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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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ANALISI DI UN CUCKOLD IN TERAPIA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

ANALISI DI UN CUCKOLD 4° SEDUTA

 

NOTE:

 

“Ti ho atteso come Penelope aspettava Ulisse, come Giulietta aspettava Romeo, come Beatrice aspettava Dante. Il vuoto del mio cuore nell’attesa era affollato dai ricordi di Te, dei nostri momenti passati insieme, dei luoghi nei quali siamo stati, delle nostre gioie e delle nostre discussioni.  Il mio corpo nel sogno bramava il tuo. Ma prima che tu arrivassi sono caduta, ho ceduto al desiderio dei sensi, alla lussuria, alla passionalità e non al cuore e all’amore…”

P.C.

 

Cap. 5 LA SINDROME DI PENELOPE.   

            (L’amplesso).

 

 

Il giovedì della settimana dopo, ormai alla quarta seduta di psicoterapia, quando entrai nello studio, mi fece mettere comodo e sorrise e come al solito con il suo block-notes e la penna in mano, si sedette poco distante da me.

“Bene, si rilassi, non pensi a niente e si estranei da ciò che gli è attorno, me compresa, e appena è pronto che si sente tranquillo inizi pure a parlare che io l’ascolto.” Aggiungendo guardando il block-notes. “Le faccio un breve riepilogo. Eravamo restati che lei dopo aver trovato un preservativo già utilizzato in quella nicchia del contatore dell’acqua nella sua scala, escluse tutte le supposizioni che aveva fatto, convincendosi che fosse stato utilizzato da sua madre con l’idraulico...” Voltò il foglio del block-notes, leggendo: “Sì… quel vostro compaesano Vincenzo… e che lei per assicurarsi che fosse vero quello che supponeva, aveva creato le condizioni perché si rincontrassero di nuovo e aveva bucato con un coltellino a punta il galleggiante dell’acqua della cassetta del water. E poi mentendo sull’orario detto da sua madre di quando poteva riceverlo, lo aveva informato dandole un altro orario, anticipandolo a quando lei sarebbe stata sola in casa…”

E io rilassato, socchiudendo gli occhi incominciai:

“Sì, è andata così. Quella sera a letto pensai e ripensai a mia madre, mi stupiva il suo comportamento verso Vincenzo, sapevo che gli dava fastidio e se poteva lo evitava perché scherzosamente cercava sempre di insidiarla, almeno ufficialmente era così, nei suoi discorsi e nel suo atteggiamento. Ma volevo accertarmi se anche in privato fosse realmente tale, se era vero quello che pensavo, anche se la prova certa non ce l’avevo ed erano solo mie supposizioni e indizi. Ma oramai decisi di andare fino in fondo con la speranza di scoprire qualcosa che mi avrebbe dato la certezza o mi avrebbe fatto ricredere, senza rendermi conto di quello che stavo creando...” Dichiaral rilassato.

“Quindi il giorno dell’incontro di  sua madre con quel Vincenzo cosa ha fatto lei?” Mi domandò la dottoressa.

E continuando ricordai:

“Quel mattino con mia sorella, come al solito facemmo colazione a casa, caffè latte con biscotti, poi uscimmo per andare a scuola. Lei si avviò all’istituto per ragionieri incontrando delle sue compagne di classe lungo il cammino e unendosi a loro, io le dissi che raggiungevo i miei amici e sarei andato a scuola con loro, ma non era vero, non fu così!”

“Cosa fece allora?” Mi chiese la psicologa interessata e forse curiosa. Feci una pausa, presi un respiro lungo e continuai:

“Tornai indietro a casa rasentando i muri della via, con il timore che qualche conoscente mi vedesse. Arrivato al portone di legno lavorato tinteggiato di nero della nostra scala, entrai e lo accostai come al solito lasciandolo aperto, salii su e quando arrivai alla rampa del mio pianerottolo davanti alla porta di casa, sentii mia nonna e mamma parlare da dentro.

Passai davanti alla nostra porta d'entrata quasi in punta di piedi, aprii la porticina laterale che andava al solaio ed entrai richiudendola subito e salii su, camminando piano da non fare sentire i passi sotto. Una volta all’interno del sottotetto, posai i libri e uscii nel terrazzino sui tetti e mi misi vicino alle finestrelle circolari che fungevano da piccoli lucernai e davano la luce all’interno nel lato del soggiorno, nella cucina e nella camera dei miei genitori, che essendo la più grande ne aveva due uno a destra e uno a sinistra. Erano tutti locali sul lato sud verso la via e non il caruggio.”

“Ed è restato lì ad aspettare?” Chiese la dottoressa.

“Sì! ....” Risposi: “…restai un po' dentro il sottotetto del solaio e un po' fuori, ogni tanto guardavo dal lucernaio in cucina senza farmene accorgere e vedevo mamma in vestaglia che vestiva mio fratellino in piedi sulla sedia. Mia madre al mattino d’inverno fino a primavera inoltrata, indossava una vestaglia nera a fiori colorati che le arrivava ai polpacci e che le aveva portato mio padre come regalo da un viaggio in Giappone, le piaceva molto e ce l’aveva legata alla vita con una cintura di stoffa dello stesso tessuto e colore.

Vidi che quando fu pronto mio fratellino, lo fece scendere e lo portò in soggiorno dove mia nonna con il suo cestino per la merenda lo attendeva e prendendolo per mano li vidi uscire. Come tutte le mattine dei giorni feriali lo portava all’asilo e poi andava, prima dalle mie zie e poi a fare la spesa e mamma restava sola a casa.”

“Vedeva tutto l’interno dalle finestrelle di quel terrazzino?” Mi domandò.

“Non tutto, ma abbastanza e dall’alto perchè i  soffitti erano a  volta, ma anche se c’erano le tendine dovevo fare attenzione a non mettermi davanti all’entrata della luce, se no vedevano ombreggiare e si giravano a guardare su cosa fosse quel calo di luminosità, con il rischio che mi vedessero o capissero che c’era qualcuno. Facevo attenzione, li vedevo muoversi e girare in casa e sentivo anche la radio e a volte anche mamma canticchiare quando era allegra.”

“E poi cosa successe dopo?” Domandò ancora tenendo la penna tra le dita...

“Passati circa 15-20 minuti forse mezz’oretta che nonna era uscita con mio fratellino, mentre mamma era in bagno a lavarsi e io non potevo spiarla perché trovandomi sull’altro lato del caseggiato, Avrei dovuto fare come quando la spiavo nuda, entrare nel sottotetto, andare in fondo e dal lucernaio interno posto sotto le tegole a vetro ma sopra il bagno osservarla, con il rischio di fare rumore nel solaio; e quindi preferii restare dalle finestrelle del terrazzino. Non che in quel momento non mi interessasse come altre volte vederla lavarsi, ma avrei rischiato troppo.

All’improvviso sentii suonare il campanello della porta d’entrata e il cuore iniziò a battermi fortissimo, mi misi ben nascosto dietro la tendina, di fianco alla finestrella del soggiorno dove c’era l’entrata di casa e vidi mamma uscire dal bagno in mutandine e reggiseno con le ciabattine rosa, con indosso la sua camicetta da notte leggera e trasparente a baby-doll come si usavano allora. Mettersi velocemente la vestaglia da casa per coprirsi legandola sulla vita e andare dietro la porta e domandare:

<Chi è?>

<Sono Vincenzo!> Sentimmo dire forte.

“Lei che cosa ha fatto?” 

“Niente, ero agitato e ha iniziato a battermi il cuore forte, non lo sapevo ancora ma da quel momento iniziava lo stravolgimento della vita sessuale di mia madre…”

“E sua madre che ha fatto invece?” Domandò.

“Vidi mamma agitarsi, mettersi a posto i capelli e abbottonarsi bene la vestaglia da casa sul petto e verso le gambe e poi aprire la porta e sorridendo forzatamente salutarlo:

«Ciao!»

«Ciao Nunziedda!» Rispose lui sorridendo. Chiamandola con il diminutivo. Come detto chi la conosceva da ragazza ed era amico di famiglia la chiamava così.

<Sei mattiniero! Come mai sei venuto così presto?> Domandò mamma…

<Ehh!... Dopo non posso, ho da fare altri lavori…> Rispose senza aggiungere nulla di più per fortuna, evitando di dirle che ero stato io a dirgli quell’orario e che sarebbe stata sola in casa.

E lo vidi entrare con pantaloni con la pettorina blu e la cassetta degli attrezzi a tracolla appesa alla spalla e un nuovo galleggiante della cassetta del water in mano.

