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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

 

DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE

 

Le donne non sono mai nude, lo sguardo, la voce sono già un abbigliamento, hanno sempre un

gioiello, un trucco, una crema, un pensiero che le serve per coprirsi ... Sono nude soltanto nella

vergogna.

M.G.

 

 

Cap 11 ESIBITA.

 

Il pomeriggio dopo, all’orario stabilito, verso le 15.00 si preparò anche se controvoglia, per

andare come d'accordo ancora in quel night club, per prendere istruzioni da Lea e dalle altre

ragazze su come avrebbe dovuto comportarsi e muoversi la sera dopo.

Eravamo tutte e due agitati, io provavo una morbosità sottile nel doverla accompagnare di nuovo là in quel locale vizioso e lussurioso, ancora una volta non come cliente, ma addetta all’attrazione di quel pubblico. Mi sentivo come il suo protettore che la portava a esibirsi e questo inspiegabilmente mi eccitava. Mi rendeva euforico il sapere che lei seppur obbligata dal ricatto di Rocco, in un certo senso spontaneamente rifacesse lo spogliarello su quel palco.

La maschera che avrebbe indossato mi tranquillizzava sul segreto della sua identità e mi sentivo in un’altra dimensione entrando affianco a lei nel locale quel pomeriggio, quasi avvertii delle vertigini piacevoli, sensazioni che mi davano una sorta di leggerezza, godimento, e anche a lei a giudicare dal suo sguardo e dalla reazione della sua pelle.

Conoscevo la sua preoccupazione, era il timore che provasse piacere e gusto a esibirsi e si

eccitasse fino a bagnarsi in vagina, come accaduto la volta precedente.

Quel pomeriggio era vestita sobria, senza trucco, ma era lo stesso bellissima anche se nature e

casual. Stranamente fu lei a chiedermi di accompagnarla, si fidava molto di me, oltre che marito ero il suo punto di riferimento e sicurezza in tutto.

Le si leggeva in viso che era turbata, come madre, moglie e donna onesta non voleva ritornare,

anche se dentro lei sentiva una sorta di richiamo inconscio. Dietro quella maschera impassibile del suo volto serio e freddo, celava attrazione e repulsione per quello che si accingeva a fare. Mi aveva fatto piacere che mi volesse con lei al suo fianco.

Probabilmente con me vicino, si sentiva più tranquilla, pensava, che non avrei mai permesso che le succedesse qualcosa di strano, di sessuale.

Quando arrivammo, ci venne incontro Lea, ci aspettava all’entrata, ci disse che tutto era pronto e dopo i reciproci convenevoli e sorrisi di falsità, ci fece strada. Entrammo, il locale era vuoto, solo qualche inserviente che puliva o metteva a posto le bottiglie e qualche ragazza che fumando chiacchierava con altre. Seguimmo Lea e ci accompagnò davanti al palco che era già illuminato. Quando lo vide Roberta sbiancò, in un attimo le vennero in mente i ricordi e riprovò quelle sensazioni. Osservava il palco dalla sala e immaginava cosa potessero osservare quei clienti da dove era lei in quel momento, con le loro voci urlanti e i gesti volgari a essere la sopra.

A me disse di accomodarmi facendomi segno di sedermi nelle sedie davanti alla pedana, mentre Roberta presa per mano da Lea fu portata verso il retro e fecero il giro dal palco per entrare dal camerino.

Poco dopo arrivò anche Rocco, era tutto felice e sorridente e mi dava del tu:” Vedrai, sarà uno spettacolino bellissimo, in genere lo fanno le ragazze, ma domani vogliamo che

sia tua moglie a farlo! E vedrai che lascerà tutti a bocca aperta e si ecciterà anche lei e non solo

noi…. Rilassati e guarda ora.” Mi disse dandomi una manata in gesto amichevole sulla spalla.

Poco dopo si abbassarono di intensità le luci intorno a noi ed aumentarono quelle sul palco

con un faretto a fascio di luce circolare che puntava il centro. 

Uscirono sul palco lei, Lea e due ragazze, vidi Roberta che mi guardò e sorrise stupidamente e

io ricambiai. Iniziarono a muoversi, Lea a spiegare e mia moglie si lasciava guidare da loro, stava prendendo istruzioni su come camminare, muoversi, girarsi su sé stessa e quando spogliarsi, con le ragazze che per farle capire meglio mimavano l’atto mostrandoglielo o facendolo fare direttamente a lei.

Notai stranamente che mia moglie a Rocco non lo guardava mai, pur avendolo seduto davanti

in prima fila quasi di fronte, sfuggiva la sua immagine, ne aveva soggezione, lui, era riuscito

ancora in un modo o nell'altro a farla risalire su quel palco, la prima volta con l’inganno e ora con il ricatto. Sapendo che la turbava la vista di Rocco e che non lo sopportava non gli diedi peso. Notai anche che sul palco con Lea aveva un atteggiamento arrendevole, di remissione, si lasciava guidare davvero facendo quello che le chiedeva lei, come se volesse imparare sul serio, eppure non era nel suo modo di essere cedere e comportarsi così con quella gente. 

Il suo modo di fare era in contrasto con il suo carattere che di solito era orgoglioso e superbo, ma Rocco lì davanti probabilmente le provocava timore, soggezione, inquietandola. Le sue estemporanee irruenze verbali avute verso di lui, erano state più un meccanismo di difesa inconscio che non una vera e propria reazione caratteriale.

Dal suo sguardo capii che era imbarazzata. Rocco la intimoriva.

Mi guardava, cercando in me qualche protezione, come a far sì che si fermasse tutto, un aiuto che non le arrivò mai. In poco più di un’ora Lea le spiegò tutto, i passi che doveva compiere, i tempi musicali per fermarsi e il togliere l’abito che indossava aiutata da due ragazze al suo fianco. Al termine rimise la sua giacca, salutammo freddamente con sorrisi smorti dandoci appuntamento alla sera dopo.

Quella sera fu diversa dalle altre per noi, eravamo tutti e due inconsciamente eccitati dal

pomeriggio e dall’aver respirato ancora l’aria trasgressiva e peccaminosa di quel locale, ma ce lo nascondevamo l’uno all’altro come vergognandoci e manifestavamo il nostro disagio e turbamento con il corpo.

La serata passò e osservandola mentre di fronte a me cenava o serviva a Federico, ero sempre più eccitato e pensavo alla prima sera che si era dovuta mostrare, alla scena e alle sensazioni che avrebbe vissuto di nuovo nuda su un palco ad essere bramata da tutti quegli uomini. Inconsciamente quello che accadeva eccitava anche a lei che silenziosa mangiava.

La osservavo portare il boccone in bocca, aprirla e riceverlo e poi masticarlo con le guance

gonfie e in movimento. Ero certo che quel ricordo si rifletteva nel momento in cui si lasciava andare a gesti quotidiani, mentre rilassava la mente, allora in quei momenti quei desideri inconsci si manifestavano prepotenti in lei, e anche se non mi diceva nulla me lo faceva capire con il silenzio e con gli occhi che sfuggivano i miei.

Quella sera quando andammo a letto capii dal nostro modo di fare, di pensare e del non parlare che eravamo sempre in tre, c’era anche lui tra noi il convitato di pietra, Rocco, nei nostri pensieri.

Nonostante la preoccupazione per quello che c’era accaduto, l’eccitazione che provavamo

incoscientemente faceva passare in secondo piano tutta la faccenda, dimenticando i rischi che

correvamo e dove c'eravamo cacciati. Quella notte non riuscivo a prendere sonno pensando a quello che era accaduto, alle fotografie a quello che poteva succedere assecondando Rocco. Al mio dire falsamente a Roberta di assecondarlo per poter sconfiggerlo, mentre invece in quel modo non facevo altro che farla assoggettare sempre di più a lui… anche se dal mio punto di vista lo reputavo sessualmente interessato solo più a il suo esibirsi e umiliarla che avere atti sessuali concreti e fisici con lei. Con la mente vagavo, facevo supposizioni e mi spingevo a pensare situazioni erotiche e sconvenienti per mia moglie. Ero come impazzito lo so, prevaleva in me meno l’aspetto mentale sociale e famigliare, e più quello sessuale che mi faceva dimenticare lo scandalo che poteva accadere se si fosse saputo qualcosa.

