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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
Note:
“La gioia suprema di essere padre è intesa veramente da pochi uomini; la maternità invece, da tutte le donne, anche le più depravate.”
Oscar Wilde
Cap. 22 INCINTA
Una volta che Roberta iniziò a lavorare al Macumba nel night di Rocco, le serate trascorsero in maniera conforme alle nostre aspettative, con mia moglie che intratteneva i clienti e frequentemente veniva chiavata da loro o doveva sottostare ai giochi particolari in quelle stanze della perversione. Ma non era mai come battere in strada al freddo e al pericolo di ogni tipo.
In quel locale vivevo una situazione strana, mia moglie oramai era sfuggita completamente al mio controllo, mi resi conto che non avevo più nessuna autorità. influenza e decisione su di lei e mi sentivo impotente e frustrato, perché la consideravo sempre mia.
Roberta in tutto e per tutto non dipendeva più da me ma da Rocco, si affidava a lui per qualunque cosa e faceva quello che le diceva Lea.
Quando arrivavamo nel night alla sera dei giorni prestabiliti, Roberta come al solito andava in camerino, toglieva gli abiti da signora per bene che indossava durante il giorno in famiglia e nella vita sociale e si trasformava visivamente in un’altra donna, con trucco vistoso, parrucca e abiti erotici, diventando una matura intrattenitrice, bella, provocante e seducente. Mentre il mio compito in quell’ambiente era quello di controllare, segnalare alle ragazze conigliette e all’intrattenitrice stesse, gli uomini soli che entravano nel night e fare in modo che si accompagnassero a loro e che fossero a proprio agio. Come lei anch’io su consiglio di Rocco avevo smesso di fare l’assicuratore, mi ero licenziato e avevamo detto a Federico e conoscenti che lavoravamo alla sera in un albergo, io come addetto alla sicurezza e mia moglie essendo impiegata al controllo serale del resoconto giornaliero. Milano è una grande città e veniva difficoltoso per qualcuno dei conoscenti controllare se era vero. Comunque passò quasi un anno a praticare quel lavoro nel night, tanto che ci abituammo.
Dopo tanto tempo, quella sera non so perché, Lea la volle nuda sotto una specie di pareo rosso, truccata e vistosa, sui tacchi a spillo come era solito fare. La prese per un braccio e la vidi al suo fianco procedere tra i tavolini. Roberta camminava sculettando per colpa dei tacchi vertiginosi, ed il movimento del culo ne accentuava la volgarità e la bellezza che emanava, facendo ondulare il pareo annodato sul seno e bloccato davanti all’altezza del sesso da un mollettone con una grossa rosa rossa.
Fingendo di lavorare li osservavo e seguivo con lo sguardo e vidi che sorridendo la portò in un
angolo dalla sala, in una zona dove uomini seduti ai tavolini l’aspettavano e quando fu davanti
loro, Lea con un colpo di teatro tolse il fermaglio davanti a forma di rosa, mentre con l’altra
mano scioglieva il nodo del pareo di lato e con uno strattone glielo strappò da dosso lasciandola e mostrandola nuda a quel pubblico depravato, nel suo corpo maturo, imperfetto dagli eccessi e dall’età, ma attraente e eccitante.
Ci fu un mormorare tra loro e fra le luci e il vociare, avvertii pure in quella situazione assurda,
salire in me una eccitazione perversa nel vederla così ubbidiente, sottomessa e nuda davanti a tutti quegli uomini che la scrutavano. Involontariamente mi stavo infervorando.
Le luci dei faretti al soffitto riflettendosi sulla sua pelle pallida e lucida, le donavano un aspetto
diafano, più eccitante del suo corpo agli occhi di quella clientela degenerata. Le sue mammelle
erano gonfie e pendevano eroticamente volgendo in alto con i capezzoli turgidi, mostrando
anche la sua di eccitazione a quella condizione di essere mostrata e venduta come una schiava al mercato. Il sedere latteo, maturo era pieno di carne morbida, erotismo e desiderio, slanciato ed evidenziato di più dall'altezza dei tacchi e dalla nudità completa, mostrando con magnificenza il suo culo da signora matura ancora desiderabile.
Quegli uomini sorridendo incrociavano lo sguardo tra loro e amicando con la musica di sottofondo, parlavano indicando con il dito le parti anatomiche del suo corpo.
In quel momento arrivò Rocco che esortandola, prendendola con il braccio la fece ruotare a mostrare bene il suo sesso depilato in una linea di carne dischiusa al centro di due grandi labbra vaginali gonfie e carnose lateralmente.
“Guardate!” Esclamò con un sorriso Rocco.
Anche se ero distante lo osservai anch’io, era bello il suo sesso, liscio, libero da peli e nudo alle luci e agli sguardi dei clienti.
Ruotandola e mostrandola ai clienti pareva proprio che Rocco la vendesse e forse lo faceva davvero esibendola nuda a tutti.
In alcuni momenti nel vederla così, nuda, esposta agli occhi di tutti, non potevo e non volevo
credere che fosse mia moglie... la mia Roberta, che fino a un anno prima era una moglie e
mamma pudica, fedele e amorevole.
Ma oramai non mi rimaneva che di allontanare quei pensieri che mi davano solo tormento e una sensazione d’angoscia e nostalgia al ricordo di com’era prima e di come eravamo… A forza di mettere parrucche alla fine aveva seguito il consiglio di Lea e aveva tagliato corti quello che restava dei suoi bellissimi capelli castano-mogano ora li aveva in una sorta di caschetto che tirava tutti indietro facendosi un codino sulla nuca, per essere piratica e comoda a indossare le parrucche che erano diventate i suoi capelli veri. Il taglio che aveva le arrotondava il viso, ma era sempre bella. Io avevo il permesso da Rocco di chiavare anche le altre ragazze giovani, entraîneuse, spogliarelliste e conigliette, tutte prostitute anche loro, conigliette comprese. Questo era un privilegio che mi concedeva per essersi preso mia moglie, e se mi andava qualche volta lo facevo, ne chiavavo qualcuna, pensando che Roberta non sapesse niente, invece perfidamente Lea la informava con chi mi appartavo.
Come dicevo, quella sera nell’osservala ci furono mormorii e bisbigli e qualche risolino delle signore.
Lei non avvertiva più l’umiliazione degli occhi maschili sul suo corpo nudo, ma ora provava
piacere a mostrarsi, insieme al gusto perfido di sapere che per avere la sua figa quelle persone che la scrutavano, dovevano pagare, comprarla per qualche ora per possederla e tutto questo perversamente la eccitava.
La musica era dolce e languida, uno di quegli individui si alzò, le passò il braccio dietro e
l’abbraccio per la vita e incamminandosi con lei la portò via in qualche stanza per chiavarla, dietro a quei tendoni che dividevano la parte legale della sala del night dalla zona proibita e perversa. Lei ormai nuda si lasciò trasportare da quell’uomo su quelle scarpe con i tacchi alti, mostrando il solco intergluteo, lungo e profondo delle sue natiche carnose che ondulavano a ogni passo, e mentre lui le bisbigliava qualcosa all’orecchio lei sorrideva fingendosi scandalizzata.
