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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
Note: Non è il sesso, in realtà, che si fa vendere alla prostituta: è la sua degradazione. E il
compratore, il cliente, non sta comprando la sessualità, ma il potere.
(Kate Millett)
CAP. 14 PORTATA A BATTERE.
(La prima marchetta di Roberta)
In quella situazione improvvisa di quella serata tiepida, dopo aver visto mia moglie trasformata nell’aspetto e nella mente con quella parrucca color platino e gli abiti volgari e succinti da battona, mi resi conto che tutto mi era sfuggito di mano e non mi sembrava vero, ma irreale. Rocco era felice e mi disse:” Sai Carlo, sono contento di aver posseduto in tutti i modi tua moglie mentalmente e fisicamente, lei è diversa delle altre che ho avuto… ha un bel corpo, un bel seno e sedere, ed era bello stretto…” Affermò ridendo, e dopo avermi decantato il posteriore di Roberta, di quanto fosse bello e stretto e della felicità che aveva provato ad essere stato il primo a coglierne la verginità anale e a incularla, si mise a esporre quel momento per lei:” Vedrai quanto bello ed emozionante sarà la tua prima marchetta, la ricorderai per sempre…Vivrai quel momento come una commozione, quasi come un primo amore…” Pronunciò e subito intromettendosi per farsi bella con Rocco, ascoltai le parole di quella megera che si vantava :” L’ho preparata e istruita per bene io e ora è pronta a prostituirsi.” Dichiarò orgogliosa di quello che aveva compiuto. Ero incredulo di quelle parole, soprattutto vedendo la passività di Roberta, incapace di reagire, scegliere e prendere una decisione autonoma. E riflettei.
E dopo che lui le aveva accarezzato viscidamente la schiena facendo scivolare la mano giù fino
alla sua natica, stringendola come se ne fosse il padrone, e vedendo che insieme a Lea si accingevano a portarla a battere davvero, con l’orgoglio ritrovato da marito ferito, padre e uomo decisi di reagire e intervenire e di uscire da quella angoscia che mi opprimeva. E domandai se potevo parlarle da sola per svegliarla da quel torpore, da quel plagio e condizione in cui l’avevano cacciata e conversare con lei ma non davanti a loro che la condizionavano con gli sguardi e influenzavano con la presenza.
Era l’ultima possibilità che avevo, l’ultima eventualità per uscire da quell’incubo, quell’allucinazione che vivevo e chiesi a Rocco: “Posso parlarle da solo a mia moglie?”
Lea ormai pronta mi guardò stupita della mia richiesta, poi voltandosi guardò Rocco che rispose ironico:
“Ma certo… Noi siamo democratici cosa credi ?!”
Mi appartai con mia moglie poco più in là sul marciapiede, avvicinandomi di più sotto il lampione, dove la vidi meglio … La guardai con rabbia, eccitazione e sdegno per come si era lasciata conciare, sembrava proprio un’altra donna, una prostituta vera.
“Ma perché non reagisci?... Non dici nulla Roberta?? Questi ti portano a battere davvero!!”
Esclamai con rabbia ma parlando a bassa voce e continuando:” Ma non lo capisci che non è un gioco e io non posso fare niente per cambiare le cose se vai con loro, ribellati almeno tu!... Ora!!...Adesso!!” La sollecitai.
Si voltò e mi osservò quasi con ansia: “Ma che vuoi che faccia Carlo! “Rispose con un filo di voce rassegnata sotto quella cascata di falsi capelli biondi: “Sai che non sono capace a reagire e poi lui mi fa paura.”
“Paura??...Ma reagisci per Dio! “Esclamai:” Qui è in gioco il nostro futuro. Ma non ti rendi conto che ti porta a battere davvero quell’uomo! Non hai capito? Ti fa andare sessualmente a pagamento con altri uomini ...” Esclamai con impeto.
Roberta era confusa, spaventata, si sentiva davvero diversa, un’altra donna con quegli abiti e in quella condizione, aveva preso il suo nuovo ruolo sul serio come sdoppiandosi da quello che era realmente, una moglie e una mamma diventando una prostituta e anche se non aveva ancora iniziato e provato niente, non si ribellava…
Restai sorpreso della sua arrendevolezza e rassegnazione a quella situazione, a quell’uomo:
” Non puoi restare così passiva a subire gli eventi, ti rendi conto di cosa stai facendo? Sei
Ammattita Roberta?” Le gridai prendendola per le braccia e scuotendola tutta.
A quelle mie parole e alla reazione di sentirsi scuotere, inaspettatamente mi inveii contro:
” Lasciami!!! …Questo è il risultato del tuo gioco, del tuo accordo perverso con lui “E fece segno con l’indice verso Rocco, proseguendo: “Sarai contento ora …era quello che volevi no! Che diventassi una puttana. Ebbene ora la sto diventando davvero...!!” Esclamò con voce tagliente.
Ero incredulo della sua reazione e da quello che diceva, mi aggrediva, sembrava un'altra donna e non più Roberta, mia moglie, la mamma di nostro figlio e dopo un attimo di perplessità replicai:
“Ma che dici?... No! …Non è quello che volevo io che tu ti prostituissi ... e smettila di
comportarti così per favore! Sali subito in auto che andiamo a casa! “Dichiarai deciso forse
come non lo ero stato mai con lei.
Lei per risposta guardò Rocco come se ne cercasse il consenso che non arrivò.
E in quegli attimi di pausa glielo ripetei ancora più deciso:
” Vieni via! Sali in auto!” Ma lei osservava sempre Rocco.
” Che significa? Perché non vieni?” Pronunciai con rabbia esortandola, prendendola di nuovo per un braccio che lei infastidita con un gesto rotatorio dello stesso svincolò dalla presa della mia mano.
“Ma non ci pensi alla gente, a Federico se lo vengono a sapere?!”
“E’ questa la tua preoccupazione!... Che la gente sappia che sono diventata una prostituta…E a Federico ci penso ogni momento, più di te… ed è per lui, per evitargli danni che accetto tutto di Rocco.
In quel momento sentii la voce di Rocco poco distante dire: “Perché mi appartiene! ...È mia oramai tua moglie!!...E aspetta il mio permesso per tornare con te, che io non le darò! “
Lo guardai con odio, non solo aveva rovinato la mia famiglia, ma stava portando mia moglie,
una donna seria, onesta, perbene sulla strada.
Mi avvicinai di più a lei dicendole:” Ma che significa tutto questo Roberta, come hai potuto cambiare così?” Ascoltando la sua risposta che mi diede a occhi bassi senza guardarmi.
“Cosa credi?... Non posso fare diversamente Carlo, lui mi ha...” Ed emozionata fece una pausa e
deglutì della saliva proseguendo:” …mi ha cambiata definitivamente, irreversibilmente. Ora
sono solo la sua cagnetta che deve solo ubbidire. Devo seguirlo, non posso fare diversamente. “
Ero confuso e scelleratamente seppur contro la mia volontà, turbato nel sentirmi dire da lei che oramai era la sua puttana e che dipendeva in tutto da lui, e nel vederla su un marciapiede di una strada di periferia vestita e truccata in modo osceno, bionda platino ad atteggiarsi come una battona vera tentai ancora di convincerla.
Teso mi avvicinai di più a lei.
“Ma non può farlo Roberta! Sai cosa significa?” Mormorai: “Se si sapesse in giro quello che
stiamo a fare qui stasera, ti rovinerebbe la reputazione e ci sconvolgerebbe la vita per sempre a tutta la famiglia.” E al pensiero di quella prospettiva mentre lo dicevo, fui preso dall’angoscia che mi paralizzò.
“Sconvolgere la vita? “Rispose lei pungente:” Se non l’hai ancora capito tu a me lo hai già
sconvolta, io ora dipendo dalle sue voglie che ti piaccia o no. Me ne ha parlato, lui mi consentirà di avere una doppia vita, una vita parallela, di vivere riservatamente la mia...la nostra …” Si corresse:” …se lo accetterai … vita normale, soltanto se continuerò a soddisfare le sue voglie e lavorare per lui. Questo se tu accetterai la mia doppia vita…”
“Se no!?” Domandai con tono di sfida.
“Se no mi porterà via con lui, negli alloggi che hanno…”
“Ma è pazzesco…te ne rendi conto?” Ma lei oramai suggestionata da loro continuò:
Ti ho supplicato tante volte di aiutarmi Carlo ...” Rispose con la voce flebile:” ...di non andare
da lui, ma niente ti sei accordato alle mie spalle per spingermi a fare la puttana ...” Ripeté decisa.
“No! ...Non a questo! …. Io non so cosa ti ha raccontato, ma l'accordo tra me e lui Roberta era solo per disinibirti un po' ...Giocare!! E non per farti prostituire…Te lo giuro! Credimi!!” Gridai. Ma lei continuò senza darmi retta:” Non sai quante volte volevo fuggire... ma poi stupida ti venivo sempre dietro, ti accontentavo e alla fine mi sono ritrovata vestita in questo modo, con questa parrucca, su questo marciapiede assieme ad altre donne, senza che tu lo impedissi per farmi arrivare a questa depravazione, ma anzi godendone.”