Il sospetto che anche lei desiderasse e le piacessero quelle sensazioni, non mi spaventava, anzi

Lo auspicavo e mi eccitava, non le consideravo un pericolo come avrei dovuto, che avrebbero potuto portare un turbamento e un cambiamento psicologico in lei.

La immaginavo come se fosse lì, nuda davanti a uomini vocianti e ne ero appagato e felice.

È vero che aveva la maschera e i clienti non la potevano riconoscere, ma Rocco sapeva benissimo chi era, conosceva il suo viso e sapeva che quella donna era Roberta, mia moglie. E che lui me la vedesse nuda, davanti e dietro con lei consapevole che la guardava, mi esaltava e non provavo gelosia a quel pensiero scellerato, ma solo eccitazione, anzi contentezza a sapere che l'avesse vista nuda, che avrebbe scrutato ancora le sue mammelle e il suo sesso peloso.

Pensavo poi all'entusiasmo e ai fischi di approvazione di quel pubblico perverso per il suo

magnifico culo. Già il suo culo, anche quello preda delle mie fantasticherie con Rocco, quel desiderio fine e sottile di fantasticare a volte che me la inculasse. Era più forte di me, mi eccitava. Mi dicevo nel buio della stanza:

“Sarebbe bello se quel porco riuscisse a fare ciò che a me è sempre stato negato, che la

sverginasse il culo!”

Erano solo fantasie, ma che mi eccitavano enormemente e che mai avrei messo in atto realmente, ma pensarle era un po' come drogarmi… sognare, viaggiare con la mente nel buio della stanza e nella luce che lei rappresentava.

Ma come dice il proverbio:” La follia trova sempre soluzioni!” Erano un presagio quei miei desideri. Anche se quei pensieri che non avevo mai avuto prima di allora, mi mettevano sullo stesso piano di un cornuto, ne provavo benessere, gioia psicologica e fisica e mi rendevo conto che anch’io stavo cambiando.

Pensavo divertito nel buio della stanza, mentre lei mi dormiva a fianco: “Gli altri pensano a come fare a scongiurare delle corna potenziali che potrebbero fargli le mogli e io invece ragiono a che la mia me le faccia, senza più avvertire gelosia, ma anzi eccitandomi. “Continuando nel mio vaneggiamento erotico sessuale su mia moglie: “E' solo da persone intelligenti e raffinate trasformare la gelosia in eccitazione e le corna in piacere, facendo scaturire fantasie sessuali capaci di resuscitare i morti.”

La immaginavo come contaminata dalla perversione di Rocco e assurdamente ne provavo piacere. Pensai che lo scopo di Rocco fosse quello di giocare con lei perché altezzosa, orgogliosa, bella, perbene e morigerata, di volerla umiliare perché le teneva testa, vestirla e farla apparire in modo scandaloso e volgare come piaceva a lui perché donna seria e inconsciamente piaceva anche a me quello che pensavo di lui. Questo lo accettavo e potevo concederglielo, mi accendeva, mi intricava sessualmente.

Ricordavo quella sera e il rammentare quei momenti nell’averla vista trasformata con

l'abbigliamento da coniglietta mi agitò, era bella particolare, sexy, mi piaceva, era una piacevole visione. Quello che non mi interessava in quella specie di accordo fatto per gioco con Rocco era la parte finale, riguardante l’assoggettamento e l’imputtanimento di mia moglie per farla diventare una battona da strada, lo reputavo impossibile, anche se sotto alcuni aspetti il fantasticarlo mi dava i brividi ed eccitava molto pensarla così, pur trovandolo indegno. Ma ero sicuro e tranquillo conoscendo il carattere, il temperamento e il modo di pensare di Roberta su certe cose, che lui non sarebbe mai riuscito ad attuare.

Fissando il buio e i fasci di luce esterni e freddi che dalle tapparelle schiarivano la stanza mi masturbavo mentalmente nelle possibilità e nei se.

Quel gioco cerebrale continuava, e sotto certi aspetti era bello e piacevole per tutti...ma era rischioso, maledettamente rischioso e lo sapevo…. Continuare significava mettere a rischio il nostro matrimonio, il suo equilibrio di donna e di trovarci realmente tra le altre portala a battere. Sembrava un sogno erotico, uno di quelli che quando si fanno, al mattino lasciano un senso di vuoto, di piacevolezza o di dispiacere al risveglio perché non era reale quello che si viveva. Quei pensieri e fantasie mi portavano su una strada sbagliata. Era vero che in quel periodo la immaginavo spesso con un altro uomo che la possedesse, ma un conto erano le fantasie e un conto era la realtà. Avevo accettato tutto l’accaduto sconsideratamente con eccitazione, incluso la sorpresa della sua sfilata e spogliarello non voluto, ma escluse le foto fatte allo scopo di ricattarci ancora di più, ma certamente mai e poi mai avrei acconsentito che Roberta chiavasse davvero con un altro uomo. Un conto era la fantasia, un’altra la realtà e soprattutto con quel Rocco, un vecchio magnaccia perverso, brutto come la fame, che fino ad allora aveva messo il suo cazzo solo dentro le fighe larghe delle sue puttane.

Non avrei mai acconsentito nemmeno con un bel giovane. Mi dicevo: “Roberta non la darei nemmeno a un bel giovane dotato, figuriamoci a lui, basso e mezzo zoppo!” E mi ripetevo:

“Un conto è fare la puttana per gioco in un night e un altro farla davvero per lavoro su una

strada. “

Ma le mie erano solo riflessioni. Percepivo la minaccia e con il buon senso avrei dovuto

fermarmi, terminare tutto a qualunque costo, anche a quello di andare alla polizia, prima di

finire nella perversione e perdizione sessuale di quell’uomo.

Roberta era, bella, matura, fedele e mamma. Che si affidava a me completamente.

Mi voltai, l’accarezzai mentre dormendo mi dava la schiena nuda e mi chinai dandole un

bacio affettuoso e amorevole sulla guancia, come a rassicurarmi che quello che pensavo,

fantasticavo e rischiavo, fosse solo una preoccupazione senza senso. La guardai girata, sentivo il suo odore di moglie e di mamma e il profumo della sua pelle.

Pensarla e saperla nell’attenzione e desideri lascivi di Rocco le cui intenzioni erano chiare, quelle di riuscire a disinibirla e mostrala nuda nel suo locale e se ci fosse riuscito probabilmente anche a chiavarsela mi esaltavano.

Come drogato da quel pensiero e dagli allucinogeni del desiderio e dell’eccitazione, la immaginavo in quel locale nuda e sorridente, con Rocco che la invitava ridendo: “Vieni fuori con me… ti porto a passeggiare, lascia che i tuoi freni inibitori si allentino, beviamo un po’ di alcool… e poi ti porto a fare una bella passeggiata lungo il marciapiede e vediamo cosa succede … “Proseguendo in quella mia visione eccitante a parlarle sotto il suo sguardo torvo e impressionante: “...Ti farò conoscere degli amici che ti porteranno a fare dei giri in macchina .... e chissà che non riesca io anche a farti bere qualcos’altro, magari direttamente dalla fontana che ho tra le gambe…ahahahahahh!!! “Ridendo sfacciatamente delle allusioni davanti a me…

Era un sogno ad occhi aperti perverso e libidinoso, ma che sembrava vero.

In quel pensiero sognante avevo il cazzo duro per l’eccitazione, mi scoppiava. Distinto allungai il braccio sulla mia destra, facendo scivolare la mia mano sotto l’elastico del suo slip, sul sedere, accarezzarlo e poi portarla davanti giù nella fessura inguinale, tra i peli della sua fessura lunga, calda e palpitante. Nel mentre me lo toccai realmente con l’altra mano:” È proprio duro. Un pezzo di ferro. “Pensai riabbassando la testa sul cuscino. Avrei voluto piantarglielo dentro, ma ero timoroso che lei non lo avrebbe concesso se la svegliavo, ma distinto provai.

“No, dai! Ti sembra questo il momento? …Ma che ti ha preso sono stanca? …” Farfugliò

addormentata avvertendo la mia mano sulla sua figa frugare tra i peli nelle grandi labbra, girandosi e tirandosi di più su il lenzuolo sulla spalla. Volevo implorarla di non negarsi, ma non avevo il coraggio di dirle il motivo di tanta eccitazione.

