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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
LA DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.
“Fantasia e realtà sono in eterno conflitto tra loro: la prima costruisce castelli incantati, la seconda puntualmente li distrugge.”
Cap. 12 LA BRUTALITA’
Dopo quella serata imprevedibile al night club di Rocco, la mattina seguente quando mi svegliai non trovai mia moglie accanto a me nel letto, mi alzai preoccupato e andai in cucina e la vidi, lei era già lì, in piedi, in mutandine e maglietta che trafficava. Dopo esserci salutati freddamente restammo in silenzio, la osservavo nel suo atteggiamento casalingo preparare il caffè, aveva gli occhi gonfi dal pianto e i capelli tirati sulla nuca in malo modo, tenuti da un grosso mollettone blu. Era confusa e irriconoscibile per via dei postumi di quel trucco volgare e della parrucca con i capelli rossi che aveva reso i suoi capelli schiacciati, unti e scompigliati.
Si muoveva come un automa, come se io non ci fossi.
Nei suoi occhi, vuoti e assenti brillava una luce di odio, certamente per Rocco e Lea, visto
che si era dovuta inginocchiare davanti a lei e supplicandola di non introdurle il vibratore dentro la vagina. E l’aveva accontentata umiliandola, giocando con la sua vulva davanti a tutti quegli uomini, fino a farla godere contro la sua volontà davanti a loro.
Non l’aveva penetrata con quel fallo di gomma solo per intercessione di Rocco, ma ne era
restata scioccata e smarrita dall’accaduto. Voltandosi e guardandomi mi chiese:
“Vuoi il caffè?”
“Si grazie!” Risposi annuendo anche con il capo.
Dopo aver versato il caffè e passatomi la tazzina, si sedette sulla sedia con gli occhi bassi
dentro la tazzina stessa a guardare il suo caffè, e le chiesi:” Sei arrabbiata con me? Per il mio comportamento?”
Scosse le spalle: “No! È colpa mia, non avrei dovuto lasciarmi trascinare fino a qui!”
“Stai tranquilla che in un modo o in un altro ne usciremo!” Cercai di rassicurarla.
“E le fotografie te le ha date? “Mi chiese.
“Si!” Risposi mentendo per non preoccuparla di più in quel momento, ma era l’ultima cosa che
mi interessava, altro che fotografie, eravamo in una situazione che non ne sapevamo come uscire, eravamo in mano a quei balordi a quell’essere spregevole.
“Ora l'unica cosa che importa è uscire da questa situazione, in un modo o in un altro.” Affermai
guardandola sorseggiare il caffè:” E ci riusciremo!” Ma mi illudevo.
Allungai il braccio e con la mano presi la sua e gliela strinsi forte in segno di amore e protezione, se non era per l’età e gli anni di matrimonio alle spalle, sembravamo due innamorati!
La osservavo bere il caffè seduta in mutandine e canottiera con pizzo e come se fossi drogato
mi ripetevo mentalmente allarmato: “Se non riusciamo a venirne fuori da questa situazione e se non riesco a mettere un blocco a questa faccenda, a fermare tutto, finirà che diventerà davvero una delle puttane di Rocco e andrà a lavorare per lui come spogliarellista nel suo locale o peggio la porterà a battere davvero!” Mi dicevo sconfortato.
Lei spaventata come se mi avesse letto nel pensiero quelle parole, tremava e dalla vergogna
abbassò gli occhi sulle sue cosce nude. Avvertivo l’impotenza aumentare e il mio animo in tumulto e mi tornavano in mente quelle parole di Rocco, in quel dehors quando ci incontrammo la prima volta e facemmo quell’accordo scellerato: “Piacerà anche a te l’idea di vederla seminuda servire nel mio night o nuda sul palco a fare spogliarelli!... Ci sono altre donne che lo fanno, anche più giovani. “
Ricordavo ancora le sue parole con quel sorriso sulle labbra e la sigaretta elettronica in mano, che ogni tanto portava alle labbra e aspirava vapore alla vaniglia: “Certo sua moglie è una signora e bisognerà prepararla bene, istruirla, ma mi sembra portata, predisposta ...Non volete vedere fin dove vostra moglie è disposta ad arrivare? “Mi chiese quel giorno con la sua aria sorniona. Continuando: “Girare tra i tavolini di un vero locale notturno, tra la gente, mezza nuda o vestita da coniglietta oppure vederla sul palco che si spoglia e si mostra...Sarebbe un’emozione unica per voi!” Esclamò. “Il desiderio di ogni marito!”
Ricordavo con amarezza quell’incontro e quelle parole che fecero iniziare tutto, intanto che fissavo mia moglie sorseggiare il caffè. E mi dicevo: “Roberta non potrà mai fare quelle cose, è una donna seria, una mamma stimata e rispettata.” Ma provavo timore e attrazione a quel pensiero. “Anche lei aveva sentito quelle parole pronunciate da Rocco e quella mattina preoccupata mi chiese: “Ma davvero vuole portarmi a battere come dice lui? Mi vuol far fare i logia? (la puttana?) “Era agitata, incapace di pensare, poi calmatasi le dissi per rassicurarla: “Lo dice solo per spaventarci! Vuole solo divertirsi con noi, non lasciati suggestionare, figuriamoci se gli interessi tu che hai più di quarant’anni, con tutte le giovani ragazze che
ci sono.”
Bevendo Roberta mi sorrise con gli occhi, io la guardai e sorrisi fissandola, facendole un cenno
con il capo.
” Cosa possiamo fare?” Mi domandai in quel momento, avrei voluto fermare il tempo.
Mi sentivo stranamente attratto da quella situazione in cui volevano condurre mia moglie, ma
cercavo di fuggirne con il pensiero. Mi rendevo conto che anch’io seppur spaventato, stavo
cambiando modo di pensare e di considerare mia moglie.
Tacitamente non ci facemmo né più vedere né più sentire da loro, riprendemmo a vivere la nostra vita consapevoli che prima o poi si sarebbero fatti vivi, solo allora avremmo deciso il da farsi… e lo avremmo affrontato in modo definitivo con la polizia o lasciandoci in pace.
I giorni seguenti passarono normalmente, casa e lavoro, sia per me che per lei e stranamente
notai che mi tornavano sempre nella mente gli stessi pensieri intrusivi e le stesse immagini, le ultime, di lei nuda su quel palco e di Rocco che le accarezzava la figa come se fosse la sua, con il suo ghigno perfido rivolto verso il pubblico. Era un’ossessione ed ero sempre più eccitato a pensarlo e constatai anche in quelle giornate, che inaspettatamente mia moglie nei suoi momenti intimi e durante i nostri rapporti sessuali che riprendemmo dopo solo due giorni, che quando la chiavavo era sempre più bagnata e scatenata. Le sue unghie invece di sfiorarmi mi graffiano con sempre maggior aggressività la schiena, cosa che non era mai avvenuta prima tra noi. Non era stato facile ripartire sessualmente nella nostra intimità dopo quello che era accaduto, ma lo avevamo superato non parlandone, aggirando il problema, non dicendoci più niente e una sera a letto allungai la mano e la sfiorai senza che lei si retrasse e ci baciammo e in silenzio io continuai ad accarezzarla allungando le mani e lei lasciò fare, e ne approfittai .Nella penombra della stanza le accarezzai le mammelle e la figa come aveva fatto Rocco sul palco , sentendola fremere e il suo sesso palpitare a occhi chiusi sotto le mie dita e da lì iniziammo ad avere rapporti sessuali completi.
Lo facevamo in silenzio senza parlare, come se fossimo due estranei l’uno all’altro. Del perché
lo compivamo in quel modo, assenti tra noi e pensando ognuno all’insaputa dell’altro a Rocco non ne discutemmo mai, il silenzio e la penombra della stanza erano il nostro alibi e il piacere e il rammentare la nostra passione. Probabilmente lei pensava a quella scena che aveva vissuto nuda sul palco ad essere bramata da tutti quegli uomini. Inconsciamente eccitava anche a lei ricordarlo e si rifletteva nel suo corpo nel momento in cui si lasciava andare, quando rilassava la mente, allora quei desideri inconsci si manifestavano prepotenti in lei. E anche se non mi diceva nulla, ero certo che pensasse alle carezze che Rocco le aveva fatto nella figa sul palco, tra urla di gioia e gli applausi di quegli uomini.