Nel momento in cui si allontanavano, il suo cliente le accarezzava i fianchi con movimenti dolci ed erotici, sfiorandole la pelle e facendola fremere. E lei sculettante, prigioniera di quel suo braccio sui fianchi, si lasciava accarezzare e stringere muovendo il bacino in un ritmo oscillante. Uno alla volta quella sera si lasciò chiavare anche dai suoi amici di tavolata che la seguirono subito dopo.
Quello era il suo lavoro, essere esibita, venduta, chiavata da sconosciuti e clienti abituali.
A volte eseguiva piccoli spettacoli di spogliarello e perversioni in quelle stanze della depravazione che già aveva conosciuto, con catene frustini e manette.
Eravamo in pieno inverno e tutto procedeva abitualmente, rassegnati a una realtà che non poteva più cambiare e devo dire che guadagnava molto bene.
Passarono altri mesi sempre in quella routine di vizio e lussuria, sapevo che Rocco se la chiavava a mia moglie e la preferiva alle altre più giovani perché le piaceva e oramai era una sua puttana. L’aveva trasformata e una notte mentre finita la serata stavamo uscendo per avviarci alla nostra auto e tornare a casa, Rocco venendomi incontro mi fermò dicendo:
“No vai a casa da solo! Lei resta qui stanotte!”
E lo esclamò guardando mia moglie negli occhi, come se ci fosse un’intesa tra loro.
“Come resta qui?” Domandai sorpreso.
“Si! Dorme qui! Passa la notte con me!”
Mi venne una sorta di nervoso, ma ero impotente, non potevo dire nulla. Guardai mia moglie
che non diceva nulla e guardai lui.
“Passa a prenderla domani in tarda mattinata.” Aggiunse facendole segno con la mano di
seguirlo.
“Senti Rocco...” Esclamai contrariato:” Non c’è motivo che resta qui a passare la notte, sai
che puoi chiavartela quando vuoi e…”
Ma lui mi tacitò subito interrompendomi.
“Fai come ti ho detto. Sarà così per un po’, la notte verrà a dormire con me...” Affermò aggiungendo rivolgendosi a lei: “Tu da domani sera non ti farai più chiavare da nessuno, soltanto da me, lavorerai con le altre ragazze sul palco e le seguirai nell’attività, dovrai essere tu a vedere che funzioni tutto come si deve e sia in ordine. Lea ti insegnerà.”
Subito non capii il motivo di quei cambiamenti. Sembrava una promozione per mia moglie che
avrebbe controllato le altre senza più fare nulla lei.
Aveva trasferito Roberta alla sorveglianza delle ragazze, sia quelle che andavano sul palco a
fare spogliarelli, sia quelle che vestite da conigliette o in altro modo intrattenevano i clienti e anche a quelle che portavano nel viale a prostituire.
Ma quella promozione aveva una motivazione, lo scopo era che nessuno doveva più chiavarla… nessuno.
Mi dava fastidio il suo modo di fare da padrone di mia moglie, se voleva chiavarla solo lui non
era il caso che facesse così, che la tenesse in quel bordello la notte e che se la portasse a dormire con lui.
Così malvolentieri dovetti accettare la sua volontà e tutte le notti Roberta si fermava a dormire con lui e io tornavo a casa da Federico da solo. Avevamo inventato per lui, che la mamma faceva i turni di notte perché guadagnava di più, e ci aveva creduto.
Lo sapevano ormai tutti nel locale che Roberta era la sua amante, la sua donna oltre che una sua puttana e a me che ero il marito quelle stupide puttane rumene e slave mi guardavano ridendo. Così alla sua richiesta mascherai le emozioni e accettai e anche quella notte accompagnato dai sorrisini del personale me ne andai via da solo.
Ma in quelle ore notturne, solo nel letto matrimoniale riflettevo, non mi andava giù quella
situazione, che la tenesse a dormire con lui, aveva qualcosa di troppo intimo, lo vivevo come un tradimento. Sembrerà assurdo ma ne ero geloso di mia moglie e pensai e ripensai a quella condizione, mi dava fastidio e rabbia quando io andavo via la notte, vederli sorridenti salutarmi e appartarsi insieme al piano superiore dove viveva Rocco.
Una sera non ci vidi più e presi Roberta da parte prima di uscire e tornarmene a casa da solo.
“Allora dimmi un po'! Cos’è questa storia? Da me non ti fai più chiavare, trovi sempre una
scusa e da lui si!? …. Dimmi la verità Roberta, chiavate alla notte?” Chiesi deciso e arrabbiato.
Lei si allontano con il capo da me, mi guardò stupita di quella mia richiesta e sorrise:
“Si!!” Rispose determinata e provocatoria:” Lo facciamo quasi tutte le notto e mi fa godere molto e non facciamo sesso io e Rocco, ma l’amore ...”
Mi provocava, si divertiva a ingelosirmi e a quella parola “amore” restai sorpreso e perplesso e sorrisi anch’io: “ Ahahahaha!!! Amore? …Tu lo ami? ...A quello sgorbio mezzo zoppo che sembra uscito da un film dell’orrore!” Pronunciai deridendolo con una faccia divertita e proseguendo: “Tu, una bella donna come te con quel mostro? La bella e la bestia? Ahahahaha!!!” E risi ancora.
“Perché no! … “Rispose Roberta:” La bellezza non è tutto in un uomo. Non mi piace, ma mi trovo bene con lui e poi non sai che gli estremi si attraggono sempre...? Sei geloso forse?” Mi domandò con un sorriso ironico.
“Ah!!...Questa è bella, io geloso di lui! “Esclamai.
“Da come reagisci si direbbe di sì!” Replicò lei.
Come al solito mia moglie mi leggeva dentro, mi capiva subito conoscendomi bene, si era vero, vivevo una sorta di gelosia di Rocco, ma non glielo dissi.
“Bella roba!” Esclamai quasi ridendo: “Sei diventata coraggiosa?? Ti piace il fetish, l’horror…” Risposi provocandola anch’io.
Ma lei non replicò, restò seria e io continuai:” Che tu vai con lui perché sei costretta psicologicamente e fisicamente lo so e lo capisco, hai paura di lui, ma che tu ti fai chiavare da lui per tua scelta, perché ti piace o addirittura che lo ami non ci credo.” Le dichiarai.
Roberta mi osservò dicendomi:” Le cose cambiano Carlo, sono cambiate tante cose in questo anno, io, te e anche la nostra vita. Anche i miei gusti verso gli uomini non sono più gli stessi di prima. Mi sono fatta una esperienza…” Mormorò con un sorriso amaro:” E so apprezzare un uomo per quello che vale e sa dare e non per quello che appare o da a vere. Anche se Rocco è brutto mi fa godere più di te e di tanti altri… mi dà sicurezza e non mi fa più paura, ma partecipo con desiderio e piacere ai rapporti sessuali con lui.” Terminò.
