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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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01 Il debito
IX° Non desiderare la donna d’altri –
Lettura vietata ai minori di 18 anni.
CAP.1 IL DEBITO
In una cittadina del nord Italia, ricca di lavoro e benessere, ora colpita dalla crisi economica, vivono molte persone benestanti, borghesi e commercianti, molti dei quali vedono diminuire i loro incassi dovuti alla mancanza di acquisti. Tra queste, c'era la famiglia Gometti, stimata e rispettata, che gestiva da molti anni un negozio di articoli di pelletteria, borse, cinture, portafogli ed altri accessori d’abbigliamento, in una via del centro. Un negozio rinomato e conosciuto, tra i più "In " della città.
Tra gli altri abitanti c'era anche il signor Salvatore.
Il Sig. Salvatore Pasquali era un personaggio ambiguo, 63 enne, viveva ai bordi della legalità, da giovane era stato anche più volte in prigione, era sposato da molti anni con una ex prostituta ora anziana tuttofare di nome Clelia e non avevano figli.
Non era una persona di aspetto gradevole, anzi di sembianze orripilante, un grosso naso aquilino sulla flaccida e pallida, pelle rugosa e butterata del viso per via di un’acne giovanile mai curato, con macchie grigie, sempre mal rasato e tagliuzzato. Gli occhi, piccoli, scuri e quasi rotondi come i roditori lo facevano assomigliare a un topo. Il fisico malfatto, curvo di spalle e sovrappeso, sempre sudato e trasandato con una calvizie abbondante, dava un senso di disgusto e ribrezzo solo a vederlo. Era claudicante per via di un incidente stradale giovanile, i suoi soprannomi erano due:" U zoppu!" per via del suo camminare claudicante oppure: “U tignusu!" (il tignoso) per la mancanza di amore verso l'acqua e il sapone.
A lui questo non importava, perché non gli interessava piacere alle donne a lui piaceva poterle dominare e sottomettere umiliandole nel più profondo. Era una persona che nella vita aveva provato tutto, viveva sempre ai bordi della legalità con i suoi affari sporchi, aveva trafficato in tutti i modi possibili, dalla prostituzione agli investimenti sull’edilizia sfruttando sui materiali e sfruttando sugli operai, riuscendo ad avere un piccolo ma consistente capitale, che da bravo delinquente, aveva rinvestito nello strozzinaggio.
Aveva molte attività legali e illegali, tra le altre cose gestiva una apparente società finanziaria che in realtà praticava usura. Erano molte le persone in difficoltà che gli chiedevano aiuto e proprio in questi casi ne approfittava con il suo potere finanziario e i poveretti che capitavano sotto di lui, li distruggeva economicamente e moralmente, come se fosse una rivalsa personale contro di loro e la gente in generale, anche se non li conosceva. Molti per causa sua, avevano perso tutto e si erano trovati senza niente, dovendo sottostare a i suoi comandi e le mogli ai suoi abusi sessuali. Aveva un odio dentro verso la gente e soprattutto le donne che portava fin da bambino, era sempre stato schernito, deriso e schivato dalle persone, sia per quello che faceva che per il suo aspetto, soprattutto dalle donne.
Sua moglie da oltre dieci anni, era un a ex prostituta sia da strada che da appartamento ritiratasi dall’attività per età, come detto si chiamava Clelia Suttoni , ma era soprannominata "Tabella ",diminutivo di puttanella , nomignolo datole da giovanissima per la sua promiscua e precoce attività sessuale già nell’adolescenza. Anche lei aveva conosciuto più volte il carcere anni prima, per adescamento, induzione, favoreggiamento alla prostituzione e gestione di una casa di appuntamenti con ragazze extracomunitarie. Anch'essa sfatta nel fisico per il suo mestiere, per gli anni e per i piaceri della tavola che come suo marito non sapeva rinunciare. Era una donna sui sessant’anni, perfida, in sovrappeso, molto formosa, quasi grassa, straripava dai suoi vestiti. Il suo abbigliamento era sempre osceno, disordinato e sciatto. Un seno enorme e flaccido, la pancia prominente e un sedere grosso e molle, le sue gambe mostravano il segno dell'età e del peso corporeo, tramite le vene varicose che erano a vista. Nell’aspetto era trascurata e dimostrava più anni di quelli che aveva. I capelli grigi e corti, sempre disordinati, spettinati e unti, la pelle del viso a buccia d'arancia unta era coperta da un trucco volgare e malfatto, le labbra grosse e sporgenti che nelle sue grasse risate mostravano la dentatura, i denti mancanti e quelli presenti irregolari, sporchi e cariati, con gli incisivi macchiati di nicotina. Era grossolana e rozza, il suo parlare era sboccato e scurrile. Oltre che moglie era complice di Salvatore, facendole da amante, segretaria, adescatrice e custode delle sue perversioni.