Non lo diceva ma lo faceva capire nell’amplesso, con il suo godere silenzioso e lo stringermi
forte a lei chiudendo gli occhi. Notai che anche lei aveva più voglia di fare sesso alla sera quando andavamo a letto, quando l'accarezzavo si lasciava andare subito senza la minima resistenza fisica o verbale, non adduceva più mal di testa o sonno, lasciava che le accarezzassi tutta la pelle della schiena, del sedere e del retro cosce, che la baciassi sul collo e sulle spalle e poi si lasciava girare supina divaricando già le gambe in modo che la prendessi e la possedessi subito.
Ero contento di quel suo nuovo comportamento, indipendentemente dalla causa che lo
produceva. Era sempre stata una donna abbastanza passiva, difficile che prendesse l'iniziativa da sola e ora lo faceva. Quando e se voleva farlo me lo faceva capire, avevamo i nostri segnali sessuali, come gli animali, se alla sera accarezzandole la schiena, durante la cena o davanti alla tv mi sorrideva, oppure il sedere sulle mutandine sotto la gonna e lei non diceva nulla, significava che potevo proseguire e poi a letto chiavare, era l’invito che era disponibile. Se invece al contrario mi toglieva la mano infastidita, era un segnale che non aveva voglia quella sera. Ma ultimamente veniva a letto quasi sempre già senza mutandine.
Sarà stato l’arrivo dell’estate, stavamo entrando in giugno, o l’eccitazione inconscia di quella
situazione che vivevamo che nonostante fosse scabrosa e pericolosa inconsciamente ci esaltava, ma eravamo sempre accalorati e ne ero felice e in compenso ne gioivo.
Nonostante la forte preoccupazione per quello che poteva accadere con quel delinquente, assurdamente anche se non ce lo dicevamo, quella condizione ci dava eccitazione, che provavamo incoscientemente… E in alcuni momenti ci travolgeva facendo passare in secondo piano tutta la vicenda e il pericolo che correvamo, da farci dimenticare dove c'eravamo cacciati. Era come una forma di resilienza che includeva comportamenti, pensieri e azioni inconsce che ci allontanavano dalla realtà, come se ci fossimo adattati a quella avversità che incombeva su di noi, in una forma di processo di adattamento.
Anche lei non mi chiedeva più niente, in quel modo esorcizzavamo la paura di Rocco.
Certe notti non riuscivo a prendere sonno pensando a quello che era accaduto, ma anche se dal mio punto di vista lo reputavo sessualmente eccitante, non potevo nascondere che ero
realmente preoccupato.
Roberta non sapeva che intenzioni avesse Rocco su di lei, ma io si, mi ero accordato a sua
insaputa segretamente con lui in un patto scellerato e ora ne pagavo le conseguenze e più si
andava avanti, più si avverava tutto quello che aveva detto. E la mia paura era che si avverasse
anche l’ultima fase che aveva pronosticata e che aveva già praticato con altre signore, che
l’avrebbe portata a battere!
A volte non riuscivo a resistere e facevo supposizioni e mi spingevo a pensare che se ciò fosse avvenuto veramente, forse nello stato in cui ero a parte l’indignazione iniziale, ne sarei stato piacevolmente coinvolto. Mi dicevo:” Che male ci sarebbe se una volta soltanto si facesse pagare?” E mi rispondevo da solo:” Nessuna! Sarebbe come lo spogliarello, continueremo a vivere insieme come prima …”
Lo so, ora mi rendo conto che in quei momenti ero come impazzito, prevaleva in me la parte
sessuale, più che quella coniugale, famigliare e sociale. Era scandaloso ciò che poteva accadere se si fosse avverata quella situazione che voleva Rocco e ancora di più lo era che io mentalmente mi preparassi ad accettarla, e non riflettevo minimamente ai risvolti psicologici che quel possibile accadimento avrebbe avuto nella mente di Roberta, fino ad arrivare e portarla a uno stato di auto accettazione di quello che avrebbe compiuto. E scelleratamente infervorato continuavo a pensare:
“Se glielo proponesse alla fine lo accetterebbe come ha accettato tutto il resto, farebbe due lacrime, ma poi magari proprio come dice Rocco potrebbe piacerle e proverebbe anche a battere o a prostituirsi, magari una volta soltanto!”. La possibilità che anche a lei potessero piacerle quelle sensazioni ed emozioni oscene, mi eccitavano.
E la immaginavo davanti a uomini vocianti nuda, ed ero entusiasta di quella gente dei loro fischi di approvazione per il suo magnifico culo.
Già il suo culo, anche quello preda delle mie fantasticherie con Rocco che la inculasse e mi dicevo vagheggiando: “Sarebbe bello se quel porco riuscisse a fare ciò che a me è sempre stato negato e non sono mai riuscito a ottenere. Inculare mia moglie, sverginarla in culo ...Perché no!!” Mi ripetevo, ma erano solo fantasie che mi eccitavano enormemente e che mai avrei messo in atto, ma pensarle era un po' come drogarmi sessualmente, realizzarle. E proseguivo:
“È vero che negli spettacoli aveva la maschera e non la potevano riconoscere, ma Rocco era a conoscenza che era lei, mia moglie, e questo mi bastava per elettrizzarmi e farmi avere l’erezione.” Il pensare il suo corpo nudo, diafano, maturo sotto lo sguardo di quell’uomo vizioso e magnaccia, mi accendeva. Lo stesso se fantasticavo a immaginarla passeggiatrice con le altre ragazze di Rocco su un marciapiede.
Erano solo fantasie e purtroppo l’unica emozione che provavo nel farle e nell’immaginarla in tali situazioni era l’eccitazione, non ne esistevano altre, né gelosia, disgusto e dispiacere, ma solo eccitazione, anzi contentezza a sapere che lui l'aveva vista nuda, che aveva scrutato le sue mammelle, i capezzoli e toccato il sesso di mia moglie. E che ipoteticamente come ad altre signore prima di lei potesse farle provare il brivido, l’adrenalina di farla battere per gioco, magari senza farlo realmente ma soltanto provare.
Ricordando e pensando a quelle depravazioni eccitanti, capii che Rocco non aveva fretta, voleva prepararla lentamente facendole assaporare tutte le fasi della degenerazione nel suo lento e inesorabile declino, in modo da assaporare meglio la sua sconfitta e lei vivere l’umiliazione.
Ogni atto o atteggiamento avevano una motivazione, anche le pause di apparente tranquillità che vivevamo di vita normale. Il suo scopo era educarla, dominarla, portandola ad accettare la perversione che lui gli imponeva, fino a fargliela desiderare, per poi quando era pronta, oltre che esibirla, farla possedere a pagamento da altri uomini. Quanto tempo ci sarebbe voluto non aveva importanza per lui, anche se nella sua lentezza sembrava avere premura, l'importante era che tutto andasse come aveva programmato, che succedesse come con le altre signore, mogli, coppie sposate che erano cadute nella trappola dei suoi ricatti prima di noi. Questo era il suo gioco.
La prima fase l’aveva attuata, eravamo stati presi dalla sua rete e ci aveva messi in gabbia
ormai, ed era iniziata la lenta degenerazione fisica e mentale di Roberta e di conseguenza la mia, ora dovevano solo perfezionare la sua degradazione sessuale.
Mentre osservavo contro le pareti scure dall’ombra della stanza, i miei pensieri intrusivi e non voluti me la facevano immaginare anche con Rocco, quel sessantenne di cui le intenzioni del gioco erano chiare, oltre che riuscire a disinibirla e mostrala nuda nel suo locale, riuscisse anche a chiavarsela.