“Dai Roberta, piantala con questo gioco…!” Dissi deciso e infastidito:” …che non mi piace.”
“Ma non è un gioco Carlo, quello che ti ho detto è la verità.” Replicò seria.” Io non amo più te, amo Rocco ora…anche se è brutto, zoppo e è un magnaccia.
Sentivo la rabbia salire in me, ma non risposi nulla e mentre lei dandomi un bacio sulla guancia si allontanava verso Rocco, mi misi a pensare con rabbia tra me e me:” Chiavano quasi tutte le notti … “Per poi dirmi ancora da solo: “Ma come fa a piacergli…?”
Non ci credevo, ma c’era del vero in quello che mi diceva, provava una forte attrazione per lui.
Non era il fatto che Rocco la chiavasse, ma che lei mi dicesse quelle stupidaggini per
provocarmi, lo avvertivo come un tradimento … e mi tormentavo.
Come detto sopra non che mi mancasse la possibilità di chiavare, Rocco mi faceva chiavare qualunque donna o ragazza del locale, dai 18 ai 40 anni, ma non voleva che chiavassi più mia moglie. Nessuno doveva più chiavarla nemmeno i clienti facoltosi che la richiedevano e non riuscivo a capire il perché, il motivo di questo atteggiamento e mi dava fastidio.
Lei non si dava più a nessuno, ubbidiva a Rocco predisponeva gli incontri per le altre ragazze, le accompagnava o le andava a prendere quando battevano, era diventata una specie di matrona anche lei, una sorta di nuova Lea e mi spaventava.
Passarono ancora quattro mesi, senza che succedesse nulla e mi ero abituato a quella situazione di dividerla fisicamente e forse anche sentimentalmente con Rocco. Non passavo nemmeno più a prenderla io. Al tardo mattino, con l’auto nuova del locale, quando rientrava a casa metteva a posto in camera e preparava i vestiti puliti di Federico, faceva la
lavatrice e i letti, cambiando le lenzuola e restava con me fino a sera, quando ritornavamo al
night. Passavamo la tarda mattina o il pomeriggio passeggiando o girando per i negozi, i soldi
non ci mancavano più oppure andavamo a trovare sua madre, mia suocera che era anziana. Quei pomeriggi che eravamo soli provai a chiavarla, ma non volle, mi allontanò minacciando se avessi insistito che l’avrebbe detto a Rocco e anzi, mi invitò ad andare a chiavare con le ragazze del locale, che lei non era gelosa, anzi contenta se lo facevo. Si era creata una situazione assurda, non potevo più chiavare mia moglie, ma giovani ragazze si.
Federico aveva compiuto 18 anni e anche Valentina e tutto sembrava una nuova routine, finché una sera nel locale Roberta non stette bene, si sentì male e mancare, le girava la testa e vomitò. Diedi la colpa alla bevanda fredda che aveva bevuto. “Lo sai che non devi bere bevande fredde dopo cenato...” La redarguii arrabbiato e preoccupato.
Ma poi sdraiata e con l’assistenza di Lea e di un'altra ragazza si riprese quasi subito e tutto tornò come prima e non disse nulla, sembrava solo un malore passeggero dovuto all’alimentazione.
Due giorni dopo notai Rocco che fumando la sua sigaretta elettronica mi guardava fisso, ma non ci feci caso.
Roberta ormai era diventata tenutaria per non dire padrona assieme a Lea del locale e delle ragazze che vi lavoravano, mi chiamò da parte prima che iniziasse la serata.
“Ti devo parlare Carlo!” Mi disse.
“Si dimmi!” Risposi, ma guardandola in viso mi appariva a disagio
“Non qua andiamo di là che è appartato e tranquillo!” Esclamò oltre il volume della musica e
mi portò vicino all’ufficio di Rocco, ci sedemmo su due poltroncine, si mise di fronte a me e iniziò a dire:
“Tu sai che io ti voglio bene Carlo!”
“Anch’io te ne voglio Roberta!” Risposi sorridendo. Ma lei continuò.
“sei stato l’unico uomo della mia vita, finché non hai deciso di giocare con Rocco.” Capii che mi doveva dire qualcosa di importante e restai in silenzio. “Però ti devo dire una cosa!”
“Dimmi!” La esortai.
“Non so come dirtelo!” Prosegui.
“E’ una cosa così seria?” Domandai sorridendo ancora.
Si guardò attorno e poi mi guardò un attimo negli occhi con il suo bel viso maturo da signora, truccato in modo volgare ed esclamò fredda e decisa: “Sono incinta Carlo!”
Restai sorpreso e allibito, pensai di non aver capito bene e ripetei: “Come ...sei ... incinta !?”
“Si sono incinta già oltre i tre mesi …” Mormorò insieme alla musica di sottofondo.
Mi gettai incredulo di quello che avevo sentito con la schiena sullo schienale della poltroncina e mi misi a dire con un risolino stupido come non ascoltandola.
“E’ uno scherzo vero Roberta? Dimmi che scherzi!”
“No non è uno scherzo Carlo. Sono incinta davvero...” Fece una pausa e proseguì: “... di
Rocco!”
“Di Roccoo ??” Ripetei…incredulo e ferito.
“Si!” Ribatté lei a disagio guardandosi e toccandosi le mani.
“Rocco? ...Ma…ma…ma ... come hai potuto!” Esclamai sorpreso sempre più. Capendo e
aggiungendo subito: “Per questo ti voleva a dormire con lui ... e voleva che nessuno ti chiavasse più, voleva metterti incinta!” Gridai. Ma lei interrompendomi esclamò:
“Dai Carlo non fare scenate adesso…!!”
“Come non fare scenate! Sei mia moglie, mi vieni a dire di essere incinta di un altro e mi dici
anche di non fare scenate?”
Poi come un lampo riflettendo Chiesi:” Ma tu lo sapevi? ...Quando facevate sesso prendeva
qualche accorgimento? Come ha potuto metterti incinta se avevi la spirale?”
“L’avevo rimossa dal ginecologo.”
“L’avevi rimossa? “Ripetei.
“Si!” Rispose soltanto.
“Come si! “Dissi alzando la voce:” Perché l’hai rimossa? Tu sapevi che eri senza e ti lasciavi venire, sborrare dentro da lui?... E non gli hai mai detto niente? E perché l’hai rimossa dimmelo??” Ripetei alterato.
“Perché lui me lo ha chiesto.”
Sempre più confuso e capendo sempre meno domandai:” Cosa ti ha chiesto??... Ti ha chiesto che voleva metterti incinta??” Chiesi con timore e provocazione.
“Si, mi ha detto che voleva un figlio da me ...”
