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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.
Note:
“A quell’orgasmo mia moglie cedette al piacere e piegò le braccia in avanti appoggiando il viso sul pavimento, restando in quella posizione, sotto l'esaltazione del piacere e dell'estasi insieme all’esalazioni degli odori sgradevoli della toilette.”
Immoralex.
Cap. 18 ASSOGGETTATA.
Quando fummo sul luogo entrammo in quei giardini e con lui iniziammo a passeggiare verso la zona a luci rosse, quella popolata da prostitute di tutte le razze e colore, nigeriane, ghanesi, rumene, albanesi ucraine…transessuali e omosessuali. Con mia moglie sempre a guinzaglio di Rocco e io e Lea dietro loro.
Roberta con la parrucca nera con capelli mossi e maquillage vistoso in viso come una maschera era irriconoscibile, a meno che una persona non la conoscesse già o le andasse molto vicino. Io non avendo nessun trucco che mi mascherasse avevo paura di essere riconosciuto da qualcuno che frequentasse quella zona. Incontro a noi venne un’ombra, che altro non era un suo amico magnaccia rumeno di Rocco che si chiamava Dragu e lui gli disse di stare tranquillo con noi, che di tutto quello che vedevamo o sentivamo non sarebbe trapelato niente e che io ero persona fidata.
“E’ un magnaccia anche lui come noi… anche se per ora ha una puttana soltanto.” E rise.
Poi vedendomi agitato si rivolse a me per rassicurarmi:” Stai tranquillo! Per questa sera la tua bella signora ha già dato nella toilette del ristorante ora vedremo se farle fare qualcosa anche qui, bisogna svezzarla, battere il ferro finché è caldo, imputtanirla più che si può… Per ora le facciamo fare solo una passeggiata tra queste sue colleghe e poi dopo decideremo. Cerca
di essere sereno, tra un'oretta se va tutto bene torneremo indietro.”
Quelle parole mi fecero piacere e tranquillizzatomi li seguì, ma dopo quello che avevo visto
quella sera su mia moglie nella toilette del ristorante, non avevo più intenzione di continuare quel giro, quella specie di passeggiata informativa e di educazione erotica come la
chiamavano loro o perversa come invece la ritenevo io. Non mi piaceva più e avevo un
presentimento che il peggio dovesse ancora accadere e fu così.
Riflettevo camminando, Rocco aveva raggiunto quello che voleva, renderla puttana e ubbidiente, l’aveva fatto diventare una sua prostituta, ma mi accorgevo che a lui non bastava. Era già stata umiliata e sottomessa abbastanza Roberta e lui pareva avesse intenzione di continuare ancora e sempre più...perché? Mi chiedevo:” Cosa vuole da lei…da noi?”
Quando Roberta guardandosi attorno vide il luogo in cui si trovava, capì subito dov’era, capì
che avrebbero continuato a umiliarla Rocco e Lea che odiava a morte.
L’odio per Lea era nato qualche mese prima, quando ancora signora rispettata e moglie fedele si era dovuta inginocchiare davanti a lei, portata sul palco con l’inganno a fare una sfilata nuda
, supplicandola di non introdurle il vibratore dentro la vagina. (vedi cap.)
Rocco invece le faceva paura, l’aveva picchiata e violentata contro la fiancata del suo Suv e in seguito l’aveva sodomizzata (cap.) Però iniziavo anche a notare che verso di lui nonostante quello che le faceva e la trattava male e con brutalità, aveva un atteggiamento di repulsione e attrazione. Pensavo che anche lei nel camminare come me facesse una introspezione su sé stessa, come e dov’era finita. In quel momento il viso di Roberta era concentrato e pensoso, come colta da preoccupazione per quella situazione, per quello che era in quel momento e da quello che si prospettava per lei nel futuro, il niente…una doppia vita, da persona per bene e prostituta, forse più agiata, ma moralmente immorale e segreta. Sapeva che se l’avessero scoperta, sarebbe stato uno scandalo e additata da tutti, parenti amici e conoscenti e lei questo non lo voleva, per lei stessa, per la sua famiglia ma soprattutto per Federico.
Oramai rassegnata sapeva che era dedita alla prostituzione e al mal costume e che avrebbe frequentato gente balorda come quelle che vedeva in quella strada, puttane e magnaccia.
Si guardò intorto incredula.
“Perché mi avete portata qui!” Chiese preoccupata a Rocco.
“Perché è il tuo ambiente ideale.” Rispose lui:” Da oggi quando sarai Susy questo sarà il tuo habitat naturale!” Proseguendo con cattiveria:” Il tuo ambiente da ora in poi saranno i marciapiedi, i lampioni e la strada, come quelle ragazze!” Disse. “Tu sei come loro!” E fece segno indicando con l’indice delle prostitute che battevano poco distante a noi.” E Tu! Diventerai come loro!”
A quella visione degradante tra negre e orientali si agitò e fu presa dal panico: “No! Vi prego!!” Esclamò spaventata. Ma loro avvolta nel suo abbigliamento osceno la spinsero verso quel luogo, facendole compiere una specie di passerella al guinzaglio di Rocco. Anche se Roberta nel ruolo di Susy era irriconoscibile per via di quel trucco volgare in viso, dai colori forti ed evidenti e dalla parrucca con i capelli neri, lunghi e ondulati, era sempre preoccupata che potesse essere riconosciuta ugualmente. Fasciata in quel mini abito a tubino nero che iniziava poco sotto gli inguini e arrivava a coprire appena i capezzoli, senza spalline, tenuto su dal seno prosperoso, dalle sue belle mammelle strette nella stoffa elasticizzata e spinte in alto quasi a traboccare dal tessuto, si sentiva a disagio. Era senza slip e reggiseno, nuda sotto l'abitino e non era mai stata nemmeno con le cosce avvolte da calze trasparenti di seta nera e sexy, finissime di pochi Din, con i fianchi circondati dal reggicalze di pizzo rosso, tutti indumenti e lingerie che non appartenevano al suo guardaroba da signora e impiegata per bene.