“No! Non è così, non dire così Roberta, io ti amo, il nostro era solo un gioco!” Ripetei quasi supplicandola, ma non riuscivo a dire nulla di più. Mentre lei proseguiva a parlare:
“Ora sono la sua serva, la sua schiava, la sua puttana e devo accettare tutto quello che mi chiede per evitare di essere percossa da lui ed uno scandalo.” Mormorò con il magone e gli occhi lucidi per quella condizione, perché quello che diceva oltre a lei, faceva male anche a me …ricordandomi tutte le tappe dei mesi prima che percorremmo. Continuò: “L’ho fatto per te a iniziare di vestirmi in quel modo scandaloso e andare in quel bar, ricordi? Per giocare con te, per dimostrarti che se me lo chiedevi per amore ero pronta a vincere la mia vergogna, invece mi sono trovata in questa condizione.”
“Ma io non volevo questo Roberta! “La interruppi cercando di giustificarmi.
“Non volevi??? Guarda che Rocco mi ha detto tutto! Ti sei messo d’accordo con lui a mia
insaputa, giocando con me, con il mio corpo, con i miei sentimenti e il mio amore per te e ora
eccomi qua! Mi hanno trattata come una puttana, come se tu mi avessi venduta per farmi esibire ai loro sguardi e di quei clienti viziosi del suo nightclub, avevi voluto tu che iniziassi a farmi vedere nuda, a sfilare sul quel palco?? Ricordi!! “
Sei un porco anche tu come loro e tutti quegli uomini !!” Esclamò con odio nei miei confronti, continuando mentre io ammutolito ascoltavo. “Ed ora eccomi qui…pronta a vendere il mio corpo, a fare la puttana, la puttana vera a farmi pagare per “farli chiavare”, come dice lui!!” E si voltò ancora a guardare Rocco.
“Sto diventando anch’io una puttana di quell’uomo!”
Cercai di spiegarle che il mio comportamento con lui non era come pensava e lo interpretava lei, era stato solo un gioco forse troppo audace, ma pur sempre un gioco. Ma lei più calma di me abbassando ancora il capo come rassegnata esclamò: “Ora è diverso, sono con loro che mi faranno diventare come le altre qui!”
Sembrava che le avessero fatto il lavaggio del cervello, non lo potevo accettare, ma Lea all’improvviso si intromise nella nostra discussione prendendo le sue parti: “Lasciala stare, oramai ha scelto, è libera e farà quel che vuole!” Che per Lea, la sua libertà era quella di prostituirsi per loro, di diventare anche mia moglie una sua puttana.
L’allontanai stizzito con un gesto del braccio e guardai Roberta. Era ammutolita, tremava visibilmente in quella condizione di soggezione per quella sua prima volta a fare la sua prima marchetta e in strada.
“Di qualcosa per Diooo!! Parlaaa!!” Le gridai.
Ma non disse le parole che volevo sentirmi dire.
“Ti ho amato, sei sempre stato geloso di me e invece a mia insaputa mi hai ceduta a lui. Sei
un perverso anche tu. Ti avevo pregato di smettere, di non continuare che avevo paura e
vergogna e tu invece hai voluto andare avanti e alla fine mi hai fatto scoprire qualcosa che …”
Si fermò fissandomi e poi continuò:” … mi hai fatto vergognare di quello che facevo, ma mi hai
fatto anche eccitare portandomi in quel locale vestita come una puttana ed ora……Ora sono qua… sua …la sua puttana… le appartengo e può fare di me quello che vuole! “
Parlava con gli occhi lucidi come se fosse in trance, plagiata, convinta e condizionata a dire che
ormai lui era il suo padrone e doveva fare quello che diceva lui. Ne era visibilmente spaventata e aveva paura fisica di Rocco che la picchiasse ancora.
Era terribile, si offriva a lui e nella sua irrazionalità e timore aveva già scelto, ma voleva che
fossi io ad avere l’ultima parola. Voleva che acconsentissi con lei. Non c’era più tempo oramai eravamo sul marciapiede dovevo decidere se affrontare tutti e portarla via. Ma non sapevo cosa fare, Roberta era remissiva, quasi sottomessa a loro, disposta al sacrificio di prostituirsi, di vendere il suo corpo per quell’uomo davvero, pronta a farsi trattare ed a essere una battona.
Dall’altra parte io mi giustificavo e con le mie esitazioni cosa avrei potuto fare? Urlare ...urlare
forte di rabbia, paura, impotenza e piangere? Era quello che volevo fare, ma non ci riuscivo.
D’altronde come avrei potuto accettare che mia moglie, la madre di mio figlio, facesse la
puttana… si vendesse per la strada con sconosciuti?
Non vi dico l’effetto che si prova nell’essere abituati a vedere la propria moglie sempre moralmente corretta, pulita interiormente, ordinata nell’aspetto con abiti seri e trucco sobrio e rivederla poche ore dopo pesantemente truccata come una battona, con il viso dipinto dai cosmetici dalle tinte forti e volgari. Con il volto contornato da una parrucca biondo platino e con indosso unicamente un gonnellino rosso che le arrivava appena a coprire i glutei e gli inguini e sotto nulla, senza mutandine, con le cosce scoperte e lucide dalla depilazione fresca e dalle creme. Indossare un gilet bianco di seta leggera con borchie luccicanti di riflessi alla luce che lasciava intravvedere nella trasparenza del tessuto le sue belle mammelle gonfie da mamma e signora per bene, senza reggiseno. Calzando stivaletti bianchi con tacco da 10 cm.
pronta per essere portata a battere con uno sconosciuto da un proprietario di nightclub, un
magnaccia vero. Mi sentivo angosciato, tormentato, irritato ma accalorato.
Rocco si avvicinò davanti a noi, teneva tra le mani la immancabile sigaretta elettronica. Categorico si rivolse a Roberta: “Ora andiamo su!! Che devi incominciare a lavorare…” Disse, e quella parola mi rimbombò nella mente, per lui era un lavoro quello che doveva fare mia moglie prostituendosi, come se fosse una sua dipendente.
Cercai di resistere e farla desistere ma non ci fu nulla da fare, Lea la prese per un braccio e la
fece voltare portandola con le lacrime agli occhi verso l’auto ferma poco distante.
“Roberta!!” gridai ancora, ma non si voltò nemmeno.
Salirono sopra e partirono mentre io con il magone la osservavo allontanarsi.
“Su andiamo anche noi!!” Disse Rocco: “Così vedrai anche tu dove lavora.”
Mi avviai dietro di lui, salimmo sulla sua auto e partimmo, sapeva già dove andare e
vedendomi triste mormorò cercando di sollevarmi il morale. “Dai su! Non essere così! Cosa ti aspettavi da tua moglie dopo quella sera facendola uscire vestita in quel modo? ...Dopo averla fatta lavorare come coniglietta e spogliarellista nel mio night!? E con il successo che ha avuto?!” La domanda mi spiazzò, ma lui non mi lasciò il tempo di rispondere che proseguì:
“Potevi soltanto aspettarti che qualcuno te la chiavasse davvero! “E rispondendosi da solo affermò:” E quel qualcuno è arrivato e sono io che te la chiavata e a pagamento la farà chiavare anche ad altri. Ma non essere triste, vedrai che col tempo accetterete anche questo. Ormai è
mia, mi appartiene e farà qualunque cosa le dirò. Non sai quante signore e mamme sono
passate di qui prima di lei e hanno fatto le prostitute, con le buone o le cattive come tua moglie e alcune le fanno ancora e guadagnano bene ...e ce né molte!!” Esclamò aggiungendo:” E altre ne passeranno, non sarà certo tua moglie l’ultima che indurremo alla prostituzione.” E sorrise.
Lui, durante il viaggio con me che ero assente e svogliato e guardavo silenzioso oltre i vetri
sfrecciando in quei stradoni poco illuminati continuò a parlare. “Lo so che dentro di te oltre tormentato e dispiaciuto sei anche eccitato… è capitato ad altri mariti che dopo le prime volte poi gli è piaciuto che la moglie si prostituisse e le portasse dei bei soldi a casa, e si sono scoperti e improvvisati magnaccia delle loro mogli. Ed è quello che voglio fare con voi, lei farla diventare una prostituta vera e tu in un certo senso il suo magnaccia. “
Poi avvicinandosi un poco di lato come per dirmi qualcosa di confidenziale all’orecchio
sussurrò: “Detto tra uomini, vedrai che ne avrai anche dei vantaggi, sessuali ed economici. E anche a lei vedrai che piacerà e avrà più soldi da spendere, e anche se non godrà più come prima quando la chiaveranno, le piacerà sempre farlo, le piacerà l’ambiente, la strada, le colleghe …vedrai!” E dando un’altra boccata alla sigaretta elettronica, espirò completando il suo pensiero: “Tua moglie è una bella donna, una bella signora matura, come dicono oggi è una milf, una cougar e le signore quarantenni sono i tipi di donne che piacciono di più agli uomini, ragazzi compresi.