Quel giorno Salvatore nel suo ufficio, sorpreso si trovò davanti una coppia nota e ben vista in città, erano i coniugi Gometti , una famiglia per bene che conosceva di vista da molti anni , prima ancora che si sposassero. Sapeva che ora avevano tre figli grandi che ogni tanto vedeva per la città, le due figlie erano ragazze stupende, sensuali, che non passavano inosservate ai suoi occhi e a quelli di tutti gli uomini, praticamente con libidine le aveva viste crescere un po’ per volta. La madre, la signora Beatrice Angeli in Gometti ,49 anni, era commerciante, una signora matura molto bella e affascinante, con portamento elegante e ben curato, i capelli lunghi e biondi, gli occhi chiari. Il suo volto aveva forme regolari dalle fattezze classiche e il fisico maturo molto attraente e piacente. Una donna ancora desiderabile, dalla personalità indipendente.
Era la moglie del signor Roberto Gometti , 52 anni ,un bell'uomo, affascinante ,anche lui commerciante assieme alla moglie.
La vedeva sempre, quasi tutti i giorni in giro per la città, l’aveva già incrociata alcune volte e sapeva di fargli ribrezzo perché quando capitava che si incontravano per forza su un marciapiede, lei cambiava, attraversava la strada e si portava dall'altra parte pur di non trovarsi vicino a lui e passargli affianco. Se doveva imbattersi a lui per forza, lo salutava controvoglia disgustata, solo con un cenno della testa. Questo lui lo sapeva e la seguiva con la coda dell'occhio in tutta la sua bellezza respirandone il profumo nell'aria che lasciava al suo passaggio. Ricordava che anche lui anni prima, preso dal desiderio di lei e in un momento di euforia dovuta ad alcuni sorsi di liquore, davanti al bar più rinomato della città che frequentava, gli fece degli apprezzamenti esagerati vedendola passare, allungando il braccio per gioco, sfiorandole la spalla, non era sua intenzione toccarla o importunarla, sapeva che non piaceva alle donne, ma solo attirare la sua attenzione e fare complimenti spinti alla sua bellezza. Ma lei reagì in malo modo al gesto del braccio e ai suoi complimenti, ebbe una reazione eccessiva, di disgusto e schifo, apostrofandolo come maniaco sessuale, gridandogli improperi in un momento di ira:
“Vecchio zoppo schifoso e bavoso!... Come si permette di toccarmi? ..Mi fa schifo!...Non si permetta mai più !! “Facendogli fare una figuraccia davanti a tutti i clienti e i conoscenti davanti al dehors che ridevano, lasciandolo silenzioso e umiliato sul marciapiede.
Anche se erano passati alcuni anni, Salvatore lo ricordava ancora bene quell'episodio e lei adesso era lì davanti a lui che pensava perfido:
"Ora non ti faccio più schifo cara signora Gometti...Ora se sei qui significa che ai bisogno di me adesso!"
Lei si era seduta su una sedia davanti a lui con gli occhi bassi, la voce tremante chiedendo con il marito, aiuto al vecchio bavoso che aveva offeso. A Salvatore le richieste penose d'aiuto delle coppie che andavano da lui per un prestito gli davano solo fastidio, anche se in questo caso vista la presenza femminile della coppia la cosa lo intrigava.
Salvatore la guardava con aria ambigua e infida, pensando: "Vedrai che bella sorpresa ti farò cara e bella signora Gometti! ...Aspetta solo di cadere nelle mie mani e poi ti farò passare quell'aria di superiorità, superba e fiera da brava mogliettina seria e fedele."
