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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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VIETATO AI  MINORI DI  18 ANNI

CAP. 19 LA CENA (Al ristorante)       

 

 

Note:

Una buona cena è molto importante per una buona conversazione. Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si ha cenato bene.

(Virginia Woolf)

 

                                                              *************

 

Al ristorante, iniziammo con antipasti di mare e poi il primo.

Durante la cena chiacchierammo del più e del meno, del luogo, della stagione come sarebbe stata e altre cose senza parlare mai di noi e delle nostre famiglie, fino a giungere al secondo piatto, le pietanze e i contorni, in un ambiente amichevole e confidenziale che si era creato, con i nostri corpi rinfrescati dall’ottimo vino bianco che poche volte a casa io e mia moglie bevevamo.

Laura si teneva nel cenare per la sua linea, ma non nel bere a cui lui non mancava di riempire il bicchiere quando lo vedeva mezzo vuoto, senza che io dicessi nulla, anzi facendo finta di non notare quel rabbocco continuo, per vedere dove saremmo arrivati.

Il vino era ad alta gradazione alcolica, 12 gradi, che nel berlo fresco non si avvertiva, rinfrescando al passaggio l’esofago e lo stomaco come una bevanda fresca e quel refrigerio interno insieme al pasteggiare, invitava a berne ancora e per reazione al caldo esterno iniziò a farci sudare di più. 

Il vino aiutava, eravamo spiritosi, ci disinibiva e la sfacciataggine aumentò, anche se Laura era sempre controllata e moderata:

“Ti senti comoda vestita così?!”

Le chiesi provocatoriamente davanti a lui che la osservava in continuazione, visto il suo abbigliamento osé che l’avevo invitata a indossare per essere più attraente e seducente. Laura mi lanciò un’occhiata di disappunto a quel mio proferire inopportuno sul suo abito, non disse nulla ma arrossì pasteggiando e sorrise mentre masticava.

 “Elisa questa sera è veramente affascinate e attraente!” Esclamò forte lui per accattivarsi il suo interesse, che già aveva.

Ma lei sempre cenando, alzò il capo dicendo all’improvviso:

“Non mi chiamo Elisa… Mi chiamo Laura!”

Restai sorpreso. La guardai stupito di quella rivelazione improvvisa, di averle detto il suo nome vero, mi sembrava inopportuno troppo confidenziale, mi chiedevo perché l’avesse fatto? Perché gli avesse detto la verità?... Il suo vero nome?”

Anche lui la guardava sorpreso:

“Ah… dunque Laura…  e non Elisa!” Rifletté un attimo:” È comunque un bel nome, mi piace di più di Elisa, lo trovo più famigliare!” Esclamò sorridendo dopo una breve pausa meravigliata.

“Si! ...” Dissi io intervenendo per evitare che apparisse che mia moglie facesse o dicesse qualcosa non concordata con me:” … Si chiama Laura… ora lo sai, inutile nasconderlo.”

Sorrise ancora e la guardò. “Bene!” Esclamò e si rivolse a me chiedendo:

“Ma tu Roberto è vero? È il tuo vero nome?”

“Si il mio è vero… per lei in chat il nome Elisa era per proteggerla…” Sorrise.

“Avete fatto bene!”

“E tu?” Domandai.

“No anch’io vi ho dato un nome non vero, il mio è Ciro!” Ci informò guardando Laura.

“Ciro?!” Ribadii io sorridendo dentro me di quel nome che ritenevo buffo.”  Ciro è un tipico nome napoletano…” Affermai.

“E già!” Rispose lui:” Come Ciro il grande condottiero persiano…” Precisò.

“C’è anche un santo o sbaglio?”

“No! Non sbagli, San Ciro!” Esclamò sorridendo.

“Bene ora ci conosciamo un po’ di più …!” Disse Guardando mia moglie, che ricambiò il sorriso. E riprendemmo a cenare e parlare io e lui, con Laura che più che altro ascoltava.

A un certo punto lui guardandoci entrambi con un sorriso lussurioso e quasi d’invidia dichiarò:

“Siete una coppia fantastica… davvero! ...Non lo dico per scherzo o per adularvi e sono contento di essere io a darvi un figlio, ad aver fecondato Elisa…anzi Laura!” Si corresse.

“Grazie!” Risposi, mentre mia moglie alle sue ultime parole abbozzò un sorriso e abbasso lo sguardo nel piatto imbarazzata.

“Anche con le altre coppie eri così!” Domandai.

“Si…. Anche con loro dopo qualche giorno entravo in confidenza e le invitavo a cena, ma devo dire che siete unica come coppia, finora tra tutte le mie riceventi Elis… Laura…” Si corresse subito ancora:” … è stata la più dolce oltre che la più bella e piacevole da fecondare.”

Erano discorsi che fatti alla tavola di un ristorante all’aperto sotto una pensilina anche se appartati ci imbarazzavano, mia moglie ascoltava continuando a cenare con lo sguardo sul piatto, ma lui continuò:” E poi vi volete bene… siete ancora sposini si può dire e lasciate perdere se capita qualche volta di abbandonarvi al piacere della carne, si vede che vi volete bene e vi amate al di là del sesso. “E rivolgendosi a mia moglie asserì.” Vedrai quando sarai mamma… cambierà tutto!”

Sorridemmo di quelle belle sue parole.

“Voi avete l’indirizzo email e un mio numero di cellulare sporco, che adopero solo con le coppie, per le donazioni di sperma con le riceventi e per i mariti, ma se volete vi lascio il mio contatto diretto, il mio numero personale… quello che adopero sempre…” Ci comunicò all’improvviso.

“Ma… non credo ci interessi …sai! “Dissi interrompendolo:” I nostri incontri hanno come fine solo la donazione, la fecondazione e non il sesso…” Precisai chiaramente.

“Ma no che hai capito?... “Rispose subito con la sua cadenza napoletana:” … Il mio contatto telefonico è solo se per caso avreste bisogno di qualche informazione sulla genetica del figlio, oppure se a El…a, Laura venisse voglia di darle un fratellino…”

“Fratellino?” Ripetei sorpreso.

Guardai stupita mia moglie che sorrideva anche lei sorpresa. Non avevamo mai pensato al fratellino o alla sorellina ed esclamai d’istinto:” Va bene lasciacelo, se ci servisse ti contatteremo!”

