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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI 

 

DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.

 

Note:

“Il suo sperma bevuto dalle mie labbra era la comunione con la terra.

Bevevo con la mia magnifica esultanza guardando i suoi occhi neri che fuggivano come gazzelle.”

Alda Merini.

 

Cap 17 IL RISTORANTE.

 

Quella sera, dopo aver dovuto accettare forzatamente il loro invito partimmo.

Arrivati davanti al ristorante dopo aver posteggiato nel piazzale antistante, scendemmo

dall’auto. Prima Rocco mettendosi sul marciapiede, dietro di lui Lea che si mise al suo fianco

intanto che io scendevo sul lato opposto della vettura e mi portavo davanti a loro. Poi con la portiera posteriore aperta, Rocco tese la mano e prese quella di mia moglie tirandola dolcemente verso di sé e in quel movimento nel gesto di scendere, Roberta involontariamente aprì un poco le gambe, mostrandole coperte da una velatura erotica, nera finissima, rivelando le cosce appena coperte dal tubino. Lasciando intravvedere e immaginare tra lo scuro in fondo cosa c’era tra loro.

Fu un momento emozionante per me e credo anche per lei.

Quando fu fuori in piedi, vestita in quel modo con quella lunga parrucca nero corvino e il collare dello stesso colore, pareva una dark lady, una prostituta d’alto bordo, molto truccata. Mi tranquillizzai con il fatto che non era riconoscibile. Conoscendola bene, capii osservandola negli occhi che si vergognava e avrebbe voluto sprofondare a mostrarsi in quel modo.

” Sei pronta?” Chiese Rocco con la sua voce roca e autoritaria, mentre mia moglie si assestava e cercava di tirare più giù possibile la gonna del tubino.

“Vieni qui! Che voglio che entri al mio fianco... ma distante da me almeno un metro.” Pronunciò: “Voglio che si veda bene che sei al guinzaglio. Che sei la mia cagna...stasera!” Esclamò ridendo.

Quelle parole mi ferivano, le dava della puttana e della cagna apertamente, lei che era sempre

stata una donna seria e fedele e lo stesso ferivano lei e la mortificavano, ma nell’insieme in quella situazione ci dava anche una sensazione di eccitazione perversa.

Ubbidì, umiliata e silenziosa fece come volle lui, si mise al suo fianco e con il guinzaglio lasco, che pendeva dall'occhiello dorato del suo collare nero fino alla mano di Rocco, ci incamminammo e avviammo in quel piccolo vialetto di ghiaia che portava all’interno e all’ingresso di una specie di grande villa in stile liberty, dove al piano terra era ubicato il ristorante.

Io ero agitato e anche lei lo era, muoveva nervosamente le mani sulla borsetta e la catena dorata che dalla spalla le scendeva sul fianco, girando gli occhi guardandosi attorno...e a ogni passo che faceva per spostarsi su quei tacchi altissimi, ondeggiava muovendosi volgarmente, sculettando. Non era abituata a calzare quelle scarpe così alte, era la seconda volta che le metteva, la precedente era stata qualche giorno antecedente, negli stivali bianchi quando la portarono a battere per la prima volta.

Proseguendo per quel vialetto i tacchi delle scarpe da 12 centimetri la rendevano slanciata e altissima, più di noi e la vidi bellissima come una pantera nera, erotica ed elegante davanti a me. Essendo io dietro lei, avevo modo d'ammirare il suo bellissimo fondo schiena...il suo meraviglioso culo prominente, fasciato stretto nel tessuto elastico del tubino nero, in cui risaltava di più. E che a ogni passo muovendosi sculettando, lasciava intravedere a livello del margine della mini la fascia scura delle balze del termine delle calze velate e le clip rosse del reggicalze che le pinzavano tenendole su e non solo... Nei movimenti si poteva vedere anche molto più su, fino alla piega orizzontale alla congiunzione carnale tra la coscia e la natica che

formavano l’inizio dei suoi meravigliosi glutei carnosi, teneri e pieni, tanto era corto il tubino.

Infervorata anche lei da quella condizione, si muoveva involontariamente ondeggiando qua e là su quei tacchi altissimi e quello sculettare attirava su di lei gli sguardi di passanti o clienti che si accingevano a entrare con noi nel ristorante e quello mi eccitava moltissimo.

Alla luce dei lampioni del vialetto in quell’incidere dei suoi passi quasi in modo animalesco,

Roberta sembrava una felina, una pantera o una cagna elegante, di razza, nera e dal buon

portamento, tenuta alla catena dal padrone. Era una figura superba, ammirata da Rocco, Lea e dai passanti che incrociavamo con i loro sguardi stupiti e libidinosi a indugiare con gli occhi sulle sue gambe, sul collare e sul guinzaglio. Era diventata la cagna di Rocco...

Io ero ansioso…non sapevo cosa sarebbe accaduto.

Entrammo dall’ingresso, prima Lea, poi mia moglie sempre al guinzaglio di Rocco e poi io. Il ristorante era molto elegante e raffinato, luminoso con tavoli in ordine e in fila.