Tolse la borsa dei ferri dalla spalla e la posò per terra e parlarono un po', mamma gli fece prendere la scaletta che aveva già preparata e, imbarazzata, lo accompagnò in bagno dicendo:

<Scusa se c’è disordine, ma non ti aspettavo ora, mi stavo lavando… pensavo che venissi più tardi.>

< Non ti preoccupare, se è solo il galleggiante come mi ha detto tuo figlio faccio presto...> Rispose lui.

Ed entrarono nel bagno e una volta dentro dalla mia posizione non vedevo nulla. Lo vidi poco dopo uscire aprire la porta dell’entrata e andare a chiudere l’acqua al contatore, quindi pensai:

< Sa dove si trova il contatore dell’acqua… sto stronzo…> Rafforzando la mia convinzione.

E mentre ritornava in bagno e trafficava sulla scala nella cassetta dell’acqua, sentii mamma dirgli per cortesia:

<Ti preparo il caffè Vincenzo?! Lo vuoi?>

Lui annuì e mamma intanto che lui lavorava andò in cucina, preparò la caffettiera e l’accese e io continuai a guardare sempre silenzioso, agitato e a ascoltare quello che potevo.”

“Quindi lei era sempre nascosto su questo terrazzino che spiava?” Domandò.

“Sì! Ma, a parte che conoscesse dove fosse il contatore e il rubinetto di chiusura dell’acqua, che poi pensandoci bene era normale avendolo aperto chiuso altre volte nelle riparazioni anche quando c’era mio padre, e quindi era normale che lo sapesse.”

“Quindi ha continuato a spiare?”

“Sì. Poi intanto che il caffè era sul fuoco, terminò, fece in fretta a sostituirlo, uscì dal bagno e di casa sulla scala, riaprì il contatore dell’acqua e ritornò in bagno ad aspettare che la cassetta si riempisse e poi la provò, tirò la catenella e fece andare lo sciacquone. Era tutto a posto, funzionante, l’aveva riparata e mentre andava verso la cucina sentii mia madre che diceva:

< È pronto il caffè Vincenzo.>”

“Quindi sua madre lo conosceva bene… questo Vincenzo, mi ha detto che c’era confidenza?”

“Sì, erano paesani, lui conosceva tutta la mia famiglia, anche mio padre lo conosceva, era sempre educato e rispettoso quando c’erano  i  miei parenti, solo che lui sapendo che mio padre non c’era e mia madre era sola, ci faceva lo stupido, la corteggiava, ci scherzava, ci provava.”

“E sua madre si lasciava corteggiare?”

“No assolutamente, non le piaceva come persona, a parte che era più vecchio, ma poi era anche brutto, con la pancia, non per niente in famiglia a sua insaputa gli avevano dato il soprannome «u bruttu». Ma mamma non lo diceva né a mia nonna né a zia che la importunava, per non litigare. Lui scherzava, faceva battute, ma solo quando era sola.”

“E lei come lo sapeva?”

“Mi pare di averglielo detto, una volta che erano soli, lui pensava di non essere visto e la toccò sul braccio, con mamma che si scansò. Si davano del tu perché era un compaesano e l’aveva conosciuta quand’era lei era ancora ragazza prima di sposarti, ma lui era più vecchio, era più vicino a mia nonna come età che a mia madre.”

“Quanti anni c’erano tra lui e sua madre?”

“Ma non so, quindici circa, per questo mia madre lo rispettava. E comunque lui sapendo che era sola, ed era la moglie di un compaesano che navigava, avrebbe dovuto rispettarla invece di fare lo stupido…”

“E cosa fecero dopo?”

“Si sedettero in cucina e presero il caffè, li vedevo. Lui si accese anche la sigaretta e si misero a parlare.

<Tuo marito dov’è ora?> Le domandò, credo tanto per parlarle.

<Ora sta navigando verso il golfo persico…> Disse mamma.

<Però! Chissà quante cose vede. Ed è molto che è via ora?> Domandò ancora.

<Tre mesi...quasi quattro…> Rispose mia madre.

< E quando torna?>

< Deve fare almeno otto mesi> Gli rispose:< I contratti sono così…>

E sorseggiando il caffè e fumando la sigaretta incominciò a dire: < Ehh…  fossi io Tano, non ti lascerei sola. Una donna bella come te non è da lasciare sola…>

< Eh… ci sono abituata…e poi ho i miei figli, mia madre e la mia famiglia, non sono sola.> Le rispose per le rime mia madre. Ma lui continuò:

< Eh… ma io dico sola senza maschio… una bella donna come te.>

Mamma conoscendolo sapeva dove voleva andare a parare e cambiò discorso…

Finito di prendere il caffè si alzò e di conseguenza costrinse con il suo gesto a far alzare anche lui, dicendo: < Ora devo farmi un po' di lavori, devo lavarmi che tra un po' arriva mia madre. Quanto ti devo Vincenzo?> Domandò …

Lui sapendola sola rispose sorridendo:<Niente soldi, solo un bacio…>. Faceva sempre lo stupido. Ma mamma pur sorridendo anche lei fu seria e gli rispose per le rime:

< No niente baci, quelli li do solo a mio marito quando sbarca. Dimmi quanto ti devo, voglio pagarti per il lavoro che hai fatto.>  

Lui sapendo che era sola in casa era più audace del solito e ci provava, e disse ancora.

< Nemmeno uno?>

< No niente… io bacio solo mio marito e i miei figli…>” Rispose risoluta mia madre.

“Lei cosa pensava di questo siparietto di corteggiamento?”

“Che forse, anzi probabilmente mi ero sbagliato sull’atteggiamento di mamma, e ne ero contento. Notavo però che mamma era imbarazzata dalla sua presenza e dalle sue avances. Lui non si azzardò di più e le disse solo:< E va bene allora pagami solo il galleggiante, dammi tre mila lire…>

< Eh così poco?>Ribatté mia madre sapendo che costava di più: < Te ne do cinquemila. Vado in camera a prenderli. Aspettami.>

E mentre camminava per andare nella sua stanza a prendere la borsa con il borsellino e pagarlo, lui si alzò e le andò dietro e all’improvviso le posò le mani sui fianchi e poi sul sedere. Mamma si girò subito di scatto prendendogliele e togliendogliele e dicendo: <No questo no Vincenzo… non voglio! Non fare così. Devi rispettarmi se no lo dico ai miei fratelli.>”

“Come mai osava tanto’”

“Non so sembrava preso da un impulso irrefrenabile, e le rispose:

< Ma io ti rispetto… solo che mi piaci da morire Nunziedda… sei bellissima, giovane, fresca…> E avvicinatosi di più appoggiò la mano e iniziò ad accarezzarla sul sedere.”

“Sua madre reagì?”

“Si certo, gliela tolse subito  e si  allontanò mentre diceva:< No, dai Vincenzo, stai fermo con le mani, non fare così! Guarda che se no non ti chiamo più a farmi i lavori e poi lo dico a mio fratello che mi manchi di rispetto!> Ripeté mamma. Ma lui per risposta l’abbracciò.

<Dai siamo soli Nunziedda… dammi un bacio, un bacio solo… e me ne vado. Mi piaci, mi sei sempre piaciuta… mi ecciti, ma come fai a stare così tanto senza maschio?> Le domandò.

Mia madre naturalmente non rispose, ripetè solo:

< No… non fare così!... Su Vincenzo, guarda che tra poco arriva mia madre…> Cercava tutti gli espedienti per farlo calmare e andare via.

Ma niente, lui continuava a toccarla e accarezzarla dappertutto da sopra la vestaglia.”

“Lei cosa pensava vedendo quella scena?”

“Come ho detto mi resi conto che probabilmente mi ero sbagliato… che mamma era una donna seria e non volevo che lui la toccasse libidosamente. In quel momento non pensavo più al preservativo, ma impotente stavo a guardare Vincenzo che ci provava, che faceva lo stupido con mia madre, la toccava e accarezzava sopra la vestaglia.”

“Non ha pensato di intervenire e far smettere quel suo comportamento contrario alla volontà di sua madre?” Domandò la dottoressa.

“No!” Risposi.

“Perché?”

“ Perchè pensavo che da li a poco tutto sarebbe finito, avrebbe smesso, mamma l'avrebbe pagato e lui se ne sarebbe andato e poi se uscivo fuori e mi vedevano, avevo il timore che lui dicesse :< E' stato tuo figlio a dirmi di venire ora…> Non lo so perché, restavo imbambolato a guardare, lui non era violento, ma insistente,  sorrideva, sembrava che scherzasse, anche mamma pur essendo seria sembrava che sorridesse allontanandolo. E come le ho detto  pensavo che sarebbe finito tutto con delle pacche di lui sul sedere di  mia madre e di lei  sulle mani di Vincenzo per farlo smettere… e che certamente da quella volta poi non l’avrebbe chiamato mai più a fare le riparazioni.”