Beatrice sapeva di essere una bella donna e le piaceva farsi notare, sapeva che malgrado i suoi quasi 50 anni ne dimostrava meno, ed era ancora molto piacente e desiderabile; alta 1,70, manteneva una linea ancora invidiabile per la sua età, con una folta chioma bionda che la rendeva ancora più affascinante. Aveva una terza abbondante di seno, anche se un po’ cadente dall’età e dagli allattamenti, ma era sempre un bel vedere e lei non mancava di farlo notare con ampie scollature e indumenti aderenti. Però la sua parte più attraente era il culo, che ancora non si lasciava andare e non cedeva nonostante gli anni, era sempre bello, alto, protrudente e pieno e lei conscia di questo, non perdeva occasione nonostante le sue primavere di farlo notare, inguainandolo in stretti Jeans oppure evidenziarlo in gonne attillate. Questo la rendeva ancora più desiderabile agli occhi degli uomini. Lei sapeva benissimo questo e curava l’aspetto dei suoi abiti e della sua biancheria intima firmata, che lasciava intravedere maliziosa in trasparenza dal suo abbigliamento o sbordare volontariamente da esso come una spallina o un ricamo di reggiseno sul petto, in maniera da incoraggiare gli sguardi.
Era però ben attenta a scoraggiare le iniziative di corteggiamento e le avance di chiunque, lasciando tutti a bocca asciutta. Guardare ma non toccare era il suo slogan. Quando girava in bicicletta da sola o a volte accompagnata dalle figlie per la città nelle belle giornate, mentre pedalando mostrava quelle sue belle gambe mature fino alle cosce, pallide e lisce o inguainate in calze di nylon o seta colorate che attiravano gli sguardi libidinosi di tutti gli uomini che la incrociavano e si giravano ad osservarla con piacevolezza e desiderio, non mancando di posare gli occhi anche sulle belle cosce delle figlie. Erano provocanti.
Mantenevano un livello di vita medio -alto, sia nelle spese che nelle frequentazioni. Solo che ora con la crisi, faticavano a reggere quel tenore di vita a cui non sapevano e non volevano rinunciare. Era una donna leale oltre che attraente; suo marito avrebbe messo la mano sul fuoco, per quanto riguardava la sua fedeltà, lei amava il marito, erano una coppia semplice e felice, si volevano bene. Lei non era stata educata ad una sessualità aperta e libera come avrebbe desiderato lui, i loro rapporti intimi erano abitudinari e normali.
Aveva un carattere un po’ esuberante, ma era comunque affascinate e splendida. Sempre un po' sulla difensiva, ma cedeva regolarmente ai suoi desideri coniugali anche se certi confini non erano mai stati superati.
Il matrimonio, i loro impegni lavorativi e poi, la nascita dei figli, avevano raffreddato i suoi bollori sessuali ed oramai la loro vita e intimità era routine abitudinaria, sia in famiglia che sul lavoro. Era la tipica signora di famiglia borghese, ancora molto piacente e seducente.
Il marito, era l’esempio di uomo che Salvatore aveva sempre detestato perché bello, prestante, gradevole alle donne, con un carattere allegro e espansivo, quello che non era lui, ma che avrebbe sognato di essere. Il tipico uomo di successo....
Roberto Gometti era un uomo routinario, la casa, la moglie, i figli ed un lavoro da commerciante nel bel negozio in centro città che gestiva con la moglie Beatrice. Tutto questo gli piaceva, le dava una tranquillità ed una agiatezza economica che lo rendeva sicuro e soddisfatto. Non aveva grosse ambizioni, si accontentava di quello che aveva, l'unico difetto era il gioco, non era un vero e proprio vizio, ma una passione, di solito non perdeva e non vinceva, il bilancio era quasi sempre in pareggio, ma negli ultimi periodi era in negativo, non vinceva più, perdeva soltanto. Di carattere era debole, remissivo, chi dirigeva tutto, casa, negozio e famiglia era soprattutto lei, la signora Gometti Beatrice.
