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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

20 conversione di una moglie per bene alla depravazione – cap. 20– la retata..jpeg

VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI.

  

DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE.

 

NOTE:

 

Le prostitute sono più vicine a Dio delle donne oneste: han perduto la superbia e non hanno più l'orgoglio. Non si gloriano di quel nulla di cui la matrona si onora. Posseggono l'umiltà, pietra angolare delle virtù gradite al Cielo.

(Anatole France)

 

 

Cap. 20 LA RETATA

 

Passarono i giorni e le settimane e iniziammo a fare quella vita da indipendenti, si guadagnava bene, era vero quello che diceva Rocco, che era più difficile smettere per la disponibilità di denaro che si aveva, che cominciare. E di conseguenza avevamo abiti nuovi griffati, mobili nuovi a casa e tante altre sciocchezze e comodità non solo per noi ma anche per Federico nostro figlio e qualche regalino a Valentina la sua fidanzatina, nostra futura nuora.

Passarono alcuni mesi ed andammo verso la stagione estiva, Roberta non soffriva più il freddo a battere alla sera e quindi si scopriva di più e le zone le cambiavamo sempre.

Nessuno tranne Rocco e la sua corte sapeva la doppia vita che facevamo, e avevamo anche pensato a fine settembre, ottobre con l’arrivo del nuovo freddo di smettere sulla strada e prendere un appartamentino dove esercitare in tranquillità e al caldo tramite annunci. Ma non andò come avevamo programmato.

Come dicevo, nei giorni che seguirono quella prima volta, cambiammo spesso città e provincia

proprio per non dare modo ad altri magnacci di localizzarci e pensare che volessimo rovinare loro la piazza. Eravamo come si suol dire itineranti.

Una sera ci preparammo per andare nella provincia di Brescia, altra zona ricca che rendeva, ci eravamo già stati e si guadagnava bene.

Una sera Roberta nel nostro garage ormai adibito a una specie di camerino con specchio luci, trucchi e lavandino con acqua si preparò, mise una parrucca nera a riccioli che le cadeva sulle spalle e sbuffava sempre per lo stesso motivo, il prurito sul cuoio capelluto e mal la sopportava. Ma serviva a cambiare sempre aspetto per non farsi notare e memorizzare da qualche altro magnaccia. Quello era un altro espediente.

Quella sera era vestita sexy ed intrigante, erano passati parecchi mesi dalla prima sera da indipendenti da soli al freddo con il pellicciotto di peluche bianco, eravamo a fine estate a settembre, ma faceva ancora caldo e le notti erano ancora tiepide, tanto da permetterle di vestirsi poco e leggero. Minigonna di pelle nera, camicetta chiara a top senza maniche che arrivava all’ombelico e lo lasciava scoperto assieme alla sua erotica pancetta. La camicetta era tanto leggera che lasciava trasparire sotto il reggiseno nero a balconcino per essere maggiormente erotica, con calze a rete e sandali aperti sul davanti che mostravano le unghie dei piedi laccate di rosso come quelle delle mani, e il tacco da 10 centimetri. Era come al solito una signora matura molto bella ed erotica.

Andammo in una zona dove eravamo già stati, molto frequentata da clienti e prendemmo una via vicino alla rotonda che dall’uscita autostradale portava a Chiari.

Dopo aver fatto il sopralluogo, decidemmo, visto che le era caduto e si era rotto il cellulare e non le funzionava più, di stare in un punto vicino alle altre prostitute, di modo che qualunque cosa succedesse c’era altra gente e speravamo in una solidarietà tra colleghe se mai ce ne fosse stato bisogno. Lo stesso il posto dove portare i clienti era comune al loro.

Con Roberta per sicurezza eravamo d’accordo che quando sarebbe salita in auto, io l’avrei

seguita con la mia a debita distanza e mi sarei messo poco vicino a loro finché non avrebbero consumato la prestazione, poi dietro di loro sarei tornato indietro.

Giunti sul posto scese dall’auto e io mi parcheggiai poco distante. Si mise su mia indicazione sotto un lampione a una ventina di metri tra delle slave e delle nigeriane. Aveva la mini di pelle leggera di color nero, con le calze rosse autoreggenti a rete piccola che la rendevano unica e sensuale. Di solito non portava le mutandine per fare prima, ma essendo in ritardo con le mestruazioni temeva che le arrivassero all’improvviso e indossò uno slip traforato bianco, che lasciava intravvedere la sua fessura depilata di sotto. Mise la sua borsetta rossa a tracolla sulla spalla e iniziò a passeggiare e a differenza delle prime volte canticchiava.

Però il timore e la paura non mancavano ad essere sola ad aspettare per questo restava sotto la luce del lampione.

La luce non era molta, ma bastava a qualche auto che rallentava a guardarla, a far comprendere agli automobilisti che era sì una donna matura, ma piacente ….

Passeggiava sul marciapiede nervosamente …e si fermò la prima auto.

“Ehi bella! …Tutta sola…? Quanto prendi…?! “Gli chiese. Mia moglie si voltò e lo guardò.

“Dai sali…mi fai divertire un pò? …Quanto prendi???” Continuò quell’uomo.

Era preoccupata, era la prima volta che batteva senza cellulare e questo la rendeva nervosa e insicura, aveva un po' di paura, quella zona non le piaceva molto …essere lì tutta sola di notte non ci rendeva tranquilli.

Un colpo di clacson ci riportò alla realtà …. era sempre quel tizio che si era fermato che

continuava a chiedere e parlare con lei: “Allora quanto vuoi?” Ripeté.

“Dipende!!!” Disse Roberta.

“Dipende da cosa?” Chiese lui.

“Da quello che vuoi fare.” Rispose.

“Ah …capisco…! Bè…per chiavarti! “Ribatté lui ridendo.

“Solo lo nella figa 100 euro.” Replicò Roberta.

“Cento euro?! “Esclamò sorpreso. “Eh la madonna…” Aggiunse.” Cento euro solo nella figa?? Per una chiavata? Cazzo ma sei cara…troppo cara… ce l’hai d’oro??” Domandò ridendo.

“O così o niente...” Rispose mia moglie senza scomporsi.

“D’accordo…sali!!!... Dai monta su…ecco i cento euro, due da cinquanta, prendili, lo so che voi

puttane volete sempre essere pagate prima. Prima i soldi! “Esclamò proseguendo allegro:” Dai!! Stasera ho vinto a carte e voglio festeggiare con una gran bella chiavata con puttana come te…sali!!!” Disse deciso.

Roberta salì in macchina e partirono, lo stesso feci io seguendoli e consumarono e ritornarono

e appena scesa, io mi avvicinai a Roberta, facendomi dire cosa aveva fatto e lei come al solito mi raccontò tutto.

Mentre ci dirigevano al luogo per chiavare, chiacchierando quell’uomo disse: “Io sono Ciro…e tu?”

“Susy!... Chiamami Susy …” Rispose lei.

“Va bene Susy...” Ribatté il cliente:” ...del resto sei una bella figa!! Dove adiamo, hai un posto

tuo…? Oppure faccio io!”

“Lo conosco io il posto…” Disse mia moglie:” …, laggiù in fondo gira a destra, c’è un piazzale, mettiti in un angolo.”