Non fu facile ma alle sue insistenti domande ammisi quella verità nascosta dentro me e gli
confidai come mi avesse scioccato e nello stesso tempo turbato vederla in quello stato, vestita in quel modo succinto, con quell’atteggiamento, parlare in quel modo e informandomi che accettava di farsi portare a battere.
“Non avrei mai pensato che da un incontro per gioco si potesse giocare la reputazione di una
coppia, per una serata di follia ottenuta con la coercizione della sua volontà…” Mi interruppe:
“Però è vero quello che ha detto tua moglie, del resto neppure tu hai mosso un dito per fermarla lasciandola venire nel mio locale, sapendo che l’avrei fatta denudare e comportarsi come una lussuriosa e che l’avrei esibita al pubblico.”
Restai in silenzio, purtroppo era tutto vero e ricordavo a cosa avevo pensato in quei momenti che me l’aveva proposto. Mi ero detto: “Non so se mia moglie accetterebbe mai di entrare in un locale del genere e girare per i tavolini vestita da coniglietta e salire su un palco ed esibirsi.” Ma ricordo anche che mi dicesti eccitato: “Proviamo!”
E ricordavo che dicendolo avvertivo un malsano piacere dentro di me già desiderandomela e immaginandomela seminuda o nuda nel suo locale. E in quel momento che rammentavo mentalmente, Rocco come se mi leggesse nel pensiero esclamò: “Confessalo!! Ti piacerebbe vedere ancora tua moglie lavorare e girare nuda nel mio locale insieme alle altre!?” Rispondendomi e rispondendosi da solo come se emettesse una profezia: “Ma chissà che più avanti non avvenga, che la tolga dalla strada e la faccia prostituire al night…” Aggiungendo anche:” E ricorda che io non farò ma nulla senza condividerlo con te, se anche tu starai dalla mia parte.” E cambiando discorso tornò a parlarmi dell’arte della prostituzione, quell’arte che avrebbe imparato bene mia moglie.
Guidando e come se parlasse con un vecchio amico dichiarò: “Come certamente saprai, la prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo ed è quello dove si guadagna di più, almeno per una donna e a Milano molte hanno fatto bottega. Guarda i corpi esibiti in bella mostra per strada ...” Pronunciò facendomi segno oltre il finestrino:” ...di giorno e di notte, pronti per essere scelti e comprati dai clienti e da loro venduti nelle le vie della nostra città. “
Riaccese la sigaretta elettronica che aveva spento e guidando con una mano continuò: “In questo mercato del sesso a cielo aperto, la merce viene esposta in strada e disposta in base alla domanda, in modo da specializzare intere zone della città secondo il criterio della razza, della nazionalità, della giovinezza o maturità oppure se sono dei trans, dei viado o dei gay.
Per questo da nord a sud della città ogni zona è assegnata ad un tipo di prostituzione ben definito. Transessuali, viados, prostitute, nessuno resta escluso dal mercato del sesso e in città sono almeno una trentina le strade considerate impossibili da frequentare dove le lucciole scendono sia di giorno che di notte e senza ritegno ne pudore mostrandoli vendono i loro corpi per qualche decina di euro...”
Ero allibito, ascoltavo, non conoscevo gli aspetti della vita malavitosa e della prostituzione
milanese e lui me li spiegava: “Ci sono zone per rumene, moldave, ucraine, sudamericane e cinesi, ma anche italiane. Il mercato della prostituzione milanese non si fa mancare nulla credimi. Sono molte le strade frequentate da lucciole e prostitute. Vie nelle quali il sesso senza decenza, viene praticato sui sedili o sui cruscotti delle auto o contro un muretto, sotto gli occhi di passanti e residenti indignati. Se fai un giro con me una di queste sere ti faccio vedere la ... “Milan a luci rosse!” Disse ridendo.
“Ma come è possibile ?!” Gli chiesi serio:” Ma le autorità non fanno nulla??” Rise:
È possibile eccome, sono luoghi che i protettori e le bande di appartenenza da qualche anno si
sono spartiti e dove fanno lavorare le loro donne. In questo modo si lavora e guadagna tutti senza entrare in conflitto!” Dichiarò aggiungendo:” Le autorità pensano ad altro ed è meglio se
continuano a non interessarsi visto che ora anche tua moglie inizia a far parte di questo
mondo.” E rise ancora tossendo.
Le sue ultime parole mi portarono drasticamente alla realtà, a mia moglie a quello che si
accingeva a fare e dove stavamo andando.
“Ma tu sei mai andato a puttane?!” Mi chiese all’improvviso voltandosi e guardandomi.
“Una volta da ragazzo!” Risposi.
“Una volta?” Ripeté.
“Si!!” E sorrisi:” Ma non ci riuscii, ero troppo emozionato!” Dichiarai.
Sorrise anche lui rispondendomi: “Bè... ora ne avrai una tutta per te!” Aggiungendo:” Ora ti dico qualche via molto trafficata da prostituzione e da chi…” E iniziò quella assurda spiegazione con una conoscenza impressionante:
“A Piazzale Lagosta, via Pola, viale Restelli, Viale Abruzzi, Via Novara, Via Melchiorre Gioia, via
Cenisio e piazza Firenze sono da sempre il terreno dove i transessuali sudamericani e brasiliani attendono i loro clienti. Lì per qualche decina di euro i trans compiono le loro prestazioni in ogni angolo della via, orali e anali ovunque capita, anche in mezzo alla strada.”
Continuando a correre in quella sera buia, mi portò verso la stazione centrale continuando la sua istruzione puttanesca: “In via Vitruvio, viale Brianza, piazzale Loreto, via Porpora si trovano le ragazze dell'Est, spesso giovanissime, rumene, moldave e ucraine che vendono i loro giovani e attraenti corpi per qualche decina di euro.
In piazza Trento invece si incontrano giovani ragazzini che cercano di abbordare la loro clientela gettandosi anche sulle auto di passaggio. I loro clienti sono tutti uomini e loro si prostituiscono anche per 5 euro.” Fece una pausa mentre io ascoltavo attento e continuò facendomi una confidenza: “E come se non bastasse, e non ci fosse già troppa concorrenza a vendere i loro corpi e le loro fighe sulla strada, da qualche tempo ci sono anche alcune giovani Rom. Accade in via Quaranta e zona Ripamonti, dove mi hanno segnalato che da qualche settimana ci sono 4 o 5 nomadi che si fermano tutte le sere cercando di avvicinare gli automobilisti e prostituirsi. Una di queste sere io e qualche mio amico siamo già d’accordo che andremo a trovarle e a invitarle a far parte della nostra scuderia, con le buone o le cattive.” Disse sorridendo, riprendendo a tirare con il suo ghigno satanico il bocchino della macchinetta elettronica, continuando: “Purtroppo il fenomeno è in espansione in tutta la città.
In zona San Siro infine, su via Salmoiraghi, sul lato sinistro ci sono le ventenni dell'Est, con
minigonna, stivali e seno bene in vista, su quello destro cinque o sei donne cinesi con gonna sotto al ginocchio e camicetta accollata, dimostrano una quarantina d'anni.
Insomma, nei quartieri a luci rosse milanesi la scelta non manca di certo!” Esclamò dando qualche boccata e espirando fumo puzzolente alla vaniglia, proseguendo in quella spiegazione della Milano notturna e sessuale e continuò:
“Risalendo la circonvallazione esterna da viale Cassala a viale Bezzi, fino a piazzale Lotto trovi le prostitute, sono ovunque e di ogni nazionalità. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Se si è in cerca per esempio di prostitute sudamericane basta recarsi in via Antonimi e via Da Cermenate e la prospettiva cambia a seconda del lato della strada dove sei, sull’altro ci sono le nigeriane e le senegalesi. Se invece si preferiscono quelle cinesi le vie che le ospitano in maggior quantità oltre quella citata prima sono via Mac Mahon e via Ripamonti, mentre Viale Monza e viale Fulvio Testi sono la meta di chi cerca lucciole italiane un po' attempate.
Poi ci sono le indipendenti, quelle moglie o mamme che battono per conto loro, le ragazzine,
le studentesse … eh credimi c’è tanta di quella concorrenza che non te la immagini nemmeno,
meno male che i clienti non mancano, anzi sono in aumento di tutti i tipi, dal padre di famiglia
al depravato...
Ma noi ora andremo verso viale Monza, ed è lì dove porteremo tua moglie a battere.”
A quelle parole fu come se mi risvegliassi da un torpore e mi si gelò il sangue nelle vene: “No!... Non è vero!” Balbettai ancora incredulo …
“Si che è vero! Fattene una ragione, la faremo battere stasera. Dai, farà la sua prima marchetta lì in viale Monza insieme alle altre della sua età!”
“Dove di preciso?” Chiesi Stupito e curioso conoscendo la lunghezza chilometrica del viale.
“A metà di viale Monza dalle parti di Gorla, dietro il rimessaggio ferroviario, vicino al parco
Finzi, dove ci sono ancora delle zone di verde e sterrato vicino.”
“Ma io non voglio!” Ripetei disperato.