“Vada avanti.” Mi sollecitò la dottoressa seria..

“Vedevo mamma che cercava di allontanargli le mani dal corpo dicendogli: < Non mi toccare... stai fermo… non voglio!> E avendocelo davanti si allontanò camminando indietro d’istinto portandosi verso la porta della sua camera per sfuggire alle sue manate, entrò  come i gamberi di schiena con lui davanti a lei che la inseguiva sorridendo, e senza volerlo mia madre in quel modo lei se lo tirò dietro in camera.

Quando entrarono sparirono dalla mia vista dalla finestrella del soggiorno e subito mi spostai e mi portai nella prima di quelle due della camera di mia madre e mi accucciai per vedere tra l’apertura della tenda.

Vidi la mamma entrare e fermarsi vicino al comò e lui subito con il suo volto disgustoso davanti a lei avvicinarsi e toccarle il seno e il fianco sopra la vestaglia parlandole, o meglio bisbigliandole qualcosa senza che riuscissi a sentire e capire cosa diceva. Sentii solo lui dire forte a un certo punto…

< Un bacio… dammi solo un bacio e me ne vado…>

Nel mentre l’abbracciò ancora e cercò di portare le sue labbra contro quelle di mamma facendo scorrere la mano dal fianco davanti sul sesso, toccandola continuamente sulla vestaglia sopra di esso. Vidi lei che teneva l’avambraccio di Vincenzo, nel tentativo di non farsi toccare il sesso e stringeva le gambe, ma non ci riusciva e lui continuava a tenerle la mano sopra premendola sulla vulva, sfregandole su e giù le dita sopra, cercando di baciarla sul collo perché lei voltava la testa non volendo essere baciata in bocca." Feci una pausa e dissi: “A quel punto, non so…”

“Non sa cosa?” Chiese la dottoressa.

“Come detto, lui premeva con le dita sul sesso di mamma e le sfregava sopra su e giù velocemente, e mia madre inspiegabilmente a un certo punto stringendo le gambe restò ferma dicendo:

< No.… li no! Non mi toccare lì non voglio …togli la mano Vincenzo.>

Ma lui continuava, capii in seguito che il suo premere e sfregare veloce sulla vulva era come se la masturbasse esternamente, alche mia madre con la voce agitata e rotta dall'ansia gli disse:< Va bene… va bene Vincenzo…  ti do un bacio ma togli la mano di lì.>”

< Va bene, allora dammi il  bacio… che la tolgo. > Disse lui portando la  bocca verso  quella di  mia madre per baciarla. Ma lei  quando la ebbe  davanti alla sua serrò le labbra  strette  e lui  le ripeteva :< Apprile..aprile che entro con la lingua…>  Ma mia madre non le aprì e lui eccitato si mise a leccargliele esternamente  sempre toccandola e premendo sulla vulva. 

“Secondo lei perché ha detto così?” Chiese la dottoressa.

“Penso che toccandola e sfregando sul sesso, lei non riuscisse a controllarsi e lui se ne accorse e lo capì.”

“Perché dice che capì?”

Perché le disse subito:< Ti piace ehh se ti tocco qui, u sticchiu…> Che in siciliano sarebbe il sesso femminile.

< C’hai il fuoco dentro...> Le diceva. 

“Probabilmente sua madre…” Affermò la dottoressa:” … a sentirsi toccare sul sesso, vista l’astinenza sessuale per la mancanza di suo padre si eccitava, ed era come se davvero la masturbasse, e certamente lui se ne accorse. Poi cosa ha fatto?”

Stringendola sempre e sfregandole la dita sul sesso, la spinse fino ad arrivare vicino al letto matrimoniale ancora sfatto, continuando a stringerla e prendendo a baciarla sul collo, a leccarglielo e toccarla, con lei che non diceva più nulla, solo:

< No… Può arrivare mia madre (nonna).> E nient’altro, e restava ferma. E pur tenendogli l’avambraccio lo lasciava toccare come se le piacesse.

E lui rispondere con la sua voce decisa: <No, stai tranquilla… facciamo presto vedrai, prima che arriva lei, non si accorgerà di niente.>

A un certo punto la vidi cessare di tenergli l’avambraccio, lasciandogli la mano sopra il sesso a frugare, a toccarglielo restando ferma.

“Smise ti tenergli l’avambraccio?” Domandò la dottoressa.

“Si…!" Risposi:" E lui subito accorgendosene la sollecitò: <Su togliti sta cosa… sta vestaglia…> le disse in dialetto, mentre con l’altra mano gliela alzava dal bordo inferiore scoprendole tutte le cosce e accarezzandogliele.

Come detto, mamma sotto la vestaglia aveva la camicia da notte leggera a baby-doll e sotto solo le mutandine alte e il reggiseno a coppe grandi, come usavano le signore di allora.

< Togliti la vestaglia!> Ripeteva lui eccitato vedendo mia madre smarrita… passiva, respirare forte. ”

“Come smarrita?” Chiese la dottoressa.

“Sì, a me sembrava passiva, confusa, come se non ci fosse, non reagiva più, restava ferma, chiudeva gli occhi e si lasciava toccare, alzare la vestaglia …”

“Era come assente?”

“Sì!” Risposi.

“Probabilmente era in preda all’eccitazione da non riuscire più a fermarlo e allontanarlo.” Aggiunse la dottoressa:“E che ha fatto dopo?”

“Lui vedendola così arrendevole, ha tolto la mano dal sesso e ha cominciato di sua iniziativa a sbottonarle la vestaglia da sopra il petto, giù fino al sesso ed aprirla abbassandogliela dalle spalle giù sulla schiena e le braccia. Gliela tolse sfilandole le maniche dalle braccia lasciandola cadere a terra con gli ultimi bottoni, quelli bassi ancora chiusi, lasciandola sola con la camicia da notte leggera, quasi trasparente che le arrivava sulle cosce sopra le ginocchia. E lo vidi tirarsi giù di lato le bretelle dei pantaloni da lavoro e abbassare la pettorina, iniziando a sbottonarsi la chiusura sul pene, per poi passare alla camicia.

Era assurdo, tutto avveniva di conseguenza e senza dire nulla e che lei lo impedisse, si rivolse a mia madre e prendendo la camicia da notte dal margine inferiore la tirò su tutta, fino al torace e oltre, a farle alzare le braccia, sfilandola da esse e dalla testa come se le togliesse una maglia, lasciandola in mutandine e reggiseno con le sue ciabatte rosa. Vedevo il viso di mamma arrossato, apprensivo, e lei incapace di reagire, si vergognava perché lui la guardava fissa sul reggiseno e le mutandine e la vedeva mezza nuda, nessun uomo oltre mio padre, suo marito l’aveva mai vista così.”

“Quindi sua madre pur lasciandolo fare aveva una forma di pudore?”

“Sì!” Risposi:” Era passiva ma si lasciava fare tutto, come se le piacesse essere toccata spogliata da lui.”

“E lei come si sentiva… pensava ancora che scherzassero?”

“No, a quel punto capii che lui la stava sopraffacendo moralmente e psicologicamente e mi sentivo strano per l'atteggiamento passivo di  mia  madre che non reagiva…”

“Perché non è intervenuto a fermarli? Si sentiva strano perché? Era anche turbato, eccitato da quella situazione di vedere quell’uomo che spogliava nuda sua madre, ben sapendo che il finale sarebbe stato uno solo?”

“Non sono intervenuto per paura e perché come ho detto ero sorpreso dall’atteggiamento di mia madre che non reagiva, lo lasciava fare, dopo aver detto che non voleva si  lasciava spogliare. Ero strano perché mi sentivo agitato, inquieto, il  cuore mi batteva fortissimo e non sapevo che fare e se uscivo fuori  e fossi sceso, avevo paura di una reazione di Vincenzo e restai come uno stupido a guardare.”

Vidi che la dottoressa scrisse qualcosa nel bloc notes dicendomi: “Prosegua pure…”

“Vincenzo dopo averle tolto anche la camicetta da notte continuò come se le desse degli ordini: <Togliti il reggiseno…>

La sollecitava mentre lei agitata portando le mani dietro la schiena con il respiro ansante, come un automa cercò di sganciarlo non riuscendoci dall’agitazione. E intanto che mamma ci provava, vidi lui prendere l’elastico delle mutandine sui fianchi e di colpò abbassandosi, tirargliele giù lungo le gambe, prima fino alle ginocchia e poi alle caviglie, facendo esclamare mamma dal gesto inaspettato e dalla vergogna che le scoprisse e vedesse il sesso un: «Ooohhh!!» di sorpresa, stupore e incredulità.”