“Lo so che siete una coppia per bene che questi incontri sono fine solo alla donazione e niente sesso…” Aggiunse, e facendo un sorriso perfido prese qualcosa dal portafoglio e ci passò un bigliettino sul tavolo con il suo nome e cognome e numero di cellulare, che io presi lessi e poi passai a mia moglie imbarazzandola volutamente davanti a lui, dicendole con un sorriso spiritoso:” Mettilo nella borsetta, è per il fratellino…” E risi.

Sorridemmo tutti, anche mia moglie con l’espressione vergognosa e il donatore con quell’aria superba.

 

Nel cenare Laura e Ciro si guardavano sfuggenti con gli occhi in un gioco di seduzione e corteggiamento silenzioso, fatto di gesti e di sguardi, comunicando con i movimenti del corpo, gli occhi, i sorrisi e i silenzi.

Al suo incrocio visivo Laura mostrava interesse positivo verso lui, abbozzando spesso il sorriso.

Il guardarsi negli occhi senza cercare di far capire che si piacevano, generava in me uno stato di eccitazione nella mente oltre che nel corpo e avvertivo lo stimolo dell’erezione a trovarmi a fare il cornuto compiacente tra mia moglie e il suo amante.

Laura mostrava imbarazzo ai suoi sguardi insistenti e furtivi. Quando instauravano un contatto visivo, lei poco dopo impacciata per timore che io me ne accorgessi, raccoglieva i capelli con la mano cercando di lisciarli con le dita, tirandoli e cacciandoli dietro le spalle, o abbassava i suoi occhi e guardava nel piatto, per poi riguardare verso noi tenendo sempre il mento in giù, alzando soltanto lo sguardo.

Sapeva che era contraccambiata allo stesso modo, lui la osservava cercando di scorgere in lei un minimo di attrazione verso sé, quel poco che bastava per far sì che la seduzione avesse inizio. Ma lei non lo mostrava, lo teneva nascosto per timore di me, di farmi del male o che succedesse qualcosa di irreparabile che prevalesse lo scopo dell’incontro.

I segnali involontari che diffondeva erano eloquenti, erano atteggiamenti che una donna emana nel momento in cui si accorge di provare un forte interesse verso un uomo.

L’atteggiamento era il classico comportamento femminile, quello di sfoggiare la propria bellezza e richiamare l’attenzione su sé stessa, oltre che con l’aspetto, con lo sguardo e con il movimento che compiva con i suoi bei lunghi capelli, portandoli davanti sul seno o dietro le spalle mentre ci ascoltava. E lui in risposta, facendole apprezzamenti sul suo abbigliamento e la sua nuova espressività truccata, con lo sguardo spesso rivolto nei punti di seduzione del suo corpo femminile, come il seno, il viso, i capelli, gli occhi. Erano tutti segnali invisibili di attrazione tra loro che si inviavano per dirsi che si piacevano.

Tra un sorso di vino, il pasteggiare e il chiacchierare con me, lui la osservava sempre più sfacciatamente e il suo sguardo su di lei non era quello di un conoscente o amico, ma era quello di un potenziale partner sessuale che provocava eccitazione in lei, visti i precedenti due incontri e che io fingendo di non vederli interpretavo come invito sessuale”.

Come dicevo, io fingevo di non accorgermi di quella comunicazione, quel corteggiamento non verbale, l’espressione del mio volto restava sorridente e compiaciuta, ed era diversa dalle sensazioni ed emozioni che vivevo dentro in quel momento. Simulando di non guardarli era come se avessi una maschera per nascondere quelle vere, che erano di sottile eccitazione, per non dar modo di fargli capire a lui, ma soprattutto a mia moglie che mi piaceva che si corteggiassero così. Mascheravo il mio atteggiamento fingendo un'emozione inesistente fatta di indifferenza, per coprire l'emozione autentica che vivevo di eccitazione ma anche di gelosia per quell’uomo che mi insidiava la moglie e le piaceva. Cercavo di nascondere un'emozione vera, sostituendola ad un'altra allegra, falsa e facendo così, sorridendo, cercavo di dissimulare il disagio e il disappunto.

 

Se all’inizio della cena le bellissime mani di Laura lasciavano trasparire il disagio, così non fu dopo verso il termine, che persero la loro goffaggine diventando sicure, le muoveva con una gestualità che avevo trovato sempre affascinante nelle donne, ma in lei in modo particolare e che quella sera le scorgevo seducente.

La voce in quel frangente non era più timida e bassa, ma seppur esitante e riguardosa era diventata calda e sensuale. Avrei voluto essere io al posto di Ciro a corteggiare in quel modo discreto e riservato mia moglie e sentire l’interesse e il desiderio sessuale di lei su di me.

Quella sera Laura era raffinata e aveva una grazia innata nei gesti e movimenti e lui non perdeva occasione di scrutarla, osservando poi anche me, come a chiedermi il permesso di continuare, parlarle con lei, corteggiarla, e quel farmelo capire… che cercava il mio consenso, mi faceva sentire importante, un Dio, il padrone di mia moglie, che decidevo io per lei.

Quella simpatica confidenza e amicizia che si era instaurata tra loro, anche con il mio aiuto e consenso implicito, mi ingelosiva, era più forte di me, avevo paura che me la portasse via, non solo sessualmente, ma soprattutto sentimentalmente.

 

Ci eravamo resi conto durante la cena che la sua compagnia era piacevole e interessante, scherzava facendo anche battute in dialetto napoletano e ci coinvolgeva nel ridere.

Al termine volevo pagare io, ma non lo permise.

“Offro io!” Esclamai alzandomi….

“Ma no! Vi ho invitati io, non posso permetterlo.” Rispose sorridendo lui.

Si alzò e pagò mentre io e Laura aspettava sull’uscio.

Erano da poco passate le 22.00 quando uscimmo dal ristorante, e passeggiammo verso casa nostra. Guardai mia moglie che non diceva nulla. Sapevamo cosa sarebbe successo ora, da lì a poco andando a casa nostra, che avrebbe praticato la terza donazione di sperma e lui le avrebbe visto la figa tutta rasata… e chissà cosa avrebbe pensato.