“Ma dai! ...” Rispose sarcastico:” Non è mica sola, ci sono altre nostre donne della sua età che
battono, quarantenni come lei che le insegneranno bene tutto e la seguiranno. Tutto starà alla
prima volta, poi vedrai che come alle altre le piacerà anche a lei battere. “
Vedendo la mia tristezza e la mia agitazione quasi la voglia di piangere Rocco esclamò:
“Su ora calmati e guarda il lato positivo di questa faccenda, sta andando come volevi tu, l'hai fatta diventare una puttana vera e ora la porti anche a battere...non sei contento? So che dentro ti eccita!”
In parte era vero quello che diceva, ma io non volevo questo! “...Abbiamo un figlio...” Farfugliai quasi piangendo e supplicandolo.
“Ma guarda che non lo saprà nessuno, né tanto meno tuo figlio, solo noi, io te, tua moglie, Lea e le sue nuove colleghe…chi la riconoscerebbe mai con la parrucca e conciata in quel modo? Non
l'hai riconosciuta neppure tu… al limite potrebbero scambiarla per una che le assomiglia e poi te l’ho detto non è sola, è con altre ragazze, c'è Lea...che la controlla, la inserisce e la segue.”
Smise di parlar un momento, mi guardò e riprese: “Cosa vuoi che sia una chiavata in più o in meno con un altro uomo? Per ora sarò io il suo magnaccia … ma poi come ti ho detto lo diventerai tu per un periodo e la porterai tu a battere e prostituirsi. E guarda il lato positivo, ti farà guadagnare anche dei soldi...” Rassicurandomi. “E poi stai tranquillo, chiaverà con il preservativo, Lea le ha già fatto vedere come metterlo, sarà un po' impacciata le prime volte ma poi prenderà competenza e padronanza.”
Non sapevo cosa pensare, cosa dire ero confuso.
“Su dai andiamo, l’accompagnerai tu a fare la sua prima marchetta...” Disse accelerando
l’andatura.
Arrivammo in viale Monza e ci dirigemmo sul lato di un marciapiede, dietro a una grossa auto,
riconoscendo nelle teste che si muovevano all’interno, quella di mia moglie risplendente e
platinata, la capigliatura grigio scura di Lea e quella rossa dell’altra ragazza.
Mi guardai attorno, c’erano alcune donne mezze nude sul marciapiede pronte ad offrire i loro
piaceri e i bei corpi agli uomini che le pagavano.
L’auto davanti a noi aprì le portiere illuminando l’abitacolo di luce e scesero mia moglie, Lea e
l’altra e si diressero seguendo Lea, vicino a un gruppetto di altre prostitute, tutte mature e
volgari. Notai che molti automobilisti si fermavano, le facevano salire e ripartivano, altri si
fermavano facendole scendere e salutandole ripartivano, alcuni lentamente e altri sgommando.
Vedevo Lea che mostrava con il dito a mia moglie come se fosse un’allieva le auto che si fermavano e come contrattavano quelle donne con i clienti. Quando arrivavano le auto, si vedevano quelle troie che ridendo e scherzando sguaiatamente ne discendevano con il culo e la fica senza mutandine che al chiarore dei lampioni mostravano le loro nudità. E senza neppure mettersi a posto, facendo roteare la borsetta in aria e qualcuna canticchiando, riprendevano a passeggiare sul marciapiede ancheggiando con culo e tette in bella
mostra per attirare nuovi clienti.
Tutta la situazione e in particolare il pensiero di quello che succedeva in quelle auto mi eccitava e me ne vergognavo. Vedevo Roberta ascoltare Lea e osservare attenta e turbata.
Rocco abbassò i finestrini elettrici e mi domandò guardandomi: “Ti stai chiedendo quali gioie provano quelle troie che si fanno fottere a pagamento come tante cagne in calore e qualcuna godendo con dentro quei cazzi sconosciuti?” Turbato non risposi.
Sentii Lea a pochi metri da noi dall’altra parte della strada dire rivolta a mia moglie accarezzandola sulla schiena nuda fino alla fascia lombare del gilet che le copriva soltanto le scapole. “Sono sicura che anche tu non vedi l’ora di provare? ...Vero? Scommetto che sei eccitata al pensiero di vendere il tuo bel corpo, la tua tanto fedele figa a qualcuno che non sai nemmeno chi sarà? La tua bella fighetta da signora per bene a quegli sconosciuti che arriveranno qui con la loro auto !?”
Roberta restava in silenzio, sapeva che c'era del vero nelle parole di Lea che come se le leggesse dentro continuò: “Solo il pensiero di salire sulla loro auto, eccitandoli ti eccita e il sapere che sarai pagata per essere chiavata ti fa bagnare la figa! Giusto?” Chiese sorridendo abbassando la mano dalla schiena sul sedere portandola davanti al gonnellino rosso mettendogliela tra le sue gambe scoperte e sulla figa, facendogliele stringere e provare un brivido di piacere a sentire le sue dita sulla cute sensibilissima del suo sesso da poco rasato.
“Tu sei una di quelle signore perbene predisposte per questo lavoro, a fare la puttana!” Le disse con un pizzico di soddisfazione:” Perché voi signore per bene, oltre che diventare le più brave, non lo fate solo per i soldi, ma lo fate con piacere, perché vi soddisfa essere puttane!” Non potevo intervenire ma vedevo mia moglie silenziosa ascoltare.
“Su ora preparati, tocca a te!” La esortò sorridendo, mentre su sollecitazione di Rocco
scendemmo anche noi e attraversando la strada avvicinandoci un poco a loro, come veri magnaccia che controllavano e osservavano.
Mi accostai a mia moglie e notai che lei era agitatissima e in un certo senso ansiosa di provare,
la conoscevo bene... ormai rassegnato mi avvicinai di più sotto i loro sguardi e prendendola per un braccio facendola camminare sculettando per un paio di metri sui tacchi, ci mettemmo ancora in disparte.
Vidi Lea che si stava avventando su di noi come gelosa della mia vicinanza a mia moglie, ma
Rocco farle segno con il braccio di lasciare stare. Era l’ultimissima possibilità che avevo:
“Sei sicura di quello che fai?” Gli chiesi ancora. “Ti fanno prostituire e io non posso fare niente se non vuoi tu!”
“Provo!” Fu la sua risposta distaccata che mi impressionò e mi lasciò incredulo per la velocità e determinazione in cui lo disse. Non la riconoscevo più, sembrava che non fosse più lei. Non
sapevo cosa dire per fermarla …. La vicinanza con le altre l’aveva contagiata, esaltata.
“Lo fai anche perché ti eccita vero?” Aggiunsi con un po' di acredine risentito dalla sua scelta e
dalla mia impotenza a mutargliela ...
Scosse le spalle:” Mi ci hai infilato tu in questa storia.” Rispose per giustificarsi.
“Si ma per gioco! “Ribattei.
“Si per gioco ... per gioco! … Di che ti piaceva Carlo vestirmi come una puttana e portarmi in giro nei bar, mi ci hai fatto immedesimare davvero nell'esserlo e quando è stato il momento di
proteggermi, vigliaccamente mi hai consegnata per non dire offerta a Rocco, a quella gente sapendo chi erano e ora che sono qui provo… vado fino in fondo.”
“Provi?! Per loro non è una prova, se lo fai una volta diventerai come loro, una puttana vera!” Aggiungendo:” Ma ti hanno dato qualcosa? Qualche droga, ti hanno fatto bere alcolici?!”
Scosse le spalle e non mi rispose nemmeno e non seppi mai se era una sua scelta piena e voluta o aiutata da qualche farmaco, certo era che appariva lucida, decisa e plagiata.
Ero sconcertato dal suo modo nuovo di pensare, delle sue parole ripeteva le sue motivazioni come un disco incantato, non la riconoscevo, ora era lei che esaltata voleva provare e accusava me della situazione... e come per punirmi continuò: “E poi devi finirla con questa storia di:< Ti eccita…ti eccita.> E anche se fosse?... Si! Se proprio lo vuoi sapere mi eccita l'idea di provare a vendermi, ed è vero, ha ragione Lea, mi fa provare una sensazione strana che con te non ho mai avvertito. Ed è anche vero che sono umida... Sei contento ora?!” Disse con rabbia. Poi come presa da un sussulto di orgoglio e vergogna e dall'arrendevolezza aggiunse:” Che posso fare ormai se non provare? Sono qui su un marciapiede ...non posso fuggire, domani poi vedremo Carlo. Mi dispiace solo per Federico.” Mormorò con gli occhi lucidi.
“Allora hai deciso? Lo vuoi fare? Vuoi provare?” Domandai io.
“Si!” Rispose determinata guardandomi con rabbia e voltandosi e dandomi le spalle cominciò a passeggiare ancheggiando sul ciglio della strada, con la borsetta penzolante a mostrarsi agli automobilisti che al vederla mezza nuda e platinata rallentavano e la guardavano. Sembrava proprio una puttana vera, stava per diventare una puttana vera, una vera prostituta e tutto questo mi sconvolgeva, mi turbava ed eccitava.
Subivo pietrificato le emozioni contrastanti formarsi sul mio viso. Imbarazzo, disperazione rabbia, rassegnazione. Più di una volta aprii la bocca per parlare, ma non ne ebbi il coraggio di proferire parola e non dissi nulla richiudendola e restando in silenzio. Per tutto il tempo rimasi lì a osservarla con il suo abbigliamento succinto e il viso colorato, con le labbra rosse come le unghie.