Il tizio svoltò e arrivò nel piazzale dove c’erano già altre auto con prostitute sopra a praticare prestazioni: “Uèh! ...Qui si lavora…” Disse il cliente ridendo vedendo le auto.

Come si fermò mi mise la mano tra le cosce e spostandola verso la figa tirò su la minigonna e mi guardò le mutandine. Poi mi sbottonò la camicetta.

“Sei bellissima…sei bellissima...!” Ripeteva:” Strano che non ti abbia mai incontrato prima…sei

una bella puttana! “

Abbassò il sedile dell’auto e … “Aspetta che ti sbottono tutta…” Mi disse.

“Con il seno fuori c’è un supplemento.” Lo informai io.

“Va bene, dopo ti pago.”

“No prima!” Risposi.

“Va bene quant’è…?” E vedendolo eccitato dissi: “Altri trenta euro.”

“Però sei cara!” Esclamò, ma li tirò fuori dal portafogli e me li diede.  

Un bottone alla volta mentre sorrideva mi lasciai aprire la camicetta e far uscire il seno e io stessa lo aiutai a tirarlo fuori dalle coppe nere e trasparenti, che lasciavano intravvedere sotto di esse i capezzoli, lasciandolo penzolare dolcemente e libidinosamente sul torace.

Roberta fece una pausa e proseguì a raccontare: “Dopo avermelo accarezzato e vedendo il tipo sempre più eccitato gli misi il preservativo, mi spostai con il sedere sul mio sedile del passeggero, mi misi al centro e allargai le gambe tirando ancora su già quella ridotta mini.

Mi venne sopra, con la mano glielo guidai al centro della fessura della vulva e mi penetrò in vagina dandomi spinte e dei colpi profondi.

La macchina ballava che era un piacere… mi stava chiavando come un forsennato con quel cazzo grosso e robusto, sembrava che mi sfondasse e tutto sommato anche se riuscivo a controllarmi mi piaceva.

“Posso parlare? “Mi chiese il cliente a un certo punto.

“Parla se ti piace!” Risposi.

“Posso dirti parolacce ?!” Aggiunse.

“Va bene … se ti piace dimmi quello che vuoi.” Risposi sperando che finisse prima il rapporto sessuale, e iniziò: “Dai ..puttana. Continua…continua…dai…fammi godere. Brava... così…così... sii…sii…sto venendo… sto venendolo…” Ripeteva tutto esaltato, finché non venne, eiaculò nel preservativo.

Ci rimettemmo in ordine e ripartimmo e nel ritornare mi disse:“Brava…sei una professionista, si vede….sei una gran puttana! “

“Questo non capisce proprio un cazzo!” Pensai, ma lui continuò:

“Mamma mia che chiavata…bella la mia puttana…” Disse accarezzandomi le cosce:” ...fatti

trovare più spesso nello stesso posto…ti devo chiavare ancora e farti una bella pubblicità…” Aggiunse sorridendo.

“Basta che pagano bene…. “Risposi io

“Si pagano bene… i miei conoscenti sono tutta gente per bene e borghese.” Ribatté. E mi ha riportato qui….

Finito quella spiegazione di Roberta, tornai dentro la mia auto a fumare, quando vidi una auto bianca rallentare e fermarsi e una voce di un signore sui 70 anni e dire osservandola con attenzione: “Senta …dico a lei bella signora…lei non è dell’Est…. Mi scusi sembra italiana!”

Roberta si voltò, lo guardò rispondendo: “Si sono italiana, italianissima…”

Era sexy, molto eccitante con la parrucca nera e riccia e il suo solito trucco greve sul viso.

Quel vecchio la guardava in volto…. Lei restò ferma ed esitante, probabilmente pensando:

” Che vuole sto vecchio? Cosa vuol fare? “Mentre lui continuava a guardarla.

Io conoscendo molto bene mia moglie da anni, guardandoci negli occhi era come se comunicassimo telepaticamente… e secondo me pensava: “Non le tira nemmeno, dove vuole andare questo vecchietto?!”

Ma lui continuò: “Quanto vuole signora! “Con la voce rauca e anziana. Probabilmente lo eccitava Roberta, ma era lento nel parlare e si perdeva in domande inutili e vista

l’esitazione di Roberta a rispondergli, li ascoltavo parlare con lei appoggiata al finestrino.

“Sei una bella signora, mi sembra che non sei di questo mestiere…stai provando a prostituirti? “Gli chiese capendo dai gesti e dalle movenze mia moglie che non era pratica e dedita a quella

professione. Proseguendo: “Si capisce che non sei una battona come quelle ...” E fece cenno con la testa in fondo alla strada nella zona delle puttane slave. E si mise a dire: ” A volte capita che qualche bella signora con una vita irreprensibile si prostituisca per bisogno di danaro o per necessità varie o perché il loro marito o compagno vuole così ,essendo restato senza lavoro o peggio non ha voglia di lavorare e questo sulla strada è il metodo più veloce per

far soldi…” E credendo che Roberta fosse una signora alle prime armi dichiarò dandole del tu:

“Non ti preoccupare io sono tranquillo, però mica tutti sono come me. Quanto chiedi? ...guarda ti dico anche le tariffe delle tue colleghe slave, le conosco perché vado spesso da loro. Natasha

che ha 20 anni chiede 40 euro per i rapporti orali e 60 per chiavare …se poi le chiedono anali,

vuole 80…ma sai lei è più giovane di te, però tu sei italiana, sei più calda…fammi sentire le tette.” Pronunciò parlando allungando la mano.

“Eh no!” Esclamò Roberta indietreggiando dal finestrino:” Prima i soldi...poi si tocca!” Aggiungendo. “Io prendo 70 euro un pompino 100 euro per chiavare e 150 euro per farmelo infilare in culo...” Disse tutto di un fiato prima di riavvicinarsi. “

“Ehhhh... ma sei cara! “Rispose il vecchio:” …Va bene che sei italiana, ma Natasha è più

giovane, ha 20 anni...”

“Vai da Natasha allora!” Rispose decisa mia moglie staccandosi nuovamente dal finestrino.

“No ...no...no… aspetta! Tu mi piaci di più. Dai sali teli do!!” Le disse:” Va bene la tua tariffa,

anche se a farti il culo non riuscirò mai, ma forse a chiavarti si.”

Roberta prima di salire mi guardò e io spinto dalla perversione di vederla andare con un vegliardo, incurante della sua esitazione le feci un segno positivo con la testa.

” Vai…su!”

Ero eccitatissimo ma anche divertito. Roberta salì e io subito misi in moto e lo segui con la mia auto, stando a debita distanza. Si appartarono in uno spiazzo con poco distante, con un lampione che illuminava dentro l’abitacolo. Io parcheggiai l’auto lì vicino, scesi e per curiosità mi avvicinai a piedi, volevo vedere cosa facesse quel vecchio. Mi misi in un punto da dove potevo vedere e sentire tutto, dato che era estate e facendo caldo i finestrini erano aperti.