“E cosa fece sua madre quando le abbassò le mutandine?”

“Glielo detto, era come smarrita, passiva, assurdamente faceva quello che gli diceva quell’uomo. E quando le ebbe alle caviglie la sollecitò ancora sempre in dialetto: <Dai alza i piedi…> Cosa che fece e uno alla volta gliele tolse, tirandosi in su sorridendo con le mutandine di mamma in mano, come un trofeo, annusandole e dicendo. < Uhmmm che buon profumo di sticchiu che hai…>”

“Come si sentiva in quel momento lei Mimmo?”

“Non so come dire… Agitato…”

“Eccitato forse vuol dire…” Precisò la dottoressa. 

“Sì anche, anche se era mia madre ero eccitato e spaventato che l'avrebbe posseduta davvero Vincenzo. Vedevo che lei si vergognava, si copriva il sesso tutto peloso con la mano, come a non voler farglielo vedere. Lui visto che era come imbranata, senza dirle nulla la girò, le sganciò il reggiseno e glielo tolse sfilando le spalline sulle braccia.

In quel momento fu nuda, completamente nuda davanti a lui, a quell’uomo che guardava con libidine e desiderio il corpo di mia madre. Lei cercò di coprirsi il seno con l’avambraccio, ma lui lasciando cadere ai piedi i suoi pantaloni con la pettorina e le mutande, fece uscire il suo fallo eretto e oscillante davanti a mamma che lo guardò confusa. E spingendola indietro e tenendola per le braccia la fece prima sedere poi sdraiare con la schiena sul letto in modo orizzontale alla testiera, con le gambe pendenti verso terra. Gliele allargò, si mise tra di loro in ginocchio e poi si sdraio sopra a mia madre…”

“Lei come si sentiva in quel momento?” Mi chiese la dottoressa.

Esitai, ma poi dissi la verità: “Ero anch’io incredulo e inspiegabilmente eccitato, in alcuni  momenti vivevo la situazione come se quella donna con Vincenzo  non fossse stata mia madre.. non so come e perché, ma ad assistere a quella scena su mia madre che si lasciava toccare e si era lasciata spogliare nuda da lui, u bruttu, come lo chiamavamo noi in famiglia, ebbi l’erezione. Ero come in trance, assente anch’io, guardavo che stavano per avere un amplesso, ma non avevo la forza né il coraggio di intervenire. Come detto, in quel momento era come se non fosse mia madre che vedevo nuda con quell’uomo e che io non fossi io, ma spiassi altri, o vedessi un filmino porno… Ancora non mi rendevo conto appieno di quello che avevo fatto… creato… e stava accadendo.”

“Continui…” Pronunciò seria la dottoressa. 

“Essendo messi di traverso sul letto e alle finestrelle del lucernaio, vidi quando la penetrò. Fu terribile! Uno shock per me”

“Perché fu terribile?” Domandò.

“Perché vidi mamma sdraiata sul letto che con il viso dall’espressione stupita e piacevole guardava il soffitto e lui con le dita le toccava il sesso, i peli, non so forse perché gli piaceva, mentre lei aprendo e chiudendo gli occhi guardava sempre in alto il soffitto a volta. Lo vidi avvicinarsi in ginocchio sul materasso, portandosi con il bacino contro la sua pelvi, mettersi la saliva sulle dita e cospargerla sulla sua asta, appoggiarle il glande tra i peli, sulla fessura vulvare e …  lo vidi spingere con il bacino. E osservai l’asta di quel Vincenzo farsi largo tra i peli ed entrare lentamente nel sesso di mia madre, sparire completamente nella sua vagina… Fu impressionante, sentivo che mi mancava l'aria e mi girava la testa, ero eccitato e non potevo e volevo crederci, aveva penetrato davvero  mia madre e  si era sdraiato su di lei iniziando a muoversi. Fu sconvolgente dottoressa, con mamma che come annullata lo lasciava fare e non glielo impediva, ma anzi alla sua penetrazione, a occhi  chiusi  lo  abbracciò anche lei mettendole le mani sulla schiena e lasciandosi  baciare sul  collo e alla fine anche nella bocca… fu sconcertante per me vederla.

“Dunque… lui però non aveva il preservativo da quello che mi dice, la penetrò senza?” Domandò la dottoressa.

“Sì, non ce l’aveva, l’aveva penetrata senza, ma in quel momento non ci pensavo a quello… ero talmente preso dall'atto sessuale, dal loro  amplesso.”

“Dunque era scioccato dalla scena…restato impressionato da come si evolvero i fatti?  Perché?” Mi domandò.

 “Perché non pensavo mai e poi mai che sarebbe finita così, che lui l’avrebbe penetrata davvero e soprattutto che mia madre si sarebbe lasciata penetrare da lui senza reagire… invece.”

“Invece l’ha fatto!” Disse la dottoressa.

“Si, non me lo sarei mai aspettao che mamma si sarebbe comportata in quel modo passivo, sembrava drogata, fino a lasciarsi spogliare completamente nuda e penetrare davvero da lui, da quell’uomo, più vecchio di lei e anche brutto e che gli era antipatico e quando lo fece, mi sentii impotente, scioccato, colpevole.”

“Quindi era scioccato…” Ripeté la dottoressa mentre scriveva sul bloc notes.

“Sì!” Risposi: “Mia madre, subito quando lo ebbe dentro sussultò, girò la testa in alto e l’abbracciò sulla schiena, e tirando su le gambe allargandole gli cinse i fianchi con le cosce e il sedere con i piedi. Mentre lui semi sdraiato, avvolto tra le sue gambe incominciò a muoversi avanti e indietro possedendola, toccandola, accarezzandole le mammelle e baciandola sul collo, sul viso, sulle labbra, e anche in bocca con la lingua ricambiato. Ripetendo sempre come un ossesso in dialetto: <Bella… bella… bella…Nunziedda, sei bella…> mentre mia madre non diceva nulla e si lasciava possedere da lui a occhi semichiusi, come a non vederlo in faccia.”

A quel punto la dottoressa mormorò:

“Tipico dei cedimenti psicologici e sessuali, guardarlo e non guardarlo, in quel volerlo e non volerlo. In quel momento sua madre aveva un maschio che la possedeva e poco le importava se era un compaesano, vecchio e brutto o suo marito. Aveva il suo fallo in vagina, quello che lei spesso aveva desiderato e fantasticato nei suoi pensieri e in quel frangente lo aveva rigido dentro di sé, la sua vagina."

"E cosa ha fatto invece lei in quei momenti a quella visione in cui sua madre da moglie passiva diventava amante partecipe di quell’amplesso con quell’uomo?” Chiese.

“Gliel’ho detto, restai lì fermo a guardare, a spiare, non sapevo che fare, non avevo il coraggio di fare niente… in quel momento non pensavo a nulla, mi piaceva soltanto guardare di  nascosto, era la prima volta che vedevo dal vero e non in fotografia o sui fumetti due persone fare sesso… Anche se lei era mia madre. Vedevo lui con il suo sedere tra le cosce larghe di mia madre muoversi veloce dandole dei colpi interni in vagina e lei che godeva e lo stringeva con le braccia sulla schiena.”

“Restò solo a guardare?” Aggiunse la dottoressa.

“Sì… Ero come impressionato da quello che vedevo.”

“Che cos’è che la impressionava oltre l’atto del rapporto sessuale?”

“Ma, aver visto l’asta di Vincenzo, eretta, mi sembrava grande in confronto alla mia, va bene che ero un ragazzino, ma oggi direi che era dotato. E anche vederla penetrare e scomparire dentro la vagina di mia madre, che l’accoglieva tutta con piacere, mi sconvolgeva….

Io... Vedendo che facevano sesso e mamma lo stringeva a sé ero incredulo. Lei invece di scacciarlo e allontanarlo, la vedevo che smaniava sotto di lui, gemere e muovere il sedere e si lasciava baciare e lo baciava, anche in bocca con la lingua, e sentii che mi venne l’erezione… e d'istinto, quasi inconsapevolmente mi toccai… E anche lì non so perché, ero eccitato a vederli anche se non volevo  esserlo e lo tirai fuori dai pantaloni e dallo slip eretto e iniziai a masturbarmi, finché eiaculai a osservarli.” 

Vidi che scrisse ancora sul block-notes e poi dire:

“Quindi si è masturbato vedendo sua madre praticare sesso con un uomo?”

“Si dottoressa…” Risposi:” … fu più forte di me, fu istintivo, non volevo ma mi piaceva farlo, toccarmelo e  guardarli, masturbarmi e osservarli…”

“Qundi era impressionato, ma cosa le piaceva di quell’amplesso che spiava?” Chiese ancora.