Ci guardavamo attentamente, dicendoci mille cose soltanto con gli occhi, di come eravamo potuti giungere a quello? Eravamo una famiglia stimata, lei una moglie fedele per bene e rispettata e ora era una puttana ...una puttana vera ...una battona... una passeggiatrice notturna… mia moglie!! Non potevo crederci e a un certo punto mi sentii male, avvertii un formicolio sulle braccia e le gambe e con la faccia in fiamme, piegai le ginocchia cadendo con esse sull’acciottolato del marciapiede, davanti a lei singhiozzando.
“Su non fare così!” Pronunciò guardandomi mentre mi umiliavo per lei.
Per qualche secondo rimasi in ginocchio come in trance a testa bassa a piangere per quello che mi accadeva, lì, senza muovermi. Feci un profondo respiro raddrizzando le spalle, alzai il capo e lo sguardo e lei era sempre lì a passeggiare poco distante guardandomi ma incurante di me, della mia reazione nervosa e d’amore.
Sentii un colpo sul capo, un lieve buffetto sulla testa come si fa con un animale fedele. “Che fai??” Disse fredda la voce di Rocco senza la minima compassione per me. “Ti inginocchi davanti a tua moglie che batte!? Che uomo sei? So quanto è difficile la tua situazione, ma
adesso alzati! Su!!” E mi tirò su per l’ascella aiutandomi mentre le altre battone con Lea mi guardavano facendo risolini stupidi.
Quando fui in piedi sentii ancora la voce di Rocco. “Non fare così!! In fin dei conti non è mica la sola che batte, sai quante donne di buona famiglia fanno le prostitute per arrotondare? … Vedrai che ti abituerai l’accompagnerai tu. Oggi hai queste reazioni perché è la prima volta, ma poi vedrai, piacerà a lei farlo e tu portarla a battere e ne diventerai
non più il marito ma il suo magnaccia!” E sorrise.
Muovendo il capo, i capelli finti, lunghi e soffici di Roberta le ricaddero sul viso, ma ebbi il tempo di vedere le lacrime brillare sulle sue guance alla luce del lampione, dispiaceva anche a lei. Forse aveva ragione Rocco, ci saremmo abituati, ma questo mi terrorizzava di più, che accettassimo tutte e due quella condizione da diventare lei davvero una puttana e io il suo magnaccia, dimenticando che lei era una dipendente impiegata nelle poste e telecomunicazioni e io un agente assicurativo.
Sul marciapiede c’erano altre donne e signore e tutte quarantenne, ma Lea prendendola per il braccio la portò in un punto isolato da loro, vicino a un lampione.
“Ecco mettiti qui così ti vedono meglio e lavori di più!” La esortò. E precisò: “E ricorda, dovrai fare andare il cliente laggiù ...” Disse segnando il luogo dove appartarsi con il dito:” ... dietro a quella siepe...capito? Non siete distanti e siete sotto controllo per ogni evenienza. Qualcuno di noi ti controllerà sempre stai tranquilla.”
Roberta ascoltava confusa, sotto quel trucco volgare era pallida, sembrava che iniziasse a
realizzare solo in quel momento che la stavano facendo prostituire davvero.
“I preservativi nella borsetta c'è l’hai! “Chiese Lea.
“Si!” Rispose mia moglie facendo il gesto di toccare la borsetta.
“Bene! Ti ho fatto vedere come metterli e i fazzolettini di carta?”
“Anche... “Ribatté.
“Ricorda di portare il cliente dove ti ho detto io che sarai Tranquilla e ricorda anche di farti pagare sempre prima...chiedi 80 euro, se vedi che fanno storie, scendi fino a 70 euro,
non oltre piuttosto falli andare via, se le piaci ritorneranno.” Aggiungendo subito: “Tu sei italiana e vali di più delle tue colleghe slave che prendono 50 euro.”
Roberta ascoltava, era come imbarazzata, assente, ogni tanto mi guardava, il suo sguardo si
incrociava con il mio e poi lo abbassava. E Lea continuava: “Rammenta ... solo in figa!” Affermò proseguendo:” Solo farti chiavare, niente bocca o culo o baci con la lingua, anche se ti offrono di più...e sempre solo con il preservativo!
E ricorda ancora! Se ti capiterà di godere cosa che può accadere facilmente le prime volte e anche dopo ogni tanto, visto il tipo di donna che sei, non preoccuparti, lasciati pure andare con il cliente e godi con lui tranquillamente, è normale all’inizio provare piacere nella condizione di vendersi e di essere con un uomo diverso , uno sconosciuto che ti paga e ti chiava .E' capitato anche a noi e intanto ti farai pubblicità e il tuo nome da stasera con le tue colleghe e i clienti sarà Susy e non più Roberta e vedrai che se sei brava si spargerà presto la voce nell’ambiente e Susy sarà richiesta. Passerà veloce sulla bocca dei clienti.”
Si fermò, era piena di raccomandazioni e preoccupazioni di come dovesse fare. La guardai ancora e provai una sensazione mai avuta prima nel vederla vestita in quel modo con
quella parrucca biondo platino, di piacere e dolore, avrei voluto vederla così ma in un altro
contesto, in un gioco solo tra me e lei. Mi si strinse il cuore e si mise a battere forte in tachicardia, ma allo stesso momento un sottile fremito di eccitamento mi pervase. Mia moglie era lì in minigonna e senza mutandine, con altre colleghe su un marciapiede sotto la luce dei lampioni e quella dei fasci degli abbaglianti delle auto che passando la puntavano addosso, illuminandola a giorno.
“Vieni!” Mi fece segno Rocco:” Andiamo anche noi laggiù con l’auto, dietro a quella siepe, dall'altra parte ella strada in quella sterrata, è là che vanno a marchettare le nostre donne, non si allontanano di molto e se vuoi potrai scendere e spiarla da vicino visto che è la prima volta. C'è buio e non si fa caso alle altre auto vicine, pensano che siano altre battone. “Lo segui come un automa, salimmo in auto e partimmo e dopo pochi secondi ci fermammo nello spiazzo vicino alla siepe a una decina di metri dalla loro auto. Spense il motore lasciando soltanto la musica di sottofondo e restammo nell’oscurità. E mentre noi le osservavamo e nel sottofondo sentavamo cosa dicevano, Lea si mise tra altre ragazze a osservarle lavorare, lasciando Roberta/Susy sola e sentii esortarla: “Su! Passeggia ora! Fai avanti e indietro sul marciapiede come le altre, almeno ti scaldi un po' che anche se è giugno, la serata è fresca e intanto ti fai notare. Sculetta e quando vedi le auto arrivare che passano tira su il gonnellino e toccati la figa e falla vedere ai clienti, mettila in mostra assieme al seno, tira fuori una mammella. Devi invogliarli e invitarli a fermarsi e a sceglierti. “
Ma lei anche se non lo avrebbe fatto non ne aveva bisogno, era attraente di suo e sarebbe stata
scelta senza doversi mostrare in atti libidinosi.
Ascoltate le istruzioni di Lea, la rividi passeggiare da sola, con la borsetta a spalla ancheggiare
quasi con sfida a sé stessa in quel mini gonnellino rosso. Bionda, color platino, spiccava sotto il
lampione e poco distante dalle altre, non conoscendo nemmeno come sarebbe stato il cliente che l’avrebbe chiavata, se bello o brutto, alto o basso, grasso o magro, giovane o anziano, pulito o sporco, ma proprio per questo era tutto più eccitante per me, ma certamente anche per lei.
Tutto sommato morbosamente mi eccitava di più vedere mia moglie molto bella, con un uomo
Brutto e insignificante che la pagava per chiavarla che con uno bello. E a pensare quello mi venne il cazzo durissimo che non stava più nei pantaloni. Era davvero emozionante, adrenalinico. La tensione era alta, ma anche l’eccitamento, soprattutto vedere lei che sembrava incapace di reagire e passiva e arrendevole si lasciava passiva trascinare dall’evento.”
Qualche macchina rallentava e poi accelerava, altre si fermano per caricare qualcuna delle sue nuove colleghe più giovani, alcune passando lampeggiavano puntandole i fari. Altre si fermano anche vicino a lei, soprattutto giovani soltanto per farle complimenti osceni e chiederle quanto volesse.
“Ottanta euro!” Rispondeva lei impacciata con la voce rotta dall’emozione. Ma loro sgommando ripartivano ridendo. In quel momento ero come stordito, non mi pareva vero che mia moglie si stesse prostituendo, non potevo credere che lei, così moralista, fedele ora si offriva a pagamento, si vendeva.
“Cosa mai sarà successo nella sua testolina?” Mi chiedevo:” Quella troiona di Lea le avrà fatto il lavaggio del cervello, l’avrà plagiata e le cinigliate, le minacce e la paura di Rocco avranno fatto il resto... La osservavo, era passiva, svogliata, non voleva e sapeva reagire a quella situazione e arrendevole accettava tutte le decisioni di quella gente, Rocco e Lea.