Ma era bellissima, desiderabile e piacente con quel vestito a tubino leggero e semitrasparente che le aderiva sul ventre sporgente risaltandolo, quasi a mostrare il tessuto incavato nell’ombelico e lasciava intravvedere il gonfiore del seno e la turgidezza dei capezzoli, che seppur sotto di esso, si notavano dritti spingere sul tessuto. Era segno che in fondo la eccitava quella situazione.
Nonostante quella condizione, il trucco che aveva e quel vestitino volgare, era attraente, erotica e sensuale e Rocco lo sapeva. Lea le aveva fatto calzare un paio di scarpe a punta, rosse, con decolté e tacco alto 12 centimetri, che la rendevano più alta di noi, slanciata e molto figa e puttana. E che camminando su quei tacchi altissimi, non essendo abituata, le facevano ondeggiare il suo bellissimo culo a destra e sinistra, sculettando non volutamente come una prostituta che passeggia in attesa del cliente, attirando su di lei gli sguardi di tutti.
Il suo passare in quei giardini al guinzaglio di Rocco non era inosservato, lo stesso Dragu osservava Rocco con ammirazione per avere al guinzaglio uno splendido esemplare animale di femmina umana della piccola borghesia milanese. Il collare di cuoio nero con l’occhiello e la medaglietta dorati luccicavano alla luce dei lampioni.
In quei momenti la osservavo con distacco, senza sentimento per avere un giudizio distaccato.
L'avevano manipolata e trasformata nell'aspetto, da donna seria e rispettata a prostituta da strada e ora si preparavano a trasformarla anche interiormente, a depravarla, poi forse quella bestia di Rocco l’avrebbe lasciata andare.
Vestita in quel modo, si confondeva con le battone della zona dei giardini. Con fastidio Roberta vide quelle ragazze e donne come lei, quelle prostitute, scosciate e mezze nude che si vendevano per strada senza ritegno, bianche e di colore. E loro che guardando Roberta al guinzaglio le sorridevano come se fosse un animale vero, sapendo bene che era una di loro e lei ne era scandalizzata da quello.
Anche se il suo abbigliamento in quel momento, prigioniera e vittima di quei depravati la mostrava in atteggiamento sconcio ed equivoco, lei dentro di sé non era e non si sentiva così, si sentiva ancora madre affettuosa e moglie e quindi era in lotta con sé stessa e con l'immagine e il ruolo di lei che dava agli altri in quel momento. Nonostante quello che aveva già fatto, compreso il prostituirsi le prime volte, non si accettava in quel corpo così osceno, volgare e truccato, e così vestito, lei si sentiva ancora realmente com'era ed era sempre stata, una impiegata delle poste ...
Mentre eravamo fermi ad osservare un gruppo di giovani ragazze dell’est che battevano per quel Dragu, si fermò poco distante da noi un'auto di servizio della vigilanza notturna. Si voltarono tutti a guardare e nel frattempo scesero due guardie giurate della vigilanza e si avvicinarono a noi curiosi, vedendo per la prima volta, una donna al guinzaglio di un uomo.
Invece di essere coerenti al loro lavoro e mettersi a protezione di quelle sventurate che battevano e di Roberta portata in giro con collare e guinzaglio come una cagna e chiedere a Rocco perché si trovasse in quella condizione, dissero soltanto: “Buonasera!”
“Buonasera!” Rispose Rocco conoscendoli e sorridendo, nel mentre i due metronotte giravano
intorno a Roberta scrutandola nel corpo.
“Bell’esemplare di cagna!” Esclamò uno dei due sorridendo. E l’altro di rimando: “Mi piacerebbe averne una anch’io così a casa!” E Rise.
“Si!” Rispose Rocco:” È della razza migliore, ha il pedigree, quello delle signore per bene altezzose che si credono perfette, fedeli e irraggiungibili. È la razza migliore, ubbidiente in tutto, basta saperle addestrare con un po' di pazienza e si trasformano in cagnette docili e remissive.”
“Bene!” Esclamò guardandola da vicino la guardia che rivolgendosi al collega mormorò:
” Hai visto Giovanni!?”
“Si Umberto!... Ha un bel corpo maturo! ...E un bel collare!” Rispose ridendo.
“Può toccarlo se vuole!” Lo invitò Rocco mentre Lea vicino a lui sorrideva.” E può toccare anche lei se lo desidera.” Aggiunse rivolto all’altro metronotte.
Ero stupefatto del loro comportamento, invece di fare il loro dovere, tutelarci e chiedere i
documenti a tutti, si divertivano e deridevano mia moglie. Il più giovane, la guardia che si chiamava Giovanni si avvicinò e senza chiedere nulla passò la mano sopra il gluteo di mia moglie, stringendolo forte e facendola sussultare dalla forza impressa a quella presa e stretta erotica, brutale e inaspettata.
Roberta sentendo quella morsa ebbe una reazione di allontanamento. “No! La prego! “Esclamò voltandosi a guardarlo da vicino alla penombra dei lampioni. E osservandolo in viso le si gelò il sangue nelle vene, riconoscendo alla luce del lampione in quelle due guardie giurate, i due che a volte facevano servizio anche all’ufficio postale dove lavorava lei. E di vista conoscevano anche a me, soltanto che in quel momento nella semioscurità non mi avevano riconosciuto.