Ma eccitato l’abbracciai d’istinto.

“Che fai Carlo? Non ne ho voglia dai!” Esclamò infastidita muovendo il corpo per scrollarsi la mia mano e lamia presenza d’addosso. Ma non era vero, lo sapevo e lo sentivo che era eccitata anche lei, la conoscevo bene e aveva i peli e la vulva umida di umori.

Le accarezzai la schiena, e al mio sfiorare la sua pelle la sentii fremere, reagiva, nonostante lei

cercasse di restare indifferente. La feci voltare in posizione supina, il suo seno era gonfio sotto

le escursioni respiratorie, e avvertii con la mano i capezzoli duri sotto la camicetta da notte che premevano evidenziandosi esternamente.

Prendendole l’elastico, accarezzandole la coscia, gli tirai giù le mutandine fino alle caviglie e poi a toglierle velocemente e non senza difficoltà dovuta alla posizione e alle lenzuola, per poi tornare su con la mano e rimetterla sulla figa, bella pelosa e gonfia, umida delle mie carezze, ma soprattutto dal ricordo di quello che era avvenuto su quel palco, delle parole di Rocco, dai suoi sguardi viziosi su di lei.

La bacia e accaldato e senza dirle nulla le salii sopra allargandole le gambe, cercando con le dita la sua fessura per penetrarla, senza che lei lo impedisse più; e la presi con foga. Si lasciò andare e possedere da me. Fu un amplesso lussurioso e passionale, breve ma intenso tra baci carezze e penetrazione, ma io non ero io, ma Rocco, sia a immaginarmi in lui, che immaginandomi lei con gli occhi chiusi e i gemiti che le uscivano dalle labbra, e venni velocemente, tirandolo fuori ed eruttando il mio seme bianco, sul suo monte di venere, la sua pancetta pallida da splendida signora.  

Il giorno dopo passò normalmente, ognuno andando al suo lavoro e Federico a scuola e nel

pomeriggio fuori con la sua ragazza Cristina.

La tensione aumentava avvicinandosi la sera e così il nervosismo di Roberta. Cenammo normalmente, dicendo a Federico che saremmo rincasati tardi, di non preoccuparsi,

che saremmo andati da dei conoscenti dall’altra parte della città, ma che comunque intorno a

mezzanotte saremo rientrati e che lui se non ci vedeva, poteva andare tranquillamente a

letto che noi saremmo arrivati dopo.

Dopo cena ci preparammo e lei non so se era agitata o eccitata, si muoveva in modo inquieto,

frenetico, si guardava allo specchio. Si vestì sobria, come se andasse in ufficio, gonna sopra il

ginocchio, camicetta aperta con collana, scarpe con tacco modesto e giacca del tailleur. Era una signora ma molto affascinante… Uscimmo alle 21.00 e presa l‘auto ci avviammo verso la periferia nord di Milano. “Cerca di sorridere un po' e non essere musona! “Le dissi, continuando: “Intanto dobbiamo andare per forza, tanto vale che lo pigliamo con spirito!”

“Sai che non mi va quell’uomo! “Esclamò lei rispondendomi:” ... E mi chiedi di sorridere

anche?”

“Vedrai che questa storia la risolviamo per il meglio stai tranquilla!” Ripetei ancora per

rassicurarla, ma lei ribatté: “Non mi piace quel Rocco lo sai! Ha quel fare padronale, di chi conosce bene le donne anche psicologicamente ed è abituato a sottometterle. Mi inquieta! Per lui le donne sono tutte puttane!!”

“Lo capisco!” Risposi tanto che l’auto tra il buio sfrecciava in tangenziale. Era silenziosa, timorosa e passiva non reagiva. Gettando lo sguardo sul suo decolté fiorente che si intravvedeva dalla camicia, guardando le sue mammelle strette nel reggiseno sospinte in alto quasi a traboccare dalla apertura dal tessuto, la osservavo come se non fosse mia moglie, ma un’altra donna e mormorai: “Visto che dobbiamo farlo per forza, prendiamo il lato positivo…” Mi interruppe. “Ancora con questo lato positivo? E quale sarebbe?” Esclamò seccata.

“Sarebbe che intanto ti da duemila euro per mezz’ora di serata!” Pronunciai: “E sono una bella cifra!”

Scrollò le spalle: “Mi paga come le sue puttane!”

“E dai non prenderla così tragica...non essere così patetica!” Esclamai io seccato anch’io del suo comportamento:” Tu non sei una sua puttana… e sono preoccupato anch’io sai!!!

“A vederti non sembra!” Rispose.

A quella esclamazione fui a scrollare le spalle e a lasciarla con i suoi pensieri continuando a guidare verso il night, uscendo dalla tangenziale e prendendo la strada per i viali.

A Roberta non piaceva Rocco quel vecchio perverso e tanto meno Lea che considerava una

ruffiana, pronta a tutto per lui e per i soldi, ma li temeva, li subiva, ne subiva il fascino negativo e aveva paura fisica e psicologica di loro.

Intanto che l'auto correva per le strade periferiche di Milano tra le luci e la gente che rincasava, Roberta fissando oltre il parabrezza pensava a tutto quello che aveva dovuto subire fino a quel momento, da quelle persone.

Arrivammo al night club verso le 22.00, posteggiammo e scendemmo dall’auto, il locale si

stava riempiendo e c'era molta gente che si avviava a entrare. Eravamo agitati, e Roberta

timorosa e inquieta mi stava vicino, era a disagio e sopraffatta da quell'ambiente di peccato, pieno di libidine e lussuria dove ci avviavamo ad entrare, con dentro tutta quella gente e quelle ragazze che esponevano il corpo alla vista e alle mani di chiunque. Era scandaloso per lei. Pur essendo la seconda volta, era piena di vergogna, imbarazzatissima, si sentiva a disagio solo ad esserci, anche senza guardarli.

Quando fummo dentro, Rocco e Lea ci vennero incontro e ci fecero un cenno con la mano di

seguirli e lei stupendomi, seppur esitante ubbidì e si avviò facendo il passo prima di me verso il bancone, senza nemmeno aspettarmi. Stranamente gli ubbidiva, non aveva il coraggio di ribellarsi, quella sera aveva un comportamento arrendevole e passivo, non come la volta precedente che era aggressiva, come se avesse paura di tutto. Sapevo che Rocco le creava soggezione davvero, ma non fino a quel punto. Tutti quegli avvenimenti creati con la falsità e la menzogna e il piegarsi a lui alla sua volontà con coercizione e a volte con la mia complicità celata, le avevano creato uno stato di insicurezza e perplessità interiore. La spaventava e intimidiva con i suoi sguardi ambigui, che celavano disprezzo per lei, per il tipo di donna che rappresentava così diverso da quelle che frequentava lui. Disprezzo che non mostrava apertamente ma che lei percepiva, pieno di cinismo, indifferenza e freddezza.

Mi resi conto che Rocco aveva uno strano influsso su di lei e inconsciamente Roberta ne avvertiva l'autorità, anche se non voleva ammetterlo a sé stessa. Quel suo timore di Rocco e accettare seppur coercitivamente e malvolentieri le sue scelte, altro non era che una sua forma di sottomissione inconscia a lui e riconoscerne la sua dominanza.

In quei giorni era stressata e nervosa e quella sua lotta interiore la stava avvilendo e consumando psicologicamente. Quelle sensazioni ed emozioni, nuove, strane e diverse dalle solite che provava, se all'inizio erano scarse e lei reagiva combattiva con forza e aggressività, nei giorni e nelle settimane che seguirono le crearono una sorta di impotenza mentale, di apatia verso sé stessa e verso tutto. Non era il suo mondo quello, il suo modo di vivere, c’è l'avevo trascinata io per gioco e lei non ne era a conoscenza e non sapeva come uscirne. Si trovava forzatamente ad avere pensieri, fare atti, gesti e azioni e ad assumere comportamenti esibizionistici che non erano suoi, che non le appartenevano culturalmente e moralmente, che disapprovava, ma nello stesso tempo scopriva allarmata che la eccitavano, si sentiva attratta da loro, fino al punto da provarne piacere nel compierli. E questo la spaventava, era diventato un suo terribile segreto che aveva provato a confidarmi, ma che io eccitato lo minimizzai a torto. Così mentalmente un po' alla volta senza nemmeno rendersene conto, come capita alle donne apprensive, mia moglie si lasciò andare, diventando prima accondiscendente e rassegnata, poi arrendevole e passiva e di conseguenza quasi abulica, vivendo una sorta di depressione interiore che non manifestava a nessuno, nemmeno a sé stessa ma che aveva dentro di lei.