Mi sembrava passato un secolo dai due mesi prima quando mi sedetti in quel dehors con Rocco a parlare di lei, tanto estremo e osceno era stato il suo cambiamento.
Intanto di quelle poche auto che passavano e si fermavano, nessuno ancora si era deciso a caricarla, ma in realtà non erano passati che pochi minuti da quando aveva iniziato, era soltanto la mia agitazione ed eccitazione che mi tormentavano dilatando il tempo enormemente, facendomi sembrare un minuto lungo un’ora. Quando finalmente una macchina si fermò vicino a lei e vidi il guidatore abbassare elettricamente giù il finestrino dalla parte opposta da dove era lui, spostandosi con il busto dal lato del passeggero, lei avvicinarsi chinarsi con la testa e parlare con lui al finestrino. Inspiegabilmente
ero eccitato, non riuscivo a stare fermo e la osservavo.
Intravvidi dall’interno dell’auto un uomo sulla quarantina con il viso pieno e il cranio con pochi capelli affacciarsi verso il finestrino e squadrarla come si fa con un animale da acquistare, mentre lei visibilmente a disagio invece di alzare il gonnellino come le aveva raccomandato Lea e mostrarle le sue intimità, presa dalla vergogna e timidezza cercò di tirarlo più giù. Lui la guardò con desiderio e libidine e poi chiese: “Quanto !?”
Roberta, seppur preparata e istruita da Lea su come comportarsi, fu presa dal panico... lo guardava senza rispondere, quasi senza respirare, lo aveva pensato e studiato tante volte, ma non si aspettava mai che quel momento sarebbe arrivato, e invece era giunto e si era come bloccata. Il suo meccanismo di difesa interiore e inconscio aveva percepito l’avversione prima della sua mente e che il cervello la filtrasse e rimodulasse rendendogliela accettabile, e le impediva di parlare, di continuare.
“Allora quanto vuoi!” Ripeté il cliente con voce alta esortandola a rispondere.
Come svegliandosi improvvisamente da quel torpore, si guardò in giro vedendo le sue colleghe appoggiate ai finestrini di altre auto a discutere con i clienti, Lea ferma poco lontano che la guardava e me e Rocco in auto dall’altra parte della strada dove avrebbe dovuto venire a consumare la marchetta. E avvicinandosi di più al finestrino quasi balbettando farfugliò:” Ottanta...euro!”
“Va bene sali!” Rispose subito la voce decisa di quell’uomo.
Roberta a quell’accettazione fu assalita da una forma di panico e tremore, restò un attimo ferma, paralizzata, ma lui allungandosi di più verso la portiera dell’auto, dall'interno gliela aprì spingendola in fuori con la mano.
“Nell’entrare in auto con la lucina dell’abitacolo accesa, notai il viso di Roberta, mia moglie, in quel momento Susy una puttana, dispiaciuta e forse pentita di quello che si accingeva a fare con quello sconosciuto, ma oramai non poteva più farci niente. E come diceva Lea a fare quel lavoro si prende quello che capita.
“Dai sali!” La esortò ancora.
Lei si voltò e guardò ancora noi, poi improvvisamente vidi il mio amore, mia moglie, la madre di mio figlio indecisa mettere il piede con la gamba tremante sul tappettino dentro l’abitacolo e sedersi tirando dentro l’altra tutta scosciata. Osservai la portiera tirata dalla mano di quell’uomo piegato con il braccio teso su di lei richiudersi sbattendo e lui che si raddrizzò al volante. Quel rumore della portiera dell’auto che batté con lei dentro mi fece trasalire e riempì di tristezza e mi spostai per guardare meglio avvicinandomi e la scrutai all’interno con le cosce unite e la borsetta con le mani su di esse come a nasconderne la nudità in un istinto di pudore, a proteggerle dagli sguardi di quell’uomo, in un gesto signorile che era innato in lei.
Per un secondo stabilimmo un contatto visivo, prima che tornasse a girare il capo in avanti. I miei occhi si dilatarono per lo shock e la vergogna che provai a vederla in quella situazione. Lanciai
ancora un rapidissimo sguardo nella sua direzione ma subito smisi di osservarla, non volendo
che assistesse alla mia sconfitta. Rocco vicino a me sorrideva immobile e orgoglioso, oramai anche quella donna, per lui quella signora qualunque, per bene, onesta moralmente, mamma e moglie fedele che gli teneva testa era diventata una sua puttana.
In quel momento provavo vergogna e pena per me stesso e odio per lui ed emisi un suono sordo dal fondo alla gola come un singhiozzo soffocato, un mezzo lamentio, mezza preghiera e deglutii la saliva con fatica e osservai l’auto del cliente ripartire dirigendosi verso lo spiazzo dall’altro lato della strada dalla parte in cui eravamo noi. La vidi con una stretta al cuore andare a compiere la sua prima marchetta, osservando nel suo percorso l’auto. Pochi secondi e vidi i fanali arrivare dalla nostra parte della strada, i fasci di luce illuminare la vegetazione circostante, per poi fermarsi su un lato al buio e spegnere il motore perdendosi nel chiaroscuro dei lampioni insieme ad altre auto poco distanti. Il cuore mi batteva a mille.
“Vai!” Mi disse e fece segno Rocco:” Scendi e vai dietro a quella siepe, è là che vanno a marchettare le nostre puttane, come ti ho detto non si allontanano di molto e se vuoi, potrai spiare tua moglie da vicino mentre il cliente te la chiava, che so che ti piace guardarla chiavare e visto che è la prima volta e tu diventerai in seguito il suo magnaccia vai. C’è buio e non fanno caso alle ombre, pensano che siano altre battone o clienti che pisciano.
Erano passati alcuni minuti da quando eravamo arrivati ed eravamo poco distanti dall’auto
dov’era Roberta e il suo cliente e Rocco sorridendo con ironia vista la mia indecisione mi esortò ancora: “Vai! ...Se vuoi puoi raggiungere di nascosto la loro auto, dove c’è Susy con il suo cliente che lavora.” Disse sarcastico:” Ma non farti vedere…”
“Susy!!?” Esclami stupito.
“Si Susy...la nostra puttana!” Rispose lui sorridente mostrando i denti macchiati di nicotina.
Capii che alludeva a mia moglie e che oramai l’avrebbero chiamata così e continuò: “Puoi osservarla mentre marchetta…. ma dovrai startene nascosto e in silenzio a spiare come un
guardone.
Restai in silenzio, non sapevo cosa fare, il desiderio di spiarla dentro di me c’era ed era forte e
lui capendolo dalla mia ansia d’attesa mi ripeté: “Vai! ...Vai Carlo! Oltre che me anche tu tra non molto diventerai il suo protettore. “Ripeté e proseguì: “Io resto in auto a sentire un po' di musica, ma non farti vedere resta vicino alla vegetazione e stai attento a non farti vedere o sentire. Anche se chiavano hanno le orecchie fini e a volte diventano imprevedibili i clienti quando si scoprono spiati, non sai mai come reagiscono. Se, se ne accorgono e qualcuno ti sorprende digli che sei il suo magnaccia, dovrebbero lasciarti in pace, ma se si incazzano lo stesso scappa!!” Mi raccomandò.
Accettai e d’istinto come un automa mi avvicinai alla portiera e aprii piano e scesi veloce richiudendola lentamente per non fare vedere la lucina dell'abitacolo accesa e sentire lo sbattere, e mi avvicinai rasentando le piante mentre Rocco restava in auto a fumare e a sentire la musica. Feci pochi metri e mi misi vicino alla siepe, adeso come un’ombra, confondendomi con essa.
Lentamente andai dietro alla loro auto guardandomi intorno. In quell‘area incolta quasi nel
centro di Milano, si vedevano sparpagliate delle macchine posteggiate con altre prostitute, altre arrivare e partire. Le auto ferme dentro esse avevano forme umane in movimento e alcune pochi minuti dopo iniziavano muoversi e ondeggiare e si notavano ombre muoversi all'interno degli abitacoli. E quegli ondeggiamenti facevano immaginare quello che i loro occupanti all’interno stessero facendo, cioè chiavando.
Da alcune auto poco distanti si vedevano scendere uomini, qualcuno con ancora il cazzo con il preservativo, toglierlo, gettarlo nella radura, urinare e tirarsi su slip e pantaloni. Oppure battone scendere senza niente sotto avendo appena finito di chiavare e vendersi, accovacciarsi a fianco del portiere o della ruota e urinare, per poi alzarsi senza nemmeno asciugarsela, tirare giù il mini gonnellino e risalire in auto.
Sapevo bene come si sarebbe svolto il tutto dentro quella macchina, ma volevo assistere
direttamente al soccombere di mia moglie, che per Rocco e Lea era solo una borghese capricciosa e snob. Volevo vedere il perdersi della sua moralità alla mercificazione del suo corpo. Quello che lei aveva sempre condannato e biasimato alle altre chiamandole sgualdrine o logie in milanese, ora era lei a farlo.
Roberta per me era il mio passato, presente e futuro e i miei occhi lucidi colpiti dalla luce dei fari e dei lampioni brillavano inconsciamente di una soddisfazione sottile al fatto che per merito di Rocco e per non aver dato retta a me lei ora si prostituisse.