La moglie la conosceva da oltre 30 anni, dai tempi della scuola. Si erano conosciuti giovanissimi che lei era ancora una ragazzina vergine. Un amore semplice, ma ricco di romanticismo, tra due persone che come si dice, hanno la testa sulle spalle e che prima di sposarsi, avevano fatto mille e più conti per come vivere bene e meglio, programmando tutto. Si riteneva un uomo fortunato, sua moglie era sempre ammirata e desiderata da tutti, come le sue figlie. La sua fantasia erotica si risvegliava di tanto in tanto, ma Beatrice, era sempre restia a dare libero sfogo alle sue richieste intime, che si erano distanziate nel tempo, quando lui voleva dare e fare qualcosa in più, lei puntualmente rifiutava. Andava avanti così tranquillamente, con la solita chiavatina settimanale al sabato sera e qualche rarissimo bis infrasettimanale quando lei lo concedeva. Ma si consolava, gli amici avevano tutti gli stessi suoi problemi; la moglie non la dava o la dava poco e male e passavano qualche serata da soli a lamentarsi reciprocamente delle proprie consorti, mentre giocavano a carte.
Quello era il suo modo di vivere.
Il negozio era molto bello e ben ristrutturato da solo due anni, nei muri e nell’arredamento, con i prestiti fatti in banca che si erano rinnovati.
Avevano ristrutturato l’interno, le vetrine e il retro, ricavandone un bagnetto con doccia, un piccolo angolo cucina con un tavolo e quattro sedie, dove pranzavano nei periodi estivi in orario continuato, quando si lavorava molto e avevano messo un divano in un angolo per sdraiarsi e riposarsi in qualche pausa.
Oltre l'arredamento avevano molta merce, ma avevano speso molti soldi e si erano indebitati, con la speranza che rientrassero presto e gli affari andassero bene. Ma così non era stato, c'erano mille difficoltà e scadenze fisse da pagare. La loro era una gestione a livello famigliare, con i figli, Francesca, Serena e Carlo che quando non studiavano, li aiutano nella vendita, soprattutto nell'alta stagione e nei periodi festivi.
Nell'incontro con Salvatore, i coniugi Gometti spiegarono le loro difficoltà finanziarie, dovute ad un prestito di centomila euro avuto in precedenza con la banca della città per pagare le spese di ristrutturazione del negozio, il rifacimento dell'arredamento completo e alcuni forniture arretrate e anticipati altri per nuovi prodotti sul mercato e il prestito se ne erano andato tutto. Esponendo anche, che purtroppo in questi due anni, gli affari non erano andati assolutamente bene come avevano sperato e quindi non avevano guadagnato il dovuto programmato e con tre figli che studiavano all'università, per riuscire ad andare avanti e a tenere quel tenore di vita, avevano dovuto oltre il prestito ipotecare anche l'appartamento per garanzia ai mancati pagamenti che avevano avuto verso la banca.
Ora purtroppo, era un periodo di crisi nazionale, tutto che rincarava, la gente non spendeva e loro non erano più in grado di assolvere l’impegno delle scadenze con la banca avevano anche speso i loro risparmi e avendo saputo da un altro commerciante che il sig. Salvatore era anche un finanziatore, gli chiedevano se poteva concedergli un prestito o con le sue innumerevoli conoscenze presentarli a qualcuno che potesse farlo.
Sia Roberto che Beatrice, conoscevano le voci che circolavano su di lui, che il sig. Salvatore fosse un usuraio, ma nessuno l'aveva mai dimostrato o denunciato e in quel momento non gli importava e poi bisognava vedere se era vero quel che dicevano o erano solo voci e maldicenze. Ne dicevano tante su di lui e comunque loro lo conoscevano solo come una persona viscida e vecchia.
Per loro la situazione era diventata ormai insostenibile perché oltre alla vergogna che si venisse a sapere che erano pieni di debiti e protestati, la banca era intenzionata a pignorare la loro casa e rischiavano di finire per strada. Quindi dovevano trovare o un prestito a tutti i costi per tenere calma la banca, oppure trovare qualcuno che conoscendo il loro problema e la loro onestà a restituirli, li avrebbe aiutati o direttamente rilevando dalla banca il debito che poco per volta avrebbero restituito dandogli una boccata d’ossigeno, oppure che facesse da garante per loro.
Salvatore guardava Beatrice seduta davanti a lui con il marito, impacciati nel fare quella richiesta proprio a lui che aveva offeso e umiliato.
Lui le guardava le gambe, che lei teneva unite e strette con la gonna del tailleur tirata fino al ginocchio e le sorrideva forzatamente, abbassando gli occhi quando lui la osservava, non capendo se era per la vergogna del prestito o per il ribrezzo che lui le suscitava o per tutte e due.