Quella situazione di attrazione e repulsione per quello che doveva compiere la stressava, passava dall'ira alla frustrazione. Era diventata incerta su tutto e la conseguenza era l'influenzabilità da parte mia e con il tempo anche di Rocco e Lea, difficilmente nei fatti intraprendeva qualche azione di suo, si affidava sempre nelle decisioni a me.

La sua tendenza inconscia a regredire caratterialmente, le aveva fatto perdere la combattività.

Accettava tutto con la speranza che tutto cambiasse e terminasse presto e potesse tornare alla vita di prima, di tutti i giorni.

Aveva difficoltà a prendere decisioni in maniera autonoma, chiedeva sempre a me anche per imporre i suoi desideri e idee o di intraprendere qualsiasi iniziativa o compiere un'azione pur

sapendo che per lei era necessaria. Era un periodo particolare quello per Roberta, che la rendeva fragile e vulnerabile psicologicamente.  

La sua aggressività momentanea se c’era, era detta dalla reazione e non più da un ragionamento. Il più delle volte, disperdeva le sue energie psicofisiche in pensieri di protezione o di come uscire da quella situazione e contemporaneamente si dedicava a numerose attività quotidiane (casa, lavoro, figlio) per non pensare, non riuscendone a portarne a termine nemmeno una e si sentiva frustata. Stava avvenendo in lei senza che nemmeno se ne rendesse conto, una mutazione mentale, lenta e subdola, del reagire, che annullava le sue capacità di ribellarsi. Si sentiva umiliata e mortificata per quello che doveva compiere, ma anche attratta ed eccitata nell'attuarlo e se ne vergognava con sé stessa e questo combattere interiormente tra di lei, annullava tutta la sua capacità cognitiva. Si avviliva e ci pensava sopra in ogni momento, anche sul lavoro, soprattutto non capiva perché io

fossi così accomodante con le richieste di quell’uomo, quel Rocco.

Pensava e non a torto, che se avessimo reagito subito non saremmo arrivati a quel punto, ma io davo a Rocco sempre ancora una chance e questo, lo accettava per me, ma non lo comprendeva. Era diventata una bomba a orologeria, fatta di emozioni e sentimenti contrastanti e diversi tra loro, carica di moralità e di nuovi desideri sessuali sconosciuti, di vergogna e piacere, umiliazione e orgoglio. Pronta ad esplodere a sua stessa insaputa, liberando dentro di lei una serie di manifestazioni, trasformando la soggezione in remissività e questa in sottomissione, l'amore in lussuria, l'eccitazione in perversione, uccidendo moralità e decenza, fedeltà e onestà, stima e rispetto per sé stessa. Ma tutto questo esternamente non si vedeva e lei stessa ignorava, avvertendo quei segnali psichici, semplicemente come stanchezza.

Quella sera entrando ci rendemmo conto che avevamo abbellito il locale, decorandolo e

arricchendolo con giochi di luce, era meravigliata e confusa da quell'ambiente che profumava

d'incenso, con faretti a luci rosso chiaro che si disperdevano in tutto il locale, dando veramente una forte sensazione di erotismo, in quell’ambiente vociante e maturo, con ogni tipo di persona ai tavoli. Erano tutti a vista, eleganti e signorili, compreso, le loro compagne o

mogli mature come loro e non si riusciva a non guardarli in faccia e a far cadere l’occhio sopra ad essi. C'erano addirittura anche giovani, probabilmente balordi invitati da Rocco, era impressionante dalla gente che affollava il locale e Roberta era smarrita, suo malgrado li guardava turbata, non poteva non vedere quei clienti che a detta di Rocco aspettavano soltanto che lei si denudasse per osservare, desiderare e osannare il suo corpo maturo. Anche se non voleva da qualsiasi parte si voltava c'erano sguardi di curiosità su di lei. Nessuno sapeva chi fosse quella bella signora castigata, ma era sotto i loro sguardi, ne era al centro, timorosa che capissero che fosse lei la famosa lady Erre che Rocco aveva pubblicizzato.

Era tutto eccitante, il locale, la musica, i profumi e la sua tensione... Così curiosa, si guardò intorno a osservare i cambiamenti che c’erano stati in quei quindici giorni dalla prima volta.

“Osservi pure Roberta! …Si guardi pure attorno!” Le disse Lea. “Pensi che sono qui quasi tutti

per lei, per ammirarla, dovrebbe esserne felice! Faccia pure come se fosse nel suo ambiente!”

Proseguendo sorridendole falsamente: “Si ambienti pure!!...Impari a conoscere i vari settori e i tipi di persone che frequentano il locale dal loro vestire, da come si muovono, dagli anelli alle dita delle signore, dagli abiti, orecchini e collane e ...da quello che ordinano da bere. Così almeno saprà valutarli con attenzione quando si avvicineranno come clienti che valore dargli.”

“Quando si avvicineranno clienti?” Ripeté mia moglie stupita.

“Eh sì!!...Non glielo detto? ...Che stupida!... Dovrà essere l’attrazione stasera e farci una buona

pubblicità e soddisfare i clienti e convincerli a bere e a tornare, come detto nelle prove sarà

affiancata da due ragazze rumene molto brave in questi spettacoli, anche loro sono attrattiva qui e dovrà essere anche adeguata nel look.”

“Adeguata nel look? Ma in che senso?” Chiese curiosa e ansiosa mia moglie osservandomi.

“Nel senso come le è stato spiegato ieri, che prima di arrivare ad essere nuda, si dovrà adattare anche nell’aspetto all’ambiente! ...Sara solo per un’oretta naturalmente. Lo sa! È un favore che le chiede il sig. Rocco.” Aggiungendo:" Sa!!... Ai clienti piace rapportarsi con donne belle, volgari ed equivoche e lei dovrai sembrare una di loro, sorridere. “Aggiungendo facendole ricordare la prima sera che fu lì: “Da coniglietta ha avuto molto successo. "

Rocco sapientemente alzava sempre un pò di più quello che avrebbe voluto da Roberta, da una semplice sfilata con striptease ora che era venuta Lea per lui la stava convincendo prima a vestirsi e truccarsi in modo osceno come le altre ragazze.

“Ma io !!” ...Balbettò Roberta:” Non me la sento! Non voglio! Non sono portata per queste

cose!”.

“Io cosa?” Chiese Lea con aria superiorità. “Non vorrà fare questo sgarbo al sig. Rocco? Glielo ha chiesto come favore a casa sua l’altra sera, le dà duemila euro e lei ha accettato!”

“Si ma io pensavo solo mezz’oretta per lo spogliarello con la maschera e non dovermi truccare e stare qui tra quella gente. Non posso! Non mi sento più, non mi sento.” Mormorò Roberta guardandosi attorno.” E poi mi vergogno. Non mi sento di farlo signora Lea, mi chiami mio marito per favore.”

“Su!!...Su! Signora Roberta !!...Sarà solo per un’oretta Lady Erre e poi se ne tornerà a casa con il

suo maritino, da quel suo figlio bellissimo e la sua fidanzatina. A proposito! Ma lo sa che è

davvero carina la fidanzatina di suo figlio e pensi che ha l’età della nostra spogliarellista

Camille…. diciotto anni.”

Roberta restò in silenzio, non disse nulla. Si avvicinò a me chiedendomi di dire qualcosa, di intervenire, aiutarla. Non puoi permettere che mi tratti così! ...Che mi spogli qui sul palco e poi giri per i tavoli e sfili per loro! Non era questo l’accordo…Sono tua moglie!! E poi non permettergli di parlare in quel modo di Cristina!”

Le risposi imbarazzato. “In che modo non permetterle di parlare di Cristina, ha solo detto che Camille ha l’età di Cristina. “

“Si! ...Ma possibile che non hai capito il senso del paragone!!” Ribatté seccata:” Che anche la

nostra Cristina potrebbe essere benissimo una Camille, facendo quello che fa lei e concedendosi anche lei per soldi a questi uomini...” Era irata.