Nonostante Roberta fosse truccata e con la parrucca fu presa dal panico e si mise a tremare, aveva il terrore di essere identificata da quegli uomini, essendo i due più volte andati nell’ufficio postale dove lavorava a prelevare o portare somme di denaro e la consideravano una signora degna di rispettabilità e stima. E non si sarebbero mai permessi di parlare in quel modo o stringerle il culo con la mano....
Aveva il timore che nonostante il trucco e la parrucca, se la riconoscevano sarebbe stata persa, sarebbe stato uno scandalo. La vergogna. Mi guardava negli occhi fissa e imploranti e io capendo mi avvicinai bisbigliandole: “Li conosci??”
“Si!!” Mi fece segno con il capo muovendolo senza parlare.
La calmai facendole una carezza sul braccio. “Stai tranquilla...probabilmente truccata così e vestita in questo modo volgare non ti riconosceranno. Hai la parrucca, un make up volgarissimo, pesante e un abbigliamento così lontano dall'idea che loro hanno di te in ufficio come dipendente postale che non ti riconosceranno.” Dissi per tranquillizzarla, sperandoci anch’io.
“Si può?? “Chiesero a Rocco facendo il segno con le mani come per toccarla.
“Ma certo! Prego servitevi pure!” Rispose lui tirando boccate alla sua sigaretta elettronica.
Uno dei due osservandola bene sotto lo sguardo attento e consensuale di Rocco e dei suoi
accompagnatori esclamarono: “E’ una bella cagna da monta! Si può coprire? “Pronunciò ridendo in gergo cinofilo mentre le toccava il seno, ma lei si ritrasse veloce: “Ma che fate?... Voi siete tutori dell'ordine, non potete compiere queste cose. Voi dovete rispettarmi e proteggermi!” Disse Roberta ingenua ma decisa.
“Senti bellina!” Esclamò la guardia di nome Umberto: “Non sarai certo tu a dirci come svolgere il nostro lavoro! Sembri molto preparata sulla nostra professione, come mai?” Gli chiese l’altra guardia giurata di nome Giovanni.
“Oh!! Ma è il marito della signora che me la affidata perché io l'educassi a diventare una buona nuova moglie ubbidiente, diversa dalla prima. Il cornuto svolge un lavoro di assicuratore e conosce agenti delle forze dell’ordine.” Disse Rocco.
A quelle parole subito intervenni io: “Si è vero io e mia moglie conosciamo alcune persone che svolgono il vostro lavoro e lo fanno in modo diverso da voi!” Affermai deciso.
“Eh questo chi è? “Domandò l a guarda anziana.
“Il marito! “Rispose Lea.
“Il marito della cagna??!!” Esclamò scoppiando a ridere la guardia.
“Mia moglie non è una cagna!!” Gridai deciso.
“Ma come è possibile che veda la moglie in questa situazione e lasci fare ...” Chiese Giovanni rivolto verso Rocco, ma Lea lo interruppe dicendo: “Gli piace assistere alla sua trasformazione, è anche lui e un giovane protettore che sta imparando!” Le due guardie giurate si guardarono stupite e risero di più.
“Come dicevo …” Dissi rivolgendomi a loro conosco ripetendo nel tentativo fallito di intimidirli:” … conosco altre persone che fanno un lavoro analogo al vostro...”
“E chi sono? Dove lavorano?” Chiesero interrompendomi.
“Non so dove lo svolgono, ma li conosco!” Generalizzai.
“Ma come mai un magnaccia si interessa che noi guardie giurate svolgiamo con correttezza il nostro dovere, non gliene dovrebbe fregare nulla…” Esclamò il più giovane.
Per fortuna intervenne Rocco in mio aiuto a interrompere quella discussione che io non riuscivo più a tenere e disse perfidamente: “Be! Avete già smesso di apprezzare le bellezze di questa cagna?”
Loro si avvicinarono e iniziarono nuovamente a toccarla. Ma la guardia di nome Giovanni si avvicinò di più, la guardò e la scrutò bene in viso alla luce del lampione e della sua torcia elettrica in volto ed esclamò: “Non è un viso nuovo, mi sembra di conoscerlo! L’ho già visto da qualche parte!” Esclamò sorpreso nel suo dialetto milanese.
“E’ sua moglie !!” Aggiunse Lea facendo cenno a me.
L'altro incredulo si avvicinò anche lui dicendo:” Fammi vedere!” La scrutò bene in viso alla luce ed esclamò:” Anche a me sembra averla già vista! Non è una faccia nuova e la guardò attentamente nel suo viso ormai non più altero ma spaventato.
“Sai a chi somiglia? ...” Esclamò il metronotte giovane.
“No!” Rispose l’altro.
“A quella bella signora che lavora nell’ufficio postale dove andiamo a prendere i sacchi e i
valori il giovedì.”
Anche lui la guardò ed esclamò: “Si sembra lei! Ha la parrucca è truccata e vestita come una puttana ma sembra lei, la vicedirettrice !!” Esclamò forte.
A quelle parole Roberta si sentì perduta, le vennero le lacrime agli occhi e fu presa dal panico, era stata riconosciuta e non sapeva cosa fare, come reagire, d'impulso esclamò:
“Noo!!...Noo!! Non sono io la persona che dite! Vi sbagliate!” Mentre Rocco e Lea assistevano divertite alla scena e al suo goffo tentativo di
nascondere la realtà.
“Ma sì che è lei!” Ripeté Umberto in dialetto milanese, guardandola ancora bene in viso.