C'era molta gente che si voltò a guardare vedendola entrare … Roberta o meglio Susy al

guinzaglio divenne in un attimo l'attrazione del locale con grande soddisfazione di Rocco.

Tutti osservavano stupiti, con un misto di meraviglia, sorpresa e invidia nel vedere quella bella signora alta e altera, vestita volgarmente, con le sue bellissime ed eccitanti gambe mature velate di nero in mostra, portata al guinzaglio da un vecchio bruto.

Come una calamita attirava gli sguardi degli uomini che la squadravano dalla testa ai piedi; le

gambe velate da seta finissima, i seni spinti in alto dal tubino aderente, in cui la parte superiore usciva prepotente dal decolté, era piacevole ed erotica da ammirare.

Ma come dicevo era soprattutto il sedere, bello, sporgente, invitante che metteva addosso la voglia di toccarlo e accarezzarlo ad eccitare, invidiando Rocco che l’aveva sodomizzata per primo e che con il guinzaglio in mano portava la sua cagna al tavolino.

I clienti pensavano che fosse un gioco, qualcuno sospettò che fosse una vera prostituta al

guinzaglio del suo magnaccia, con quel collare nero di cuoio al collo che si evidenziava sulla sua pelle pallida e si intonava con la parrucca di capelli lunghi nero corvino.

Era volgare, indecente, ma sexy e piacente, le sue labbra colorate rosso fuoco erano erotiche e

lussuriose, sembrava che invitassero gli uomini a baciarle o a introdurre altro tra loro oltre la lingua. Tutti le guardavano quelle labbra passionali e peccaminose.

Sapevo che dietro la sua indifferenza a quella gente che la osservava si vergognava e si sentiva

turbata conciata in quel modo, ma seppur distaccata e passiva notavo e avvertivo che anche lei scopriva che le piaceva sentirsi adulata e mostrata. Sapeva che tutti la guardavano, osservavano il suo corpo, le sue labbra rosse da prostituta e a me faceva un piacere pazzesco vederla così, mentre lei provava apprezzamento a sentirsi considerata e ammirata, sicura di non essere riconosciuta.

Non riuscivo a comprendere l’invito di quella cena a quattro, io e mia moglie e lui e Lea. Rocco

non era il tipo d’uomo che si perdeva in gesti d’amicizia e simpatia, quindi dentro di me

pensavo, come naturalmente lo pensava anche mia moglie, che sotto c’era qualcosa, una

motivazione logica in quello che faceva. Nonostante la situazione insolita e perversa, dentro di me ero eccitato e orgoglioso di avere una moglie così bella, piacente e desiderata, che tutti guardavano con apprezzamento e desiderio. E ripensavo alle frasi dette all'inizio da Rocco le prime volte che c’eravamo incontrati in quel dehors vicino all’agenzia assicurativa dove lavoravo: “La renderemo tua schiava, non ti lascerà più. Non fisicamente, ma psicologicamente l’avrai fedele. Vedrai! Anche se andrà con altri uomini sarà sempre tua.”

Subito ci accolse il proprietario che guardando mia moglie con indignazione ci fece cenno dov’era il nostro tavolo prenotato. Era in fondo, tra decine di altri tavoli alcuni già occupati. Nel passare tra quella gente seduta che cenava, molti alzarono il capo e si girarono a osservare

Roberta o meglio Susy in quel momento, sia uomini che donne.

Gli occhi erano per lei, quello era un locale di lusso e se gli uomini la guardavano libidinosi, le

donne in loro compagnia la osservavano sdegnate con disprezzo e forse …. con invidia.

Dai loro sguardi sorpresi, si capiva che molte si domandavano, come si potesse fare entrare una donna così, in un ristorante chic. Ma Rocco era conosciuto, temuto e rispettato...

Arrivati al nostro tavolo, ci sedemmo e Rocco sganciò il guinzaglio dall’occhiello del collare di

mia moglie mettendolo in tasca e alzò il dito indice. Il cameriere su cenno di Rocco arrivò con

un sorriso convenzionale, di cortesia e ci porse il menù, sbirciando nel decolté di mia moglie.

Iniziammo a sfogliarlo sotto gli sguardi dei clienti attratti dalla volgarità di Roberta e dalla

dominanza su di lei di Rocco che ordinò ostriche, aragoste e champagne per iniziare...!

Una coppia matura nel tavolo dietro di noi fissava insistentemente mia moglie, lei scandalizzata, lui invece con una luce libidinosa negli occhi.

In un altro tavolo vicino, un uomo grasso ma elegante, seduto da solo di fronte a noi la fissava

insistentemente, le osservava il seno e abbassava la testa per cercare di intravvedere le gambe sotto il tavolo, ma lei le teneva chiuse.

Rocco se ne accorse e sorridendo le bisbigliò: “Apri bene le gambe e fagliele vedere!” Allungando la mano sotto il tavolo.

“No!” rispose Roberta in un momento di coraggio e dignità, decisa e orgogliosa:” Non faccio

queste cose in pubblico!”

“Le farai! “Ribadì calmo ma deciso Rocco, facendo un cenno a Lea, che capì subito cosa intendesse lui e con un espediente disse rivolta a mia moglie: “Vado un attimo in bagno, mi accompagni Susy?!”

