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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.
Note
Io vado fiera del mio sedere. È difficile, per una donna di razza bianca, una simile perfezione. E poi trovo che il sedere sia importantissimo nella sensualità contemporanea. È sexy, moderno e pratico. A differenza del gran seno, che è antico e scomodo.
(Carla Bruni 1993)
Cap. 13 SODOMIA DI ROBERTA
Appena Rocco e i suoi compagni si furono allontanati, sconvolti e increduli di quello che c’era
accaduto, io e mia moglie piena di vergogna e traumatizzata, ci avviammo verso l’auto.
Salimmo e ritornammo subito indietro verso casa senza parlare, con lei sconvolta.
In auto si chiuse subito in sé stessa, diventò pensierosa e assente, terminato quel rapporto brutale l'estasi dell'orgasmo era svanita ed era ritornata alla cruda realtà, realizzando cosa era successo, che Rocco l’aveva picchiata e violentata come una delle sue puttane e lei ne aveva goduto di lui e con lui della sua brutalità, con quella bestia come lo chiamava lei. E notavo dalla sua espressione che si detestava ... sì disprezzava per questo. Dal suo sguardo vitreo e fisso in avanti sulla strada oltre il parabrezza, intuii che disprezzava anche me che avevo assistito a tutto senza intervenire.
La vedevo assorta e si comprendeva dalla sua postura e dall’atteggiamento che era arrabbiata con sé stessa, credo che pensasse e non riuscisse a spiegarsi come avesse potuto abbandonarsi in quel modo, darsi a quell'essere ripugnate, provandone piacere e godendo di lui e della sua brutalità. Si sentiva sporcata ed umiliata.
Mentre guidavo portò la mano sul capo, come ad accarezzarsi e a mettere a posto i capelli con le dita che erano spettinati e le facevano male da come glieli aveva tirati con forza. Accese la lucina dell’abitacolo, tirò giù il parasole e si guardò la fronte e il capo nello specchietto,
cercandosi con le dita fra i capelli le parti doloranti: “Dio che male!!! Me li ha strappati veramente!!” Esclamò con gli occhi lucidi, e passando il dito sopra ad un punto del cuoio capelluto mormorò:” Qui mi mancano!”
Si preoccupava dei capelli in modo maggiore, più di quello che aveva subito, forse per un
meccanismo inconscio di difesa per non pensare alla violenza subita.
In silenzio inizio a piangere e poi scoppiò a singhiozzare con fragore portandosi le mani sul
viso ...non sapevo che dire, anche a me veniva da piangere vederla in quello stato con quello che aveva dovuto subire per uno stupido gioco a lei ignaro.
Non mi guardò e non mi parlò, si sentiva offesa, tradita da me, intuivo che mi disprezzava.
Finché mentre due grosse lacrime le solcavano il volto farfugliò: “Come hai potuto? ...Come hai potuto assistere indifferente alla mia violenza senza intervenire??” E le parole le morirono in gola.
Esitai, poi osservandola di profilo visto che guardava sempre avanti mormorai: “Ma Roberta …!!” E mi fermai non sapendo cosa dire e cercando velocemente nella mente
qualcosa da risponderle che la confortasse. Ma lei fu più veloce di me: “Ma... ma...ma…!! Ti odio!! Ti odioo!!” Urlò piangendo sfogandosi. Non mi perdonava il mio comportamento codardo, assente e da spettatore. Capii per la prima volta che qualcosa si era rotto tra noi e non sarebbe stato facile ricucirlo. Si vergognava e disprezzava e continuava a mentire a se stessa per giustificarsi dal piacere provato, considerando quel rapporto una violenza sessuale, anche se poi ne era stata partecipe e ne aveva goduto pienamente.
In quei momenti e altri successivi, non mi resi conto che la sua mente, il suo “Io” vacillavano,
facendola entrare in una crisi profonda ed interiore, come donna, madre e moglie e soprattutto d’identità, che viveva solo lei.
Per rompere quella situazione che creava rimorso anche a me le chiesi: “Vuoi che andiamo alla polizia?? Li denunciamo?”
Esitò come se pensasse, poi senza nemmeno guardarmi rispose scuotendo la testa, facendomi
segno di no e mormorando tra sé:” Ormai è finita è inutile!”
“Cosa è finito e inutile amore?” Ripetei appoggiandole la mano dolcemente sui capelli in segno
d’affetto e amore, ma che lei rigirandosi con il braccio, me la tolse in malo modo:” Togli sta mano!!” Esclamò stizzita e alterata.
“Ma ce l’hai con me?” Chiesi per reazione.
“E con chi se no! ...” Rispose:” Sei tu che hai sempre voluto andare avanti, dicevi ancora un poco, ancora un poco e ora guarda il risultato, mi ha picchiata e violentata e tu non hai fatto niente!!” Restai in silenzio, aveva ragione.
“Lo so come ti senti amore, ma guarda che non scherzo se vuoi andiamo alla polizia e lo
denunciamo!!” Ripetei, quella volta ero deciso. Ma lei voltandosi e guardandomi negli occhi replicò con le parole che le avevo sempre detto io: “E cosa gli diciamo? Che mi ha violentato un magnaccia? Che ho lavorato nel suo locale? Che ho fatto la spogliarellista per lui?... Questo gli diciamo? …Manca solo che gli diciamo che ho fatto davvero anche la puttana per lui !!” Esclamò con rabbia alzando la voce e toccandosi i capelli che le dolevano sempre, e all’improvviso scoppiò ancora a piangere e come nei momenti di sconforto quando le capitavano, accasciandosi con il viso sul mio braccio, mormorò disperata:
” Dio Dio ... che ho fatto?? Che vergogna…che vergogna!! Mi disprezzo da me stessa Carlo.”
Capii a cosa si riferisse e cercai di smorzare quella sua preoccupazione che in quel momento
sembrava superiore alle altre per una reazione morale ed emozionale più che fisica e psicologica. “Anche se ti sei lasciata andare con lui, non significa niente amore ...non significa che ti piacesse farlo … lo hai subito quel piacere!” La confortai cercando di giustificarla.
“Anche cosa…??!!” Ripeté alterata.
“Volevo dire che se anche nella violenza hai provato piacere, non eri tu, eri in uno stato
mentale e fisico che non potevi reagire e capire, eri confusa e hai subito!! “Dissi per smorzare la su tensione
"E ‘un porco!... Un bastardo! ...” Gridò:” Siiii!! ...Mi ha violentata, io non volevo, non potevo
reagire, avevo paura. Che potevo fare??…Ti ho cercato, chiamato, ma tu restavi nascosto, non ti facevi avanti!” Dichiarò cercando di scagionarsi così della sua reazione fisica e mentale alla brutalità di quell’uomo, e aveva ragione...
Poi come se rivedesse l’accaduto, inveì contro di me: “Sei un vigliacco !!… Sei un vermeeee!!! Non hai avuto nemmeno il coraggio di difendere tua moglie, la madre di tuo figlio! Non stare mai più a toccarmi!" ... Gridò irata. Confusa e sconvolta comprensibilmente dopo essere stata violentata e picchiata, passava da uno stato di calma a uno di ira.
Per giustificarmi anch’io del mio comportamento, aggiunsi pensando di confortarla:" Ho visto che anche tu godevi, che ti piaceva e contro l’auto ti muovevi con il bacino verso lui...”
"Porco!... Porcooo! ...Sei un porcooo anche tuuuu!!! ...” Urlò: “Non ti permettere di dubitare di me sai! ...Ero costretta! … Io subivo e non godevo !!!” Strillò furiosa verso me, vergognandosi che l’avevo vista godere con lui.
“Ma che potevo fare Roberta? Ho provato, ma il suo amico mi ha bloccato!” Esclamai proseguendo:” Tu non mi vedevi perché ti picchiava in quel momento. Ma se intervenivo ancora cosa sarebbe successo? Quel suo amico mi avrebbe sopraffatto, probabilmente era anche armato e si lo ammetto avevo paura di Rocco, come ce l’hai tu…” Risposi innervosito dalle sue accuse, lasciando morire il litigio lì che non ci avrebbe portato da nessuna
parte se no a dividerci di più. Leggevo nel suo sguardo fisso sulla strada, che lo odiava con tutte le sue forze, anche perché l'aveva fatta godere contro la sua volontà.
“Era meglio se avessi sentito dolore!” Mormorò all’improvviso con rabbia, portandosi la mano
sopra il vestito sul sesso forse indolenzito dai colpi sessuali profondi di quell’uomo. Poi all’improvviso nel suo sbalzo di umore, guardandomi con dolcezza con le lacrime agli
occhi, mi domandò ancora:” Perché non sei intervenuto Carlo... almeno fare il gesto ??”
“L’ho fatto amore!! Ti ho detto verità Roberta, poi ho avuto paura sì lo ammetto come te ho avuto paura di Rocco e non mi sono più mosso...perdonami!! Sono un vigliacco!! Avevo paura di lui e del suo amico che picchiassero anche me.
Capii con quelle parole e dal suo sguardo che anche se mi credeva, si era spezzato qualcosa tra noi, lo capii dai suoi occhi, dalle sue lacrime. Sapevamo tutte e due che tra noi non sarebbe stato più come prima il nostro rapporto sentimentale e sessuale.