Le poggiò la mano sulla lunga parrucca dai capelli neri corvino e guardando Rocco disse:
” Posso!”
“Ma certo!” Rispose lui e in un attimo strinse i capelli sintetici tra le dita e con un colpo di mano secco la tirò in alto portandogliela via.
“Diooo che vergogna !!!” Esclamò Roberta incredula portandosi le mani al viso come a
nascondersi quando le fu tolta la parrucca. Era stata riconosciuta e si sentiva persa, nuda, piena di vergogna e umiliazione.
“Guarda… guarda… guarda… chi si vede!! “Esclamò:” È lei, la signora tanto altezzosa e superba che si crede superiore agli altri, vestita come una puttana nel luogo delle puttane.” Pronunciò Giovanni.
“Si! Come dicevo, suo marito me l'ha affidata perché la renda più educata e ubbidiente in tutto,
una vera schiava! Ed abbiamo iniziata a educarla... Intervenne Rocco: “Siccome la signora non è più soddisfatta sessualmente del suo coniuge, se mai lo fosse stata…” Sibilò:” …e aveva preso a guardarsi in giro, aveva iniziato a fare giochi erotici con in marito, e a farsi venire quelle idee strane di vestirsi in modo succinto come le puttane e soprattutto di fare la sostenuta con me! Ma ora ci penseremo noi a riportarla a suo maritino ubbidiente ed educata come intendiamo noi, come una vera battona!” Li informò: “Ultimamente la bella signora ha bisogno di soldi e noi l’aiutiamo a guadagnarli, tanti e in fretta, vendendo qualcosa di sé…il suo corpo e la superbia che ha dentro!” Esclamò sorridendo e dando aspirate alla sigaretta elettronica.
“Chi l'avrebbe mai detto che la bella signora Roberta avesse di questi problemi! “Esclamò la guardia di nome Giovanni:” E che si fosse così emancipata tanto da fare la prostituta e andare a battere! Pensi Rocco, che nel corpo dei vigilantes tutti l'abbiamo osservata, desiderata e qualcuno corteggiata con riservatezza. Ma lei con quel suo sorriso superiore ci snobbava tutti, preferiva farci sentire l'odore della figa e non darcela!” Precisò perfido.
“Certo!” Disse Rocco “Anche con me si comportava così! Come la cagna che è, si faceva
annusare, ma non la dava a nessuno. Ora noi la facciamo diventare una cagna vera, che si lascia annusare e la dà anche a tutti! Naturalmente pagando!” Aggiunse con un sorriso ironico.
Ero attonito incredulo di quel dialogo che avevano e mi dicevo: “E ora?! Che facciamo? Che succede?”
I due vigilantes guardandola in viso, mentre lei umiliata sfuggiva con il suo ai loro sguardi per la vergogna, scrutandole le gambe e l'abbigliamento erotico e volgare, avendola sempre desiderata chiesero: “Ma si può avere?”
“Chiavare?!” Precisò Rocco.
“Si!” Risposero loro.
“Ma certo!” Ribatté Rocco:” Anche subito se volete! E per voi sarà gratis, noi siamo sempre con
le forze dell’ordine con i tutori della legge!” E rise boccheggiando la sigaretta elettronica.
I Due vigilantes si guardarono in volto, non le sembrava vero di potere avere tutta per loro la bella impiegata che a volte svolgeva funzione di vice direttrice dell’ufficio postale, altezzosa e presuntuosa e in quel momento contemporaneamente cagna e puttana.
“Qui sulla strada no!” Disse Umberto:” Potrebbe vederci qualcuno e siamo in servizio e in
divisa.” Mentre mia moglie attonita senza parrucca, con la retina in testa e le lacrime agli occhi, spaventata assisteva a quel mercanteggiare su di lei.
“Facciamoci imprestare la stanza da qualche puttana e la portiamo lì.” Dichiarò Giovanni.
“Se volete c'è la nostra auto.” Intervenne Lea gioiosa: “Potete chiavarla la dentro, è grande e
comoda e poi le battone si chiavano meglio in macchina!” Aggiunse ridendo.
Ci fu una pausa di tempo indefinito, i due si guardarono negli occhi pronti ad accettare, ma
intervenne Rocco che li consigliò: “Perché farlo in questi posti stretti e angusti come l’auto o in una stanza, quando a pochi metri da noi ci sono i gabinetti pubblici? Il luogo ideale per lei… Quale posto migliore! E cosa c'è di più umiliante per una signora bene e arrogante come lei che si appresta a diventare una puttana e una cagna che essere chiavata dentro i gabinetti pubblici! …”
Ci fu silenzio e Rocco precisò: “Così facciamo l’en plein stasera, il pompino l’ha già fatto nella
toilette del ristorante e ora si farà anche chiavare nei cessi pubblici da due tutori dell’ordine, ed è a posto.
A quelle parole Roberta sbarrò gli occhi dicendo rivolta verso Rocco, che impassibile la
osservava assieme a Lea: “Noo! Vi prego! Non potete farmi questo!”
Veloce si era rimessa la parrucca per paura che altri la vedessero senza in quel modo ridicolo che sembrava senza capelli e che seppur fastidiosa le dava un senso di protezione.
Io ero allibito, impotente e abbozzai:” Un no! Questo no!”
Ma fui messo a tacere immediatamente e dentro di me capivo che avevamo raggiunto il fondo della perversione, le mani mi sudavano e il cuore batteva fortissimo.
