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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.
NOTE:
“L’incontro di due persone di carattere e personalità diverse è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, una di loro viene trasformata, e questa è la più debole.”
Cap. 16 SUSY
Quella sera fu tutto tremendo, una cosa che non avrei mai creduto e voluto vedere, mia moglie Roberta, madre e moglie integerrima e donna rispettata da tutti che si prostituiva sulla strada, sul marciapiede, come una vera battona.
Restai quasi assente a passare il resto della serata con Rocco, nel bar vicino o seduto in auto a
sentire la musica di sottofondo, mentre lui fumava quella stramaledetta sigaretta elettronica al gusto di vaniglia che mi dava nausea e guardava in giro controllando le sue puttane.
Quando Roberta, o meglio in quel contesto Susy finì di lavorare (come chiamavano loro il prostituirsi), aspettarono l’ultima collega che ritornasse dall’auto del cliente. Era molto tardi oltre l’una di notte e scesa dall’auto si avvicinò alle altre a chiacchierare tra cui mia moglie come vecchie amiche o colleghe e a un cenno di Lea, come cagnoline salirono tutte su un’auto di grossa cilindrata un Suv che seguimmo anche noi e vidi che le portò in quel bar dove eravamo già stati io e mia moglie e avevamo incontrato per la prima volta Rocco.
Era chiuso al pubblico con la serranda alzata a metà, il barista aiutato da Lea la tirò ancora un
po' su ed entrarono tutte e lo stesso facemmo noi dietro loro.
L’interno me lo ricordavo, l’avevo fantasticato tante volte masturbandomi con quel locale, anche il tavolo dove era seduto e vidi per la prima volta Rocco.
Entrati, Rocco offrì da bere champagne a tutti per festeggiare la nuova collega e il battessimo sulla strada di mia moglie, mentre le sue nuove compagne di lavoro si stringevano attorno e cercavano di fare amicizia con lei, parlando di tutto.
“A Susy!!! Il nuovo arrivo nella nostra scuderia!!” Gridò Rocco alzando il bicchiere in alto assieme a tutte le altre, barista compreso e Roberta che sorrideva.
Era tutto così assurdo, oserei dire folle quello che stavamo vivendo, vedere mia moglie ormai
puttana assieme ad altre donne come lei, ma purtroppo era drasticamente vero. Io la osservavo in silenzio seduto a un tavolo vicino Rocco, che mi fece cenno di alzare la coppa di champagne come tutti gli altri e stupidamente feci. Osservando mia moglie e il suo sorriso stupido illogico. Fino a quel momento c’eravamo parlati solo con gli occhi noi, guardandoci silenziosamente. Oramai come dicevano loro, era stata battezzata aveva fatto il salto, si era prostituita ...addirittura otto uomini diversi quella sera. Eppure era lì insieme alle altre, ancora con la sua aria timida e sottomessa, come se non fosse successo nulla, come se fosse stata solo una carnevalata.
Bevendo e festeggiando la nuova puttana della sua scuderia, Rocco le chiese ad alta voce sorridendo: “Allora cosa prova una signora per bene come te a battere il marciapiede in periferia, vendere la figa a sconosciuti e farsi pagare? “
Roberta non rispose, lo guardò in silenzio e abbasso la testa davanti a lui, non so cosa provasse mia moglie a quella battuta e a quel vociare e ridere intorno a lei con i bicchieri che si alzavano e scontravano nel brindisi, so solo che io ero demoralizzato e lei assente.
Eravamo stanchi, sia io che lei e ci si leggeva in faccia, non eravamo abituati a far tardi a
tirare così notte, a quell’ora noi eravamo già a letto da quattro ore.
Vedendo mia moglie che sbadigliava Rocco mormorò:
"Ora cambiati e andate pure a casa che stasera hai lavorato bene, vi chiamerò al cellulare.”
Le colleghe e il barista le fecero cenno di andare sul retro per cambiarsi e andammo, io
assieme a lei.
I suoi abiti precedenti, classici e normali da signora per bene erano dentro una grossa busta da spesa su una sedia, portati da qualcuna di loro.
Il barista uscì e ci lasciò soli, entrò solo Lea che fumando restò lì.
Lei si sedette e per prima cosa si tolse la parrucca, tirandosela in alto e indietro con la mano.
“Non la sopporto più, mi dà fastidio, mi fa cuocere la testa e mi dà prurito!” Pronunciò togliendola, mostrando i suoi capelli veri sotto una retina, schiacciati e bagnati dal sudore.
Senza parrucca e ritornata al suo colore scuro naturale di capelli era diversa. Tolse anche la
retina rimuovendo poi i fermagli che fissavano e premevano i capelli e scuotendo la testa
infilò le dita tra di loro, liberandoli e scompigliandoli, allargandoli e facendole prendere volume e aria alla sua chioma vera. Ma nel fare quella manovra, alcuni restarono tra le dita, le unghie e gli anelli e li guardò con terrore.
“Guarda! Me li fa perdere la parrucca…” Esclamò:” …mi cuoce la testa, ho il cuoio capelluto macerato non li fa respirare, sono sette ore che ce l’ho in testa con questo caldo!! Mi da prurito !!” Dichiarò e iniziò a grattarsi il capo con le unghie irritando di più il cuoio capelluto e facendone staccare altri di capelli che osservo con terrore.
“Se hai paura che ti faccia perdere quei quattro peli che hai in testa ti devi rassegnare ...” Disse
Lea:” … perché qui sulla strada come al night le parrucche saranno i tuoi capelli, faranno parte della tua personalità, del nuovo look di Susy e le cambierai frequentemente. E se hai paura di perderli tagliateli corti o rasateli, non saresti la prima che lo fa.”
Mia moglie la guardò infastidita, era seccata che non prendeva in considerazione le sue
Preoccupazioni, per lei i capelli erano sinonimo di femminilità, aveva il terrore di perderli. A quelle parole si alzò e andò in bagno a struccarsi e poi si cambiò d’abito.
Si vestì normalmente, classica e pettinata come piaceva a lei, era ritornata la mia Roberta, la mamma, la moglie, l’impiegata delle poste e telecomunicazioni, ma i capelli nonostante li avesse mossi e ravvivati con le dita le erano restati schiacciati. Mise il suo abitino da prostituta con gli stivali bianchi piegai sui gambali e parrucca dentro la busta. Ci mise un quarto d’ora a cambiarsi e tornò nella sala del bar con ancora sul viso i segni del trucco, in silenzio lasciò la busta sulla sedia e ci avviammo.
Intanto che le altre ragazze più giovani di lei ad un cenno di Lea si alzarono per tornare in macchina, mentre passavamo noi, Rocco da seduto sulla sedia fermò mia moglie con la mano dicendole: “Tu ora quando andrai a battere, verrai qui nel retro a cambiarti, ci sarà sempre una di loro con te o che ti porterà gli abiti e le parrucche che indosserai nel lavoro e al termine le riporterai indietro qui!” Affermò con voce decisa aggiungendo:” E uno di noi o tuo marito stesso ti porterà sul posto scelto per battere. Così si allenerà a farti da magnaccia. “
A quella frase si voltò e mi guardò seria negli occhi, ma non disse nulla.
Rocco sorrise, e ricordai che mi aveva detto che sarei diventato il magnaccia di mia moglie, ma non ci avevo creduto e ora creava le condizioni affinché lo diventassi davvero.