Sentendo quel nome mia moglie la osservò, si alzò e la seguì e una volta dentro, Lea chiuse la

porta e senza che lei se l’aspettasse la schiaffeggiò violentemente sul viso, facendole cadere anche un orecchino.

“Ma perché?” Borbottò mia moglie fregandosi la guancia.

“Tu devi ubbidire al signor Rocco …. Hai capitoooo!!!Non devi più rispondergli così, devi fare

tutto quello che ti chiede, perché lui è il tuo padrone! Il tuo magnaccia...protettore!! ... Ha anche l'autorizzazione di tuo marito. Hai capitoooo!!!” Urlò forte proseguendo: “Sia ben chiaro impiegata delle poste del cazzo ... che se non ubbidisci, stasera ti portiamo a battere vicino dove abiti tu. E domani mattina tramite internet, sul tuo posto di lavoro e tutti i tuoi parenti e conoscenti, a partire dai tuoi genitori e tuo figlio, saranno invasi dalle fotografie di te

sulla strada che batti e di quelle fatte nel locale di Rocco nuda a fare lo spogliarello…Intesiii!!” Urlò ancora più forte Lea.

Roberta terrorizzata dalla reazione di Lea e dalle conseguenze che le aveva prospettato, intimorita con gli occhi lucidi fece cenno di sì con la testa.

“Bene!!” Esclamò chinandosi a raccogliere e porgendole l'orecchino caduto durante lo

schiaffeggiarla. E passandole un fazzolettino le disse:” Non piangere che si rovina il trucco. Rimettiti in ordine che torniamo di là.”

Mia moglie ubbidì, aprì la borsetta con il piccolo necceser all’interno e si ritoccò il viso che le

bruciava ancora. “Ed ora torniamo di là!” La Esortò.

Lei ubbidì.

Quando ritornò la vidi seria e silenziosa con lo sguardo basso, capii che era successo qualcosa che seppi soltanto alla sera quando mi raccontò, cosa le aveva fatto e detto in quella toilette.

Tornarono a sedersi, Lea si spostò da seduta di fronte a lei, mettendosi di fianco a me, tirando

sul tavolo il lembo della tovaglia che pendeva e copriva la vista delle sue gambe, lasciandola allo sguardo di quell'uomo che poteva osservarle bene le cosce e le labbra rosse e libidinose, e

intravvedere dal fondo e sotto il tavolo le gambe che su ordine di Lea aveva divaricato.

Roberta mi guardò silenziosa con gli occhi lucidi, non riuscii a sostenere il suo sguardo e abbassai i miei sulla tavola. Avevo intuito cosa era successo in quel bagno tra lei e Lea.

Quell'uomo voglioso pasteggiando continuava a fissare le labbra e le gambe di mia moglie, che io pur non vedendole le sapevo bellissime e ne ero orgoglioso. Erano di mia moglie e non le avevo mai viste così sensuali come quella sera, mi pareva che fosse la prima volta che le mostrava, sembravano quelle di un'altra donna.

Rocco al suo fianco, parlando e masticando abbassò la mano e le sfiorò la coscia velata, Roberta restò ferma impassibile con il boccone in bocca, poi la posò più in alto vicino al reggicalze rosso e piano piano iniziò ad accarezzarla. Turbata lei non reagì, deglutì il bolo e sorseggiò il vino e quella sua passività fu come un chiaro segnale a Rocco, di ubbidienza e sottomissione e un invito a proseguire...

Anch'io ero eccitato, nel vedere Rocco sorridente vicino a mia moglie pasteggiare, con la sua

sigaretta elettronica posata sul tavolo, muovere il braccio e immaginare tirare su il tubino e

salire con la mano in alto nelle zone più intime di mia moglie, in un luogo pubblico, rispettabile e austero.

Roberta turbata e disgustata, non opponeva resistenza. Lui salì su fino ad arrivare dove finivano le calze a sentire sotto le dita la pelle nuda è liscia come la seta di mia moglie.

“Bellissima, sembra velluto!” Mormorò Rocco visibilmente eccitato.

A quelle parole aumentò anche la mia di eccitazione, iniziai a sentire nelle mie parti basse dell’addome, seppur piccolo, risvegliarsi qualcosa, avevo un inizio di erezione. Era eccitata anche mia moglie a quelle dita sul pube, stringeva le gambe per reazione e pudore, finché ad un ordine di Rocco le aprì.

“Apri le gambe!!...Aprile bene che abbiamo uno spettatore seduto di fronte!” Sussurrò ridendo.

Girai il capo vedendo quell'uomo chino sul piatto a mangiare, con gli occhi rivolti verso mia moglie o puntati sotto il tavolo sulle sue gambe aperte.

Roberta ebbe un sussulto di dignità ed orgoglio dicendo sottovoce: “Basta Rocco!... Si fermi per favore … non mi tratti in questo modo.”

Rocco si fermò, arretro la mano sorridendo, pronunciando: “Ti tratto come la mia schiava! ...La mia cagnetta ubbidiente!” E sorrise maggiormente.