A quella risposta restai basito.
“Voleva un figlio da te?? E tu ...tu ...tu hai accettato ??” Domandai sconvolto balbettando.
“Si!” Ribatté determinata. L’ho voluto anch’io, lui è solo, ha una certa età e non ha figli, eredi...”
“Come solo e ha una certa età?!... E chi se ne frega se è solo! Con tutte le puttane che ha, anche più giovani e belle, proprio ti doveva scegliere per fare un figlio…avere un erede...” Esclamai irato. Ci guardammo in silenzio e mormorai:” Dimmi che non lo vuoi, che abortisci!”
“No, lo voglio e non abortisco, lo trovo un privilegio essere scelte come madre ... da lui!” Mormorò sicura.
“Ma tu sei pazza… hai 43 anni Roberta, che privilegio e privilegio !!...Non dire cazzate, chi te le ha dette queste cose? Chi te le ha mese in testa ...Lea?? “E la guardavo mentre lei silenziosa vicino a una colonna e altri tavolini ascoltava:” Devi smettere di pensare come loro a forza di frequentare quella gente, quelle puttane, far parte del loro ambiante ti sei messa a pensare come loro, come le rumene... ti hanno plagiato, ti hanno fatta diventare una di loro.” Gridai.
“Non mi ha plagiato nessuno, è stata una mia scelta fare un figlio con lui e a essere come loro, fare questa vita ora mi piace, non la cambierei più, non tornerei più indietro ad essere quella di prima…l’impiegata delle poste… nemmeno se potessi.”
“Ma tu sei pazza! Ti rendi conto di quello che dici? “
“Si!” Rispose risoluta.
“Ah è stata una tua scelta!?... Bella scelta...” Dissi io:” ... accettare di farsi mettere incinta da un magnaccia per dare un figlio a quel mostro. A chi credi che somiglierà quando nascerà a te o a lui ??” Dissi gridando con cattiveria.
“Stupido…” Esclamò risentita di quella frase, scrollò le spalle e si alzò e voltò dandomi la schiena per andare via.
La fermai per un braccio. “Aspetta!” Non mi sembrava possibile che fosse lei, mia moglie a dire quelle parole.” Aspetta ascoltami un attimo…” Pronunciai e portandomi le mani a coprirmi il volto esclamai disperato: “Dioo mioo!!...Dio mioooo!!! Che hai fatto Roberta…??? Ti sei lasciata mettere incinta da lui, da quell’uomo, quello sgorbio, quella bestia! Ma noi abbiamo già un figlio, Federico ha 18 anni… cosa gli diciamo ora?”
“Per ora nulla, poi parlerò io con lui, oramai è un ragazzo grande e di larghe vedute. Gli dirò
che è stato un incidente. Capirà!”
Dentro di me ero furioso anche se mi sforzavo di apparire calmo:” Ma un incidente con chi?? Con me o gli dirai che ti sei fatta chiavare da un altro, da Rocco??” Le chiesi irato.
“Scegli tu se dirgli la verità, che ho una relazione con un altro e in un rapporto sessuale mi ha messo incinta oppure lasciare le cose come stanno, come le hai create tu e fargli credere che è tuo, che è suo fratello di madre e di padre, ma ti informo che Rocco lo vuole come suo erede… anche se mi concede di dargli il mio o il tuo cognome.”
“Dioo… Diooo miooo Roberta...” Mormorai ancora, non capivo più niente, ero pallido e mi
sentivo male, sudavo e mi sentivo mancare e mi risedetti ancora.
Lei mi fecce una carezza tenera sul viso, rendendosi conto della situazione in cui mi aveva
messo e scoppiai a piangere riportandomi le mani sul viso ripetendo singhiozzando: “No! No! ...Un figlio da un altro no Roberta ...non lo puoi avere, non possiamo dire queste cose a Federico, lo riconoscerò come mio! “
Poi con dolore facendo una sorta ammenda dissi giustificandola: “Il nostro matrimonio è andato così e sono io che ho peggiorato le cose. “Pensando e ridicendole quasi supplicandola: “Ma perché non opti per l'aborto invece di tenere il bambino ?!” Esortandola a farlo.
“Ci ho pensato sai Carlo … nonostante che io abbia accettato di farmi ingravidare da lui in un
momento di rimorso ci ho pensato, mi sono detta o tengo il bambino senza dire nulla oppure
scelgo l'aborto. Ma Rocco sa tutto, l’ha voluto lui, non ha figli e questo sarà il suo erede di tutto
e guai se abortissi. Credo che mi ammazzerebbe.” Disse seria, aggiungendo ferendomi di più:
“E poi io lo voglio questo figlio!”
“Ma perché lo hai accettato?” Domandai non dandomi pace, tormentato dal fatto che si fosse
lasciata fecondare da lui di sua volontà. “Perché?” Ribadii.
“Vedi, sono successe tante cose in questo anno, Rocco, non è una persona con cui penso di poter avere una relazione lunga, ma è una persona che mi dà sicurezza! Comprende sempre le difficoltà delle situazioni che vivo, ed è sicuro di quale sia la scelta migliore per me.” Fece una pausa e continuò: “E’ tardi...non posso più abortire oramai e non voglio ...desidero io di tenerlo!” E mi accarezzò i capelli con la mano mentre piangevo.
“Ora lo sai ...calmati e non fare scenate Carlo...io voglio sempre bene a te e non voglio perderti, voglio che resti mio marito. “
Mi ritirai su avevo gli occhi rossi. Lei mi confortò, dicendomi che tra noi nulla sarebbe
cambiato, avremmo avuto solo un altro figlio, per lei naturale e biologico e per me adottivo.
Poi dopo mezz’oretta insieme andammo nella sala, al bancone del bar, dove bevvi un liquore
forte per ammortizzare quella notizia e la scelta che avevo fatto di accettarlo e riconoscerlo mio, e vedemmo Lea e Rocco che ci guardavano.
Ci avvicinammo.
“Gliel’hai detto ??” Chiese lui.
“Si, sa tutto!” Rispose mia moglie.
Ci fu silenzio, solo il brusio della gente che entrava e del sottofondo musicale e io e lui che ci
guardammo negli occhi non so per quanto tempo, poi abbassai lo sguardo, aveva vinto lui, si
era preso mia moglie e l’aveva messa incinta, aveva ingravidato la mia Roberta…
Ci allontanammo ancora io e lei: “Ora siamo tutte e due spaventati ed insicuri da questa novità.” Mi disse mia moglie: “Anch’io mi sento strana, diversa. Mi gira la testa e ho una sensazione curiosa, mai provata prima a diventare di nuovo mamma!” Esclamò imbarazzata.
“Tu non sei più una ragazzina amore, sei una signora quarantenne.” Mormorai sorseggiando
Con tormento il liquore.
“Appunto ...” Rispose lei:” ...sono una signora di quarantatré anni incinta… e ho già un figlio di
diciotto anni… e ora ne aspetto un altro.”