E mentre le ragazze si erano alzate e salutando se ne stavano andando, Lea si premurò di dire a mia moglie: “Mi raccomando le lavande vaginali! E metti sulle grandi e piccole labbra la crema spermicida che ti ho dato io.”
Chinammo il capo per uscire dalla saracinesca abbassata e ci avviammo lungo il marciapiede a
braccetto, proprio come una coppia marito e moglie e arrivati all’auto di un loro tirapiedi salimmo noi dietro e lui davanti a guidare a farci da autista e con essa ci portò verso casa nel buio della notte e nel silenzio che lei ruppe dicendo irritata e indignata: “E così sarai tu il mio nuovo magnaccia ?!” Guardandomi seria.
Non sapevo che dire: “No! Roberta, quello che è successo questa sera non devi più farlo, dimenticheremo tutto!! Io ti amo sempre lo stesso qualunque cosa tu sia o diventi…!”
“Ttzz!! ...” Esclamò scuotendo le spalle e guardando avanti: “Ma non lo hai ancora capito che non possiamo farci più niente? Non possiamo più tornare indietro? L’unica cosa che possiamo
fare e sperare che si stanchi presto di me, non voglio finire con la faccia sfregiata!” Proseguendo irata: “E per favore finiamola con queste cose e propositi, non farlo più o non te lo farò più fare… Sai benissimo che continuerò finché non sarà lui a dire basta. Ora sono una prostituta vera, una prostituta di Rocco, lo capisci che non è un gioco?!” Esclamò e mi guardò negli occhi. “Sono stata con otto uomini stasera, otto… !!!” Ripete con gli occhi lucidi e mi hanno chiavata tutti a pagamento e se continuo a farlo è soltanto per Federico, nostro figlio, che non voglio che gli faccia del male. Lea mi ha consigliato di avere una doppia vita come molte donne insospettabili che si prostituiscono, e che quando venderò il mio corpo sulla strada con loro sarò Susy e non Roberta l’impiegata, la mamma e moglie per bene, e sarò sempre truccata e mi porteranno in zone periferiche dove difficilmente qualcuno mi riconoscerà…. “Esclamò.
Poi con le mani tremanti aprì la borsetta frugò dentro e prese un pacchetto di sigarette
portandosene una in bocca e accendendola.
“Che fai fumi adesso!?” Pronunciai.
“Si!!” Rispose.
“E da quando?”
“Da stasera!!” Esclamò facendo uscire il fumo dalle labbra e tossendo delle prime aspirate come una principiante.
Ci fu silenzio, solo il mostro autista che sorrideva divertito, mentre mia moglie proseguiva e fumando mormorò: “Tu il mio magnaccia!? ...Da non credere, sei sempre stato geloso di me!”
“Io non so sarò il tuo magnaccia Roberta, tu sei sempre mia moglie. Rocco ha detto soltanto che ti accompagnerò!” E a quelle parole lei fumando si mise a guardare davanti la strada che illuminata scorreva sotto di noi.
“Perché lo hai fatto amore? Perché non sei venuta via quando te l’ho chiesto?” Domandai.
Si voltò, mi guardò con il suo volto struccato mormorando “Il perché…? Te l’ho già detto...!” Rispose.
“Si, mi hai detto un mucchio di cazzate...” Ribattei io.
“Cazzate?! “Esclamò sarcastica:” Sono cazzate queste ??” Rispose mostrandomi i segni e ancora qualche livido che le aveva fatto Rocco picchiandola.
“Questi me li ha fatti quando mi ha violentata, ma mi hanno detto che è capace di peggio...”
“Di sfregiarti? ....” Chiesi io interrompendola.
“Si!” Ribatté.
“Chi te l’ha detto! Le ragazze?” Domandai.
“Si le mie nuove colleghe!” Rispose ironica:” Mi hanno detto che è un uomo crudele capace di tutto e io ho paura di lui, mi fa paura. Capisci perché l’ho fatto ora?”
Feci ancora un tentativo: “Non pensare così! Puoi sempre smettere! “
Ma voltandosi verso di me sbuffando fumo mi osservò dicendo:” E tu pensi davvero che mi lascerebbero smettere? “
Restai in silenzio. E a quel mio non rispondere disse a quella specie di autista che sorrideva della nostra conversazione: “Acceleri per favore, mi porti a casa che mi voglio lavare, ce n’era uno che puzzava ...che schifo !!” Esclamò, mentre l’autista amico di rotto rideva da solo. E
tirando boccate di fumo e tossendo meno disse volgarmente: “Ho la figa rovente e non vedo l’ora di lavarmela e raffreddarmela!”
Restai stupito dal suo linguaggio ...era cambiata anche nel modo di esprimersi, utilizzando quello di Lea e delle sue colleghe. Non le dissi mai che l’avevo spiata con il suo primo cliente e che l’avevo vista e sentita anche godere quella prima volta, non avrebbe capito perché l’avevo
fatto.
Il tirapiedi di Rocco ci lasciò su mia sollecitazione poco prima del portone del palazzo e se ne andò. Saliti a casa andò subito in bagno, si fece la doccia e poi con la porta socchiusa la vidi in piedi nel box doccia a gambe larghe, osservai la sua figa depilata e dischiusa dalle chiavate che aveva compiuto e la scrutai introdursi il beccuccio del flacone della peretta e farsi la lavanda vaginale con il tantun rosa. Poi uscendo e asciugatasi si passò sulle labbra vaginali la crema spermicida e anti irritativa che le aveva dato Lea.
Tornai in soggiorno e mi preparai per andare a letto e nell’attesa che arrivasse lei pensavo che
oramai avremmo aspettato la nuova chiamata di Lea e che in base alle marchette che avrebbe fatto l’avrebbe pagata ogni settimana. Una nuova vita iniziava per noi ….
Era fatta, era stata iniziata, aveva consumato la sua serata da prostituta, si era data a pagamento, si era venduta il corpo, la figa, aveva rotto il ghiaccio e distrutta e persa la sua morale. Aveva fatto il primo passo e non era più la donna di prima, e ora cosa sarebbe successo? Iniziava una nuova vita per noi, una nuova trasformazione.
Mi chiedevo perché farla battere per strada, avrebbe potuto benissimo farla prostituire nel night che sarebbe stato meglio e meno scandaloso e mi riservai di parlarne a Rocco.
Il giorno seguente dopo una telefonata non andò al lavoro, telefonò e prese un giorno di permesso e incontrammo Lea che le disse: “Dovrai venire dal nostro ginecologo a farti visitare come le altre ragazze…dovrai fare delle visite periodiche settimanali, noi non siamo come gli altri magnaccia, Rocco le sue puttane le vuole controllate e sane.” E rise.
“Ma io ho già il mio!” Rispose mia moglie.
Ma Lea sorrise beffarda:” Sarà meglio che il tuo ginecologo non te la veda la figa perché tra un
mese o due si accorgerà della sua evoluzione e capirà subito che lavoro fai!” E rise ancora più
forte.
Mia moglie si scandalizzò alla brutalità di quelle parole e io restai di stucco. Ora dopo quella
Frase, Roberta si sarebbe sicuramente vergognata a farsi visitare dal suo ginecologo di fiducia, dove andava da oltre vent’anni e aveva fatto nascere anche Federico.