A tratti la osservavo silenzioso mentre veloci ci avvicinavamo a casa, il viso era arrossato dagli
schiaffi di Rocco, la pelle bruciante lei la leniva accarezzandola passandoci dolcemente le dita sopra, era dolorante come il cuoio capelluto dai capelli tirati e probabilmente si sarebbe gonfiato; e gli occhi erano lucidi, gonfi e il suo sguardo fisso nel vuoto e assente.
Mentre l'auto correva verso casa, nell’abitacolo c'era un silenzio glaciale.
“io vado alla polizia !!” Mormorai.
“No!!” Esclamò pronta lei.
“Perché no? Hai sempre voluto denunciarli alla polizia e ora no. Perché non vuoi??? Proprio tu che hai sempre voluto andarci. Dopo quello che ti ha fatto e quello che dice ancora di farti ??”
“Ho paura??” Rispose mia moglie.
“Paura di chi?” Domandai.
“Paura di Rocco!” Rispose decisa.
“Che ti picchi ancora? “Chiesi.
“Si! E che faccia del male a Federico.” Rispose.
“E allora ??” Dissi io:” Allora che facciamo!!”
“Niente!!...Andiamo a casa e basta!” Ribatté.
Si era arresa a lui, a quel maledetto Rocco, ne aveva paura e lo temeva e accettando di non fare
niente inconsciamente si sottometteva a lui, modificando la sua personalità.
Guidavo tra quegli stradoni vuoti, dove a tratti sui marciapiedi si intravvedevano ragazze che
battevano passeggiare con le loro borsette a spalla e mezze nude. Anche Roberta le osservava
nonostante avesse gli occhi umidi e gonfi.
Osservandole e avvertendo un presentimento dissi ancora cercando di persuaderla:" Perché non andiamo alla polizia?"
"Nooo!!...Non voglioooo andare nessuna parte con teeee! " Urlò all’improvviso. Capii che non
c’era modo di farle cambiare idea.
"Portami a casa che mi devo lavare, togliermi d'addosso la schifezza di quel magnaccia!” Mormorò.
Poi abbassando la testa iniziò a piangere di nuovo singhiozzando. Cercai di posare la mano sui suoi capelli, sulla nuca, ma lei rabbiosa come un animale ferito me la tolse adirata dicendomi:
"Non ti permettere mai più di toccarmi! ...Nemmeno con un dito! .... Sei un vile!!...Mi fai
schifo! ...Mi fai schifo come loro ...Sei come gli altri!... Quel mostro mi violentava e tu guardavi!"
Pronunciò collerica.
Non dissi nulla, le avrei spiegato in seguito con calma, ed ero certo che avrebbe capito che
anch’io in fondo ero vittima anch’io dell'ingranaggio perverso che si era creato e di quelle persone senza scrupoli e avevo subito come lei passivamente per paura. Ma avevo paura che lui gli dicesse del nostro accordo. Cosa avrei potuto fare se glielo avesse detto? L’avrei persa per sempre! Anche se queste riflessioni e giustificazioni che le facevo non modificavano la disistima e l'odio che le era nato per me.
Giunti nei pressi di casa posteggiai, scendemmo e ci avviammo all’entrata, era confusa e
nervosa, aveva fretta e non riusciva a mettere la chiave nella serratura per aprire il portone, anche nell’ascensore sbagliò piano, invece di premere il terzo lo fece con il quarto, per poi bloccare mentre salivamo e premere quello giusto.
La porta di casa l’aprii io, lei entrò come un fulmine gettando la borsetta e il golfino per terra
correndo in camera, mentre io mi chinai a raccoglierli. Si gettò nel letto singhiozzante a piangere con il volto sul copriletto. Piangeva forte, nessuno la poteva sentire tranne io e si lasciò andare a un pianto dirotto e liberatorio, si sfogò, finché sfinita si assopì qualche minuto, destandosi quasi subito.
Si sentiva sporca, oltraggiata dentro e fuori il suo corpo. Era stata posseduta da Rocco quell'uomo orripilante, quell'essere viscido, che solo a pensarlo le faceva percorrere la schiena da brividi di ribrezzo. L'aveva voluta umiliare fino in fondo, possedendola e violentandola davanti a Lea e il suo amico e soprattutto davanti a me suo marito, come a farle capire che ora era a lui che comandava e a cui doveva rispondere e non più a me.
Mi avvicinai e l’accarezzai sulla schiena, non reagì anche se era arrabbiata con me e senza
nemmeno voltare il capo e guardarmi, con la bocca sul copriletto mormorò quasi che parlasse da sola: “Hai sentito cosa ha detto? Che ormai sono una sua puttana!”
“Ma figurati...” Risposi io: “Ci deve solo provare l’ammazzo se prova a farti una cosa del genere!!!” Esclamai. Ma dentro di me sapevo che non l’avrei mai fatto, non ne avrei mai avuto il coraggio e lei non si fidava più di me, non mi credeva e lo temeva.
Si alzò con il viso arrossato che iniziava a gonfiare e andò in bagno, la seguii, vidi prima che
chiudesse la porta che prese in mano il tantum rosa….
Andai in soggiorno e mi sedetti sul divano distrutto a pensare:” Che potevo fare? In guaio mi ero cacciato! E ora come ne uscivo??” Sentii lo scroscio dell’acqua.
Dopo essersi fatta la doccia e praticata la lavanda vaginale uscì avvolta in un grande asciugamano di spugna bianco, andò in camera passandomi davanti senza nemmeno che ci parlassimo, solo sguardi seri e distaccati tra noi, la seguii, aprì i cassetti e la vidi prendere lo slip, reggiseno e altre cose. Poi con il bicchiere in mano si versò alcune gocce di tranquillante per dormire e con freddezza uscì dalla cucina. La seguii ancora, sapevo che era shoccata, la vidi entrare nella cameretta di nostro figlio Federico che era in vacanza con i compagni dell’istituto scolastico, dicendomi: " Buonanotte!" E si chiuse dentro dando un giro di chiave perché io non entrassi. Provai a muovere la maniglia per entrare anch’io, ma era chiuso.
“Apri amore!! “Esclamai:” Non fare così! Capisco che sei sconvolta, ma questo è il momento di restare uniti...” Ma lei non rispondeva e io da dietro la porta continuai: “Se vuoi andiamo alla polizia domani!” Ma non rispondeva. “Guarda che la reazione fisica che hai avuto con lui è comprensibilissima è stato un momento di cedimento nervoso dettato dalla paura, dalla tua confusione, dallo smarrimento che ti ha portato ad abbandonarti.”
“Vattene via!!” Urlò improvvisamente da dietro la porta:” Voglio restare solaaa!!!”
“Va bene, se vuoi dormire solo fallo, ti lascio tranquilla a riposare, ma di quello che è successo
dobbiamo parlarne, non possiamo fare finta di niente. Domani dobbiamo parlarne.”
Non rispose più, vidi dalla serratura che aveva spento la luce e probabilmente era a letto, e
anch’io feci lo stesso sapendo che era sconvolta e che l’indomani sarebbe stata più calma.
Quella fu una notte insonne, non so quanto tempo passò, ma mi sveglia verso il mattino che era ancora buio, mi alzai per andare a vedere da lei se riposava e con stupore notai la porta
socchiusa e la stanza vuota con il letto di mio figlio sfatto, segno che ci aveva dormito; ma lei
non c’era. Mi voltai e nel silenzio vidi la porta del bagno socchiusa che lasciava uscire un filo di
luce, mi avvicinai e guardai e la vidi seduta nel water, le mutandine alle ginocchia che faceva
i suoi bisogni, spinsi la porta con la mano per vedere meglio, ma lei quando la vide muoversi si alzò e la bloccò con la sua. “Non adesso Carlo, non è il momento! “
La richiuse e aspettai fuori, quando uscì l’abbracciai, ma era fredda e tesa, aveva il viso gonfio
dagli schiaffi con un livido scuro vicino a un occhio, con due occhiaie e una parte del labbro superiore gonfia.
“Hai visto cosa mi ha fatto quel bastardo. Mi ha resa un mostro come lui? “Mormorò mentre io la guardavo sul volto. “E qui! “Disse abbassando il capo e facendo segno con il dito fra i capelli:” C’è un vuoto, mi manca una ciocca di capelli e la testa mi fa male, me li ha strappati davvero quel Rocco.”
Prendi qualcosa per il dolore!” La esortai accarezzandola ed esclamando:” Maledetto!!
Maledetto!! Guarda cosa ti ha fatto, più la guardavo alla luce del lampadario e più vedevo il suo
bel volto rovinato, segnato dagli schiaffi di quell’uomo, quasi trasformato dal gonfiore e dai lividi e perversamente nonostante tutto aveva anche un non so che di erotico.
Presi del ghiaccio e misi anche dei panni bagnati in frigo da far diventare freddi e ghiacciati per mettere sul viso e sui lividi. Il freddo intenso dei panni avrebbe contribuito a ridurre lo stato infiammatorio e la sensazione di dolore, reagendo da un vero e proprio anestetico, diminuendo il gonfiore.
“Domani con questa faccia non vado a lavorare! E poi non mi sento...” Sussurrò.
