso, anche Salvatore la guardava con libidine era molto erotica.
Roberto silenzioso alzò di nuovo la testa e la osservò mostrarsi senza opporre la minima resistenza anche solo verbale a quegli individui.
A quello spettacolo seguì la voce di Salvatore che esclamò:
“Bella!!... Veramente bella!!...Complimenti signora Gometti , per gli anni che ha lei è ancora molto piacente e ha un corpo desiderabile." …Poi rivolgendosi a suo marito aggiunse:
" Ha davvero una bella moglie sa signor Roberto, è un peccato che tanta bellezza la tenga celata solo per lei e noi cittadini normali suoi ammiratori, dobbiamo accontentarci quando la vediamo passare di osservare solo le sue forme, le sue cosce quando va in bicicletta o le sue scollature, senza poter ammirare i gioielli che ci sono sotto.
Prego signora!... Ora ci mostri il seno, inizi a togliere la camicetta."
La esortò con voce intransigente.
Lei con il viso in fiamme dall'umiliazione e dalla vergogna, guardò ancora suo marito Roberto, che ora non fissava più il pavimento, ma aveva gli occhi su di lei come quei porci e questo le diede fastidio.
Ora erano in quattro ad ammirarla.
Beatrice non disse nulla e si sbottonò i polsini. Poi guardò ancora suo marito con uno sguardo
pieno di risentimento e amarezza, visto che lasciava sua moglie in balia agli sguardi di quelle bestie libidinose, senza proferire parola o gesto in sua difesa, ma anzi ...partecipando silenziosamente allo spettacolo.
Si sbottonò la camicetta bianca incespicando con le dita sui bottoni, visto che per l'emozione le
tremavano le mani e aperta, le sue meravigliosi e abbondanti mammelle, apparvero strette nel
reggiseno traforato di pizzo bianco.
Guardò ancora Roberto e con aria risentita e di sfida per la sua passività, portò le mani dietro la schiena per sganciarlo, ma era troppo emozionata, non riusciva a prendere il gancetto, provò più volte, quando Salvatore la fermò.
" Non ancora signora Gometti …per ora estragga le mammelle dalle coppe del reggiseno ...e resti così con le tette fuori."
Beatrice, con livore e rabbia, soggiogata ubbidì, prese con le mani la coppa del reggiseno, l'allargo e l'abbassò, una alla volta sollevò le mammelle morbide di carne bianca e dalle areole grosse e rosate e le lasciò cadere fuori.
Le mammelle sopra al reggiseno sballottarono oscenamente, belle, candide, solcate da leggere venuzze azzurre sottopelle, con al centro due capezzoli turgidi e ben risaltanti puntati eretti verso di loro.
Questo dettaglio non sfuggì ai due, che osservavano eccitati, mentre un ghigno di lussuria
deformava il loro volto.
" Ma signora Gometti!!" Esclamò il contabile con un’occhiata all'amico Salvatore ed a Clelia:
" Ma lei! …Lei.! ...Lei è eccitataaa!!... Esclamò: “Prova piacere in questa situazione... a mostrarsi!"
A Quelle parole il viso di Beatrice si infiammò, avrebbe voluto sprofondare nel pavimento,
l'umiliazione e la vergogna le coprirono il viso.
Non si girò a guardare suo marito Roberto, ora se ne vergognava. Chiuse gli occhi.
Lei sapeva che era vero. Che era eccitata da quello spogliarello, ma non avrebbe voluto darlo a
vedere, ne farlo capire, ma il suo seno e i suoi capezzoli l'avevano tradita.
"Sono sicuro che ha la figa tutta bagnata." Aggiunse Salvatore.
Mentre suo marito anche lui eccitato da quella scena, celava quell'emozione vergognandosi di
Averla. Scoprendosi improvvisamente a provare piacere nel vederla così, sottomessa ed esibita mezza nuda sotto gli sguardi di quegli individui libidinosi, che le imponevano e intimavano con modi padronali cosa fare.
Aveva avuto l'erezione contro la sua volontà, ma l'aveva avuta e gli piaceva sentirselo duro guardando sua moglie ammirata nuda da altri uomini.
Per prolungare lo spettacolo e umiliare ulteriormente la signora Gometti, le chiesero di rimettere le scarpe e di camminare avanti e indietro per l'ufficio, passeggiando un po’.
"Su!... Cammini signora Gometti. Faccia come quando attraversa la piazza centrale, davanti ai bar e ai dehors dove ci sono tutti quegli uomini che la guardano con desiderio!"
Ogni commento e suggerimento è gradito. Grazie.
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