Così accettò e come tutte le altre “colleghe “si adeguò al ginecologo della scuderia di Rocco e si fece visitare da lui. Entrammo con Lea nello studio, io dietro loro. Il ginecologo era un vecchio sessantenne con i capelli grigi e il volto vizioso. Quando vide mia moglie la guardò un po' stupito, forse per l’età.
“Ogni tanto vi presentate qui con qualche bella signora!” Esclamò, proseguendo: “Questa è quella nuova di cui mi ha telefonato?” Domando a Lea.
“Si!” Rispose lei.
“Eh i soldi…!! Piacciono a tutti …Tirano fuori sempre la vera natura delle persone, specialmente se donne e le fa compiere atti immaginabili.” Esclamò, non sapendo perché mia moglie si trovasse in quella condizione di prostituirsi, pensando che lo facesse per soldi come tutte le altre.
“Bene!!” esclamò guardandola:” Ora siediti che faremo un po' di anamnesi, visto che sei una
mia nuova paziente.” Lei esca!” Disse a me, domandando a Lea:” Chi è??”
“Il marito!” Rispose ridendo.
“Ah!! Ho capito!! “Esclamò il ginecologo sorridendo ironicamente anche lui:” Comunque esca lo stesso!”
E mentre umiliato di quel risolino io mi allontanavo, uscivo dallo studio e andavo nella sala d’aspetto lasciando volutamente la porta socchiusa, accostandola solamente un poco in modo da ascoltare, loro conversavano.
Era un ambulatorio privato che riceveva su appuntamento e a quell’ora non c’era nessuno.
“Facciamo un po' di anamnesi sanitaria, raccoglierò qualche informazione su di te.” Disse il medico:” Che malattie hai avuto? Qualche patologia particolare? “
“No nessuna!” Rispose Roberta:” Solo quelle dell’infanzia.”
“E in famiglia? “
“Nemmeno!” Ribatté lei.
Sentii che le poneva le domande senza rispetto, dandole del tu come se fosse una puttana vera:” Hai ancora le mestruazioni?” Chiese.
“Si certo!” Rispose mia moglie.
“Sono regolari?”
“Si!” Ribatté mia moglie.
“Quindi sei ancora feconda… Figli ne hai?”
“Si uno!” Rispose.
“Parto naturale?” Domandò.
“Si!” Replicò lei.
“Quanti anni fa hai avuto tuo figlio?”
“Diciotto anni!” Rispose subito.
“E’ tanto che fai questa professione?” Chiese ancora il ginecologo, ma prima che rispondesse lo fece Lea per lei, interrompendola.
“No, è da poco!” Mentre lui continuava a scrivere digitando sulla tastiera.
“E prima cosa facevi?”
“Faccio ancora!” Precisò Roberta con una sorta di riscatto morale:” Sono impiegata!”
Lui tirò su il capo e la guardò in viso: “Fai ancora l’impiegata?” Ripeté stupito.
“Si!” rispose Lea ridendo:” Fare l’impiegata è il suo secondo lavoro, il primo è battere il marciapiede!” Sorrise anche in ginecologo e proseguì.
“Malattie veneree, ne hai mai avute!?” Chiese ancora.
“No mai!!” Rispose con voce seria, scandalizzata e sdegnata da quella richiesta mia moglie, mentre lui annotava al computer quello che rispondeva.
Fece ancora molte domande a cui mia moglie infastidita sotto lo sguardo attento e curioso di Lea rispose.
Poi lui si alzò dicendo:” Vieni che adesso ti visito.”
“Su vai!” Disse Lea sollecitandola ad alzarsi e seguirlo.
Conoscendola sapevo che lo seguì malvolentieri, forse già pentita di aver accettato di fare quella vista. La intravvidi dalla porta alzarsi e dirigersi tutte e tre dietro un paravento pieghevole di tela bianca, tenuto su da quattro piantane di alluminio che formavano tre parti flessibili che dalla luce dentro a esso diventava quasi trasparente esternamente, mostrando su le sagome dei corpi muoversi. Dalla fessura della porta vedevo le loro ombre dietro il paravento e curioso e non visto entrai avvicinandomi, portandomi soppiatto in avanti, osservando tra i vuoti delle aste di alluminio.
Non avevo mai assistito a una visita ginecologica, nemmeno di mia moglie eppure ne aveva
fatte tantissime in vent’anni, so come avvenivano ma mai viste realmente.
Dietro la tela bianca vidi l’ombra di mia moglie iniziare a spogliarsi, togliere la gonna,
abbassarsi le mutandine e passarle a Lea, e farsi avanti per sedersi nel lettino.
“No tutto!... Nuda!” Pronunciò il ginecologo:” Devo anche fare un esame obiettivo sul corpo prima che si sdraia.”
Vidi la sagoma togliere la maglia e poi il reggiseno portando le braccia dietro la schiena a sganciarlo e quando fu nuda appoggiarsi al lettino:” Resti in piedi!” Esclamò.
Mi spostai e avvicinai di più con movimenti furtivi e veloci che mi consentirono di mettermi in
posizione di intravvederla, spiarli tra le fessure del paravento e poter osservare le sue nudità che io conoscevo bene. Il seno ancora bello e maturo, il culo pallido, voluminoso e tenero, quasi perfetto da signora per bene, che sembrava un dipinto di nudo dell’800 con due gambe lunghe e affusolate.
Quel vecchio medico la osservava attentamente. Roberta era una signora molto bella per essere una puttana. E certamente guardando le sue labbra, sommate all’interesse che ormai avevano provocato in lui, gli fecero pensare a come dovevano essere dolci e morbide sulla cappella del suo cazzo.
“Bene veni qui e resta in piedi!” Le disse facendola avvicinare e salire sulla bilancia.” Faremo prima una visita medica generale e in seguito l'esame ginecologico. “
Roberta vi salì sopra.
“Sessanta chili “Mormorò voltandosi di lato e segnando su un foglio il peso corporeo che poi avrebbe riportato al pc. Poi con l’asta le misurò l’altezza:” Un metro e sessantasette! Peso e altezza giusta per l'età che hai!” Esclamò scrutandola. “Metti le mani sui fianchi:” Continuò:” Iniziamo l'esame ginecologico, partendo dalla regione pelvica, con l'ispezione.
Il Dottore fece un passo indietro e la osservò in ogni parte.
Prima la osservò anteriormente, guardando il seno pallido con il capezzolo rosa diventato suo malgrado turgido per quella situazione anomala al limite dell’eccitazione. La scrutò con
attenzione, mentre mia moglie imbarazzata e infastidita osservava in giro e verso l’alto. Vide il suo ventre con la sua pancetta e i suoi fianchi con poco adipe. E iniziò osservando il ventre se vi erano cicatrici tipo appendice o cesareo, poi valutò toccando con le sue dita senili e ossute senza guanti la zona ombelicale e la parete addominale, liscia, palpandola quasi
accarezzandola, facendole provare pur non volendo sensazioni di ribrezzo e piacevolezza al suo toccare.
Lea del disagio di mia moglie ne gioiva sotto il silenzio e l'indifferenza dell’osservatrice, percepiva il suo imbarazzo, le sue sensazioni al tocco delle dita del medico e immaginava che presto si sarebbe eccitata.