In quel periodo eravamo restati soli io e lei in casa, Federico (nostro figlio) insieme alla classe
dell’istituto scolastico che frequentava, in vista dell’esame di maturità erano partiti per un ritiro di studio di 15 giorni per la preparazione agli esami e sarebbe tornato solo prima degli esami, alla fine del mese.
Quell’essere soli, ci fece vivere quella condizione pericolosa in modo diverso, più intimo e sessuale e meno famigliare e coniugale... Una sera mentre guardavamo la tv seduti affianco sul divano, arrivò una chiamata, guardai il display pensando che fosse nostro figlio, invece era lui, Rocco.
“E’ Federico??” Mi chiese mia moglie.
“No è Rocco !!” Risposi. Un brivido ci corse sulla schiena, ci guardammo negli occhi e lei cambiò espressione del viso, da serena e allegra, divenne cupa e seria la nostra serenità era terminata.
“Non rispondere!” Mi esortò Roberta:” Non rispondere! Non rispondere lascialo suonare!”
La guardai in viso e così feci, finché non si spense.
“Chissà cosa vorrà?!” Esclamai.
“Cosa vuoi che voglia?” Rispose irata:” Senz’altro farci altro male, lui e le sue porcate!” Aggiungendo subito disgustata: “Che essere schifoso! È proprio un verme d’uomo, viscido! Un porco ripugnante! Un magnaccia maledetto” Capii che si sfogava a inveire e dire liberamente quello che pensava di lui. Poi agitata esclamò: “Mi ha rovinato la serata!”
Mentre il mio smartphone iniziava nuovamente a suonare.
Lo presi in mano e guardai:” È ancora lui!” Esclamai.
“Non rispondere! Non rispondere assolutamente! Lascialo suonare!” Ripeté.
La guardai negli occhi e complice gli diedi retta lasciandolo squillare sopra il tavolinetto davanti al divano. E ancora una volta smise.
“Vedrai che si stancherà se non rispondiamo e non ci chiamerà più!” Disse mia moglie.
Ma subito dopo arrivò il fischio di un messaggio, curioso guardai, era sempre lui:
“Vi chiamo ancora una volta tra un minuto, se non mi rispondete verrò di persona a casa
vostra!” Lo feci vedere a Roberta ...” Maledetto !!” Esclamò agitata e irata, ci guardammo
ancora impotenti come se dovessimo decidere e intanto passarono quella manciata di secondi che fecero il minuto che aveva chiesto Rocco e squillò ancora.
“Io rispondo, non voglio che venga ancora qui a casa nostra!” Dissi osservando il suo sguardo
impotente e abbassando il volume del televisore con il telecomando. Non mi rispose in segno di approvazione. Misi il vivavoce ed esclamai: “Pronto!”
“Buonasera!” Disse Rocco.
“Buonasera!” Risposi
“La tua bella moglie è vicino a te? “Mi domandò.
“Si certo! Perché?” Chiesi.
È venuto il momento! “Esclamò.
“Che momento?” Domandai.
“La scelta è stata fatta! Ora siamo pronti!”
Non capivo cosa intendesse con quel modo di parlare e glielo dissi: “Non capisco Rocco...” Ci fu una pausa di silenzio e poi.
“Vi voglio incontrare!” Mi informò.
“Ma non credo che sarà possibile né io né mia moglie verremo più in quel locale!” Affermai
facendogli capire che non volevamo incontrarlo.
“Chi ha detto che dobbiamo vederci nel mio locale? “Precisò.
” Io ho detto che vi voglio incontrare e potrà essere in pizzeria, per strada, al ristorante, un
bar, il luogo lo sceglierete voi!” Esclamò con voce che non ammetteva contrarietà. Guardai Roberta che scuoteva la testa.
“Vi conviene che ci incontriamo, vi lascio decidere da soli e con calma e vi richiamo tra dieci
minuti!” E chiuse la conversazione prima che potessi rispondere.
“Hai sentito! Vuole che ci rivediamo! Dissi a mia moglie.
“No.…no...e poi no…!! “Esclamò come una bambina capricciosa:” Mai più da quell’uomo!”
“Ma non nel suo locale, vuole incontrarci in un altro posto che sceglieremo noi, vuole parlarci.”
“Parlarci? E cosa ci deve dire? Ha le fotografie, se vuole rovinarci lo faccia pure, ma io da lui
non tornerò mai più!”
Preso da una forma di turbamento alle sue resistenze verso lui, non considerando il pericolo che correvamo, le dissi: “Ci conviene andare se no lui con quella Lea vengono qui! Intanto non sarà in quel locale, sceglieremo noi ...può farci del male se vuole a noi, ma soprattutto a Federico e Cristina...” Dissi toccando il tasto giusto che era il suo punto debole.
“Che ci provi!!!” Rispose con aria di sfida e il viso tirato.
Cercai di persuaderla, alla fine ci riuscii, accettò ma in luogo comune, un bar di periferia, alle
20.30 in mezzo alla gente ma del giorno dopo. Rocco accetto.
La sera seguente, un sabato, uscimmo dopo una cena frugale a base di piatto freddo e vino
bianco. Roberta era vestita normalissima, gonna e tailleur con camicetta sotto un golfino leggero, molto sobria e seria. Senza trucco e volutamente scialba per fargli un dispetto.
Ci incontrammo come d’accordo in quel bar scelto da noi, seminascosto e in periferia dove non ci conoscevano. Ci sedemmo in un tavolino appartato e ordinammo da bere e poco dopo si fermò non molto distante un’auto di grossa cilindrata, un suv, da dove scesero Rocco e Lea, che ci videro subito e vennero a sedersi vicino a noi, ordinando da bere anche loro.
Roberta era tesa con il golfino leggero sulle spalle e anche senza trucco era sempre bella e attraente. Mentre parlavamo, si guardava intorno evitando di osservare loro e incrociare il loro sguardo, e Rocco iniziò:
“Abbiamo voluto questo incontro per proporvi...” Si interruppe e correggendosi voltandosi verso mia moglie proseguì: “... mi rivolgevo a lei naturalmente signora Roberta. Si tratterebbe di lavorare da noi una volta alla settimana, nel locale...”
“No! Nooo!!...” Lo interruppe subito Roberta:” Non verrò mai più in quel posto se la toga dalla testa e potrà fare tutto quello che vuole, mettere in rete tutte le foto che vorrà e io ...anzi noi!” Esclamò rivolgendosi a me:” La denunceremo!” Dichiarò abbracciandosi al mio braccio.
“La pagheremo bene signora!” Aggiunse Rocco. Ma lei scuoteva la testa.
Vedendo che non c’era modo di convincere mia moglie, sotto lo sguardo perfido di Lea ci invitò ad alzarci:” Venite facciamo due passi, la serata è bella e tiepida e qui dentro fa caldo!”
“Non importa!” Rispose Roberta.
Ma lui insistette:” Passeggeremo un po’ e potremmo chiacchierare meglio e ascoltarci.”
“Ma non abbiamo niente da dirci!” Ribatté mia moglie ormai decisa a non cedere più. Lui la
guardò e sorrise in silenzio. Non avremmo voluto, ma giocoforza ci alzammo e uscimmo a passeggiare, dopo che Lea pagò per tutti.
Il marciapiede era largo, ci stavamo in quattro in fila, verso la carreggiata non c’erano posteggi e nonostante fosse ancora presto, c’era poca gente che circolava.
Passeggiammo un po’ lungo la strada, più che altro parlava lui del più e del meno, non parlando più della sua proposta a mia moglie. Sembrava che tutto si era acquietato, che avesse accettato le resistenze di mia moglie. In fondo quasi alla strada isolata, mia moglie ci esortò a tornare indietro. “E’ tardi, inizia a fare fresco, torniamo in dietro!” Disse stringendosi con le mani sul petto dentro al golfino. Si girò e di conseguenza tutti ci fermammo.