Guardai ancora mia moglie che aveva l’espressione del viso tesa e con emozione lentamente chiacchierando ci avviammo verso casa. Le sue labbra delicate e il loro movimento anche se non parlava, riflettevano i suoi vari stati d’animo e reazioni per l’avvicinarsi della nuova donazione di sperma.

Camminammo passeggiando come la prima volta tutte tre verso casa, per espletare l’ultima pratica della donazione di sperma. Lei era al centro tra noi due, mentre lui spiegava com’era il quartiere dove alloggiavamo o cosa facessero in comune per far sì che il mare non erodesse le spiagge, e notavo che preferiva parlare con Laura piuttosto che con me, anche se lei non rispondeva quasi mai e ascoltava soltanto. E chiacchierando camminavamo sul lungomare, c’era una sorta di allegria tra noi, dovuta alla buona cena e all’ottimo vino che iniziava a farsi sentire e all’ultima donazione di sperma che mia moglie avrebbe praticato e anche per il fatto che l’indomani saremmo partiti.

Lui mentre parlava e la guardava, stringeva e portava le labbra in fuori arricciandole come in posizione di baciare. Anche se lo nascondeva, avvertiva anche lei il desiderio di riaverlo sessualmente, che la possedesse ancora nuovamente carnalmente.

 

All’improvviso mentre ci avviavamo, una folata di vento fresco che veniva dal mare, precedette un forte acquazzone estivo che fu breve ma intenso e ci fece scappare e correre assieme ad altri davanti a una pensilina all’esterno di una sala da ballo, nell’attesa che smettesse di piovere.

Ci voltammo, si sentiva la musica arrivare, osservando capimmo che era una discoteca metà all’aperto coperta da tendaggi e metà al chiuso, dove al centro dei tavolini disposti in modo circolare c’era una piccola pista ballabile, con clientela adulta, selezionata di un certo tipo, dove si beveva e si poteva anche danzare tranquillamente.

Ciro ci invitò ad entrare:

“Venite facciamo due salti!” Disse sorridente.

Io e Laura ci guardammo e con gli occhi decidemmo di si, dii andare a divertirci, era l’ultima sera anche di vacanza, e lo seguimmo.

Ci accomodammo in un tavolino di lato con poltroncine e divanetto di vimini, e cuscini bianchi disegnati con motivi floreali; io e lui ci sedemmo nelle poltroncine e mia moglie sul divanetto dietro al tavolino di fronte a noi. Sedendosi lei si mise in modo naturale con le gambe unite di fronte a lui, mostrando in quella posizione il suo disagio forse per la gonna svasata e corta che risalita in quella posizione seduta, mostrava le cosce ambrate e lucide. Ferma, eretta con il busto, con le mani appoggiate sulle ginocchia senza mostrare i palmi, svelava soggezione e debolezza.

Eravamo accalorati e spensierati in quel momento. Facemmo un segno al cameriere per ordinare da bere, ma quando arrivò, fu lui che prenotò per tutti e tre.

“Vi faccio assaggiare qualcosa di speciale, un drink che qui va molto.” E ordinò tre Sarezac.

Non dicemmo nulla e attendemmo.

Seduti sul divanetto, divisi solo dal tavolino basso a vetro, vedevo mia moglie che sorrideva sorniona guardandosi in giro, osservando gli altri avventori giovani o meno giovani ballare o in piedi girare per abbordare qualcuna, oppure restare seduti ai tavolini.

Poco dopo istintivamente accavallò le gambe, si grattò il collo e si toccò i capelli, mentre Ciro era seduto davanti a lei con le gambe divaricate e le braccia aperte sullo schienale di vimini, tipico atteggiamento da napoletano stravaccato sulla poltroncina.

Lui vedendo il suo disagio si mise a dire sorridendo facendo sfoggio della sua cultura, forse per mandare un segnale avendo capito l’emotività di mia moglie, e dichiarò:

“Sapete che secondo certe teorie la vergogna è un’emozione cosiddetta di “rango”.

“Di rango?!” Domandai stupito non capendo il senso di quella sua esclamazione, mentre richiamata la sua attenzione anche Laura ascoltava.

“Si!...  Si dice così. Vergognarsi è un modo di segnalare la propria sottomissione e arrendersi all’altro.”

” Cioè se una persona si vergogna si sottomette all’altro?” Chiesi curioso.

“Si, in un certo senso è così!” Rispose.

“Mah!!…” Dissi io:” “Le teorie…”

Laura sorrise di quella affermazione, mostrando i suoi denti bianchi e regolari, che con la leggera abbronzatura del viso e il trucco risaltavano di più, e senza volerlo mettendo le gambe accavallate mostrava tutta la sua femminilità e fascino.

La vasodilatazione che portava l’emozione sul suo volto era eloquente, il rossore era dovuto al vino o a lui? Mi chiedevo divertito. E intanto si sventolava il collo con una mano dicendo:

“Che caldo stasera! La pioggia ha reso l’aria ancora più calda e afosa.”

“Si ha smesso di piovere quasi subito!... Non ha bagnato quasi niente, ma ha reso l’aria più calda e umida, quasi irrespirabile.” Rispose lui.

 

Poco dopo Laura si alzò e andò in bagno a urinare e a rinfrescarsi, prendendo la sua pochette di tela bianca.

Quando fummo soli, lui avvicinando il capo al mio per via della musica alta mi disse:

“Che ne dici se la donazione la facciamo in modo un po' diverso? “

Lo guardai:” Che significa in modo diverso?” Chiesi sorpreso.

“Niente di particolare, ma vista l’ora invece di farla a casa vostra magari in qualche spiaggia isolata?...  Sarebbe più bello e naturale... e più erotico.”

“Ma c’è gente…” Ribattei con l’espressione preoccupata e contrariata.

“No!... Dove dico io… è tranquillo e non c’è gente, c’ho portato altre riceventi per farlo con meno squallore di una camera da letto.”

“E loro sono venute? Hanno praticato la donazione in spiaggia?” Domandai.

“Certo!” Rispose lui con naturalezza:” Lei riceveva, io donavo e il marito guardava.” Aggiungendo subito:” L’ultima donazione deve essere più trasgressiva.”