“Certamente amore !!” Risposi:” Finché non starai bene e sarai tornata come prima resterai a
casa, ti prenderai una settimana di riposo.
“Ma vieni ora! “La invitai prendendola per le spalle e stringendola:” Vieni a letto di là in camera nostra, se non mi vuoi vado io nella stanza di Federico o sul divano!”
Non disse nulla e mi seguì, ci sdraiammo nella penombra e dopo l’antidolorifico si addormentò vicino a me, attaccata al mio braccio in segno di protezione. Sembrava che si fosse calmata, ma era ancora sconcertata.
Il mattino dopo ero deciso se denunciarli, avrei parlato ancora con Roberta, l’avrei convinta e l’avremmo fatto. L’aveva picchiata per bene quel bastardo, come se fosse stata una sua puttana, con la cinghia dei pantaloni sul corpo e con le mani in viso e questo non glielo perdonavo a quel bastardo.
Quando ci svegliammo, dopo un mio bacio sul gonfiore del sul viso ci alzammo, preparò la
colazione, io mi feci la barba mentre vedevo che anche lei in bagno allo specchio, si guardava
il viso gonfio dalla brutalità di quell’uomo, girando il capo e guardandoselo anche di profilo e
sotto gli occhi. Mezzo labbro era gonfio come le occhiaie e in seguito cercò con il trucco di
mascherarle.
Si sedette nella sedia in cucina in mutandine e mi osservava, sembrava una mattina comune,
come tutte le altre ma avevamo la morte nel cuore, sapevamo bene cosa era successo. Temevamo che si sarebbe ripetuto il giorno dopo e pensavamo a cosa avremmo potuto fare se
non subire nuovamente? E poi leggevo nei suoi occhi quel pensiero fisso, fastidioso, quasi un tormento per lei:” E se proverò di nuovo piacere ad essere presa brutalmente da Rocco? E io, sarei stato lì di nuovo a guardarla? Cosa avrei fatto? ... E se davvero l’avesse portata a battere sulla strada come diceva...cosa avrei fatto io??” Mi chiedevo preoccupato. Un brivido mi percorse il corpo, era difficile distinguere se era per timore o era una forma di eccitazione, ma dentro di me sapevo che non avrei fatto niente, che avevo paura.
“Meno male che non c’è Federico, che è in gita con la scuola in questo periodo!” Esclamò lei sorseggiando.
“Si meno male davvero!” Pensai io, guai se avesse visto sua mamma in quelle condizioni.
L’indomani eravamo in casa, nemmeno io ero andato a lavorare, avevo voluto restare con lei e
avvisai le impiegate dell’agenzia che non sarei andato in ufficio. Continuava a mettere panni
ghiacciati sulle zone arrossate e gonfie e uscii anche con occhialoni da sole ad acquistare in farmacia una crema contro le contusioni, e l’aiutai a spalmarla intorno agli occhi e sul labbro.
Aldilà di quello che era accaduto la sera prima, sembrava una mattina tranquilla, ma verso le dieci Lea la chiamò al cellulare e si mise in contatto con lei che azionò il viva voce per permettermi di ascoltare, dicendole: “Il signor Rocco ha bisogno di parlarti con urgenza, gradirebbe che oggi pomeriggio venissi nel nostro locale anche se è chiuso.”
“Non so! Non credo che potrò!!” Rispose Roberta spaventata.
“Capisco, come vuoi allora passerà lui da casa tua e…”
“No! No! Va bene ...verrò! Verrò! Le dica a Rocco che verrò! “Ripeté mia moglie intimorita, aggiungendo subito Lea con voce arrogante: “Se vuoi porta pure quel cornuto di tuo marito, se ti senti più tranquilla. “
Roberta aveva il cuore in gola sperava che non succedesse nulla. “Certamente signora Lea, verrò da lei” Rispose ancora inaspettatamente con voce timorosa e
ossequiante.
“Bene!!” Replicò Lea e terminò la comunicazione, posando mia moglie lentamente il suo
smartphone sul tavolo, osservandomi.
“Vuole che oggi pomeriggio andiamo da lui, nel suo locale anche se è chiuso e mi ha detto
che se vuoi puoi venire anche tu! Verrai vero Carlo?! Non mi lascerai andare da sola da loro?”
“Verrò! ...Verrò anch’io se vuoi amore !!” Risposi.
“Certo che voglio!” Esclamò guardandomi con occhi spauriti, ridandomi contentezza per la
sicurezza che ritrovava in me. L’accarezzai, quella volta ero deciso a qualunque costo a che non le facesse del male.
Subito dopo, Roberta si aggirava per la casa agitata pensando a quello che gli avrebbe chiesto e non osava neanche pensare a cosa. Non mi diceva più:” Chissà cosa vorrà da noi??
“Mormorava. Lo sapeva già cosa avrebbero voluto, ora lo temeva, sapeva che era un violento.
Quel pomeriggio andammo, il locale era chiuso, ma sull’entrata c’era il suo amico che ci
aspettava e ci fece accomodare, Roberta nonostante la situazione aveva un portamento serio e
dignitoso, l’interno era vuoto, solo noi, lui e Lea e tavolini vuoti, con qualche inserviente che
puliva e metteva in ordine.
Quando ci vide si avvicinò e allungò il braccio, la stretta di mano di Rocco fu molto intensa e il
suo schifoso sorriso accompagnò il nostro saluto timoroso e di circostanza. Ci fece accomodare, Roberta su un divanetto vicino a lui e io in una poltroncina a fianco di Lea, chiedendoci se poteva offrirci da bere.
“Bevete qualcosa? “Domandò.
Il nostro rifiuto fu cordiale ma deciso: “No grazie!!” Dicemmo timorosi e guardinghi non sapendo cosa avesse in mente. In quel momento Rocco fu chiamato dall’amico, c’era qualcuno che voleva parlargli in modo riservato, si alzò e si allontanò e mentre lo faceva Lea si mise a parlare con noi dicendoci: “Guardate, vi conviene assecondarlo, specialmente tu Roberta, lui è fatto così, gli piace quello che non riesce ad avere completamente e tu le piaci molto e ti vuole. “E aggiunse falsamente: “Può succedere che dopo qualche giorno si stanchi e ti lasci stare e te ne ritornerai a casa tua al tuo lavoro e alla tua famiglia, alla tua vita di prima, come è capitato a
qualche signora prima di te. Se invece gli tieni testa, diventa cattivo ...” E mentre parlava
Roberta la interruppe: “Ma ha detto che sono una sua puttana...e che ...” E a sua volta fu interrotta anche lei da Lea. “Ma no! Figurati!! Che cosa pensi? ...Con tutte le ragazze giovani che ha! È un modo di dire per eccitarsi, gli piace così!”
“Quindi non lo farà mai?” Aggiunsi io:” Non la farà mai prostituire?”
“Ma no state tranquilli, lo dice perché fa parte del suo gioco, a lui interessa averla e possederla qualche volta, sentirla sua e poi la lascerà stare in pace e nessuno saprà niente se è stata di Rocco, credetemi è capitato a d altre coppie.”
“Si però ieri sera la picchiata davvero, guarda che faccia che le ha fatto, ha i lividi.” Le feci segno io.
“Lo so, ma era arrabbiato e aveva bevuto perché alcune cose non erano andate come voleva lui
e.…” Fece una pausa riprendendo:” ...per questo non dovete mai contraddirlo e farlo arrabbiare, ma dovete assecondarlo, dirgli di sì! “
Per un attimo io e Roberta ci guardammo negli occhi nonostante quello che chiedeva Rocco, come rassicurati che non avrebbe fatto la puttana a mia moglie.…
Rocco ritornò sorridente e si sedette, Roberta era silenziosa affianco a lui, con gli occhi bassi che guardavano il tavolino posto di fronte a lei, era ferma, fui io a rompere quell’aria d’attesa e a chiedere a Rocco: “Come mai ci ha invitato qui nel locale chiuso?”
Sorrise:” Ho chiesto questo incontro per cercare di trovare una soluzione definitiva riguardo il
rapporto di tua moglie con me. Come ho detto ieri sera la considero mia. Io vi lascerò vivere la
vostra vita sociale normalmente, potrà lavorare in posta tranquillamente se vuole, ma voglio che sia ben chiaro che è mia e sessualmente mi appartiene!” Esclamò appoggiando la mano sulla coscia di mia moglie seduta a fianco a lui. E lei rigida non fece nulla per toglierla.
Roberta in quel momento alzò gli occhi e per un attimo il suo sguardo si incontrò con quello
forte e padronale di Rocco, poi lo abbasso subito in segno di inconscia inferiorità e
sottomissione. E Rocco dichiarò: “Caro Carlo, cara Roberta!” Stringendole sempre la mano sulla coscia e muovendola su di essa:” Vediamo cosa sarebbe disposta a fare?”
Roberta lo guardava e ascoltava a bocca chiusa, il suo cervello cercava di elaborare una risposta che avesse una logica in quel frangente assurdo, senza irritarlo, il ricordo dei suoi schiaffi era ancora fresco e bruciante. Fui io a intervenire chiedendole:
” Lei cosa vorrebbe che facesse? Cosa suggerisce?” Quelle parole mi uscirono d’istinto, come se
fossimo in una contrattazione e mi pentii subito per averle dette. Lea sorrise, mentre Roberta sbarrò gli occhi e silenziosa ascoltava.