Vista l’indifferenza di Rocco, Roberta si rivolse verso i due, cercando di commuoverli. “Vi prego! ...Almeno voi che siete metronotte, abbiate rispetto per me, non potete fare
questo. Siete tutori dell'ordine! “Esclamò con la voce rotta dall’emozione, continuando:
“Mi conoscete! Io sono una madre, un’impiegata. Pensate alle vostre mogli se fossero trattate
così! Siamo tutte donne della stessa città, amiche, compaesani forse le conosco anche!... Non
potete! Io non sono una puttana vera, sono vittima di questi uomini e voi mi dovete difendere e rispettare!” Esclamò concitata.
Ma anche quelle parole caddero nel vuoto, i due uomini eccitati e in preda all'esaltazione di poter chiavare l’impiegata Roberta, non la stettero nemmeno a sentire quello che dicevo, rispondendo sarcasticamente: “Va bene signora, la rispetteremo a modo nostro!” Ridendo.
E mentre lei con le lacrime agli occhi che le scioglievano il trucco volgare supplicava, con uno
strattone del guinzaglio, venne tirata da Rocco verso i gabinetti pubblici: “No la prego signor Rocco, questo no! Faro tutto quello che vorrà ma questo no!”
Ma fatti pochi passi venne fatta entrare nell'atrio dei w.c. .... maleodoranti, dove c'erano i lavandini e gli specchi, alla sua destra i gabinetti femminili e a sinistra quelli maschili.
“In quelli maschili!” Affermò deciso Rocco:” Così se viene qualcuno potrà assistere allo
spettacolo e se vuole chiavarsela, potrà farlo!” E la trainò verso quel luogo.
Io non sapevo che fare, ero contrario, avevo manifestata la mia avversione ma nessuno mi dava retta, neppure quel Dragu che si era unito a noi. E sapevo che avrebbero portato a compimento il loro programma con me o senza me e li seguivo insieme a quel magnaccia rumeno di Dragu dietro loro, che mi intimoriva.
Quando furono dentro la parte maschile della toilette, tra urinatoi a muro (vespasiani) e gabinetti alla turca con foro a pavimento e qualcuno con il vaso, sganciandole il guinzaglio Rocco chiese alle due guardie: “Come la volete prendere? …Nuda completamente o in disabiliè? “
Mentre mia moglie portatasi vicino i lavandini e a lui ascoltava silenziosa con gli occhi umidi, il trucco sfatto e pieni di terrore e Rocco non fece in tempo a finire la frase che uno dei due esclamò forte:” Nuda!! La voglio vedere nuda!” Esclamò Umberto il più anziano.
“Va bene!” Rispose Rocco e usando il guinzaglio come un frustino la colpì sulla natica esortandola a spogliarsi: “Su spogliati nuda, hai sentito? Togli il vestito che questi due signori ti vogliono chiavare nuda!” Lei esitò! “Su avanti! Ubbidisci ai desideri di questi uomini, tutori dell'ordine ...” Pronunciò con un sorriso perfido: “…in fin dei conti li conosci, sono tuoi paesani, milanesi come te ed è come se lavoraste assieme. Non devi vergognarti!”
Era tutto profondamente e intimamente umiliante per lei il doverlo fare con quegli uomini che fino a pochi giorni prima la rispettavano con stima e per strada la salutavano con reverenza e desiderio. Ma lo era anche per me, suo marito.
” Spogliati!! Togliti il vestito!” Esclamò anche Lea decisa.
Roberta esitò ancora.
“No! Non voglio! Non voglio far niente con questi uomini.” Ma uno schiaffo sul viso da parte di Lea la riportò alla realtà e a più miti consigli.
“Ubbidisci! Fatti chiavare!!!” Ripeté ancora.
Roberta o Susy sfregandosi la guancia bruciante e arrossata sotto il fard, ubbidì. Lentamente sotto i loro sguardi eccitati, con il loro sesso già duro che uno dei due continuava a
toccare continuamente, si spogliò, abbassò la parte superiore del tubino nero elasticizzato fino all’ombelico, lasciando fuoriuscire e mettere in mostra ai loro occhi, libere le mammelle, belle calde, morbide e gonfie. Dove subito si posarono gli sguardi dei due, scrutandole libidinosamente il seno, ancora più bianco perché evidenziato dal nero dell’abito e dal resto del corpo, con il rosa dei suoi grossi capezzoli che risaltavano dritti e turgidi in quell'umiliazione. Capii che erano eccitati.
Soffermandosi la guardia di nome Umberto ad osservare sulla mammella sinistra, un piccolo
neo, che si mostrava rendendola più erotica. La osservavano muovere il seno sotto i respiri affannosi di vergogna e umiliazione, il petto sotto gli atti respiratori, alzava e abbassava le due mammelle gonfie e sensuali.
Quando Lea glielo abbassò di più portandolo sulla vita, con l’ombelico fuori ci fu una pausa, interrotta dalla voce di Rocco: “Ora togli la parte bassa del vestito, la gonna, toglila!” Gridò:” Mostra a queste persone, tutori dell’ordine quante è bella nell'intimo l’impiegata dell’ufficio postale che loro spesso frequentano per lavoro. Sono certo che i tuoi conoscenti apprezzeranno.” E deridendola con uno schiaffo sulla natica la esortò a toglierlo.
Lei ubbidiente ed eccitata suo malgrado da quella strana situazione perversa, a fatica, muovendosi lateralmente con il sedere, lo abbassò dai fianchi alle ginocchia, poi si piegò in avanti per sfilarlo dalle scarpe, mostrando in quella posizione piegata il suo magnifico culo, che le guardie dietro di lei fissavano eccitati, al limite della bramosia.