Ero sorpreso da quella proposta ma anche turbato, al di là delle sue parole la sua richiesta più che essere trasgressiva aveva un aspetto romantico, da due persone che si amano, la spiaggia, il mare e se si fosse aperto il cielo nuvoloso anche la luna… Ma tutto sommato mi eccitava ed ormai dentro di me ero incontrollabile.

“Ma come farlo? … Anche se io fossi favorevole non credo che Laura accetterà” Feci presente.

“Questo vedremo al momento, tu lascia fare a me!... Non dire niente a lei, sarà una sorpresa e le piacerà.” Affermò con un sorriso malizioso.

Sorrisi:” A proposito di sorpresa…” Replicai con un risolino stupido:” … ne ha anche una lei…” E non finii la frase.

“Per me?” Domandò.

“In un certo senso si!”

“Qual è? Dai dimmelo!”

“Te lo dirà lei, anzi la vedrai da solo!”

“No dai dimmelo, non resisto io a queste cose…”

Invaso improvvisamente da una strana eccitazione morbosa nel confidarglielo, gli dissi avvicinandomi di più all’orecchio:

“Se le rasata tutta!”

“Se le depilata?” Ribatté lui.

“Si tutta, senza un pelo…”

“Wwwhhooowwww!!!  Come piace a me! Allora gliela lecco!” Esclamò ridendo, aggiungendo subito presuntuoso:” Ma lo ha fatto per me?!

Avrei dovuto dirgli la verità, che non lo sapevo, che l’avevo convinta io, dire di no, che lo aveva fatto per sé stessa e forse solo inconsciamente per lui, invece preso da una improvvisa erezione che non mi veniva nemmeno con il Cialis che mi aveva dato il professore a Torino e preso da una strana esaltazione a rivelare i particolari intimi di mia moglie a quell’uomo maturo che aveva quindici anni più di noi, quasi con la voce rotta dall’eccitazione affermai:

“Si lo ha fatto per te, le ho detto di accontentarti visto che ti piace così, rasata… senza peli. E lei lo ha fatto.”

Sorrise superbo.

“Bravo! Vedrai che stasera sarà speciale anche per te!” Dichiarò.

 Ma subito intimorito da quella mia confidenza fattagli e da una possibile reazione negativa di mia moglie se per caso glielo avesse detto, lo raccomandai:” Ma non dirglielo mi raccomando… se no si arrabbia, la vedrai quando si toglierà le mutandine.”

Sorrise ancora:” Stai tranquillo!”

In quel momento il cameriere portò i drink e smettemmo di parlare e ci guardammo attorno. Poco dopo ritornò Laura con un fare allegro:

” Fatta!”

Mi sussurrò sorridendo e ritornammo a parlare tra noi di cose futili e io mentre parlava con mia moglie, osservandolo mi chiedevo cosa avesse in mente lui. Perché non farlo in casa in modo riservato, nudi in un comodo letto come la volta prima, ma in una spiaggia con il rischio di essere visti da qualcuno?

Però era tutto così eccitante.

Ero intimorito e preoccupato della sua proposta di praticare la donazione in spiaggia, ma anche eccitato di vederla sdraiata sulla sabbia fare sesso con lui e io seduto affianco a loro a osservare e magari tenendole la mano come la prima volta. Ma ero sicuro che mia moglie non avrebbe accettato.

Sorseggiammo, era davvero buono ma alcolico il drink che ci aveva consigliato, solo pizzicava la lingua.

“Si, è buono ma è alcolico…” Dissi io, seguito dalla voce partecipe di Laura:

“Si, pizzica la lingua!”

“E’ il pepe e l’alcool. “Affermò lui: “Scalda dentro!” E rise.

“Ehh!!!... Non basta il caldo che c’è già, ci manca anche questo dentro…” E sorrise.

Diede ancora una sorsata arricciando le labbra e la lingua:” C’è il pepe?” Chiese lei assaporandolo.

“si!” Rispose.

E aiutati un po' dall’alcool che ci disinibiva, un po' da quella confidenza intima che si era creata tra noi e quella forma di complicità con me, continuammo a chiacchierare del più e del meno, come se fosse tutto casuale, con mia moglie oramai allegra che interveniva nella conversazione o ascoltava partecipe.

Laura sorseggiava il suo drink, le piaceva il gusto pizzicante, ed era fresca la bevanda con quell’afa che c’era, e come me lo bevve tutto per dissetarsi.

Osservandola notai che era più allegra di prima, di quando uscimmo di casa, rideva spesso alle sue battute napoletane anche da sola e iniziava a disinibirsi. Oramai eravamo in una circostanza particolare lui la conosceva sessualmente, era il suo donatore di sperma, l’uomo che l’aveva fecondata, il padre biologico di nostro figlio e questo pur creandoci imbarazzo e vergogna, accorciava molto le distanze dell’affiatamento sia sessuale che amichevole tra noi.

Ciro invece mi osservava ripetutamente come a chiedermi il permesso di poter ballare con mia moglie, io risposi allo sguardo non visto da lei e feci dondolare il capo in modo affermativo e lui mi ricambiò con un sorriso.

Anche lei mi guardava imbarazzata, mi accorgevo che disinibendosi subiva il fascino e provava attrazione per lui, anche se non discorreva volentieri.

Io osservavo ed ero attento al suo comportamento divenuto più espansivo. Esibiva qualche sorriso in più dettato dal caldo e dalla reazione all’alcool che si manifestava, il vino prima, e il drink dopo facevano il loro effetto, ma sembrava che si controllasse, che tutto fosse normale.

Mi accorsi che le cose erano diverse invece, quando lui si piegò con il busto in avanti verso lei e le allungò la mano sulla gamba dicendole:

“Vieni a ballare?”

Alzandosi e tirandola a sé per il braccio prima che lei rispondesse di si o di no…

Lei mi guardò sollevandosi d’istinto a quella tirata per il braccio.  Mi osservava come ad aspettare il mio permesso e le feci un cenno affermativo con il capo, e lei lo seguì.

Se fossimo stati nella stessa situazione solo tre giorni prima, non lo avrei mai acconsentito che ballasse con un altro e lei non lo avrebbe mai seguito, non avrebbe mai accettato di ballare con lui, il suo donatore di sperma con me seduto al tavolino. E mentre erano in piedi pronti per avviarsi, lui voltandosi verso me sarcasticamente disse:

“Tu permetti vero? “

E si diresse verso la pista senza che io rispondessi.