Lui le diede i soldi: “Ti do di più…” Disse prendendo il  portafoglio e pagandola:”… ma fatti accarezzare, sai io se non tocco non mi eccito e non mi diventa duro. “Mormorò con un filo di tristezza e le diede 30 euro di più che Roberta mise nella borsetta, tirò fuori un blister con il preservativo e lo posò sul cruscotto, tirandosi su la minigonna e aprendo la camicetta, lasciandosi accarezzare le cosce e il seno.

Vidi lui che le stava accarezzando con ardore senile le cosce, cercando di entrare in mezzo a

esse con la mano e poi passare alle tette palpandogliele anch’esse.

Quel vecchio avendo capito che mia moglie non era del mestiere, da una parte cercava di fare il padre, il bravo cliente educato e rispettoso, ma dall’altra cercava di approfittarsene e farle quello che normalmente nessuna battona concedeva a un vecchio, tipo la bocca.

Ci provò, ma la risposta di Roberta fu decisa.” No! Niente pompini...” E desiste.

Continuando a palparla arrivò alla figa depilata e le tirò su completamente la minigonna di pelle commentando la sua depilazione: “Anche Natasha c’è la depilata!” Disse e mettendole una mano sopra l’accarezzò.

Stettero un po' lì con mia moglie che si lasciava accarezzare e toccare la figa e il seno e a lui

che non gli veniva duro, provando Roberta anche un certo piacere da quelle mani senili e ossute sulla pelle. Ma non riusciva ad avere l’erezione, a farselo venire duro. Provò Susy da brava puttana a masturbarlo, ma nemmeno in quel modo ebbe l’erezione.

A quel punto il tempo passava e lui decise di ricomporsi e di riportarla sulla strada…

Torniamo indietro…” Esclamò.

“I soldi però non te li ridò più...” Disse Roberta seria.

“No tienili, verrò la prossima volta con più carica spero e magari mi farai un po' di sconto, ma

ti do un consiglio, stai attenta qui... chiedi i soldi che ti ho detto, adeguati alle tariffe delle ragazze dell’est se no le rovini la piazza e …” Non fini la frase, riprendendo il discorso in un contesto diverso. “Ma ricorda che io sono un eccezione, non tutti sono come me.”

Quando ritornarono con me sempre in auto dietro loro, Roberta lo ringraziò e scese, pensando come me che fossero parole di un vecchio. Lui ripartì e io tornai al mio posto.

Mentre lei …aspettava un altro cliente…che la tirasse su, si accostò una macchina vecchia e sgangarata, dentro vi era un 50enne che le chiese: “Quanto per un pompino? “

E lei senza dare retta al vecchio rispose: “Settanta euro un pompino 100 chiavare e 150 in

culo…” D’accordo rispose:” Vada per il pompino, sali su!”

Lei salì e io li seguii e si fermarono sempre allo stesso posto.

In quel caso la cosa fu più fulminea.

Lui le diede i soldi, lei istintivamente aprì la borsettina e nel mettere via i soldi prese un

profilattico e glielo mise e mentre lui la guardava agire, prese la testa di mia moglie per la parrucca e la tirò giù con forza. Quello era un altro cliente abituale ai pompini e sapeva cosa fare e cosa voleva. Con la mano le spinse la testa sul suo cazzo, lei sentì il glande coperto dal lattice in bocca e il sapore di fragola che emanava e rilasciava il preservativo.

Fece la prestazione e la riportò di nuovo sul marciapiede.

Le portai da bere un po' di the caldo, anche per sciacquarsi la bocca dal gusto sintetico di fragola del profilattico e si rimise a passeggiare.

Il cliente successivo si avvicinò lentamente in auto: “Ehi sei nuova di queste parti?” Disse:” Dalla bella figa sali che ho voglia di chiavarti…ho le palle che scoppiano. Lei si trovò lo sportello aperto e prima di salire disse: “Sono 100 euro…”

“Cosa? ...Cento euro per una chiavata!?” Esclamò. “Mamma mia come sei cara…” Aggiungendo subito:”...sei italiana? “

“Si!” Rispose Roberta.

“Però sei cara ...comunque va bene, dai sali!” Rispose parlando quasi da solo.

Mia moglie salì, pedinai anche loro che arrivarono nello stesso spiazzo e consumarono

tranquillamente, tornando poi indietro sempre con me dietro.

Sembrava una serata tranquilla e che rendeva bene come ne avevamo già avute, nel giro di

un’ora, un’ora e mezza aveva già fatto quasi quattrocento euro, e la serata sarebbe stata ancora lunga e si prospettava un buon guadagno. E mentre lei batteva passeggiando e io facevo tranquillo il suo magnaccia, arrivarono altre auto, che nonostante il prezzo elevato di mia moglie la preferirono alle colleghe rumene poco distanti e non solo perché fosse italiana, ma perché era anche erotica.

Lei a ogni auto come d’accordo prima di salire si guardava in giro e poi guardava me, non

avendo il cellulare era prudente, in caso di pericolo non avrebbe potuto chiamarmi, ma per

sicurezza la seguivo io in auto.

Poco dopo si fermò un’altra auto di grossa cilindrata, le chiese quanto volesse e senza discutere accettò i suoi prezzi, sembrava un normale cliente e la invitò a salire. Mi guardò e salì tranquillamente facendomi il segnale convenuto con la mano e io come al solito la segui a

distanza.

Anche quell’auto si portò nello spiazzo cosiddetto delle puttane… ma la portò in un posto

appartato e appena fermata l’auto notammo che c’erano altri due tipi ad attenderla. Capii che c’era qualcosa che non andava e li illuminai con i fari per farmi vedere, arrivando subito dietro di lei.

Uno dei due che attendevano aprì la portiera e disse: “Vieni con me!” Prendendola per il polso e tirandola fuori quasi di peso.

“Che fai? ...Mi fai male!!” Esclamò spaventata e capendo la situazione e il pericolo. Come fu

fuori cercò di fuggire, ma uno dei due la bloccò per le braccia.

“Aiuto!! Carloooo!!!! Carlooo!!! “Si mise a urlare.

“Lasciatemi vi pregoooo!” Gridò terrorizzata.

“Calmati!” Le disse il tipo che la teneva stretta per le braccia, lasciandone uno e tirandole uno

schiaffone violento sul viso:” Stai ferma che è meglio per te!” Esclamò. Mentre l’altro che l’aveva portata lì con l’auto scendeva.

Io anche pieno di paura scesi dall’auto e mi diressi verso di loro per fermarli e proteggere

mia moglie, non potevo fare diversamente, ma ero in preda al panico e non sapevo come

muovermi... in quella situazione.

Uno di loro vedendomi arrivare, forse pensando che fossi armato tirò fuori il coltello e lo appoggiò sul viso di mia moglie come per sfregiarla:” Se non stai ferma ti taglio la faccia e poi la figa la dovrai vendere per pochi euro!” Dichiarò in un italiano storpiato sorridendo.

“Fermo urlai io !!” Avvicinandomi di più vedendo quella Lama luccicare sul viso di mia moglie: “Stai ferma Roberta!” Le gridai pieno di paura. Avevano i coltelli e forse anche le pistole.

“Questa è la nostra zona!” Disse uno dei tre.” Ci sono le nostre ragazze e tu hai portato la tua

puttana italiana a battere qui che porta via i clienti alle nostre.”