“Caro Carlo ...” Ripeté:” ... quello che voglio io è ubbidienza e fedeltà, ma non sessuale, vi dico subito che se avreste intenzioni di denunciarmi o di tirarvi indietro, la paghereste molto cara e non solo voi, ma anche vostro figlio, pensateci bene prima di fare qualche stupidaggine che potreste pentirvene in seguito, del tipo se vi venisse l’idea di andare alla polizia. Non fatelo! Non riuscireste a dimostrare niente di quello che direste e vi attirereste la mia reazione su di voi.” Fu il suo avvertimento, mentre io e mia moglie ascoltavamo seri e intanto lui con la mano non stringeva più, ma accarezzava la coscia di mia moglie davanti a me e Lea.
Era tutto terribile e nello stesso tempo eccitante. Riprese il discorso dicendo:
“Io per lei sono disposto a tutto Roberta, mi piace moltissimo e farei di tutto per averla, ma so anche che è una donna molto virtuosa con tutte le implicazioni del caso.”
Roberta si sentì il volto in fiamme, lo odiava gli avrebbe sputato in faccia se poteva, ma il pensiero di quello che poteva fare la frenò.
“Io vorrei solamente che lei ci lasciasse in pace e niente di più. Mi dica cosa devo fare per
riuscirci?” Chiese con inaspettata saggezza, con gli occhi umidi che si stavamo riempiendo di
lacrime.
“Io invece ...” Rispose Rocco:” ...voglio che ti sottometti a me come una cagnetta, mi accetti
come tuo padrone e fai quello che voglio e ti dico io, solo dopo, allora, forse tra una settimana
o un mese ti lascerò andare libera ...” Rispose mentre lei ascoltava con attenzione.
A sentire quelle parole, in un sussulto di dignità dissi: “Ma non diciamo sciocchezze intervenni io, mia moglie non sarà mai né sottomessa a lei né una cagnetta! O peggio una sua puttana!”
“Deciderà lei!” Replicò Rocco rivolgendosi a me sorridendo.” Quando la porterò a battere, sarà perché lei vorrà farlo!!” Aggiunse sicuro di sé.
Scrollai le spalle:” Figuriamoci se lei accetterà di fare la puttana pensai.”
Intanto lui continuò: “Ora vorrei vederla nuda, e gradirei che fossi tu, suo marito a spogliarla ed a offrirmela, voglio ammirare da vicino e alla luce il suo bel seno, il culo e la figa.
Roberta si sentì disgustata ad ascoltare quelle parole che la rabbrividivano, però pensò che quello poteva essere il male minore, anche se avrebbe intaccato il rispetto di sé stessa e la sua dignità essere offerta da suo marito a lui. In fondo pensò:” Mi sono già spogliata nuda in questo locale!”
E Rocco ripeté ad alta voce: “E voglio che sia tuo marito ad offrirti a me, a spogliarti e a metterti in posizione nell’atteggiamento che voglio io.”
Quella richiesta ci gelò tutte e due, Roberta si voltò verso me guardandomi sorpresa: “Non lo farai!” Mormorò. Ma quella richiesta mi aveva turbato, avrei dovuto essere io a spogliare e a offrire io a Rocco mia moglie e mi sentivo smarrito ed esaltato allo stesso tempo e la mia indignazione soffocò nella libidine di farlo.
“Va bene!” Dissi in un soffio senza nemmeno guardare mia moglie.
Intanto la sua mano era salita su tra le cosce chiuse arrivando fino alla figa e all’inguine,
scoprendogliele tutte senza che lei dicesse nulla. L’amico nel frattempo aveva messo della musica di sottofondo e aveva portato degli alcolici da bere. Eccitato a un cenno di Lea mi alzai che prendendo per un braccio fece alzare anche lei, l’amico spostò il tavolino di lato e io e mia moglie restammo vicini in piedi davanti a lui.
Rocco seduto e fumando la sua sigaretta elettronica ci osservava come se fosse uno spettatore,
insieme a Lea sorridente perfidamente, al suo amico in piedi e a qualche inserviente lontano che osservava.
Mi avvicina, Roberta mi guardava con sdegno e disprezzo per quel che mi accingevo a fare. A
occhi chiusi mia moglie si lasciò sbottonare la camicetta. Non voleva aprirli gli occhi per non
vedere me che la spogliavo davanti a loro e quella ignobile presenza di Rocco, che la osservava
libidinoso sentendone il suo sguardo penetrante sul suo corpo.
Sbottonata la camicetta, l’aprii, tirandola indietro, senza che lei lo impedisse e la sfilai dalle
braccia tirandola indietro, lasciandola in reggiseno. Il suo seno era gonfio e si muoveva sotto i respiri agitati, iniziando a spostarsi avanti e indietro sotto le escursioni respiratorie e seppure semicoperti dal reggiseno, erano esposti al suo sguardo eccitato e al mio.
Anch’io quel pomeriggio scoprii qualcosa di sconcertante, provavo una strana e nuova
eccitazione e in silenzio come lei la osservavo e mi piaceva spogliarla e offrirla allo sguardo di Rocco che l’ammirasse, e continuai esaltato incurante di quel che facevo. L’eccitazione era troppa. Lui li osservava ed era come se li stesse toccando; Roberta sentiva di fronte a lei il sospiro affannoso con sbuffate di fumo di Rocco, che si perse in una serie di apprezzamenti verbali sempre più volgari.
“Belle, meravigliose mammella, candide e immagino morbide e calde!” Esclamò. Tutte da leccare e succhiare.
Io, vicino a lei, sentivo il profumo della sua pelle eccitata da quello spogliarello che gli praticavo io, eccitava anche lei che fosse suo marito a spogliarla e a offrirla agli sguardi degli altri. Allungai la mano tremante sulla gonna tirandole giù la cerniera che era nel fianco verso lui, le sganciai il fermo di chiusura e accarezzandola sulla parte laterale del gluteo la guardai in viso e lei mi osservò fissandomi con sfida. Esitai, ma sentii la voce di Rocco esortarmi: “Toglila dai!!” Con voce decisa.
La vidi con gli occhi sbarrati osservarmi incredula a quello che stavo per fare, mi vide prenderla per i fianchi e tirala giù, alle ginocchia, abbassandomi io insieme alla gonna, e lasciandola poi cadere ai piedi gliela sfilai velocemente.
Assurdamente ero eccitatissimo, c’è lo avevo in erezione e durissimo dentro i pantaloni.
Rimase in mutandine e reggiseno, in piedi davanti a lui che la osservava come se ne fosse il
Suo padrone e quello mi eccitava maggiormente.
Lo sguardo di mia moglie era fisso in avanti, la scrutavo, dal suo respiro capii che era anche
lei eccitata di sottomettersi a quell’uomo e a lasciarsi spogliare davanti a lui.
Era terribile ed esaltante allo stesso tempo quello che facevo, stavo spogliando mia moglie
davanti a quell’uomo, un magnaccia. Mi vennero in mente i primi momenti del nostro incontro, quando ridevo di lui e delle sue proposte su mia moglie e invece le aveva avverate tutte, ed ora eravamo lì con lui, suoi succubi: “Forse si accontenta così...” Pensavo tra me.
All’improvviso lo vidi posare la sigaretta elettronica sul tavolino, alzarsi mettendosi dietro lei e sganciandole il reggiseno e spostandolo sulle spalle di lato fece cadere le spalline e scorrere
lungo le braccia fino a toglierlo completamente e lasciarlo staccare dal suo seno e cadere a
terra davanti a lei e davanti a me. Aveva i capezzoli turgidi e le mammelle pallide e gonfie.
Rocco accarezzandole i fianchi sempre da dietro posò le mani tozze e viscide su di essi e al
loro contatto Roberta chiuse gli occhi e tirò un sospiro eccitato e disgustoso allo stesso tempo.
Mentre lui infilando le dita dentro l’elastico, le tirò giù le mutandine alle ginocchia, lasciando
cadere anch’esse per inerzia ai piedi, dove Lea alzatesi, le tolse subito, lasciandola
completamente nuda.
A parte i due spettacoli che aveva fatto per Rocco, mai era rimasta così di fronte ad un altro uomo...nuda!
“Bellissima!!... Sei bellissima!!” Iniziò a dire Rocco con una voce roca da animale eccitato
osservandola e girandole attorno come se fosse in vendita e d’acquistare: “Hai un corpo favoloso, meglio di quello che mi immaginavo e avevo visto sul palco. Sei una quarantenne molto attraente e affascinante e ne dimostri meno...” E sorrise compiaciuto proseguendo:
“Il seno è fantastico, anche se le mammelle sono pendenti per l’età, ma meravigliose, sono da
leccare e da stringere per ore intere, così come la figa, bella bombata, dischiusa, peccato abbia
tutti questi peli che la nascondano e non mostrano la fessura e le grandi labbra!” La decantò
imbarazzandola non poco. E poi voltandosi con la testa dietro continuò: “E il culo poi !!!…È assolutamente eccezionale, invitante.... “Iniziando ad accarezzarlo e stringerlo tra le dita. Fece una pausa e proseguì: “Guardarti e non poterti toccare è un supplizio atroce per qualsiasi uomo e forse anche donna!” Esclamò ridendo da solo con il suo ghigno stupido e malvagio.