Rocco si avvicinò a lei ridendo:” E sempre bella anche quando è brutta!!” Esclamò, tirando boccate alla sua sigaretta elettronica. Poi le scostò i lembi del golfino guardandola negli occhi e Roberta non protestò. Si lasciò ammirare il reggiseno e i capezzoli che suo malgrado tesi dall’eccitazione sotto il tessuto traforato si muovevano alle escursioni respiratorie. Lui vedendoli sorrise.
“Su, perché non viene a lavorare per me Roberta piacerà anche a lei vedrà?!!” Le chiese gentilmente:” La pagherò bene, in un giorno potrà guadagnare tanto quanto in un mese a fare la postina…”
“Non sono una postina, sono un’impiegata delle poste e telecomunicazione. E non accetterò mai, non posso, ho già fatto abbastanza contro la mia volontà, ora non faccio più nulla, non foglio fare la puttana dentro il suo locale e per favore mi tolga le mani d’addosso che qui siamo in strada e non nel suo locale.” E con un colpo di mano verso il basso gliele tolse.
Rocco abbozzo una smorfia con le labbra in senso di fastidio e poi si mise a giocherellare con
la sua sigaretta elettronica tra le dita e intanto pensava.
Io per solidarietà con mia moglie l’abbracciai nuovamente avvicinandola a me, sentii che era
tesa respirava affannosamente. Con una mano l’accarezzai sul capo e con l’altra la strinsi di più, era in uno stato particolare, tra l’agitato e l’esaltato per la reazione aggressiva che aveva
avuto nei confronti di Rocco, che non immaginava nemmeno lei stessa di avere tanto coraggio. E irata anche per il fatto che avesse i capezzoli turgidi sotto il reggiseno trasparente fino a vedersi sotto il tessuto traforato del reggiseno e che lui gli aveva visto, ed era segno che nonostante tutto si sentiva turbata e inconsciamente eccitata dalla situazione.
Sentirla così eccitata per me cancellava ogni pericolo che avrebbe potuto nascondersi dietro quella reazione...
“Perché no…!!” Aggiunse nel mentre Rocco:” Si è esibita nel mio locale senza che nessuno l’avesse spinta a farlo … “
“Cosaaaa!!! Lo interruppe lei furiosa:” Mi sono esibita sotto ricatto e con l’inganno di fare una cosa e invece ne ho dovuta fare un’altra...” Urlò in quella strada desolata.
“Va bè!” Esclamò Rocco abbastanza infastidito: “Noi comunque desideriamo che torni a
lavorare con noi! Per noi!!...Per me!!” Ripeté.
“Non ci penso neppure! Se lo scordi! ...Se lo tolga dalla testa, non mi vedrà mai più dopo
questa sera !!”
Vidi il volto di Rocco farsi serio ed esclamare dandole del tu: “Va bene, se non vuoi lavorare ed esibirti per noi nel nostro locale, allora ti porterò a battere !!”
A quelle parole inaspettate dette in quel modo chiare e dirette, io e mia moglie restammo sbalorditi di quella esclamazione improvvisa e minacciosa. Vidi Roberta smarrita guardarmi e poi come riprendendosi dallo stupore tirando di più i margini del golfino per coprirsi il petto rispose d’impeto: “Ma come si permette!? A battere ci porterà sua sorella o le sue donnette e non me !!” Trovando una grinta che aveva perduta: “Anzi io la denuncio!” Aggiunse cercando di allontanarsi indignata.
In quel momento Lea facendo segno con il braccio alzato fece arrivare l’auto di grossa
cilindrata che li aveva portati e che ci aveva seguiti, che si fermò a fianco a noi sul marciapiede
e aprirono veloci le portiere. “Entra!!” Disse prendendo mia moglie forte per il braccio e spingendola.
“Ma come si permette ...non voglio !!” Gridò Roberta.
“Entra e zitta!! “Ripeté arrabbiato stringendole più forte il braccio e provocandole dolore.
“Ahi!!...Mi lasci mi fa maleee!!!” Urlo mia moglie. Ma mentre parlava e faceva resistenza ad entrare dallo sportello in auto, Lea le abbasso il capo e aiutando Rocco la spinsero dentro nel sedile di dietro, facendola sedere e subito affianco a lei si infilò Rocco!”
Ero incredulo di quello che stava succedendo, era un rapimento in piena regola.
Lea rapida fece il giro ed entrò parte opposta della portiera, sedendosi affianco a mia moglie, facendola restare praticamente in mezzo a loro due. Ero fermo sul marciapiede incredulo di quello che accadeva e sentii la voce di Rocco severa dire: “Se vuoi venire sali davanti se no aspettaci qui!!”
“Come aspettare qui!?” Mormorai. “
“No.…no…!!” Esclamai: “Vengo con mia moglie:” Ma perché fate così?” Chiesi chiudendo la
portiera mentre il Suv sgommando partiva e si allontanava dal marciapiede e da quella strada.
“Dove la state portando?” Chiesi.
“Non ti preoccupare, vieni con me andiamo a fare un giro.!” Pronunciò Rocco, mentre mia moglie scalciava stretta tra lui e Lea.
“Vi denuncio-o-o…!” Urlò prima che Lea le mettesse una mano sopra la bocca.
Il suo amico autista partì, viaggiammo a forte velocità, non so quanta strada facemmo, solo dopo pochi minuti ci fermammo in uno grande spiazzo di periferia, vicino a un cavalcavia dove sopra sfrecciavano auto e sotto in lontananza c'erano alcuni camion fermi.
Rocco, aprì la portiera e scese per primo e si portò dietro tirandola per il braccio Roberta
spaventata, mentre Lea scendeva dall’altra parte e io davanti.
Quando fummo fuori dall’auto, si misero in semicerchio intorno a lei tutte e tre con Rocco al centro e mia moglie con la schiena contro la portiera, ed esclamò con voce cattiva: “Adesso ti faccio vedere io chi comanda … e a chi appartieni tu!!”
Ripetendo forte: “Tuuuu…!!! Tuuuu!!! Tuuuu!!!!!... Tuuu sei una mia puttana da ora, una mia nuova puttana!” Urlò…” Avevi la possibilità di scegliere, di esibirti o fare la puttana, ai scelto la seconda e ora lo diventerai davvero.”
Roberta ascoltava incredula e impaurita, sembrava tutto un incubo.
“Io non sarò mai una puttana!” Mormorò spaventata spingendo sul torace con le mani Rocco
lontano da lei. Lui l’acchiappò per un braccio e con l’altro iniziò a colpirla con schiaffi sul viso, una, due., tre volte finché lei piangendo e gridando, urlò:” Bastaaa!! Bastaaa!!!”
Io d’istinto, per proteggerla mi avventai sulle spalle di Rocco tirandolo indietro, ma fui preso
da quel suo amico e scaraventato a terra, minacciandomi: “Non ci provare mai più a toccarmi!!! Stattene fermo e tranquillo che è meglio per tutte e due voi, non peggiorare le cose!” Prendendola per i capelli la schiaffeggiò ancora forte con cattiveria in viso lasciandoci scioccati e sorpresi da quel comportamento.
Anch’io avevo paura e non sapevo come fare per proteggerla.
“Ma perché fai cosi? ...Perché la picchi?!” Esclamai spaventato. Non mi diede neanche retta.
“Sarai la mia puttana??” Le chiedeva urlando tenendola per i capelli.
“No! No! “Rispondeva Roberta piangendo e gli schiaffi continuarono ad arrivarle addosso, sulla testa e le braccia che alzava per ripararsi il viso.
Fuori non c’era nessuno che potesse intervenire, solo noi, qualche camionista che da lontano
guardava, ma si guardò bene dall’intervenire, si accinse subito ad accendere il motore del camion e allontanarsi velocemente probabilmente pensando a un regolamento di conti tra magnaccia e puttana.