“Se volete ce ne andiamo via subito:” Risposi agitato.

“Tu sei il suo magnaccia? “Chiese uno alto e moro che sembrava essere il capo e seppi poi

che era rumeno.

“Si!” Replicai senza dire che era mia moglie.

“Bene allora ora chiariamo tutto... tra noi.” Affermò.

Roberta era nelle loro mani e non sapevamo come poterne uscire da quella situazione…erano tre uomini un rumeno e due albanesi, uno dei due albanesi avrà avuto 20 anni, era giovane.

Intanto mentre parlavamo quello che le teneva il coltello sul viso lo tolse.

“Via! Via tutto!!” Esclamò ridendo e divertito, spronandola a togliere con forza e minaccia la

minigonna di pelle nera, la camicetta e le mutandine, iniziando a palparla e ad aiutarla a

spogliarsi, lasciandola mezza nuda con solo le scarpe e le autoreggenti davanti a noi, mentre alcune puttane

rumene e nigeriane arrivate, sorridendo si avvicinavano e guardavano.

Quando fu in quello stato di mezza nudità, soltanto con le autoreggenti e il reggiseno,

l’albanese si avvicinò, con la mano, prese il reggiseno in mezzo all’unione delle coppe tirando con forza fino a farle male sulla schiena, facendo saltare con la forza la chiusura del gancetto che cedette alla trazione. Glielo strappò letteralmente via, togliendoglielo facendo sfilare le spalline sulle braccia.

Lo tenne in mano come un trofeo lasciandola con le mammelle penzolanti e poi lo gettò a terra

con disprezzo, mettendosi a palparle con forza le mammelle procurandole dolore.

“Ti conviene stare fermo.” Mi disse il rumeno:” È meglio per te!” E mi costrinse per la paura

a stare fermo e mentalmente giustificavo la mia arrendevolezza con il non potevo intervenire.

“Adesso ti daremo una punizione!” Dichiarò il rumeno che intuii essere il capo.

Gli altri due la presero per le braccia e la misero a pancia in giù sul cofano della macchina.

L’albanese adulto che sembrava comandare mi spinse di lato:” Ora daremo una lezione alla tua puttana!” Esclamò. E vidi il rumeno con gesti calmi e lenti togliersi la cinghia dei pantaloni, e prendendola per la fibbia nel palmo della mano diede alcuni giri su essa arrotolandola un po' a mo’ di frusta e a un suo cenno del capo, due sue puttane che erano arrivate, una rumena magra e una nigeriana grassa, la presero per le braccia sostituendo i due magnaccia che tornarono vicino a me a godersi lo spettacolo. E tenendola sdraiata a pancia in giù sul cofano, incominciò a darle cinghiate sulle natiche nude, con forza, lasciandole il segno rosso.

Quell’uomo iniziò a darle cinghiate di cuoio sui glutei e sul retro delle cosce facendola

sobbalzare e gridare a ogni colpo, sapeva come fare, si immaginava che alle sue puttane ogni tanto le puniva in quel modo. Muoveva quella cinghia che sembrava avesse uno scudiscio in mano.

Roberta si dimenava, ma tenuta da quelle due sue colleghe non riusciva a muoversi se non a

sgambettare indietro e gridare. La colpì ripetutamente con forza, cattiveria e soddisfazione, lasciandole i segni rossi sui glutei e dietro le cosce e a ogni colpo si notava che le faceva male, perché si vedeva il bel culo morbido di mia moglie ondulare sottopelle.

Nel mentre sulla strada passavano alcune auto che arrivavano o partivano, ma nessuno diceva nulla né si fermava.

Roberta supplicante chiese di smetterla:” No vi pregò ...no…non fatemi del male.” Li scongiurava. Ma niente, anzi sogghignavano tutti e tre e anche le sue colleghe prostitute che la guardavano e tenevano e forse qualcuna di loro sotto quel sorriso di soddisfazione aveva già preso anche lei delle cinghiate sul cofano di qualche auto dal suo magnaccia, come Roberta in quel momento.

Quel rumeno andò avanti a castigarla, a fustigarla in modo ripetuto, con continuità, mentre lei

piangeva e pregava di smettere ma senza risultati.

“Noi … non farti niente di grave, ma tu lasciarci divertire…eh… eh… eh…!” Diceva a Roberta:” …. ma devi imparare chi comanda! Donne italiane sono sempre altezzose e disubbidienti, si credono superiori ma dopo questa punizione anche tu sarai ubbidiente come donne rumene e albanesi.” Disse e ridendo.

Cercai di intervenire a quella violenza, ma quello stesso coltello che fecero correre sulla pelle

del volto di mia moglie, me lo trovai appoggiato contro la pancia. Mi vennero i brividi.

“Non ti intromettere se vuoi vivere!” Affermò con faccia cattiva il giovane albanese, mentre il

rumeno continuava a fustigare mia moglie. Andarono avanti per alcuni minuti a prenderla a cinghiate mentre la tenevano ferma e lei piangeva, pregando di smetterla. Ma loro si eccitavano.

Gridò squarciagola ma essendo nella campagna non potevano sentirla o meglio chi poteva sentirla si guardava bene dall’intervenire, sia che fosse qualche cliente con l’auto vicino o qualcuna delle sue giovani colleghe, che dai sorrisi a denti bianchi sembravano felici che i loro

magnaccia punissero quella italiana presuntuosa che faceva più soldi di loro pur essendo più vecchia.

Alla fine quando sembrava che fosse finita, il rumeno posando la cinghia su cofano si

allontanò e lasciò il posto all’abanese adulto, che sbottonò e abbassò i pantaloni e i boxer e tirò fuori il cazzo e la penetrò in vagina da dietro, sul cofano senza preservativo, facendola

sobbalzare con colpi decisi e profondi. Soltanto allora mentre veniva chiavata le due battone che la tenevano, al cenno del loro magnaccia le lasciarono le braccia libere, sapendo che intanto non poteva più fuggire.

Io fermo con angoscia osservavo mia moglie violentata sul cofano dell’auto da quell’uomo, non

potevo intervenire e sinceramente non so se l’avrei fatto visto che rischiavo di prendermi una

coltellata in pancia.

Era una situazione brutale e perversa, ma in un certo senso anche eccitante.

Loro pensavano di avere nelle loro mani una vera prostituta, una donna italiana che batteva a

discapito delle loro puttane e che dovevano castigare.

“Se tu vuoi battere faccio io il tuo magnaccia, non lui che non è capace a difenderti ...” Disse il

rumeno mentre la guardava chiavare dall’albanese:” ...però sarai mia e verrai a vivere con le

altre mie ragazze...” Precisò.

Mi vennero i brividi a quelle parole, ma cosa aveva in mente di portarla via? Rapirla? Di portarla con sé?”

“No…no...lei è mia moglie...” Dissi io rivelando la verità … Ma loro risero.

L’albanese che la chiavava intanto venne e tirandolo fuori le sborrò sui glutei arrossati dalle cinghiate, spalmandole lo sperma con le mani come se fosse crema lenitiva, sono sicuro che a chiavare e a sentire accarezzarsi il culo da quell’uomo Roberta abbia provato brividi di piacere.