Poi come per confortala vedendo anche lei smarrita e forse spaventata di quello che le accadeva le sussurrai con gli occhi umidi: “Non ti preoccupare vedrai che la supererai bene questa gravidanza, io ti sarò vicino, sempre. Ma dobbiamo dirlo a Federico.” Le ricordai.
“Si! Lo faremo domani, gli parlerò io!” Rispose.
“Va bene, ma voglio esserci anch’io!” Aggiunsi alla sua esclamazione.
“D’accordo ...” Replicò, poi esitò e proseguì guardandomi con tenerezza e chiedendomi con gli occhi lucidi:” Potrò dirgli che è il tuo?”
Restai in silenzio non so quanto tempo con lei che attendeva, poi da uomo innamorato nonostante l’età, prendendola e abbracciandola con gli occhi lucidi anch’io pronunciai: “Si! Le dirai che è nostro, nostro figlio! Sarà il suo fratellino o sorellina.”
“Speriamo sia un fratellino…” Disse lei con un sorriso smarrito e spento:” … se nasce una femminuccia è capace di ingravidarmi di nuovo finché gli do il maschio.”
“Allora sarà un maschietto…” Ribadii.
Lei commossa della mia manifestazione d’amore, mi osservò, mi strinse forte a sé e baciò con gli occhi umidi. In fondo mi sentivo responsabile di quello che le accadeva, a partire dalla prostituzione ad arrivare alla gravidanza ero io la causa e la sentivo sempre mia e a modo mio l’amavo…. Ci amavamo.
Però mi sentivo impotente, avevo capito che anche se era mia moglie non era più mia ma di Rocco, che poteva disporne a suo piacere fino a ingravidarmela e a sceglierla come madre di suo figlio.
Quella notte la lasciò venire a casa a dormire con me, ormai era incinta di lui, le aveva sborrato dentro ogni notte e l’aveva fecondata con il suo seme perverso.
La sera del giorno dopo a casa dicemmo a Federico che dovevamo parlargli.
“Si però non stiamoci molto perché mi aspetta Valentina, dobbiamo andare a ballare!” Esordì
Esclamando da giovane ragazzo.
Roberta sorrise:” Certo faremo presto. Vieni siediti qui vicino a me, alla mamma!” Lo invitò.
Ci sedemmo sul divano, io non sapevo come iniziare il discorso, fu Roberta che sorridendo
gli disse chiaramente: “Mamma aspetta un bambino, un fratellino per te!”
Ci fu silenzio poi Federico sorrise dicendo: “Preferirei una sorellina!”
“Vedremo quello che sarà!” Rispose lei e sorridemmo tutti. Roberta allungando la mano lo accarezzò amorevolmente sulla fronte e i capelli mormorando: “Sai amore è arrivato all’improvviso...io e papà non l’aspettavamo!” Mentiva, ma stetti all’accordo che avevamo fatto.
“Non ti devi scusare mamma, per me va bene, sono contento e anche tu papà non vergognarti anche se sei un maturo, anzi…! “Esclamò ridendo.
Lui non sapeva che quello che portava in grembo sua madre non era il figlio di suo padre, ma
di Rocco, un uomo che non conosceva nemmeno, un magnaccia che l’aveva fatta diventare una puttana.
Roberta lo abbracciò baciandolo più volte sul volto e lui ricambiò. Poi venne da me e fece lo stesso. Aveva accettato con contentezza.
“Posso dirlo a Valentina e ai suoi genitori che sei incinta mamma?” Chiese allegro.
“Certo!!” Rispose Roberta tirandolo a sé per un braccio e continuando ad accarezzarlo, manifestandogli in quel modo tutto il suo amore.
Dopo averci abbracciati e salutati, se ne andò da Valentina lasciandoci soli.
Aveva ragione Roberta, era un ragazzo maturo, era stato più facile di quel che credevo, ora
sapeva che sua mamma era incinta e io ero il padre, come l’avrebbero saputo molti altri, gli
uomini magari invidiandomi di averla messa ingravidata …non sapendo.
Riprendemmo la nostra vita. I primi giorni furono i più brutti per me, lei non faceva quasi più
niente nel locale, lentamente nelle settimane le cresceva la pancia tanto che dovette acquistare abiti nuovi larghi e premaman e io le vedevo il ventre aumentare di volume.
Osservare Roberta che le cresceva il pancione a quarant’anni passati, seppur in quella situazione era qualcosa di morbosamente erotico, era bella, il culo le era aumentato e anche il seno si era ingrossato, ed era ingrassata un pochino, ma stava bene. Era bella anche in quella bellezza materna e giunonica.
Non mi vergogno a dire che quando la vedevo nuda cambiarsi o fare la doccia, con quella
pancia che si sviluppava sempre più con dentro il figlio di Rocco, morbosamente mi eccitavo.
Avemmo anche rapporti sessuali completi con penetrazione, finalmente si lasciava di nuovo
chiavare da me che ero suo marito ed ero felice e paradossalmente il pensiero che fosse gravida e dentro nel suo ventre maturava e cresceva il feto di quell’uomo malvagio, me lo faceva veniva più duro e mi eccitavo come non mai. Me la immaginavo nuda con il pancione mentre camminava a fatica con un ventre enorme e il culo e il seno grosso, di più di come ce l’aveva quando aspettava Federico, poi me la pensavo sempre nuda, seduta sul divano ad allattare il bambino.
Ma nello stesso tempo avevo paura, non volevo che fosse incinta, che aspettasse un figlio da
Rocco, ma mi rendevo conto che non potevo fare più nulla per impedirlo. Temevo che se non avesse perso i chili presi, diventava come Lea, non solo nel lavoro ma anche nell’aspetto.
Una notte in silenzio piansi anche.
Un’altra sera nel night mentre Roberta controllava le ragazze e aveva un abito lungo fino ai
piedi che la snelliva, ma le evidenziava sotto di esso la pancia sporgente inferiormente al seno prosperoso e dietro il suo bel sedere cresciuto e io sorvegliavo i clienti che entravano; vidi Rocco, quel bastardo che tutte le sere l’aveva riempita in vagina con il suo sperma senile e perverso fecondandola, avvicinarsi a lei. Aveva notato anche lui il suo ventre erotico che
spingeva sotto l’abito.
Le osservava con attenzione la pancia. Si avvicinò passandole il braccio dietro ai fianchi
stringendola a sé, sorridendo perversamente e accarezzandogli con il palmo dell’altra mano il
ventre gonfio, con un sorriso e una espressione orrenda.
“Come sta mio figlio ?!” Le sussurrò piano ma non abbastanza perché volutamente io poco lontano sentissi. “Cresce bene mio figlio…?” Le domandò.
E vidi lei sorridergli con la sua mano sopra l’addome gravido rispondergli: “Si!! Cresce benissimo.”