"Ma cosa posso fare? ...Dire?” Risposi io.” Non vedi, sono impotente! È lui che decide, per ora ci ha in mano!”

“Digli ora quello che non gli hai saputo dire in casa, che sono tua moglie e che tu non vuoi che faccia questo genere di spettacolo, .... digli che abbiamo cambiato idea, che sei geloso e non glielo permetterai mai, che qui io sono una signora seria, rispettata e che soltanto le puttane fanno questo tipo di lavori e spettacoli...Diglielo ti prego Carlo !!” Mi sussurrò.

Mi avvicinai a Rocco e provai ad accennare qualcosa, ma lui seccato chiuse subito la discussione dicendo:” Mi dovete tutte e due qualcosa, è un favore che vi chiedo e in cambio ne riceverete qualcos’altro. Tua moglie prende 2000 euro, lo hai dimenticato? Ne abbiamo parlato e avete accettato, ora non potete tiravi indietro. Affermò stringendomi l'occhio non visto da Roberta aggiungendo: “Non potete negarmelo!” Con voce alta, seccata e severa in modo che sentisse Roberta. “E poi è un lavoro come un altro!... Avrà la maschera e nessuno la riconoscerà, stia tranquilla. Sarà qui dentro solo un’oretta e non è in mezzo a una strada dove tutti la vedranno e potranno riconoscerla.”

Quel paragone con la strada e le puttane che la frequentano ci sconcertò e ci sembrò

inappropriato.

“Comunque ora basta! Non accetto scuse.” E appoggiandomi la mano sulla spalla disse ancora:

“D’accordo, non passerà tra i tavoli, salirà solo sul palco ...e poi non dite che non vi vengo

incontro. Però ora basta capricci!! Ci siamo capiti?!” Esclamò e chiuse la discussione con un

sorriso beffardo.

Entrammo nel camerino, l’aria all’interno era calda e densa di fumo e odori misti a profumi, e il brusio del vociare assieme ai rumori di sala erano coperti dal dolce sottofondo musicale.

Io e mia moglie ci guardammo negli occhi rassegnati, incapaci di reagire oramai avevamo

accettato e dovevano andare fino in fondo e questo era per lei motivo apprensione. Nel frattempo Lea si avvicinò a lui, parlò un po' con Rocco e poi venne verso di noi.

Roberta era intimidita da lei, oltre che disgusto le faceva soggezione dopo lo scherzo che le aveva fatto la volta precedente e la temeva. E Lea la esortò:” Su signora!!... Ora si spogli nuda…che la trasformiamo e facciamo diventare lady Erre!”

Pur sapendolo come ultima difesa, quasi inconsciamente d’istinto obbiettò Roberta:” Come nuda?”

Ma Lea spazientita dal suo comportamento, cambiando tono la sollecitò con voce decisa e autoritaria. “Su!! Ubbidisca!!”

“Ma Lea! ….” Esclamò stupita di quella reazione Roberta.

“Lea un cazzo!!...” Rispose incattivita e volgarmente lei:” Signora Lea!! Da ora mi devi chiamare sempre signora o madame e darmi del lei!!.... Come tutte le ragazze qui dentro e fuori sui marciapiedi!! Hai capito impiegata del cazzo?” Esclamò; arrabbiata dandole del tu.

Roberta restò sconcertata da quella reazione, era incredula, attonita, in silenzio a bocca aperta e mortificata da quel comportamento inaspettato verso di lei, era stupita e avvilita da quell'atteggiamento e linguaggio che aveva nei suoi riguardi. Le mancava di rispetto, si rendeva conto che qualcosa stava cambiano nei suoi confronti da parte di loro e non solo dentro sé stessa. Con un linguaggio simile solo una settimana prima, l’avrebbe mandata al diavolo e se ne sarebbe andata, ora invece non ci riusciva, ne aveva paura e si sentiva umiliata da lei. Mi guardò e la guardò e seppur esitando, intimidita, tra tentennamenti lo fece. Iniziò a spogliarsi.

Ubbidiva! ...Mi chiedevo perché lo facesse …e c’erano solo due risposte e pensavo che fossero

tutte due valide le motivazioni che la rendevano passiva e accondiscendente a quei comandi. La prima, era che aveva timore di loro e la seconda che inconsciamente le piacesse e inconsapevolmente desiderasse essere trattata in quel modo, che era attratta da quello che le accadeva e dal modo in cui veniva considerata, nessuno si era mai permesso di parlarle in quel modo, nemmeno io che ero suo marito. Certamente in quei momenti si sentiva combattuta dentro ... ma poi accettava la scelta di Rocco che tramite Lea faceva per lei, i suoi desideri, che potevano essere interpretati anche come ordini.

Anche se non voleva e lo mostrava, intuivo che inconsciamente provava turbamento da quella

situazione. Lo dimostrava la sua accondiscendenza e l’involontaria turgidità dei suoi capezzoli, dritti e duri che si presentarono quando si spogliò. Quando fu nuda, Rocco la guardò a lungo sul sesso e sulle mammelle, facendola morire di vergogna, poi con voce decisa disse a Lea guardandole sempre la figa.” Con tutti questi peli non va bene! Dovrebbe depilarsi.”

Lea sorrise, era pronta a prepararla e l'avrebbe depilata volentieri lei personalmente nella saletta attigua adattata per i trucchi e l’estetica delle ragazze:” Non può mostrarsi ai clienti nella sfilata con quel cespuglio peloso da mamma modello e signora per bene tra le gambe. Depilagliela tutta completamente!” Esclamò autoritario Rocco.

Roberta arrossì in viso ed esclamò:” Come depilata?” Poi capendo cosa volessero fare, ebbe un momento di forza e reazione rispondendo:” No! ... Assolutamente! Non voglio essere depilata lì sul sesso! Assolutamente no!” Esclamò agitandosi. E intervenni io andandole in soccorso:

” No! Depilata no, non se ne parla! Non era negli accordi! A noi piace così!” Affermai deciso

prendendo le difese di mia moglie Roberta.

Vedendoci così uniti e risoluti, per paura che saltasse tutto, Rocco in un momento di stizza, agitando il braccio verso l’alto acconsentì:” Va bene! Lasciagliela pure pelosa la figa se le piace così, ma mettile qualcosa di sexy sopra…una string a farfalla davanti che le copra i peli!” Pronunciò rivolto a Lea.

E così fecero e invece del solito triangolino di stoffa ridotto, misero un tanga con una grossa

farfalla nera di stoffa traforata e trasparente davanti, con le ali aperte piene di paillettes luccicanti che formava una sorta di triangolo irregolare. Tenuto su da due strisce di tessuto nero all'apice delle ali che le giravano intorno alla vita e si univano dietro e un'altra che iniziando da sotto, passava sul perineo e salendo si infilava nel solco gluteo, scomparendo tra esso per poi uscire più in alto verso i lombi e legarsi a quelli sulla vita. Era un ornamento molto erotico che le coprì tutti i peli.  

Praticamente il suo pube e monte di Venere venne decorato con una deliziosa farfalla ricamata tempestata di paillettes che brillavano alle luci dei faretti della sala. Su il suo corpo nudo era molto sexy e accendeva i desideri degli spettatori. Le misero, calze e reggicalze di seta nera, senza reggiseno, era bellissima più la guardavo e più mi sembrava impossibile che quella donna così erotica e sexy fosse mia moglie, la mia Roberta, l’impiegata postale, eppure lo era.... desiderabile e piacente. Poi le fecero indossare una gonna a tubino elasticizzata

rossa che mostrava volgarmente le sue curve e le eccedenze fisiche rendendole sexy e volgari e una camicetta di seta leggera e trasparente anch'essa nera annodata all'ombelico che oltre a

lasciare ammirare la sua erotica pancetta da signora, faceva intravvedere il gonfiore e l'eccitazione del seno e dei capezzoli turgidi nella trasparenza, dove si notavano dritti e spingenti. Segno che le piaceva quella condizione.

Mi eccitava assistere a quella vestizione, farei meglio a dire a quella trasformazione, ero esaltato e in erezione nel vederla manipolata da quelle ragazze, il mio pene si era indurito all'interno dei pantaloni, pulsando prepotentemente essi.