Subito si fece avanti il ragazzo spavaldo. “Io ti inculo…!!” Esclamò mentre la grassa

nigeriana rideva divertita. Mia moglie spaventata e sofferente esclamò:” No, no! Dietro no vi prego…mi fa male mi brucia.”

Ma lui mettendo il piede tra i suoi mentre era piegata sul cofano, spostandolo di lato diede alcuni colpi all’interno delle sue caviglie facendole allargare di più le gambe, si avvicinò tirò fuori il suo cazzo dopo aver abbassato i pantaloni e con le mani le allargò le natiche. Lei si lamentò sentendosi stringere e toccare dove aveva preso le cinghiate, ma lui incurante non perse tempo sputandosi sopra il cazzo e spalmando la sua saliva lo appoggiò nell’orifizio anale di mia moglie aprendoglielo e spingendo con forza a un suo urlo la penetrò analmente.

Aveva una cappella enorme, non riusciva ad entrare, ma si fece largo nell’ano; le stava sfondando il culo. Quando la cappella fu dentro il retto si mise a spingere con forza, spinse senza pietà, eccitato nel vederla con il buco del culo allargato e che gridasse dalla sofferenza.

Mia moglie tra il dolore irritante della pelle sotto le cinghiate e la sua cappella che entrava violenta nell’ano e nel retto, senza riguardo si mise a gridare fortissimo. Lui incurante spinse di più, in profondità, facendolo entrare completamente e inarcare Roberta per reazione sul cofano, tenendosi su con il busto appoggiando le mani sulla lamiera.

Lui si sentiva possente, superdotato e quindi ci diede dentro spingendolo tutto, mia moglie stava impazzendo dal dolore e al tempo stesso restava ferma immobile per avvertire meno dolore possibile come le aveva insegnato Rocco, aveva tutti i muscoli tesi e lui iniziò a incularla andando avanti e indietro.

Anche lui insistette senza riguardo per punirla e le sborrò dentro nel suo culo…meraviglioso, senza pietà, ridendo e divertendosi, mentre i complici osservavano e lui le teneva le cosce ben aperte palpandogliele e strizzandole con forza alternandolo al seno.

Quando finì le sue due colleghe si avvicinarono e la staccarono dal cofano facendola

inginocchiare davanti al rumeno.

“Succhia! Succhia!!” Ripeté lui dandole uno schiaffo forte sul viso. Lei intimorita lo prese in mano e iniziò a leccarlo, ubbidiva come se fosse lui il suo padrone, il suo magnaccia e non io. Doveva fare così per non irritarli maggiormente.

Mi vennero in mente le parole di Rocco:” State attenti perché potete trovare di tutto in questo

ambiente e stai attento a non fartela portare via...” Ero spaventato.

La osservavo inginocchiata che impaurita succhiando il suo cazzo, dal basso verso l’alto fissava intensamente con lo sguardo quello che avrebbe voluto diventare il suo futuro capo, il suo nuovo magnaccia. Roberta aveva uno sguardo ubbidiente e di asservimento e lui trionfante la osservava dominante della sua sottomissione e compiere ubbidiente a quello che le chiedeva.

Era accucciata come una cagna al padrone e silenziosa glielo succhiava, spaventata e probabilmente stimolata anche lei.

Accarezzandole il viso e la parrucca le disse: “Ora il tuo cornuto ti venderà a noi e batterai per me insieme alle mie puttane, ti uso io, vedrai che ti piacerà ... “E rise.

Poi rivolgendosi a me urlò mentre mia moglie lo spompinava: “Dimmi quanto vuoi per la tua troia!” E vedendo che non rispondevo propose:” Vanno bene duemila euro?”

“Ma quest’uomo è impazzito---” Pensai spaventato:” … vuole comprare davvero mia moglie per duemila euro? … Non è mica una nigeriana o rumena che tra loro se le vendono e se le comprano.” Pensai sempre più preoccupato e impaurito.

“No…no...no…!!” Dissi.” Non vendo!!”

“Si tu vendere a me!” Rispose arrabbiato mentre mia moglie sempre inginocchiata davanti a lui le succhiava il cazzo.

Intanto transitavano le macchine che vedevano la scena, ma nessuna si fermava.

“Dai cinquemila euro a lui...” Disse il rumeno facendo le magnanime al ragazzo albanese. “Lei

ora viene con noi .”

Mia moglie che sponpinava aveva gli occhi fuori dalle orbite e le veniva da vomitare perché lui

lo metteva tutto dentro la bocca, facendoglielo arrivare in gola.

“Io sono tuo collega, tu me la vendi ..., tieni prendi 5000 euro che la voglio mia…”

E mentre parlava con me allungò la mano verso il basso e le diede uno schiaffo sulla mammella facendola ballare sul torace e subito le prese il capezzolo e si mise a tirarglielo procurandole un dolore lancinante…

“Succhia! Succhia bene! Voglio venirti dentro, in gola…” E all’improvviso esclamò: “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!”

E mentre le altre puttane guardavano le chiuse le narici facendole tirare su la testa per il naso

mentre loro ridevano e la schernivano: “Ingoia...ingoia!!” Ripeteva.

Mia moglie aveva una faccia da vomito, stava malissimo, non riusciva a respirare e divenne rossa e all’improvviso vidi la laringe deglutire con decisione e determinazione, una, due, tre volte… si capiva che le lui le stava sborrando in bocca e lei stava ingoiando forzatamente il suo sperma per poter respirare.

Quando ebbe ingoiato tutta la sborra lui le lasciò il naso, permettendole di respirare di nuovo

normalmente. Roberta fece una aspirazione profonda come se le mancasse l’aria a seguire dei respiri profondi ed ebbe dei conati di vomito per la grande quantità di sborra che quell’uomo le aveva riversato in bocca e fatto deglutire. E si mise a tossire cercando di sputare …e dalle estremità delle labbra, apparvero rivoli densi e bianchi come il latte che le colavano dalla bocca.

Oramai la sborra densa e calda, eiaculata da quel rumeno che trattava le donne come schiave del sesso era scesa dentro lo stomaco di mia moglie; anche se il sapore e l’odore che lei si sentiva rinvenire da dentro con sensazioni di rutto, le procuravano i conati e voglia di vomitare tutto, ormai essendo piena di sborra. Aveva dentro di sé lo sperma di un magnaccia rumeno, aveva un alito da liquido seminale mandorlato e doveva tenerselo….

Le altre due puttane guardavano e ridevano divertite.

Finito e pulito dalla lingua di mia moglie, lo rimise dentro i pantaloni e mentre Roberta era

ancora in ginocchio lui passò dal suo collega, prese i soldi, i 5000 euro e si presentò davanti

a me, mentre vedevo mia moglie dietro lui che si ripuliva la bocca dallo sperma di quel

l’uomo che le colava sul mento. E arrivando davanti a me a mani aperte disse: “Scegli!”

E vidi in una mano la mazzetta con cinquemila euro e dall’altra il coltello, come a dirmi: “O in un modo nell’altro c’è la prendiamo lo stesso tua moglie. “

Lo guardai ma non feci nessun gesto e notando che lui con la destra aveva impugnato il manico del coltello, per paura che mi tirasse una coltellata, d’istinto allungai la mia mano e dalla sua destra presi i cinquemila euro; decidendo scelleratamente in quel modo di accettare la sua proposta, di vendergliela.