Fu una scena che mi strinse il cuore, certo che cresceva bene, mia moglie anche se aveva
quarantatré anni oltre che fertile era una donna perfettamente sana.
In quel periodo a primavera inoltrata iniziava a fare caldo, l’estate stava arrivando e lei soffriva il caldo… si lavava spesso con l'acqua fresca per abbassare la temperatura del corpo e il disagio che provava a quella calura anticipata e improvvisa. Le nausee si erano attenuate, ma l’avevano tormentata per molti giorni, ed ora erano solo un lontano ricordo. Una mattina la vidi guardarsi allo specchio il suo aspetto stava cambiando, il suo corpo mutando, sembrava perfino più bella, i capelli ormai corti anche se fini, le erano diventati luminosi, sembrando anche più vivi e raffinati.
Il viso, senza più la magia del trucco, appariva pallido e sciupato, mostrando l’accenno di qualche piccola ruga sopra il labbro superiore, ai lati della bocca e al margine esterno degli occhi, solcati da lievi occhiaie. Ma in quella sua naturalezza matura era bella, semplice e attraente. Le mani erano sempre curate, con la pelle fine e vellutata, continuando a mettere creme, come faceva sulle altre parti del corpo, soprattutto sul ventre che gonfiava, temendo che le venissero le smagliature. Era diventata di una raffinatezza impensabile.
Continuava a guardarsi il ventre riflesso: “Cos’è che ti preoccupa?” Le chiesi un giorno.
“Mi diventerà flaccido poi dopo il parto? “Mi domandò preoccupata.
“No! Assolutamente stai tranquilla.” La rassicurai.
“Ma ho più di quarant’anni ...e i tessuti non sono più elastici come in una giovane!” Esclamò preoccupata.
“Non ti preoccupare, se accadrà o io o Rocco l’addome te lo faremo rifare nuovo dal chirurgo plastico, come una ragazzina di vent’anni...” Le dissi e ridemmo congiuntamente.
Il seno iniziava a crescere, aveva sempre avuto mammelle ben fatte con i capezzoli chiari e
poco sporgenti, ora si erano gonfiate, erano più dure e l’areola e i capezzoli erano divenuti scuri e sporgenti.
Passandole le mani sulle gambe, sentiva al tatto la presenza dei peli, forse per gli scompensi
ormonali della gravidanza e si faceva aiutare da una ragazza del locale a radersi le gambe con la schiuma. Come tutte le donne gravide, specie le quarantenni, era preoccupata di diventare brutta e di non tornare più come prima. Molte donne, durante la gravidanza ingrassano, a lei con Federico non era accaduto, ma ora era da vedere ora con il figlio di Rocco, quel magnaccia, che stava crescendo nel ventre di mia moglie.
La pancia con i mesi era diventata bella grande rotonda, una specie di pallone tondo, gonfio e sporgente, che cominciava ad impacciarla nei movimenti e gli abiti che indossava oramai erano soltanto da premaman.
Il corpo si sta sgonfiando e arricchendo di carne e adipe come se tutta l'energia vitale venisse convogliata sulla pancia per nutrire il feto, il figlio di quel bastardo.... La gravidanza proseguiva bene, stava arrivando l’estate, eravamo nella bella stagione, Roberta era
al quinto mese ed eravamo a giugno, così Rocco su consiglio del ginecologo decise di farle
proseguire la gravidanza in un luogo fresco e temperato e la mandò in vacanza in montagna in un luogo tranquillo, a Valbruna in Friuli al confine con l’Austria e la Slovenia, accompagnata e
assistita da una ragazza rumena che l’accudiva nei bisogni e necessità.
Informammo Federico che si disse favorevole e saremmo andata a trovarla.
L’accompagnò su anche Lea e restammo qualche giorno, poi tornammo giù ma a ogni week
end tornavamo su io e Rocco a trovarla.
Tutto questo per una quindicina di giorni, finché un giorno al night Lea vedendomi triste e pensieroso mi disse: “Cosa ci stai a fare qui? Vai su vicino a tua moglie, stai con lei che in questo momento più di altri ha bisogno di te. Tienile compagnia, falle sentire la tua presenza e se tu hai bisogno di chiavare visto che con lei ora non può puoi farlo, hai la ragazza rumena che le tiene compagnia e l’aiuta a disposizione, puoi chiavare lei quando vuoi, è una bella ragazza e disponibile e nel frattempo sarai vicino a tua moglie.”
Era sincera quando diceva quelle parole e mi fecero piacere.
“Eh!... ci andrei, ma c’è Federico...” Risposi io.
“Federico ...Federico...” Mi interruppe Lea:” Ha 18 anni non è mica un ragazzino, può stare
benissimo qui da solo e se ha bisogno di qualcosa, soldi o aiuto per qualsiasi cosa ci siamo
noi, c’è Lea. “Disse seria con un sorriso.
In fondo era vero quello che diceva, ma non mi andava di lasciare solo Federico, si che era
grande oramai ... ma in fondo era sempre un ragazzino ingenuo che scopriva il mondo ora, ma
nello stesso tempo mi dispiaceva lasciare da sola mia moglie in quel momento della gravidanza. Con tutto quello che aveva passato la ma vicinanza l’avrebbe apprezzata e così presi la decisione di andare su in Friuli da Roberta e restare con lei per il resto della gravidanza e parlai con mio figlio: “Senti Federico, il papà va su in montagna con la mamma, sta assieme a lei in questo periodo a seguire la gravidanza e ad esserle vicino …. Qui inizia a fare caldo e la su c’è fresco! Oramai sei grande e ti aggiusti da solo, se hai bisogno di qualcosa chiamami al cellulare e dimmelo, come fai sempre.” Feci una pausa e continuai: “Ti lascio dei soldi, se hai problemi chiama la nonna...anzi! … Visto che mamma non c’è ogni tanto fai un salto a trovarla, sai che nonna è sola e che le fa piacere vederti.” Gli dissi ancora.
“Ma certo papà, stai tranquillo che non mi perdo … vai pure su sicuro e sereno da mamma, intanto io e lei ci sentiamo tutte le sere al cellulare, mi chiama sempre…” Mi informò ridendo per farmi capire che l’assillava. Proseguendo:” Sono già stato solo, anche lo scorso anno, prima degli esami sono stato via con la classe per più di venti giorni e anche se la mamma telefonava tutti i giorni come fa adesso, eppure mi sono saputo arrangiare.”
Sorrisi anch’io: “Lo so che sei in gamba e mi fido di te, non per questo ti lascio le chiavi di casa, ma mi raccomando non portarci nessuno, sai che mamma è gelosa delle sue cose. “
“Neppure Valentina?!” Esclamò con la faccia maliziosa.
Capii cosa intendeva ed ero fiero lui, voleva approfittare dell’occasione di avere la casa libera a sua disposizione.
“Si Valentina sì la puoi portare, ma lascia tutto in ordine…” Gli raccomandai.