Lo osservavo in silenzio anch’io, sembrava un animale infoiato che aveva la bava alla bocca
davanti alla sua femmina. Roberta gli gettò un’occhiata e poi guardò me, lì in piedi vicino a lei e Lea che la osservava senza intervenire. Mi sentivo stordito sembrava che avesse capito che mi ero eccitato a spogliarla e a mostrala a quell’uomo e questo mi esaltò di più, dimenticando il motivo perché eravamo lì e la tragedia che c’era piombata addosso.
Facendo le effusioni e carezze sulle spalle Rocco la fece sdraiare a pancia sotto sul divano e iniziò a baciare e leccarle con tenerezza la schiena, poi si adagio su di lei morsicandole con quei suoi denti nicotinici il collo e la spalla, dolcemente, ma facendole male, un male diverso,
insolito sopportabile che le piaceva.
Roberta nuda, sdraiata sul divano, intuendo cosa volesse fare, cercò con tutte le sue forze di
estraniarsi dalla situazione, non guardava cosa stesse facendo Rocco, sentiva solo le sue mani
tozze accarezzarla.
“Bella troia! Non sai quanto ti ho desiderato!!” Esclamò mentre sedutosi sul bordo del divano chinava la testa a baciarle la schiena.
Vidi Roberta con gli occhi lucidi, nel subire ancora l’abuso di quella bestia.
Rocco si alzò e si spogliò nudo davanti a noi e vidi alla luce il suo cazzo lungo e riguardevole. E si risedette e si chinò sdraiato con il busto sulla schiena di mia moglie, mentre lei si sentì schiacciare dal peso di Rocco sul suo corpo. Lo sentì nudo come un verme quale lo considerava appoggiarsi su lei e avvertì durissima la sua eccitazione contro la coscia.
Vedevo il suo sesso duro premere sulla natica di mia moglie, che la stringeva da dietro, passandole la mano aperta sul collo fino in gola per poi stringerla delicatamente con un sorriso come se fosse un gioco e volesse strangolarla e lei avere una forma di terrore e piacere a quella stretta.
In alcuni momenti mi faceva paura, ma anche mi attraeva ed eccitava vederli, lui così piccolo,
rozzo e dominante su di lei alta e altezzosa, e piaceva anche a lei quel suo modo di fare
brutale, estremo, ed essere manipolata da lui. Si lasciava fare tutto senza reagire a quella maniera bestiale, estrema. Le batteva i fianchi forte come se fosse un animale, una vitella o una cavalla, scendendo giù fino alla parte laterale esterna della natica, battendola forte giù fino alla coscia esterna facendola suo malgrado eccitare. Sentivo un brivido misto a bruciore pervadermi il basso ventre, un calore piacevole. Avvertivo per reazione la mia muscolatura pelvica sotto i testicoli contrarsi e poi rilasciarsi dandomi sensazioni diverse e piacevoli aumentando la mia erezione.
La fece voltare a pancia in su, a mostrare la figa e le mammelle e con il ginocchio le divaricò
le gambe impedendole di chiuderle e tenendogliele tese e lunghe sul divano, mettendosi tra
esse con le sue ginocchia, si adagiò ancora su di lei, davanti.
Lo vidi scendere giù con la testa fra le sue gambe e vidi la sua lingua posarsi sulla figa pelosa e
leccarla e poi insinuarsi nella sua fessura, tra i suoi peli. Vidi che le sollevava le ginocchia e che la leccava volgarmente e oscenamente da quell’animale che era anche l’ano, facendola fremere e contorcere. Non la finiva mai, come un cane bavoso leccando bagnava Roberta in tutte le parti del suo corpo, nemmeno un centimetro si salvava dal leccare meticoloso che faceva la sua lingua di Rocco.
Lo vidi sollevarsi sulle ginocchia e posizionare il cazzo fra il suo seno. Roberta lo sentì enorme
tra le sue mammelle e distinto aprì gli occhi, lo aveva già sentito violento dentro di lei il giorno prima, ma ora lo vedeva ed era veramente di misura superiore del normale, più del mio che conosceva.
Per un attimo vedendolo eccitato, sperai che gli arrivasse subito l’orgasmo tra il suo seno per
farla finita lì, ma era un uomo resistente nonostante la grande voglia che aveva di chiavarla.
“Apri gli occhi!” Le disse autoritario: “E guarda questo grande cazzo tra le tue mammelle,
l’avresti mai immaginato?”
Roberta non rispose, continuando a tenere gli occhi socchiusi come paralizzata e in preda alla
paura. Non parlavano si sentivano solo i loro respiri carichi di passione e desiderio e Roberta girare in alto gli occhi dalla piacevolezza della sua lingua.
Osservai la sua mano scorrere sul solco del seno, giù fino al sesso e accarezzarlo, manipolarlo
introducendo il dito, osservando mia moglie a quella introduzione inarcarsi, bagnandolo del suo desiderio e dei suoi umori vaginali.
Rocco le chiese di mettersi in ginocchio sul divano perché la voleva chiavarla alla pecorina.
“Girati!!” Esclamò:” Dammi in mostra il tuo bellissimo culo...”
Non muovendosi in preda al timore, la sollevò lui di peso, quasi come un fuscello e la fece
ruotare e inginocchiare facendo in modo che le mani e i gomiti di Roberta si appoggiassero in
modo orizzontale alla spalliera del divano e lui si posizionò dietro di lei, divaricandole un poco le gambe.
Roberta si sentiva morire dalla vergogna. Sentì Rocco ansimare dietro di lei mentre le
accarezzava e le strizzava con forza il culo abbassandosi con il capo, riprendendo a leccarlo
anche in mezzo al suo solco anale e sull’ano, dove né io e nessun altro aveva mai osato leccare il culo a mia moglie. La osservavo in quella posizione sconveniente per una signora come lei, nel sentire la lingua di quel Rocco, lunga e rugosa come quella di un cane, leccare e cercare di penetrarle il suo ano in profondità sino a dove era possibile.
Conoscendo la timidezza e il pudore di mia moglie, sapevo che si vergognava per sé stessa che si lasciava leccare il culo e per lui che la leccava, erano atti sessuali che mai le avevo mai fatto io. Poi vidi il cazzo di Rocco strusciare da dietro sui peli della figa, come un pennello erotico che gliela dipingeva, con lei ansimante che gemente, come se fosse in attesa di riceverlo.
Non le piaceva essere presa da quell’uomo, né tanto meno senza protezione sessuale, quel
magnaccia chiavava solo puttane senza preservativo come stava facendo con lei e aveva paura
delle malattie e inoltre gli faceva anche ribrezzo, ma non poteva farci niente se lui voleva così.
Dopo averla lubrificata con la sua saliva densa e abbondante, lo avvertì premere, spingere
divaricare le sue grandi labbra e penetrare lentamente nella figa per tutta la sua lunghezza,
inarcandosi per reazione all’intrusione, alzando il capo e lo avvertì muoversi e avanzare duro
lentamente dentro lei, nella sua vagina, sfregare le pareti e arrivare dolcemente all’utero, toccarlo con la cappella come una carezza e ritornare indietro, quel tocco sull’utero la faceva fremere e spandere di piacere per tutto il corpo a partire dalla pelvi; brividi piacevoli e poi sempre più forti ritmicamente. Ci sapeva fare quel bastardo, sapeva chiavare e come fare godere una donna.
Come era stato violento e brutale la sera prima con lei, ora in alcuni momenti sapeva essere
anche dolce e delicato. Dalla faccia di Rocco si capii che si accorse che l’interno della vagina era bagnato, sentendolo scorrere meglio, avvertendo lei morsicandosi le labbra gli spasmi vaginali piacevoli e cominciò a sentire lo stimolo di godimento in quella penetrazione profonda. Era nuda in ginocchio sul divanetto con le mani appoggiate allo schienale con quel bifolco schifoso che la stava chiavando con libidine e lussuria alla pecorina, accarezzandole le natiche pallide mentre lei iniziava ad avvertire piacere. Provavo dentro di me eccitazione mai
avuta prima a vedere mia moglie in quella condizione, ma anche vergogna, gelosia e invidia che si chiavasse mia moglie e la facesse godere più di me. Era la seconda volta che la chiavava e davanti a gente, davvero era diventata una sua puttana…
Roberta gemette dal piacere e se ne vergognò di averlo fatto, di provare gioia con lui, in quella posizione e in quel locale, ma intanto il godimento aumentava, Rocco capì che le stava
piacendo perché le sue penetrazioni erano accompagnate da un leggero movimento involontario indietro del sedere di mia moglie.
Senza eleganza e rispetto per lei e le sue reazioni iniziò a dire: “Troia! Sei una troia come tutte le donne!!…. Adesso ti piace vero?”
Roberta imbarazzata e rossa nel suo viso ancora gonfio dei suoi schiaffi non rispondeva
cercando di annullare i movimenti involontari indietro del suo sedere, ma non poteva far nulla
contro quella reazione naturale e istintiva del suo corpo che aumentava dentro di lei.