“Lei scherza!” Replicò Roberta in soggezione. “La prego non mi faccia fare cose che non voglio in questo locale. Io non sono una cagnetta, sono un essere umano ...”

Rocco abbozzò le labbra tirandole in un sorriso:” Tu cara Susy non ha capito che non è più un gioco, un gioco eccitante, ma è qualcosa di più. La tua appartenenza a me ormai e cosa compiuta. Sei una mia puttana!” Precisò.

“Il nostro incontro è come una reazione chimica tra due persone diverse per vita e carattere e

una delle due soccomberà all’altra e questa sarai tu. Lo stare con me ti trasformerà, arriverai al punto che sarai tu a desiderare di mostrarti agli altri.” E rise, prendendo la sigaretta elettronica dal tavolo accendendola e tirando una boccata di fumo alla vaniglia.

Intanto il cliente seduto di fronte la guardava …puntava gli occhi con libidine sotto il tavolo e

alzandoli senza muovere il capo la fissava in viso, sul collare, imbarazzandola di tanta

spudoratezza.

“Ora allarga bene le gambe, su! Non fare storie se non vuoi tornare in bagno con Lea e se hai

intenzione di fare qualcosa di diverso, come scappare o gridare, sappi che domani tutti parleranno di te, non solo a Milano, ma in tutta la regione.” Pronunciò Rocco.

Così dicendo, la vidi sobbalzare su sé stessa e intuii che le introdusse il dito medio tra le grandi labbra spingendolo dentro la fessura della vulva. E ne ebbi subito conferma: “E' anche bagnata !!...Le piace essere esibita e mostrare la figa!” Esclamò ad alta voce incurante del luogo dove eravamo, facendole abbassare il capo verso il tavolo dall’imbarazzo e dalla vergogna.

Continuammo a pasteggiare anche noi e bere vino bianco, poco dopo la tavolata si riscaldò, con Rocco che controllava sempre con la mano se mia moglie tenesse le gambe divaricate per

mostrare la figa a quell’uomo.

Roberta era accaldata, dal vino che aveva bevuto, dalla sua carezza sulla coscia e l’inguine,

dall’introduzione del suo dito improvvisamente in vagina e dalla situazione che dentro di lei la eccitava .

Mi guardava silenziosa come se si aspettasse qualcosa da me che non arrivava. All'improvviso in un momento di razionalità e orgoglio mentre lui pur mangiando continuava a

masturbarla con il dito, si girò di scatto verso me e con voce implorante mi fissò negli occhi

dicendomi:” Carlo! Tu non puoi accettare questo!  ... Farmi fare questo! ...Non puoi essere così passivo e indifferente mentre approfittano di tua moglie.”

Io non ebbi il coraggio di contrastare Rocco, in un certo senso mi sentivo succube anch'io di lui, di loro ...e poi in fondo mi piaceva vedere mia moglie così truccata, altezzosa e a volte arrogante, supplicante e sottomessa a qualcuno.

Al mio silenzio reagì in malo modo: “Sei un verme!! “Esclamò con disprezzo mentre gli altri commensali si giravano verso di noi a guardare e Rocco sorrideva divertito del nostro litigio.

“Meriti davvero che altri mi abbiano fisicamente e faccia la puttana, che mi chiavino e mi paghino ...perché tu ...tu...tu.... “Balbettò proseguendo:” ...sei un incapace, un impotente. “E poi come per dileggiarmi rivolgendosi a Rocco e Lea li informò: “Lo sapete che ormai viene subito appena mi tocca!? Senza nemmeno penetrarmi ... con il suo cazzetto, come quello dei ragazzini !!” E mentre Lea e Rocco sorridevano lei continuò a sfogarsi e umiliarmi:” Non sei mai stato capace di farmi godere!!” Esclamò irata, guardandomi agitata.

Restai sorpreso da quelle parole e da come inveiva contro di me, non lo aveva mai fatto, parlava proprio come una prostituta. Probabilmente lo faceva per sfogo, perché sapeva che l’amavo e non avrei reagito ed era l’unico modo per manifestare la sua rabbia, il suo dissenso a quella condizione obbligata a cui era suo malgrado costretta.

“Calmati Susy …. “Intervenne Rocco vedendo la sua alterazione:” Perché al temine di questa cena, tu oltre cha sua puttana, diventerai la schiava di tuo marito, nel vero senso della parola. Sarai sua, anima e corpo. Diverrà anche lui il tuo magnaccia ...”

“Di un verme? ...Mai!!...Mai! ...E poi mai!!” Rispose lei girandosi dall'altra parte con disprezzo.

” Piuttosto…!” Non finì la frase …c’è l’aveva con me, ero il capro espiatorio di tutte le sue rabbie. “Vedremo!” Disse Rocco esortandomi.

“E tu partecipa! ...Dovrai essere tu a domarla e umiliarla “Dichiarò ridendo.

Gli piaceva vedere mia moglie inveire contro di me, offendermi, ma io sapevo che lei lo

faceva perché ero l’unico con cui poteva sfogarsi senza prendere degli schiaffi e non perché mi

odiasse davvero.

Intanto l'uomo al tavolo di fronte, sudato nel mangiare e dalla libidine continuava a guardarla,

ingurgitando grossi pezzi di carne.