Roberta quasi circondata, da una parte Lea, dall’altra il suo amico e di fronte lui, Rocco che esclamò: “Vedrai che mi ubbidirai !!” E intanto che parlava si slacciava la fibbia della cintura dei pantaloni, sfilandola dai passanti. Prese la fibbia nel palmo della mano e l’attorcigliò dandole due giri sopra per poi lasciare la cintura penzolante quasi fino a terra nella sua mano… mentre Roberta lo guardava con terrore mettendo le braccia in posizione di difesa.
Io intuii cosa avesse in mente e intervenni spaventato e indignato da come la trattasse:
“Ma no! Cosa vuol fare? Non vorrà frustarla con la cinghia ?!” Esclamai cercando di farlo
desistere.
“Ora vedrai!” Rispose mentre Lea e il suo amico tenendola per le braccia con il volto verso
l’auto le permisero di colpirla, e lui iniziò a dare colpi di cinghia sul suo golfino, scendendo
sulla sua gonna e di conseguenza nel bellissimo sedere, mentre lei piangendo gridava:
” Noooo!! Basta!!” Cercando di dimenarsi e fuggire sia ai colpi della cinghia, che a loro, ma non ce la faceva, la presa era forte e Lea felice la teneva ferma, pensando che finalmente quella bella signora si prendeva la punizione che si meritava.
Una, due, tre cinghiate secche sopra il suo bellissimo culo mentre Roberta piangeva. Era una scena inverosimile, impressionante, stavano frustando con la cinghia dei pantaloni mia moglie. Sudavo dalla tensione di quello che accadeva e mentre Roberta inarcava la schiena ai colpi, Lea perfida con una mano le tirò su la gonna scoprendole il culo e abbassandole le mutandine, lasciando il suo bel sedere pallido come la luna, nudo ai colpi della cintura di Rocco. Lui continuò a colpire il suo culo e il retro delle sue cosce nude, facendola fremere, di
dolore e forse d’altro. Non c’era cattiveria in quei colpi da come faceva volteggiare la cinghia
a come la colpiva, ma raffinatezza, ritmo lento e costante, in modo che prevedesse, pensasse e
subisse il colpo successivo. Era una scena tremenda e brutale. Roberta piangeva, singhiozzava.
Io ero in uno stato agitato, pallido e allarmato a vedere il suo culo scoperto, preso a cinghiate da Rocco. Ma qualcosa mi costringeva a guardare nonostante facesse dannatamente sul serio e mi sentivo turbato a osservare mia moglie presa a cinghiate senza intervenire, più per
paura di loro che dalla mia possibilità di farlo.
Poi all’improvviso getto la cinghia sul tettuccio dell’auto e la fece girare, aprendole il golfino e
la camicetta, mostrando il suo torace con il reggiseno bianco e traforato.
La prese sbattendola contro la fiancata dell’auto con la schiena e le portò l’avambraccio contro la gola. La morsa in cui lui le serrava il braccio contro al collo e sotto il mento era talmente evidente, perfino dalla mia distanza, che per un momento mi chiesi se lasciasse il livido.
Lo sguardo di Rocco era cattivo come di chi non ammette ribellioni e dissensi.
Di colpo la spinse contro la vettura, una, due volte, tre, sbattendola con la schiena, facendo muovere l’auto dai colpi del suo corpo sulla fiancata, mentre con l’altra mano prese i suoi capelli impigliandoli e attorcigliandoli tra le dita, come se fossero fili di seta e la teneva ferma, tanto tirati che non riusciva nemmeno a girare la testa.
A vederlo, era più basso di lei e nemmeno robusto, anzi sembrava una persona anonima. Ma
c’era qualcosa in lui, e in me, che ci accomunava, forse l’erotismo seppur diverso per ognuno di noi e per mia moglie. Non dico che iniziavo a provare piacere al suo maltrattamento, ma stava subentrando in me una certa indifferenza, un distacco per come la maltrattava. Ero disgustato e turbato, attratto e ripugnato, sudavo di tensione e paura, ma anche di eccitazione a vederla nelle mani di quel magnaccia trattarla come se fosse una puttana vera.
Roberta per la prima volta in vita sua veniva picchiata, nessuno l’aveva mai toccata neanche i
sui genitori da piccola e mai nemmeno io, e ora era lì che subiva le brutalità di Rocco senza che io per vigliaccheria mi opponessi.
Stava maltrattando fisicamente mia moglie e io non intervenivo, e dentro di me sapevo che non era solo per timore di lui, di loro, ma perché in me c’era anche qualcos’altro che si manifestava e mi bloccava ma eccitava a vederla.
“Hai capitooo!!” Gli sentii gridare.
Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso e la evidente arrendevolezza della mia soggezione a
quella situazione, fece sì che per un secondo non ci riuscissi a muovermi. Vedevo Roberta che con gli occhi pieni di lacrime lo fissava intensamente con uno sguardo di paura e di sfida, cercando di non sottomettersi a lui, era una battaglia tra di loro a cui io assistevo impotente; ma all’improvviso Rocco le tirò i capelli talmente forte, facendola gridare e seguire la sua testa dietro il suo braccio: “Nooo!! Mi fa male!! Mi lasciiii!!” Urlò piangente, mentre lui con il suo ghigno perfido l’attirava ancora di più a sé; e con un brusco movimento la portò inevitabilmente ad avvicinarsi a lui.
“Allora sarai la mia puttana??” Esclamò avvicinandosi al suo orecchio.
“No! Nooo!! La puttana nooo!! Non voglio farlo, essere una puttanaaa ” Ripeteva lei piangendo.
“E invece si, lo sarai! Sarai una mia puttana come le altre e batterai e ti prostituirai per me!”
A sentirlo parlare così e a vederla minacciata, distrutta e disperata mi sentii male, dovevo fare qualcosa, lui non scherzava l’avrebbe fatta diventare davvero una sua puttana, feci un gesto per intervenire e mi ci caccia contro: “Lasciala stare!!” Urlai, ma lui con un gesto della mano mi zittì, mentre il suo amico mi fermò per le braccia e Lea sorridente e compiaciuta osservava la scena.
Rocco continuò, gli tirò altri due schiaffi forte sul viso facendole arrossire le guance e dicendole parole cattive e volgari: “Ora sei anche tu una puttana, una mia puttana !!” Esclamò.
Quelle parole dette con padronanza mi portarono a intervenire ancora vedendo mia moglie sul limite di cedere:” Lasciala stare!!” Lasciala!! Non permetterti! “Trovai il coraggio di gridare.
Ma con quella mia esclamazione la situazione degenerò e rivolgendosi a me proseguì:
“Lei è la mia troia, la mia puttana … Puttana…!!” Mi urlò guardandomi con aria cattiva. Non
è più tua, è mia, hai capito!!” Guardandolo non lo riconoscevo più, sembrava trasformato, già era brutto di suo, ma aveva una faccia orrenda con gli occhi sbarrati. Impaurito feci un passo indietro e restai in silenzio, mentre lui avvicinò il viso, così vicino al suo guardandola fissa, da mostrare a lei e a me la furia che gli divampava nei suoi occhi.
Vidi Roberta attaccata con la schiena alla portiera con gli occhi lucidi e pieni di lacrime e dolore dagli schiaffi e cinghiate e dall’avere i capelli attorcigliati tra le sue dita, resi tesi dal tirare continuo della sua mano.
Aveva le labbra tirate come voler urlare, come per reprimere l’impulso di reagire, ma restò in
silenzio, mentre Rocco con la sua mano strinse tra le dita e tirò ancora più forte i capelli,
facendola gridare e portare le mani sul suo avambraccio a cercare di fermare quel tirare doloroso, balbettando tra i singhiozzi:” Basta…basta…!”
Fremevo di rabbia, il cuore mi batteva forte ma restai fermo impotente, mentre lei passiva e l’espressione del viso dolorante, si sforzava di non muoversi per non sentire più dolore sui capelli, controllati da lui. La vedevo sopraffatta, smarrita.