Ero in uno stato di agitazione particolare, mai avvertito prima, forse era il bere, ma anche se non lo avessi consentito di ballare, quel suo comportamento nei miei riguardi era una sorta di umiliazione che vivevo interiormente, lui mi portava via la moglie e io non dicevo nulla, anzi approvavo e dentro di me che lo facesse, in fondo in fondo ne ero eccitato.

Durante il ballo (un lento con della buona musica) li vedevo parlare e lo vedevo che con la mano appoggiata alla schiena, lentamente gliela accarezzava e la stringeva a sé appoggiando il suo sesso senz’altro duro contro quello di mia moglie, strusciandolo nel movimento del ballo.

Lei era rigida e ogni tanto si voltava a guardare se io la osservavo, ma non sempre mi vedeva avendo la visione nascosta da altre coppie davanti e intorno a loro che ballavano, e quando mi osservava che non aveva nessuno dinanzi, io fingevo di guardare da un’altra parte e non vederli, per darle la possibilità di essere libera; e di vedere io se si lasciava toccare e stringere da lui, dandomi così modo di capire se provava qualcosa di più per lui che la semplice simpatia per la donazione e l’attrazione sessuale.

Finito il genere musicale lento tornarono al tavolino, lei era arrossata in viso, segno che le sue mani sul suo corpo non le erano dispiaciute, anzi l’avevano accalorata di più.

Tra una parola e l’altra uscimmo che era mezzanotte passata, e ci incamminammo sul lungomare.

“Guarda è tutto asciutto! Sembra che non abbia nemmeno piovuto.” Disse Laura.

Era vero, il cielo era tornato stellato e la pioggia non aveva nemmeno bagnato, ma in compenso aveva aumentato il caldo e l’afa e a quell’ora della notte c’era pochissima gente che passeggiava come noi.

Osservammo il mare calmo e il riverbero della luna sull’acqua che appariva come una lunga strada argentata che dalla spiaggia portava all’orizzonte.

Lei era in mezzo a noi e anche se eravamo distanti, ci stavamo avviando verso casa per la donazione.

Camminando e vedendo la figura di Ciro oltre il profilo di mia moglie, provavo un misto di rabbia e invidia per lui, quel Ciro…. Era un bel tipo, ci sapeva fare e piaceva alle donne e le donne se lo mangiavano con gli occhi, e gli uomini lo guardavano con un misto di odio o di invidia e gelosia come me… e mi ritrovai a pensare:

“Chissà quante donne ha avuto e si chiavato…? Sorelle, mogli e fidanzate … oltre la ventina di riceventi che ha messo incinta come mia moglie con le sue donazioni di sperma? “Ero invidioso lo ammetto.

Poi tornai con il pensiero a quello che mi aveva detto alla sala da ballo.

“Ha detto che ha praticato la donazione anche in spiaggia, come vuol fare ora con Laura…. “Ero perplesso:” Mah vedremo che succede, lei non accetterà sicuramente.”  Considerai anche se ero morbosamente eccitato da quella proposta e possibilità.

 

“Perché non facciamo una passeggiata prima di andare a casa?” Esclamò sorridendo Ciro.

Io e Laura ci guardammo, sapevo dove voleva arrivare, lei ignara non fu contraria:

“Si… due passi ci aiuteranno a digerire.” Rispose allegra.” La notte è bella e chiara e fa ancora caldo per chiudersi a casa.”

 

E invece di incamminarci verso la nostra abitazione, Ciro, ci portò dalla parte opposta lungo la passeggiata, dove ci allontanammo sempre più dal centro del lungomare verso la periferia della città.

Lui parlava e noi ascoltavamo, ed era tutto molto emozionante, vedere mia moglie in quella situazione, ignara delle sue reali intenzioni.

Facemmo il lungomare in una ventina di minuti, chiacchierando di tutto, come tre vecchi amici, scordando anche il vero motivo per cui eravamo lì, con mia moglie che sorrideva ai suoi discorsi e ogni tanto le scappava qualche risata piena alle sue battute in napoletano.

Dopo una mezz'oretta giungemmo al termine nei pressi di una scaletta di cemento che portava a una spiaggia sottostante, dove sotto c’erano delle cabine, una diversa dall'altra per forma e colore e mal verniciate. Era una spiaggia libera, di giorno piena di gente ma alla notte vuota.

Nella parte inferiore del lungomare, sotto nella spiaggia, c’era un breve marciapiede cementificato di scorrimento per chi si avviava alle spiagge, come un corridoio poco illuminato, ricevendo la luce dai lampioni soprastanti, da quelli della strada e dal riverbero della luna sul mare che illuminava tutta la spiaggia quasi a giorno.

La spiaggia libera non era curata, anzi era disordinata, ma incastonata e divisa dagli steccati di due stabilimenti marini privati a pagamento come quello che frequentavamo noi in centro, con la sabbia pulita, setacciata e lisciata; con gli ombrelloni, le sdraio e il prendisole tutti chiusi e in ordine su file regolari. Mentre in quella libera davanti a noi regnava l’incuria, con ombrelloni sparsi e qualche sdraio aperta, accentuata dal contrasto della vicinanza con le altre due ordinate, che ne evidenziavano il disordine, la differenza e il degrado.

 Laura si girò indietro per tornare verso casa:

“Torniamo indietro? ...Andiamo a casa!?” Esclamò con voce evasiva e sensuale, forse premurosa ed eccitata di ricevere l'ennesima donazione.

Ma la voce del donatore, di quel Ciro ci fermò: “Venite vi faccio vedere il mare di notte!”

Esclamò iniziando a scendere i primi gradini della scaletta che portava alla spiaggia, per invitarci a seguirlo.

“Lo abbiamo già visto!” Dissi io sorridendo.

Ma lui guardandomi fisso come se fosse un segnale insistette.

“Da qui no!... non l’avete mai visto, è una angolazione particolare, più bella e migliore di quella del pontile.”  Ribatté.

Laura mi guardò e io scrollai le spalle con un’espressione come dire ...”va bè andiamo a vedere…”

“Vieni!” Disse lui a Laura allungandole premurosamente il braccio prendendola per la mano e guidarla nel buio a scendere quei pochi scalini e seguirla in sicurezza nei passi che portavano alla spiaggia, con quei sandali a zeppe altissime, stando attento che non cadesse.