Roberta come per punirmi della mia inerzia per reazione continuò ad aprire di più le gambe

inguaiate dalle calze e tenute tese dal reggicalze, mentre Rocco perversamente con la mano sotto il tavolo la masturbava con il medio, iniziandola a farla godere, a gemere e lei a trattenere.

Quell’uomo sorrise vedendo che allargava le gambe e che si lasciava masturbare. Era visibilmente eccitato, bevve un po' di vino rosso e sempre guardandola negli occhi, con la lingua si umettò le labbra... come a pregustare il suo desiderio.

Anche noi mangiavamo e bevevamo e Roberta suo malgrado iniziava a eccitarsi, sudava allungando le escursioni del torace agli atti respiratori, muovendo di conseguenza il suo splendido seno. Le era venuto lo sguardo passivo ma acceso ...godeva del dito di Rocco.

“Bevi ancora un po' di vino!” La esortò Lea versando e riempiendole il bicchiere e lei

stupidamente presa da quella euforia perversa lo prese e tra un boccone di aragosta e l’altro lo tracannò come se fosse acqua che gli togliesse quella sete reale e di piacere e l’accaloramento che avvertiva. Deglutì con lunghe sorsate e lo svuotò”

“Brava!!” Esclamò Lea sorridente.

Seppi poi che Roberta sperava, che dopo aver guardato un po' quell'uomo, la smettesse di scrutarla e se ne andasse, e osservava in giro tra i tavoli a verificare che nessuno notasse la scena di lei che allargava le gambe di sua volontà, mostrando la sua bella figa depilata con il dito del vecchio Rocco all’interno che con la mano sotto la masturbava.

Il caldo, l'ebrezza e l'eccitazione divennero padroni di Roberta. Sudava molto e si vedeva sul viso che rischiava di scioglierle il trucco vistoso e mi immaginavo la sua testa sotto la parrucca come potesse essere madida e cotta dal sudore con quell’involucro sintetico sui suoi capelli veri schiacciati da esso; e dalla sua condensa che si produceva sul cuoio capelluto. Difatti ogni

tanto si portava la mano sul capo a toccarselo garbatamente e sfregarsi senza dare nell’occhio,

fingendo di mettere a posto i capelli.

Sapevo che non la sopportava e diedi colpa anche a quello del suo nervosismo e della sua reazione negativa verso me.

A un certo punto l'uomo grasso seduto di fronte al nostro tavolo fece un cenno di richiamo a

Lea che gli si avvicinò. “Mi dica!” Chiese lei.

“Chi è quella signora che conosce? “Domandò lui.

Lea Sorrise:” È una impiegata delle poste di Milano un po' truccata... “Rispose con un sorriso perfido. “… quello vicino a me è suo marito.” Aggiunse.

“Ma è una puttana? “Chiese stupito.

“Anche!!... Sta imparando, la stiamo svezzando per farla diventare una troia, una battona... “

Rispose Lea proseguendo: “Il suo nome d'arte è Susy, ma è ancora alle prime esperienze e un po' selvatica, ma la stiamo domando per bene.”

Questo eccitò di più l'uomo che le bisbigliò: “Ma suo marito non dice niente?”

“Chi il cornuto? No…stia tranquillo, lui gode a vederla chiavare da altri.”

“Le dica che le offro 200 euro se mi fa un pompino...” Mormorò a bassa voce subito sparando una cifra grossa.

Lea non rispose, sorrise maggiormente e si alzò, tornando al tavolo si chinò e sussurrò qualcosa all'orecchio di Rocco che fece cenno di sì con il capo.

Sembrerà assurdo, ma ero affascinato da quella situazione, da quello che stava accadendo.

Roberta accaldata continuava a guardarsi in giro non accorgendosi e non capendo quello che stava succedendo verso lei.

"Dai vieni dai!! ...Andiamo a rifarci il trucco che sei tutta sudata "... La esortò Lea alzandosi e

prendendola per mano. Mia moglie ignara si alzò anche lei, si aggiustò la gonna tirandola giù più che poteva a coprire le cosce e si avviò dietro lei, mentre i nostri sguardi si incrociarono.

La seguì verso la toilette, mentre i clienti cenavano indifferenti.

“Vieni cara!” Esclamò Lea di una gentilezza insolita, facendo non vista cenno al grasso uomo di

seguirla. La guardai avviarsi verso i bagni, in tutta la sua grazia felina e la sua bellezza, stretta nel tubino, nella sua forma slanciata e longilinea con il sedere evidente e la vita matura da vera signora aderente sull’abito, e con al collo il brillare del luccichio dell’occhiello e della medaglietta del collare.

Davanti alla porta del bagno, con un sussulto al cuore la vidi scomparire dentro....

Quell'uomo grasso, si alzò subito dopo, masticando ancora un pezzo di carme in bocca come un animale, bevendo prima di andare un altro sorso di vino e si avviò eccitato ai bagni.

“Veni! ...Andiamo anche noi “Disse Rocco:” Questa e la sua iniziazione a fare pompini e non

devi perdertela!”

Mi alzai anch'io agitato con quella parola che mi rimbombava in testa.