“In quel momento paradossalmente mi piaceva vedere mia madre godere, lo so è assurdo ma era così. A vederla godere in quel momento ero  come contento, sembrava un altra donna.”

“Niente è assurdo in psicologia …” Rispose.” Tutto ha una sua logica. Poi cosa successe? Continuarono il rapporto sessuale?”

“Sì, ebbero quell’amplesso, non so quanto durò, ma credo una decina di minuti e finirono con mamma che si muoveva e scuoteva tutta sotto di lui abbracciandolo e baciandolo, probabilmente dall’orgasmo che le procurava lui.

“Aveva l’orgasmo manifesto sua madre?” Mi chiese la dottoressa.

“Come manifesto?” Domandai.

“Si, che gemeva e smaniava? “

“Si!” Risposi.” Intravvedevo lui tra le gambe larghe di mia madre dare delle spinte forti e profonde, quasi dei colpi dentro la vagina da toccare in fondo,  facendola muovere e dondolare su e giù sul letto matrimoniale e lei a quelle spinte lo stringeva e abbracciava.

Subito dopo Vincenzo lo sfilò fuori dalla vagina eretto. Come ho detto per me a quell’età era impressionante osservarlo, duro, virile, con il glande rivolto in su e tutto umido e ricoperto di umori vaginali del godimento di mia madre che lo rendevano come bagnato e luccicante. Lo sfilò dalla vagina e lo appoggiò sopra il pube e subito il suo glande violaceo incominciò a emettere pulsioni e gettare lo sperma sul ventre di mia madre. Mi faceva impressione vederlo eiaculare su mia madre, osservare il seme di quell’uomo latteo quasi trasparente uscire dal suo glande e colpire e riversarsi sulla pancia pallida di mamma, eiaculando abbondantemente su di lei... Era sconvolgente dottoressa…, l’asta di Vincenzo nonostante avesse terminato l’amplesso e eiaculato era ancora eretta. Per un attimo quando lo tirò fuori dalla vagina ebbi modo di vedere il sesso di mia madre ricoperto di peli bruni ma con la fessura aperta a forma circolare, del diametro del fallo di quel Vincenzo che l’aveva appena posseduta. Avevo già osservato la vulva di mia madre spiandola, ma non l’avevo mai vista aperta in quel modo, circolare, color corallino all’interno che proseguiva nello scuro, come era appena Vincenzo le aveva sfilato l’asta.

Li vidi restare così un attimo fermi sdraiati ad ansimare vicini sul letto di mio padre, mamma ancora a gambe piegate e larghe per poi chiuderle e stirarle e lui accarezzarla con la sua mano grossa e grezza sulla pelle per tutto il corpo, il seno, il sesso le cosce e allungarsi e darle bacini sul volto mentre mia madre respirava ancora ansimante scrutando la volta del soffitto. Lo vidi alzarsi e con un fazzoletto di stoffa preso dai pantaloni, asciugarsi e pulire l’asta e il glande e tirarsi su le mutande e i pantaloni rimettendosi la pettorina a posto davanti. Mamma invece era ancora sdraiata, come assente, smarrita, restava ancora giù come se fosse spossata. Lui la prese per il braccio e la tirò su dicendole in dialetto:< Susiti Nunziedda che ora arriva ta matri…!> E come se prendesse coscienza in quel momento, la vidi alzarsi, prendere le sue mutandine che erano sul pavimento e pulirsi la pancia dallo sperma di Vincenzo, come se fosse schifata, ricacciandole a terra sporche e rimettendosi subito la vestaglia giapponese con i fiori regalatele da mio padre, senza niente sotto, nuda, e coprirsi con essa.

Osservai lui avvicinarsi ancora alla bocca di mamma per baciala, ma lei tirarsi indietro ma prendendola per la vita alla sua insistenza lasciarsi baciare."

“ Dopo cosa successe?” Domandò la dottoressa.

Poi ritornarono nel soggiorno, erano tutti e due agitati e rossi in faccia, anche lui, probabilmente non pensava che riuscisse a possedere davvero mamma quella mattina, che si lasciasse andare, non essendoci mai riuscito prima e credo che si rendesse conto anche lui che avendo fatto cornuto mio padre aveva fatto qualcosa di grave.  Mamma dalla borsetta, prese il portafoglio per pagarlo, ma lui non volle niente. E per paura che arrivasse davvero nonna essendo oramai le 10.00 passate, mamma lo accompagnò alla porta dicendogli:< Non dire niente a nessuno Vincenzo di quello che è successo, se lo viene sapere mio marito ci ammazza…>”

“E lui cosa rispose?” Domandò.

“Lui la tranquillizzò:< Stai tranquilla niente e nessuno lo saprà mai…> Disse.

E prima di uscire, quel porco la volle baciare ancora in bocca, un bacio sulle labbra.

Poi mamma gli aprì la porta e lui, prendendo la sua cassetta dei ferri a tracolla sulla spalla, andò via. Credo che fossero spaventati tutti e due da quello accaduto inaspettatamente e che nessuno d loro immaginava che sarebbe successo quello che poi è capitato nella realtà.”

“E sua madre che fece?” 

“Quando uscì che richiuse la porta, mamma corse in camera sua a raccogliere le mutandine e il reggiseno da terra, mettere a posto il letto sbattendo le lenzuola e rifacendolo e andare in bagno. E lì non la vidi più, ci stette più di mezzora…"

“Non la sentì cantare…?” Mi chiese con un sorriso.

" No, senz'altro era preoccupata di quello accaduto. Quando uscì, io sempre saltellando da una finestrella all’altra la vidi nuda di corsa, andare in camera, aprire il cassetto e mettersi mutandine e reggiseno puliti e poi rivestirsi, mettere i collant, la gonna, la maglia, pettinarsi e truccarsi un po', e poi andare in cucina ad aspettare nonna che arrivasse.”

La dottoressa prese degli appunti su quanto detto e poi mi chiese:

“Secondo lei perché sua madre non fece resistenza o meglio… la ebbe iniziale e poi si lasciò andare arrendevole a lasciarsi possedere da quell’uomo?”

“Ci ho pensato tante volte a quel tempo dottoressa …” Risposi: “… e dedussi che probabilmente essendo in astinenza da tanti mesi a sentirsi toccare, premere e sfregare con le dita sul sesso velocemente da quell’uomo come se la masturbasse, si sia eccitata… e si sia lasciata andare…” 

Ma a quel punto chiesi io alla dottoressa:

“Invece secondo lei dottoressa perché mia madre si è comportata così? Me lo dica lei che è psicologa… per favore” Aggiunsi serio. “Mia madre è sempre stata una donna seria, fedele… e lui gli era antipatico, non gli piaceva di carattere e fisicamente, era brutto. Perché si è lasciata andare da farsi possedere?”

 

“Qui…” Rispose:”… nel caso di sua madre la serietà e la fedeltà non centrano nulla, non ho il minimo dubbio che lo fosse, anche per come si è comportata all’inizio con lui e anzi e proprio il suo comportamento iniziale di resistenza e poi di cedimento improvviso, insieme a quello che mi ha detto di lei nelle precedenti sedute, che mi fanno capire che sua madre ha ceduto e si è consegnata non a lui quel  Vincenzo, ma al desiderio trattenuto, all’eccitazione soffocata e all’astinenza obbligata che aveva dentro di se. Che sopportava e subiva per amore della famiglia e per onore come dite voi. Sono state queste componenti che l’hanno fatta capitolare e soccombere alle sue avances alle sue insistenze. Sua madre era una repressa sessualmente, come molte donne nella stessa situazione.

D’altronde, come detto da lei Mimmo, si considerava ella stessa una vedova bianca, ma era ancora giovane, era una quarantenne piacente e vedeva l’età avanzare e la bellezza giovanile fisica trasformarsi e sfiorire. Praticava poco sesso con suo padre, ogni sei, sette mesi e anche otto ha detto lei, e non so se si masturbasse, ma certamente penso che nel periodo di astinenza obbligata da rapporti sessuali, quando era sola  in casa o a letto la sera lo facesse e anche praticando la masturbazione, quello sfogo momentaneo non le bastava a calmarla sessualmente dal suo desiderio.” Fece una pausa guardando gli appunti e proseguì:

“Verosimilmente come penso, la masturbazione la praticava certamente, anche se era una quarantenne, ma avrà avuto un effetto calmante momentaneo. E nel masturbarsi, con il pensiero probabilmente fantasticava come avviene sempre nella masturbazione a tutte le età, e quel fantasticare avrà accentuato di più in lei il desiderio della sessualità e del fallo, del pene maschile, aumentandone la smania di averlo.”