Mi avvicinai eccitatissimo e con molta attenzione senza fare rumore e farmi vedermi per
osservare meglio quello che avveniva all’interno, con il cazzo duro che mi esplodeva nei pantaloni nonostante la situazione. Avevano i finestrini abbassati per il caldo da dove usciva della musica di sottofondo e li sentivo vociare e quell’uomo fare i complimenti a mia moglie per quanto fosse bella: “Sei una bella donna! …. “Mormorò.
“Grazie!” Rispose lei.
Da dietro li vedevo e osservavo le loro teste, quella bionda fasulla di mia moglie che brillava
riflettendo la poca luce che arrivava dai lampioni e quella di quell’uomo con capelli radi e grigi
sopra le pliche grasse del collo, con la parte superiore del cranio quasi calvo e lucido che umido di sudore riverberava la luce anch’esso.
Roberta aveva il viso disgustato dalla presenza di quell’uomo, ma anche eccitato, il suo cliente non le piaceva, la ripugnava ma la situazione e il suo ruolo da puttana glielo imponevano…
Ero dispiaciuto che si dovesse accoppiare con quell’uomo che sapevo non essere il suo tipo e
non le piaceva, tutto sommato anch’io avrei preferito altro per lei, la sua bellezza e posizione sociale meritavano certo di meglio, ma l’eccitazione era troppo intensa.”
“Tirati su la gonna dai! Fammi vedere la figa!” Gli chiese libidinoso il cliente.
Ma lei come ricordandosi in quel momento delle parole di Lea, gli chiese i soldi.” Prima i soldi!” Esclamò come le aveva insegnato Lea e la vidi aprire la mano davanti a lui e
ripetere:” I soldi!”
“Già! Ottanta euro vero?” Mormorò quell’uomo.
“Si!” Ribatté mia moglie impacciata.
Il cliente accese la lucina dello specchietto retrovisore che illuminò l’abitacolo e tanto che lui apriva il portafogli per prendere i soldi lo sentii sbottare: “E’ un po' tanto però ottanta euro!! Le tue colleghe dell’est lo fanno per cinquanta euro e le cinesi anche meno, per trenta euro.”
Impacciata non sapeva cosa dire, ma disse e fece tutto lui. Dal portafoglio prese i soldi e passandoglieli mormorò: “Speriamo che le vali ottanta euro, sei una bella donna e mi piaci! Mi auspico che sei anche brava anche a chiavare!” E la pagò posandole tre banconote una da cinquanta una da venti e una da dieci sulla sua mano aperta.
Sempre nascosto dietro l’auto la vidi esitare alcuni secondi prima di metterli via nella borsetta, forse rendendosi conto per la prima volta di quello che realmente stava facendo, che vendeva davvero il suo corpo a quell’uomo.
“Non ti bastano?? “Chiese lui accorgendosi della sua esitazione:” Ti ho dato quello che mi hai
chiesto!!”
Solo alla sua voce chiuse le dita sulle banconote e le mise via come le aveva detto di fare Lea
dentro la borsetta, mentre lui diceva: “Sei carina sai! ...Ma sei nuova di questa zona? Non ti ho mai vista battere qui e io vengo tutte le settimane!”
Risentii la voce esile e tremolante di Roberta dire:” Si sono nuova!”
“Come ti chiami?” Chiese ancora il suo cliente.
Ebbe un attimo di esitazione poi esclamò a bassa voce:” Susy!”
“Susy!” Un bel nome.
“Bene Susy, ora che ti ho pagata tirati su la gonna e fammi vedere la figa!” Gli chiese.
E intravvidi mia moglie impacciata guardare in avanti e fuori, sdraiarsi sullo schienale e con
difficoltà muovendo il sedere tirare su quel pezzo di gonna rossa fino al ventre, scoprendo quel poco di cosce coperte e gli inguini, mostrandogli con vergogna la figa, bella, rasata e liscia.
Il suo cliente la guardò avvicinandosi con occhi libidinosi.
“Fammela accarezzare un po'!” Esclamò eccitato allungando la mano il cliente.
Era bellissima mia moglie nel suo corpo maturo.
La sua figa depilata lasciava intravvedere la linea verticale della fessura tra due grandi labbra
carnose e mature e sembrava con il chiaroscuro del gioco di luce dei lampioni, della luna e dei
fanali delle auto che passavano, che brillasse e tremasse nell’attesa di quello che avrebbe fatto.
Oramai venduta a quell’uomo.
La osservavo nascosto a sua insaputa, guardando la sua figa che sembrava che respirasse e
palpitasse, non l’avevo mai vista così bella, quella figa desiderata da molti e che fino ad allora
avevamo posseduto solo io e Rocco quando la violentò, e che ora per ottanta euro l’avrebbe
ceduta a quell’uomo e di seguito ad altri ancora.
Era eccitata e inquieta anche lei, alla lucina dell’abitacolo si vedeva dalle espressioni del viso, dai suoi muscoli facciali truccati e imbellettati che da tesi diventavano rilassati e viceversa, dalle labbra colorate rosso fuoco che si dischiudevano e dal respiro affannoso che in lunghi sospiri cercava mascherare.
Gliela accarezzò un paio di volte con le dita, poi con un viso di sfida a sé stessa, sentii la voce
dolce di mia moglie rotta dall’eccitazione e imbarazzata dire:” Adesso basta toccare !!” E le allontanò il braccio.
E tolta la sua mano, tirandosi su con il busto prese il blister del preservativo dalla borsetta
cercando di aprirlo. E intanto che mia moglie si dedicava a scartare quel quadrettino di stagnola colorata, lui parlava ma lei sembrava non ascoltarlo.
Vidi che iniziò a slacciarsi la cintura e alzando un po' il sedere dal sedile, tirò giù i pantaloni e
le mutandine a mezza coscia, facendo uscire il suo cazzo. C'è l'aveva già duro, più o meno di dimensioni come il mio e glielo mise in mostra.
Mia moglie lo guardò.
Oramai non poteva tirarsi più indietro, non si sapeva mai come avrebbe reagito il cliente al suo rifiuto e notai nascosto in quel buio, l’espressione del viso di Roberta colpito dalla luce dei lampioni che filtrava dal parabrezza e della lucina dell’abitacolo, contrarsi serio e attento con un pizzico di disgusto nell’osservarlo. Sapeva che doveva andare in fondo, fino farsi chiavare davvero, l’aveva pagata!
“Dai su!” Esclamò quell’uomo eccitato con la voglia di chiavarla esortandola a muoversi e lei,
forse anche eccitata e timorosa dal suo tono di voce e dal suo modo di fare sbrigativo ritenendola una puttana vera, aprì la confezione e prese il profilattico con le dita, tirò fuori il preservativo e avvicinandosi si piegò verso lui. Ebbe un attimo di esitazione e con la mano tremante prese la sua asta di carne calda e dura, racchiudendola tra le sue dita curate con le unghie smaltate di rosso. E mentre lei piegandosi un po' verso lui si accingeva a mettergli il preservativo, lui annusandola sul collo le mormorò: “Hai un buon profumo!” Lei sorrise timida. Come le aveva insegnato Lea, con l’altra mano adagiò l’anello di lattice del preservativo sul glande lo appoggiò con forza sopra lasciando la parte del serbatoio fuori e con due dita lo srotolò non senza difficoltà per quella carne eretta. Lo distese dapprima coprendo la cappella e poi togliendo le dita dall’asta un po' impacciata e titubante lo rivestì giù fino in fondo alla radice e ai peli.
Conoscendola e intravvedendola la immaginavo imbarazzata piena di vergogna a fare quella
manovra sessuale. Ma seppur eccitata e disagiata, con calma e le mani tremanti ci riuscì, lo mise. Avevo il cuore in gola. Era il primo preservativo che mia moglie metteva non avendolo noi mai usato prima, tra noia praticavamo sempre il coito interrotto nei nostri rapporti sessuali. Osservavo che aveva un bel cazzo fasciato nel lattice quello sconosciuto, niente di eccezionale ma vistoso e di bella presenza.
“Quando glielo ebbe messo, lui se lo guardò, duro e dritto dentro il lattice e la esortò a prepararsi a mettersi in posizione.
Mia moglie ritornò con il busto diritto sul suo sedile, lui spense la luce dallo specchietto e vidi con la mano spingerla giù con le spalle sullo schienale abbassato, allargandole le gambe e con la sua pancia portarsi tra e sopra di lei. Il suo cliente si accorse della sua incapacità e timidezza nei gesti e la guardò meravigliato di avere sotto di sé una puttana bella e fine nei modi ma non esperta.
“Sei impacciata! …. Sei rigida! “Disse chiedendo:” Sono le prime volte?”