“L'addome è a posto! “Mormorò con occhi libidinosi.
Si soffermò con lo sguardo sulle gambe lunghe e ancora affusolate, dove all'apice sorgeva tra loro il sesso depilato, in una fessura dischiusa e lunga verso l’alto. La guardò con attenzione e penso con libidine sono certo che anche a quel vecchio medico batteva forte il cuore come a me. Probabilmente lo eccitava molto anche il sapere che era alle prime esperienze.
Allungò il braccio e prese tra le dita la mammella sinistra, gliela palpò professionalmente ma con libidine e forse anche con desiderio, era bella, morbida e densa, senza anomalie interne o difetti esterni, lo stesso fece con la destra, senza che mia moglie si opponesse e dicesse nulla, passiva si lasciava palpare professionalmente dal medico. Ma quelle manovre, il sentirsi manipolare il seno e i capezzoli, la turbavano, le davano una sensazione di eccitazione e inquietudine un misto tra vergogna e piacere.
La osservò anche in modo professionale, scrutò le caratteristiche costituzionali, le simmetrie
perfette delle mammelle e dei fianchi mentre lei in piedi, nuda davanti a lui si vergognava profondamente. Guardò le gambe se c’era cellulite o varici, poi prendendola per le spalle e accompagnandole le disse:” Girati!”
Roberta ruotò su sé stessa e facendolo si trovò di fronte Lea che la guardava dall’altra parte sorridendo negli occhi e la visitò posteriormente, sempre professionalmente, ma anche con libidine. Guardò la sua schiena matura e il collo, spostandole i capelli scese con lo sguardo sulla colonna vertebrale fino alla curva lombare. Osservò il suo culo splendido e improvvisamente tastò i glutei, morbidi e carnosi, erano lisci e perfetti.
“Ha già avuto rapporti anali?” Domandò. E prima che lei rispondesse lo fece Lea.
“Si dottore!!” Rispose godente mentre mia moglie arrossiva violentemente in viso. E nel silenzio proseguì la sua visita. Controllò se c'erano anche sulla schiena delle cicatrici o dei nei. Le auscultò i polmoni, poggiando direttamente l'orecchio sulla schiena e le mani sui fianchi, eccitandosi oltremodo.
“Hai ancora le tonsille?” Chiese toccandole da dietro la gola con le dita...
“No!” Rispose.” Le ho tolte da piccola.”
Da dietro di lei le esaminò anche la tiroide alla ricerca di noduli o irregolarità.
“Su le braccia!” Esclamò mettendosi davanti a Roberta:” Che esamino anche i linfonodi delle ascelle, tastandoli.”
Sempre con lei in piedi, pose le dita, al livello inguinale, e la invitò a tossire per determinale la
presenza di eventuali ernie crurali. Le prese la frequenza cardiaca al polso e la pressione arteriosa: “Tutto a posto! Perfetta! È sanissima!” Esclamò, facendo avere a Lea un sorriso trionfante. “Sarà contento Rocco!” Affermò il ginecologo.
Voltandosi Roberta vide il lettino con la poggia gamba. Si sedette con il suo splendido culo su quella carta bianca a rotolo e a strappo che si trova anche sui lettini degli ospedali e lui prendendole le caviglie la ruotò con il sedere sopra e si premurò a far adagiare le cosce sugli incastri della poggia gamba. In quella posizione ginecologica si vedeva tutto, la sua
splendida figa depilata e socchiusa. Il ginecologo mise i guanti di lattici e si sedette sullo sgabello in fondo al lettino e tra le sue cosce spalancate, chinò la testa verso di loro e osservò la lunga fessura depilata e dischiusa e passò all'ispezione visiva dei genitali esterni.
“Osserverò la morfologia e se ci fossero malformazioni o ipertrofia delle grandi e piccole labbra vaginali, visto che alla lunga con i rapporti sessuali ripetuti cedono i tessuti e sporgono in fuori e diventano di dimensioni fuori la norma.”
Allungando il braccio prese da un carrellino vicino a lui un caschetto con lampada frontale per
illuminare l’interno della vagina. Quello strumento che avevo visto tante volte nei film o nelle
pubblicità, permetteva al ginecologo di avere le mani libere illuminando e vedendo le
caratteristiche del tessuto vaginale senza ombre e senza alcuna distorsione; e ruotando sulla fronte la lampadina, concentrava il raggio luminoso.
Subito le scrutò la vulva, le labbra vaginali, belle e in carne, gonfie e sensuali come il resto del corpo e iniziò a toccare con professionalità e delicatezza. Passò il dito sulla fessura vulvare, e a prendere le grandi labbra, tirarle, aprirle, lo stesso con le piccole e manipolarle. Divaricando le grandi labbra vaginali mise in evidenza le piccole e osservò il colorito interno corallino. Alzò il capo e si avvicinò lievemente guardando Roberta anche in viso, venendo colpito dalla signorilità che emanava nelle espressioni e dalla bellezza del suo volto, dalle sue labbra e dai denti bianchi e regolari che si scorgevano tra esse.
Tutto quello dava piacere non voluto a mia moglie che cercava d non mostrarlo, ma soprattutto di rifiutarlo mentalmente. Lei in quella posizione osservava il soffitto.
“Rilassati !!” Le disse il ginecologo:” Proverai meno fastidio!” E allungando ancora il braccio, prese lo speculum vaginale di plastica monouso sul carrello.
“Un medio!” mormorò da solo aprendo il cellofan che lo conteneva sterile.
Io osservavo non visto, curioso loro dietro al paravento, vidi che lo lubrificò con una crema trasparente e lo appoggiò sulla fessura vulvare, per introdurlo in vagina a valve chiuse.
Mia moglie in posizione ginecologica guardava il soffitto, lui spinse e introdusse lo speculum attraverso l'orifizio vulvo-vaginale e quando fu in fondo premendo sull’impugnatura si aprirono le valve divaricando le grandi e piccole labbra allargando le pareti della vagina, e procedette all'osservazione interna posizionandovi il raggio luminoso della sua lampadina da visita sul capo. Visionando l'interno del lume vaginale esaminò le sue pareti, le pliche e la superficie esterna del collo uterino.
Io osservavo nascosto dietro al paravento, vedevo le spalle di Lea e poi il lettino con lei e il ginecologo seduto tra le sue cosce aperte. Passiva e impotente Roberta subiva. Scrutandola internamente con lo speculum chiese: “Quanti anni hai??”
“Quarantatré!” Rispose mia moglie sdraiata osservando sempre il soffitto.
“Si! L'elasticità della vagina è buona, sì dilata bene e non avrai problemi né di forma né di
dimensioni a riceverne quando avrai rapporti sessuali.” Dichiarò perfido sorridendo.
Quando tolse lo speculum continuò ancora brevemente l'osservazione dell'aspetto esterno del
clitoride. Esaminò il meato urinario, lo sbocco delle ghiandole vaginali, la presenza di secrezioni vaginali, la zona perineale e l'ano rosa e chiuso accarezzandoglielo più volte con libidine con il polpastrello dell'indice inguantato.
Sempre con i guanti divaricò nuovamente con le dita le grandi e le piccole labbra ed introdusse
delicatamente dopo averlo lubrificato con una crema l'indice puntandolo verso l'alto, all’addome. Dicendole per confortala e allentare quella tensione che era diventata quasi piacere: “Stai tranquilla e rilassata!”