Per 5000 euro, cedetti mia moglie a un rumeno, la mia puttana al nuovo proprietario.

Lui sorrise, si girò mettendo via il coltello e pretendendo mia moglie per un braccio disse:

“Ora sei mia, tuo marito ti ha venduta a me! Sei una mia puttana, sarò io il tuo protettore! E

cerca di ubbidirmi se no ti prenderò a cinghiate. E ora vai con loro! “E le fece cenno la rumena e la nigeriana.

Vidi mia moglie voltarsi incredula e terrorizzata e guardarmi:

“Mi hai venduta...?” Mormorò con tristezza e gli occhi lucidi.

Solo allora mi resi conto di quello che avevo fatto, avevo venduto per paura mia moglie a un

magnaccia rumeno, gente che non scherzava, senza aver chiesto il consenso a lei.

Ora era diventato lui il proprietario del suo corpo, della sua anima, di quella sensibilità che aveva lei e come se mi stessi svegliando in quel momento da un incubo cercavo un modo per fermare tutto.

Lui non ne era il marito, neanche un conoscente, nemmeno delle sue stesse tradizioni, del suo

stesso ceto sociale o credenze, no, niente di tutto questo era solo un magnaccia, ma io ero suo

marito e lei mia moglie, la madre di mio figlio… nostro figlio.

Per lui mia moglie era solo una figa, un buco scivoloso da chiavare, creato dalla natura per il cazzo, per chiavare e portare soldi o per procreare, usato per sfogare le voglie degli uomini, per svuotare i coglioni pieni di un tizio qualunque che passando per caso o no per strada o in auto pagava e se la chiavava. E mentre avevo quei pensieri sentii dire: “Bene vieni qua! Sali dietro nella mia auto che ti porto via!”

Roberta era terrorizzata, mi guardava piangendo silenziosamente e non capiva perché non

intervenivo, l’avevo venduta a quell’uomo … mi sentivo impotente, avrei voluto piangere anch’io, ma pensavo a cosa fare per cercare di fermare tutto.

A un certo punto mentre presa per un braccio e passiva si lasciava portare verso l’auto del suo

nuovo padrone, squillò il cellulare di uno dei tre, che parlò al telefono nella loro lingua in

modo concitato e poi si mise a gridare agitato verso gli altri due, il rumeno e l’altro albanese

sempre nella loro lingua per noi incomprensibile e assistevamo a quel gridare e a quella

agitazione improvvisa.

All’improvviso il rumeno lasciò il braccio di mia moglie e corse al volante dell’auto, mentre

diceva agli altri di sbrigarsi. Lasciarono mia moglie sola, quello giovane venne da me e si fece

ridare i cinquemila euro: “I soldi! I soldi! Presto!” Gridava con la mano aperta davanti a me.

Appena glieli diedi, salirono tutti in auto e sgommando partirono via. Vedemmo che anche altre auto accendevano i motori e si allontanavano in fretta, come se avessero ricevuto un

messaggio al cellulare, un tam tam.

Mia moglie si rivestì ed entrammo nella nostra auto, ritornammo e ci portammo sul bordo della strada dov’era prima batteva e vedemmo sfrecciare delle auto a forte velocità. Posteggiai al solito posto e scendemmo e l’accompagnai sul marciapiede con la sua borsetta a tracolla. Ma eravamo spaventati e decidemmo di andare via, quell’episodio ci aveva sconvolti, per non dire shoccati. Avevamo rischiato che sfregiassero e si portassero via mia moglie.

“Aspettami qui, vado a prendere l’auto e ce ne andiamo via.” Le dissi e tornai indietro verso

lo slargo distante una decina di metri da lei che batteva e restò in attesa ad aspettarmi.

All’improvviso senza quasi rendercene conto un’auto arrivò veloce dalla strada frenando facendo stridulare le gomme sull’asfalto e fermandosi davanti a mia moglie. Mi voltai subito pensando che fossero ritornati quei magnaccia, Roberta ebbe lo stesso mio pensiero, credendo che fossero loro tornati a riprendersela e per reazione scappò spaventata, ma fatto pochi metri si imbatte contro un uomo, lo guardò impaurita, aveva una divisa, era un agente della polizia di stato. Subito si sentì rinfrancata pensando che quell’auto che era arrivata vedendo l’agente sarebbe andata via. Ma poi quando vide quegli uomini scendere, accendere il lampeggiante azzurro e parlare con il poliziotto in divisa e notò tra loro anche

una donna in divisa, capì tutto, che erano agenti della polizia in borghese e fu presa dal panico e io poco distante da lei lo stesso. Parlavano tra di loro alla radio e altre auto sfrecciavano con i lampeggianti e le sirene accese. Era una retata della polizia.

“Ecco perché quei magnaccia avevano lasciato tutto in fretta e furia ed erano scappati di corsa.” Pensai:” Erano stati avvertiti telefonicamente della retata in corso e temevano di essere fermati con Roberta nella loro macchina ed ebbero paura che parlasse o peggio che li accusasse e così la scaricarono.” E noi grazie a quella retata ci eravamo salvati da loro, ma ora il rischio era un altro… la portavano dentro.

Vidi dei lampeggianti azzurri transitare e fendere l’aria scura e auto della polizia passare, andare e venire.

Vedevo Roberta vicino agli agenti che si guardava in giro, mi cercava, ma la poliziotta tenendola per il braccio la spinse fino all’auto.

Era mezza nuda e le auto si fermavano a guardare.

Io vedendola con il poliziotto vicino che l'accompagnava all’auto, fui preso dal panico, mi venne il batticuore e scappai, mi vergogno di dirlo, ma abbandonai per la seconda volta mia moglie che mi cercava con lo sguardo. Ero un vigliacco.

” No.…no… vi sbagliate, io non sono una di quelle!!” Diceva spaventava cercando di

Convincerli:” Ero qui per caso, con mio marito!”

Ma facendole piegare la testa a forza, la poliziotta la fece entrare dentro l’abitacolo dell’auto della polizia; sentii uno sbattere di portiere e l’auto dove c’era mia moglie ripartire veloce verso Brescia con lei e una nigeriana dentro. 

Fu portata al commissariato assieme alle altre puttane che riuscirono a fermare, circondate da un nugolo di persone in divisa…poliziotti.

Io mi misi a correre tra gli arbusti e poi mi fermai con il fiato in gola: “Dioo adesso che faccio? Che faccio??!!! “Mi ripetevo spaventato:” Che vergogna, sarà uno scandalo...” Pensai ai giornali, ai titoli: “Signora per bene e insospettabile di Milano si prostituiva per strada a Brescia

insieme ad extracomunitarie.” Oppure:” Arrestata dalla polizia in una retata di battone…

impiegata postale milanese.”

Quando andarono via tornai indietro, salii in auto e passai davanti al marciapiede, ma vidi solo alcune macchine ferme e un gruppetto di persone scese, curiosi che commentavano tra loro. Di Roberta ormai nessuna traccia, come le altre donne, portate tutte via ... Feci finta di nulla per sapere qualcosa di più e chiesi cos'era successo …

” Una retata di prostitute!” Disse un uomo.