Bello, chiaro, anch'esso evidenziato e inguainato come una rete dentro un reggicalze di seta
rosso che si mostrava dalla differenza del candore della pelle e teneva su le calze di seta nera
finissime.
“Ma è nudo! È senza mutandine!” Disse Giovanni, e Umberto che era davanti esclamò: “Ha anche tutta la figa depilata, senza un pelo, come quella delle ragazzine. E brava la nostra impiegata postale!” Esclamò.
Giovanni, non resistette e gli posò una mano sopra la natica spremendola, in una smorfia di
suo godimento e soddisfazione:” Ahhhhssssss !!!” Esclamò.
Roberta sussultò a quella stretta, ma proseguì, tolse il tubino e il reggicalze e si arrotolò le calze trasparenti alla caviglia togliendole prima in un piede e poi nell’altro e si tirò su dritta, eretta su quelle scarpe altissime e rosse. Era nuda, bellissimamente nuda, slanciata e alta più di noi sopra quei tacchi da dodici centimetri, con un corpo adulto invidiabile e desiderabile nonostante le sue imperfezioni e fosse una quarantenne, sotto gli sguardi libidinosi e lascivi di quelle due guardie.
Dragu, Lea e suo marito e tutti in quel momento la desideravano.
Lei si copriva la figa glabra con le mani, in una manifestazione di pudore e vergogna, ma Rocco le prese i polsi le aprì e gliele tolse dicendo: “Su! Mostra questo bel fiore senza petali in tutta la sua bellezza! Perché nascondere?” E così dicendo gli allontanò le mani portandogliele dietro la schiena.
“Chi l’avrebbe mai detto che la signora Roberta avesse la figa rasata!” Pronunciò Umberto sorridendo e dondolando il capo.
Gli sguardi di quelle guardie caddero e si concentrarono subito sulla figa di Roberta, sulle sue
lunghe grandi labbra, gonfie, carnose, bombate e unite come quelle delle donne che praticano poco sesso. La sua figa liscia, pulita con quella lunga fessura che si ergeva alta fuori dalle cosce unite e strette, si stava dischiudendo agli umori dell’eccitazione. Non immaginavano che la signora Roberta fosse depilata, molte puttane ce l’hanno pelosa, ma Rocco leggendo nel loro sguardo dichiarò: “Gliela abbiamo rasata così, perché è più pratica e pulita. Più bella, come quella delle puttane d’alto bordo!”
... E girandola su sé stessa, come a mostrarla per venderla, gli indicò il sedere pieno e morbido.
I due sorrisero, erano eccitati al massimo, con il loro cazzo duro che era cresciuto e spingeva forte dentro i loro pantaloni. Avevano una erezione forte incontrollabile dentro gli slip e lo manifestavano con gli occhi, con lo sguardo e il sorriso beffardo.
Scrutavano nuda l’impiegata altezzosa dell’ufficio postale e di lì a poco l’avrebbero chiavata, mentre lei piena di vergogna, come soltanto le donne per bene provano ad essere mostrate
nude come animali sessuali ad altri uomini, soprattutto a conoscenti o colleghi.
Roberta ferma in piedi in silenzio, accettava nella vergogna i loro sguardi libidinosi con passività e un brivido di piacevole eccitazione non voluta sulla schiena.
“Su prego!” Pronunciò Rocco:” Servitevi pure!”
Giovanni si fece avanti e allungando la mano le accarezzò la figa, bella, liscia, calda, diversa da
quella pelosa di sua moglie e a Roberta sapere che era la mano del vigilante che incontrava spesso in ufficio postale e che probabilmente avrebbe incontrato ancora ad accarezzarla lì, la eccitava e le diede un fremito piacevole.
Chiuse gli occhi per estraniarsi, ma sentiva con benessere le dita di quell’uomo accarezzarle la figa. “Piegati in ginocchio!” Mormorò la voce di Rocco:” Come una cagna!”
A nulla servirono i suoi dinieghi ed esitazioni, alla fine arrendevole cedette e si piegò
inginocchiandosi. In quella posizione a carponi era oscena e bestiale, nuda, con il collare al collo, le mammelle penzolanti, un culo meraviglioso e alto che mostrava da posteriormente sotto alla fine del solco gluteo anche la figa, le sue labbra vaginali vistose che pulsavano calde.
Giovanni si mise in piedi davanti a lei, ed eccitato alzando il cinturone di cuoio dove era
collegato il fodero con la pistola, slacciò i pantaloni dalla cintura e abbassandoli tirò fuori il cazzo, lungo, grosso e gonfio di voglia e avvicinandosi glielo appoggiò in bocca sulle labbra.
“Su Susy stasera farai un altro pompino come quello al ristorante...” Esclamò Lea ridendo.
Lei schifata cercò di voltare il capo, allontanarlo, ma fu presa per la parrucca da lui, che
afferrando tra le dita i suoi capelli sintetici, tenne ferma la sua testa strusciandolo sulla lebbra.
“Su leccamelo!” Fammi un bel pompino vice direttrice!” Esclamò aggiungendo:” …Visto che sei
sempre pronta a trovarci da dire in servizio. Hai delle labbra stupende e non devono servire solo per baciare quel cornuto di tuo marito, ma anche per succhiare il cazzo dei tuoi conoscenti.” Sortì sorridendo.
Alla sua esitazione, si sentì la voce padronale di Rocco esclamare fredda:” Ubbidisci!!” Dandole come una frustata una guinzagliata nel sedere, come se fosse una vera cagna e lui il padrone.
Lei tenuta per la parrucca e sospinta verso il cazzo della guardia iniziò a leccare e succhiare.