“Scusi dottoressa, quindi lei si è lasciata andare perché lo desiderava…? Domandai.

“No!... Lei più che di quel Vincenzo, aveva desiderio del fallo,  dell'organo sessuale maschile, del suo fallo, era quello che voleva inconsciamente e non lui come persona.

Il vivere quella condizione di moglie, di vedova bianca come dite voi, che nel campo della psicologia si chiama < sindrome di Penelope…> per l’attesa del proprio marito, del suo Ulisse che non c’era. E quindi il non potersi sfogare realmente e completamente con un rapporto sessuale completo come altre donne, rendeva sua madre sessualmente repressa, frustrata. Sua madre come altre donne simili  nella stessa condizione, faceva violenza a se stessa restando fedele, condannava il desiderio che provava ma non riusciva a sopprimerlo. Come una monaca, una suora, rinunciava a se stessa, al sesso perchè quello era il suo dovere e il suo compito il suo dover credere.

Facilmente nel suo io, nel sub inconscio, dentro di lei desiderava un uomo, un maschio come dite voi, che la penetrasse e la possedesse carnalmente... E lo desiderava indipendentemente da chi fosse. Lei non desiderava l’uomo in sé stesso, ma il fallo eretto che questo possedeva, la sua virilità e non le importava chi glielo proponesse e offrisse. E quella mattina, tramite lei Mimmo, si è creata la condizione perché la sua fantasia diventasse realtà. I tentativi di quell’uomo ad accarezzarla nelle parti intime, il cercare di baciarla e i rifiuti di sua madre più per motivi d’onore, concettuali, di fedeltà e di dovere coniugale che veramente voluti e sentiti, di volontà, le hanno risvegliato i sensi. E inconsciamente le hanno ricordato che lei era una donna oltre che madre e moglie… E il fallo eretto che spesso sognava, in quel momento si materializzava in quell’uomo, quel suo compaesano più vecchio di lei e che doveva solo coglierlo, riceverlo in se. Inoltre il fatto che quel Vincenzo, con le dita premesse e sfregasse sul sesso di sua madre, non faceva altro che eccitarla maggiormente e probabilmente fino al punto di non controllarsi più, di perdere la razionalità, o la ragione come dite voi. Fece una pausa e aggiunse:

“Quella manipolazione e sfregamento vulvare continuo che le praticava, anche se sopra il tessuto, le avrà procurato calore vaginale che altro non era che piacere fisico, e sua madre avrà iniziato involontariamente a provare piacere nel sentire le sue dita premere sul sesso, toccarle il clitoride e la vulva. E di conseguenza avrà avvertito tutte le manifestazioni fisiologiche  che seguono l’eccitamento, fremiti, inturgidimento dei capezzoli, contrazioni vaginali con emissioni di umori che l’avranno fatta anche bagnare, e di qui il suo comportamento arrendevole e passivo di lasciargli andare l'avambraccio e che lei Mimmo ha giudicato incredibile. Praticamente si è lasciata andare al piacere, alla sua sessualità repressa e quell’uomo ne ha approfittato.”

Ascoltavo interessato e poi domandai: “Quindi la sua è stata una reazione fisica all’essere toccata?”

“Si, ma non solo fisica, ma soprattutto è stata quella psicologica che ha avuto la parte predominante. In preda all’eccitazione e al piacere carnale che con il suo toccare e manipolare la vulva il suo compaesano le praticava, il suo inconscio, desiderando il fallo, non l’ha rifiutato e ha tramutato la fantasia in realtà, quel toccare in piacere e lei incapace di resistere si è lasciata andare a lui.”

Poi come se la dottoressa ragionasse da sola aggiunse:

“Ragionevolmente e inconsciamente desiderava completare quella sessualità che le mancava, che la facesse sentire donna vera come le altre, che non aveva per l’assenza di suo marito. E quella sessualità si immedesimava nel < fallo>… che a causa della tipologia di lavoro di suo padre e vostro stile di vita, lei non poteva avere come le altre donne quando lo desiderava, dovendo aspettare a lungo, troppo a lungo per una donna giovane e calda sessualmente come lei. E ciò reprimendosi la portava a sognarlo, fantasticarlo, desiderarlo e immaginarlo quel < fallo >, anche inconsciamente con dei flash di proiezione mentale. Probabilmente sua madre associava e immaginava quel desiderio anche nelle forme che lei vedeva falliche in alcuni oggetti normali. La letteratura è ricca di questi casi.”

Fece una pausa e proseguì sicura di quel che diceva:

“E quella mattina si presentò inaspettatamente l’occasione per sua madre, che forse aveva desiderato e fantasticato tante volte nel suo inconscio e che avvenisse nella realtà. Che un uomo senza volto, virile e dotato la prendesse e la possedesse sul letto, nel suo letto, dove tante volte aveva avuto le sue fantasie sessuali e i rapporti con il  marito e quell’uomo facesse sesso con lei, la possedesse, la facesse godere, gioire e il volto di quell’uomo per casualità e causa sua si manifestò con quello di Vincenzo.

E anche se quel Vincenzo non le piaceva come persona sia fisicamente che caratterialmente, poco importava a lei, al suo inconscio e desiderio. In quel momento aveva il fallo eretto, quello che voleva lei. E lui era un maschio come dite voi, che lei desiderava carnalmente, e la possedesse anche se brutto e antipatico. Era l’uomo senza volto dei sogni e delle fantasie di sua madre, pronto a donarle il suo fallo per soddisfarla, farla godere, farla sentire donna vera come le altre e gioire. E la condizione che aveva molte volte desiderato inconsciamente si era creata…” E si corresse subito: “… o meglio l’aveva creata lei Mimmo nella sua ingenuità di ragazzo, con il ricercare conferma alla sua ipotesi di tradimento con quel Vincenzo… che la corteggiava o sarebbe meglio dire la importunava e molestava di nascosto di tutti.  

E sua madre alla sua insistenza comportamentale quasi prepotente e aggressiva, in certi tratti violenta la definirei io, anche se a lei pareva scherzosa, fu sopraffatta, non da lui, ma da se stessa, dalla sua brama sessuale e più che ragionare con la sua mente, fu vittima dell’astinenza sessuale, del suo inconscio, delle pulsioni del suo corpo, dell’eccitazione della carne, lasciandosi andare… Anzi, probabilmente in quei momenti che lei dice era confusa e passiva, stava solo desiderando e attendeva che lui la possedesse.”

Ero strabiliato da quella spiegazione psicologica, dopo tanti anni ora sapevo perché mia madre avesse ceduto a quell’essere schifoso. E la dottoressa proseguì, con me che sempre più attento ascoltavo.

“Per sua madre in quel momento di eccitazione, che fosse Vincenzo o anche un altro uomo che l’avesse toccata e sfregata con le dita sulle mutandine sopra il sesso, era poco importante, quella era la mano di un uomo virile che la voleva, voleva il suo sesso e lo desiderava come lei desiderava il suo fallo. E si è lasciata andare e pur vergognandosene tremendamente si è lasciata spogliare, guardare nuda, penetrare e possedere, partecipandone prima passivamente e poi attivamente all'amolesso, provandone piacere.”

“Quindi non era confusa, non è che non sapeva cosa facesse?” Dissi io.

“Tutt’altro, in quel momento lei lo desiderava e quel desiderio travalicava la vergogna, la fedeltà, il tradimento.” Fece una pausa la dottoressa e aggiunse: “Probabilmente se lei non avesse combinato quell’incontro, non sarebbe successo nulla e sua madre negli anni a seguire sarebbe restata una moglie frustrata ma fedele, senza mai tradire suo marito, come ce n’è molte ancora oggi.”

Restai in silenzio, senz’altro era così.

“Certo che ha combinato un bel guaio…” Disse con una smorfia spenta sul viso.

“Sì lo so e ho anche pianto per questo… lei non può credere come me ne sono pentito, ma che potevo fare oramai il danno era stato fatto, avevano avuto un rapporto sessuale completo…”

“Eh sì…” Ribattè.

“Ma non è solo questo che mi ha tormentato e angosciato…”

“E cosa?”

“Il fatto che si è ripetuto…” Pronunciai io.

“ Cosa!?…Ah… Andiamo bene… ma era proprio un diavolo da ragazzo lei. Cos’altro ha combinato?”

“Io nulla, è stata una conseguenza di quello che era accaduto.” Affermai.

E come leggendomi dentro la dottoressa proseguì: “Quindi sua madre e questo Vincenzo si sono incontrati di nuovo sessualmente?”

“Purtroppo sì dottoressa! Ma sempre per causa mia, per la mia scelleratezza e sono diventati amanti.” Esclamai.