“E' la sua iniziazione a fare pompini.” Segno che con quell’uomo grasso avrebbe fatto

quello... e mi diressi dietro lui verso il bagno che all’interno aveva un antibagno che divideva il settore maschile da quello femminile che erano attigui. L'antibagno era molto grande e pulito,

completamente vuoto...almeno apparentemente. Due piccole porte con all’interno due piccoli

corridori dividevano la parte degli uomini da quella delle donne.

Dopo aver aspettato qualche minuto...aprimmo piano la porta della toilette delle donne.

Mi avvicinai dietro Rocco nel settore femminile, dove sentivamo provenire delle voci e attraverso lo specchio enorme alla parete del corridoio, la vidi riflessa a fianco di Lea parlare con quell’uomo. 

Eccitato aspettavo gli eventi, perché immaginavo, sentivo, che sarebbe successo qualcosa di erotico. Roberta nel bagno, con Lea di fianco si trovò davanti quell'uomo che la guardava lascivo e libidinoso seduta al tavolino, vide entrare Rocco e dietro lui vide me ed ebbe un sussulto, non fece tempo a realizzare che Rocco chiuse la porta dell'antibagno femminile.

L'uomo ci guardò sorpreso, ma Lea lo tranquillizzo:” Sono amici, guardano soltanto.” ...E il suo sguardo ritornò tranquillo.

"Come ti chiami, bellissima?"...Sentii dire dall'uomo …

" Ro… Susy!!” Si corresse mia mogie rispondendo ingenuamente con voce bassa e sospirosa.

” Bel nome, molto eccitante!” ... Esclamò.

E Lea lo confermò:” Si, il suo nome d'arte è Susy!”

“E tu!!” ... Chiese rivolto a Lea …

” Io? ...Carmen". Esclamò lei mentendo.

Poi rivolgendosi di nuovo verso mia moglie disse: “Sai che hai delle belle labbra Susy!” E sorrise schernendosi, come vergognandosi di quello che diceva e di noi che assistevamo.

“Me lo prendi un pò in bocca? ...Ti pago bene!” Le chiese. Ma vidi il viso di mia moglie farsi

serio e schifato. “Questo no !!” Esclamò a quella richiesta:” Se vuole la masturbo, ma in bocca no!!”

“Noh!? Forse non hai capito !!” ...Esclamò Lea con voce seria e decisa, prendendole l'occhiello

del collare e tirandolo con forza verso il basso e quell’uomo: “Lui vuole un pompino da te! E tu glielo farai! Inginocchiati e fagli un pompino!!” Esclamò autoritaria.

“Ma cosa? ...Cosa dite! ...Siete pazzi! ...Questo no!! “Farfugliò lei chiamandomi:” Carlooo!!” E per risposta le arrivò uno schiaffo secco da Lea in viso.

” Ti ho detto prima che non devi reagire…devi solo ubbidire! ...Capitooo?!...Su!... Te lo ripeto per l'ultima volta. Inginocchiati e fagli un pompino!”

Roberta era spaventata, non si muoveva la guardava con gli occhi sbarrati dalla paura e la bocca aperta. Ma Lea esperta di queste situazioni, di indurre ragazze alla prostituzione e farle compiere atti di libidine contrari alla loro morale e volontà, la tirò ancora più forte per l’occhiello del collare verso il basso, costringendola a inchinarsi.

Faceva resistenza Roberta, ma Lea, tirando per il collare più forte scrollandola come se fosse una cagna insistette:” In ginocchio!!...Ubbidisci !!...Falle un pompino!!” Urlò forte in quella toilette pubblica.

Roberta era frastornata, confusa seguì la sua mano tremando e pregando dentro di sé che la

lasciasse andare, ma ubbidì e si mise in ginocchio, davanti a quel grasso uomo che eccitato dalla scena e dalla sua sottomissione, gli si avvicinò sbottonandosi i pantaloni.

Io fermo avrei guardato mia moglie costretta a fare un pompino a quell’uomo e anche se quella scena mi disgustava, mi eccitava contemporaneamente, era la prima volta che la vedevo sottomessa ubbidire a Lea e anche se mi dispiaceva, nella mia convinzione se lo era cercato lei.

L'uomo lo tirò fuori e si mise davanti a mia moglie, portando il suo cazzo semirigido vicino alle sue labbra rosse. Non era di grandi dimensioni il suo pene, ma certamente molto più grosso del mio.

Roberta si ritraeva, quella situazione la umiliava e ripugnava, era dentro il bagno pubblico di un ristorante, in ginocchio e sotto i nostri sguardi, certamente avrebbe preferito farlo da prostituta dentro un’auto dove nessuno la vedeva...Ma Lea, come se fosse proprio una cagna vera la teneva sempre per il collare, tirandolo forte quando cercava di allontanare il capo.

“Mi fa male!” ...Esclamò mia moglie …” La prego signora Lea…!” Disse sentendosi sfregare il

cuoio nero sul collo.

” Allora leccalo!!...Prendilo in bocca! ...Su succhialo...! Non fare storie!” La esortò.

E tirandola ancora con il dito nell'occhiello la portò vicino al suo cazzo.