“Stai attenta!” Esclamò, e lei facendo attenzione, appoggiandosi a lui e a me, lo seguì.

Io dietro loro fatto i primi passi mi fermai e restai lì a metà percorso della scala a osservarmi attorno, vedevo la spiaggia e tutto quanto era sottostante e vedevo anche il lungomare rialzato sopra di noi ormai con poca gente distante che si allontanava.

Loro appena scesero la scaletta, voltarono a destra, facendo qualche passo su quel marciapiede di cemento e io mi trovai involontariamente ancora sulla scala, sopra e vicino a loro e potevo guardarli e ascoltarli dall’alto, quasi sotto me, senza essere visto, a meno che non avrebbero tirato su lo sguardo. Mi sembrò una casualità del destino.

Laura fece pochi passi verso il mare scendendo dal cemento sulla sabbia, ma si accorse che non era curata e pulita come la nostra. E si fermò.

“Ma non c'è la passerella per raggiungere la riva!” Esclamò quasi delusa.

“No! Questa è una spiaggia libera.” Rispose Ciro.

Osservai e sembrava tutto deserto.

Guardai mia moglie, e la vidi voltata verso il mare che mi dava le spalle, mostrando il retro delle sue gambe unite, lunghe ed eleganti, mentre si tormentava insistentemente il dente con l’unghia senza dire una parola. Faceva così quando era nervosa senza volerlo apparire.

Il silenzio era asfissiante rotto solo dal rumore delle onde e qualche auto lontana che passava sulla strada, e il mio respiro sembrava dettare il tempo dei miei pensieri frenetici e disordinati.

Laura senza nemmeno andare verso il mare si voltò e tornò indietro, camminando incerta sul cemento, sfiorando la parete di legno delle cabine con le dita per avere il senso dell'equilibrio e della lunghezza del percorso, in quella semioscurità scalfita dalla luce dei pochi lampioni accesi del lungomare, che assieme alla luna e al cielo stellato alternavano zone luminose ad altre in oscurità in un gioco di ombre e chiaro scuro della spiaggia, e dove eravamo noi.

Non c'era colore, era come se fossimo ripresi in un film in bianco e nero.

A guardarla così bella in quel luogo indecoroso e sconveniente per lei, preludio di qualcosa che sarebbe accaduto, mi vennero in mente i nostri momenti romantici, il primo bacio, la sua timidezza, i suoi no. Le mie fantasie inconfessabili, i nostri litigi. Ma fu lui poco distante da lei ad attrarre la mia l’attenzione.

Si lui, il donatore che ora me la insidiava non più professionalmente per la donazione, ma sessualmente e forse anche sentimentalmente, che stava per avere un altro rapporto sessuale con lei … per questo eravamo lì, e io come lui lo sapevo, e mi rendevo conto che con quella sera sarebbe avvenuto un cambiamento irreversibile in noi.

Eravamo lì in quel chiaro scuro a pochi metri gli uni dagli altri, io sulla scalinata nell’entrata e lei poco dopo e sotto di me … e mi resi conto che forse non era quello che desideravo essere lì in quel momento e nemmeno che mia moglie ricevesse la donazione lì in spiaggia… e dove l’avrebbe fatta sdraiare poi? Sulla sabbia sporca?

Mi sorpresi ancora nell'insistere a osservare le gambe di mia moglie che erano le parti che aveva rasato e dove aveva passato l’olio, ed erano il punto che il riflesso del chiarore illuminava di più, come se non l'avessi mai viste prima in quel modo, erotiche, lunghe, lisce e lucenti.

La sua gonna corta e larga distrattamente ed eroticamente svolazzava, quasi a mostrare cosa ci fosse sotto quando ai passi che faceva si muoveva, era più da ragazza che da giovane moglie, con le cosce scoperte a metà, i sandali a zeppa di corda neri che con i lacci si intrecciavano e decoravano i piedi e le caviglie rendendole più provocante. 

Sembravamo turisti sulla spiaggia che dall’interno osservavano il mare calmo e il cielo stellato con la luna, tutto sarebbe stato romantico se fossimo stati solo io e lei e non ci fosse stato anche lui, quel napoletano, e in quel momento niente faceva presagire quello che sarebbe accaduto dopo.

Avvertii la sua voce curiosa, spezzata e affannata dall’apprensione mormorare girandosi verso di me:

“Ma qui dove siamo?”

 “Siamo in periferia, in una spiaggia libera.” Dissi sottovoce.

“Ma non è pericoloso? “Domandò lei

Non sapevo che dire, fu Ciro che sentendo il nostro parlare intervenne:

“No assolutamente questi posti sono sicuri e controllati, vengono spesso giovani turisti alla sera per andare in riva al mare o a divertirsi. “Aggiungendo: “E' un posto tranquillo, ci vengono molte coppiette…”

Con quell’ultima frase aveva fatto capire che in quel luogo si poteva restare in intimità.

“Ma non c’è un guardiamo?” Chiesi io.

“Si ma negli stabilimenti vicini e fa il giro a notte fonda…”

Lei inspirò forte, trattenne il fiato e si passò la mano sulla gonna come a tirarla più giù, ad allungarla. Si voltò e mi guardò, girando poi gli occhi persi nel nulla, nel buio tra le sdraio e gli ombrelloni per non incontrare i miei.

Mi fece tanta tenerezza….

Mentre quelli di lui, erano fissi sulle sue gambe scoperte e le forme del suo corpo sotto il vestito.

Mi sentivo strano, sconvolto, non volevo ammetterlo a me stesso, ma ero eccitato e spaventato di essere in quel luogo pubblico di notte con mia moglie. Avvertivo un desiderio strano che non riuscivo a scacciare dalla mente, l’idea di lui che la toccasse con le sue mani, la baciasse e probabilmente la penetrasse … in quel luogo sconveniente, era esaltante e mi chiedevo come avrebbe fatto? Si che eravamo in uno spazio a ridosso e quasi sotto il lungomare, ma era sempre una zona pubblica dove poteva arrivare chiunque all’improvviso, e questo mi intimoriva ed eccitava di più e poi non sapevo se lei avesse accettato di ricevere la donazione in quel luogo inopportuno.