Avvertiva il gonfiore e il calore della sua cappella setosa e umida sulla lingua, non era molto pratica, era il terzo che faceva, i precedenti molti anni prima erano stati solo quelli fatti con me, suo marito, ma quel cazzo in confronto alla mia era enorme, grande, io c’è l’aveva più piccolo e lei era abituata con lui, alle sue dimensioni, ai suoi modi e ai suoi tempi. Ora con quel cazzo enorme teso e duro sulla lingua era eccitata e disperata.
Lui spingendo, gli infilò la cappella in bocca e se la fece succhiare. “Succhia puttana!” Esclamò eccitato offendendola.
Nello stesso momento, sentì due grosse mani posarsi sulle natiche e una di queste accarezzarle la figa da posteriore, era l'altra guardia, Umberto, che inginocchiatosi dietro a lei con i pantaloni giù a mezza coscia, le accarezzava il culo e la figa. Vedevo il suo sguardo perso.
Non avrebbe voluto, ma le piaceva sentire quelle dita scorrere sui suoi glutei e sulla sua fessura vulvare. In un momento di lucidità, capì cosa si apprestava a fare, distinto staccandosi con le labbra dal cazzo di Giovanni gridò:” No! Noo…!”
Ma fu subito fermata per la parrucca e riportata con la bocca sul cazzo:” Succhia!!” Le ripeté la
guardia Giovanni:” Succhia puttana!” Non avevano più rispetto di lei.
Umberto dietro continuava ad accarezzarla le natiche e la figa e dopo esserselo tirato fuori e
insalivato per bene, glielo sfregava sulla fessura, su e giù.
Ce l'aveva duro e Roberta sentiva la sua cappella che aveva in bocca molto grossa, più di quella del compagno che premeva contro la sua fessura vaginale.
Quella situazione la turbava, si sentiva eccitata e dominata, non riusciva a capire perché nonostante la brutalità provasse piacere a fargli compiere quegli atti orribili e perversi di sottomissione su di lei e a lasciarseli compiere da quei due vigilanti che la conoscevano.
Rocco accarezzandola anche lui insieme ad Umberto gli introdusse un dito dentro la figa, facendole avere un sussulto e un brivido di piacere e lo tirò fuori da essa bagnato, esclamando
forte con un sorriso:” È bagnata fradicia. Gode! Gode la vostra impiegata, la signora Roberta ad essere umiliata, sottomessa e fare la puttana. Le piace! “
Gridò facendo rimbombare la sua voce dentro quei cessi unendola agli odori densi che si
Avvertivano all’interno, facendola sprofondare con quelle parole, nella più profonda vergogna.
La guardia Umberto sfregò ancora la sua grossa cappella sulla fessura della vulva di mia moglie, lo appoggiò al centro delle grandi e piccole labbra e spinse penetrandola ala pecorina, tenendola per i fianchi, facendole avere a quell'intrusione di carne calda e dura, un sussulto e uno scuotimento piacevole.
L’aveva penetrata senza mettersi il preservativo, gliel’avevano offerto ma non l’aveva voluto:
“Mi piace senza, mi piace sentire le mucose e il calore caldo e umido della vagina sul cazzo, i
suoi umori ...Mi eccitò di più! “
Era terribile e rischioso quell’atto, quell’uomo senza profilattico la stava chiavando e se...nel
momento del piacere si fosse lasciato andare sarebbe successo un casino, essendo Roberta ancora feconda.
Penetrata e tenendole le mani sui fianchi e muovendosi avanti e indietro afferrandola stretta, iniziò a chiavarla alla pecorina, come se fosse un animale. Sotto quei movimenti e quei colpi vigorosi del metronotte, con un cazzo che le riempiva la vagina, senza preservativo e non avendo mai provato una sensazione simile...iniziò a godere. Si lasciò andare, vittima dei sensi.
“Aaaahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Esclamò gemendo senza riuscire a controllarsi.
Roberta lo sentiva sfregare dentro la vagina e darle piacere, un piacere diverso, mai provato con me e nemmeno quando si prostituì avendo tutti i suoi clienti messo il preservativo.
Si rendeva conto che era chiavata da un altro uomo, il vigilante che forse l’avrebbe rivista sul
lavoro e chiavata di nuovo e le piaceva, non riusciva a trattenersi e non godere.
Il suo corpo non rispondeva alla sua mente, ma ai colpi di cappella, secchi, profondi e decisi che gli dava Umberto il vigilante dietro di lei, che la stava chiavando spingendo in fondo, fino a toccarle l'utero.
Godeva. Contro la sua volontà, godeva umiliata perché noi tutti la osservavamo, oltraggiata da
quelle guardie che conosceva.
“Una puttana che gode!” Esclamò Rocco guardandomi, come a schernirmi e ridicolizzare lei.
Da dietro Umberto allungando il braccio, con la mano le strizzava le mammelle come se la mungesse, facendola fremere di piacere e di dolore, mentre con colpi vigorosi la montava facendola sobbalzare in avanti e indietro, in un dondolio che accompagnava la penetrazione orale che praticava a Giovanni davanti a lei a quella dietro di lui.
In quel momento Roberta non pensava più a niente, né a me, né a Rocco o Lea. I suoi occhi erano vuoti e godenti in mezzo agli odori grevi e insopportabili dell’urina. Subiva quell’uomo che la stava facendo gioire con quel cazzo molto, molto più grosso del mio. Stava scoprendo qualcosa di differente dal solito, oltre alla prostituzione una nuova dimensione, il piacere ad essere sottomessa e farsi chiavare da chiunque, ovunque, e a sentire quel grosso cazzo sfregare dentro lei, le sue pareti vaginali e darle sussulti e fremiti.