Rocco rallentò la sua penetrazione, posizionandosi meglio dietro il culo di Roberta,
appoggiandosi alla sua schiena con il torace, prendendo in mano le sue mammelle morbide e
penzolanti stringendole con delicatezza.
Poi si staccò ancora, si allontanò con il tronco e si fermò ad ammirare ancora una volta il corpo di mia moglie in quella posizione, la sua schiena e il suo sedere di splendida donna inginocchiata sul divano davanti a lui. La studiava e si abbassò eccitato di nuovo su di lei, accarezzandole la schiena con i peli e il sudore del suo torace, spingendo il suo bacino in avanti penetrandola tutta a fondo, accarezzandole l’utero, sollevandolo dolcemente con la cappella, finché Roberta non ce la fece più e gemette.
“Oooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!”
“Ti piace vero? “Le chiese.
Al suo silenzio seguì uno schiaffo forte sulla natica bianca che lasciò l’impronta rossa delle sue
dita sulla pelle. Sapeva che Rocco non scherzava, ne portava ancora i segni sul viso e sul corpo
. “Ti piace chiavare con me vero?” Ripeté superbo.
“Si!! Sii!!“Farfugliò mia moglie in preda alla confusione.
“Più che con tuo marito? “Le chiese ancora davanti ai presenti per umiliarmi. Ci fu silenzio poi mormorò ancora:” Si…sì!!”
E mentre soddisfatto e sorridente si muoveva e la chiavava e faceva godere le chiese perversamente: “Mi ami??!” E alla sua perplessità ripeté: “Rispondi mi ami??!” Roberta esitò, ma sentendo le sue dita infilarsi fra i suoi capelli rispose subito:” Si!!”
“Si cosa??” Chiese Rocco grattandole con le dita, il cuoio capelluto ancora indolenzito della sera prima. E come sottomettendosi e umiliandosi a lui ripeté con gli occhi lucidi:” Si!! ...Ti amo!!” Davanti a me.
“Brava!! Vedrai che ti farò diventare una delle mie puttane migliori!” Esclamò ancora intanto
che lei godeva. “Vuoi diventare una mia puttana??” Domandò all’improvviso. Vidi il volto gonfio e segnato di mia moglie estasiato dal piacere con gli occhi bagnati che cercava di non rispondere. “Allora?!” Esclamò frizionandole il cuoio capelluto con le dita.
“Si!!” Rispose mentre duna lacrima le scendeva sul viso…
“Si cosa?... Sii chiara!”
“Si Rocco!... Voglio diventare una ...sua..puttana-a-a-a!! Aaahhh!!!” Esclamò facendo morire la parola in bocca intanto che godeva nel dirla.
“Brava Roberta! Vedrai che lo diventerai!” Rispose continuando a chiavare.
Ero sconcertato e umiliato da quello che diceva davanti a me, lei era completamente assoggettata a lui, sottomessa, però quella scena paradossale e quel suo stato di ubbidienza totale invece di farmi ribrezzo mi elettrizzava e sentire che le diceva anche se sapevo che non era vero che lo amava e le piaceva diventare una sua puttana, mi eccitava enormemente.
A quelle parole Rocco rallentò la penetrazione; il cazzo usciva e rientrava dalla fica di mia
moglie con una lentezza esasperante, prima con assoluta delicatezza poi iniziò a muoversi e a dare colpi brutali all’utero. Roberta non riusciva ormai più a tenere sotto controllo il suo piacere, cominciò a muovere e scuotere il sedere e il bacino come una ossessa, aprendosi sempre di più all’uomo che odiava, che l’aveva picchiata e che era ormai padrone del suo corpo.
“Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!! ...Siiiiiiiiiiii!!!” Gemette Roberta esplodendo in un orgasmo mai avuto prima.
“Lo sapevo che sei una troia, cara signora Roberta...” Sussurrò Rocco:” …. e adesso ti faccio
avere il più grande orgasmo della tua vita!” Le annunciò mentre riprese una furiosa e martellante penetrazione, aggrappandosi con forza a quel seno o ai fianchi leggermente pieni che aveva sempre sognato di stringere.
Roberta urlò il suo orgasmo con tutta la rabbia che aveva in corpo, spingendo involontariamente per reazione al piacere il culo indietro contro di lui:” Aaaaaahhhhh!!!!!!!!!!!
…Ooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!! …mmmmmhhhhhhhh… !!!” Gemeva godente
di sentirlo tutto dentro contro il suo utero.
Ebbe un orgasmo lunghissimo che la lasciò senza fiato e distrutta nel suo intimo, con me sedutomi di fianco che osservavo eccitato con il cazzo durò dentro i pantaloni che pulsando contro il mio slip lo aveva bagnato di liquido prostatico, quello che viene definito il presperma.
Ma Rocco non aveva finito di riversare su di lei la sua sessualità e perversione, non aveva
ancora avuto la soddisfazione e padronanza completa del suo corpo e non contento di quello che aveva fatto a mia moglie, quell’animale, ancora pieno di vigore con la sua asta dura come il ferro che mi fece domandarmi se la sua erezione fosse naturale o artificiale visto l’energia che
aveva. Lui continuò ancora lentamente a chiavarla, mentre mia moglie in un bagno di sudore sentì arrivare un altro orgasmo in vagina, che si sparse nella pelvi, anche quello fortissimo.
Aveva più orgasmi ripetitivi, cosa che non aveva mai avuto con me, al massimo uno.
In quella posizione con dominanza e cattiveria, con il ginocchio Rocco le divaricò di più le gambe, impedendole di chiuderle, dicendomi: “Ora mi offrirai il culo vergine di tua moglie!”
Restai allibito a quelle parole, mai avrei pensato una cosa simile, l’avevo fantasticato a volte, ma mai l’avrei creduto possibile che si avverasse e poi offerto da me, il culo vergine di mia moglie proprio a quel Rocco. Era pazzesco.
“Non può chiedermi questo!” Risposi io sconcertato.
“Oh sì che posso e ti conviene assecondarmi!” Replicò deciso...:” Se no stasera te la porto davvero a battere…” Perplesso lo guardai in viso, capii che non scherzava, era serio e mi fece cenno di avvicinarmi esortandomi: “Allargale bene le natiche di tua moglie e tienigliele divaricate!”
A quelle parole avvertii una vampata di calore in tutto il corpo e l’erezione aumentarmi, come se fossi in trance e eccitato e imbarazzato quasi tremando lo feci. Con le mani allargai le morbide e pallide natiche di mia moglie, carnose e tenere, fino a scoprire racchiuso in esse il suo ano rosa, chiuso e vergine che poco prima Rocco le aveva leccato. E mentre io lateralmente al sedere di mia moglie lo tenevo allargato, lui si mise bene tra gambe di
Roberta, appoggiando le sue ginocchia sul bordo del divanetto in modo da non essere in piedi.
Osservai la sua mano scorrere con il pollice sul solco gluteo, giù fino al sesso e accarezzarlo
per la sua lunghezza bagnandosi il dito del suo piacere e dei suoi umori vaginali
dell’orgasmo, per poi salire e tornare su e fermarsi sull’ano, accarezzarlo e premerlo con il
pollice, vedendo mia moglie per reazione a quella pressione, inarcarsi.
Lei non poteva vedere, ma avvertiva la sua mano ruvida e tozza toccarle l’ano e stringere la
natica morbida e picchiarla forte.
“Nooo!! La prego Rocco!!! “Esclamò mia moglie:” Fa qualcosa Carlo!!” Pronunciò, ma assurdamente e scelleratamente eccitato non le diedi retta. Vidi Rocco bagnarsi le dita di saliva e farle scorrere sul suo solco gluteo, giù fino all’ano che io tenendo allargate le natiche gli mostravo chiaramente, inumidendolo e depositando sopra a ogni passaggio. La saliva, la sua bava di desiderio per mia moglie.
“Basta!! Non ce la faccio più!!” Esclamò Roberta piangente in quell’attesa perversa e depravante e si abbandonò con il capo sullo schienale del divanetto senza più forze né orgoglio.
“Voglio godermi tutto di te!” Le rispose Rocco arrogante:” E tuo marito ti sta offrendo a me, sta
offrendomi il tuo culo vergine perché possa incularti e farti mia!” Affermò.
Mia moglie esclamò un:” No Carlo ...non fare questo!!” Ma oramai era troppo tardi, non eravamo più padroni di noi stessi, era davvero diventato Rocco il nostro padrone.
E dopo averlo tirato fuori dalla figa, con il cazzo umido di umori e durissimo in mano si insinuò con la cappella gonfia e turgida tra il solco anale che divida i glutei di mia moglie, toccando con esso anche le mie mani che le divaricavano le natiche, facendomi avvertire la sua rigidità in un misto di repulsione ed eccitazione.
Mia moglie sapeva a cosa mirava e anch’io, che volesse sodomizzarla in quella posizione cagnesca, incularla, e mentre glielo sfregava nel solco gluteo, avvertì la sua mano prenderla per il collo dietro i capelli e stringendoglielo come una tenaglia tenendola ferma. E subito dopo io vidi il suo glande color corallino uscire tra il solco delle sue natiche pallide e morbide dove scorreva, sputargli ancora saliva sopra a caduta e mettersi perpendicolare su di esso. Era pronto per appoggiarsi all’ano e spingere.