“Vedrò cosa posso fare! “Esclamò Salvatore. “Telefonatemi domani pomeriggio, credo di essere in grado di darvi una risposta, anzi meglio se venite di persona, vi fisso un altro appuntamento per le diciassette di domani.”
La mattina dopo Salvatore chiamò la banca interessandosi tramite un impiegato compiacente e suo amico a quanto ammontasse il loro debito, quanto dovevano ancora e le modalità di pagamento.
Per prima cosa era necessario cercare informazioni esatte sul debito e sulle finanze della coppia. Per poterli condizionare era necessario ottenere quanto più notizie era possibile su di loro. L'impiegato infischiandosene del segreto professionale iniziò subito a fare un giro di telefonate chiamando i colleghi di vari istituti bancari e dopo aver raccolto più notizie possibili, informò Salvatore.
Lui chiese al suo contabile Vincenzo, di trovarsi alle 15 nel suo ufficio, insieme a sua moglie Clelia, che avrebbero discusso tutti e tre insieme per analizzarle.
Telefonò poi a sua moglie Clelia che le faceva anche da segretaria con l’aria felice di chi aveva appena saputo di aver vinto alla lotteria, dandole appuntamento per il pomeriggio.
Il contabile e Clelia insieme a un certo Sig. Giovanni, erano anche suoi soci in affari e nello strozzinaggio, avevano delle quote nella società presieduta da Salvatore, acquistate da lei con i soldi ricavati, quando, prima di essere arrestata gestiva una casa squillo e il contabile ricavati dalle attività illecite e dai favori che faceva a Salvatore.
Con il suo contabile Salvatore si erano conosciuti tempo addietro, avendolo aiutato in segreto a pagare alcuni debiti di gioco e a coprire degli ammanchi alla cassa della banca dove lavorava precedentemente, evitandogli il carcere e per questo gli era debitore e fedele servitore e l'aiutava nella sua attività illecita assieme a Clelia. Erano soci, da quando Salvatore aveva iniziato questa attività quasi legale e lo seguirono in tutti questi anni, diventando complici in tutto e per tutto, sia nelle attività lecite che illecite, che nelle sue oscure passioni sessuali.
Il signor Giovanni era un loro vecchio amico, utile a ogni evenienza.
Si incontrarono tutte e tre in quella specie di appartamento ufficio, Salvatore spiegò loro la situazione dei nuovi clienti e chi erano.
Sorrisero, e a tutti e tre si illuminarono gli occhi, conoscevano anche loro la signora Beatrice Angeli in Gometti , la donna altezzosa che si permise di insultare pubblicamente Salvatore.
Sia il contabile che Clelia non credevano reale questa occasione che gli si era presentata d’avanti, di poter umiliare assieme a Salvatore, quella bella donna, altera e superba e non si volevano far scappare l'occasione. Studiarono insieme un programma, di finanziamento ad hoc, si ritrovarono insieme ad analizzare le informazioni anche riservate ricevute dall'impiegato compiacente e come facevano sempre, con i malcapitati che si rivolgevano a loro, ogni aspetto venne analizzato e discusso. Alla fine decisero una linea di condotta e di contratto che trovò tutti e tre consenzienti. I risultati a cui erano giunti erano proprio quelli che speravano di ottenere e per quanto scrutassero con cura le notizie che avevano in mano, non vedevano altre soluzioni.
I fatti davano ragione alle loro speranze. Ce n’era in abbondanza per circuire e intrappolare una donna bella e matura come la signora Gometti e farne una succube. Era proprio questo che desideravano, rendere quella donna schiava di loro che non avrebbe potuto sottrarsi a nessuna richiesta, per quanto depravata fosse.
Le conclusioni dei soci concordavano. Sarebbe bastato una volta accettato e firmato le loro condizioni, attendere e i coniugi Gometti si sarebbero messi da soli in una gabbia senza via di uscita vista la penuria di commercio.
I coniugi Gometti , soddisfatti e speranzosi in una risposta positiva del sig. Salvatore ,attesero con trepidazione l’appuntamento del giorno dopo alle 1.7.00.
Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche l’inviare a:
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Grazie.
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