Giovanni davanti, le venne in bocca, tirandogli su la testa per i capelli, spostandole ancora la
parrucca e costringendola a deglutire il suo sperma. Poi lo tirò fuori dalla bocca, con la cappella piena di saliva e violacea dal succhiamento. Roberta gli aveva fatto un bel pompino e aveva le labbra sfatte dal rossetto che debordava dai margini superiori e inferiori insieme a rivoli di sperma negli angoli, gli occhi lucidi e la bocca aperta, con sulla lingua ancora i residui della sborra in parte ingoiata, nel mentre veniva ancora sobbalzata e dondolata avanti e indietro dai colpi che Umberto le dava chiavandola da dietro.
Poi venne anche lui, tenendola stretta per i fianchi maturi glielo spinse tutto dentro, facendola
gridare, di vergogna, umiliazione e piacere, con colpi secchi e profondi che le arrivavano ad
accarezzarle l’utero. Ebbero un orgasmo quasi simultaneo. Lei che si scuoteva tutta dal piacere e lui che tirandolo fuori velocemente per non sborrarle in vagina, riversava il suo piacere sull'ano poco sopra la sua figa, inondandolo e macchiandole anche i glutei.
A quell’orgasmo mia moglie cedette al piacere e piegò le braccia davanti, appoggiando il viso sul pavimento, restando in quella posizione, sotto l'esaltazione del piacere e dell'estasi insieme all’esalazione degli odori sgradevoli della toilette.
Lea pronta si chinò su di lei e afferrandola per la parrucca e tirandole su un poco il capo la esortò:” Leccalo! Lecca il pavimento!”
Senza reagire ubbidì, assente, stordita ed estasiata dal piacere, con me incredulo diede due linguate al pavimento, con somma soddisfazione Rocco lo leccò.
Aveva leccato il pavimento dei cessi pubblici, come una brava cagna ubbidiente. Al termine l'aiutarono ad alzarsi.
Lei sostenuta da me si portò al lavandino che io aprii e si sciacquo più volte la bocca e la lingua dallo sperma di Giovanni e da quelle leccate al pavimento, sputando e tossendo.
“Ecco!!” Disse Rocco:” Ora è pronta, è una cagna vera e prostituta! Ha trovato la sua dimensione e questo è soltanto l'inizio. Ora mettile qualcosa addosso che faremo un bel giro con il mio amico Dragu .” Mi disse.
Lea come una buona amica l'aiutò a riordinarsi aiutandola a rimettere calze, reggicalze e il
Tubino nero, le diede un fazzolettino di carta per pulirsi ancora lo sperma dalle labbra, dall'ano e dai glutei e poi le raddrizzò e rimise in ordine la parrucca che era spostata, mentre Umberto mettendosi a posto i pantaloni proseguiva nel parlare: “Scommetto che è ancora vergine e illibata nel culo, che suo marito non la mai inculata!”
“Vero!” Rispose Rocco:” Suo marito non la mai inculata, ma in compenso ci ho pensato io ...” E
rise.
“Peccato!” Esclamò Umberto:” Glielo avrei fatto volentieri io alla vicedirettrice delle poste...”
“La prossima volta glielo può fare!” Rispose Rocco.
“E allora offriremo questo meraviglioso culo a qualcuno! Magari qualche vecchio o
extracomunitario che glielo aprirà bene, oppure lo venderemo a qualche cliente appassionato di culi di belle signore. Vedremo!” Esclamò ridendo. Però ricordatevi sempre che Susy è una mia puttana e come tale esigo che sia rispettata…”
“Certo…certo… signor Rocco… noi scherzavamo.”
E così dicendo le riagganciò il guinzaglio all'occhiello del collare e sospingendola uscirono da
quel luogo perverso che erano i gabinetti pubblici dei giardini, mentre le due guardie giurate
soddisfatti e felici si avviavano alla loro auto, contenti di aver chiavato l’impiegata postale.
Su desiderio di Rocco non l’avrebbero detto a nessuno e non l’avrebbero importunata, ma tra di loro sorridevano come a dirsi che gliel’avrebbero richiesto a Rocco di poterla chiavare.
Mormorando ridendo Giovanni: “E' proprio un cornuto suo marito, ha una moglie così bella e non riesce a chiavarla. È giusto che qualcuno gliela chiavi al suo posto allora!”
“Ma da oggi ci penseremo noi! “Replicò Umberto:” ...Se no i conoscenti cosa ci
stanno a fare se non l'aiutano a chiavargli la moglie.” E risero forte sbattendo le portiere dell'auto accendendo il motore e andando via.
Roberta era sconvolta e passiva, sapeva che oramai era rovinata, svergognata e che ben presto se non poneva un rimedio subito rischiava che tutto il suo quartiere avrebbe saputo di lei.
Ma cosa altro ancora doveva aspettarsi da quel vecchio porco di Rocco? Tutto questo era l'inizio e non la fine di quello che le era accaduto.
Lentamente tenendola al guinzaglio e con lei ancheggiante su quei tacchi altissimi, si diressero
verso la zona dove battevano le donne di colore.
Roberta era spaventata e rassegnata, aveva paura di provare ancora piacere da quelle ignobili
perversioni che le costringeva a compiere.
Ero schifato e umiliato di me stesso e di quello che avevo visto; mia moglie godere sotto
quell’oltraggio dei tutori dell’ordine conniventi di Rocco e leccare il pavimento della toilette al comando di Lea, e io incapace di reagire per paura.
Cos’altro ci sarebbe aspettato??...
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