Posò le mani sul block-notes, mi guardò in silenzio  dicendo:" Sono diventati amanti? Lei li ha fatti diventare amanti!? E' stato lei?" 

“ Si!” Risposi:" Ma non volevo glielo giuro…!"

" Giurare non serve a niente, e mi sollecitò molto professionalmente dicendo:

“Comunque continui, vada avanti… termini questa parte che stiamo discutendo prima di narrarmi la seconda. Dopo cosa è successo?”

E ripresi a ricordare.

“Quella mattina poco dopo il loro amplesso,  verso le undici arrivò mia nonna, dicendole che giù c’era mia zia, sua sorella più grande che l’aspettava per andare a fare la spesa. Mamma vestita e in ordine scese. In quel momento che restai solo realizzai l’accaduto… mi resi conto di quello che avevo combinato per conoscere una stupida verità che non era tale, avevo creato le condizioni perché facessero sesso assieme, perché mia madre tradisse mio padre con quell’uomo. Solo allora mi venne un groppo in gola e un vuoto nello stomaco e come dicevo sopra, mi misi a piangere, solo allora mi resi conto della gravità dell’accaduto, di quello che avevo fatto, senza volerlo avevo spinto mia madre tra le braccia di quell’uomo odioso... Non sapevo come comportarmi dopo, mi sentivo impotente, colpevole, pentito al punto che per un momento pensai che non fosse vero, che non fosse accaduto nulla di quello che avevo visto e mi dicevo:

< Ma forse non è successo realmente… sono io che credo queste cose, perché le penso… È impossibile che mamma si sia lasciata possedere da quell’uomo, u bruttu> Come l’avevano soprannominato loro in famiglia. Ma era tutto vero purtroppo e in seguito andai in crisi.

“Perché dice che andò in crisi? Per quello che aveva compiuto?”

“Sì!” Risposi: “Ma non solo… perché continuò!”

“Quindi come ha accennato prima c’è stato un seguito. Hanno continuato a vedersi sua madre e quel tipo?”

“Sì!” Dichiarai.

“Ma lo hanno fatto di loro iniziativa o è stato nuovamente lei di nuovo la causa?” Mi domandò la dottoressa.

“No, non sono stato di nuovo io, ma fu come conseguenza della prima volta, non sa quante volte mi sono maledetto…” Mormorai

“Lasci perdere queste considerazioni su se stesso e sia razionale, maledirsi non serve a niente, lei era un ragazzo e sua madre una donna adulta anche se repressa sessualmente, gliel’ho spiegato.”

“Si, ma si sono rincontrati sempre per quello che avevo fatto io. Se vuole le dico?” Ripetei.

“Certo, ma non ora, una cosa per volta se no facciamo confusione, ora vada avanti, termini la giornata che mi stava descrivendo e poi mi dirà il seguito di cosa successe.” Rispose, forse oltre che professionalmente, curiosa anche lei.

Ma a quel punto le domandai:

“Scusi se glielo chiedo dottoressa, ma è già dall’altra seduta che volevo farlo, l’ho sentita più volte parlando di mia madre di usare spesso i termini di inconscio e subconscio, ma che differenza c’è…?”

“Uhh questo è un argomento che non deve toccare, che non c’entra e non gli interessa…” Rispose subito:” … fa parte del lavoro dell’analista. Le dirò soltanto le basi e le differenze e basta, per non crearle confusione e poi proseguiremo.”

“Va bene...” Dissi.

“Allora, Il nostro cervello si divide in due parti, l’inconscio e il subconscio.

L’inconscio è la parte che conosciamo, la parte del cervello che utilizziamo per memorizzare ciò che vogliamo. Il subconscio invece è la parte che non possiamo controllare. È la parte dove vanno a finire i sogni, gli scarti della memoria, paure, desideri e fantasie o comunque le esperienze passate rimosse.

L'inconscio, il subconscio e il conscio, sono le tre forme nelle quali la coscienza umana si manifesta ed esprime. Si attenga a questo e non chieda altro, se no fa confusione e non ne esce più. Ha capito?”

“Più o meno!” Risposi sorridendo. Chiedendo ancora:

“Scusi dottoressa, ha parlato poco fa della Sindrome di Penelope che aveva mia madre. Che cos’è di preciso?”

Posò la penna sul bloc notes e disse:

“La Sindrome di Penelope è un disagio psicologico, caratterizzato dalla continua, angosciosa di dover attendere qualcuno, nel questo caso di sua madre e le sue compaesane il marito che lavora fuori o all'estero.  Prende il nome dall’eroina dell’odissea, moglie dell’eroe Ulisse che attese suo marito per 20 anni facendo e disfacendo la sua tela.

Si manifesta con attesa, solitudine, frustrazione, nostalgia, astinenza sessuale e castità, a volte anche depressione. Si manifesta spesso in donne abbandonate, vedove o anche come nel caso di sua madre e delle donne come lei che vengono dette vedove bianche, perché il marito è fuori casa per lunghi periodi per motivi di lavoro. E restano legate alla persona amata da un patto, di eterna fedeltà, come può essere il matrimonio, che le porta a rimanere sole. E attendono fedeli e rassegnate, anche frustrate e represse sessualmente, che ritorni a casa il loro amato a colmare il vuoto lasciato. Oggi tante donne Italiane, sono affette dalla “sindrome di Penelope” non solo moglie di marittimi, ma riguarda ognuna di quelle donne che attende un proprio caro lontano o che non c’è più. Queste donne dentro di loro portano la triste consapevolezza che ormai il tempo perso non tornerà più, come la loro giovinezza, perché la vita trascorre e quello che ne rimane, è contrassegnato da frustrazione, rinuncia e solitudine.

“Quindi è sinonimo di fedeltà?” Dissi io.

“Non proprio, secondo alcune versioni della mitologia, Penelope si lascò sedurre da Anfinomo, uno dei Proci e per questo fu uccisa da Ulisse, suo marito al suo ritorno...”

“Ahh… Però!” Dissi io sorridendo:” Questo non lo sapevo, anche Ulisse ha vendicato il suo onore…”

 “Secondo altre versione a sedurla fu Antinoo, che Omero descrive come il più bello ma anche il più arrogante dei Proci, e così Ulisse la ripudiò e rimandò da suo padre dopo il suo arrivo a Itaca.”

“Ah… quindi anche Penelope nell’attesa tradì Ulisse?”

“Secondo la letteratura si, un po' come sua madre nell’attesa di suo padre con quel Vincenzo.!  Ma ora riprendiamo torniamo a noi.”

“Si dissi, e proseguii:

“Quel giorno, verso mezzogiorno mamma ritornò su con la spesa. Nonna aveva già preparato il pranzo, aspettavano noi che saremmo usciti da scuola alle 13.00 e saremmo arrivati a casa alle 13.20 per pranzare.  

Io aspettai che prima rincasasse mia sorella, poi presi i libri e scesi, usci piano andai davanti alla porta e aprii, (sia io che mia sorella avevamo la chiave di casa). Posai i libri e andai a lavarmi nel bagno, dove c’era un intenso odore di bagno schiuma, segno che mamma si era lavata molto.

Poi andò mia sorella, che tornando dal bagno esclamò: <Ora funziona lo scarico della cassetta.>

E mia nonna domandò in dialetto: < Vinni u bruttu?!> Come lo chiamavano loro.

< Sì!> Rispose mia madre continuando a trafficare: <Vincenzo lo ha messo a posto.>

Ci sedemmo a tavola e iniziammo a pranzare, guardavo mamma non visto, era bella, sembrava che non fosse accaduto nulla se non per il rossore sul collo dovuto ai baci o alla barba di quell’uomo che durante l’amplesso aveva sfregato e arrossato la pelle morbida che lei copriva con il colletto rialzato della maglietta. Era sorridente e seria, ma vedevo che era anche preoccupata. Credo che anche lei fosse stupita di quello che era accaduto, che aveva fatto, ma non ne era arrabbiata, da come si comportava sembrava appagata.

Ci passò i piatti con le pietanze, ogni tanto quando si sedeva con noi a mangiare beveva un po' di vino… Era stata posseduta solo poche ore prima da quella bestia ma non traspariva nulla se non una certa inquietudine negli occhi.”

“Perché dice «quella bestia» parlando di lui?”

“Perché lo odiavo, era brutto vecchio e aveva posseduto mia madre.”

“Odiava anche sua madre?” Domandò la dottoressa.

“No… Io non ce l’avevo con lei per aver fatto sesso e goduto con quell’uomo, ma con lui sì e lo odiavo. A mamma no, le volevo bene e la giustificavo.”

“Giustificava il comportamento di sua madre?”