Roberta arriccio il naso, probabilmente sentì l'odore d'urina che emanava, un odore forte e

pungente, ma l'uomo glielo appoggiò subito sulle labbra.

” Su prendilo dentro … Succhialo!” Esclamò Lea:” Succhialo, fagli sto pompino! Così finisce

tutto!”

Mia moglie seppur riluttante, pur di finire tutto e in fretta chiuse gli occhi e aprì la bocca e lo sentì entrare dentro caldo e umido. Lo prese in bocca. L'uomo spinse e lei lo accolse più profondamente mentre lui incominciò a muoversi avanti ed indietro dentro la sua bocca simulando una penetrazione e una chiavata orale, tenendole il capo tra le mani con le dita su quei capelli sintetici color corvino.

Ebbi un tuffo al cuore a vedere mia moglie inginocchiata in un bagno pubblico, fare un pompino a uno sconosciuto, ma ero eccitatissimo, tanto che avvertii l’erezione e venni senza toccarmi solo al sentirlo premere duro contro lo slip nel guardare mia moglie accucciata …come una cagna.

“Su succhialo ...fagli un bel pompino come fai a tuo marito...? “Ripeté Lea facendo una pausa e

guardandomi:” Glielo avrai fatto qualche pompino a tuo marito vero? “Le chiese ironica.

Lei non poteva rispondere o non voleva, fui io a dire con altrettanta cattiveria come quella che

aveva avuto lei a tavola nei miei confronti:” No! ...Non li fa! ...Dice che non le piace farli, le fa schifo!” Dichiarai con perfidia e cattiveria nonostante fosse la mia consorte.

“Non li faaah?? “Rispose Lea divertita.” Be allora è il momento che impari, vedrai come li farà bene e le piacerà farli tra qualche settimana, prenderlo tutto in bocca e succhiarlo …” Per poi incitarla ancora:” Su succhia!!...dai!!”

Roberta lo aveva in bocca e lo sentiva ingrossare sempre più e accaldata ed ebbra dal vino bevuto, iniziò anche lei a muoversi avanti e indietro con la testa, accompagnata dalla mano dell’uomo sulla nuca e quella di Lea che la guidava tenendola per il collare.

I suoi movimenti si facevano sempre più veloci e il suo glande cresceva sempre più di volume

dentro la bocca di mia moglie, segno che stava facendo un buon lavoro.

Era una scena perversa ma eccitante, disgustosa ma paradisiaca vedere ancora mia moglie come nel camerino del night quando Lea la istruiva e a Rocco, fare un pompino a pagamento a pagamento a uno sconosciuto, come la vera puttana che era diventata.

Nel silenzio del bagno ormai risuonavano i gemiti di piacere di quell’uomo, il risucchio di saliva che produceva mia moglie spompinandolo e un odore forte di sesso perverso che pervadeva l'aria. Era una situazione veramente incredibile e che mai avrei pensato di vivere... di vedere mia moglie, inginocchiata in un bagno pubblico, fare un pompino a uno sconosciuto.

Si Intuiva che non era pratica, nella fellatio, ogni tanto con i denti gli toccava la cappella facendolo sussultare e il risucchio di saliva abbondante sul glande era troppo rumoroso.

“Sono le prime volte! ...Ma imparerà!” Esclamò Lea guardandomi con un sorriso sprezzante.

“Non importa!... Così da inesperta mi piace di più, è più eccitante.” Rispose l’uomo, che a un

certo punto diventò rosso in viso, iniziando a scuotersi tutto su quelle gambe grasse, facendo ballare tutta la sua grossa pancia e gli abiti che lo ricoprivano. Sembrava che le gambe le stessero cedendo e si appoggiò con una mano sulle piastrelle. Stava venendo ...stava riversando la sua sborra, il suo piacere organico nella bocca di mia moglie, che tentò di

tirarsi indietro senza riuscirci, trattenuta per il collare da Lea.

L'uomo scuotendo tutta la sua massa lardosa, gli venne in bocca...gli sborrò dentro.

Era tremenda quella scena, eccitante e libidinosa e mi accaldò ed eccitò molto.

Osservavo il caldo liquido seminale di quell’uomo, che si aggiungeva e rigurgitava assieme alla saliva di mia moglie intorno al suo cazzo duro, ad un tratto si fermò, fece uscire la sua cappella dalla bocca piena di sborra di mia moglie.

Quando si staccò, Lea le lasciò andare l'occhiello del collare e Roberta d'istinto ebbe un conato di vomito iniziando a tossire e sputare saliva e sperma sul pavimento.

Tutti sorridevano e quell’uomo era visibilmente soddisfatto, il suo viso grasso tornò rilassato.

Rimise tutto dentro i pantaloni, camicia compresa, Con il fazzoletto, si asciugò il sudore dalla

fronte e dal collo e prese dal portafogli due banconote verdi da 100 euro ciascuna, passandole a Lea: “Ecco tenga!” Che rifiutò di prenderli. “Non è a me che deve pagare. Ma lei!! ... a Susy!!...È lei la pompinara ... che se li è guadagnati. “L’informò guardando mia moglie negli occhi.