“Si papà…” Rispose sorridendo.
Comunque ci sentiremo tutti i giorni con lo smartphone, oltre che con la mamma anche noi due se sei d’accordo?”
“Certo pa ...!! Vai su dalla mamma tranquillo io qui mi aggiusto, c’è Valentina, posso anche andare a cena dai suoi, sai che sono disponibili, siamo fidanzatini e lo sanno e poi l’unica persona che porterò a casa nostra sarà lei!” Mi rassicurò sorridendo.”
Da padre e da uomo capii cosa intendeva dire con quella battuta e in un certo senso lo incoraggiai:” Per lei non c’è nessun problema, portala pure giorno e notte, quando vuoi... puoi portarla anche a dormire se vuoi.” E sorrise.
Era la sua fidanzatina e probabilmente sarebbero state le prime chiavate che potevano fare comodamente a letto se avevano già iniziato ad avere rapporti sessuali come pensavo, se no per loro quell’occasione di avere la casa libera a loro disposizione per oltre tre mesi era l’opportunità di chiavare per la prima volta se ancora non avessero avuto rapporti carnali.
Comunque un po' di preoccupazione l’avevo, era pur sempre un ragazzo giovane anche se aveva la fidanzatina.
Poi riflettei e considerai che la nonna quasi ottantenne non poteva certo aiutarlo in caso di bisogno, parenti nemmeno essendo in altre città e se ci fosse stata una emergenza erano soli.
E mi venne una idea malsana dettata da uno stupido impulso di fiducia che ancora adesso maledico e sono pentito di averlo avuto, non lo avessi mai fatto. D’istinto mi avvicinai a lui e gli dissi: “Senti Federico, ti lascio il cellulare di una signora qua di Milano nostra conoscente, se avessi bisogno di qualcosa di urgente, qualsiasi cosa o ti trovassi in pericolo rivolgiti a lei, chiamala, lei ti aiuterà, ma rivolgiti a lei soltanto se sei in seria difficoltà.” Precisai continuando: “Le dirai che sei il figlio della signora Roberta, lei conosce la mamma, basterà questo e vedrai che ti aiuterà. “
“Ma si!! Va bene papà! … “Mi rispose quasi scocciato. Ma io per sicurezza continuai: “Memorizzalo sul tuo smartphone dai… “Lui lo prese e veloce digitò mentre io leggevo
dal mio il numero: “Signora Lea 338 xxx xxxx. Se ti trovi in difficoltà chiama lei. “Ripetei.
Lo memorizzò davanti a me, poi seccato sbuffando rispose:” Vai a quattrocento chilometri da qui e sembra che vai in America ...”
Sorrisi, gli lasciai dei soldi, ci abbracciammo e partii per il Friuli dove restai con mia moglie fino a che non ritornammo a Milano per il parto.
In quel periodo che io e Roberta eravamo assenti, avvennero molte cose che cambiarono per sempre la nostra vita e quella di Federico e della sua fidanzatina Valentina. Faccio un preambolo, nei giorni seguenti il nostro ritorno, mentre Roberta dopo il parto era a casa con il bambino di Rocco, io ritornando al night, incontrando il personale del locale e vedendo i cambiamenti che erano avvenuti in quei tre, quasi quattro mesi di lontananza, venni a
conoscenza di tutto quello che era accaduto in quel lasso di tempo di nostra assenza per la gravidanza di mia moglie.
Parlando con le ragazze del locale e con i camerieri seppi con dolore tutta la storia riguardo a
mio figlio e la sua fidanzatina Valentina. Che ora vi racconterò.
Tutto iniziò per caso dopo una settimana che ero andato via io, una sera di metà giugno, sia Federico che Valentina, decisero di andare a un concerto di Bruno Mars (un cantante statunitense in tournee in Italia) al Mediolanum forum di Assago che si trova a dieci chilometri del centro di Milano.
Non chiedetemi chi sia questo Bruno Mars perché non lo so, ma pare che tra i giovani sia
l’erede di Michael Jackson. Un ragazzo cantante di colore che fa impazzire tutte le ragazzine e i
ragazzini americani e europei, di cui anche Federico e Valentina ne erano dei fans.
Oltre ad avere pagato ognuno di loro ben 80 euro di biglietto, com’era prevedibile, per la loro
ingenuità e distrazione durante la ressa del concerto che mi dissero era di oltre quindicimila persone, a mio figlio in quella calca gli rubarono senza che se ne accorgessero il portafoglio con i soldi. Se ne rese conto soltanto quando furono fuori dal Mediolanum forum a notte fonda: “Il portafogli lo hai tu Vale!!” Chiese mio figlio alla sua fidanzatina cercandoselo addosso.
“No! ...C’è lo avevi tu in tasca amore ...” Rispose lei.
Federico si rovistò nelle tasche per poi esclamare:
“Porc…non ce lo, me lo hanno fregato allora! Qualcuno mi ha borseggiato cazzo, ce l’avevo lì nella tasca posteriore dei jeans.”
E mentre tutta la gente si allontanava dal forum, Valentina le disse: “E ora come facciamo a tornare indietro? È mezzanotte passata. “
“Non lo so!” Rispose mio figlio alterato:” C’erano tutti i soldi dentro il portafogli e i biglietti del tram, del numero 15 che va in centro.”
“Chiediamo un passaggio a qualcuno!” Esclamò Valentina preoccupata.
E così fecero, ma le risposte di gruppi maschili furono volgari e irriverenti verso entrambi ma soprattutto Valentina: “Se vieni solo tu bella te lo do il passaggio...però dopo mi dai la fighetta...” Ed erano tutte risposte sullo stesso tenore. Così quando la preoccupazione fu al massimo e non sapevano più come fare, mio figlio si ricordò delle parole e del numero di telefono che le avevo dato.
“Aspetta!!” Esclamò a Valentina ormai spaventata da quella disavventura:” Ho un numero di cellulare di una signora che mi ha dato mio padre in caso di bisogno. Provo a chiamarla.”
“Ma non starà dormendo a quest’ora?” Affermò Valentina infreddolita vista l’ora anche se era inizio estate.
“Forse sì, ma che facciamo? Restiamo qua tutta la notte o ritorniamo a piedi per dieci chilometri con tutti i balordi che possiamo incontrare? ...Vediamo se risponde, al limite se dorme mi scuso.”
Non potevano tornare indietro ed era oltre mezzanotte, mezzi non ce n’erano più gli ultimi erano partiti e a girare a quell’ora da soli per le strade della periferia non era conveniente e così chiamò Lea. Non l’avesse mai fatto.
Cercò nella memoria della rubrica del suo smartphone, trovo il numero e telefonò e poco dopo sovrastata da un sottofondo musicale rispose Lea: “Si! Chi è??” Disse non conoscendo il numero.