“Sì, perché lei era sola, e come ha detto lei dottoressa era repressa e ha ceduto, e lui se ne è approfittato… e non doveva visto che era un paesano…”

“Ma guardi che è stato lei a creare le condizion perché tutto accadesse, non lui. Quell’uomo si è trovato solo con sua madre, una bella donna, sola, desiderosa di sessualità e lui lo stesso, è chiaro che succedesse qualcosa, diciamo che il suo gioco poliziesco gli è sfuggito di mano e ha creato un danno … E come avrebbe detto Dante Alighieri parafrasandolo:< Più dell’onore poté il digiuno… sessuale naturalmente.>”

Restai in silenzio, era vero, la causa di quel rapporto sessuale e di quello che sarebbe successo dopo ero solo io e la sua astinenza…”

“Prosegua…” Mi esortò.  

“Mamma durante il pranzo e anche nei giorni seguenti non lasciò mai trapelare nulla... tutto continuava come prima, al punto che mi dissi:

<Forse vuole allontanare tutto quello accaduto dalla mente, per questo non pare che ne soffra, e che sia pentita e triste… Vuole dimenticare. Probabilmente sarà stato un episodio sporadico e non voluto quello successo  con Vincenzo, e che non si ripeterà più, mamma vuole dimenticare. È accaduto, ma non vorrà più.>

“Questo è quello che pensava lei Mimmo?”

“Si, in quei giorni e come prima ero convinto che il preservativo trovato fosse il loro, ma ora avevo la certezza che non lo era. E in quel momento con la mia mentalità da ragazzino, mi ero convinto che mia madre volesse dimenticare quello che le era accaduto, tutto, come avevo intenzione di fare io … che volevo dimenticare quello che avevo compiuto, visto e lei vissuto. Come se non fosse mai accaduto nulla.”

“Sì, il suo era un meccanismo di difesa mentale …” Disse la dottoressa “…per allontanare tutto dalla mente, rimuovere per non ricordare e rivivere.”

E visto che la dottoressa non diceva nulla, ma scriveva sul block-notes, continuai ad andare avanti:

“Mia sorella era ignara dell’accaduto e di cosa avesse fatto mamma, e chiacchierava con lei normalmente, mentre io nei giorni seguenti ero diventato taciturno, sia a tavola che guardando il televisore insieme a loro, facendo finta di nulla.

Mamma ovviamente si accorse del mio comportamento differente dal solito, meno scalmanato come diceva lei, avevo il muso e un giorno mentre pranzavamo mi chiese accarezzandomi la fronte:

< Cosa c’è Mimmo? Non ti senti bene?... C’è qualcosa che non va?!>

Avvicinandosi a me in un tono molto dolce e tenero, materno, sorridendomi. Non ebbi il coraggio di dire la verità, anche se avrei voluto urlare forte davanti a mia sorella e mia nonna. < Ti ho vista che facevi sesso con Vincenzo…> E se lo avessi fatto i parenti o mio padre, l’avrebbero ammazzata… E invece non dissi nulla, risposi:

< No mamma sto bene, sono solo stanco!> Mentre lei continuava ad accarezzarmi i capelli.

< Come è andata a scuola oggi? Ti hanno interrogato… avevi studiato?> Mi chiese ancora.

Avrei dovuto rispondere che non ero stato interrogato perché ero tormentato dall’aver osservato lei con Vincenzo che facevano sesso e tradiva papà, ma invece risposi in modo indifferente:

< Sì mi hanno interrogato, è andata bene e ho preso anche un bel voto!> Risposi.

< Bravo! Studia, ma divagati anche, vai a divertirti con i tuoi amici ma non ti stancare e mi raccomando non sudare!> Ribatté sorridendomi e accarezzandomi. Sembrava che fosse felice invece di essere preoccupata per quello che aveva fatto e quello mi dava fastidio.”

“Le dava fastidio perché era geloso di sua madre e invidioso di lui…” Disse all’improvviso la dottoressa. Esortandomi continui…

“A quel punto cercai di distrarmi pensando ad altro, ma il suo modo di fare, così premuroso, normale e indifferente con quello che aveva fatto giorni prima mi turbava ...era sempre dolce con noi, che mi sembrava impossibile che si fosse concessa a quell’uomo, che fosse accaduto davvero.

Da quella mattina le cose cambiarono in me, restai sconcertato e turbato, la vedevo con occhi diversi. Prima per me era sempre stata la mamma, che ci dava affetto, disponibilità e amore, affettuosa, tenera e tutto il resto... anche se la spiavo, dopo quel giorno non più. La vedevo sessualmente come una donna, come se fosse un’altra persona o almeno così mi sembrava allora.”

“Come seguitò poi la vostra vita quotidiana?” Domandò ancora la dottoressa.

“Come sempre anche nei giorni seguenti, era sempre affettuosa e tenera con noi, pranzavamo, insieme in un tavolino da quattro. Io stavo alla sua destra e alla sua sinistra di fronte a me come sempre mia sorella.

Ero fortemente imbarazzato interiormente, mamma si comportava come se non fosse accaduto nulla quella mattina di alcuni giorni, forse settimane prima. Aveva tradito papà con un altro uomo e con noi era come non l’avesse mai fatto!”

“Cosa voleva che facesse? Che si strappasse le vesti povera donna? In fondo, detto da lei, aveva provato piacere con quell’uomo, si era liberata, sfogata sessualmente, aveva realizzato una sua fantasia, un desiderio, ne aveva goduto, aveva ricevuto il fallo di un maschio, è chiaro che fosse soddisfatta e contenta. Magari era anche dispiaciuta, provava un po' di rimoso, ma non credo proprio che fosse pentita di quello che le era successo.” Affermò la dottoressa.

“E successivamente?” Domandò:” Cosa avvenne?”

“ In seguito… Io non avevo il coraggio di scontrarmi con lei, subivo il suo carisma materno su di me ma mi sentivo a disagio, turbato e mi facevo mille domande senza risposte.”

“Che risposte voleva, le aveva già avute… no!” Pronunciò la psicologa.

“No. Non ero appagato anche se avevo scoperto e capito che non erano loro la causa di quel preservativo usato nella nicchia. Nella mia mente da ragazzo per come si erano comportati dopo li ritenevo colpevoli. In qualsiasi modo. anche dopo, mamma non avrebbe dovuto abbandonarsi a quell’uomo. Sentivo emozioni contrastanti dentro di me, ero arrabbiato perchè mi era piaciuto guardardarli e mi ero masturbato… e per la prima volta avevo osservato un rapporto sessuale reale, anche se era mia madre la donna. Ero turbato, provavo anche qualcosa dentro di me come una voglia di punirla per essersi accoppiata con quel  Vincenzo, ma senza farle male, però come non sapevo.”

“In che modo voleva punirla?” Mi chiese.

“Non so… era una reazione istintiva interiore per aver tradito mio padre.”

“E in che modo poteva punirla se non dicendo tutto a suo padre, ai parenti?”

“No… non lo avrei mai fatto, le ho detto cosa avrei causato, l'avrebbero ammazzata se sapevano che aveva fattocornuto mio padre, le volevo bene, però ero arrabbiato e vederla così indifferente mi indisponeva e volevo fare qualcosa…”

“E cosa ha fatto?” Domandò.

“Niente… in quei giorni non feci nulla, fu solo una manifestazione del mio stato d’animo.

Come le dicevo, in quei giorni mi ero convinto che anche mia madre volesse dimenticare tutto e che fosse stato solo un momento di debolezza.”

 

“Bene!” Disse alzandosi: “Per oggi abbiamo finito, abbiamo sforato ma è stato utile per la valutazione e per lei stesso vedrà in seguito. Il resto proseguirà a esteriorizzarlo il prossimo giovedì… L’aspetto!” E sorrise.

Ci salutammo e uscii.

Effettivamente mi aveva fatto bene parlarne:< E poi lei è una donna, una psicologa che ascolta e non giudica…> Mi dicevo. < Anche il profilo psicologico che ha fatto di mamma corrisponde alla verità… > Ripetendomi. < Sì, probabilmente è come dice lei, mamma era repressa sessualmente e questo l’ha portata a concedersi a un altro… Io ho sbagliato, ma lei era predisposta.> Riflettendo:< Però non mi sono mai accorto che mamma inconsciamente desiderasse il fallo… come lo chiama lei. L’unica volta potrebbe essere quella sera quando rientrato mi chiamò in camera sua davanti a mio padre, dicendomi che era quasi un anno che non la toccava, che lei aspettava, che era una donna… Che scena penosa…Si probabilmente è come dice la dottoressa…> Pensai.”

E passai la settimana tra i ricordi e le riflessioni che facevo.

 

 

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