Aveva già ricevuto due donazioni da lui, la seconda più sessuale con la mia complicità e questa sarebbe stata la terza, ma erano avvenute in casa, praticate in un posto tranquillo, riservato e sicuro come la nostra camera da letto; ma ora chissà perché in quel luogo mi pareva tutto diverso, più trasgressivo, osceno, pericoloso e sporco.

Istintivamente non so perché, pensai alla biancheria intima di Laura che le avevo visto indossare quando si vestiva, i suoi slip neri traforati con pizzo, il reggiseno anch'esso nero coordinato con lo slip e pensavo che forse di lì a poco, si sarebbe lasciata trascinare nella lussuria come nemmeno io la conoscevo. Lei sempre seria e coscienziosa per carattere ed educazione.

Ma a cosa sarebbe servito tutto quell’abbellimento intimo, dalla lingerie alla rasatura delle gambe…della figa, da far vedere, mostrare a lui, se in quel posto era tutto chiaro scuro?

 

Mentre pensavo sentii dire a Laura:” Torniamo indietro?...  Andiamo a casa?” E guardarmi come se aspettasse un mio segnale.

Ma lui all’improvviso esclamò:” Potremmo praticare qui la donazione!  È un posto tranquillo, c’è la luna, le stelle, il mare e il rumore delle onde.”

Lei restò sorpresa da quella richiesta, esitò e mi guardò ancora e poi mormorò:

“No qui non mi va! E non voglio ricevere la donazione in questo modo volgare e sporco…” Mentre io fermo ascoltavo, lei continuava: “... può venire gente, possono vederci!”

Ma lui sicuro di sé rispose forte:

“No!! Non ti vede nessuno... anzi vedrai che sarà più eccitante e divertente farlo qui, dammi retta... Pratichiamo qui la donazione!”

“No.…qui non mi va in questo posto!” Ripeté mia moglie riguardando me come se volessi che io dicessi qualcosa e intervenissi in suo favore. Cosa che non feci.

Lui invece risoluto e deciso seguitò:

“Procediamo qui e in mezz'oretta è tutto finito e poi c'è ne andremo.”

All’improvviso era cambiato. Aveva un altro atteggiamento nei nostri confronti, era come mutato, voleva decidere lui per noi e vedendomi silenzioso e intuendo la mia passività e sapendo della mia complicità a lui, pronunciò battendomi la mano sulla spalla e sorridendo:

“Tu che dici?”

Cercai di non andare troppo contro le scelte di mia moglie, ma mi ritenni possibilista:

“Mah…!  Non so!... Sono un po' preoccupato, qui siamo alla periferia e in una spiaggia libera dove chiunque potrebbe arrivare.”

Lei sentendo la mia frase rilanciò:

“E se arriva qualcuno?”

Lui sorridendo replicò:

“Ma non arriva nessuno tranquillizzatevi! ... Non è la prima volta che porto qui qualche ricevente con il marito a praticare la donazione. 

Quel nostro parlare in modo interpersonale, distaccato e serio del rapporto sessuale che si apprestavano a consumare, aveva qualcosa di ridicolo e di ipocrita, come se volessimo rendere giustificabile un atto sessuale fatto di libidine e lussuria che in quel contesto non lo era. E continuavamo a usare termini scientifici come riproduzione, donazione, ricevente, per mascherare un rapporto carnale libidinoso. E lui ci assecondava nel linguaggio, storcendo le labbra e sorridendo quando parlando con Laura diceva donazione ... come a prenderla in giro.

Poi allungando il braccio verso mia moglie le fece segno con decisione: “Vieni dai! “Prendendola per la mano e tirandola.

Il suo modo di fare deciso ci spiazzava, era risoluto e mi rassicurava ed eccitava, minimizzava tutto e imponeva a mia moglie la sua scelta, la sa volontà e lei guardando me l’accettava.  Anche lei probabilmente era sopraffatta ed eccitata dal suo modo di fare e dalla sua decisione, perché quando lui si avvicinò si lasciò tirare.

“Tra mezz'ora è tutto finito!” Pensai sospirando non senza apprensione.

La portò sul marciapiedi di cemento dinnanzi a una cabina, vicino a una parete di legno liscio tinteggiata di bianco che dava verso la spiaggia, dove in fondo, il mare rispecchiava la luna che aveva preso a riflettere su di esso, e li illuminava permettendo dalla spiaggia di vederli bene davanti a quella parete chiara.

Io scesi dalla scaletta, mi feci avanti e camminando sulla sabbia mi portai poco distante, tra il mare e loro, da dove con la luce dei lampioni e il riverbero della luna e dell’acqua del mare potevo osservare tutto e sentire quello che dicevano.

Laura era arrendevole, teneva in mano la sua pochette bianca, si lasciava strattonare da lui senza opporre resistenza o reagire un po’ perché eccitata e un po’ perché presumibilmente le piacevano i suoi modi bruschi di uomo maturo.

Quella sera diversamente dall’ultima tutto avvenne senza accordi e premeditazione precedente, ma fu lui a decidere tutto, in modo semplice e naturale, senza trovare resistenze fattive da parte nostra se non solo opposizioni verbali.

 

Osservavo, curioso ed eccitato mia moglie, la sua reazione e capitolazione a lui, la conoscevo bene, era turbata da quei modi bruschi, dall'imposizione e dai gesti di lui e si vergognava che io osservassi che lei non reagisse e la immaginavo come una ragazzina con il viso arrossato anche se schiarito e imbianchito dalla luce e non si vedeva. Avvertiva verso lui una forma di attrazione e remissività che andava oltre la semplice donazione e nel suo assecondarlo o sarebbe meglio dire ubbidirgli, ne avvertiva la dominanza su di lei.

Avvicinandosi a lei le prese la pochette dalle mani:”

“Questa mettiamola qui!” Disse.  E la appoggiò in un angolo vicino alla ringhiera divisoria della scala.

All’improvviso l’abbracciò e la strinse cercando di baciarla.

Lei come ricordandosi in quel momento della mia presenza, ebbe un sussulto:

“No! c’è mio marito!” Esclamò a bassa voce tirando indietro il viso.

“Non importa, ci ha già visto baciarci! “Disse lui:” E poi è restato nell'ombra e si è isolato apposta per lasciarci soli a guardarci praticare la donazione tranquillamente come piace a noi.”