“Meno male che le hanno prese e portate via tutte, era uno schifo!” Disse la moglie.

“Dovrebbe vederle come si conciano per raccattare clienti, sono tutte mezze nude per strada e

sono tutte straniere … le hanno prese e potate vie, anche le nigeriane!” Esclamò un anziano

arrivato da una casa vicina. Cercai di sapere altro ma non mi fu possibile, non sapevano più di tanto. “ Ora sono tutte al commissariato!” Disse un altro.

“La interrogheranno, chissà cosa dirà...” Pensavo:” ...forse che l'avranno costretta e chissà cosa

proverà, come si sentirà, avrà paura …” E poi esclamai mentalmente come se mi potesse

sentire: “Vorrei essere con te amore mio!”

Ero terrorizzato per lei la dentro al commissariato e per quello che avrebbe potuto succedere, lo scandalo. Eravamo caduti dalla padella di quei magnaccia che la volevano comprare alla brace della polizia che l’avrebbe schedata.

Probabilmente come lei pensavo a nostro figlio, alla sua fidanzatina, ai suoi genitori, ai

parenti, gli amici, i colleghi miei e suoi se avessero saputo.” Diooo che vergogna! Che vergogna!”  Mi ripetevo portandomi le mani sul viso dalla disperazione. “Che faccio! Che faccio!” Mi ripetevo.

L'unica persona che mi venne in mente fu Rocco. Avevo in memoria il suo numero di cellulare e lo chiamai. Come rispose quasi piangendo lo supplicai di aiutarci:” Ti prego Rocco aiutaci ...non so cosa fare ...aiutaci! Siamo in un casino, la polizia ha fatto una retata e preso mia moglie assieme alle altre prostitute e le hanno portate o al commissariato o in questura, non so!” Dissi agitato implorandolo.

Mi fece calmare e le spiegai per filo e per segno tutta la situazione.

“Va bene, calmati e vai a casa ad aspettarla, andrò a prenderla io che ho degli amici nella polizia. “

Così, feci come mi disse lui tornai a casa, non dissi niente a mio figlio che dormiva e fumando

al buio una sigaretta dietro l’altra mi sedetti sul divano a d aspettare e riflettere, ricordando che fino a qualche mese prima in quella stanza vivevamo felici.

Verso il mattino sentii squillare il cellulare, era lei Roberta, che con una voce flebile piangendo mi disse.” Sto arrivando...mi hanno rilasciata.” Fece una pausa e continuò:” Mi è venuta a prendere il signor Rocco e ora mi sta riportando a casa...” Ero felice, non vedevo l’ora di riabbracciarla. Quando tornò, salì con Rocco e l ringraziai, che dichiarò: “Poi domani parleremo con calma...mi ha raccontato tutto tua moglie, anche che sei scappato...”

“Ma avevano il coltello!” Risposi.

“Domani con calma ne parliamo!” Ripeté, ci salutò e se ne andò.

Restammo soli io e Roberta era quasi mattino, Federico dormiva ancora, andammo in cucina

chiusi la porta e lei si sedette affranta e mi raccontò: “Quando arrivai in Questura, fui messa in uno stanzone con delle panche e una decina di loro erano lì, anche alcune nigeriane, erano tutte in disordine, scapigliate, chi si era tolta le scarpe perché a stare su quei trampoli con le zeppe per tutta la sera stancava... Alcune parlavano e ridevano, io mi ero chiusa in un silenzio di tomba, sola e rassegnata con le lacrime agli occhi, osservando quelle donne slave e nigeriane , magre e grasse con i corpi fasciati in mini abiti.

Quelle donne mi facevano paura, mi guardavano con disprezzo forse perché ero bianca...o

italiana…e restavo silenziosa in disparte. “

Prese fiato, bevve del latte che le avevo preparato e continuò: “Eravamo tutte assieme, guardate a vista da tre poliziotti di cui due donne. C’erano rumene, ucraine e nigeriane che smaniavano e provocavano i poliziotti con parole e atti osceni e avevo paura

che loro pensassero che anch’io facessi quegli atti provocandoli.”

Si fermò dallo spiegare, fece dei lunghi sospiri e tirandosi indietro i suoi capelli veri appiccicosi proseguì: “Una alla volta ci fecero passare in un’altra stanza, dove una poliziotta mi tolse la parrucca, me la strappò letteralmente dalla testa tirandola su con la mano:

” Via questa!” Esclamò. Lasciandomi senza e spingendomi in avanti e io con la morte nel cuore fui schedata come una vera prostituta, fotografie davanti e di profilo e impronte digitali. “

Roberta restò in silenzio a guardare la tazzina che aveva tra le mani poi senza che le dicessi nulla come a sfogarsi continuò.

“Seduta sulla sedia con il sedere che mi bruciava e dava sofferenza osservavo la poliziotta davanti a me, dietro la scrivania e di fianco avevo un altro uomo, alto, nella sua divisa blu e la pistola nella sua fondina bianca. Mentre tacevo mi guardavo attorno con aria preoccupata.

Ascoltavo con gli occhi lucidi umettandomi le labbra asciutte dalla tensione, sfregandole contro e l'una sull’altra, ero tesa spaventata mi si leggeva in faccia. Probabilmente avevo tutto il trucco sfatto dal pianto, prima con quei magnaccia e poi dal pianto che feci in questura.

Nello stanzone si sentiva trambusto, senti la poliziotta della scrivania davanti a me dire agli

agenti: “Allora cos'è sto casino? ...Sempre le nigeriane!? ...Dividetele mettete le bianche in una stanza e le nere in un’altra ...su!”

Dal loro parlare capii che le nigeriane stavano picchiando alcune bianche dell’est. Fui interrogata, la poliziotta iniziò a farmi domande: “Allora nome e cognome e data di nascita ...” Disse digitando la tastiera del computer. “Roberta xxxxx nata a Milano Il 10-10 1982. Residente a Milano in via…...”

Poi sentendosi parlare all’orecchio da un altro poliziotto mi disse: “Ora che abbiamo le sue impronte digitali, ci risulta che lei non era ancora schedata e non c'è stato nessun riscontro con il cervellone del Viminale, è incensurata, come mai si trova tra queste donne? “

“Si!” Dissi io con gli occhi lucidi:” Sono incensurata.”

“Perché l’ha fatto allora? Perché si è prostituita? L’ha costretta qualcuno? C’è lo dica, noi

possiamo aiutarla… siamo qui apposta!”

“No!” Dissi.” Non mi ha costretto nessuno, avevo bisogno di soldi…”

“Ha qualche protettore?” Chiese.

“No è la prima volta e mi sono truccata con la parrucca per non essere riconosciuta. “

E mentre quella poliziotta batteva al computer quello che le dicevo, continuava a farmi domande. “Perché si prostituisce signora? ...Lei ha un lavoro?”

“Non risposi, abbassai gli occhi e gli agenti fecero una pausa e poi la poliziotta guardandomi

quasi con pena nei miei confronti pronunciò con fare e modi comprensivi e affettuosi: “E' suo marito che la costringe?... “E vedendo i lividi sulle gambe aggiunse:” L’ha picchia? A noi

può dirlo, siamo qui per aiutarla.”