L'altra mano l'appoggiò sull'addome inferiore e si mise ad apprezzare gli organi pelvici (utero ed annessi) dall’esterno, che vennero sospinti dal dito introdotto in vagina, verso l'addome.
“Ora controlliamo gli annessi, ovaie e tube.” Precisò. Esplorandola e premendo la sua pancetta disse: “Anatomicamente gli organi genitali e riproduttivi sono tutti funzionanti e ben conservati. Puoi avere ancora figli se vuoi… e ancora tutto attivo ed efficiente e ben lubrificato, c’è davvero il rischio che per un incidente possa restare incinta. “Esclamò.
Dopo la visita, per precauzione visto che era ancora feconda e durante un rapporto sessuale si poteva lacerare e rompere il preservativo dentro in vagina, con la conseguente uscita di sperma e quindi di trovarsi incinta, Lea la sollecitò a farsi mettere come le altre ragazze l’anticoncezionale:” Già che sei qui dal ginecologo metti la spirale! Metti la IUD per sicurezza!” Aggiungendo il ginecologo: “Ti darò anche delle creme specifiche per lubrificare i preservativi e diminuire l’attrito con le mucose vaginali ed evitare l’irritazione, dovrai metterla prima di farlo entrare per facilitare senza resistenze la penetrazione, creme che avranno anche una funzione spermicida.” Disse sorridendo:” Così chiaverai tranquilla!” Facendola arrossire e
Proseguendo aggiunse: “Non si sa mai chi si incontra...ti servirà anche per le dimensioni, ricorda di lubrificalo bene sopra il preservativo e lubrificati bene anche tu la fessura della vulva ed entrerà facilmente ...così sarai sicura, la crema tienila sempre in borsetta con i preservativi. “Le raccomandò informandola: “Per sicurezza con la professione che svolgi devi per forza mettere un anticoncezionale meccanico, di quelli chiamati di tipo fisico.” Chiedendole all’improvviso:” Sei d’accordo?”
“Come? ... “Borbottò mia moglie stupita e smarrita dicendo:” Io non ho mai preso anticoncezionali di nessun tipo.”
“Va bè! “Ribatté il medico:” Ma è meglio che ora lo fai e la metti la Iud , come ti ho detto se si rompe qualche preservativo mentre ti chiavano e ti sborrano dentro, resti incinta! Lo capisci questo??” Domandò vedendola perplessa.
“Si! Si! ...” Rispose Roberta preoccupata.
Ci fu silenzio e lui continuò: “Se qualcuno ti mette incinta che fai? Te lo tieni o abortisci?”
Roberta era frastornata a sentire quelle parole anticoncezionale…incinta...aborto….
“Io ti consiglio di metterlo, cosi chiavi sicura e tranquilla!” Ribatté il ginecologo precisando: “Ti metto la IUD, la cosiddetta spirale intrauterina… Non c’è altra soluzione, gli anticoncezionali sono l'unico metodo in grado di evitare la fecondazione dell’ovulo scongiurando gravidanze indesiderate, ce ne di vari tipi, mai io come detto ti consiglio la IUD che è più sicura. È già capitato a qualche tua collega di restare gravida...e non sapere nemmeno chi è il padre.” Dichiarò facendo una pausa e riprendendo: “Allora la mettiamo?”
“Ma io non so…!” Rispose impaurita mia moglie balbettando:” Chiedo anche a mio marito...”
Facendomi felice a sentire quelle parole che nonostante tutto quello successo voleva dividere con me le sue preoccupazioni e scelte. Ma fu la voce tagliente di Lea a rattristarmi.
“Tuo marito non c’entra niente con queste cose. Decido io! Gliela metta dottore!!” Esclamò determinata al ginecologo che si alzò e si portò nella vetrinetta vicina, l’aprì e prese una confezione nell’involucro sterile dicendo rivolto a Lea: “Si ma spieghiamole almeno cosa è, come è fatta e in che modo la protegge. La prevenzione è meglio della cura.” Mormorò e sorrise, mentre Lea faceva spallucce. E spiegò:
“La spirale è uno strumento meccanico anticoncezionale ad uso femminile al progesterone, è un cosiddetto strumento di barriera che viene posizionato nella cavità uterina. Ostacola e inibisce la risalita degli spermatozoi insieme all'azione contraccettiva dell’ormone e del rame di cui è composto. Questo rende la spirale a rilascio ormonale di progesterone un metodo ad alta efficacia contraccettiva il 99,8%.” Disse:” E come detto puoi chiavare tranquilla, la hanno tutte le tue colleghe. Richiede una sostituzione periodica, ma evita se succede per disgrazia che si rompe il preservativo, di restare gravida.”
Roberta era imbarazzata e stupita e tirato un po' su il tronco, restava appoggiata sui gomiti a
guardarlo e a sentirlo. E anch’io da dietro il paravento ero interessato e ascoltavo con attenzione. E proseguì:
“Esso impedisce la fecondazione, oppure laddove questa sia eventualmente avvenuta, ostacola
secondariamente l'annidamento dell’embrione nell’utero. Ce ne di due tipi in rame e ormonale, ma per te è meglio quella ormonale, è un po' fastidiosa introdurla ma poi ti darò un
antidolorifico. “E intanto che trafficava con la iud continuava a parlare:” Come ti ho detto dovrai fare controlli ginecologici frequenti, almeno una volta al mese e se hai fastidi anche prima.”
“Ma il preservativo ...” Mormorò mia moglie.
“Il preservativo è un cosiddetto strumento meccanico ad uso non femminile ma maschile, che
adopera l’uomo e come sai si può rompere, ma ti conviene farlo mettere lo stesso, ti evita eventuali malattie.”
Il ginecologo rendendosi conto che nonostante l’età non era molto edotta in materia, spese due minuti a spiegarle gli anticoncezionali: “Allora sentimi bene Susy, così impari! C’è la pillola anticoncezionale che si assume per bocca. L’anello vaginale che è un metodo contraccettivo basato sul rilascio di ormoni in materiale trasparente e morbido va inserito nella vagina una volta al mese. Ha la medesima efficacia della pillola anticoncezionale combinata. Il Cerotto contraccettivo, che è un vero cerotto di circa 20 cmq che applicato sulla pelle, rilascia ormoni simili a quelli presenti nella pillola anticoncezionale. Si applica settimanalmente per tre settimane consecutive con una di pausa. Si può applicare sui glutei, sul torace, sull'addome o sul braccio. Il cerotto è progettato per durare una settimana.” Fece una pausa e intanto che apriva la scatola con lo IUD e le rimetteva dentro le labbra vaginali lo speculum aprendolo e divaricandole la vagina continuò: “Naturalmente questi metodi ti proteggono solo dalle gravidanze indesiderate e non dalle malattie, dal contagio da HIV né da nessuna malattia sessualmente trasmissibile.
I rapporti senza sono consigliati quando si ha un partner fisso e sano, ma tu continua a farlo sempre con il preservativo a meno che non sei sicura del partner. Inoltre Lea come già avviene per le altre ti darà anche delle creme spermicida e germicida che ti scriverò e ogni volta che hai rapporti alla sera dovrai farti le lavande vaginali con il tantum rosa…asciugartela bene e metterti le creme. E tienila sempre pulita e depilata e se vedi qualcosa di anomalo sopra o senti qualche fastidio vieni subito da me, non aspettare...”