“Si ma non così! In questo modo!” Mormorò lei imbarazzata.

Laura cercò di giustificarsi agitata dal suo comportamento e di quella situazione libidinosa che suo malgrado si stava creando e subiva piacendole.

A un certo punto lo vidi prendere dolcemente le braccia di mia moglie e accarezzarle. Poi, lentamente accostarsi al suo viso alzandole un poco il mento con due dita per guardarla bene negli occhi, avvicinarsi tanto da farle sentire il respiro sul volto e con un colpo leggero e lento posare l'apice della lingua sulle sue labbra, leccandole e poi succhiandole, rifacendolo più volte senza che lei lo impedisse, ma passiva e disorientata se le lasciava succhiare e strisciare dalla sua lingua; mentre con la mano aveva iniziato ad accarezzarle la schiena procurandole dei fremiti piacevoli, per poi scendere verso il sedere, accarezzandolo come le onde sulla battigia facevano alla sabbia, delicatamente per poi premerle forte.

La lingua di Ciro sembrava una farfalla che si posava sulle sue labbra per poi staccarsi e riprendere subito a volare, per ritornare ancora e riposarsi su di loro a leccarle. Era tutto molto bello ed erotico, sensuale, anche romantico e dolce, ma soprattutto passionale e libidinoso.

A quei primi baci sul viso, mia moglie restò stupita guardandomi con aria imbarazzata, come una fanciulla sorpresa ad aver fatto qualcosa di peccaminoso. Mi osservava come se cercasse il mio consenso per continuare e farmi capire che quella situazione non dipendeva da lei, ma era lui a fare quelle cose.

Ma io le sorrisi facendo un cenno affermativo con il capo, come a dirle di non preoccuparsi, che non c’era nulla di male in quello che facevano … che ne avevamo già parlato io e lei e che poteva continuare.

Dopo la lingua sulle labbra socchiuse di Laura, passò il dito fermandolo su di esse, al centro, mentre la osservava negli occhi; e lei non riuscendo a sostenere il suo sguardo abbassò i suoi come in segno di arrendevolezza e forse di sottomissione inconscia, per poi ritornare a osservarlo.

La vedevo insicura e timorosa delle conseguenze che poteva prendere quell'approccio tra loro e per un attimo rimasero immobili a fissarsi negli occhi, come se fossero una lo specchio dell'altro, e vedevo in quelli di lui e nelle espressioni del suo volto l’audacia e il desiderio e in quelli di mia moglie l’arrendevolezza, il timore e la subalternità.

Vidi Laura immobile, senza protestare ne sorridere, seria, rimanere ferma e io restai col fiato sospeso ad aspettare le mosse di lui. Intuivo che sarebbe accaduto qualcosa di particolare ed eccitante, lo aspettavo, e lo vidi che di nuovo, come prima, avvicinarsi con calma al suo volto e riprendere a baciarla sulla guancia e le labbra lentamente, ripetendolo più volte in un bacio quasi impercettibile. Come quello di due innamorati e quello mi spaventava.

Con mia moglie aveva un approccio troppo romantico, quasi sentimentale… da innamorato. Va bene che sapeva far bene sesso e l’amore come lo chiamavamo noi, ma così mi pareva esagerato.

Osservavo eccitata e spaventata mia moglie, la sua reazione, la sua passività. La conoscevo bene, era turbata da quegli atti, dall’attenzione e dai gesti di lui e si vergognava che io fossi lì e la osservassi e si leggeva sul viso che immaginavo arrossato e dalla sua espressione quando mi guardava.

Avvertiva verso lui una forma di richiamo che andava oltre la semplice donazione e ne aveva timore anche lei.

Io ero accaldato come non mai e mi venne spontaneamente una erezione eccezionale solo a vederli baciarsi sulle labbra in quel modo, leccandogliele e succhiandogliele, che spingeva dentro i pantaloni con violenza e vidi che lui non trattenendosi, posando le sue labbra in modo dolce e delicato su quelle di mia moglie spinse la lingua dentro e iniziò a baciarla in bocca, limonandola.

Quella scena, la remissività e accettazione della sua lingua da parte di mia moglie fu come una esplosione, avvertii un forte calore sul cazzo… e il battito cardiaco accelerò violentemente. Sentivo il cuore in gola, il cazzo pulsare tremendamente a osservarli, sembravano due amanti… altro che donazione. Ed ero certo che anche mia moglie avesse le mie stesse reazioni fisiche e avvertisse la figa ardente e bagnata di umori piacevoli che si scatenavano a sentire le sue mani sul corpo, e la sua lingua in bocca.

Presa da quello smarrimento e passività, lasciava che lui continuasse a limonarla, fermi, in piedi davanti a quella parete di legno delle cabine, probabilmente le piaceva sentire la sua lingua calda, umida dal sapore di liquore e tabacco in bocca.

Ciro stringendola a sé forte si ruotò facendo fare di conseguenza a lei lo stesso e la fece addossare con la schiena al muro che sosteneva il lungomare, seminascosti da un lato dalla scala e la sua ringhiera e dall’altro dal niente, il vuoto del lungo spazio di sabbia che portava e divideva le cabine dagli ombrelloni e davanti la spiaggia e il mare.

Vedevo le loro teste unite e leggermente piegate in senso contrario all’altro muoversi lentamente in un bacio che ritenevo adultero, perverso e addirittura innaturale.

Si baciavano, lei con le mani sulle sue spalle ad abbracciargli il collo, mentre lui con la mano, facilmente le alzo un lato della gonna scoprendole tutte le cosce fino alle mutandine, staccandosi dalle labbra e iniziando a baciarla sul collo.

Vidi mia moglie che d’istinto cercava di abbassare la gonna e non mostrare le lunghe gambe, cercando di tenergli la mano, ma non ci riusciva, lui insisteva e poco dopo lei eccitata, allontanò la sua e si lasciò accarezzare dalla sua grossa mano  matura e ruvida le cosce ambrate, lisce e lucide, fino a lasciarsi toccare con le dita le mutandine e provarne piacere.

 

Erano iniziati i preliminari, quelli che avrebbero dovuto portare alla terza donazione dello sperma fatta in quella spiaggia, in quel modo.

 

 

 

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