A quelle parole scoppiai a piangere davanti a lei e mi misi le mani sul viso, quando le tolsi, si

era alzata ed era di fianco a me che mi accarezzava il capo e come risvegliatami da un torpore

esclamai per difenderti e lasciare fuori te:” Oh no! Non è mio marito!”

A quelle parole in quel momento strinsi mia moglie a me, avevo le lacrime agli occhi anch’io. Ma proseguì: “E allora perché lo fa?” Ripeté la poliziotta. “Lo sa suo marito che lei si prostituisce? ...Qualcuno la costringe?”

“Ma io...” Borbottai e scoppiai di nuovo a piangere. Non sapevo che dire.

I due agenti si guardarono e la poliziotta continuò a scrivere.” Se non ci dice una motivazione, dobbiamo scrivere che è per sua scelta che lo fa, che si prostituisce. “

Ma non risposi e il mio silenzio fu eloquente. I poliziotti non dissero più nulla, si sentì la

stampante andare. Poi mi mise un foglio davanti: “Ecco firmi qui!” Esclamò la donna poliziotta.

Nel frattempo entrò un poliziotto di grado superiore che chiese: “Chi è Roberta xxxxx ?”

“E' lei!” Esclamò l’agente, se ti serve puoi prenderla, noi abbiamo finito di interrogarla.”

“No ...c'è un signore che è venuta a prenderla, ha parlato con il vice commissario. “

“Va bene firma e vada!” Mi disse la poliziotta guardandomi seria.

Firmai e feci per uscire dalla stanza, quando la poliziotta mi chiamò:” “Signora Roberta!”

Mi si gelò il sangue ...” Ancora!” Pensai. “Signora!” Mi richiamò ancora e mi voltai:” Questa è sua!” Disse porgendomi la parrucca che avevo lasciato sulla scrivania. Scossa tornai

indietro pochi passi, la presi con le mani tremanti e uscì dalla stanza.

“Passai davanti a quelle donne…” Continuò a raccontare Roberta:” … le mie colleghe mi guardavano con disprezzo.

Nel corridoio vidi Rocco, tutto elegante che parlava con un altro poliziotto in borghese, provai un senso di felicità e protezione a vederlo, lui mi fece cenno con la mano di avvicinarmi e come gli fui accanto le gettai le braccia sul collo abbracciandolo e stringendolo a me e scoppiai a piangere in un pianto dirotto sulla sua spalla: “Ho paura Rocco! Non mi lasci sola, mi porti via da qui!!” Gli dissi piangendo, ero terrorizzata.

Mi strinse e mi abbracciò forte anche lui baciandomi in fronte e sulle labbra sfatte di rossetto e accarezzandomi i miei capelli veri tutti schiacciati e appiccicaticci mormorò: “Su! Su! È tutto finito. Mi hanno schedata, mi hanno fatto le fotografie!” Dissi singhiozzando:” Mi hanno preso anche le impronte delle dita!” Mostrandogliele sporche di inchiostro.

“Stai tranquilla, calmati! Ora sei con me e non ti lascio, non avere paura sono qui per portarti

a casa da tuo figlio.” Distinto lo abbracciai ancora più forte e lo baciai sulla guancia.

Mi sentivo protetta da lui, lo reputavo un vero uomo…

Salutò stringendo la mano al poliziotto.

“Vieni usciamo!” Disse stringendomi sulle spalle con protezione e amorevolezza che non avevo mai avuto da lui, in quel momento tra le sue braccia trovai sostegno e sicurezza.

Salimmo in auto e partimmo.

“Durante il viaggio di ritorno a Milano per calmarmi disse: “Non ti preoccupare che nessuno saprà niente, ho parlato con il vicecommissario, quando ci sarà il processo dirai che avevi litigato con tuo marito e avevi bisogno di soldi. Non ti allarmare che metto tutto a posto io, ci penso io a te.” Dicendomi anche: “Sai che tuo marito è scappato lasciandoti sola e a chiamato me?” E me lo disse mentre piangevo in silenzio e lui guidava. Gli raccontai anche dei magnaccia che mi volevano comprare e che tu mi avevi già venduta per cinquemila euro e mi tranquillizzò: “Io non ti abbandonerò mai, ci sarò sempre per te, tu oramai sei mia, sei una mia puttana e mi appartieni!” Affermò facendomi capire ancora la sua proprietà su di me …

Restai in silenzio con il singulto a soffiarmi il naso e ad asciugarmi le lacrime, certo preferivo

essere una sua puttana piuttosto che di quel rumeno.

“Ma poi cosa vi è venuto in mente di continuare per conto vostro senza protezioni, eravamo d’accordo che dovevamo vederci dopo un mese e invece non vi siete più fatti sentire e avete continuati da soli, anche se io sapevo sempre dove eravate. Mi avete ingannato Susy e dovrei essere arrabbiato con voi.”

“È stato mio marito.” Dissi io d’istinto.

“Mi hai dato la colpa a me?” Chiesi risentito interrompendola.

“Io non ho dato la colpa a nessuno, ho detto soltanto la verità.” Rispose. “E cosa avete fatto dopo?”

“Lui continuò e mi domandò: <L'avete fatto per i soldi? “Chiese rispondendosi da solo:< Ma se è solo per quello ci pensavo io se volevi guadagnare di più. Non avevi che da dirmelo...sai che ho varie attività e un locale. Da oggi basta battere, ti farò lavorare lì. Certo dovrai fare qualcosa di diverso, di più estremo, ma guadagneresti di più e rischieresti meno e saresti dentro quattro mura. E stai tranquilla che lì dentro da me le retate non le fanno, ho degli amici...”

Dichiarò ridendo, portandosi la sigaretta elettronica in bocca e facendo alcune tirate sbuffando fumo incurante che mi desse fastidio.

“Da oggi lavorerai per me nel mio locale, non batterai più, ti licenzierai dalle poste e verrai a

esercitare nel mio locale in esclusiva. Hai capito.!” Ripeté guardandomi.

Non riuscii a dire di no e confermai le sue richieste.

“Si! Si!” Ripetei guardando ancora terrorizzata la sua faccia butterata. Faccio quello che vuole Rocco...” Ripetei.

“Brava!... Così mi piace, che mi ubbidisci, vedrai che con me ti troverai bene. Farai l’entraîneuse e ti farai chiavare solo all’interno del locale… e da chi dirò io.” E io annuì con il capo e poi mi ha portata qui.

Agitato e infastidito le dichiarai: “Già lui fa presto ora a dare la colpa a me e a farti smettere di lavorare sulla strada per andare a tempo pieno a prostituirti nel suo locale. Ci eravamo liberati di lui e ora ti vuole di nuovo riprendere…No! ...Non faremo più niente, ci ritiriamo Roberta. Comunque domani ne parleremo e vedremo.” E chiusi quella brutta parentesi della nostra vita, ma purtroppo se ne apriva un’altra ancora ignota in quel locale di perversi.

Andammo a dormire, il pomeriggio saremmo andati a parlare con Rocco.

 

 

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