Lea le fece calzare un paio di scarpe a punta, rosse, con decolté alla caviglia e tacco alto 12 cm,

che la resero alta quasi più noi, slanciata e molto fica. Era vestita eroticamente, ma in modo elegante e raffinato anche se non avrebbe più dovuto girare per la sala e sorridere ai clienti.

La osservavo in viso e mi rendevo conto nella sua passività e arrendevolezza che anche a lei piaceva essere manipolata, toccata e trasformata da quella donna, sotto gli ordini di quell'uomo anziano, quel magnaccia di Rocco. Il suo sguardo mi sfuggiva per la vergogna che provava e aveva un nonché di piacevolezza nel vagare a vuoto per la stanza.

Lea la fece risedere e le ritoccò il trucco anche se era coperta dalla maschera aiutata da una ragazza, e quell’atto avrebbe dovuto metterci in allarme, invece…Le raccolse i capelli tirandoli adesi sul capo e li fermò con dei fermagli contro la cute del cranio, le posizionò una retina sopra che li fasciava e schiacciava tutti uniformemente e a seguire, prese da una testina poggia chioma una parrucca di capelli lunghi, rossi e ondulati, la sistemò sul suo capo. Assestandola la fece calzare al cranio perfettamente per poi lasciarle cadere e sistemare tutti quei lunghi riccioli rossi sulle spalle e intorno al viso, prese un rossetto rosso infuocato e le colorò le labbra. Era quasi irriconoscibile vestita e truccata in quel modo, sembrava una vamp, una di quelle “femmes fatale”, dominatrice, lussuriosa e perversa, che fanno impazzire gli uomini ed

effettivamente faceva eccitare anche me.

Le fece compiere un girò su sé stessa e poi Lea prendendola per mano la fece camminare un po' nel camerino per abituarla ai passi con quel tacco altissimo che le facevano dondolare il sedere da una parte all’altra, dicendole:” Ci siamo! Sei perfetta!! Perfino più bella e attraente di quel che immaginavo:” E mia moglie silenziosa come un automa la seguiva, passiva e turbata si lasciava condurre in quella sua nuova condizione.

“Ecco!!...Adesso sei lady Erre!” Esclamò Lea perfida e soddisfatta.

"Guardati!! Sei meravigliosa! " Affermò mettendola davanti allo specchio a muro del camerino.

“Oh Dio!!” Esclamò Roberta. Quando si vide, non credeva ai suoi occhi, riuscì solo a balbettare:” Altro che coniglietta !!...Sembro, sembro...”

“Lady Erre!” Esclamò sorridendo Lea in quella sua faccia grassa e disgustosa.

Roberta si osservò sconcertata, non poteva credere che quella donna riflessa nello specchio fosse lei, così sconcia, volgare e nello stesso tempo attraente e lussuriosa. Si sentiva a disagio, restava ferma silenziosa a osservarsi. Era imbarazzata, quel vedersi così, quell’immagine di sé stessa riflessa nello specchio aveva un effetto psicologico strano su di lei; non sapeva cosa fare, che dire. Si sentiva diversa, un’altra e fuori luogo in quel posto e in quel momento, conciata in quel modo, era come se stesse sognando, ma era tutta realtà purtroppo...

Le mise la maschera assestando l’elastico dietro le orecchie e ricoprendole di quei capelli

sintetici rossi e prendendola per mano seguita dalle ragazze, uscirono dal camerino la portò sul palco, sotto la luce dei faretti che la illuminavano e ne alteravano i colori.

Ci fu la presentazione da parte di Lea della nuova attrazione: “Signore e signori!! Giovani e meno giovani ecco a voi...Lady erre!!” E lo spettacolo iniziò, uscirono a suon di musica le altre ragazze nude, lei doveva soltanto camminare, non fare altro, tra quelle ragazze che le danzavano intorno. Quando furono tutti nel palco, tra le luci colorate e mobili, ci

fu un applauso lungo, uno scroscio di battimano e urla e le ragazze che le ballavano intorno a lei iniziarono sfiorandola e accarezzandola.

Mi precipitai fuori per osservarle meglio sul palco e andai in sala tra il pubblico con l’intenzione di essere pronto ad intervenire se occorreva, ma non sapevo nemmeno io a che cosa. Lo spettacolo iniziò con una breve sfilata. Mentre tutto si svolgeva al ritmo della musica, di gesti ripetitivi con quelle ragazze mezze nude, un signore si avvicinò al palco iniziando a proferire complimenti e frasi volgare a mia moglie, intanto che Roberta aiutate dalle ragazze, davanti al pubblico veniva rispogliata lentamente. Prima in due le presero la gonna, tirarono giù la cerniera ed abbassarono quello stretto tubino ai piedi, lasciandola soltanto con calze, reggicalze e quella splendida farfalla a string risplendente che le copriva la figa. Tra applausi e fischi di gioia ed esaltazione, le ragazze un braccio ciascuna, le sfilarono la camicetta trasparente, lasciandola con le mammelle dondolanti e pendenti agli sguardi di quegli uomini viziosi, gonfie e turgide già eccitate dalla situazione e dalla vergogna che provava.

Roberta si sentiva accaldata e leggera, era eccitata e provava a quella condizione un senso di

piacevolezza.

Una alla volta sganciarono le calze dal loro fermaglio delle bretelline del reggicalze e gliele

arrotolarono giù fino alle scarpe e slacciando il cinturino del decolté, le sfilarono facendole

alzare il piede prendendolo per la caviglia e una volta tolte le calze le rimisero ancora le scarpe, mentre quel pubblico laido e rumoroso continuava a inveire e a gridare:” Nuda! Nuda!” Viaaaa tuttoooo!!”

Le ragazze erano pratiche di spogliarelli, di spogliarsi e spogliare altre sul palco e toglierle il reggicalze fu un attimo, lasciandola completamente nuda con quella farfallina sul sesso dove al riflesso della luce dei faretti brillavano le paillettes ai loro occhi, facendole apparire la vulva luccicante e infocata.

Roberta confusa e turbata iniziava a provare piacere. Dopo circa una mezz’oretta, tra musica e balletto delle ragazze intorno a lei, quando tutto volgeva al termine salì un signore che si portò verso mia moglie e la guardava fissa negli occhi. Roberta era imbarazzata, aveva paura di essere riconosciuta in quello stato. Il cliente la osservava desideroso, tirando fuori improvvisamente banconote da 50 euro in mano, sventolandogliele sotto il naso come a volerla pagare e tutto sotto il suo sguardo eccitato e il mio incredulo e quello lussurioso di Rocco attento. Mentre Lea da dietro un tendone del palco osservava perfida quella scena con compiacimento.

A seguire al primo si affiancarono una coppia di uomini, che la volevano toccare e vedere completamente nuda...: “Nudaaa! Nudaaaa!!! Via la farfalla!!” Gridavano eccitati gesticolando e facendo segno con l’indice sul suo sesso. Erano attratti dalla bellezza matura di Roberta dalla sua figura adulta e completa e dalla sua grazia raffinata. Prontamente furono fatti scendere dal personale della sala.

“Su!” Esclamò Lea avvicinandosi e facendo un segno alle ragazze, che sganciarono

improvvisamente la string da dietro, lasciando cadere come volando verso il pavimento quella

splendida farfalla di tessuto brillante che le copriva la figa. Mettendo in mostra a quegli uomini un’altra farfalla naturale, fatta di peli irregolari e arruffati, quelli del suo sesso, bello, carnoso, ampio e peloso, con la fessura dischiusa e luccicante ai riflessi di luce dall'eccitazione... E girandola con la schiena verso loro per un braccio, mostrarono al pubblico il suo sedere adulto pieno e tenero con un solco intergluteo lungo e profondo.

Roberta restò sconcertata da quell’imprevisto non programmato, ero certo che se non avesse avuto la maschera, si sarebbe visto il suo viso diventare rosso fuoco come i capelli della parrucca che aveva in testa. Ma era bella così, il suo essere pudica e vergognosa si scontrava con la figura scandalosa del suo corpo che mostrava lussurioso le sue rilevanze eccitanti.

Rocco all’improvviso, sorridendo salì sul palco tra gli applausi e rivolgendosi verso quella

clientela esagitata all’improvviso le passò la mano sopra la fica, accarezzandole i peli.