L'uomo si rivolse a Susy ancora inginocchio, allungando la mano con le banconote:

” Tenga!!...Se li è guadagnati, è stata brava anche se è inesperta!” Affermò.

Roberta era immobile, inginocchiata come una cagnetta con in bocca per la prima volta il gusto dello sperma, non il mio quello di suo marito, che mai aveva voluto saggiare per schifo, ma quello di uno sconosciuto.

Lea perfidamente gli accarezzò i finti capelli della parrucca dicendo a mia moglie:” Su prendili!!...Te li sei guadagnati facendo il pompino!!...Prendili!!!” Insistendo alla sua titubanza con tono autoritario.

Roberta allungò il braccio e li prese. E l'uomo uscì.

Lea la fece alzare, le disse di mettersi a posto, di lavarsi la faccia e rifarsi il trucco specialmente

sulle labbra, che con il pompino si era disfatto tutto il rossetto tra la sbavatura e la saliva; lo

stesso intorno agli occhi e sul volto, che con il sudore si era sfatto rigandole il viso di rimmel.

“Brava la nostra impiegata!” Esclamò Rocco che aveva assistito a tutto in silenzio insieme a me.

“Abbiamo iniziato!” Susy alla perversione, è solo l’inizio ma le piacerà.” Dichiarò mentre mia

moglie lo guardava con odio. Lea l'aiutò a mettersi in ordine l’abito e il trucco. Poi uno alla volta uscimmo dal bagno, prima io seguito da Rocco e tornammo al tavolo, dopo vari minuti, uscì mia moglie riordinata, con dietro Lea. Roberta aveva una faccia seria e fredda.

Restammo ancora pochi minuti seduti, prendemmo il caffè, mentre Roberta non volle niente.

Gli altri commensali ci guardavano. Rocco chiese il conto.

Quando fu pronto il cameriere glielo portò, e lui gli fece cenno verso mia moglie ..” Paga la signora!” Esclamò.

Poi rivolgendosi a lei sorridendo disse: “Su ...hai guadagnato 200 euro in pochi minuti e quindi puoi offrire la cena! “Aggiungendo: “E lascia una bella mancia al cameriere!”

Roberta umiliata, in silenzio tirò fuori dalla borsetta le banconote verdi che gli aveva dato quel cliente e pagò.

Il cameriere gli portò il resto e sempre con una faccia da funerale non guardandolo mai in viso

glielo lasciò di mancia, erano 10 euro.

Ci alzammo, Rocco le rimise il guinzaglio nell’occhiello e uscimmo fuori all’aria aperta come

eravamo entrati, passando sotto gli sguardi di tutti, erano le 23.30. Camminammo un po' sul vialetto ghiaioso. “Torniamo a casa?” Chiesi

“No! La serata è appena iniziata. “Rispose Rocco tenendo sempre al guinzaglio mia moglie.

“Ora facciamo una bella passeggiata andiamo nei giardini, c'è una zona bellissima qui a Milano

vicino ai navigli, dove c'è vita anche di notte.

Salimmo in auto e ci avviammo verso i canali con Roberta seduta tra noi, bella, alta ma con il

viso preoccupato. “Dove la stanno portando?” Mi chiedevo:” E cosa vogliono fare ancora?”

Correvamo sfrecciando per le strade e intravedevo la gente e le auto muoversi, le luci dei

semafori e delle vetrine.

Arrivati, passammo davanti ai navigli, dove capeggiava una specie di catello con la scritta.

“Parco Baden P.” Lo riconobbi subito e anche mia moglie, era il luogo dove andavamo a fare le passeggiate e portare Federico a giocare anni fa… Ora era un ambiente in cui di giorno le famiglie andavano al passeggio con i loro figli e gli innamorati si incontravano e alla notte si popolava di prostitute di tutte le razze e colore, nigeriane ghanesi, rumene, albanesi ucraine…transessuali e omosessuali.

Era diventata una delle zone a luce rosse della città, dove c'era una varietà di prostituzione di tutti i tipi.

“Ma cosa hanno in mente? Vogliono farla battere anche qui?” Mi domandai, ritornandomi in testa le parole di Rocco:” Vedrai, ne faremo una puttana vera e completa, la porteremo a battere ovunque!”

Non potevo crederci, non poteva essere vero, eravamo vicini alle nostre parti e nonostante l’ora il rischio era molto alto di incontrare dei conoscenti.

Non volevo, lo feci capire a Rocco, ma Lea mi calmo dicendo:” Lascia fare! ...Oramai il sistema non si può più fermare... finché non sarà completato.”

Impotente mi rassegnai

Posteggiammo e Rocco ci fece cenno di scendere.

Roberta pronunciò un supplicante: “Non qui la prego! Ho dei bei ricordi con mio figlio di questi luoghi!”

“Scendi!! “Ripeté Rocco severo incurante della sua supplica. “Da stanotte ne avrai altri bei ricordi quando penserai a queste parti. “E rise.

La notte di perversione di mia moglie era appena iniziata, il pompino fatto a quell'uomo nella toilette sarebbe stato nulla in confronto a quello che avrebbe dovuto subire quella notte.

 

 

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