Le bagnò con una garza imbevuta di disinfettante marrone, probabilmente del betadine le pennellò la figa esternamente, tutta la vulva fino agli inguini ed esclamò. “Su!!...Che ora incominciamo! Stai rilassata. “
Prese la spirale e avvicinandosi alla figa con due strumenti come le forbici ma a pinza, la portò
dentro, trafficò alcuni minuti, vedendo io ogni tanto il viso di mia moglie contrarsi come se
fosse pizzicata e poi sentii dire al dottore: “Ecco fatto a posto!! Ora sei tranquilla, se vuoi potrai farti sborrare dentro e non resterai incinta ma per sicurezza sul lato sanitario usa il preservativo e fai quello che ti ho detto. Con tuo marito chiavi ancora?” Le domandò. Vidi che annuì con la testa e lui dire:” Be con lui puoi chiavare senza preservativo e fari eiaculare dentro. Poi guardandola chiese ancora curioso:” Hai sentito male?”
“No solo pizzicare e ora un po' di fastidio e bruciore.”
È normale, ti do un antidolorifico e vedrai che poi ti abituerai e non la sentirai più, c’è l’hanno tutte le tue colleghe la Iud.”
Il dottore le tolse le gambe di mia moglie dai poggia gamba e vidi che Lea l’aiutava a tirarsi su e subito dopo che si asciugava la figa con delle garze asciutte per togliere il disinfettante e la crema lubrificante. Poi in piedi il vestirsi mentre il dottore parlava con Lea.
Mi allontanai di corsa prima che uscissero da dietro il paravento e silenziosamente tornai fuori ad aspettare. Dopo un quarto d’ora comparvero lei e Lea sulla porta, la guardai in viso era tesa.
“Domani Rocco vi vuole parlare, cosa fate venite al bar dove ti sei cambiata l’ultima volta o
veniamo noi a casa vostra?” Chiese ironica Lea.
“Veniamo noi al bar!” Dissi io:” A che ora?”
“Alle tre!” Rispose.
“Va bene ci saremo!” E ci salutammo.
Quando fummo soli mentre ritornavamo a casa le chiesi non dicendole che spiando avevo visto tutto: “Ti ha visitato? “
“Si !!” Rispose dura e dopo una lunga pausa proseguì:” Mi ha messo anche la Iud!!” Esclamò. È stato umiliante! Quel ginecologo mi ha trattato come una prostituta.”
Feci finta di non sapere cosa fosse e domandai: “La Iud?? E che cos’è?”
“E’ la spirale anticoncezionale.” Rispose.
“La spirale? Ti ha messo...” E prima che finisse la frase mi interruppe: “Si mi ha messo la spirale anticoncezionale per protezione, così posso farmi anche venire dentro e sono sicura
di non restare incinta. Come le puttane...” Disse.
Restai in silenzio e lei non pronunciò più nulla.
Passammo la giornata e la serata al solito modo come se non fosse successo nulla e il giorno
dopo alle tre andammo in quel bar che purtroppo conoscevamo bene.
Ci aspettavano, un inserviente ci fece entrare e accomodare e ci accompagno all’interno da
loro. Ci sedemmo e Rocco fece i complimenti a mia moglie: “Sei sempre più bella, sia che sei Susy o che sei Roberta!” Disse:” Chiavare e fare la puttana ti fa bene!” E rise insieme a
Lea. Si parlò di altre cose bevendo e poi ci disse: “Per ora chiederai il part time al 50%, così lavorerai tre giorni da impiegata all’ufficio postale e gli altri tre li avrai liberi per poter battere tranquillamente alla sera da puttana... visto il guadagno che fai.” E rise ancora.
“Non so se me lo concederanno.” Farfugliò mia moglie:” Lo hanno chiesto anche altre
colleghe più giovani con figli ma non le è stato concesso.”
“Tu fai domanda!... A te lo daranno!” Replicò sicuro:” Abbiamo degli amici che vengono nel
mio locale e lavorano alle poste, anche alti dirigenti...”
Giorni dopo Roberta fece la domanda e presentò un certificato fattogli da un loro medico
compiacente dove diceva che Roberta soffriva di esaurimento nervoso e che era depressa e
tramite le conoscenze di Rocco fu accettato e le giornate che doveva lavorare le scelse lui su
suggerimento di Lea. Decisero che avrebbe lavorato in posta come Roberta l’impiegata il
martedì, mercoledì e giovedì. Il venerdì il sabato e la domenica sera sarebbe andata e battere
come Susy. Lunedì giorno di riposo, non avrebbe battuto per prepararsi a lavorare il giorno dopo. Così dopo pochi giorni con il part time lavorativo iniziò la sua attività di battona di Rocco e io la mia da pseudo magnaccia.
Rocco lasciava che fossi io a gestirla, mi dava solo consigli su come fare, trattarla, lui godeva
che io marito portassi mia moglie a battere ridotta a puttana e me suo magnaccia per
merito suo. Era il suo trionfo, l’apoteosi per quel verme d’uomo.
Alla sera dei giorni prestabiliti quando l’accompagnavo a battere non c’era più lui, ma sempre Lea che gestiva e decideva su mia moglie, su Susy.
Giorni dopo un pomeriggio dopo esserci appena svegliati da una di quelle notti, Lea telefonò a
mia moglie dicendole che Rocco avrebbe avuto piacere di prendere un caffè con noi.
Lo incontrammo malvolentieri da parte nostra, in un bar del centro e dopo aver bevuto un drink e parlato del più e del meno, lui rivolgendosi a mia moglie disse: “Domani sera fatti bella …” Poi ridendo continuò:” No.…non ti porto a battere, ti porto a cena fuori!” Dichiarò informandoci.
“Saremo in quattro io e te, tuo marito e Lea.”
Il fatto che mi affiancasse Lea mi dava fastidio, non mi piaceva quella donna. Mia moglie seppur senza parrucca, era segnata in viso per via di quel trucco volgare che metteva
alla sera prima di battere, era a disagio, era sempre preoccupata come me che potesse essere
riconosciuta ugualmente da qualcuno. Era intimorita e odiava Lea per come la trattava e l'aveva conciata da quella prima sera, truccata, depilata e fatta battere e si sentiva umiliata.
Era una donna forte Roberta, c'era riuscita, aveva salvato l'integrità psicologica e fisica da quella nuova esperienza e situazione che viveva, era molto più forte di quello che pareva e di me, anche se era agitata e smarrita.
Seppur con me facesse la spavalda e mi rispondesse in malo modo a loro li temeva, soprattutto Rocco, per paura che le facesse ancora del male come quando la picchiò o peggio che facesse qualcosa a nostro figlio Federico che era ancora in vacanza. Quindi era sempre accondiscendente e rispettosa verso di lui, anche quando non era d’accordo.
Dentro di sé era sempre intimorita, confusa però si rivolgeva sempre a me per le sue scelte,
come quella di mettere la spirale in vagina e anche se non glielo dissi mai che l’avevo vista e sentita, e mi fece enorme piacere che nella paura e nell’imbarazzo mi cercasse, volesse il mio parere e consiglio e trovasse sicurezza in me.
Quel pomeriggio Lea volle che uscissimo con lei.