Capii la sua decisione e in un attimo di sussulto di dignità esclamai: “No Rocco!! …No!! Questo no!!” Guardandolo in segno di supplica perché non lo facesse, non inculasse mia moglie. Ma prima che la mia voce terminasse di formulare quelle parole, appoggiò il glande sull’ano
vergine di Roberta e iniziò a spingere tenendola sempre sul collo con la mano.
Anche Roberta avvertì il suo premere e spaventatissima come svegliandosi da un sogno gridò:
“No! No!! Lì non voglio!!... La prego, non lo sopporterei!”
Ma la forza dell’asta di Rocco e il suo vigore erano già appoggiati allo sfintere e la sua cappella come una testa d’ariete usata nell’antichità come macchina da guerra per speronare e abbattere portoni blindati, batteva contro e demoliva il suo ano vergine facendolo cedere, penetrandovi e lacerando per sempre gli sfinteri anali, facendosi strada tra il suo dolore e le sue grida.
Poi Roberta, come in trance in una situazione masochista di sottomissione, sapendo e avvertendo che le stava per farle il culo, passivamente lo accettò smettendo di dimenarsi, come se non ne potesse fare a meno perché lui lo voleva.
La sottomissione di mia moglie a lui a concedergli quello che io non ero mai riuscito a
ottenere in vent’anni di matrimonio, ma avevo fantasticato tante volte a che lui gli facesse davvero il culo, inspiegabilmente mi eccitò enormemente e inconsciamente e perversamente ero quasi contento che glielo facesse, che venisse inculata da lui, che si avverasse quella fantasia e desiderio scellerato che avevo avuto!”
“Sarò molto delicato e vedrai...” Mormorò per rassicurarla:” …. ho sodomizzato molte donne e ne ho fatti molti di culi sia a donne che uomini, ragazze e ragazzi e ne ho già sverginati parecchi e vedrai che anche questo ti piacerà e un giorno mi ringrazierai di avertelo fatto io!” Rispose ansante, mentre con la sua cappella era già appoggiata sullo sfintere dell’ano.
Roberta in un sussulto cercò di sottrarsi a quella ennesima umiliazione, ma il peso del suo corpo gravava su di lei bloccandola e impedendole il seppur minimo movimento.
Esaltato allargai di più le natiche di mia moglie in modo che lui potesse spingere meglio e vidi
le sue manacce appoggiarsi sulle mie, aiutarmi ad aprirle con i pollici fino quasi all’inverosimile e osservai il cazzo di Rocco che spingeva cercando di entrare in lei da quel foro chiuso mai utilizzato da me.
La sofferenza della penetrazione la colpì più della sua arrendevolezza e sottomissione e gridò il suo dolore stringendo con forza il bordo della spalliera del divano tra le dita, sentendosi svenire da quella penetrazione.
Vedendo entrare il glande nel suo ano, d’istinto e spaventato lasciai le natiche facendo in modo che si chiudessero morbide sul suo cazzo e mi risedetti a fianco a lei che era inginocchio, diventando un eccitato spettatore, della deflorazione anale di mia moglie.
“Noooo!!” Urlò ancora Roberta, sentendolo entrare forte e duro dentro lei, lacerandole l’ano
ancora vergine e farsi strada nel retto per giungere in fondo. Senza dire più nulla, in quella posizione forzata e obbligata con la spinta profonda, Rocco le fece sentire i suoi inguini contro le sue natiche… L’ aveva penetrata analmente e si apprestava a sodomizzarla, incurante della mia volontà e de suo pianto.
Non parlavano si sentivano solo i loro movimenti e respiri carichi di passione e desiderio e i loro corpi sudati scontrarsi, la pancia di Rocco contro le sue natiche pallide e morbide.
“Vedrai che ti piacerà e poi vorrai farlo ancora altre volte!” Le mormorò per rassicurarla mentre si accingeva a muoversi avanti e indietro lentamente dentro di lei.
Penso che Roberta avvertisse qualcosa di pieno che le riempiva il retto e le arrivasse fino alla
pancia, con il suo lungo cazzo le dava una sensazione di pienezza mai provata che non sapevo
definire dall’espressione del suo viso se dolorosa o piacevole.
“Basta si fermi la prego, mi fa male!!...Troppo male!” Supplicò mia moglie a Rocco girandosi
con la testa indietro verso di lui. Ma quella bestia d’uomo nell’aspetto e nell’animo non
l’ascoltava per niente, dette l’ultima spinta ed entrò in profondità nel culo di Roberta. E appoggiandole le mani sulle spalle, iniziò a muoversi avanti indietro lentamente,
incominciando a sodomizzarla. Non vedevo più il suo glande, ma solo la parte terminale
della sua asta entrare e uscire dal solco gluteo di mia moglie ...la stava inculando… non potevo
crederci, la stava inculando davvero. Ancora una volta la mia fantasia era diventata realtà. Quante volte avevo fantasticato che Rocco la sodomizzasse e ora era lì davanti a me che lo faceva realmente.
“Ti ho rotto il culo come volevo io, bellissima puttana!” Sussurrò all’orecchio di Roberta, mentre lei dal dolore si dibatteva sul divanetto con tutte le sue forze cercando di toglierlo da dentro di sé.
“Ti sto inculando! Ti sto inculando !!” Ripeteva Rocco esaltato: “Prendilo tutto e poi gli dirai a tuo marito quanto è bello prenderlo nel culo. Ahahahhaah!!” Le disse la bestia che era dietro di lei. Roberta con il viso sofferente e gonfio in quella posizione cagnesca, suo malgrado, dolorante e impotente si lasciava inculare. Lo avvertiva aderire con il torace sudato e peloso alla sua schiena, baciarle il collo e morsicarle la spalla, facendole per reazione spostare il capo indietro verso di lui che continuò a muoversi avanti indietro, sempre più velocemente, finché spostando le mani dalle spalle, facendole scorrere sulla schiena, sulla sua pelle sudata e vischiosa le fece scendere sui fianchi, prendendole forte tra le mani la vita.
Simultaneamente a quel gesto, la tirò sul per il bacino con una forza immane, dimostrando
anche quanto fosse forte, penetrandola tutta con quell’asta di carne lunga e dura che iniziava a
scorrere e scivolare senza resistenze dentro il retto di mia moglie. E mettendosi a carponi dietro lei, proseguì a incularla come se fossero due animali in calore, due cani per strada che facevano sesso. Era tremendo ed eccitante quello che vedevo, mia moglie con il viso gonfio inginocchiata sul divano verso lo schienale inculata da Rocco.
In silenzio senza che nessuno se ne accorgesse mi toccavo i pantaloni, avevo l’erezione forte,
violenta, bestiale come loro due che si inculavano e lo sentivo pulsare contro lo slip pronto per
venire, mentre Lea rilassata e compiaciuta seduta sorridendo osservava. Probabilmente non essendo la prima volta che assisteva a quelle iniziazioni di sodomizzazioni di mogli davanti al loro marito.
“Chissà quante povere sventurate signore sposate, mamme e belle donne come mia moglie erano passate su quel divano ad essere inculate da quello sgorbio?” Mi chiedevo...
Vedevo parte del suo cazzo dentro il solco gluteo di mia moglie e osservavo il viso di Roberta
che l’avvertiva dentro di lei correre nel retto, dilatandole l’ano e suoi sfinteri, procurandole
sofferenza e piacere ….
Ma poi il suo lamento cessò, non gridava e piangeva più e mentre lui con una sua mano le
teneva forte il fianco maturo, con l’altra le correva sulla schiena, lungo la colonna vertebrale,
su fino al collo, afferrandolo e stringendolo ancora, dandole colpi tremendi nel retto che
facevano dondolare il corpo a carponi di mia moglie assieme alla spalliera del divano.
Infilandoglielo quasi tutto, facendola sussultare e inarcare con le reni come una cavalla
selvatica imbizzarrita ma domata che si alza sulle zampe posteriori in un ultimo grido di libertà, sentendo la sua asta padronale nel retto, avvertendo la pancia di Rocco batterle contro le sue natiche.
La stava sodomizzando ... come si dice volgarmente inculando… e notai prima dal suo silenzio
e poi dalla sua passività che iniziava a piacerle sentirlo in culo, finché la mano di Rocco dal collo passò sui capelli già doloranti, tirandoli forti come fossero redini, facendole uscire un urlo, non più di pianto e lamento, ma di godimento:” Aaaaaaaaaarghhhhhhh!!!!!!!” Spingendo non con la sua volontà, ma in preda al piacere, indietro il sedere contro lui.
Assurdamente anche Roberta godeva della sua brutalità su di lei, della sua imposizione, del suo dominio e della sua sottomissione e umiliazione a lui. Per la prima volta stava provando piacere da quella pratica considerata per noi contro natura e di sottomissione, lei così bella e dolce, essere sodomizzata da quello sgorbio umano, lei così moralista e di buoni principi essere inculata da quel magnaccia. E nonostante tutto a me piaceva osservarla, come lei subire le imposizioni di Rocco, e in quel momento guardare e immaginare scorrere l’asta di carne dura di lui dentro di lei, nel suo retto, avvertendo la reazione dei movimenti del suo corpo e le
ripercussioni di riflesso quando spingendo le arrivava in pancia.