Non c’era più reazione da parte mia, solo parole o gesti inconsulti, ma lo sapevo, ero un
vigliacco e non ero nemmeno capace di difendere mia moglie da quell’uomo.
C’era qualcosa di selvaggio, di animalesco e brutale nel suo modo di fare, che mi dava
Repulsione e paura, ma nello stesso tempo fascino che mi attraeva con un senso di ammirazione. Qualcosa di cupo e manesco, eppure irresistibile, in grado di creare un contesto di rendere intrigante ciò che normalmente ti farebbe orrore, come vedere tua moglie picchiata da un altro uomo.
“Ora baciami!!” Lo sentii pronunciare.
“Sulla bocca con la lingua dentro!!” precisò.
“Guardai Roberta silenziosa e impaurita, quasi tremante, la vidi deglutire la saliva dalla tensione che aveva addosso, da quella arsura dovuta allo stress e alla paura. Si passò la lingua sul labbro inferiore per inumidirlo prima di parlare, con il viso rosso congestionato dagli schiaffi e gli occhi pieni di lacrime che iniziavano a gonfiarlo, quasi da non riuscire a capire se si trattasse di dolore o rabbia quello che esprimeva.
Tirata per i capelli appoggiò le labbra alle sue che lui succhio avidamente spingendo dentro la
lingua nella sua bocca facendola muovere. L’aveva baciato, era sconvolgente vedere lei più alta
piegata leggermente su di lui a baciarla.
La voce di Rocco era chiara, perfino forte nell’aria notturna e alternava le parole con boccate di fumo alla sigaretta elettronica. Il suo tono era di sfida.
“Ora ripeti!!!... Ascoltami bene e ripeti!! “Le impose mentre lei lo guardava in silenzio: “Ripeti!! ...Da oggi sono una tua puttana Rocco ed è tutta la sera che sono bagnata nella figa al pensiero di te che mi chiavi e ti sarei molto grata se adesso potessimo farlo. Chiavami ti prego!! Su!! Ripetilo!!” Le disse minaccioso. Lei con gli occhi bassi piena di umiliazione, vergogna e paura, tremante, sperando che tutto quello finisse subito e presto ripeté quasi balbettando:
“Sono... una...” Fece una pausa e a fatica con grande e sforzo mentre le lacrime le solcavano il
viso mormorò:” ...una tua puttana Rocco ...” Fece ancora un’altra pausa e deglutì saliva e aria e
proseguì mentre tutti noi in silenzio ascoltavamo:” ...ed è tutta la sera che sono bagnata al pensiero di te che mi chiavi” Altra pausa più lunga sentendo sempre i capelli tesi nella sua mano e proseguì: “…e ti sarei molto grata se adesso potessimo farlo. Chiavami ti prego!!” E le ultime parole le soffocò in gola.
Ero sgomento, aveva ceduto, si era sottomessa a lui, l’aveva domata, aveva detto chiaramente che era una sua puttana e che voleva essere chiavata da lui. Non potevo crederci ero confuso e
spaventato.
“Brava!! Così devi essere con me ...ubbidiente!!” Esclamò Rocco sorridente e trionfante.
Io ascoltavo, ma non potevo credere alle mie orecchie, a quello che aveva detto Roberta, mi
sembrava impossibile, aveva ceduto sotto la sua pressione, e ora? Il suo tono di sfida a quell’uomo si era spezzato sull’ultima parola deglutendo, che venne fuori come una flebile supplica.
Rocco di fronte a lei fece scorrere sapientemente un dito lungo l’orlo del reggiseno, tirandolo e
staccandolo da lasciare intravedere la mammella e il capezzolo turgido sottostante, portandolo su esso facendo rabbrividire Roberta.
Iniziò a parlare e il tono della sua voce fece sì che reprimessi l’impulso di fremere turbato e
spaventato a quella scena. Sembrava quasi una supplica il parlare di Roberta, dal modo in cui lo guardava si capiva che aveva paura, paura fisica di quell’uomo, che potesse picchiarla ancora.
Lui con la mano le teneva i capelli tirati fermandola e afferrandola bruscamente. Lei d’istinto ancora una volta per lenire il dolore e fermarlo portò le sue mani sulla sua: “Mi fa male signor Rocco, non mi tiri i capelli la prego! Mi fa maleee!!” Esclamò in una supplica di gentilezza sottomissiva e non più di sfida come prima.
Ero incredulo di quello che stava avvenendo, mia moglie sotto la brutalità di quell’uomo aveva
cambiato atteggiamento ed era accomodante verso lui. Deglutii ansimando e chiusi gli occhi per un secondo e senti la voce di Rocco che teneva, piegata con il tronco in avanti mia moglie sotto la forza del suo braccio. Quell’uomo basso che le tirava i capelli le faceva fare e dire quello che voleva. A un certo punto la sua voce squarciò ancora la notte: “Sono il tuo signore!” Esclamò Rocco improvvisamente:” Ripetilo!!”
“Sì!!...” Rispose Roberta smarrita e confusa non capendo più nulla e assecondandolo in tutto, e
facendo una pausa che si trasformò in un lungo silenzio, con un respiro che sembrava quasi essere un leggero sospiro, mormorò: “…Signore!” E terminò. Si stava umiliando e sottomettendo a lui impaurita, mentre il dito stava ancora scorrendo lungo la curva del suo reggiseno mentre parlava.
“Farai tutto quello che ti dirò??” Le chiese ancora sotto lo sguardo superbo di Lea che la osservava. “Lo farai?? “
“Si!! ...Si! ...Siiii!!!” Rispose Roberta scoppiando a piangere umiliata e sottomessa:” Lo farò, ma non mi picchi più…”
“Bene vediamo subito!” Esclamò Rocco iniziando a sbottonarsi la chiusura dei pantaloni.
Ero incredulo:” Ma che vuole fare?” Gli dissi a voce alta.
“Adesso vedrai!!” Rispose.
Tirò fuori un cazzo riguardevole già mezzo eretto che per la statura che aveva era sproporzionato, era lungo e voluminoso e vedendo che sorpreso lo osservavo esclamò sorridendomi: “Hai capito adesso perché mi chiamano Rocco…?!” E sorrise di più:” perché con le donne sono come Rocco Siffredi!” E sorrise ancora orgoglioso di sé stesso.
Fece segno autoritario con la mano a mia moglie:” Bacialo!!” Esclamò.
Roberta con le lacrime agli occhi resto in silenzio, non voleva farlo, ma lui con i capelli nel
pugno della mano diede ancora un mezzo giro, facendola gemere di dolore e portare le mani
ancora sul suo avambraccio per fermarlo.
“Si ...sì…sì…!!! Farò tutto quello che vuole esclamò piangendo. Lasciandomi pietrificato.
“Ora ti metterai in ginocchio e me lo succhierai un po' qui, davanti a tuo marito e davanti a
tutti!” Disse lasciandole i capelli e dandole subito una forma di sollievo al capo non essendo più in tensione. D’istinto porto le mani sul cuoio capelluto a sfregarselo e accarezzarlo per lenire il dolore.
Rocco si sbottonò i pantaloni e nel mentre mia moglie con il viso gonfio di pianto mi guardò negli occhi sconfitta, mentre Lea spingendola sulla spalla la faceva abbassare e inginocchiare davanti a lui. Per un lungo momento nessuno parlò. Quando fu tutto fuori dai pantaloni glielo mise sulle labbra.
“Su leccamelo un pò!!... E poi fammi un pompino !!” La esortò con aria padronale.
Con le lacrime che le segnavano le guance non disse nulla, tirò fuori la lingua e con repulsione iniziò a leccargli la cappella. Capii che l’aveva domata davvero e a ripensare alla sua fierezza, il suo orgoglio e la sua aggressività a quell’uomo, nel vederla così, sconfitta e sottomessa provai tristezza.