“Fai venire anche tuo marito se vuoi!” Le disse e Roberta nonostante mi disprezzasse fu ben felice che io la seguissi, anche perché poi, poteva sfogarsi con qualcuno. Dopo varie stradine del centro, entrammo in un negozio di alimenti per animali e si mise a guardare tra gli scaffali e noi facemmo lo stesso stupiti, non avendo animali in casa né tantomeno cani.
“Forse ha il cane?” Pensammo.
E Lea dopo aver girato un po' per i ripiani si rivolse alla negoziante: “Scusi, dove tenete i collari per cani?” Chiese
“Laggiù!” Rispose la commessa facendo segno con il dito:” Che taglia ha il suo!” Domandò.
” Io ho una cagna di razza di taglia media.” Rispose.
E mentre noi ci avvicinavamo a lei, la proprietaria dopo avergli mostrato lo scaffale, tornò
dietro il bancone. Lea prese alcuni collari da cane guardandoli sulle mani, a catena, in cuoio, di
corda, poi prendendone uno di cuoio nero tra le mani largo due centimetri, si avvicinò al collo
di mia moglie alzando le braccia verso esso per metterglielo.
Lei si retrasse indietro: “Ma che fa!!” Reagì:” Non sono mica una cagna!” Lea sorrise:
“Stai ferma!!” Disse in modo autoritario, aggiungendo: “Chissà! ...La puoi diventare...” Rispose
e rise ancora allungando nuovamente le braccia sul suo collo senza che lei si retraesse più,
spostandole i capelli sulla nuca e mettendoglielo con lei passiva e silenziosa.
La guardò allontanandosi un poco: “Bello, nero! ...Ti sta proprio bene!” Disse:” Lo metterai stasera per la cena con Rocco!” Poi voltandosi e incamminandosi esclamò: “Lo compro !!” Avviandosi al bancone, mentre la proprietaria stupita osservava con un sorriso sorpreso mia moglie con il collare. E mentre Roberta se lo toglieva Lea aggiunse:” Mi dia anche il guinzaglio.” La proprietaria glielo prese e incartò assieme al collare. Fece un pacchetto e lo mise nella borsa.
Usciti dal negozio ci salutammo andando ognuno per la propria strada e quando fummo soli in auto Roberta sbuffò: “Hai visto? Mi ha messo il collare come una cagna!”
Era indignata ma soprattutto impotente, non poteva reagire e io rimasi ancora in silenzio. Quello che faceva era perverso, ma aveva anche qualcosa di attrattivo, erotico che inconsciamente mi eccitava.
Averla vista con il collare come una cagna, mi aveva provocato stimoli sessuali di cui me ne
vergognavo e tenevo dentro di me.
Verso sera ci allontanammo con l’auto dalla nostra zona dove abitavamo e andammo in quel quartiere della periferia nord, dove eravamo stati quella maledetta volta in cui era incominciato tutto e dove lei si trasformava da Roberta in Susy. Quella era la base di mia moglie, dove doveva cambiarsi e diventare Susy la prostituta, come aveva deciso Rocco per evitare che andasse al night club.
Posteggiammo davanti e scendemmo. Quando entrammo il barista con uno sguardo vizioso e un sorriso malizioso guardando mia moglie le disse: “E’ già tutto di là, la tua collega ha portato tutto!” Dandole anche lui del tu.
Entrammo nel retro di quel bar, prese dalla sedia la grossa borsa e tirò fuori gli indumenti da puttana da indossare, un vestitino nero, calze e reggicalze, scarpe, borsetta, un pellicciotto a stola e una parrucca nera. “Mancano slip e reggiseno!” Dissi io.
“Perché credi che a fare la puttana servano?” Rispose lei infastidita:” Sono soltanto un fastidio…”
In quel momento si aprì la porta e il barista disse con aria scanzonata:” Ah! …. Guarda che mi hanno detto che ti devi truccare molto.”
Roberta si voltò e lo osservò con disprezzo mentre lui richiudeva la porta.
Si sedette in quella specie di camerino per poveri e davanti a uno specchio vecchio e consumato e presa la sua trousse per maquillage all’interno della busta degli indumenti iniziò a truccarsi, prima gli occhi e poi le labbra.
Se mi trucco molto è come se mi mettessi una maschera!” Mormorò:” Sarà più difficile capire il
mio vero volto e nascondermi!”. Annui.
“Sono d’accordo con te!” Esclamai. E il trucco che si fece fu veramente pesante, da battona,
rimmel, ombretto colorato sulle palpebre fard sulle guance e rossetto color pastello che
richiamava il colore delle palpebre. Nonostante la volgarità del make-up, era sempre bella, anzi, il trucco le dava un fascino erotico che non aveva mai avuto e che lei non si rendeva conto di possedere. Sembrava quasi che le piacesse truccarsi e involgarirsi, lo faceva con attenzione, quasi con passione, guardando e riguardandosi allo specchio e correggendo alcuni aspetti o forme che non la soddisfacevano.
Io come un vecchio servitore vicino a lei silenzioso la osservavo non senza provare un brivido
di eccitazione come mia moglie. Vedere lei da sola trasformarsi era più eccitante che vederlo fare da un’altra. Stavamo entrando in una strana spirale psicologica, dove quello che facevamo iniziava a piacerci e pur con riserve e contrarietà lo accettavamo e questo era pericoloso, perché il passo successivo dell’accettazione era il consenso dello scoprire che fare quelle cose ci piaceva.
Poi, alzatasi in piedi, come da disposizioni di Rocco e Lea, aveva messo solo il reggicalze rosso con pinzate delle calze nere molto velate e sexy e aveva indossato con difficoltà un tubino nero leggero, corto e stretto, aderente alle forme mature del suo corpo tanto da evidenziarle volgarmente ed eroticamente. Era talmente mini e stretto che le fasciava il corpo in modo attillato e sul sedere sembrava talmente aderente che con un sorriso
pensai dentro me:” Farà impazzire tutti con quel culo.”
Lo indossò senza niente sotto, le stava veramente bene...era molto sexy ed erotica, evidenziava il suo seno prosperoso e il suo pancino da signora per bene. Il tubino aveva dei brillantini sparsi su tutta la stoffa che attiravano l'attenzione se mai c'è ne fosse stato bisogno, lasciandole un decolté molto sensuale.
Ai piedi calzava un paio di scarpe rosse con tacco altissimo di 12 centimetri, anch'esse ricoperte di brillantini ovunque. Alla spalla tenuta da una lunga catena dorata mise una borsetta a pochette, rossa come le scarpe, il reggicalze e il colore volgare delle labbra, sensuali ed erotiche. Sopra, il coprispalle di stola di pelouche, che dietro le arrivava a metà schiena e davanti copriva solo il decolté e il seno pallido. Sotto il tubino, era completamente nuda, perché così avevano voluto loro, niente biancheria intima nemmeno sexy, solo il vestito.
Mancava l’ultimo atto, si sedette ancora, c’era la parrucca nera da mettere.
“Aiutami Carlo!!” Mi esortò iniziando a fissare con fermagli i capelli sul capo davanti allo specchio, mentre io aiutandola lo facevo dietro, tirandoglieli su dal collo e appuntandoli tutti sopra il capo.
“Non voglio mettere la parrucca, mi fa perdere i capelli!” Brontolò.