“Ma che fa!!” 

Esclamò Roberta cercando di retrarsi coprendosela con le mani.” Ma che fa e pazzo?! Come si permette!”

Ma lui per risposta mentre le ragazze prendendola per i polsi le staccavano le mani dal sesso allargandogliele, la ripassò ancora incurante della sua contrarietà, accarezzando nuovamente la sua fessura sotto quei peli soffici, facendo per reazione piegare Roberta in avanti con il busto ...e avvertendo l’umido del suo sesso.

Io stesso a quella scena e a quel gesto rimasi sorpreso di tanto ardore, ma ne fui anche eccitato

di vedere lui personalmente per la prima volta accarezzarle la figa a mia moglie con le sue dita, come avevo fantasticato molte volte. Avevo il cazzo duro che mi premeva nei pantaloni e il cuore mi batteva fortissimo mentre ero confuso tra quella gente.

Mia moglie si voltò a cercarmi e a guardarmi, come a volere che io intervenissi, suo malgrado

era eccitata, aveva in seno gonfio e i capezzoli sempre turgidi … sotto il respiro che aumentava

le escursioni toraciche e quindi il movimento delle mammelle.

Lea improvvisamente tra gli applausi e le esortazioni, le si avvicinò da dietro con un grosso

vibratore acceso color carne in mano, che sembrava un cazzo vero.

Mentre mia moglie era tenuta per i polsi a braccia tese e aperte da quelle giovani ragazze perverse, Rocco passò ad accarezzare il seno facendo scorrere la sua mano piccola e tozza sul candore della sua pelle diafana, delle sue mammelle e sui suoi capezzoli, facendola fremere per reazione, mentre io impotente assistevo sempre più eccitato. Mi chiedevo:” Ma cosa vogliono fare con quel vibratore?”

Non sapevo come comportarmi, se salire anch’io per farlo smettere o restare fermo, nascosto tra la folla di depravati che mi accerchiava. Quel fallo vibrante Lea lo appoggiò sui suoi capezzoli, facendola torcere dalla sensazione e dal piacere, poi come se fosse un dito di grandi dimensioni con la cappella, lo fece scorrere intorno alle mammelle, sulla pelle del suo corpo, sull’addome, il sedere e retro cosce sempre vibrante facendo fremere e ondulare le carni morbidi attorno e sussultare il suo corpo. Quelle vibrazioni suo malgrado la eccitavano, le davano piacere anche se non voleva: “No questo non voglio!” Esclamò Roberta coperta dalle voci degli avventori e dal suono della musica:” È infamante!” Ma Lea perfida con un sorriso infido le rispose: “Ti conviene stare ferma bellina...se no ti tolgo la tua bella maschera e ti mostro a tutta questa gente come sei realmente!”

Dal movimento delle labbra capii che rispose:

“Non può farlo! Sarebbe ignobile! “Ma Lea non le diede nemmeno retta e proseguì a far scorrere quel vibratore accesso lungo il suo corpo.

La guardavo incredulo. “Ma! ...Mio Dio!! ...Non potevo crederci! Roberta cercava di stringere le gambe e si piegava in avanti, come se volesse fermare il piacere che come un fuoco provava dentro. Stava godendo in quella situazione, ne provava piacere, non era possibile, mia moglie, la mia Roberta ... godeva sul palco davanti a decine di uomini ad essere trattata così, ad essere umiliata e a sentire quel fallo di plastica correrle e vibrarle sulla pelle. “

Non avevamo mai vissuto niente di simile e nemmeno io lo avevo fantasticato, anche se a me a casa nostra sarebbe piaciuto giocare con lei con quell’oggetto, ma Roberta aveva sempre rifiutato quei toy e ora ne godeva a sentirlo sul corpo guidato da Lea, davanti a decine di uomini e donne.

E mentre le ragazze la tenevano saldamente per i polsi a braccia tese, Lea arrivò con il fallo

vibrante sul suo pube, ci giocò tra i peli e sapientemente lo fece passare sulle labbra del suo sesso già umido e dischiuso dall'eccitazione e dal piacere, appoggiandolo a vibrare sul clitoride e pronta a spingerlo nella fessura bagnata. Facendola contorcere dal piacere con una espressione del viso che chiariva subito cosa stesse provando in quel momento mia moglie, piacere, solo godimento.

“No-o-o! La prego-o-o!! “La supplicò Roberta:” Non mi faccia questo! Le ubbidirò! ...Farò qualsiasi cosa che vorrà!! Ma non me lo introduca !!” La implorò coperta dalla voce e dai suoni.

Era impressionante vederla così sottomessa a quella condizione e a quella donna e a goderne

nell'avvertirlo esternamente che si muoveva sulle sue labbra vaginali, vibrando pronto a entrare...

Ansimava, sudava, gemeva e si contorceva, cercava di stringere le gambe per non provare

piacere, per fermarlo, bloccarlo, ma era più forte di lei, si vedeva dalla pelle, dal seno, dal suo respiro che oramai godeva sfacciatamente sotto lo sguardo di quegli uomini che avevano smesso di brusire, osservando con suspence quel gioco erotico di Lea su lady Erre e attendevano che lo introducesse... Facendolo scorrere lungo la fessura lentamente più volte con quelle vibrazioni che facevano oscillare e fremere la sua vagina e la sua pelvi. Glielo appoggiò tra le grandi labbra dischiuse, lo spinse un poco, divaricandogliele appena facilmente, facendole sentire sulla vulva e sulla mucosa delle grandi labbra, la cappella artificiale tra di esse, quell'oggetto di gomma vibrante, che Lea era pronta a spingere tutto dentro, e ne era terrorizzata.

Con voce rotta e ansimante e quasi piangendo sentii mia moglie dire: “...Signora Lea! Signora

Lea…! “

“Dimmi!!” Le rispose lei con superbia.

E Roberta quasi sussurrandoglielo all’orecchio e io leggendole il labiale bisbigliò

” La prego signora Lea, non lo faccia!... Non lo introduca ... basta per favore… non mi faccia godere ancora, non ce la faccio più. “

Anche se diceva no, lo voleva, lo desiderava, perché le dava piacere, ma sapeva che sarebbe stato devastante e vergognoso per lei riceverlo dentro davanti a tutti quegli uomini che osservavano.

” Me lo chiedi per favore?” Chiese perfida Lea.

” Si! ...Sii!! Rispose Roberta;” Per favore basta, mi sto urinando addosso dal piacere!”

“Allora chiedimelo inginocchio!” …Ribatté decisa Lea provando un piacere sottile a umiliarla.

“Mah!” Esclamò Roberta sorpresa. Era la seconda volta che la offendeva e sottometteva…

Io sempre più eccitato, vidi incredulo Roberta intimorita inginocchiarsi di fronte a lei a quella grassa donna e glielo chiese inginocchiata, davanti a tutti quegli uomini: “La prego!!” Sussurrò mentre io osservavo eccitato quella scena con il cazzo duro dentro i pantaloni.

Rocco era sceso e ritornato tra il pubblico esagitato e ridente ad aizzarli di più.

I clienti osservavano e sorridevano divertiti ed eccitati, nel vedere quella magnifica donna nuda, inginocchiarsi e pregare l'altra grassa signora di non introdurle il vibratore dentro la vagina. Mi resi conto che ancora una volta mi era sfuggito tutto di mano, questo era il colmo, la trattavano come una donna da spettacolo, una spogliarellista.

Lea guardò Rocco che le fece segno che così poteva bastare. La tirò su prendendola sotto l'ascella sudata dalla tensione. Quando fu in piedi le ragazze le ripresero i polsi e si misero al suo fianco tenendola ancora e Lea sorridendo e soddisfatta le appoggiò nuovamente la cappella di plastica del vibratore sulla sua fessura vulvare e lo riaccese, facendolo vibrare forte e muovendolo su e giù sulle sue labbra vaginali, dandole un piacere violento… una scossa. Lo fece scorrere sulla fessura verso l’alto, fino ad arrivare di nuovo al clitoride, appoggiarlo e farlo vibrare forte …. 