Fu sconvolgente vedere mia moglie succhiare la grossa cappella grigia a Rocco, non potevo
crederci, eppure era vero, Lea la guardava trionfante, quell’uomo l’aveva piegata. Dopo esserselo fatto succhiare un po’, la prese per il braccio e la tirò su e quando fu in piedi la
spinse e la batté nuovamente contro la fiancata dell’auto, Lea come se sapesse già cosa fare, le tirò su la gonna prese le mutandine sui fianchi e le tirò giù, prima a metà coscia, poi alle ginocchia e infine alle caviglie, togliendole un piede alla volta lasciandole le scarpe, senza che lei si opponesse, mentre lui le accarezzava la mammella sopra il reggiseno.
Roberta restò con la gonna alzata e la figa pelosa scoperta e il sedere contro la lamiera della
portiera. Capì subito le intenzioni di Rocco quando lo vide accarezzarsi la cappella, sputarci sopra e sulle dita e passarle insalivate sulla sua figa.
” No! No! Questo no la prego!! Non voglio!!” Lo invocò mia moglie.
Anch’io intuii il suo pensiero e feci per avventarmi contro di lui ma fui fermato dall’amico.
Rocco si avvicinò e appoggiò la cappella sui peli arruffati e pieni di saliva della figa di mia moglie e iniziò a strusciarlo sì e giù lungo la fessura vulvare.
” Vedrai che ti piacerà, che godrai...con me godono tutte le donne!” Mormorò fiero e sorridente
mentre faceva scorrere il glande tra le sue grandi labbra di mia moglie. Vidi Roberta sussultare colta dal panico quando sentì la cappella del cazzo di Rocco, scorrere
sulla sua fessura vaginale e appoggiarsi al centro, all’apertura dischiusa delle sue grandi labbra. Con le gambe tremanti, cercava di stringerle per ritardare quell'atto contraendo i muscoli inguinali, ma la posizione non l’aiutava, la gamba di Rocco si era messa tra le sue che le allargava con vigore come se fosse una leva e la tirò con più forza a sé, che non potette resistere.
" No la prego signor Rocco! La prego non mi faccia questo! ...Non voglio la supplico!! …Farò
tutto quello che vorrà, gli spogliarelli, ma questo no!! ... La imploro! ...Sono stata sempre e solo di mio marito, la prego, abbia pietà !!"
Pietà, lo implorava e chiedeva pietà a quel magnaccia, ma quella supplica eccitava di più Rocco, lo faceva gioire, lo mandava in visibilio. All'improvviso in quel piazzale isolato Roberta mi invocò Carlo! Carlo!!” si mise a gridare. Era la sua voce che chiedeva il mio aiuto, quello di suo marito, che non ci fu. Poi all’improvviso si fermò, con il glande al centro della sua fessura, piegò un poco le ginocchia e poi spinse il bacino in alto stendendo le gambe, mentre Roberta gridava:” No!! Questo no la prego!!” E lentamente alzandosi Rocco la penetrò, dandole un colpo finale con i reni per assestarlo bene all’interno.
Roberta ebbe un sussulto, chiuse gli occhi e lo sentì penetrare dentro di lei, grosso duro e
prepotente come era Rocco e a quella intrusione dentro lei, ebbe ancora la forza di esclamare
umiliata: "Perché l'ha fatto??...Non doveva! ...Non doveva!!" …Mentre Rocco con il braccio allungato sul suo capo le arruffava i capelli scompigliandoli affettuosamente, accarezzandole il collo con la mano come se la volesse strangolare. In seguito la passò sul seno che prima aveva stretto con brutalità e facendo scorrere l'altra mano sul sedere e sul retro coscia, le allargò e le alzò un poco la gamba per possederla meglio.
Roberta scuoteva la testa e lui iniziò a muoversi, su e giù con padronanza, spingendo il bacino
con colpi ritmati dentro lei, baciandola sul collo che stringeva con la mano, aprendole di più la camicetta e tirandole fuori le mammelle sopra il reggiseno, belle, gonfie con i capezzoli induriti e dritti, abbassandosi un poco con il capo e iniziando a leccarli e a succhiarli come ad allattarsi, tirandoli con le labbra e rilasciandoli.
Vidi che Roberta a un certo punto smise di dimenarsi… e passiva a gambe divaricate con la schiena contro la nera fiancata dell’auto si lasciava chiavare. Fu un momento e la vidi iniziare a scuotere il capo e il corpo, ma con mio dispiacere non lo faceva più per liberarsi di lui, ma perché godeva. Iniziava a godere di lui.
Con gli occhi chiusi mia moglie le appoggiò le mani sulle spalle, non potevo crederci, Roberta stava godendo ad essere chiavata da quella bestia di Rocco. Lea era soddisfatta, come il suo amico che fumando una sigaretta guardava i camion fermi lontano e qualche luce di auto che andava e veniva da quel piazzale. Ero sconvolto ...mia moglie non era più lei.
Tenendola contro all’auto, Rocco la chiavò furiosamente, come lei non aveva mai provato in vita sua con me. Il cazzo virile di Rocco era lungo e lei in quelle spinte del suo bacino in alto se lo sentiva urtare contro il collo dell’utero, provandone anche se non voleva piacere immenso a ogni percussione. Il penetrarla a colpi profondi la sobbalzavano da terra contro la fiancata, facendola inarcare dal piacere.
Mentre la chiava le afferrò le mammelle. stringendole rudemente, provocandole una smorfia sulle labbra di leggera sofferenza che la fece godere di più. Poi con grandi colpi, rapidissimi, il virile cazzo di Rocco la spinse verso l’orgasmo. Contro la sua volontà Roberta godeva, in quella violenza il suo corpo rispondeva d'istinto al movimento di quegli urti della cappella al suo utero, dimenandosi. Non rispondeva più alla sua mente, alla ragione, ma al piacere di quell’asta di carne dura dentro di lei. Nel silenzio di quella sera e nella oscurità
schiarita dai lampioni di quel piazzale, si udiva solo il rumore affannoso dell'ansimare di
Roberta, dei suoi gemiti e del suo corpo staccarsi, battere e strusciarsi con il dorso e il sedere
sulla fiancata dell’auto.
Lea osservava eccitata e soddisfatta la scena della matura e seria signora per bene dimenarsi e
godere come una ragazzina chiavata in piedi da quel magnaccia di Rocco. Ero confuso, ma sapevo che oramai ci avevano in pugno e un brivido e un presentimento mi fecero pensare che sarebbe diventata davvero una sua puttana. Con lei Rocco provava una libidine perversa a pensare all'umiliazione a cui la sottoponeva nell’averla domata e sottomessa e nel chiavarla davanti a me suo marito, che la osservavo in silenzio godere posseduta da lui.
Aveva un ghigno trionfante, era fiero di sé stesso, c’era riuscito, stava chiavando la signora
Roberta, mia moglie. In quel silenzio rotto solo dall’ansimare di mia moglie, lui continuava lasciando scivolare il grosso cazzo fra le sue labbra vaginali pelose, gonfie e mature, sbattendole brutalmente la cappella contro l'utero e lo scroto con i suoi testicoli contro la figa e il perineo, facendola oltre che godere sobbalzare a ogni colpo. Roberta sotto quei colpi si muoveva involontariamente eccitata e confusa, mentre Rocco a voce alta la umiliava di più davanti a me: “Gode la signora Roberta ... Brava! Hai una bella figa stretta e calda ed è molto umida dagli umori del piacere che ti sta dando il mio il cazzo, ed è tanto bagnata che scivola bene dentro velocemente.” Aggiungendo con la sua voce rauca:” Però si vede che è la prima volta che chiavi in questa posizione in piedi. Scivoli in giù sulla portiera e sul cazzo e lo prendi fino in fondo...” E rideva volgarmente:” Ahahahahah!!!”
“Oh…vedrai che imparerà a farsi chiavare anche in piedi!” Rispose perfida Lea, mentre Rocco
continuò: “Su! …Muoviti anche tu!! Muovi un pò anche il tuo bel culo, alzalo e abbassalo così imparerai bene a godere e a far godere gli uomini e vedrai che si congratuleranno con te!! " La esortava allungando il braccio e dandole manate dietro tra la coscia e il sedere per stimolarla a muoversi e farla restare dritta.