“Lo so, ma ti dà anche la possibilità di essere meno riconosciuta se occorresse.”
“Si, ma mi cuoce la testa, devo tenerla parecchie ore e mi dà prurito, io non so le altre come
fanno...” Mormorò.
“Provaglielo a chiederglielo!” Le mormorai finendo di appuntare i capelli dietro preparandomi a metterle la retina.
“Va a finire che resto calva!” Sbottò, mentre io le posavo e assestavo la retina sul capo.
Poi presi la parrucca di capelli lunghi color nero corvino e guardandola e guardandosi allo
specchio a quattro mani, le sue davanti alla fronte e le mie sulla nuca la mettemmo facendola
calzare al suo splendido cranio.
Era bellissima, le stava molto bene, sembrava un’altra, la completava della sua bellezza e
volgarità con tutti quei tanti capelli mossi che le cadevano sulle spalle e oltre e che creava uno
splendido contrasto al colore del suo trucco, unghie laccate comprese.
Quando si alzò su quei tacchi, era più alta di me e già eccitato cercavo di immaginarmi il
seguito della serata. “Rocco riserva sempre delle sorprese.” Pensai.
Quando uscimmo dallo stanzino con lei trasformata il barista e qualche avventore la osservarono con desiderio e lui non senza inumidirsi le labbra con la lingua.
Ci avviammo fuori.
Eravamo fermi sul marciapiede ad aspettare Lea che arrivasse con l'auto. Appena giunte scesero insieme a Rocco, Lea si avvicinò sorridente a mia moglie dicendo:” Brava!! Vedo che hai imparato a truccarti come noi, sai come piacere agli uomini.” E le portò le mani verso il collo, ma non per abbracciarla, in una teneva il collare nero acquistato e quel gesto era per metterglielo intorno al collo.
Subito Roberta si retrasse un poco ma lei con le grosse mani grasse la fermò alzandosi in punta di piedi, mettendole la mano con il collare dietro la nuca, sotto i capelli della parrucca facendo uscire il capo dall’altra parte. “Sai che tu devi solo ubbidire!!” Esclamò allegra.
Roberta si fermò e a malavoglia, se lo fece mettere e allacciare al collo. Era tremenda quella scena a cui assistevo, perversa ed eccitante, non solo l’aveva resa puttana, ma con quel collare la trattava come una cagna…
Roberta ferma e per certi versi altezzosa se lo lasciò allacciare, mentre Rocco sorridente teneva il guinzaglio in mano. Avvicinandosi con un sorriso beffardo glielo agganciò all’occhiello del collare e camminarono un po' sul marciapiede con lei più alta di lui di parecchi centimetri al guinzaglio, che dal collo con una curvatura cadeva in basso fino alla sua mano.
Era una situazione e un’immagine che non sapevo definire, depravante e umiliante Roberta o meglio Susy era portata al guinzaglio da Rocco, che con fare e modi autoritari, disponeva di lei
sottomettendola fisicamente e psicologicamente.
Era tremendo, senza rendermene conto ebbi l’erezione.
Notai che agganciata all’occhiello del collare vi era anche una medaglietta che nell’acquisto non c’era, mi avvicinai e tra il movimento del suo collo lessi “Bitch” cagna in inglese.
Dopo quella piccola sfilata sul marciapiede, sotto lo sguardo meravigliato dei passanti entrammo in macchina, Lea al volante faceva l’autista, Roberta era seduta dietro tra Rocco e me. Ci avviammo verso il centro di Milano.
“Cerca di sorridere ed essere disponibile “Le annunciò Rocco, continuando: “Sai già cosa mi piace!” ... Esclamò con quell’atteggiamento padronale di chi conosce bene le donne anche
psicologicamente ed è abituato a sottometterle.
Roberta si girò a guardarlo silenziosa, timorosa e passiva non reagiva.
“Mi piace rendere le donne per bene puttane e cagne…!” E rise finendo la frase. E subito gettò lo sguardo sul suo decolté fiorente, osservando le sue mammelle strette nel tubino e spinte in alto quasi a traboccare dal tessuto.
A Roberta non piaceva Rocco, quel vecchio perverso e tanto meno Lea che considerava una
ruffiana, pronta a tutto, ma li temeva, li subiva e gli ubbidiva e ne aveva paura anche fisica e non solo psicologica.
Mentre l'auto correva per le strade di Milano piene di luci e di gente, pensavo a tutto quello che aveva dovuto subire mia moglie fino a quel momento, da quelle persone e dalla mia complicità. L'inganno con lo spogliarello e l'esibizione mascherata il quel locale malfamato e la prostituzione sul marciapiede, senza contare la trasformazione del suo aspetto fisico, nel vestire, nel trucco, la parrucca, l'imposizione della depilazione della figa che la faceva sentire a disagio e diversa. Non aveva mai avuto la figa completamente depilata e per giunta rasata da una donna perversa e libidinosa come Lea e aveva dovuto subirla.
Mia moglie per abitudine e cultura come tutte le donne della sua famiglia, donne serie e di casa, portavano la figa pelosa, solo le viziose esibizioniste per loro, nella loro cultura ce l’avevano rasata e lei aveva dovuto sottostare alle voglie di quella megera e lasciarsi rasare completamente il sesso in quella situazione umiliante.
Le avevano anche rasato e rifatto le sopracciglia ad ala di gabbiano, più lunghe e alte, che le
davano uno sguardo lussurioso e dissoluto oltre che a truccarla volgarmente in viso. Ciglia e sopracciglia nere, con ombretto e fard, le labbra rosso fuoco, come la lussuria, le evidenziavano la bocca rendendola volgare. Due lunghi orecchini pendenti si mostravano brillando nei movimenti da sotto la parrucca insieme all'umiliazione di essere vestita da battona, con il collare e il guinzaglio.
Viveva l’obbligo, la vergogna e l'umiliazione e la sottomissione ad essere mostrata a dei conosciuti nelle parti intime in quella condizione, con quel collare. E non per ultimo esisteva il lei il rancore verso me, suo marito, per la mia viltà mostrata e l’assoggettamento a Rocco, per essere timoroso e incapace di prendere le sue parti, la sua difesa, per non aver impedito tutto quello che era successo e anzi averlo favorito anche se per gioco nei suoi disegni. Tutto quello che le compivano, li considerava atti di libidine fatti al suo corpo, alla sua intelligenza, come insulti e sfregi, senza poter reagire, perché sotto ricatto e paura e doveva soltanto sottostare.
“Le sta così bene… lei non trova?” Disse Lea rivolgendosi a me riguardo il collare.
Fulminai quella donna con lo sguardo.
“Andiamo in un bel ristorantino a cenare!” Aggiunse Rocco mentre Lea sorrideva.
Mia moglie sembrava soggiogata da quella situazione almeno quanto me. Mi convinsi che la cosa poteva essere gestita. D’altronde cosa poteva succedere in quel locale? Sì, certo Roberta o Susy come si voglia chiamare avrebbe ricevuto più di uno sguardo conciata in quella maniera, forse anche qualche avances a cui lei avrebbe naturalmente opposto un cortese, ma fermo rifiuto. E poi c’ero io…suo marito ... ed eravamo in un locale pubblico.
Ma le cose non andarono come le pensavo io, quello che avvenne in quel ristorante fu
sconvolgente.
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