Lei non rispose, in silenzio certamente arrossì vergognandosene, poi decisa, eccitata e consenziente di quello che stava facendo allargò di più le gambe. Dal finestrino di dietro come un guardone eccitato osservavo. Vidi il cliente inginocchiato sul tappettino tra le sue
cosce con la mano cercare la figa e con le dita l'entrata della vulva. Poi trovatala, toccarla e
accarezzarla, farsi avanti con il bacino grasso mettendosi sopra lei con il suo pancione contro il ventre di Roberta. Lo vidi allargarle ancora di più le gambe accarezzandole ancora la figa e al suo contatto con le dita nude esclamare stupito: “Ma è umida! ...Godi?!”
Roberta o meglio Susy non rispose e lui non si chiese di più preso dalla voglia di chiavarla.
Se lo prese in mano duro iniziando a sfregare la sua cappella ricoperta di lattice bianco sulla lunga fessura glabra e ancora unita in quel periodo.
Sempre inginocchiato sul tappetino dall’oscurità esterna, vidi puntare e appoggiare il glande tra le grandi labbra di mia moglie e premere divaricandole la fessura vulvare ed entrando in lei, nella sua vagina mentre mia moglie socchiudeva gli occhi e dischiudeva le labbra dalla sensazione piacevole che provava a riceverlo, ad essere penetrata da quello sconosciuto, inarcandosi e trattenendo il respiro. Spinse sempre facendolo entrare con un colpo secco e deciso, facendola sobbalzare con il sedere sul sedile introducendolo tutto.
Mia moglie ebbe un sussulto trattenne il fiato e gemette involontariamente alla sua penetrazione e io mi eccitai terribilmente a quella scena. L’aveva penetrata, era entrato in lei e ora l’avrebbe chiavata.
Prendendola per i fianchi dal sedile la tirò più a sé, penetrandola di più e bene, facendole appoggiare per comodità le gambe sul cruscotto, iniziando a chiavarla. Difatti poco dopo Roberta incominciò a muoversi. La stava chiavando ...la stava chiavando. Non potevo crederci che fosse tutto vero, che mia moglie si prostituisse. Non resistetti, c’è l'avevo duro dentro i pantaloni al punto che mi faceva male, mi guardai attorno e poi mi voltai verso l’auto dov’era Rocco e osservai, vidi la sua sagoma dentro che fumava e non vedendomi nessuno aprii la cerniera e lo feci uscire dai pantaloni liberandolo e prendendomelo duro in mano. E nel vedere lei farsi chiavare da quel cliente in quella posizione con gli stivali di vernice bianca a punta appoggiati sul cruscotto e i lunghi tacchi contro il parabrezza, dopo essere stata pagata, non resistetti e portai la mano sul cazzo e iniziai masturbarmi.
Quello, fu un momento perverso e deplorevole, mi masturbavo nell’osservare mia moglie
vendersi e fare sesso con un altro qualsiasi, un cliente e ne godevo, provavo piacere e mi
soddisfaceva vederla sotto il suo compratore sapendo che si stava prostituendo.
Quell’uomo nel suo rapporto bestiale le stringeva il seno da sopra il tessuto del gilet bianco che immaginavo conoscendola bene gonfio con i capezzoli turgidi eccitati e mossi dalle sue escursioni respiratorie.
Mentre ero lì adeso alla fiancata posteriore dell’auto di quell’uomo tra il metallo e la siepe, i
fari di un’auto che arrivava con un’altra prostituta passò vicino illuminando l’interno dov’erano mia moglie e quell’uomo e osservando bene dentro come se quella luce venisse a proposito, vidi l’immagine di quello che lei gli stava offrendo. Quella luce mi sbattè in faccia lo spettacolo indecente e volgare di Roberta o forse farei meglio a dire Susy, con il sedere sul sedile, lo schienale abbassato e lei semisdraiata a gambe larghe appoggiate con i piedi sul cruscotto con quell’uomo inginocchiato tra esse e sopra lei che la stava chiavando. La minigonna nel chiavare era salita verso l’alto, sul ventre, scoprendole anche il monte di Venere pronunciato, le gambe e il sesso, lasciando le cosce pallide e lisce completamente nude dentro gli stivali da confondersi con il risalto del pallore nella lucentezza. Tutto durò pochi secondi, ma restai in silenzio come impietrito a vedere mia moglie in quella posizione, non potevo credere che era lei, la mia Roberta. Ma al di là del lato emotivo, pur vergognandomene, quella visione e i suoi gemiti soffocati mi eccitavano sempre di più al punto da aumentare l’erezione e masturbarmi più velocemente.
Non so quanto tempo passò, so soltanto che spiandola e ascoltandola la sentii involontariamente gemere e godere, tanto che il suo cliente stupito le chiese: “Ma godi davvero??” Lei non rispose.
La vidi per quanto cercava di restare rigida e trattenersi, godere... La conoscevo troppo bene e
sapevo anche se era truccata pesantemente, quando le espressioni del suo volto erano frutto del piacere e del godimento.
Mi vennero in mente le parole di Lea che sentii mentre con Rocco venivo via da loro e credo
che anche lei le rammentasse in quel momento: “Capita che si gode! Se ti viene da godere, godi pure tranquillamente!!” E lei stava godendo in silenzio, trattenendo i gemiti ma godendo. Non finii il pensiero, che la sentii gemere ancora. Vedevo mia moglie ormai quasi inconsciamente senza volersi far accorgere da sé stessa abbracciata a lui, che la chiavava dandole colpi profondi in vagina, facendola sobbalzare e spingendola sul sedile. La grassa schiena di quell'uomo si muoveva facendo trasparire il sudore sul tessuto bianco, mentre le dita curate e
le unghie smaltate di Roberta, fingendo di appoggiarle correvano sulla sua schiena.
Provò a baciarla, ma lei non volle, girò il capo e disse:” Noooo!” Decisa e lui desistette.
Chissà conoscendola bene forse se avesse insistito si sarebbe lasciata baciare e anche infilare la lingua in bocca.
Tenendomi forte il cazzo in mano, presi a stringerlo e muoverlo fino a sborrare contro la carrozzeria. Sborrai come un ragazzino mentre osservando mia moglie che si prostituiva chiavata dal suo cliente.
Vidi lui come un forsennato darci fortissimo, quasi come a volerle sfondarle la figa, facendole ballare le gambe e i piedi sul cruscotto, ed essendovi appoggiato sentii l’auto dondolare.
Poi lo vidi fermarsi, inarcarsi rigido emanando un gemito di piacere e sborrare nel preservativo dentro la figa di mia moglie, mentre lei stordita, non volente ma purtroppo godente lo abbracciava ancora. Non so quanto tempo passò, probabilmente pochi secondi che a me sembrarono una eternità.
Scrutai lui tirarsi su e sfilarlo da dentro la vagina di mia moglie, rigirarsi sulla schiena e gettarsi a peso morto sul suo sedile quello del guidatore, con il preservativo pendente davanti pieno di sperma e vidi il corpo di mia moglie senza lui sopra a gambe divaricate con ancora il foro della figa allargato e circolare e senza peli, rasata si vedeva bene anche nella semi oscurità. Fu tremendo.
Più che vederla prostituirsi e più che vederla chiavata da lui, fu l’osservare la sua figa dilatata dal rapporto sessuale con quell’uomo che mi sconvolsero.
Al termine prima che mi allontanassi velocemente sentii il suo cliente dire: “Mi sono accorto che anche tu hai goduto, sei brava anche se impacciata, ti manderò dei clienti, dei miei amici, parlerò bene di te stai tranquilla, ti farò lavorare molto! Cercate Susy in Viale Monza gli dirò!”
E sorrise.
A quelle parole mi allontanai in fretta verso l’auto dove Rocco ancora all’interno fumava e
ascoltava musica. Mi voltai quando fui sicuro di essere nel buio non visto e vidi il cliente di mia moglie scendere dall’auto togliersi il preservativo, gettarlo a terra e dirigersi verso la siepe a urinare contro. Lo rividi poi risalire in auto, avviare il motore con un rombo e i fari e i fanalini
accendersi, partendo e riportandola dall’altra parte della strada da Lea e le sue colleghe.
Dietro la siepe restai a guardare finché non arrivò dall’altra parte del viale e osservai attento, vidi la portiera aprirsi e lei scendere e salutare il suo cliente con un gesto della mano e l’auto ripartire e sparire in fondo al viale. Lei camminare ancheggiando per i tacchi alti degli stivali andare verso Lea che l’accolse con un sorriso enorme e l’accarezzò in viso, scambiare qualche parola e poi rimettersi a passeggiare da sola, in attesa di un nuovo cliente che arrivò pochi minuti dopo. Parlare con lui al finestrino e di seguito salire in auto e cosi poi fu per un terzo e un quarto…la sua nuova vita da prostituta di Rocco era iniziata.
Tornai in auto da lui che mi domando: “Hai visto? “Annui con il capo.
“Vieni ora andiamo a berci qualcosa in qualche bar, lasciala lì a battere tranquillamente intanto c’è Lea che la controlla. “Accese il motore dell’auto e partì e senza dire nulla, andai con lui in un bar a bere, secondo lui festeggiare, come se fossi un magnaccia, un protettore anch’io.
Con quello stupido gioco mia moglie era diventata una prostituta vera, una mia sporca fantasia si era realizzata… E ora?? ...Cosa sarebbe successo??… Iniziava una nuova vita per noi??
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