“Mi scusi se la disturbo signora, ma avrei bisogno del suo aiuto...” Non finì la frase che Lea
chiese quasi scocciata: “Ma chi sei??...Che vuoi? Hai sbagliato!?”
“Mi scusi, ma sono Federico il figlio della signora Roberta, mio padre mi aveva detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa di chiamare a questo numero la signora Lea che ci avrebbe aiutato.”
Lea capendo chi fosse verificò dicendo:” Ma tu sei il figlio di Carlo e di Roberta? Tua mamma è incinta?”
“Si sì...sono io e lei è mia madre!” Rispose mio figlio contento di essere stato riconosciuto.
Lea cambiò subito tono: “Oh ciao caro! Scusami ma non sapevo chi eri ...si dimmi pure!”
“Ecco siamo bloccati qui io e la mia fidanzata Valentina perché ci hanno rubato il portafoglio...” E spiegandole tutto Lea rispose.
“Aspettatemi lì tu e la tua fidanzatina e state tranquilli che tra 20 minuti sono ad Assago… e vi
veniamo a prendere.”
Così quella notte, con quella chiamata a Lea iniziò la rovina di mio figlio e della sua fidanzatina
Valentina.
Verso l’una mentre attendevano al riparo di un grosso albero del viale antistante il forum, videro arrivare un grosso Suv nero, guidato da una ragazza giovane bionda, che si fermò affianco della strada nel posto convenuto e dalla parte del passeggero videro scendere una donna grassa vestita di nero guardarsi attorno, era Lea.
“Signora Lea?” Esclamò mio figlio facendosi avanti.
Lei si voltò e li vide in un angolo intimoriti. “Si!” Rispose, facendo segno con la mano:” Venite!”
E mentre li osservava, vide avvicinarsi quei due ragazzi timidi, Federico magro, molto bello
che assomigliava a sua madre Roberta che teneva per mano una ragazzina, anch’essa magra e
altrettanto bella, castana con due occhioni dolci e ingenui.” Lea li guardò e sorrise.
Si presentarono: “Scusi il disturbo signora Lea, io sono Federico il figlio della signora Roberta e del signor Carlo e lei è Valentina la mia fidanzatina...”
Lea con uno sguardo mefistofele, strinse la mano a entrambi presentandosi e dicendo:” Ma si mi pare di avervi già visto una sera a casa tua quando io e il mio socio in affari venimmo a trovare i tuoi genitori. Loro si ricordarono e sorrisero e salirono in auto accomodandosi nel sedile posteriore e nel ritorno Lea si presentò ancora: “Io mi chiamo Lea e sono una manager artistica in un locale di spettacoli.” Disse falsamente: “E questa ragazza che guida è una mia amica ... Roxana una attrice televisiva.” Aggiunse con uno sguardo perfido d’intesa verso di lei:” E sono la sua agente!”
“Piacere!” Ripeterono all’unisono loro due seduti dietro.
Poi mentre Roxana con un sorriso beffardo guidava, Lea voltandosi indietro verso loro con il
tronco dichiarò: “Hai fatto benissimo a chiamare Federico, sapevo che la mia cara amica Roberta aveva un figlio, ma non così bello e simpatico.” Poi guardò Valentina esclamando:
“Che bella fidanzatina che hai, è davvero carina sai! Sei davvero un ragazzo fortunato.” E
rivolgendosi direttamente a lei le chiese con un sorriso falso e perfido: “Cosa fai nella vita bellina?”
“Ho finito la maturità, devo dare solo un preesame e poi ci iscriviamo all’università!” Rispose
sorridendo, mostrando oltre il suo viso bellissimo, anche i suoi denti regolari e bianchi.
“Ah bene!!” Esclamò Lea:” E questa estate cosa fate? Studiate, andate in vacanze...?”
“Eh magari andassimo in vacanza !!” Rispose Valentina sconfortata mentre Federico la stringeva a sé:” No.… restiamo qui a Milano a preparaci dobbiamo fare la preiscrizione universitaria e altre cose.”
E mentre l’auto percorreva lentamente quelle strade milanesi vuote, Lea sempre girata con il braccio appoggiato sullo schienale, guardandoli fissi sorridendo disse:” Ma lo sapete che siete proprio carini, tutte e due … avete mai pensato di fare qualcosa per la
pubblicità, lo spettacolo, qualche video ...qualcosa di artistico?” E poi rivolgendosi direttamente a Valentina esclamò:
“E tu bellina non ti piacerebbe fare l’attrice, la velina o la cantante?”
Valentina sorrise, guardò Federico e si misero a ridere tutte e due.
“Certo mi piacerebbe! “Esclamò:” Ma non ho la possibilità!”
“Nemmeno io!” Aggiunse Federico.
“Perché dite così ragazzi? Conosco io un mio caro amico che ha un locale dove si fanno
provini, video clips e si lanciano giovani nel mondo dello spettacolo, della moda e delle canzoni e si interessa anche di video e tv private.” E mentre loro l’ascoltavano stupiti e interessati Lea esclamò decisa: “Ve lo farò conoscere... Domani cosa fate?”
“Federico e Valentina si guardarono in viso stupiti di quella inaspettata proposta, stringendosi come due innamoratini uno addosso all’altro.
“Niente!” Rispose mio figlio Federico.
“E allora fatevi trovare sotto casa tua Federico, domani pomeriggio che vi passo a prendere alle 14.30 … vi porto nel locale del mio amico e ve lo presento.” Aggiungendo:” Mi raccomando di esserci, soprattutto tu bellina che sono sicura che potrai fare carriera!”
Risero ancora e Valentina arrossì di quella ultima frase.
” Va bene grazie allora!! Risposero felici, schernendosi increduli di quello che loro in quel momento ritenevano una fortuna che le accadesse.
Non sapevano dove si stavano cacciando.
“Come siete belli e innamorati.” Disse vedendoli stringersi dietro il divanetto del sedile posteriore uno all’altra, fissando Lea il viso di Valentina.
“Però non dite niente a nessuno, soprattutto ai genitori e tu a tua mamma e tuo padre Federico, sapete come sono i genitori, loro non vogliono mai che i propri figli facciano spettacolo, credono che sia un mondo sporco…ma non è così vi assicuro.”
“Certo!!” Risposero:” Non lo diremo certo ai genitori, … a nessuno! “Aggiungendo Valentina:
“Se lo sapessero i miei non vorrebbero assolutamente, loro sono contrari a queste cose,
vogliono solo che studi e mi laurei, ma a me piace il mondo dello spettacolo. Non gli dirò
nulla!”
“Brava bellina!!” Rispose Lea sorridendole lasciandoli davanti a casa di Roberta ripartendo veloci, mentre loro due in un lungo bacio si abbracciavano davanti al portone.
Poi Federico l’accompagnò a casa che era poco distante della sua e tra baci e carezzi si diedero
appuntamento all’indomani, pensando quanto fossero fortunati ad avere conosciuto quella
signora Lea.
Il giorno dopo alle 14.30….
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