Roberta udiva a fatica le parole di incitamento perversamente pronunciate con volgarità da
quell’uomo, ed eccitata e godente respirava affannosamente a fatica ansimando di piacere,
gemendo con le natiche o le grosse mammelle nelle sue mani. “Lo senti tutto, eh, puttana? ....” Esclamava Rocco offendendola:” ... La tua grossa figa da signora per bene non aspettava altro... Non è vero maialona? “Esclamò, aggiungendo perversamente eccitato: “Dillo che sei una puttana! Una maialona ...dillo !!.... Lo voglio sentire dalla tua voce." Gridò prendendole ancora i capelli tra le dita e tirandoli indietro con forza come redini facendole piegare la testa indietro e alzare il mento davanti a lui.
" Dilloooo!!" Ripeté eccitato e con rabbia iniziando a sculacciarle forte la natica di fianco facendola schioccare sulla pelle.
Con la voce flebile ed eccitata, rotta dal piacere incredulo e dalla paura vidi mia moglie esclamare:" Si lo sono! "
" Più forte!... Più forte!! Lo devi urlare!! ... Che senta bene anche tuo marito! Devi dire che cosa sei e di chi sei!" Gridò eccitato tirandole più forte i capelli indietro, mentre con l'altra mano le batteva la parte esterna della natica e della coscia ancora più forte...come a sculacciarla. "Voglio sentirlo dire forte!"
Roberta chiuse gli occhi e con la voce tremolante gridò:" Sono una puttana! La tua puttana| Una Maiala !!" E la frase le morì in bocca sotto un lamento di piacere che le uscì dalla gola. Si era eccitata di più a dirsi quelle parole.
" Brava!! Così mi piaci! ...Ubbidiente!!...Sempre ubbidiente."... Esclamò Rocco trionfante.
Ero strabiliato nel vedere mia moglie dirsi quelle frasi, ma nello stesso tempo turbato e accalorato, e mentre la chiavava avevo iniziato a sudare, sentirla godere mi aveva eccitato e avevo l’erezione, forte e prepotente imprigionata dallo slip.
A quel considerarsi e dirsi puttana e maiala e a vederla battere sulla coscia e sulla parte della natica che non era contro l’auto da Rocco, fui preso da una sensazione di calore, come una febbre improvvisa che mi bruciava sul volto e mi invase tutto il corpo. Improvvisamente nel vedere mia moglie godere con lui mi divenne durissimo e spingeva dentro gli slip con forza, lo sentivo pulsare contro le mutandine quasi facendomi male, ma dandomi piacere, come se la chiavassi anch’io.
All’improvviso Rocco prendendola per i capelli le piegò un poco la testa in giù verso la sua e
riprese a baciarla in bocca, con la lingua dentro, senza che lei si opponesse ma anzi in preda a
quella esaltazione sessuale, ricambiò il bacio con passione a quello che aveva definito un orrore di uomo, un verme.
I colpi di Rocco divennero sempre più veloci e più vigorosi da farla dondolare sulla fiancata dell’auto, la sua pancia batteva contro l’addome di mia moglie, facendole sbattere di riflesso il culo nudo contro la portiera… finché non la sentii gemere, gridare e stringerlo e poi un urlo esplosivo nella notte in quel piazzale da puttane:
“Oooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” “Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!”
Stava avendo l’orgasmo con Rocco e anch’io, toccandomelo da sopra i pantaloni, eccitatissimo
mi sentii venire dentro nelle mutandine, avvertendo il cazzo e i testicoli contrarsi in spasmi
piacevoli, come se avessi un orgasmo anch’io.
Rocco voltò il capo verso di me e mi guardò fisso imbarazzandomi, dicendomi: “Stai tranquillo che non te la metto incinta, mi serve così com’è per qualche annetto!” E rise e prima di venire, lo tirò fuori lungo e duro, sfilandolo dalla sua vagina e sborrandole sui peli e contro la pancia con getti di sperma abbondanti e violenti che colpivano il suo ventre candido inquinandolo. Mentre Roberta aprendo la bocca e socchiudendo gli occhi, girava il capo in alto dal piacere.
Era finito… era tutto finito. L’aveva chiavata come nella mia fantasia che era diventata realtà,
ma prima l’aveva picchiata, domata e poi sottomessa e chiavata ed ora ne era lui il padrone.
Io ero sudato, ero stato a osservare vigliaccamente, turbati e impotente quello che aveva fatto a Roberta. Avevo visto mia moglie prima picchiata e poi chiavata da Rocco ed ero stato a osservare e la fantasia era diventata realtà.
Rocco si discostò da lei con il suo pene ancora eretto e gocciolante di sperma dal meato uretrale e mettendo la mano in tasca, prese un fazzolettino e si pulì la cappella dai
residui della sua sborra. Lea invece si avvicinò a mia moglie e le passo dei fazzolettini di carta per pulirsi lo sperma e asciugarsi la figa, come si fa con le puttane. Roberta era sudata, sconvolta, la testa indolenzita e lo sguardo assente.
Il viso dagli schiaffi presi iniziava a gonfiarsi con gli occhi lucidi e gonfi di pianto e si guardava in giro come se non ci fossimo. Era disorientata.
“Bene!! Ora sapete chi comanda e che tu sei una mia puttana!!” Esclamò guardando mia moglie
che aveva lasciato cadere la gonna a coprirsi il sesso, portandosi la sigaretta elettronica in bocca e dando qualche tirata.
Roberta non parlava, sotto shock raccolse lo slip e se lo rimise prima da un piede e poi
dall’altro, se lo stava tirando su dalle cosce per rimetterlo, assestarlo e riabbassare subito la
gonna come se si vergognasse che la vedessero in mutandine.
Si sentì morire, sotto lo sguardo severo di Lea, oltraggiata, si pulì e asciugò gli occhi con altri
fazzolettini di carta. Il suo viso era quasi irriconoscibile. Le facevano male i capelli, glieli
aveva tirati molto forte, quasi a strapparli e qualcheduno lo aveva staccato lacerandole il cuoio
capelluto e lei aveva tutto il capo indolenzito.
Io non sapevo cosa dire. Il suo amico salito in auto accese il motore e mentre Rocco si sedeva davanti vicino a lui, Lea si metteva dietro, facendo entrare Roberta e me.
Partimmo in un viaggio silenzioso, nessuno di noi parlava nemmeno Rocco, soltanto mia moglie aveva il singulto. L’auto correva veloce, giunti nel luogo dove eravamo partiti ci fecero scendere salutandoci con un sorriso padronale, tirando boccate alla sua sigaretta elettronica, facendo uscire il fumo lentamente dalla bocca e rivolgendosi a noi disse:
” Mi scuserete, ma è già molto tardi e ho da fare con le mie ragazze che sono già a battere da
qualche ora. “E rivolgendosi a noi esclamò: “Mi raccomando a te!” Disse rivolto a mia moglie.” Domani sera ti verrà a prendere Lea e non fare storie per venire!”
Ci avviammo verso la nostra auto, ma prima di raggiungerla la voce di Rocco ci raggiunse ancora. " Signora Roberta " Esclamò sarcastico." Anche nei prossimi giorni si tenga libera che qualche sera la porterò a fare un giretto!! A passeggiare!!” Urlò ... E rise da sé avviandosi:” Ahahahahah!!!”
E partirono lasciandoci lì, da soli in piedi sul marciapiede, senza avere il coraggio di guardarci negli occhi. Ferita nel profondo vidi Roberta gettare uno sguardo di disprezzo a quell’uomo che poco prima l’aveva brutalizzata, violentata e fatta godere.
Eravamo soli e liberi e ora potevamo finalmente andarcene.
Andiamo a casa!” Dissi io passandole la mano sulle spalle e stringendola a me avviandoci con
lei indolenzita e violentata alla nostra auto.
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