Fu come un’esplosione per Roberta, non resistette, godeva, gemeva e a tratti urlava di piacere:

” Ooohhhhhhhh!!” Esclamava contorcendosi e scuotendo il capo e tutti quei capelli finti, lunghi e rossi della parrucca, lasciandosi sfuggire quel gemito di piacere.

Quella vibrazione esterna sulle labbra vaginali la faceva godere come mai aveva provato prima mia moglie e in quel momento e in quello stato lo desiderava e le piaceva. Certamente in quella condizione avrebbe voluto averlo tutto dentro la figa a sentirlo muovere e vibrare, altroché mettersi in ginocchio perché non lo facesse più. E iniziò sconvolta a piegarsi in avanti, a contorcersi a stringere le gambe per reazione, le piaceva, vibrava esternamente sul clitoride e le labbra vaginali ormai bagnate fracide di umori del piacere. Senza mai entrare in vagina, penetrarla, la faceva godere. Sentiva la vibrazione spandersi tutta dentro il suo sesso, la vagina e l’utero e poi la pelvi, procurandole calore e dandole quindi piacere. Godeva stava per avere l’orgasmo e di lì a poco deflagrò spandendosi con un urlo nella sala e simultaneamente tutto il corpo sudato iniziò a scuotersi facendole tremare e piegare le gambe, dondolare le mammelle e la testa con un:

“Oooooooooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!”

L’orgasmo era giunto, forte e prepotente violento davanti a quegli uomini che la osservavano eccitati come me. Ognuno di loro l’avrebbe voluta per sé e avrebbe anche pagato per chiavarla, i loro occhi erano spalancati e libidinosi di desiderio e le loro bocche semichiuse, asciutte e silenziose. Quello successo la volta precedente era nulla in confronto a quello che succedeva quella sera. Roberta era godente, confusa e irriconoscibile per via della maschera e di quel trucco volgare sulle labbra, della parrucca con i capelli rossi, lunghi e ondulati, ma nonostante ciò era preoccupata che potesse essere riconosciuta ugualmente. Aveva il viso sudato sotto la maschera, ma se la teneva stretta. Era intimorita e odiava Lea, si era dovuta inginocchiare davanti a lei e supplicarla di non introdurle il vibratore dentro la figa e lei, si era divertita a umiliarla giocando con il suo corpo, la sua vulva fino a farla godere vergognosamente davanti a tutti.

E Rocco? Quell’essere spregevole le aveva accarezzato la figa per ben due volte davanti a tutti,

certamente aveva i brividi se pensava alla sua mano tozza e viscida, alle sue dita goffe e ruvide, accarezzare il suo sesso.

Pensava di essere riuscita, di aver salvato l'integrità psicologica e fisica da quella perversa

penetrazione di gomma che non aveva mai praticato, ma non era così, era agitata, smarrita sull’orlo di una crisi di nervi e d’identità che presto sarebbe arrivata.

Lea a un cenno di Rocco smise … alzò le sue grasse braccia in alto in segno di trionfo, mentre in una mano stringeva il vibratore che sull'apice della cappella, bagnato dagli suoi umori del suo piacere brillava al riflesso della luce del godimento di Roberta.

“Buonasera signori!! Alla prossima serata!!” “Esclamò terminando lo spettacolo.

I clienti applaudirono a lungo in piedi, alcuni sventolando banconote da 50 euro tra le dita, in

segno che l’avrebbero pagata volentieri pur di avere i suoi servigi. Eccitati, contenti e

divertiti, altri gridavano bis...bis. Certamente quegli uomini e quelle donne sarebbero tornati e avrebbero fatto una buona pubblicità al locale.

Mia moglie aiutata dalle altre ragazze tornò nel retro mentre io facevo velocemente il giro del palco per raggiungerla. Arrivammo quasi assieme, tolse subito la parrucca e la maschera e sotto di essa era sudata fradicia, con il viso sfatto dal trucco e la pelle madida dal sudore, e i capelli sotto la parrucca e la retina schiacciati e umidi quasi bagnati dal sudore e togliendo la retina molti veri capelli dei suoi ne restarono attaccati, quel non respirare del cuoio capelluto e del sudore caldo non le facevano bene.

“Dovresti farlo senza maschera!” Esclamò ridente una ragazza vicino a lei.” Non vedi come ti fa

sudare e cuoce la pelle.”

Mia moglie non rispose, non disse nulla, si sedette nuda sudata su una sedia mentre io le gettavo un asciugamano di spugna sulla schiena sfregandogliela. Stava riprendendosi era scioccata da quello che era successo, era incredula...

L’abbracciai asciugandole la schiena, mentre lei mormorava: “Dioo che vergogna Carlo!! Che vergogna!! Hai visto cosa mi ha fatto!! Oltre che nuda davanti a quegli uomini ha abusato di me del mio corpo!!Mi ha procurato piacere anche se non volevo… “

“Si amore, ma non pensarci, ora ce ne andremo subito!” 

Presi i vestiti e allontanai in malo modo una ragazza rumena che si era avvicinata per aiutarla: “Via!!” lascia stare ci penso io!” Gridai irato.

Come se fosse una ragazzina l’aiutai a vestire e mentre lo facevo, girando il capo vidi Lea

ferma sulla porta che ci osservava. “Che vuole??” Dissi infastidito.

“Rocco vi aspetta al tavolo vi deve parlare.”

Non abbiamo più l da dirci “Risposi.

“E’ meglio che venga!” Ribatté lei.

Uscimmo di soppiatto io stringendola sulle spalle come a proteggerla, intanto che la clientela

era impegnata a osservare i nuovi spettacoli sul palco e non fecero caso a noi. Passammo tra sedie e tavoli occupati e ci portò in fondo in un anglo semibuio dove sedeva solo Rocco.

“Volete bere qualcosa!?” Disse facendo segno a una bottiglia di liquore sul suo tavolino.

“No grazie Ci dica che vuole?” Lo esortai io.

Niente di particolare, volevo solo pagare sua moglie per il suo bel spettacolo, che ha avuto

molto successo. E mise sul tavolino un mazzetto di cento e cinquanta euro da farne duemila.

“Quello che abbiamo concordato!” Esclamò guardando mia moglie.

“Non le voglio!!” Esclamò orgogliosa lei.

“Le prenda!” Pronunciò:” Se li è guadagnati!” E prima che Roberta dicesse qualcosa, parlai io.

“Certo che li prendiamo!” Risposi allungando il braccio e prendendo con la mano quelle

banconote mettendole in tasca, sotto lo sguardo silenzioso Di Roberta.

“Questi se li è guadagnati mia moglie!!” Esclamai guardandola.

“Certo!!” Rispose Rocco: “Se li è guadagnati lei e se vorrà ne potrà guadagnare ancora e

tanti!” E sorrise., mentre noi girati di spalle ci allontanavamo.

In auto mia moglie si lasciò andare a un pianto liberatorio con singhiozzo.

“Lo sapevo che succedeva qualcosa, non dovevamo fidarci di quella gente!” Ripetendomi nel suo dialetto con le mani sul viso:” Che vergogna!! Che vergogna!!”

Non le dissi nulla di quello successo e che si era visto di lei, che godeva.

Arrivati a casa si spogliò completamente e si mise sotto la doccia e poi asciugata di corsa si

infilò a letto e io feci lo stesso. Non volevamo pensare a niente in quel momento, e mentre ero

in camera che mi spogliavo, d’istinto tirai fuori i duemila euro dalla tasca e le posai sul comò

davanti a lei che li guardò a lungo.

“Ti ci comprerai qualcosa!” Pronunciai.

“Ma cosa? Sono soldi sporchi, non li voglio!” Mormorò.

“Ma che soldi sporchi! I soldi non sono mai sporchi, te li sei guadagnati!” Ripetei.

” Ti comprerai qualche bell’abito...” Aggiunsi.

Abbassò gli occhi e delineò le labbra chiuse come se fosse un abbozzò di sorriso.

Stanca si addormentò quasi subito, mentre io non ci riuscivo e pensavo: “Ma dove ci siamo cacciati?... E ora come ne usciamo?? “Ero preoccupato, seriamente preoccupato, le aveva accarezzato la figa con una strana luce negli occhi, come se fosse stata sua e questo mi turbava ed eccitava, ma mi spaventava, provavo per quel gesto repulsione ed esaltazione e mi addormentai anch’io agitato.

 

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