Sudavo dall’eccitazione e d’istinto non visto facevo scorrere la mia mano sui pantaloni,
toccandomelo, aumentando la mia eccitazione con il contatto fisico e la pulsione sessuale contro gli slip, oltre che con la vista e l’udito. Vedevo Rocco impegnato e sudato nell’inculare mia moglie, con la fronte imperlinata di sudore far cadere le stesse gocce della sua eccitazione e passione dalla fronte su di lei, sulla sua schiena e il suo sedere e osservarle colare come
lacrime del corpo di mia moglie sulla sua pelle bianca.
All’improvviso non resistetti, sfregandomelo con la mano sentii un forte calore dentro me e iniziai ad avvertire la contrazione dei testicoli e incominciai a godere pulsando contro le mie mutandine, come un ragazzino ero venuto anch’io a vedere mia moglie inculata.
Lea mi guardò, vide la mia mano e mi fece un sorriso e un segno della testa ...
In quel momento li guardai e vidi mia moglie partecipe a occhi chiusi a quel rapporto anale con Rocco, dondolava anche lei avanti e indietro con il culo come se le piacesse farsi sodomizzare:” Chissà a cosa prova ...e cosa pensa?” Mi domandai e inaspettatamente la vidi iniziare a godere analmente della sua asta nel retto e il suo piacere contro natura come lo definivamo noi, confondersi tra l’ano, il retto e la vagina, diffondersi in tutta la pelvi facendola scuotere tutta. Stava avendo l’orgasmo, l’orgasmo anale, ed era bellissimo vedere il suo viso segnato e gonfio e le sue espressioni nelle tumefazioni manifestarlo,doveva essere una sensazione da paradiso , perché roteava il capo e gli occhi guardando in alto , il soffitto estasiata.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ssssssssssiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!”
Esclamò mentre lui nello stesso momento muovendosi rapido tenendola sui fianchi, con suoni
gutturali “Aaarrggghhhhhhh!!! “e un’espressione ripugnante, esplodeva nel suo orgasmo assieme a quello di mia moglie riversando il suo seme caldo e vecchio dentro il suo intestino, mentre con urlo spaventoso e disgustoso:” Gggghhhhhhhhhh!!!” Le eiaculava interiormente.
Finalmente Rocco arrivava all’orgasmo venendogli dentro senza nessun ritegno, oltraggiando il suo intestino con il suo sperma infamante.
Al termine del suo sfogo animale, completamente soddisfatto si staccò con il tronco da lei restando con il suo cazzo nel retto a contrarsi e svuotarsi ancora e guardò dall’alto il corpo di mia moglie a carponi sul divanetto con il culo per aria sotto di lui: “Sei una troia come tutte le altre...” Pronunciò dandole una pacca sul gluteo:” ...d’ora in poi vedrai che non avrai più quell’aria arrogante e presuntuosa quando mi incontrerai e ti rapporterai con me, ma sarai
docile e sottomessa.” Le dichiarò.
Roberta cedette, le sue braccia si piegarono dal piacere e sotto al peso del suo stesso corpo e
quello di Rocco, cadde con il viso sulla stoffa dello schienale e poi del sedile del divano e lui
dietro di lei, restando per qualche momento così, sdraiati, attaccati, lui sopra lei con ancora il
suo sesso pulsante dentro al retto che si svuotava della sua sborra.
Al termine sotto il suono del sottofondo musicale, Rocco si alzò e lo sfilò fuori da dentro il suo
culo, fu impressionarlo vederlo, sembrava non finisse mai, finché con un flop come lo stappare
di bottiglia, uscì il suo glande sporco di feci, insieme a fiati di aria compressa anche rumorosi. Avvertendo Roberta in quel momento una sensazione di benessere, non più di opprimente pienezza, ma probabilmente una sensazione di aria fresca entrarle nel retto dilatato e per la posizione involontariamente uscire anche rumorosa tra la sua vergogna e l’imbarazzo, mentre lui sorridente, incurante osservava e ascoltava. E visto che lei era imbarazzata la umiliò di più:
“Cosa fai scorreggi? Una signora per bene come te scorreggia in questo modo forte?!” E rideva… Roberta arrossì violentemente il viso, abbasso lo sguardo ma non disse nulla. Ma lui non ancora contento, svendo il glande sporco di feci e ridendo lo fece vedere a Roberta, che dalla vergogna si voltò di colpo e sprofondò la faccia sudata nel sedile del divano. Mentre lui in piedi sorridendomi si puliva dicendo:” Sei piena di cacca…bella signora…!” E rideva.
Lea si alzò, prese per mano mia moglie dicendole:” Vieni!!” E l’accompagnò nuda e scalza
facendole attraversare tutta la sala vuota nel bagno a svuotarsi e lavarsi.
Quando tornò nuda e pulita, con le sue mammelle dondolanti e i peli della figa gonfi appena
lavati era bellissima e noi eravamo già seduti che parlavamo.
Mi lanciò uno sguardo di disprezzo, per poi tornare a sedersi non nella poltrona vicino a me
lasciata vuota da Lea, ma sul divano a fianco di Rocco, che passandole il braccio sulla
schiena, sorridendo la tirò a sé di lato, stringendola e baciandola sulla guancia come se fosse la sua donna, coccolandola: “Ti è piaciuto vero!!” Mentre lei mi guardava negli occhi senza parlare. A una risposta affermativa di Roberta, li osservavo, lei passiva, quasi remissiva e lui arrogante e dominatore. Erano ancora nudi, lui con quell’asta che le pendeva ormai molla e lunga in mezzo alle cosce. Ormai era diventata una delle sue donne, si era preso la verginità anale di mia moglie che non aveva mai concesso a me. Si era lasciata sodomizzare scoprendo un piacere diverso, nuovo nella brutalità, peccaminoso, perverso e contro natura
proprio come la loro unione sessuale. E fu in quel momento che le disse accarezzandole il viso:” Hai un bel faccino, dei bei lineamenti, sei davvero bella, sarebbe un peccato se dovessi farti qualche solco con una lama, un bel taglio qui!” E le fece segno con il dito sulla guancia da sotto l’occhio al mento:” Se ti venisse in mente di non ubbidirmi o di andare alla polizia… Ho visto che anche tuo figlio è bello come te…” E troncò la frase guardandola serio e con cattiveria negli occhi.
Poco dopo sfilandola dal suo abbraccio Rocco si alzò e iniziarono a vestirsi, lei fu aiutata da Lea che gli passò gli slip e il reggiseno. Dopo qualche parola ci salutammo nel silenzio e nella freddezza, con l’avviso che Lea l’avrebbe chiamata.
Quando uscimmo dal locale c’era ancora il sole, lei mise gli occhiali scuri, salimmo in auto e ci
dirigemmo verso casa. Con lei ruppi io il ghiaccio e stupidamente dissi: “Ti fa male? “
Mi guardò con disprezzo:” Ti è piaciuto guardare e aiutarlo a sodomizzarmi ?!...Sei un porco, un maledetto come lui.” Esclamò e proseguendo sarcasticamente aggiunse: “No! Non mi fa male, mi da soltanto fastidio e bruciore, ma come ben avrai ben visto e sentito, visto che l’aiutavi e guardavi, ti sarai reso conto che mi è piaciuto prenderlo in culo e mi ha fatta godere! “Aggiungendo con rabbia e spregio guardando avanti: “Quello che non sei più capace di fare tu, di farmi godere!”
Mi sentii mortificato da quelle parole e dissi ancora:” Se vuoi andiamo alla polizia…”
“Ti piace vedermi sfregiata!?” Rispose subito in malo modo.
“No…no… che dici?!” Replicai:” Ci mancherebbe!”
“E allora stai zitto per favore, hai sentito cosa ha detto che mi fa se non gli ubbidisco? Qua gli unici che rischiano sono io e Federico…”
Si sedette con attenzione e non si spostò dal sedile, era troppo sconvolta; il dolore della
penetrazione anale e della sodomia era stato forte, Rocco gli aveva rotto gli sfinteri e l’aveva minacciata e anche il suo orgoglio aveva avuto un durissimo colpo.
L’inculata animalesca che aveva dovuto subire l’aveva distrutta fisicamente e moralmente, ma
l’aveva anche cambiata psicologicamente, non era più la mia Roberta di prima.
“Forse aveva ragione lui quando mi ha chiamato puttana! Troia!” Mormorò da sola Roberta:” Lo sono veramente o lo diventerò, mi ci farà diventare lui!” Esclamò lasciandosi andare ad un ennesimo pianto liberatorio.
“Non dire così Roberta, tu non lo sei e non lo diventerai mai una puttana!!” Ma sembrava non sentirmi e guardare il vuoto davanti a lei.
Ritornai verso casa con mille pensieri in testa, mentre mia moglie cercava di svegliarsi da
quell'incubo. Giunti a casa, la serata fu triste, con sguardi di delusioni, dopo cena non guardò nemmeno la tv con me, fece degli impacchi freddi sull’ano nel bidet e si mise creme e ghiaccio in viso per il gonfiore e se ne andò in camera a dormire lasciandomi da solo in salotto, dove mi chiedevo: “Domani che succederà? Cosa vorrà ancora da mia moglie quell’uomo?”
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